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Londra, 1811 - Pierson Stratton, Visconte Wakefield, un tempo aveva tutto, ma la guerra ha rovinato ogni cosa. Ora vorrebbe solo un po’ di solitudine, ma Louisa, giovane vivace e molesta, non è per nulla disposta a lasciarlo in pace. - LE ADORABILI ZITELLE DI KEMPTON.
Inghilterra, 1815 - Convinto con l’inganno
a prendere in moglie Lillian e a partire per la guerra in cerca di onore, dopo sette anni Gerry torna in Inghilterra coperto di gloria. La sua casa, però è stata trasformata in un covo di corruzione e malaffare. Lillian è davvero truffatrice senza scrupoli?
Inghilterra, XIII secolo - Rimasta vedova subito dopo le nozze, Lady Eleanor Peyton dovrà lavorare fianco a fianco con William Rudhale, amministratore del maniero del padre. Bello, brillante, rispettoso… ma il suo comportamento fosse solo frutto di una scommessa?
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Cara Connelly
La promessa nuziale
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Wedding Vow AVON BOOKS An Imprint of HarperCollins Publisher US © 2014 Cara Connelly Traduzione di Sabina Di Luigi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance agosto 2016 Questo volume è stato stampato nel luglio 2016 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 169 dello 05/08/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Seimilaottocento dollari e novantotto centesimi. Maddie lasciò scivolare dalle mani il conto, che svolazzando le ricadde tra i gomiti puntati sulla scrivania. Si prese la testa tra le mani. Lucille, la sua cara, irresponsabile sorella dal talento artistico, voleva trascorrere un semestre accademico in Italia, per studiare i grandi maestri. Be', certo, chi non avrebbe voluto farlo? Il problema era che per pagare la retta dell'università privata Maddie faceva già i salti mortali. Sostenere la spesa extra del semestre all'estero significava intaccare – anzi, prosciugare – il misero gruzzolo messo da parte per le emergenze. Eppure, considerando tutto quello che avevano passato, la spensieratezza di Lucy aveva a dir poco del miracoloso. Se mantenere vivo quel miracolo significava sgobbare ore in più seduta alla scrivania, Maddie non si sarebbe certo tirata indietro. Si udirono alcuni rapidi colpetti alla porta dell'ufficio e sulla soglia comparve Adrianna Marchand. Osservandola entrare, Maddie coprì con mossa discreta il conto dell'università con un altro documento. «Madeline. In sala riunioni nell'ala sud. Subito.» Adrianna scrutò con aria critica i capelli e il trucco di Maddie, la camicia smanicata. «Corazzata a dovere.» Maddie scosse la testa. «Fai venire Randall. Io devo essere in tribunale tra due ore e non sono ancora aggiornata su questa causa.» La difesa delle compagnie assicurative poteva es5
sere per un avvocato il lavoro più noioso del mondo, ma era senz'altro complesso, e Maddie era sommersa di cose da fare fino al collo. Indicò con la mano i raccoglitori accatastati sul tavolino da caffè e una serie di documenti che occupavano tutta la lunghezza del divano di pelle. «Ricordi che avete scaricato su di me tutte le cause di Vicky dopo averla licenziata senza motivo?» Adrianna si irrigidì. «In questo studio il lavoro non è assicurato per nessuno.» Maddie socchiuse gli occhi, non volendo mostrarsi intimorita. Ma non era al livello della sua interlocutrice e ne era consapevole. Lo sguardo freddo di Adrianna era in grado di congelare le fiamme dell'inferno; inoltre, essendo uno dei soci fondatori della Marchand, Riley & White, avrebbe potuto – e lo avrebbe fatto senza problemi – buttarla fuori, se Maddie avesse tirato troppo la corda. «D'accordo, sia quel che sia.» Maddie si tolse le pantofole di peluche e si rimise ai piedi le Jimmy Choo rosse che teneva sotto la scrivania. Prese la giacca del tailleur di seta nera di Armani dallo schienale della sedia e se la infilò. «Corazzata a dovere. Soddisfatta?» «Dai una ritoccata al trucco.» Maddie levò gli occhi al cielo, ma tirò fuori dalla borsa il fard e guardandosi allo specchietto applicò un po' di colore sulle guance pallide e del lucidalabbra. Poi passò le mani tra i capelli color miele per rimetterli un po' in sesto. Li portava dritti, sparati, con le punte acuminate come i tacchi a spillo delle scarpe che metteva per sembrare più alta, anche se con il suo misero metro e cinquanta restava sempre un tappo. Adrianna annuì soddisfatta, prima di uscire e percorrere il corridoio coperto di moquette con il suo tipico passo deciso. «Sbrigati. Abbiamo fatto aspettare sin troppo il tuo nuovo cliente.» Maddie dovette affrettarsi per starle dietro. «Il mio nuovo cliente? Vuoi dire che non ho già abbastanza lavoro?» «Ha chiesto in modo specifico di avere te. Sostiene che vi conoscete.» 6
«E chi è?» «Vuole farti una sorpresa.» Dal tono asciutto di Adrianna, Maddie capì che non stava scherzando. Prima che Maddie potesse replicare, Adrianna bussò con discrezione alla porta della sala riunioni e poi la aprì piano. Pensata per riunioni in grande stile con clienti importanti, la sala era stata concepita per impressionare: il pavimento in parquet era coperto da tappeti orientali e vedute di artisti celebri ornavano le pareti. Ma era il lungo tavolo di ciliegio a conferire il tocco fondamentale. Lucidissimo e circondato da raffinate sedie in pelle, trasmetteva un'idea di sicurezza, professionalità, prosperità. Esponeteci il vostro problema, pareva dire il tavolo, e lo risolveremo senza versare una goccia di sudore. E se la sala e il tavolo non fossero stati sufficienti a convincere un potenziale cliente del prestigio della Marchand, Riley & White, allora ci avrebbe pensato la vista strepitosa sullo skyline di Manhattan, godibile dalla vetrata di dodici metri, a ribadire il concetto. Chi avrebbe potuto negare il successo dello studio? Il nuovo cliente di Maddie era in piedi di spalle e osservava il panorama, con una mano in tasca ai costosi pantaloni di taglio classico e l'altra all'orecchio contro cui era premuto un cellulare di ultima generazione. Attraverso il telefono Maddie udì una squillante risata femminile. Lui rispose in un italiano spedito. Non che Maddie fosse in grado di comprendere una sola parola; poteva al massimo ordinare un risotto a Little Italy. Ma in passato aveva avuto una breve avventura con un bel cameriere italiano e riconosceva la musicalità della lingua. E ciò che sentiva in quel momento sapeva tanto di sesso appassionato. Maddie si schiarì la voce per annunciare la loro presenza e ottenne da parte di Adrianna un sorriso tirato. Lui invece le ignorò totalmente. Maddie incrociò le braccia e lo guardò da capo a piedi, risentita. Era alto, oltre un metro e ottanta, e a occhio le sembrava che pesasse circa ottantacinque chili. Con le spalle larghe e i 7
fianchi stretti, aveva il portamento da atleta, elegante e rilassato... come se non si trovasse a quindici centimetri appena dal vuoto, a sessanta piani di altezza sopra la Quinta Strada. Sebbene avesse detto di conoscerla, a lei non sembrava di poterlo collocare tra le persone note, da quel poco che riusciva a distinguere del suo viso riflesso sulla vetrata e dagli scuri capelli mossi che gli coprivano il colletto, troppo lunghi per Wall Street, troppo corti per la nazionale di calcio italiana. Tutto di lui – i vestiti, il portamento, la palese autostima – diceva chiaramente che era ricco, sicuro di sé, privilegiato. Maddie giunse alla conclusione che doveva essersi sbagliato, perché non le sembrava di conoscere nessuno come lui. E, visto che dava per scontato, senza farsi alcuno scrupolo, che il suo tempo fosse più prezioso del loro, non aveva nessun desiderio di conoscerlo. Resistette finché le riuscì, battendo nervosamente la punta del piede sul pavimento, mordendosi la lingua, ma quando l'orologio a pendolo nell'angolo batté il quinto lungo minuto di ossequioso silenzio, la pazienza di Maddie si esaurì. Sciolse le braccia e allungò la mano verso la maniglia della porta. «Non ho tempo da perdere.» Adrianna le afferrò subito il braccio. «Abbi pazienza, Madeline» l'ammonì digrignando i denti. «Perché dovrei? Perché dovresti?» In situazioni normali, Adrianna non avrebbe avuto un briciolo di tolleranza per la mancanza di rispetto, quindi perché sopportava il comportamento di quel cafone? Gettando un'occhiata risentita all'uomo misterioso, Maddie non si preoccupò di abbassare la voce. «Quest'individuo non mi conosce. Perché, ti assicuro, se mi conoscesse, saprebbe che non starò qui a sprecare il mio tempo prezioso mentre lui se la spassa al telefono con la sua amichetta.» «Lo farai, invece» sibilò Adrianna. Le lasciò il braccio, ma tenne gli occhi incollati ai suoi. «Farai tutto quello che ti chiede. Perché per questo studio potrebbe significare incassare milioni.» 8
L'uomo in questione scelse proprio quel momento per terminare la conversazione. Come se niente fosse, senza fretta, lasciò scivolare il cellulare nella tasca della giacca. Poi, si voltò verso di loro. E Maddie rimase senza parole. Adrianna cominciò a parlare, ma lui la interruppe, con il suo accento vagamente europeo che ammorbidiva le sillabe finali delle parole. «Grazie, Adrianna. Ora lasciaci soli, se non ti dispiace.» Senza ribattere, Adrianna annuì e se ne andò, chiudendosi piano la porta alle spalle. A quel punto rivolse tutta la sua attenzione a Maddie. Per reazione, il sangue che un attimo prima si era gelato le ribolliva nelle vene e le tempie pulsavano di pensieri martellanti pieni di rabbia repressa, obiettivi sfumati e giustizia negata. «Che gran figlio di puttana» proruppe in tono rabbioso. «Come ti permetti di dire che siamo amici?» Lui sorrise in modo ingannevolmente affascinante, così da distrarre gli sprovveduti da occhi tanto azzurri e tanto penetranti che avrebbero potuto altrimenti rivelare quale diabolico farabutto fosse. «Avvocato St. Clair.» Il proprio nome, pronunciato da lui, sembrava assumere un che di esotico. «Non può certo negare che ci conosciamo.» «Oh, certo, la conosco, Adam LeCroix. E so che dovrebbe trovarsi nella prigione di Leavenworth a scontare dai dieci ai quindici anni.» Lui accentuò il sorriso, e non per affascinarla; era divertito. «E io conosco lei. E so che se mi avesse portato in tribunale, avrebbe fatto un lavoro eccellente. Ma» precisò, alzando leggermente le spalle, «sappiamo entrambi che nessuna giuria mi avrebbe condannato.» «Sempre sfacciato» disse Maddie ribollendo di rabbia. «E sempre maledettamente colpevole.» Adam trattenne una risata. Madeline St. Clair era tanto piccola che gli sarebbe entrata in tasca, ma aveva il fegato di 9
un peso massimo. L'aveva vista l'ultima volta cinque anni prima quando Maddie, giovane avvocatessa assetata di sangue, era andata fuori di sé perché il suo capo di allora, il procuratore federale del distretto orientale di New York – dopo aver messo gli occhi su un incarico più prestigioso – aveva stretto la mano di Adam scusandosi per avere permesso che la causa contro di lui fosse arrivata fino al quel punto. Sostenendo la parte dell'uomo magnanimo, Adam aveva annuito con aria solenne, fatto tutte le affermazioni di rito sui servitori dello Stato che svolgevano semplicemente il loro dovere e quindi, salutando i fotografi presenti, era entrato nella limousine e se n'era andato. Una volta all'interno, aveva stappato una bottiglia da seimila dollari di Dom Perignon e aveva brindato da solo per essere scampato miracolosamente alla giustizia. Era stata tutta colpa sua se era giunto quasi al punto di farsi arrestare, perché in effetti era diventato troppo spavaldo. Aveva fatto un errore fatale, anche se piccolo, e Madeline lo aveva usato come un piede di porco per entrare nella sua vita fino quasi a incastrarlo per il furto della Signora in rosso. Il capolavoro di Renoir da poco ritrovato era stato venduto da Sotheby's a un trafficante d'armi russo, un noto malavitoso che pensava cinicamente di poter ripulire i propri miliardi dal sangue con una sensazionale ostentazione di buon gusto. Adam non poteva tollerare la cosa e perciò aveva rubato il dipinto. Non per lucro: di soldi a palate ne aveva anche lui. Ma perché la grande arte era sacra e usarla come uno strofinaccio per togliere il sangue dalle mani di un uomo che vendeva morte era un sacrilegio. Adam aveva soltanto salvato l'opera da un destino. Non era la prima volta, né sarebbe stata l'ultima, che sottraeva la grande arte da mani luride. Si ripeteva che quella era la sua missione, però non poteva negare che fosse anche un gran divertimento. Essere più furbo dei migliori e più costosi sistemi di sicurezza che il mercato potesse offrire rappresentava per la sua mente una sfida che la semplice gestione delle sue aziende non riusciva a offrirgli. Allenarsi per es10
sere nelle condizioni fisiche adeguate al compito lo manteneva in forma come un marine. E la scarica di adrenalina, be', quella non aveva pari. Nemmeno il sesso poteva competere. Nessuna donna gli aveva mai dato emozioni tanto intense o lo aveva messo tanto alla prova a tutti i livelli. Ma ora la situazione si era capovolta. Era uno dei suoi dipinti – il suo Monet prediletto – a essere stato rubato dalla parete della villa a Portofino. Il solo pensiero lo riempiva di rabbia. Oh, ma l'avrebbe trovato alla fine, non aveva alcun dubbio al riguardo. Aveva i mezzi per farlo, sia i soldi sia il potenziale umano. Era una persona paziente. Perseverante. E una volta messe le mani sul bastardo che si era intrufolato in casa sua – nel suo santuario – gliel'avrebbe fatta pagare cara per quell'affronto. Nel frattempo, però, aveva una preoccupazione più immediata. La compagnia assicurativa Hawthorne Mutual la stava tirando per le lunghe ed esitava a pagargli i quarantaquattro milioni per i quali il Monet era assicurato. Quarantaquattro milioni erano tanti soldi, perfino per uno come lui. Tuttavia era la scusa con cui la compagnia li tratteneva che lo infastidiva. Dovevano fare delle indagini, sostenevano, perché Adam era stato una volta un sospettato del furto del Renoir. In sostanza, la titubanza della Hawthorne poteva essere imputata a Madeline. Aveva rovinato la reputazione di Adam, messo in dubbio la sua integrità. Gettato un'ombra su uno degli uomini più ricchi del mondo. Non importava se avesse ragione sul suo conto. Poiché era visibilmente irrequieta, lui si comportò come se avesse tutta la giornata a disposizione. Si diresse fino all'estremità della sala, dove erano sistemati un divano di pelle e delle poltrone attorno a un basso tavolino. Doveva essere lì che i clienti si sedevano gomito a gomito con i soci dello studio, dopo le riunioni, a sorseggiare whisky e a fumare sigari mentre i soci minori – come Madeline – tornavano di corsa nei loro uffici a svolgere il lavoro vero e proprio. 11
Adam si versò un dito di whisky dal decanter di cristallo e poi si mise comodo sul divano, con un braccio steso lungo lo schienale e l'altro posato con disinvoltura sul bracciolo, tra le dita il bicchiere di whisky. Maddie gli lanciò un occhiata glaciale con gli occhi grigi. «Cosa vuoi, LeCroix? Perché sei qui?» Lui sorseggiò tranquillo il liquore, godendosi la vampata di nervosismo che le aveva arrossato le guance. Nell'ufficio del procuratore l'avevano soprannominata il Pitbull. Era contento di notare che non aveva perso un briciolo del suo fuoco. Vedendola fumare di rabbia, ricordò quanto era stato attratto dalla sua foga. Quanto era stato attratto da lei. Il che era sorprendente. Di solito, gli piaceva stringere tra le braccia donne più in carne mentre Madeline era pelle e ossa. All'epoca, aveva concluso che dipendesse dal fatto che era quasi riuscita ad acciuffarlo. E senz'altro quello era un motivo di ammirazione. Ma ecco rispuntare di nuovo quell'attrazione. C'era qualcosa nei suoi occhi sospettosi, in quel corpo teso come una molla pronta a scattare, che gli provocava un'immediata reazione al basso ventre. All'improvviso se la immaginò a cavalcioni su di lui che gli affondava le unghie nel petto, con gli occhi fiammeggianti di passione. Era sanguigna a letto come lo era in tribunale? Purtroppo non lo avrebbe mai saputo perché stava per farla incavolare irrimediabilmente. Adam accavallò le gambe con studiata indifferenza mentre lei fremeva nervosa in tutto il suo metro e mezzo. «La Hawthorne Mutual sta tirando per le lunghe il pagamento relativo al Monet» le comunicò. Non si disturbò a precisare di che dipinto si trattava, lei se lo sarebbe ricordato. Cinque anni prima aveva richiesto come elemento di prova un inventario della sua collezione d'arte. Lui aveva acconsentito, almeno per quanto riguardava la collezione ufficiale. «Qualcuno ha rubato il Monet?» Per la prima volta, le venne da sorridere. Un sorriso perfido. Con un gesto infastidito, lui si passò le dita sul ginocchio 12
come per togliere qualcosa. «A quanto pare, anche la mia sicurezza non è inattaccabile.» Accidenti se non era un tasto dolente. Lei si mise a ridere. «Chi la fa l'aspetti, LeCroix. Con il tuo passato, la Hawthorne non pagherà mai... qual era il valore assicurato? Quarantaquattro milioni?» Maddie sogghignò, chiaramente divertita dall'ironia della situazione. «Ti faranno stare in tribunale per anni.» Lui le lasciò assaporare la momentanea vittoria. Poi colpì dove sapeva che le avrebbe fatto più male. «Non solo me» precisò. «Entrambi. Ci faranno stare in tribunale. Perché sarai tu a rappresentarmi. Per tutto il tempo che ci vorrà, a qualunque prezzo.» Maddie assunse un'espressione di sfida mentre assorbiva il colpo. Poi lui le inferse il colpo di grazia. «Da questo momento, Madeline, lavori per me.»
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La promessa nuziale di Cara Connelly Il sexy milionario Adam ha una missione: dare la caccia all'uomo che reputa colpevole dei suoi guai. Per farlo ha bisogno di qualcuno in gamba e così chiama l'ex procuratore Madeline St. Clair. Lei, cinque anni prima, era stata vicina dall'inchiodarlo con l'accusa di furto, ma lui l'ha fatta franca. Ora, è tornato e...
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