Le più belle saghe storiche d’autore, da collezionare.
Irlanda - Inghilterra, 1175-1180 Coraggio, spirito di sacrificio, lealtà scorrono da sempre nel sangue dei MacEgan, i valorosi guerrieri di Laochre. Malgrado l’indiscusso valore, tuttavia, ciascuno di loro cela un animo sensibile segnato spesso da dolorosi segreti. Connor, che nel passato ha dovuto subire un’ingiusta punizione, ha trovato sollievo dalla sua profonda disperazione grazie alla amorevoli cure di Aileen, una bellissima guaritrice. Ewan, da parte sua, ha obblighi dinastici cui far fronte ed è alla ricerca di una moglie che gli porti una cospicua dote. Trahern, infine, colpito da una terribile tragedia, si è trasformato in un uomo amareggiato e pieno di rancore. Solo l’incontro con Morren, come lui sofferente e desiderosa di giustizia, apre una breccia nel suo cuore lasciandogli intravedere la speranza di un futuro meno cupo.
“Attraverso il realismo con cui sono trattati i personaggi e le dettagliate ambientazioni tocca le corde del cuore.” Publishers Weekly
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BRILLANTE E MALIZIOSA… VICTORIA DAHL È TORNATA! IRRIVERENTE, SPASSOSO, ECCITANTE: IL TERZO ROMANZO DELLA SERIE DEDICATA ALLA FAMIGLIA DONOVAN VI ASPETTA. Spesso un solo assaggio non basta. Dopo quell’unica notte di bruciante passione ognuno avrebbe dovuto andare per la propria strada. Eric Donovan ha mentito, è vero… ma Beth potrà dimenticare quell‘affascinante incantatore dagli occhi di ghiaccio? “Un romanzo sensuale con protagonisti indimenticabili.” Booklist “Frizzante, divertente e… incredibilmente sexy!” Carly Phillips autrice nella classifica del New York Times
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www.harlequinmondadori.it In libreria dal 27 ottobre www.harlequinmondadori.it – Seguici su
Louise Allen La rosa di Waterloo
Immagine di copertina: Nicola Parrella Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Rose For Major Flint Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2015 Melanie Hilton Traduzione di Roberta Ciuffi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony History ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY HISTORY ISSN 1124 - 7320 Periodico quindicinale n. 531 dello 07/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 624 dell'11/10/1996 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 19 giugno 1815, campo di battaglia di Waterloo La giovane arretrò, e il ramo l'afferrò con i suoi tentacoli spinosi. Il dolore che provò era reale, dunque anche il resto doveva esserlo. Le grida nella sua testa le rendevano difficile pensare, ma da quando aveva trovato Gerald non si erano mai fermate. Quel che era rimasto di Gerald. Le era parso intatto, finché non l'aveva afferrato per le spalle e rigirato. Il rumore nella testa faceva male. Tentò di sollevare le mani per afferrarlo e scacciarlo, farlo smettere. Dopo avrebbe pensato, dopo avrebbe saputo cosa fare riguardo a... loro. Le sue braccia, però, non si muovevano. Guardò in basso, ai rami che la imprigionavano, e poi in alto, agli uomini che stavano venendo verso di lei attraverso il boschetto devastato dalle bombe. Ogni cosa era reale, ed era l'inferno, perciò quelli dovevano essere demoni. Ridevano, mentre si avvicinavano: erano quattro, intrisi di sangue e sporchi di fango, laceri e dagli occhi selvaggi, latranti come cani da caccia durante l'inseguimento. Lei sapeva cosa volevano, cosa le avrebbero fatto, anche se non sapeva nient'altro. Non il proprio nome, non come avesse vissuto prima che quell'incubo iniziasse, non come fosse arrivata fin lì. Aprì la bocca per gridare, ma non accadde niente. Anda5
te via! Qualcuno mi aiuti. Aiutatemi! Niente. Soltanto il rumore del suo cuore al galoppo. Soltanto il rumore delle loro risate e le parole prive di senso che la colpivano come manciate di melma. E poi lui arrivò. Spinse da parte i rami ammaccati e flosci, attraversò il fango e il sudiciume puzzolente. Il diavolo in persona. Era grosso e sporco, a testa nuda, barbuto, fradicio di sangue. Aveva una spada in una mano e una pistola nell'altra, e un sorriso letale sulla faccia annerita. Ruggì contro i demoni e loro si girarono, ringhiando. Sparò al primo e avanzò, passò sul cadavere e attese, attese finché gli altri non gli furono accanto, e poi... Lei chiuse gli occhi, rimase nell'oscurità, con le grida nella sua testa, le grida dei demoni, il ruggito del diavolo. Sarebbe stata la prossima. Aveva peccato ed era precipitata all'inferno. «Apri gli occhi. Guardami. Sei in salvo, se ne sono andati.» Andati in un posto molto peggiore, quei rifiuti umani. Flint guardò la pistola che reggeva nella sinistra e la spada striata di sangue nella destra; infilò la prima nella cintura e passò la seconda su un ciuffo d'erba finché non fu ripulita dal sangue. Rinfoderò la spada e tentò di nuovo. «Apri gli occhi.» La donna era alta e sottile, e i suoi capelli, dove non erano bagnati e infangati, erano di un castano ramato. Petali di rose erano caduti dal cespuglio che la tratteneva. Petali fragili, di un pallido rosa, belli in modo incongruo sulla stoffa strappata e inzuppata della sua veste, sull'intrico dei capelli. Lunghe ciglia ombreggiavano le gote pallide, e la bocca era leggermente dischiusa. Lui poteva sentire il respiro uscire in corti ansiti disperati, come fosse un animale in trappola. Si era morsa le labbra e quella vista, in mezzo a tanta carneficina, lo commosse, superando le sue difese. Lo fece infuriare. «Lascia che ti liberi.» Le spine lacerarono le sue mani, 6
aggiungendosi alle altre ferite e ai tagli. Le piccole fitte di dolore gli ricordarono che era vivo. Dopo tre giorni di inferno, chi l'avrebbe detto? Quando la liberò la giovane rimase lì, barcollando. Flint le toccò la guancia, lasciando uno sbaffo di sangue sulla pelle gelida. Lei sussultò, ma aprì gli occhi, le pupille così dilatate che lui non riuscì a definirne il colore. «Come ti chiami?» Lei lo fissò ciecamente. Colpa di un trauma, o forse non parlava inglese. Tentò con il francese, l'olandese, il tedesco. Nessuna risposta, non un fremito. «Sono il maggiore Adam Flint. Sei ferita?» I disertori non l'avevano violentata, era arrivato in tempo per impedire almeno quello. Il suono delle loro risate lo aveva trascinato là di corsa. Aveva udito troppo spesso il suono inconfondibile dell'eccitazione, quando gli uomini dilagavano in una città assediata e sconfitta, alla ricerca di donne e ragazze. Bambine. A volte si riusciva ad arrivare in tempo. Spesso, no. Badajoz... Lei stava ancora lì, una statua che respirava. Doveva essere una delle donne al seguito dell'esercito, ma lui non poteva lasciarla, non in quel posto. Il suo uomo, se era ancora vivo, non l'avrebbe mai trovata, ma altri sì. Adam le mise un braccio attorno alle spalle, poi si piegò e le passò l'altro sotto le ginocchia per sollevarla contro di sé. Il dolore al petto lo pugnalò. Il sangue doveva essersi seccato contro la camicia, e sollevare la giovane doveva aver riaperto la ferita. Lo ignorò. Dopo un momento le sue braccia gli scivolarono attorno al collo e lei gli si strinse addosso, mentre lui attraversava la radura, camminando sopra i cadaveri. Gli uomini se l'erano cavata da soli, mentre lui era stato via per quell'ultima missione privata. Il sergente Hawkins sollevò lo sguardo dal retro del carro delle munizioni, che erano riusciti a rimettere insieme quella mattina. «Avete avuto fortuna, maggiore?» Il suo sopracciglio destro - il sinistro si era bruciato in qualche scaramuccia presto dimenticata, per l'esplosione di un colpo di fucile - si inarcò, nel vedere il carico di Flint. 7
«Jakes è morto.» Dal retro del carro salì un coro di imprecazioni soffocate. «L'ho sepolto.» Per l'esattezza, l'aveva fatto rotolare nella buca provocata da una granata e poi ci aveva calciato sopra della terra. Non una sepoltura decente, anche per un ratto di fogna come Jakes, ma avrebbe tenuto i saccheggiatori lontani dal cadavere. «Allora possiamo andarcene. Datti una mossa, laggiù, Hewitt! Fai sistemare tutti.» Hawkins girò la testa verso la donna. «Non è una delle nostre.» «No.» Le donne del loro accampamento erano tutte in salvo a Roosbos, dove erano stati di stanza prima della chiamata a Quatre Bras, tre giorni prima. Flint contò le teste. «Tredici.» Aveva perso il conto dei feriti che avevano già mandato indietro, dei morti per cui avevano scavato le fosse. «Sì, tredici inclusi noi, maggiore. È ferita?» «Non penso, non riesco a vedere ferite, ma non parla.» Tra le sue braccia, la ragazza era immobile come una lepre terrorizzata. «L'ho trovata là dietro, circondata da un branco di disertori.» Il sopracciglio lacerato si sollevò, interrogativo. Hawkins sapeva cosa succedeva alle donne che rimanevano sole, all'indomani di una battaglia. Adam scosse il capo. «No, sono arrivato prima.» «Non daranno più fastidio a nessuno, allora.» Hawkins aveva già visto Flint sistemare della feccia simile. «Mi chiedo se si rimetterà meglio dell'altro randagio che avete recuperato, maggiore.» Parlava di Dog. Flint sperò che il grande cane irsuto fosse uscito tutto intero da quella tragedia. Signore, doveva essere davvero stanco, se diventava sentimentale! «Stanno tutti belli stretti» osservò Hawkins. Spinse indietro il suo shako per grattarsi la testa quasi calva. «Llewellyn e Hodge sono in grado di camminare. Dove sistemiamo lei, però?» Adam andò a esaminare il carro. Due uomini vi stavano appoggiati contro. Uno, con un rozzo bendaggio attorno al8
la gamba, sedeva sull'asta. Tre uomini giacevano sulle tavole e gli altri stavano appollaiati sui bordi, con piedi e armi infilati dove potevano, attorno ai compagni prostrati. «Potts, tu puoi cavartela a cavalcare con una mano sola. Sali sul mio cavallo, io camminerò, così sistemeremo questa ragazza al tuo posto.» L'uomo si mosse goffamente e saltò giù, imprecando sottovoce nel muovere la spalla ferita. Gli altri fecero posto e Flint sistemò la ragazza sul bordo. Lei girò la testa, fissò gli occhi spalancati sul carro e poi strinse le braccia attorno al suo collo in una presa soffocante. Da dove arrivava tutta quella forza in una cosina tanto fragile e inerme? «So che non sono lo spettacolo più grazioso che tu abbia mai visto, ma sono bravi ragazzi e non ti faranno del male.» Tentò di nuovo, ma lei gli aderì contro come un riccio, il respiro ansante nelle sue orecchie. «Sembra terrorizzata, maggiore» osservò uno degli uomini. «Non penso che sia per noi, ma più per il sangue e il resto. Abbiamo fatto del nostro meglio, con Jimmy, ma lui non è spettacolo per una ragazzina.» Accennò a uno degli uomini distesi, incosciente, e che probabilmente sarebbe morto senza risvegliarsi. Potts fu di nuovo trasportato sul carro. Hawkins andò alla testa del ronzino aggiogato e lo spinse avanti, mentre Adam studiava il modo di cavalcare con una donna aggrappata al suo torace. Il grande stallone arricciò il labbro superiore per mettere in mostra i denti gialli. «Non pensarci nemmeno, o giuro che ti taglierò i testicoli» lo minacciò Flint. «Andiamo, di qua.» C'era un carro distrutto e lui lo usò come scala per salire abbastanza in alto da lanciare una gamba oltre la sella e sistemarsi con il suo fardello scomodamente davanti a sé. «Fermo!» Old Nick agitò le zampe, ma obbedì, mentre Adam si sistemava la ragazza in grembo come meglio poteva. «Andiamo» ordinò. La traballante carovana si avviò per le venti miglia che la separavano da Bruxelles. Non una grande distanza, 9
quando marciavano a cavallo con i cannoni al seguito, ma stavolta si preannunciava un lungo viaggio. Flint aveva mandato i cannoni a Bruxelles con gli ufficiali e gli uomini dell'unità in buone condizioni, i quali sarebbero arrivati molto prima del suo gruppo raccogliticcio. Randall sarebbe stato con loro. Strano che non avesse visto il colonnello dal pomeriggio del giorno precedente, ma se fosse stato seriamente ferito o morto, l'avrebbe saputo. Stessa cosa per Bartlett, l'elemento selvaggio e libertino dell'unità. Probabilmente stava già bevendo del chiaretto in qualche bettola, gli stivali appoggiati su un fusto di cannone. Bartlett poteva trovare un chiaretto decente ovunque e Dog doveva essere con lui, in attesa della sua cena. Questo per quanto riguardava gli ufficiali e i gentiluomini. Il che lasciava lui, un ufficiale e decisamente non un gentiluomo, un bastardo in ogni senso del termine, a raccogliere i pezzi rotti. Il giovane Gideon Latymor era morto, fatto a pezzi a Quatre Bras. Adam aveva evitato di pensare a Gideon e non avrebbe iniziato adesso. Aveva questioni più urgenti per le mani che un fratellastro morto. Letteralmente. Tentò di nuovo. «Qual è il tuo nome?» La donna tra le sue braccia non rispose. «Votre nom? Wat is je naam? Wie ist dein Name?» Niente. «Il mio nome è Adam Flint.» Silenzio. Un petalo di rosa fluttuò giù dai capelli della ragazza, gli sfiorò le nocche nel fantasma di un bacio e cadde nel fango. «Molto bene, allora. Ti chiamerò... Rose.» Cavalcarono a passo d'uomo, limitati non tanto dai due soldati a piedi quanto dal decrepito cavallo che trascinava il carro. Solo il Signore sapeva a chi Hawkins l'avesse rubato - a qualche malcapitato contadino, probabilmente ma dopo la carneficina i cavalli erano rari quanto i denti di gallina e loro sapevano per esperienza che tentare di mettere Old Nick tra le aste avrebbe dato per risultato più morti di quanti ne avessero già. Lo stallone era addestrato a combattere e a uccidere, e considerava fare il cavallo da tiro come una giusta causa per l'omicidio. 10
Era come il traffico a Piccadilly, pensò Adam con insolito umorismo. Sempre che, naturalmente, si immaginasse Piccadilly con il fango all'altezza delle ginocchia e solchi pieni d'acqua, e il traffico consistente in truppe esauste, rozzi carri sobbalzanti pieni di feriti che trattenevano grida di dolore e ufficiali, nelle loro eleganti uniformi sudice e lacere, che indirizzavano uomini di qua e carri di là. E lungo i margini della strada soldati distesi dove erano crollati, morti o morenti tra i cavalli caduti, i corpi rigonfi che già si stavano annerendo nella calda umidità. La puzza era quasi una cosa solida, che intasava narici e gola. Raggiunsero un punto particolarmente fangoso e Adam sfilò i piedi dalle staffe, in modo che i due artiglieri a piedi potessero aggrapparsi alle strisce di cuoio e trascinarsi nel fango. Old Nick vi era abituato, era il metodo usuale per trasportare in fretta gli uomini fuori dal campo, e ignorò il peso in più. Il villaggio di Waterloo, quando finalmente vi giunsero, era affollato. Hawkins forzò il carro lungo la strada e Flint vide il prete sui gradini della chiesa, la testa tra le mani, mentre sempre più corpi venivano ammassati ai suoi piedi. Sull'altro lato della strada gli uomini stavano segnando con il gesso dei nomi sugli stipiti delle porte, dove erano stati trasportati gli ufficiali anziani. Ponsonby, lesse. Dannazione, un altro bravo ufficiale ferito! Si augurava che ce la facesse. «Rose?» Uscirono dal villaggio e proseguirono. La schiena della ragazza, sotto il suo braccio, era ancora rigida, la faccia ancora affondata negli alamari della sua uniforme. Perfino lui non sarebbe voluto stare così vicino a se stesso, pensò con un sorriso amaro. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che si era lavato; doveva puzzare di sudore, polvere da sparo, lana umida e sangue. Una cauta annusata glielo confermò e gli portò una traccia dell'odore di lei. Donna calda, bagnata e terrorizzata. Fango. Un lieve sentore di erbe e limone. Sconcertato, abbassò la testa fin quasi a strofinare il naso negli aggrovigliati capelli castani. 11
Doveva averli sciacquati in acqua di rosmarino e limone. Sembrava una cosa così innocente e femminile da fare, proprio prima di tuffarsi nell'inferno. «Cosa farete con lei, maggiore?» Peters, appeso al cuoio delle staffe, guardava in su verso di lui, i lucenti occhi blu iniettati di sangue nella faccia sudicia. «Dio solo lo sa. Ha bisogno di donne che si occupino di lei, ma queste contadine hanno troppo da fare perché possa lasciarla con loro.» Adam tentò di riflettere. Il fianco gli doleva come l'inferno, i colpi, le escoriazioni e le ferite minori stavano prendendo vita, il suo stomaco era vuoto, le cosce trafitte da mille spilli e gli uomini dipendevano da lui per tornare a Bruxelles più o meno vivi. Spostò la ragazza in una posizione più comoda, per lui almeno. «C'è un convento di suore un paio di miglia più avanti. Sarà il posto giusto.» Problema risolto. Rallegrato alla prospettiva di lavarsene le mani, aggiunse: «Siamo quasi al convento, Rose. Starai meglio là, le sorelle si prenderanno cura di te». Lei non fece alcun movimento. Era anche sorda? «Jimmy è andato, maggiore» annunciò Potts dal retro del carro. Diavolo! Un miserabile, infido ladruncolo, ma un artigliere dannatamente bravo. Era stata una battaglia davvero onerosa. L'avrebbero lasciato al convento, le monache l'avrebbero sepolto e lui sarebbe finito più vicino al paradiso di quanto qualunque canaglia potesse sperare. «Fermiamoci al monastero» ordinò e ghignò, a dispetto di tutto, al coro di scherzi volgari che si levò. «Là... Rose... suore... scendere... al sicuro.» Il Diavolo le stava parlando, ma le parole rimbalzavano nella sua mente, mezzo soffocate dalle grida incessanti. Lei tentò di ascoltare, di comprendere. Finalmente riuscì a sollevare la testa e a concentrarsi. Uno dei laceri, insanguinati spaventapasseri stava camminando verso un alto muro con un grande cancello. Una campana suonò, rimescolando an12
cora di più le parole nella sua mente, e poi uno stormo di grossi corvi neri corse fuori dal cancello, agitando le mani, non le ali. Uno di loro venne vicino e allungò verso di lei un lungo artiglio pallido. «Pauvre... monsieur... pauvre petit...» Lei si rannicchiò nella stretta del Diavolo. Lui avrebbe impedito che la beccassero. Avevano preso uno degli uomini morti e lo stavano trasportando attraverso il grande cancello. Come Gerald, solo che quello aveva tutta la faccia. Forse l'avrebbero mangiato, gli avrebbero beccato gli occhi... Le sue dita si strinsero nella cinghia che attraversava la schiena del Diavolo. No, no... Le parole rimasero bloccate insieme alle grida. Lei sentì il Diavolo scrollare le spalle. I corvi neri vociarono e sbatterono, poi lei e il Diavolo proseguirono sul grande cavallo nero dell'inferno. Lui disse qualcosa, piano, con la sua voce profonda. Rombò nel suo torace, contro il suo orecchio, e stavolta lei capì le parole. «Cosa devo fare con te, Rose?» Chi è Rose? Non era lei, ne era certa. Il suo nome era... era.... svanito. Lui le aveva detto il proprio nome. Adam. Non poteva essere corretto, il Diavolo non poteva chiamarsi Adam. Belzebù, Lucifero, Satana. Quelli erano i nomi del Diavolo. Perché lui non era caldo? Avrebbe dovuto bruciare, invece era solo tiepido. E duro. Le sue cosce sotto le proprie erano di roccia che si muoveva con il cavallo dell'inferno. Il suo torace era solido, le dava l'impressione di essere stretta a un albero di quercia. I suoi occhi erano blu come le fiamme profonde nel cuore di un fuoco, e lui puzzava di sangue, fumo e zolfo. Avrebbe osato dormire? Era passato talmente tanto tempo da quando aveva chiuso gli occhi. I ricordi scivolarono, confusi, e si misero a fuoco per un istante. La notte prima era stata troppo eccitata per dormire. E la notte del ballo era rimasta sveglia con Gerald tra le braccia, accarezzandogli i capelli, tentando di confortare le sue paure. 13
Quanto tempo era passato da allora? Due battaglie, un temporale... Perché ero al ballo? Chi era Gerald? Sarebbe riuscita a dormire con quel rumore nella testa? Si strinse più vicino al Diavolo. Lui l'avrebbe tenuta al sicuro. Non aveva senso, ma niente lo aveva più. Niente più lo avrebbe avuto, e tutto perché lei aveva peccato.
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531 - LA ROSA DI WATERLOO
di Louise Allen
"Io sono un soldato e uccido per vivere. Non sono capace di essere fedele." Potrebbero essere queste le parole provenienti dalla bocca del maggiore Adam Flint, ma di certo non corrispondono appieno all'uomo che ha salvato la bella Rose Tatton. Lui è un figlio illegittimo, un soldato implacabile e un incorreggibile dongiovanni, ma Rose non ha mai conosciuto nessun altro con un senso dell'onore più granitico. Chi altri, infatti, trovandosi tra le braccia una donna priva di memoria a causa dei traumi della battaglia, rinuncerebbe ad assecondare l'intensa attrazione che brucia tra loro? Le spose di Waterloo
532 - UNA STAGIONE PER L'AMORE
di Mary Nichols
Sophie Cavenhurst desidera un matrimonio d'amore ed è decisa a trovare l'uomo giusto, per questo chiede al padre di poter trascorrere un'intera stagione a Londra così da realizzare il suo sogno. Ma la grande città è un luogo pieno di trappole per una signorina di campagna poco avvezza a raggiri e doppi giochi. E quando viene "salvata" dal visconte Adam Trent, Sophie pensa che è l'ultimo uomo sulla terra che vorrebbe vicino. Adam stesso non ha alcuna intenzione di sposarsi di nuovo, men che meno con una fanciulla testarda, senza peli sulla lingua e per nulla attenta all'etichetta come miss Sophia.
533 - UNA DEBUTTANTE PER IL DUCA
di Ann Lethbridge
Frederick, Duca di Falconwood, ha giurato a se stesso che non si sarebbe mai sposato, preferendo proteggere il suo Paese da intrighi e colpi di stato. Ma quando, malgrado la sua volontà, si trova a dover preservare la reputazione della bella e seducente Minette Rideau, l'unica soluzione che trova è proporle un fidanzamento lampo. Con lui. La giovane Minette è molto lusingata dall'offerta e, in cuor suo, non può che bramare il tocco dell'affascinante duca, ma allo stesso tempo sa che dietro la sua proposta c'è solo un forte senso del dovere. Decidono di comune accordo di fingere, ma...
534 - IL RITORNO DEL CAPITANO
di Georgie Lee
Intrappolato tra i ghiacci dell'Artico, l’intrepido esploratore Conrad Essington ha un unico pensiero che tiene viva la sua speranza: Katie Vickers, la bella fidanzata che lo aspetta. Finalmente a casa, non vede l’ora di stringerla tra le braccia. Ma gli ultimi diciotto mesi non sono stati facili nemmeno per Katie. Vittima delle maldicenze dello zio di Conrad, il potente Marchese di Helton, la sua credibilità di ricercatrice presso la comunità scientifica è stata messa seriamente in discussione e, oltre a questo, era ormai convita che non avrebbe più rivisto l'amato fidanzato.
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