La proposta del milionario

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B. JAMESON - E. LANE

La proposta del milionario


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Rich Stranger The Santana Heir Silhouette Desire Harlequin Desire © 2005 Bronwyn Turner © 2013 Elizabeth Lane Traduzioni di Laura Cinque e Giuseppe Biemmi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Harmony Destiny luglio 2006; maggio 2014 Questa edizione myDream aprile 2018 MYDREAM ISSN 2532 - 599X Periodico mensile n. 9 del 12/04/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 170 del 26/05/2017 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Passione in gioco



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Catriona MacConnell fissò lo schermo del computer. Non era sorpresa. E nemmeno delusa: intontita, semmai. Drew non aveva risposto a nessuno dei messaggi che gli aveva lasciato nell'ultima settimana, quindi perché avrebbe dovuto rispondere alla sua ultima, disperata e-mail? Perché è tuo amico. Perché è stato il tuo innamorato. Perché è cresciuto abitando nella porta accanto. Perché dovrebbe preoccuparsi per te. Ma, i vicini si preoccupano? Come no... Riprendendosi, Cat spense il computer e spinse indietro la sedia dalla vecchia scrivania. Un misto di rabbia, disillusione e ansia al pensiero di cosa fare le dava uno strano, cupo ronzio alle orecchie, in perfetta sintonia con il rombo di un tuono lontano. Mentre si dirigeva alla porta, si fermò ad ascoltarlo meglio. In pochi attimi aveva preso tanta forza da vibrare attraverso il tetto e le mura della casa. Non era un tuono, ma il motore di un aereo. Un aereo che volava pericolosamente basso sul suo ranch nell'Outback. Si affrettò alla porta e, prima che la zanzariera si richiudesse alle sue spalle, raggiunse il prato oltre la veranda; o meglio, il fazzoletto d'erba secca che era solita chiamare prato. E scrutò il cielo finché non individuò un aeroplano che stava virando verso ovest. Non poteva essere che Drew. Dopo aver ignorato i suoi 7


messaggi, e senza averla avvertita, adesso era comparso all'improvviso. Passando teatralmente a bassa quota sopra la sua casa prima di dirigersi verso la pista di atterraggio del padre, quindici chilometri a nord-ovest. Si avviò verso il camioncino senza pensare, ma subito si fermò. Non voleva incontrare Gordon Samuels, il serpente, ma dato che era arrivato Drew doveva andarci. Voleva sapere cosa era successo fra padre e figlio a proposito dei soldi che lei aveva preso in prestito da Drew. Il futuro di Corroboree, il ranch che apparteneva ai MacConnell da sei generazioni, dipendeva da quella risposta. Tutto il suo futuro dipendeva da quella risposta. E da come si sentiva in quel momento rispetto a Drew. Si abbassò il cappello sulla fronte e raggiunse il camioncino. Prima di aprire la portiera guardò di nuovo il cielo ed ebbe una stretta in gola. L'aereo non si stava dirigendo verso ovest, ma aveva virato di cent'ottanta gradi, un puntino insignificante contro le nuvole scure gonfie di tempesta. «Oh, no!» esclamò. «Non è possibile...» Drew conosceva quella zona troppo bene per cercare di atterrare sulla sua patetica pista di atterraggio fuori uso... Il suo ultimo messaggio non era poi stato così disperato da fargli fare una manovra tanto rischiosa! Con il cuore in gola, guardò l'aereo abbassarsi fino a scomparire oltre un gruppo di alberi e, in fretta, salì al posto di guida. Per tutto il percorso non fece che ripetere: «Oh, no! Per favore, no!». Negli ultimi mesi aveva augurato a Drew ogni sorta di accidente, ma mai in modo reale. Le mani strette al volante, cercava di mantenere il furgoncino sulla strada sconnessa, nonostante le violente raffiche di vento. Il temporale si stava avvicinando più in fretta del previsto e prometteva di diventare una vera tempesta. Quasi in volo, il suo vecchio camioncino superò l'ultimo 8


dosso e atterrò con un gran clangore di metallo. Lei non se ne curò. Teneva gli occhi fissi alla piatta distesa di terra davanti a sé e al piccolo aereo che, sbandando come un ubriaco, si stava fermando più avanti. Sbuffò fuori l'aria che aveva trattenuto. Non solo i muscoli del petto e i polmoni, ma tutto il corpo le doleva per la tensione. Che, nel vedere che l'aeroplano era atterrato sano e salvo, diminuì solo in parte. Certo, era arrivato senza danni, ma con grande difficoltà e pericolo. Aggettivi che si potevano benissimo usare anche per descrivere lo stato attuale del suo ranch, in quei giorni. In difficoltà, in pericolo, ma ancora intero. Meno di trenta secondi più tardi si fermò sotto una delle ali del Cessna. Sopra di lei poteva vedere la cabina di pilotaggio, vuota. Come aprì la portiera del camioncino, una folata di vento gliela strappò di mano mandandola a sbattere contro la fiancata. Un lampo lunghissimo saettò fra terra e cielo, subito seguito da un tuono poderoso. Storcendo la bocca, Cat scese a terra e si arrampicò fino al portello del pilota. Per favore, non metterti a piovere, ancora! Dammi qualche minuto! La sua preghiera fu trascinata via dalla furia del vento insieme al cappello, ma non ebbe il tempo di dispiacersene. Quando aprì il portello, il pilota, riverso in avanti, trattenuto dalla cintura di sicurezza, era immobile. Una massa di capelli scuri, arruffati, gli nascondeva la parte superiore del viso, che lei fissò attonita. Era talmente convinta che si trattasse di Drew che non aveva considerato la possibilità che su quel sedile potesse essere rimasto intrappolato qualcun altro. Qualcun altro con la pelle olivastra e una bella bocca. Uno sconosciuto, che però aveva qualcosa di familiare. Lo scoppio violento di un altro tuono scosse l'aereo, e Cat uscì dal torpore e si diede subito da fare. Prendendo 9


l'uomo sotto le spalle, lo sistemò contro lo schienale. Era privo di conoscenza, un peso morto. Doveva avere battuto la testa, pensò mentre gli toglieva le cuffie e gli liberava il viso dai capelli. Il calore della sua pelle la rassicurò. Con attenzione, gli controllò la testa e le orecchie, ma non trovò né ferite né sangue. Gli controllò il resto del corpo in cerca di qualche segno di frattura e, per fortuna, non ne trovò. Doveva prendere in fretta una decisione. La struttura medica più vicina si trovava a circa due ore di macchina e, se quella che si stava avvicinando era la tempesta che temeva, presto le strade sarebbero state impraticabili. Meglio togliere di lì quell'uomo finché poteva e portarlo subito all'ospedale. Rimuoverlo da quel sedile, grande, grosso e privo di conoscenza com'era, non sarebbe stato facile. Da casa non poteva far venire nessuno, dato che il ranch lo mandava avanti da sola, e chiamare uno dei vicini le avrebbe fatto solo perdere del tempo prezioso. Per fortuna non sono gracile, pensò ironica. Scosse leggermente lo sconosciuto. Nessuna reazione. Lo scosse di nuovo con maggior decisione e sussurrò: «È ora di svegliarsi, bell'addormentato!». In effetti aveva un viso piuttosto bello, e una bocca magnifica. Per un attimo provò l'impulso di chinarsi a baciarlo come nella favola, ma lei non baciava mai gli sconosciuti. Nemmeno quelli che sembravano semidei della mitologia greca, piovuti dal cielo. Le labbra dell'uomo si mossero e cercarono di dire qualcosa. Sollevando gli occhi Cat incontrò quelli sorprendentemente lucidi, di un azzurro con una sfumatura verde, di lui. Il cuore prese a saltarle nel petto. Per via dell'adrenalina che aveva accumulato durante la corsa in macchina, per la paura di trovare un disastro aereo, e per la sorpresa di scoprire che non si trattava di Drew. 10


E perché lo sconosciuto si era svegliato mentre lei si stava chiedendo se la sua bocca avesse il sapore che la sua bellezza faceva supporre. Un attimo dopo quegli occhi così lucidi si velarono e il suo viso diventò pallido, quasi grigio. «Come si sente?» gli chiese lei. «Le fa male la testa?» «Molto.» «Okay, vediamo cosa possiamo fare.» Un lampo si rifletté nello sguardo annebbiato. «Mi dispiace metterle fretta, ma sta per arrivare una brutta tempesta» gli disse mentre gli slacciava la cintura di sicurezza. «Pronto per il ballo?» gli chiese poi. L'uomo sussultò, forse pensando alla tempesta che lo aveva costretto a quell'atterraggio forzato, o forse al ballo che lo aspettava. O, forse, perché lei non era stata molto delicata nello sganciare la cintura. Accidenti, era più alto e robusto di quanto aveva immaginato! Come avrebbe fatto a portarlo fuori da quell'aereo? «Pensa che le gambe la reggano?» gli chiese. Lui sollevò di poco la testa e la guardò. Tentando penosamente di sorridere, le rispose in un soffio: «Temo che le rovinerei addosso se ci provassi». «Okay. Diamoci da fare» annuì Cat, aiutandolo ad alzarsi. Una volta in piedi, l'uomo si aggrappò ai lati del portello e guardò fuori, oltre le spalle di lei. «Si sta bagnando tutta» commentò. Le prime raffiche di pioggia le avevano già intriso la camicetta sulla schiena. «Ho parcheggiato qua sotto. Non deve fare molta strada.» Nonostante la sua preoccupazione, l'uomo scese senza incidenti, ma quando le sue suole toccarono terra vacillò. Veloce, Cat lo sorresse, infilandogli una spalla sotto l'ascella e cingendogli il petto con le braccia. 11


«Scusi» bofonchiò lui, e immediatamente scoppiò un tuono. «Mi gira la testa.» Il viso contro le costole, Cat sentì i battiti forti del suo cuore, il calore vibrante del suo corpo sotto il morbido camoscio del giubbotto, e il suo odore di uomo. Per fortuna lui ritrovò l'equilibrio, alleviando la pressione sulla sua spalla. Insieme si trascinarono fino al camioncino, dove lo sconosciuto riuscì a sedersi sul sedile del passeggero senza troppi problemi. Dopo aver districato le braccia da quelle dello sconosciuto, Cat fece il giro del veicolo, respirando a pieni polmoni l'aria fresca e umida per schiarirsi le idee. Poi prese posto al volante, avviò il motore e attese che si scaldasse sotto una pioggia che era diventata scrosciante. «In pochi attimi ci siamo bagnati dalla testa ai piedi» commentò mentre schiacciava l'acceleratore, voltandosi un istante verso l'uomo. La nuca contro il poggiatesta, lui si girò lentamente, gli occhi che la mettevano a fuoco a fatica. «Rafe Car... lisle» si presentò. Per un attimo Cat lo fissò in silenzio. Non aveva mai visto il mar Mediterraneo, ma doveva avere il colore dei suoi occhi. Certo, adesso capiva perché il suo viso aveva qualcosa di familiare: lo aveva già osservato sulle riviste patinate. Rafe Carlisle era il secondo rampollo di una delle famiglie più ricche dell'Australia. I media si riferivano ai fratelli Carlisle come ai principi dell'Outback, dato che possedevano la maggior parte delle mandrie e della terra del nord del paese, una catena di alberghi, innumerevoli proprietà e Dio solo sapeva quant'altro. Quel particolare Carlisle, però, non si sporcava le scarpe di Gucci con la polvere dell'Outback o le piste del bestiame. Aveva un qualche incarico dirigenziale nella catena alberghiera della famiglia e, da quello che aveva letto, non 12


aveva mai fatto un lavoro faticoso, magari all'aria aperta. Divertirsi sembrava essere la sua occupazione preferita. Nei night club, nei casinò, con le donne... Quello era un esempio di quanto lei fosse fortunata. Uno dei famosi principi dell'Outback era caduto dal cielo nel suo orticello... ed era il più frivolo di tutti! «Lei come si chiama?» si informò con un filo di voce. «Catriona MacConnell.» Ormai praticamente in rovina. Una mandriana senza una goccia di sangue blu. Cosa le importava che un Carlisle le fosse piovuto in testa? Non era certo la risposta alle sue e-mail o alle sue preghiere. Non era Drew Samuels. Era semplicemente un estraneo, per quanto ricco e illustre, che aveva bisogno del suo aiuto. Doveva procurargli le cure di un medico, il che significava che doveva portarlo via su quella strada malandata e fangosa prima di impantanarsi. Poteva farcela, a meno che... Un'occhiata al contatore della benzina la raggelò. L'indicatore era guasto da tempo. Quanto carburante conteneva il serbatoio? Quando era stata l'ultima volta che aveva fatto rifornimento? Ultimamente stava risparmiando anche su quello, e pregò con tutta se stessa che il camioncino non la piantasse in asso sotto quella dannata pioggia. Rafe si svegliò di colpo, intontito e disorientato finché non si rese conto di dove si trovava, di quello che lo circondava, e della donna che lo stava scuotendo per le spalle. Lentamente i pezzi andarono al loro posto e ricordò ciò che gli era successo. Ricordò di essere atterrato con il Cessna all'aeroporto di Bourke e di esserne ripartito. Ricordò la tempesta che aveva creduto di evitare. Un angelo pietoso dagli occhi color cannella e una pioggia così fitta e violenta che aveva temuto bucasse il tetto dell'aereo... 13


Ricordò vagamente di essersi svegliato davanti alla fattoria dell'angelo e la fatica che gli era costata entrarci. Meno vagamente ricordò gli impacchi che la donna gli aveva applicato alle tempie. Un inizio promettente, rovinato dalla sua raccomandazione di rimanere immobile, di restare sveglio, e dalle sue domande, ripetute con un'insistenza che gli aveva martellato la testa più delle fitte causate da un atroce mal di testa. Accorgendosi di essere riuscito infine a svegliarlo, l'angelo smise di scuoterlo e si raddrizzò. Lui riuscì a mettere a fuoco la donna e rimase sorpreso. «Si è fatta la doccia...» le disse. «Lei dormiva e così...» Cat si raddrizzò del tutto, e Rafe sentì il profumo di qualunque cosa avesse usato per lavarsi. E i suoi capelli... Non aveva notato che ne avesse così tanti. Una massa di ricci castani che le arrivavano alle spalle. Peccato che fra le sopracciglia avesse due rughe di preoccupazione che turbavano la bellezza del viso... Scosse leggermente la testa e subito se ne pentì. Il minimo movimento gli procurava la nausea, si accorse. Lei gli aveva detto di averlo trovato privo di conoscenza, che doveva aver battuto la testa durante l'atterraggio di fortuna, ma lui non lo ricordava. Però ricordava che la sua soccorritrice era bagnata. Adesso indossava un golf verde dall'aria morbidissima e asciutta. «Si è cambiata» le disse. «Bene.» «Si era addormentato» ribatté lei. «Male.» Il suo angelo aveva la lingua svelta. «Stavo solo riposando gli occhi» mentì Rafe. Cat prese una torcia dal tavolino e se la batté sul palmo di una mano. Il suo strumento di tortura... «No» le disse lui. «Quando è troppo è troppo. Ricordo chi sono e dove sono. Ricordo il nome di mia madre, quelli 14


dei miei fratelli e il secondo nome del mio cugino in terzo grado Jasper.» Quest'ultima era un'esagerazione, ma non ne poteva più dei suoi controlli. Ogni mezz'ora gli rifaceva le stesse domande e lui le dava le stesse risposte; la luce di quella dannata torcia che gli perforava le pupille arrivandogli al cervello. «Non faccia il bambino.» Cat gli voltò il polso per controllare i battiti cardiaci. Gli piaceva il contatto di quelle dita fresche con la sua pelle, e gli piacevano anche l'espressione seria di quel viso femminile e il movimento delle sue labbra che contavano le pulsazioni. «Ancora per un'ora, secondo le istruzioni del medico» gli disse. Era il medico che lei aveva chiamato al radiotelefono perché la tempesta non le aveva permesso di portarlo all'ospedale più vicino. Le aveva dato delle istruzioni su come monitorare le sue risposte neurologiche per almeno tre ore, e lui ne aveva abbastanza. «Le mie pupille reagiscono entrambe allo stesso modo?» volle sapere. «L'ultima volta che le ho controllate sì, ma...» «Nell'ultima mezz'ora è cambiato qualcosa?» «No, ma...» «Bene.» Rafe le prese la lampada. «Allora mi metto a dormire.» Fece per sdraiarsi, ma Cat protestò allarmata: «Non può dormire qui. Il divano è troppo corto, non è comodo». «È orizzontale» ribatté lui. Al momento era tutto quello che gli occorreva. Chiudere gli occhi, smettere di parlare, per riposare la testa e il cervello doloranti. «C'è un letto già pronto» ribatté lei con un tono gentile, poi gli chiese: «È sicuro di non voler chiamare qualcuno?». Rafe aveva usato la radiotrasmittente non appena si era accorto che stava arrivando una tempesta, per segnalare che avrebbe effettuato un atterraggio di fortuna e in quale luo15


go, e poi Cat aveva notificato la cosa alle autorità. Per quella sera era abbastanza. Se avesse contattato uno dei suoi familiari poi lo avrebbero tormentato con una serie di telefonate. Sua madre, il fratello maggiore e quello minore. Il suo assistente personale. La sua vicina. La sua governante. Quello che non sapevano non poteva preoccuparli, e lui non aveva voglia di raccontare niente. «Nessuna telefonata» rispose. «E mangiare qualcosa?» «Voglio solo mettermi a letto.» Rafe si alzò in piedi e, mentre il suo cervello ebbe bisogno di un momento per adattarsi alla nuova posizione, Cat lo aiutò a bilanciarsi. A lui non importò della sua mano sul gomito, e gli piacque che una sua ciocca di capelli gli sfiorasse la spalla, e anche il profumo – di pesca, decise – della sua pelle. Gli piacque anche sentire per un attimo il suo fianco sfiorare la propria gamba, mentre lo accompagnava lungo il corridoio oltre il soggiorno. E quando fece per entrare nella prima porta e lei lo fermò, gli piacque immensamente la pressione del suo seno contro le costole. «No, questa è la mia camera» gli disse con un tono un po' turbato, come se anche lei fosse consapevole di quel fugace contatto. «La sua è la prossima a destra.» Lo accompagnò. «Se riesce a resistere ancora dieci minuti controllo che tutto sia in ordine.» «Posso resistere solo cinque minuti.» «È sempre così difficile?» «E lei?» «Io non sono una persona difficile.» «Ah.» Nonostante fosse sfinito e provato, Rafe ebbe voglia di scherzare e chiederle se allora era un tipo facile, ma lei aprì la porta della camera che gli era destinata, accese la luce, e fu come se una lama gli avesse raggiunto il cervello. 16


Si lasciò sfuggire un'imprecazione volgare di cui si scusò subito, Cat spense la luce, ma negli occhi gli rimase la visione del letto. Grande, spazioso, con una coperta dall'aria morbida e calda, sembrava sussurrare: «Vieni dalla mamma!». «Oh, sì» mormorò, spingendo la porta con aria sognante come se stesse rispondendo al richiamo di una sirena. Catriona ve lo accompagnò. Probabilmente credeva di doverlo aiutare perché la stanza era quasi al buio, pensò lui. Forse lo teneva ancora per il braccio perché temeva che potesse perdere l'equilibrio; ma, qualunque fosse la ragione, era ancora lì accanto a lui, borbottando qualcosa su un'eventuale altra coperta e sull'ubicazione del bagno. Un attimo dopo Rafe si lasciò andare sul letto con un sospiro di sollievo, Cat perse l'equilibrio e, con un gemito di sorpresa, crollò sotto di lui. Orizzontale, finalmente! Rafe sentì l'odore di pulito della coperta e quello ancora più dolce, di femmina, di lei, e non poté fare a meno di muoversi. Almeno una mano, pensò. Quella che era finita sopra uno dei suoi seni. Se solo avesse avuto l'energia per farlo. Un attimo dopo gli occhi gli si chiusero, e la notte che aveva programmato partendo da Sydney si perse lentamente con il suo stato di coscienza. Senza la tempesta adesso si sarebbe trovato a destinazione. Il suo arrivo inaspettato avrebbe entusiasmato la sua ragazza del momento, ma non quanto la ragione di quella visita. A quell'ora gliel'avrebbe già rivelata. Nonostante le resistenze che provava, le avrebbe chiesto se le sarebbe piaciuto avere un bambino con lui.

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Questo mese La proposta del milionario - Cat e Grace rischiano di perdere ciò a cui tengono di più, una proposta generosa potrebbe salvarle. Ma in cambio Rafe ed Emilio vogliono il loro cuore. Un uomo di valore - Aaron e Rick sono uomini tutti d'un pezzo, che affrontano sempre le conseguenze delle loro azioni, anche quando si tratta dell'avventura di una notte.

La prossima uscita il 12 giugno Il ritorno del milionario - Ci sono donne che non si dimenticano, come sanno bene Maxwell e Christopher, uomini ricchi e potenti, il cui unico obiettivo è rivivere quell'unica notte di passione. Maestri di seduzione - La loro massima abilità non consiste tanto nel sedurre, bensì nel trovare la donna degna di essere sedotta.


Questo volume è stato stampato nel marzo 2018 da CPI Moravia Books


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