La resa dello scozzese

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SUZANNE ENOCH

La resa dello scozzese


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Hit Me with Your Best Scot St. Martin’s Press This edition published by arrangement with Nancy Yost Literary Agency © 2021 Suzanne Enoch Traduzione di Lorenza Braga Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2021 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction ottobre 2021 Questo volume è stato stampato nel settembre 2021 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 133 del 9/10/2021 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Londra, prima metà del XIX secolo Sì, brutta notte. Macbeth, Macbeth, Atto II, Scena III «Me la troverò io una dannata moglie, grazie tante!» Coll MacTaggert, Visconte Glendarril, scostò le tende e uscì dal palco degli Oswell-MacTaggert al Saint Genesius Theatre. Sua madre l'aveva fatto di nuovo. Francesca OswellMacTaggert, Contessa Aldriss, gli aveva rifilato due debuttanti mentre lui stava cercando di guardare una maledetta commedia. Due dannate donne e le loro famiglie a condividere il palco privato di Lady Aldriss. Poiché i fratelli minori di Coll innanzitutto non erano presenti e in secondo luogo avevano già trovato moglie, tutti in quel teatro dovevano aver capito che le giovinette erano lì per lui. «Coll.» Una voce sommessa provenne dalle tende e Matthew Harris apparve nel corridoio. «Vostra madre vuole che vi ricordi di non ripetere quello che è accaduto appena arrivati a Londra.» Quella era stata la prima volta in cui la madre gli aveva spinto una donna tra le braccia. Aveva cercato di presentargli una graziosa fanciulla, la cui famiglia aveva già accettato il 5


matrimonio, e lui era scappato via piuttosto che stare seduto accanto a lei a guardare Romeo e Giulietta. Per dirla tutta, Miss Amelia-Rose Hyacinth Baxter aveva finito per sposare un MacTaggert, però non lui. Suo fratello Niall, tuttavia, l'amava, e lei amava lui, quindi Coll non aveva nient'altro da aggiungere al riguardo. «Dunque, Matthew Harris» replicò con l'accento scozzese, «non vi ho visto senza mia sorella al vostro fianco da... quant'è passato, tre giorni, da quando avete quasi rovinato la reputazione della vostra famiglia?» Subito Matthew fece mezzo passo indietro, verso le tende. «Siamo tutti amici, Coll» ribatté l'altro. «Aden ha detto che ho ancora la sua benedizione per sposare vostra sorella.» «Mio fratello Aden sta per sposare vostra sorella, quindi presumo abbia motivo di perdonare la vostra precedente idiozia. Ed è innamorato, quindi vede tutto ricoperto di petali di fiori e cherubini.» «Io...» «Lui potrà anche avervi proclamato idoneo a sposare la nostra sorellina Eloise, ma io no. E sono il più vecchio, l'erede di nostro padre. Finché lui si trova ancora nelle Highlands, parlo io a nome dei MacTaggert qui in Inghilterra.» Matthew fece un altro passo verso la relativa sicurezza dell'elegante palco di Lady Aldriss. «Ho commesso un terribile errore e ho perso più soldi di quanti potrò mai permettermi di ripagare» ammise, abbassando la voce. «Ma sapete che sono stato truffato... e non sono stato l'unico a cadere nella trappola predisposta dal capitano Vale.» «Aye, lo so. So anche che stavate per vendere vostra sorella a Vale per evitarvi la rovina. L'unico ostacolo che vi ha impedito di far sposare Miranda a quell'avvoltoio è stato mio fratello. Aden vi ha salvati entrambi; voi non avevate nessun altro piano.» Il giovane impallidì, la sua solita espressione gioviale si dissolse nella cupezza. «Avete ragione. Non sapevo che cosa 6


fare. Sono molto grato che Aden fosse a Londra e che tenesse tanto a Miranda da salvarci entrambi. Ha salvato tutta la famiglia Harris, in effetti, e gli sarò per sempre debitore.» «Aden è un brav'uomo, appena si riesce a trascinarlo fuori dall'ombra» concordò Coll. «E poiché ama vostra sorella, e Miranda è una donna migliore di quanto meritiate entrambi, vi perdonerà anche lei.» «Sì, mi ha perdonato. Gliene sono molto grato.» «Non sono vostra sorella.» «Io... oh. Capisco cosa volete dire. Ho promesso di non giocare mai più d'azzardo, sapete? E ho rinunciato a essere membro di White's, di Boodle's o altri. Non ci saranno più club né scommesse. Lo giuro.» «E ciò vi rende degno di sposare la mia sorellina? Dovrei credere che non vi caccerete in qualche altro tipo di guaio e deciderete di avere la necessità di vendere Eloise per rimettervi in piedi?» «Non farei niente del genere» rispose Matthew perentorio. Alle loro spalle, si udì un applauso attutito proveniente dal teatro. Il giovane si spostò di nuovo. «Dovremmo tornare dentro. Vostra madre, Lady Aldriss, sosteneva con fermezza che non dovreste offrirvi ad altri pettegolezzi, abbandonando ancora il suo palco.» «So chi è mia madre. In questo momento sto parlando con voi del modo in cui continuate a scappare via come un topolino ogni volta che entro in una stanza.» «Coll... Lord Glendarril... potete dirmi tutto quello che volete, sono sicuro di meritarlo. Ma sono tremendamente serio quando affermo che non metterei mai la cara Eloise in alcun tipo...» Coll fece sfrecciare il pugno destro e colpì il giovane sul naso. Matthew barcollò all'indietro, portandosi le mani al volto. Il sangue gli colò tra le dita. Prima che Mr. Harris potesse recuperare l'equilibrio, Coll lo afferrò per la cravatta e lo tirò in avanti. 7


«Non do molto credito alle parole» borbottò, quasi sollevando Matthew da terra. «È facile chiedere perdono ed è facile giurare pentimento. Non voglio più sentire niente di tutto ciò da voi. Vi terrò d'occhio, Matthew Harris. Eloise vi ama e mia madre afferma che avete un buon cuore. Ecco perché avete ottenuto un'altra... una... possibilità. La prossima volta che vi verrà in mente di fare una scommessa o un acquisto o qualunque gesto insignificante che potreste non essere in grado di permettervi con ciò che avete nelle tasche, pensate a come si sente adesso il vostro volto. E poi pensate a come si sentirà il resto del vostro corpo quando vi trascinerò fino in Scozia e vi darò in pasto ai miei cani da caccia. Ritenete che dica sul serio?» «Sì... sì.» Lo lasciò andare e il ragazzo incespicò all'indietro. Bisognava riconoscere che Matthew non si ritirò subito nel palco e non vacillò... sarebbe stato un errore grande come una montagna. Poche persone erano riuscite a tenere testa a Coll MacTaggert, anche se più di una manciata ci aveva provato. Avevano ritenuto tutte che cavarsela con lui sarebbe stato il modo più vantaggioso per ottenere la reputazione di persona che non andava contrariata. Solo che nessuno se la cavava con lui. «Capisco, Coll» gracchiò alla fine Matthew, con voce nasale perché si stringeva le narici. Tirò fuori un fazzoletto dalla tasca, si pulì il volto e le mani e se lo premette al centro del viso livido. «Non avrete mai motivo di darmi in pasto ai vostri cani. Lo giuro.» Coll annuì. «Fate in modo che non vi sia costretto.» Girò sui tacchi. «Ma la commedia?» continuò Matthew. «È l'ultima serata di Come vi piace, e siete uscito dopo tre battute del primo atto. E avete... ospiti.» Voltandosi di nuovo verso di lui, Coll lo guardò in cagnesco. «Non mi piace e quelle non sono mie ospiti. Non mi farò 8


tendere un'altra imboscata solo perché Francesca pensava che non mi sarei alzato e non me ne sarei andato una seconda volta. Potete dirle che si sbagliava.» «Glielo... riferirò» Coll gli diede la schiena, poi si voltò ancora. «E riferitele che dicevo sul serio con quell'ultima frase. Me la troverò io, una moglie. Se avrò bisogno del suo aiuto, glielo chiederò. Ora andatevene prima di seccarmi di nuovo.» Con ciò, osservò il suo quasi cognato – due volte cognato, con Matthew Harris che sposava Eloise e Aden che sposava Miranda Harris – tornare in tutta fretta dietro le pesanti tende. Poi, prima che Francesca potesse uscire per provare a trascinarlo dentro per un orecchio, Coll percorse il corridoio a curva e si diresse verso la lunga rampa di scale sul retro del Saint Genesius Theatre. Riflettendoci, avrebbe dovuto rendersi conto che Lady Aldriss gli aveva teso una trappola; aveva accettato di unirsi a lui per una serata a teatro con fin troppa facilità e senza i suoi soliti discorsi astuti e ingannevoli. Suo fratello Aden riusciva a destreggiarsi tra le macchinazioni e le frottole della madre, ma i sotterfugi infastidivano Coll e basta. L'essere frustrato, però, non eliminava il suo problema. Gli restavano ventisette giorni per trovare una moglie, e tutto perché quando aveva undici anni i suoi genitori avevano stilato un accordo secondo il quale i figli dovevano sposarsi, con donne inglesi, maledizione, prima che la sorella minore, Eloise, convolasse a nozze con l'uomo di sua scelta. E ormai lei era fidanzata da due mesi. Be', lui era stanco morto di sentire ragioni, stanco di cercare un terreno comune con fanciulle delicate appena uscite dalla scuola quando a lui mancava solo un mese per compiere trent'anni. Era stanco di chiedersi se una di quelle rose di serra che esitavano nella sala da ballo sarebbe svenuta, se lui le avesse chiesto di danzare. Peggio, era stanco di provare a immaginare quale giovinetta si sarebbe mostrata graziosa e 9


gradevole per poi trasformarsi in una fredda bisbetica che non aveva altro obiettivo se non quello di sposare un titolo e imporsi sul gigante ottuso dal forte accento scozzese. Mentre percorreva i corridoi e le scale perlopiù vuoti del Saint Genesius, considerò tutte le ragazze a cui era già stato presentato. Alcune erano piuttosto belle, qualcuna era arguta, e tutte, ovvio, erano state cresciute per essere gentildonne inglesi a modo, che potevano dirigere con facilità una casa rispettabile. Nessuna di loro, immaginava, aveva mai messo piede nelle Highlands scozzesi. Nessuna di loro avrebbe saputo come crescere bravi bambini scozzesi in una terra selvaggia e dura, dove il pericolo attendeva nei profondi laghi tranquilli, nelle silenziose foreste minacciose e nelle infinite colline rocciose. Dio, gli mancavano le Highlands. L'idea di doversi sposare per compiacere sua madre lo rodeva come un branco di tassi inferociti. Ma, dannazione, era lei a stringere i cordoni della borsa. Aveva vinto in astuzia il marito, Angus MacTaggert, Conte Aldriss, e aveva mantenuto tutta la considerevole fortuna degli Oswell a suo nome e sotto il suo controllo. E prima di fuggire dalle Highlands, aveva fatto firmare quel documento a Lord Aldriss. Ecco perché a Coll restavano ventisette giorni per trovarsi una sposa, altrimenti Lady Aldriss avrebbe smesso di finanziare Aldriss Park. «Perdonatemi, sir.» Coll trasalì, voltandosi mentre una fanciulla minuta, vestita come una contadinella del secolo precedente lo superava. Un ragazzo robusto, davanti a una porta disadorna, si fece da parte per lasciarla entrare, poi riprese la posizione di guardia. «Che cosa c'è qui?» chiese Coll. «Niente per gli ospiti del teatro» rispose l'uomo massiccio. «Se volete porgere i vostri omaggi agli artisti, potete aspettare sul retro del teatro, vicino alla porta del palcoscenico, dopo la rappresentazione.» 10


Coll non voleva porgere i suoi omaggi agli attori; aveva visto appena un minuto della commedia. Quello che voleva, però, era un posto dove ripararsi dalla pioggia e pensare per un dannato momento senza essere tormentato da Lady Aldriss o da qualche suo altro messaggero. Estrasse una moneta dalla tasca. «E se volessi dare comunque un'occhiata oltre quella porta?» L'uomo abbassò lo sguardo sul palmo di Coll. «Allora sarà meglio che abbiate più soldi. L'altra sera ci sono stati undici gentiluomini che hanno provato ad accalcarsi dietro il palco per vedere Mrs. Jones, e alla direzione non piace. Quindi il prezzo per oltrepassare questa porta ora è due sterline.» «Mrs. Jones?» ripeté Coll, ignorando il resto delle chiacchiere e la sfacciata richiesta di denaro. «Chi diavolo è Mrs. Jones, se costa due sterline posare gli occhi su di lei?» Con uno sbuffo, il tizio robusto incrociò le braccia sul petto. «O mi prendete per uno sciocco, o non siete di queste parti.» «Non so se siete sciocco o no, ragazzo, ma come forse avrete indovinato non sono di queste parti.» «Allora Mrs. Persephone Jones è l'attrice che ha spezzato metà dei cuori dei gentiluomini di Londra. Ora è in scena a recitare la parte di Rosalinda, quindi se tornate al vostro posto, potrete darle un'occhiata anche voi.» Di solito, Coll non avrebbe nemmeno preso in considerazione di pagare due sterline per vedere una donna. Ma quando sua madre aveva trascinato lui e i due fratelli minori dalle Highlands, aveva messo molto in chiaro che era lei a stringere i cordoni della borsa e che se avevano soldi in tasca era solo merito suo. Quindi il denaro che lui aveva quella sera era della madre e Coll non si fece scrupoli a spenderlo con l'idea di evitare le sue grinfie. Mise via la moneta e ne tirò fuori due diverse, che lanciò al guardiano. «Penso che darò un'occhiata da dietro il palco.» «Come preferite, allora. Ma rimanete in silenzio. Se fate il 11


minimo rumore dietro le quinte, vi butteranno fuori.» Coll dubitava che qualcuno potesse buttarlo fuori da un posto dove voleva stare. Non per niente i suoi fratelli lo chiamavano la montagna. Aveva superato i sei piedi e quattro pollici diverso tempo prima e, per quanto ne sapeva lui, aveva spalle e forza che bilanciavano l'altezza. «Sarò come un topolino in chiesa, allora.» Il guardiano aprì la porta. «Fate presto. Se vi scoprono, dirò che non vi ho mai visto prima. Non voglio litigare con voi, ma non voglio nemmeno che Mr. Huddle mi licenzi per avervi lasciato entrare.» Per una frazione di secondo, Coll provò una punta di delusione per avere evitato un altro scontro. Da quando era arrivato a Londra, era finito in una rissa che non aveva causato lui, aveva preso un pugno che meritava da suo fratello Niall e ne aveva assestato uno come lezione che il futuro cognato avrebbe fatto meglio a ricordare per il resto della vita. Quegli inglesi usavano le parole come armi e benché lui avesse provato a adattarsi, ancora non gli piaceva. Per niente. Un pugno era un'arma. Le parole, per quanto lo riguardavano, erano sopravvalutate. Varcò la soglia e si addentrò nella penombra. Nella zona del teatro riservata al pubblico pagante, i pavimenti erano ricoperti di tappeti e le pareti di un bianco candido, intervallate da tende rosse scure e pannelli di carta da parati che raffiguravano scene esotiche dell'Estremo Oriente. Oltre la porta, però, il pavimento era di semplice legno, i muri di mattoni a vista e l'alto soffitto poteva essere la tana di ragni giganti, tante erano le corde, le assi e le travi che vi si incrociavano. Gli sembrava tutto troppo vicino, così che dovette respingere l'impulso di piegare la testa. Coll trasse un respiro profondo e appoggiò una mano al muro per sostenersi. L'ambiente era buio e angusto, ma non al punto da provocargli l'immediato istinto di scappare. Non ancora, a ogni modo. Per il momento, era comunque meglio che farsi guardare a bocca 12


aperta da debuttanti troppo spaventate per conversare con lui. Quando i suoi occhi si abituarono all'oscurità, si allontanò dalla porta e si diresse verso le tende scure che delimitavano il palco e verso le voci che risuonavano dietro di esse. Intorno a lui, uno strano miscuglio di attori dai vestiti vivaci e personale di supporto in abiti semplici correva qua e là... topi in un labirinto di alberi dipinti, un cavallo impagliato fornito di sella e briglie, un pugno di troni e sedie ordinarie, ed enormi fondali dipinti che ritraevano un oceano in tempesta, il fianco di una montagna, il ponte di una nave e altro che non riuscì a distinguere. Per certi versi gli ricordava una nursery, con piccole meraviglie infilate negli angoli qua e là. Le persone che lo circondavano, tuttavia, sembravano serie e zelanti, a eccezione della ragazza in piedi sotto una fila di sacchi di sabbia appesi, che era concentrata sul ragazzo che recitava nel ruolo di Orlando sul palcoscenico. Uhm. Nella commedia Orlando non conquistava Celia, ma Celia ne sembrava comunque soggiogata, da quel punto di osservazione. Coll studiò per un momento la ragazza. Era piuttosto graziosa, con i capelli neri e la vita sottile, ma non riusciva a capire perché un uomo avrebbe dovuto spendere due sterline per vederla più da vicino rispetto alla distanza da cui l'avrebbe vista da un posto in un palco. «Perdonatemi... ah, un altro» borbottò un uomo basso e magro con un rotolo di stoffa blu sotto il braccio e una serie di spilli infilata nel bavero della giacca. «Se siete qui per Mrs. Jones, state fuori dai piedi. Potete aspettare laggiù.» Indicò un piccolo spazio quadrato che aveva una buona visuale sul palco, con solo il sipario aperto che gli impediva di essere visto dal pubblico. Sarebbe andato bene e, da lì, forse sarebbe riuscito a sentire gli insulti che sua madre gli avrebbe lanciato addosso. «Quella è Mrs. Jones?» sussurrò, indicando la giovane dai capelli neri. «Quella? No, è Mary Benson.» L'uomo gettò uno sguardo 13


alle sue spalle verso la porta. «Non avrete pagato dei soldi per vedere lei, spero. È fin troppo occupata a occhieggiare quel Baywich per ricordare le sue battute.» «Vi ringrazio» rispose Coll, ma l'uomo se n'era già andato in tutta fretta. Tre uomini abbigliati da nobili lo superarono mentre uscivano dal palco. «Fatevi da parte, gigante» gli ordinò quello di nome Baywich, con voce squillante e boriosa. Coll lo ignorò e loro gli girarono intorno. Cinque o sei sassenach l'avevano definito gigante nelle ultime otto settimane. Aye, torreggiava sulla maggior parte delle persone, più o meno dal suo sedicesimo compleanno. Quindi i piccoli inglesi potevano avere la loro opinione; a lui non importava un accidenti. Invece, cercò di cambiare posizione per vedere le due donne che discutevano sul palco, ma fu spinto via da quattro uomini che trascinavano avanti una foresta di alberi in vaso, nascosti alla vista degli spettatori. Le chiome sembravano un po' scialbe per essere la foresta di Arden, ma sarebbero andate bene se la luce fosse stata abbastanza fioca. Uno scroscio di applausi si innalzò da dietro il sipario e, un paio di istanti dopo, una giovane sbucò dagli alberi e quasi gli finì addosso. «Romeo, siete nella commedia sbagliata» sbottò lei con un rapido sorriso che le illuminò gli occhi azzurri, poi si precipitò in un recesso, con due donne e una bracciata di costumi al seguito. Per due secondi buoni, gli sembrò di essere stato catturato da una folata di vento, sbattuto qua e là e lasciato a vacillare sui piedi. Coll trasse un respiro. Senza dubbio accadeva perché era stato cacciato in un angoletto con sassenach impazziti che gli giravano intorno. Lui e i luoghi ristretti erano nemici da che aveva memoria. Doveva essere così, perché nessuna donna minuta poteva farlo vacillare, tantomeno con una sola dannata frase, per quanto arguta. Si voltò per darle un'altra occhiata, ma lei era scomparsa 14


nel caos delle scenografie e delle attrezzature di scena. Romeo. Ah. Coll aveva più lati in comune con Enrico V che con il ragazzo dalla zucca vuota che si era ucciso per una donna. Enrico, perlomeno, sapeva combattere. Tuttavia, lei sembrava averlo inteso come un complimento. Continuò a cercarla e alla fine la scorse di sfuggita dietro mezzo paravento, mentre una delle altre donne le sfilava l'abito e una seconda preparava una camicia bianca da uomo perché se la mettesse. Le vide solo la testa, con un nodo intricato di lisci capelli castani sulla sommità, una parte del collo e le spalle, ma era quasi sicuro che fosse più o meno nuda dietro quel paravento di bambù. «Distogliete lo sguardo, Romeo» proruppe lei con una risatina quando i loro occhi si incontrarono di nuovo. «Sono Rosalinda, non Giulietta.» «Aye? Be', io non sono Romeo» ribatté lui e continuò a guardarla. Diverse persone lo zittirono subito e lui richiuse la bocca di scatto. Gli stessi quattro uomini di prima entrarono sul palco per declamare le battute della scena successiva. Come vi piace non era mai stata una delle sue commedie preferite, forse perché non riusciva a credere che un uomo non riconoscesse una donna mentre parlava con lei, tantomeno un uomo che sosteneva di amarla, solo perché lei indossava abiti maschili. A ogni modo, la donna di fronte a lui non sarebbe mai potuta passare per un uomo, non con quei lineamenti delicati e il collo sottile. Nemmeno con i capelli castani raccolti e un cappello sbarazzino a coprirli. Lei piegò la testa mentre una delle altre donne tirava fuori un paio di stivali da uomo. «Scozzese» aggiunse la giovane con voce pacata, sempre sorridendo. «Delle Highlands. Da qualche parte vicino a Ullapool. Dovreste essere Macbeth, quindi, suppongo.» Glendarril Park distava solamente due ore di cavallo da 15


Ullapool. Coll si accigliò. «Macbeth veniva da Inverness.» Lei uscì da dietro il paravento per indossare una giacca sulle spalle snelle. «Abbastanza vicino per Shakespeare» replicò e lo superò con disinvoltura. Diamine. Una donna con i pantaloni, per giunta. Contrasse le dita; dovette impedirsi di allungare la mano per afferrarla, attirarla contro di sé e zittire quella bocca impertinente con la sua. Aye, non stava con una donna da qualche tempo e, aye, lei era uno spettacolo con quei pantaloni che le fasciavano i fianchi e costringevano in pratica l'attenzione di Coll a spostarsi sulle sue lunghe gambe tornite. Mentre la guardava sbucare da dietro il sipario al centro della scena, smise di respirare. Davanti ai suoi occhi, il passo della giovane si allungò e si fece più sciolto, i fianchi smisero di ancheggiare e le spalle le si allargarono. Quando parlò come Rosalinda nei panni del gentiluomo Ganimede, la sua voce si abbassò, nella migliore imitazione di un giovane che lui avesse mai sentito fare da una donna. «Quella è Persephone Jones» precisò il sarto di prima, mentre gli sfrecciava davanti. A Coll non serviva quell'informazione. Se c'era una donna che poteva avere undici uomini a spasimare per lei in una sera, era quella. E, per l'amor del cielo, e per il proprio, sperò che fosse vedova. La sua scena terminò e lei uscì dall'altro lato del palco. Altri attori gli sfrecciarono davanti per recitare i loro ruoli, ma senza di lei, era solo una commedia che Coll aveva già letto e visto rappresentata. Certo, era accaduto a Inverness e con un'aggiunta di emotività scozzese a quelle insensatezze, ma le parole erano le stesse. «Quanto andrà ancora avanti questa dannata faccenda?» chiese una voce sommessa dietro di lui. Coll girò la testa. Un uomo elegante con una giacca blu vivace stava dietro un'altra serie di sacchi di sabbia, con lo sguardo sull'orologio da taschino. Quindi il guardiano alla 16


porta aveva intascato almeno quattro sterline, quella sera. Un'altra figura spuntò nella penombra ai margini del palcoscenico e Coll si corresse. Sei sterline, avido bastardo. «Brumley, vi dico che c'ero prima io» sussurrò il primo. «Stare lì vi rende solo un altro uomo in attesa» replicò l'uomo di nome Brumley. «Scommetto cento sterline che vedrò l'interno del suo camerino prima di voi.» «E scommessa sia, allora. Dovrei dirvi, però, che ho parlato con Lord Halloway, e lui dice che Mrs. Jones preferisce gli uomini dai capelli chiari.» Brumley sbuffò. «Non mi importa un fico secco di che colore preferisce i capelli. Claremont è fuori città e questo la rende disponibile. È un balocco magnifico e a me piace trastullarmi.» «Gentiluomini» mormorò un uomo basso e tarchiato che apparve dai meandri del retroscena, «devo chiedervi di abbassare le voci.» «Non agitatevi» rispose con un debole sorriso quello che non era Brumley, «il pubblico non è qui per sentire la commedia. È qui per vedere lei. E dovete aspettarvi che ci sia qualche discussione su quale gentiluomo trascorrerà la notte in sua compagnia.» «Sarò io» ribatté Brumley. «Andatevene, Waldring. Avete una moglie da coltivare.» Waldring fece una smorfia. «Solo quando è la stagione della semina. Preferisco frutti più delicati.» Sembrava che nessuno dei due avesse intenzione di chiedere alla giovane con chi avrebbe preferito trascorrere la notte lei, o che cosa avrebbe avuto da dire in proposito suo marito. «Quel tizio vi ha chiesto di fare silenzio» sottolineò Coll con voce più bassa possibile. «Oh, guardate, Waldring, è uno degli highlander» commentò Brumley, strizzando gli occhi. «Non vi ha spiegato nessuno, Glendarril, che di solito le 17


opere teatrali si guardano seduti davanti al palcoscenico?» intervenne il secondo, Waldring. «Sono sicuro di aver visto Lady Aldriss nel suo palco, prima. Vi siete perso?» «Gentiluomini» ripeté l'uomo tarchiato, giungendo le mani in segno di preghiera. «Per favore, fate silenzio, o dovrete andarvene.» Sul palcoscenico, dietro Coll, la giovane stava parlando di nuovo. Lui voleva guardarla, ma non avrebbe dato le spalle a quei due buffoni. «Non mi sono perso. Sono proprio dove voglio essere. Ora, quell'uomo vi ha chiesto di stare zitti. Penso che dovreste ascoltarlo.» «Sapete cosa penso, Brumley? Che questo selvaggio abbia messo gli occhi su Mrs. Jones. La...» «È milord selvaggio per voi» lo interruppe Coll, incurvando la bocca in un sorriso spietato. Ah, battaglia! Il più grosso dei due, Waldring, si infilò un dito nel nodo della cravatta per allentarla, segno certo di un'imminente zuffa. «Sappiate, sir, che mi alleno da Gentleman's Jackson» precisò, piegando le braccia e stringendo i pugni. «Che dite, Brumley? Procediamo?» Il damerino saltellò da un piede all'altro, descrivendo un semicerchio, mentre Coll osservava, divertito. Quando alla fine Waldring si lanciò in avanti, Coll schivò con facilità l'attacco annaspante, fece balenare il proprio pugno e colpì l'uomo dritto alla mascella. Waldring cadde sul pavimento di legno con uno sbuffo d'aria dai polmoni. Piegando la testa, Coll rivolse l'attenzione all'altro. «Volete lo stesso trattamento, sassenach? Se sì, fatevi avanti. Se no, portate lontano dalla mia vista questo sacco di patate.» «Ma... per dire... non sono arrivato con Mr. Waldring» sbottò Brumley. «Be', lui non può restare qui per terra. Qualcuno ci inciamperà. Quindi trascinatelo fuori di qui e siate felice di avere mostrato più moderazione di lui» suggerì Coll. «Io... sì.» 18


Voltandosi verso il palco, Coll si mise a braccia conserte. La difficoltà nell'usare le parole come armi era che le parole non potevano far finire un uomo sul didietro. Per quello ci volevano i pugni. Alla prima occasione avrebbe dovuto farlo notare ai suoi fratelli amanti del dialogo. Certo, chissà quando si sarebbe presentata, con Niall così occupato a portare a letto la moglie, Amy, che tutti gli abitanti della casa in pratica dovevano ricordare a entrambi di mangiare, e con Aden in viaggio per Canterbury per procurarsi una licenza speciale, così da poter sposare la sua Miranda prima che la giovane ritrovasse il buonsenso e cambiasse idea. «Ben fatto... e in silenzio, sir. Vi ringrazio.» L'uomo di bassa statura si mise accanto a Coll, con le braccia ripiegate sul largo torace. «Potevate occuparvene voi, a giudicare dal vostro aspetto.» L'uomo fece un rapido sorriso. «In gioventù, forse. Ma non posso prendere a pugni i clienti del teatro. Causerebbe scarsità di pubblico. Quindi, di nuovo, vi ringrazio.» Coll fece spallucce. «Ho preso a pugni due uomini questa sera ed entrambi lo meritavano. Non dovete ringraziarmi.» «A ogni modo, sono felice che questa sia l'ultima sera in cui Persephone recita nella parte della protagonista di una commedia. Abbiamo sempre più lupi alla porta quando mettiamo in scena un'opera sentimentale. Dopo questa sera, vedremo dieci giorni relativamente liberi dai lupi prima del debutto del Macbeth. E oserei dire che la maggior parte degli uomini non si sognerebbe nemmeno di portare a letto Lady Macbeth. Non se tengono alle loro vite.» Sembrava strano... Persephone Jones era un'attrice, non la vera assassina. Ma del resto lui l'aveva appena vista trasformarsi in un ragazzo soltanto con qualche cambio nella postura. Se poteva diventare Lady Macbeth con altrettanta efficienza, portarla a letto sarebbe apparso un po' pericoloso. A lui piaceva il pericolo, però. E lei... be', doveva ammettere 19


che quella era la prima volta in cui aveva trovato un ragazzo desiderabile, sapendo cosa c'era sotto quei pantaloni. «Quelli non erano lupi» commentò, ricordandosi appena in tempo di sussurrare. «Piuttosto faine, in cerca di un pasto facile.» «Se pensano che Persephone Jones sia un pasto facile, sono faine molto stupide.» L'uomo tese una mano. «Huddle» bisbigliò. «Charlie Huddle. Gestisco la follia che è il Saint Genesius.» Coll gliela strinse. «Glendarril. Coll MacTaggert.» «Ah. Siete quello scozzese.» Inarcando un sopracciglio, Coll ritrasse il braccio dalla salda stretta. «Quale scozzese sarebbe?» «Quello che è stato visto qualche giorno fa correre nudo per Grosvenor Square con una grande spada in mano. Il Visconte Glendarril.» «Aye. E se avessi preso il bastardo che ha minacciato la mia famiglia, raccontereste una storia diversa su di me, suppongo.» Era stata una gara serrata; anche se il capitano Robert Vale era a cavallo, Coll era quasi riuscito a staccare un orecchio a quell'avvoltoio. «Non sono un tipo che giudica. Quando si trascorre tanto tempo come me con la gente di teatro, i duelli senza vestiti non sembrano poi così scandalosi. O insoliti.» «Ah, siete ancora qui, Macbeth» esclamò una voce melodiosa davanti a lui. Coll riportò l'attenzione sulla donna vestita da uomo appena dietro il sipario, mentre Huddle andava a chiacchierare con il suo esuberante Vecchio Duca. «Continuo a non essere Macbeth, lass.» «Duncan, allora? Banquo?» «MacTaggert andrà bene. O Coll. Risponderò a uno di questi nomi.» Non sapeva perché non avesse aggiunto anche Glendarril, se non per il fatto che quei due porci in calore che aveva appena preso a calci facevano parte dell'aristocrazia, e 20


non avevano fatto una bella figura. Lui non apparteneva all'aristocrazia inglese, ovvio, ma sottolineare la differenza sembrava insignificante. «E io rispondo al nome di Mrs. Jones.» Fece una riverenza con enfasi. «O Persephone» aggiunse, allargando il sorriso mentre si raddrizzava. «Ora che ci siamo presentati, MacTaggert, che cosa facciamo?»

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