La promessa dello sceicco

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Andie Brock

ha cominciato a dare sfogo alla sua fervida immaginazione fin da bambina, creando intorno a sé un mondo di magiche creature con le quali vivere emozionanti avventure, e continua a fare la stessa cosa anche oggi, con la sola differenza che fate e folletti hanno lasciato spazio a impetuose eroine e affascinanti eroi. Per fortuna, adesso non ha più soltanto quei divertenti amici immaginari, ma una ricca vita sociale, oltre a uno splendido marito, tre figli e un adorabile gatto. Andie vive a Bristol, e quando non è occupata a scrivere un romanzo con ogni probabilità sta già elaborando una nuova storia d'amore.


ANDIE BROCK

La promessa dello sceicco


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bound by His Desert Diamond Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2016 Andrea Brock Traduzione di Laura Pagliara Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony ottobre 2017 Questo volume è stato stampato nel settembre 2017 da CPI, Barcelona COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3218 del 17/10/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Aggrappandosi alla fredda balaustra di metallo, Annalina fissò lo sguardo sulle nere e vorticose profondità della Senna. Era scossa da violenti brividi, il cuore batteva forte sotto il corpino attillato dell'abito da sera, le scarpe firmate le stringevano i talloni. Evidentemente, non erano state concepite per una corsa folle lungo i viali trafficati e gli acciottolati di Parigi. Oh, Dio. Anna inspirò a pieni polmoni l'aria gelida della notte. Cosa aveva fatto? Da qualche parte, in uno degli hotel più lussuosi della capitale francese, era in corso una festa. Un evento prestigioso e traboccante di celebrità, cui presenziavano reali, capi di stato e membri dell'alta società del mondo intero. Era una festa organizzata in suo onore. Peggio. Molto peggio. Una festa in cui un uomo, che aveva appena conosciuto, stava per annunciare il loro fidanzamento. Annalina emise un sospiro stridulo, osservando la nuvola di foschia che si disperdeva nella notte. Non aveva idea di dove si trovasse, né di ciò che avrebbe fatto, una cosa però era certa: tornare indietro era impossibile. Non poteva acconsentire al matrimonio, quali che fossero le conseguenze. Fino a pochi istanti prima aveva creduto ingenuamente di poterlo fare, di riuscire a impegnarsi in quell'unione, per accontentare il padre e per salvare il proprio paese dalla rovina finanziaria. Persino il giorno precedente, quando aveva conosciuto 5


il promesso sposo, era riuscita a reggere il gioco. In una sorta di stupore confuso, aveva guardato l'anello che le veniva infilato al dito con fare sbrigativo, da un uomo il cui interesse era concludere l'affare al più presto, sotto lo sguardo attento e gelido del padre, che non aveva lasciato spazio a dubbi o ripensamenti. In qualità di sovrano del piccolo Stato di Dorrada, il padre voleva assicurarsi il buon esito dell'unione. La figlia avrebbe sposato Rashid Zahani, sovrano del ricostituito regno di Nabatea, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto. Possibilità che, in quel momento, a essere onesti, sembrava molto concreta. Anna guardò l'anello. L'enorme brillante mandò un luccichio, sbeffeggiandola con l'ostentato splendore. Chissà quanto valeva. Di certo, abbastanza per riuscire a pagare lo stipendio di un anno a tutto il personale del palazzo, e sarebbe pure avanzato del denaro. Se lo sfilò dalle nocche gelate e lo tenne sul palmo. Il suo peso sembrò posarsi come un macigno sul cuore. Al diavolo l'anello. Chiuse il pugno e si sollevò in punta di piedi, sporgendosi più che poteva dalla balaustra. L'avrebbe fatto. Avrebbe lanciato nel fiume quell'odioso anello. Avrebbe preso il controllo del proprio destino. L'uomo spuntò all'improvviso: una valanga di calore e di muscoli che le piombò addosso, togliendole il respiro, schiacciandola contro la parete di granito del torace. Anna non riusciva a vedere nulla, solo un'ombra tenebrosa, non avvertiva nulla, tranne la forza di quelle braccia che la stringevano come tenaglie d'acciaio. Sentì le gambe cedere, le ossa sciogliersi per lo shock. Solo il povero cuore cercava di tenerla in vita, martellando impazzito. «Oh, no, non devi.» Udì quelle parole provenire da un punto sopra la sua testa, da qualche parte del mondo esterno che, fino a pochi istanti prima, aveva dato per scontato. E che adesso temeva non avrebbe mai più rivisto. 6


Non devi cosa? Pur in preda al panico, Anna si sforzò di capire il senso delle parole. Non era lei a dovere dire a quel pazzo cosa non doveva fare? Per esempio, non schiacciarla così forte rischiando di soffocarla? Tentò di divincolarsi, ma la morsa d'acciaio si fece più forte, bloccandole le braccia lungo i fianchi. D'un tratto si rese conto che la sua bocca era premuta contro della pelle scoperta. Poteva toccarla con la punta della lingua, sentire la miscela virile di spezie e di sudore. I peli ruvidi del petto contro le labbra. Allora aprì a fatica la bocca e, scoprendo i denti, li affondò con più forza che poteva. Sì! Il morso centrò una piccola protuberanza sensibile. L'uomo sussultò e poi imprecò a voce alta in una lingua straniera. «Ehi, che razza di...» Allentò la presa, solo quel tanto da riuscire a guardarla in viso, e la fissò con uno sguardo penetrante. «Che cosa sei? Un animale?» «Chi, io?» Anna lo fissò a sua volta, in un misto di incredulità e di terrore, strizzando gli occhi per capire chi diavolo fosse quell'uomo, e che diavolo volesse da lei. Le sembrava un volto familiare, ma non riusciva ad allontanarsi abbastanza per metterlo a fuoco. «Mi dai dell'animale? Sei tu che mi sei saltato addosso al buio come una bestia impazzita!» Negli occhi neri come la notte balenò un luccichio minaccioso. Forse non era stata una buona idea provocarlo. «Senti» gli disse, in un tono che sperava conciliante, nonostante la voce strozzata per la stretta mortale che le impediva di parlare. «Se sono i soldi che vuoi, mi spiace, ma non ne ho.» Era vero. Era fuggita dalla festa di corsa, senza neppure pensare di prendere con sé la borsa. «Non voglio i tuoi soldi.» Fu colta da una nuova ondata di paura. Oh Dio, che cosa voleva, allora? Il terrore le serrava la gola, mentre cercava di inventarsi qualcosa per distrarlo. Si ricordò dell'anello che teneva ancora in pugno. Valeva la pena di 7


tentare. «Però ho un anello, proprio qui, in mano.» Cercò invano di liberare il braccio per mostrarglielo. «Se mi lasci, è tuo.» Per tutta risposta, ottenne uno sbuffo divertito. «Davvero, vale migliaia... milioni, per quel che ne so.» «So precisamente quanto vale.» Lo sapeva? Anna trasse un sospiro di sollievo. Ecco a cosa mirava quell'animale, al maledetto anello. Bene, che se lo prendesse. Era una liberazione. Come le sarebbe piaciuto riuscire a liberarsi dal fidanzamento con la stessa facilità. Si stava divincolando per cercare di dargli l'anello, quando l'uomo parlò di nuovo. «Lo so, perché ho firmato io l'assegno.» Anna si bloccò. Cosa? Non aveva alcun senso. Chi era quel tizio? Riprese a divincolarsi e sentì la presa cedere per un istante, il tempo sufficiente per permetterle di raddrizzare la schiena e alzare la testa. E alla vista, il cuore le precipitò in petto. Un uomo bellissimo la guardava severo. Gli zigomi scolpiti, il naso affilato, la mascella inflessibile intagliata nel granito, il tutto accentuato dalle luci aranciate dei lampioni. Emanava forza e potere. La sua energia pura la attraversò, facendola vibrare, colpendola intimamente. In quell'istante lo riconobbe. Ricordò di averlo intravisto alla festa, in mezzo al turbinio degli invitati, tra le presentazioni infinite e i mille convenevoli. Una figura oscura, eppure impossibile da non notare. Si aggirava sullo sfondo, in disparte, e osservava tutto con attenzione. Anna compresa, fino a un attimo prima che si voltasse altezzosa verso di lui. Doveva essere una specie di guardia del corpo o un sorvegliante, ecco cos'era. Ricordò di averlo visto al fianco di Rashid Zahani, il suo fidanzato. Si teneva sempre un passo indietro, eppure sembrava fosse lui al comando, a controllarlo. Era lui che dominava lo spazio, la scintillante sala da ballo e tutte le persone che vi erano dentro. 8


Ma una guardia del corpo che sceglieva anelli di fidanzamento? Non riusciva a immaginare un uomo forte e imponente come lui, chino sopra un vassoio di gioielli. Non che la cosa avesse importanza. Ciò che contava era che le aveva tolto di dosso quelle sue mani, lasciandola libera di continuare a complicarsi la vita, come sembrava così determinata a fare, accidenti a lei. «Allora, se non hai intenzione di rapinarmi, forse saresti così gentile da dirmi perché sei sbucato fuori dal nulla, spaventandomi a morte. E perché non mi lasci andare, adesso, all'istante. Suppongo che tu sappia chi sono.» «Sì, principessa.» Quel principessa sibilato tra i denti le provocò una morsa allo stomaco. L'uomo la liberò e le posò le mani sulle spalle, gravandole di un calore incandescente. «E per rispondere alla tua domanda, sto cercando di impedirti di fare una cosa molto stupida.» «Di lanciare questo nel fiume, intendi?» Anna scosse sprezzante la testa e aprì la mano per mostrare l'anello. «Quello, insieme a te.» «A me?» Lo guardò accigliata. «Non intenderai...? Non pensavi...?» «Che volessi buttarti? Sì.» «E dimmi, perché avrei voluto farlo, secondo te?» «Dimmelo tu. Sei fuggita dalla festa di fidanzamento in uno stato di grande inquietudine, ti sei fermata sopra un ponte con uno strapiombo di dieci metri sul fiume e poi ti sei sporta in modo molto pericoloso. Che cosa dovevo pensare?» «Non dovevi pensare niente. Dovevi solo badare agli affari tuoi e lasciarmi in pace.» «Ah, ma questi sono affari miei. Tu sei affar mio.» Un'improvvisa ondata di calore travolse Anna alla possessività di quelle parole. 9


«Okay, va bene.» Si sforzò di tenergli testa. «Adesso puoi tornare dal tuo capo e dirgli che hai impedito un suicidio che non sarebbe mai stato commesso, saltando addosso a una donna innocente, – che, guarda caso, è una principessa, vorrei ricordarti – e l'hai fatta quasi morire per lo spavento. Sono certa che sarà soddisfatto di te.» Gli occhi scuri e penetranti la fissarono, guizzando su di lei come fiamme di un incendio, incantandola con la promessa di una passione letale. Tuttavia c'era anche dell'altro che le parve di scorgere in quello sguardo. Una sorta di arroganza divertita. Per quanto divertita si addicesse poco a quell'espressione arcigna. «A dire il vero, potrei anche decidere di sporgere denuncia» borbottò infuriata. «Se non mi togli subito le mani di dosso, farò in modo che tutti sappiano del tuo comportamento.» Strattonò le spalle per cercare di liberarle dalla presa di acciaio. «Toglierò le mani quando lo deciderò io.» La voce era cupa e minacciosa, come il fiume che scorreva ai loro piedi. «E quando lo farò, sarà per scortarti di persona alla festa. Ci sono diverse persone importanti in attesa di un grande annuncio, nel caso l'avessi scordato.» «Non me ne sono dimenticata.» Anna deglutì. «Si dà il caso, però, che io abbia cambiato idea. Ho deciso che non sposerò Rashid. Anzi, magari potresti tornare lì e informarlo della mia decisione.» «Ah, ah!» Gli sfuggì una risata crudele. «Ti assicuro che non andrà così. Adesso mi riaccompagnerai alla festa e farai finta che non sia successo niente. Annunceremo il fidanzamento e il matrimonio si farà, come programmato.» «Forse ti stai dimenticando con chi hai a che fare» ribatté Anna. «Non sei nella posizione per potermi parlare in questo modo.» «Ti parlo come mi pare e piace, principessa. Farai come ti ho detto. E per cominciare, puoi rimetterti l'anello al 10


dito.» Le prese la mano per recuperare l'anello e quel breve contatto le mandò una scossa elettrica in tutto il corpo. Per un folle istante, Anna pensò che stesse per metterglielo al dito lui stesso, come una sorta di corteggiatore squilibrato. Invece, glielo consegnò e attese che lei facesse come ordinato. La forza della sua presenza non le lasciò altra scelta che obbedire. Poi lui la afferrò per il braccio e Anna si sentì strappare con forza dal parapetto, evidentemente per essere riaccompagnata alla festa. Era oltraggioso. Come osava trattarla in quel modo? Avrebbe voluto urlargli che lei non prendeva ordini da guardie del corpo, selezionatori di anelli o da chiunque si credesse di essere quel bellimbusto arrogante. Forse, però, stava lavorando su ordine di Re Rashid... Con la mente che correva in tutte le direzioni, Anna si sforzò di pensare a cosa poteva fare per uscire da quel pasticcio. Tentare la fuga non era un'alternativa possibile. Anche se fosse riuscita a liberarsi dalla presa d'acciaio – il che era molto improbabile – non sarebbe corsa lontano. L'immagine di lui che la rincorreva e la catturava, immobilizzandola, era stranamente erotica, date le circostanze. Doveva usare la sola arma che le era rimasta a disposizione: l'astuzia femminile. Si eresse in tutta la sua statura e raddrizzò la schiena, con l'effetto desiderato di spingere in fuori il petto, accentuando la pienezza dei seni, che strabordavano dal corpino dell'abito da sera. Sì, adesso aveva catturato la sua attenzione. Sentì i capezzoli inturgidirsi sotto le velate occhiate indagatrici, percepì il suo sguardo che esplorava la scollatura. Le si mozzò il fiato in gola, quando un calore vibrante si diffuse in tutto il corpo e, per un istante, si chiese chi stesse seducendo chi. «Sono certa che possiamo arrivare a un comune accordo.» La voce le uscì in una sorta di ronzio roco, più per effetto della gola improvvisamente secca, che per il tentativo di suonare sensuale. Eppure, sembrò funzionare. La 11


guardia del corpo la fissava ancora con intensità e, sebbene l'espressione di granito non si fosse ammorbidita, era evidente che Anna era sulla buona strada. Gli portò le braccia intorno al collo. Non aveva un'idea precisa di cosa stesse facendo, tranne, forse, tentare di persuaderlo con l'adulazione, o magari di ricattarlo con un bacio – di certo non gli avrebbe concesso di più – in modo da riuscire a scappare. Andava contro i suoi principi, ma le situazioni disperate richiedevano misure disperate. Prima ancora di avere la possibilità di fare una sola delle due cose, però, lui le afferrò i polsi, se li strinse al petto, e allo stesso tempo, con l'altro braccio, le cinse la vita e la trasse a sé con forza. Anna ansimò, il contatto con il suo corpo, quella parte del corpo, il particolare rigonfiamento di quella parte del corpo, riverberò in ogni sua fibra. Quell'aguzzino poteva pure avere una faccia dura, ma di certo non era l'unica parte del corpo che lei era riuscita a fargli indurire. E a giudicare dall'espressione che aveva, anche lui era stato colto di sorpresa. La stava guardando con un misto di orrore e di desiderio, la mano che chiudeva i polsi tremava leggermente, prima che lui serrasse la presa. Anna lo fissò, controllando il tremore del suo stesso corpo. Se quella era una piccola vittoria, l'avrebbe sfruttata fino in fondo. Piegò la testa all'indietro e lo fissò dritto negli occhi. Vide la tentazione annidata in quello sguardo, una tentazione che ardeva vivida. Percepì il battito accelerato sotto la camicia bianca, sentì il leggero raspare del suo respiro. Lo aveva in pugno. «Principessa Anna!» D'improvviso, un lampo di luce accecante illuminò i loro corpi, immortalandoli sullo sfondo della notte. «Che succede?» ringhiò l'aguzzino, girandosi ad affrontare il fotografo che era uscito di soppiatto dal buio, mentre la macchina fotografica scattava senza posa. 12


Anna batté le palpebre per il bagliore accecante e sentì sciogliere la presa sui polsi, quando lui fece per scagliarsi contro il fotografo, con il chiaro intento di ucciderlo. Non appena tentò di muoversi, però, lui le fu di nuovo alle costole e la trasse con forza tra le braccia. «Oh, no. Tu non vai da nessuna parte.» «Dai, Anna. Mostraci un bacio!» Il fotografo si imbaldanzì e fece un passo avanti, continuando a scattare. Anna ebbe una frazione di secondo per decidere cosa fare. Se voleva liberarsi di quell'energumeno ed evitare di essere riportata alla festa e costretta ad annunciare il fidanzamento con un uomo che non avrebbe mai e poi mai potuto sposare, c'era un solo modo. Si alzò in punta di piedi, portò le braccia intorno al collo del suo aguzzino e gli infilò le dita tra i capelli folti, forzando la sua resistenza. Se era questo che voleva il fotografo, l'avrebbe ottenuto. Con un sospiro di coraggio, o di assoluta follia... non sapeva neppure lei cosa, Anna si protese in avanti e premette con decisione la bocca sulle labbra dello sconosciuto. Che diavolo? Lo shock lasciò Zahir Zahani senza fiato, con i sensi ottenebrati. Le labbra di Anna, carnose e decise, erano calde, mentre sigillavano le sue. La loro pressione era aumentata, mentre lei gli passava la mano tra i capelli, per avvicinarlo a sé. Zahir sentì il leggero ansimare del suo respiro, il suo profumo delicato invadergli le narici e congelargli per un istante il cervello, incendiandogli un'altra parte del corpo. Si irrigidì, e le braccia che avrebbero dovuto trattenerla si trasformarono in inutili pesi, mentre Annalina continuava implacabile ad assalirgli la bocca. Con il sangue che gli ruggiva nelle orecchie, Zahir aprì involontariamente le labbra. Il suo corpo urlava dalla voglia di mostrarle come poteva andare a finire, se lei avesse continuato quel gioco pericoloso. 13


«Fantastico! Grazie, Anna.» I flash si interruppero e Annalina si staccò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. «Ti devo un favore!» Intanto, il fotografo era già montato sullo scooter, con la macchina fotografica a tracolla. Girò il mezzo e partì rumorosamente, salutando allegro con la mano. Zahir lo guardò allontanarsi, in preda a un terrore ammutolito, che durò una sola frazione di secondo. Poi scattò in azione. Infilò la mano nella tasca della giacca e prese il cellulare. Avrebbe potuto raggiungere lo scooter di corsa, se non avesse dovuto badare ad Annalina. Ci avrebbero pensato gli uomini della sicurezza, l'avrebbero fermato e avrebbero gettato l'apparecchio nella Senna, insieme al fotografo, se fosse dipeso da lui. «No.» Le dita fredde e tremanti di Annalina lo bloccarono. «È troppo tardi. Ormai è fatta.» «Neanche per idea.» Zahir le scrollò via la mano e iniziò a digitare numeri. «Posso ancora fermarlo e lo farò.» «È inutile.» La fredda determinazione di Anna lo fece esitare. «Perché inutile?» Un rivolo di paura iniziò a scorrergli nelle vene. «Mi spiace, dovevo farlo.» Diavolo! D'un tratto comprese. Era stato fregato. Era stata tutta una messinscena. Quella piccola principessa falsa e subdola gli aveva teso una trappola e lui ci era cascato dentro. Fu travolto dalla rabbia. Non aveva idea di quali fossero i motivi che l'avevano spinta a farlo, di certo lei l'avrebbe rimpianto per il resto della vita. Nessuno si prendeva gioco di Zahir Zahani. «Te ne pentirai, credimi.» Mantenne la voce deliberatamente bassa, perché era concentrato a controllare la rabbia che gli stava pompando adrenalina nelle vene. «Ti pentirai amaramente di quello che hai fatto.» «Non avevo altra scelta!» La voce di Anna era piena di 14


angoscia, ora, e lei aveva perfino allungato una mano tremante per toccargli il braccio, prima di abbassare con pudore lo sguardo. Bel tentativo, principessa. Ma non mi ingannerai un'altra volta. Afferrandole con brutalità il mento, Zahir le alzò la testa per obbligarla a incrociare il suo sguardo infuocato. Voleva farle capire con chi aveva a che fare. «Oh, invece l'hai avuta, una scelta. Hai scelto di portare scandalo e discredito ai nostri paesi. E la pagherai, stanne certa. Prima però voglio che tu mi dica perché.» La vide rabbrividire, le spalle nude che si curvavano. Gli venne voglia di toccarla, di riscaldare quella stuzzicante pelle con le sue mani bollenti. Strano. Tuttavia non avrebbe mai fatto una cosa simile. «Perché sono disperata.» Gli occhi azzurri lo guardavano imploranti. «Disperata?» ripeté lui con disgusto. «Sì. Non posso tornare alla festa.» «È così hai organizzato questa piccola farsa?» «No, non l'ho organizzata, non è come credi.» Abbassò la voce. «Ho solo approfittato dell'occasione.» «Mi hai indotto a seguirti con l'inganno. Ti sei messa d'accordo con il fotografo.» «No! Non sapevo di essere seguita.» «Menti. Quel tizio ti conosceva.» «Non mi conosceva. Sa chi sono. È diverso. È tutta la vita che la stampa mi segue ovunque.» «Mi stai dicendo che non era premeditato?» Annalina scosse la testa. «Rifletti bene prima di rispondere. Sappi che mentirmi sarebbe molto stupido.» «È stata una decisione sui due piedi. È la verità.» Nonostante tutto, Zahir le credette. Fece un respiro. «Allora, quel... quella scenetta che hai messo su?» Storse il labbro, ripensando a come gli si era strusciata contro, a come l'aveva mandato in confusione. 15


«Che cosa speravi di ottenere? Cos'è che ti fa disperare al punto da ricoprire di vergogna la tua famiglia? E di creare uno scandalo che mina le fondamenta dei nostri paesi?» «Con la vergogna ci posso convivere, ci sono abituata.» La sua voce si fece flebile. «E lo scandalo scemerà. Essere costretta a sposare Rashid Zahani, però, è più di quanto possa sopportare. Sarebbe stata una condanna a vita.» «Come osi mancare di rispetto al re in questo modo?» tuonò Zahir infuriato. «Il fidanzamento verrà annunciato. E il matrimonio si farà.» «No. Puoi costringermi a tornare alla festa e, magari, con l'aiuto di mio padre, puoi anche forzarmi ad annunciare il matrimonio. Ma quando quelle foto saranno pubblicate, verrò scaricata all'istante.» Zahir osservò il bellissimo volto della principessa. Nella luce spettrale la pelle sembrava pallidissima, quasi trasparente. Invece le labbra erano rosso rubino e gli occhi azzurri come il cielo prima del tramonto. Capì con assoluta certezza che lei faceva sul serio. Non ci sarebbe stato modo di farle accettare quel matrimonio. Avrebbe potuto ancora trovare il fotografo, distruggere le foto, ma alla fine, a cosa sarebbe servito? Che cosa ci avrebbe guadagnato? Maledizione. Dopo tutto il lavoro fatto per organizzare quell'unione, la gestione attenta, la maledetta festa... Gli ci era voluta tutta la sua forza di persuasione, per convincere Rashid a sposare quella principessa europea. Mesi di negoziazioni per arrivare al dunque. E per cosa? Perché tutto gli si rivoltasse contro e Rashid venisse umiliato. No, non poteva permettere che accadesse. E non l'avrebbe fatto. Era stato uno stupido a fidarsi di quella principessa ribelle, a credere alle vuote promesse del padre. Tuttavia la situazione era andata troppo oltre: doveva cercare di recuperare almeno qualcosa. E aveva trovato una soluzione brillante. 16


Presa la decisione, afferrò Annalina per un braccio. «Adesso mi accompagnerai alla festa, andremo a cercare il re e gli racconteremo ciò che è successo. Poi annunceremo il tuo matrimonio.» «Non hai capito una parola di quello che ti ho detto?» sbottò lei, di nuovo combattiva. «Il re ormai non mi vorrà più sposare. L'ho fatto per questo.» «Non annunceremo il tuo fidanzamento con il re. Ti sposerai con suo fratello, il principe.» «Sì, grande idea! Immagino che ti abbiano assunto più per i muscoli, che per il cervello.» Zahir non apprezzò la battuta beffarda. Si sarebbe divertito a punirla per la sua insolenza. «Neanche il principe vorrà sposarmi, è chiaro, no?» «A partire da cinque minuti fa, il principe non ha altra scelta.» Socchiudendo gli occhi, Zahir osservò l'espressione di sfida nel volto di Anna lasciare il posto alla confusione e poi trasformarsi in una lenta presa di coscienza. Provò uno strano piacere perverso. Anna si portò la mano alla bocca, la chiuse a pugno e si morse le nocche per soffocare il pianto. «Eh, sì, principessa. Vedo che stai cominciando a capire.» Zahir raddrizzò le spalle. «Io sono Zahir Zahani, Principe di Nabatea, fratello di Rashid. E, a partire da cinque minuti fa, il tuo futuro marito.»

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