La scelta di mary cynster

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UN ROMANZO TRATTO DA UNA STORIA VERA, UNO SGUARDO INTENSO ALL’IRLANDA DEGLI ANNI SESSANTA.

Una storia forte di amore e redenzione: nessun segreto è per sempre.

”I segreti vengono a galla a poco a poco, tra colpi di scena e sentimenti, per culminare in un finale intenso, magistrale.” The Irish Times

Le sorelle Ella e Roberta O’Callaghan non si parlano ormai da decenni, ma ora è il momento di riunirsi per salvare l’antica dimora di famiglia, ed evitare la bancarotta. Il vecchio salone delle feste si trasforma in una caffetteria, il Ballroom Café, grazie a Debbie, arrivata in Irlanda dagli Stati Uniti per ritrovare la sua madre naturale. Le sue domande, però, costringeranno tutti a fare i conti col passato.

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MEGAN HART È TORNATA, CON UN ROMANZO TRAVOLGENTE E DELICATO ALLO STESSO TEMPO DIVISI SONO NIENTE, INSIEME SONO UNA COSA SOLA: A VOLTE LA SALVEZZA È TRA LE BRACCIA DELLA PERSONA CHE PUÒ FARTI PIÙ MALE.

Alcune persone ti lasciano cicatrici sul corpo, nell’anima. E lo chiamano Amore.

Effie e Heath hanno un passato tormentato. Segregati e abusati dallo stesso uomo per diversi anni, i due ragazzi hanno trovato conforto l’uno nell’altra sino a quando non sono riusciti a fuggire. Ora sono due adulti che cercano di andare avanti con le proprie vite… ma il loro legame, a volte, è solo un modo per tornare a vivere quell’incubo.

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STEPHANIE LAURENS

La scelta di Mary Cynster


Immagine di copertina: Lee Avison / Trevillion Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Taming of Ryder Cavanaugh Avon Books An Imprint of HarperCollins Publishers © 2013 Savdek Management Proprietary Ltd. Traduzione di Giuliano Acunzoli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con HarperCollins Publishers, LLC, New York, U.S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special luglio 2016 Questo volume è stato stampato nel giugno 2016 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 226 del 20/07/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Londra, maggio 1837 «Sarebbe lui il gentiluomo sul quale avete posato gli occhi?» Mary Alice Cynster sobbalzò per lo spavento, o almeno così le parve. Ma già mentre riportava sotto controllo il cuore impazzito, pura irritazione l'assalì. Si voltò e lanciò un'occhiata di fuoco alla sua esasperante e incontrollabile nemesi: non capiva perché Ryder Cavanaugh si fosse messo a recitare quella parte, ma dal loro breve incontro al ballo di fidanzamento di sua sorella Henrietta, due sere prima, si era trasformato in una spina nel fianco che la tormentava con preoccupante assiduità. Davanti a loro, il salone di Felsham House era gremito dalla crème del ton, con le sete e i satin degli abiti da sera delle gentildonne che sembravano brillanti macchie di colore sparse tra i completi scuri dei gentiluomini alla moda. Elaborate acconciature e magnifici gioielli spiccavano tra le marsine e le candide camicie in un raffinato amalgama da cui si levava l'educata, incessante cacofonia di centinaia di voci ben modulate. Nascosta nell'ombra sotto la balconata dell'orchestra, lei studiava l'obiettivo prima di partire all'attacco. Era tanto concentrata da non accorgersi di Ryder, che le era arrivato alle spalle con il passo felpato di un felino nonostante la sua corporatura. Come sempre indossava un austero, impeccabi5


le abito da sera che esaltava la fluidità e la forza del suo fisico prestante; alto e muscoloso, con una grande spalla appoggiata con noncuranza alla parete, la guardava con occhi socchiusi come un leone che studia pigramente la sua preda. Molti venivano ingannati dall'espressione amabile di Ryder, che lo faceva sembrare un gigante buono e persino apatico, ma non lei. Dietro quegli occhi brillanti c'era una mente incisiva, decisa e abile in maniera quasi spietata. Una mente come la sua. Tuttavia, oltre lo schermo della languida eleganza che lo rendeva di fatto impenetrabile, il tono della domanda e il modo in cui la guardava dopo aver identificato l'oggetto della sua attenzione, sbirciando di nascosto da dietro le sue spalle, tradivano autentica sorpresa. Maledicendolo dentro di sé, visto che lui era l'ultima persona alla quale rivelare il proprio segreto, studiò quegli occhi verde e oro e sibilò: «Andate via». Come si aspettava, l'ordine non sortì alcun effetto, tanto valeva risparmiare il fiato. Ryder, o meglio il quinto Marchese di Raventhorne, visto che aveva ereditato il titolo alla morte di suo padre sei anni prima, era l'emblema dell'aristocratico che piegava le regole ai suoi voleri. Una facoltà concessa a pochi, soprattutto dalle gran dame universalmente riconosciute come tali, ma in presenza di carisma o potere personale superiori alla media si riteneva meglio chiudere un occhio finché il comportamento restava decoroso. Era una delle regole non scritte che da sempre governavano la vita del ton. Purtroppo, mentre lo guardava come un basilisco rifiutando di concedergli alcunché, era più che consapevole della forza e del fascino dell'uomo che aveva di fronte. Impossibile ignorarli da così vicino. Come se contemplasse un bocconcino appetitoso anche se forse un po' indigesto, Ryder corrugò la fronte e continuò a studiarla. Visto che lei era non solo la più giovane tra le sorelle Cynster, ma anche la più bassa, il fatto che la sopravan6


zasse di almeno due spanne avrebbe dovuto intimidirla, e tuttavia non era mai successo. Con lui le era capitato di sentirsi perplessa, spazientita, furiosa e persino confusa al punto da ritrovarsi a balbettare, ma mai intimidita, in nessuna occasione. D'altro canto, lo conosceva da una vita intera: le loro famiglie erano tra le più antiche della capitale e quindi si conoscevano come solo i casati dalle radici secolari potevano conoscersi. Quegli occhi variegati dalle lunghe ciglia parvero trafiggerla quando osservò: «Non penserete davvero che Rand sia un marito adatto a voi?». Mary alzò il mento, ma guardarlo dall'alto in basso era impossibile persino per lei. «Oserei dire che è palesemente ovvio chi debba stabilire una cosa come questa.» «Risparmiatevi la fatica. Rand non è l'uomo giusto.» «Davvero?» replicò lei, ma poi tacque. Se esisteva qualcuno a questo mondo che conosceva bene le aspirazioni di Rand, quello era Ryder... ovvero il suo fratellastro. Inarcò le sopracciglia e fingendosi sorpresa per invogliarlo a spiegarsi, gli chiese: «E come mai?». Mentre lui si degnava di pensarci sopra, Mary aspettava chiedendosi se doveva negare qualsiasi interesse verso Rand, ovvero Lord Randolph Cavanaugh, il fratellastro più vicino a Ryder come età. Purtroppo, sembrava proprio che liquidandolo con quattro sferzanti parole al ballo di Henrietta e James avesse attirato su di sé l'attenzione di un gentiluomo abituato a ben altri trattamenti da parte di donne di ogni età. Da allora la perseguitava come un leone che insegue una gazzella e, pur essendo passati solamente due giorni da quel ballo, era senza dubbio tanto acuto da aver già capito a chi era rivolto il suo interesse. Pertanto, negare sarebbe servito solo a renderlo ancora più diabolico. Quando lo vide piegare le labbra e poi tirare il fiato per risponderle, però, fu certa che si sarebbe dimostrato diabolico a prescindere. «Permettetemi di elencarvi i motivi.» La sua voce era così 7


profonda da suonare quasi rugginosa. «Anzitutto, vorrei farvi notare che, in quanto ultima giovane Cynster ancora nubile, venite considerata da molti come una sorta di premio da vincere.» Lei si accigliò. «In tal caso, mi spiace per loro» ribatté, guardandolo negli occhi. «Forse non sanno che, pur essendo la più giovane e l'unica ancora nubile, non sono certo una gemma che spicca tra le altre. Inoltre, anche se dignitosa, la mia dote non mi eleva certo nell'Olimpo delle ereditiere da conquistare a tutti i costi.» Visto che era costretta a sopportarlo, tanto valeva sfruttare la sua mente così bene introdotta e soprattutto informata. Ryder inclinò la testa e si trattenne dal risponderle che ereditiera o no, lei era una gemma che spiccava tra le altre e il fatto che non si ritrovasse assediata dipendeva solo dal suo carattere. Per il resto, era tanto attraente, viva, brillante e splendida da stuzzicare le fantasie di qualsiasi uomo, cosa di cui si era reso conto nei due giorni in cui l'aveva seguita come un'ombra, spinto dalla curiosità, dall'orgoglio ferito e da sentimenti meno chiari. «State mancando il punto. Per le famiglie più in vista del ton, voi rappresentate l'ultima possibilità di allearsi con un casato come i Cynster. Ci vorranno almeno altri dieci anni prima che le figlie dei vostri cugini sfilino, per così dire, sulla passerella matrimoniale e quindi, vi piaccia o meno, siete comunque un premio. Rand non vanta alcun titolo né possiede delle tenute...» Contrariamente a lui. Aggrottò le sopracciglia come se volesse liquidare una questione fastidiosa. «Chiedete a qualsiasi matrona: tutti si aspettano che vi sposiate al meglio.» Lei reagì con un cinico suono di scherno. Ryder dovette sorridere, perché sapeva bene cosa provava. «Non è così, altrimenti non potrei muovere un passo.» «Per quest'anno» si affrettò a risponderle. Perché tacerle l'ovvio? «Ma la prossima Stagione le cose cambieranno. Avete solo ventidue anni, dopotutto, e l'attenzione collettiva va al fidanzamento di vostra sorella e al matrimonio che se8


guirà tra poche settimane. La vostra famiglia è troppo impegnata per pensare a un altro corteggiamento e di conseguenza gli spasimanti aspettano tempi migliori.» Tranne lui. E quella sera era deciso a portarsi un passo avanti rispetto ai concorrenti. Le labbra di Mary, petali di rosa incredibilmente carnosi per un volto così giovane, si ridussero a una linea. «Ebbene, che questi spasimanti facciano pure i loro calcoli; io resto convinta che la mia opinione sia l'unica a contare.» La sua espressione divenne ancora più belligerante. «Quanto al resto, sappiate...» «Rand non fa per voi. Ha sei anni meno di me!» Mentre ribadiva questo dato di fatto, comprese uno dei motivi per cui lei considerava il suo fratellastro come un potenziale candidato. «Quindi, solo due anni vi separano. E anche se può esservi sfuggito, cosa che fatico molto a credere, un gentiluomo di ventiquattro anni sarà anche maturo fisicamente, ma non come carattere.» Il sorriso che le rivolse era del tutto sincero. «Dategli tempo e vedrete che mi assomiglierà sempre di più.» E questo era esattamente ciò che Mary intendeva evitare. Si voltò e riprese a studiare il gentiluomo in questione, intento a chiacchierare con gli amici in mezzo al salone. «Per come la vedo io, vostro fratello sarebbe un marito perfetto per me» ribadì. Perché era una versione notevolmente addolcita di Ryder. Perché se lo sposava, sapeva di poterlo influenzare al punto da evitare che diventasse un pericolo per l'intero genere femminile come il fratello maggiore. Le lady del ton non avevano certo bisogno di un'altra infida, affascinante, ingestibile canaglia. Posò lo sguardo su Randolph e ripassò tutte le qualità che lo rendevano attraente. A differenza della criniera castana e giallo oro di Ryder, lunga fino alle spalle e scompigliata dal vento, un potente richiamo per tutte le donne che sognavano di affondarvi le dita, lui aveva i capelli castano scuri simili a quelli di sua madre Lavinia e sfoggiava tagli ordinati e alla 9


moda, né lunghi né corti, uguali a quelli di tanti gentiluomini. Si soffermò sulle spalle, meno imponenti di quelle del fratello, ma larghe quanto bastava. Ryder era più alto, più muscoloso e dotato di un torace impressionante, ma anche Randolph appariva alto e atletico, seppur tendente al magro. Entrambi erano belli e ben proporzionati, solo che Randolph appariva più abbordabile e mondano, mentre Ryder aveva il fisico di una statua classica. Quella definizione, si disse Mary, riassumeva le differenze fisiche tra i fratellastri. Non si riferiva soltanto a Randolph, ma anche agli altri due: Christopher, o meglio Kit, e Godfrey. Ryder era l'unico figlio di primo letto del marchese, mentre gli altri tre più la sorella Eustacia, nota come Stacie, erano nati dal matrimonio con Lady Lavinia. Lei li conosceva tutti, ma non in modo approfondito; per questo intendeva saperne di più su di loro, visto che se avesse sposato Randolph sarebbe entrata a far parte della famiglia. Fremeva per smuovere le acque e attendeva con impazienza il momento buono per partire all'attacco e spingere Randolph a chiedere formalmente la sua mano. Aveva trascorso i primi mesi di quella Stagione valutando i potenziali candidati e, una volta capito che solo lui soddisfaceva appieno le sue aspirazioni, si era data da fare per convincere sua sorella Henrietta a indossare la collana magica donata alle sorelle Cynster da una divinità scozzese, la Signora, che comunicava tramite sogni e visioni con Lady Catriona, moglie di Richard Cynster. Catriona, signora di una remota valle in Scozia, era la sacerdotessa di quell'antico culto e, tramite lei, la dea aveva decretato che le giovani Cynster della generazione di Mary dovessero indossare la collana una dopo l'altra per trovare il loro campione, cioè l'unico gentiluomo di cui si sarebbero perdutamente innamorate e accanto al quale avrebbero vissuto nella felicità coniugale più completa. All'inizio, tutte loro erano scettiche sui poteri della collana... ma poi, Heather a10


veva trovato l'uomo giusto, seguita da Eliza, Angelica e adesso Henrietta. La collana, composta da sottili anelli d'oro intervallati da sfere di ametista e con un pendente in quarzo rosa sfaccettato, doveva passare da una sorella all'altra la sera del ballo di fidanzamento. Henrietta gliel'aveva donata due sere prima; da allora lei la indossava sempre e adesso sentiva il pendente irradiare calore tra i suoi seni. Funziona! Mary ci credeva con tutta se stessa. Aveva funzionato con le altre e quindi doveva funzionare anche con lei. Tuttavia, per affrettare un po' le cose, aveva cominciato a guardarsi attorno prima di mettere le mani sul gioiello magico. Così era arrivata a capire che solo Randolph poteva diventare il suo campione. La collana serviva solo per accertarsi che la Signora apprezzasse la sua scelta. Quella sarebbe stata la seconda volta che parlava a Randolph indossando la collana. La sera prima l'aveva incontrato alla soirée di Lady Cornwallis ma stranamente, pur avendo trascorso più di mezz'ora in sua compagnia chiacchierando e ridendo nello stesso gruppo, non era successo nulla di speciale. Probabilmente si doveva solo al fatto che non sapeva bene cosa aspettarsi. Stando alle spiegazioni fornite dalle sue cugine e da Henrietta, la collana non faceva nulla di veramente attivo. Agiva più come un catalizzatore: bastava indossarla e in breve tempo avrebbe incontrato l'uomo mandato dal destino, senza però poter contare su segni particolari, premonizioni e via dicendo. Quindi, doveva solo trascorrere più tempo con Randolph. Se davvero era lui il suo campione, l'uomo di cui si sarebbe perdutamente innamorata, qualcosa doveva pur succedere, una fiamma doveva pur accendersi. Si mosse e studiò il gruppo con cui chiacchierava, pensando al modo migliore di avvicinarlo. «Come attirare la sua attenzione?» mormorò a se stessa. Subito si accorse che Ryder si era chinato un po' in avanti, 11


cercando di afferrare quelle parole sussurrate. Soppresse senza pietà l'impulso di voltarsi, conscia che lui era ormai così vicino da ritrovarsi ad annegare in quegli ipnotici occhi verde e oro se solo lo avesse guardato. E, senza dubbio, quelle labbra maliziose si sarebbero piegate in un sorriso così peccaminoso... Doveva andarsene di lì. Percepiva la sua presenza come un caldo, allettante formicolio sul fianco destro. Tentatore, sensuale e perfido, lui sapeva bene come sfruttare l'indefinibile fascino che lo avvolgeva come un manto, un influsso con cui attirava senza sforzo ogni genere di donna. Conoscendolo da tempo, si era ormai convinta che fosse nato con quella qualità, a cui si aggiungeva il richiamo sensuale che trasudava da ogni poro. Ma pur essendo sensibile all'effetto, pur riconoscendo l'attrazione per ciò che era e per i risultati che sortiva su di lei, aveva capito da tempo che lasciare mano libera ai suoi impulsi con un uomo – qualsiasi uomo e qualunque fossero gli impulsi – serviva solo a dargli più potere. E dato che fin da giovanissima aveva stabilito che era lei l'unica padrona di se stessa, conferire più potere a chicchessia era fuori discussione. Grazie al cielo, gli affascinanti e profondamente dominanti maschi Cynster le avevano offerto innumerevoli occasioni per studiare il comportamento di gentiluomini come Ryder, il modo in cui reagivano ai segnali d'interesse delle donne e quali venissero percepiti come tali. Pertanto, aveva lavorato duramente per sradicare i suddetti segnali dal repertorio delle proprie reazioni, anche le più istintive. Da qui nasceva la rara capacità di resistere al fascino di Ryder. Stava attenta a non offrirgli mai un motivo di pensare che avesse fatto colpo su di lei. Non era certo l'attenzione di Ryder che cercava, ma quella di Randolph. E quella sera era ben decisa a ottenerla: anche per questo aveva scelto il nuovo abito da sera blu fiordaliso, che richiamava il colore dei suoi occhi ed esaltava il blu pro12


fondo dai riflessi purpurei delle piccole sfere di ametista. Randolph. Si concentrò su di lui, ma, anche se era facile guardarlo, tutti gli altri sensi e la sua attenzione andavano altrove. Accidenti a Ryder! Consapevole della sua vicinanza, non riusciva a pensare ad altro che alle sensazioni che suscitava in lei. Come fisico, pur essendo bello, atletico e senza dubbio attraente sotto tutti gli aspetti, Randolph impallidiva se paragonato al fratello. Non c'era lady nel ton... anzi, non c'era donna al mondo che non gli avrebbe attribuito un posto d'onore nell'Olimpo dei bellissimi, o magari nel girone degli uomini tanto irresistibili da costituire una minaccia per ogni cuore femminile. Ma... è bello ciò che piace, no? E Ryder era troppo bello per piacerle, troppo abile, capace e intelligente per spingerla a cascare nella sua trappola. Non si faceva illusioni sulla propria capacità di controllarlo: seppur dotata di un carattere più forte della media, non aveva alcuna possibilità di vincere il confronto. Meglio quindi dedicarsi a un uomo alla sua portata. Lei e Randolph sarebbero stati perfetti insieme. «So di rischiare un morso» mormorò Ryder alle sue spalle, «ma come pensate di convincere Rand che siete la donna giusta per lui?» Sentiva dei rumori provenire dalla balconata sopra di loro; con un po' di fortuna, l'orchestra era arrivata e avrebbe presto intonato la sonata d'archi. Tutto ciò che doveva fare per portare avanti la sua causa era accertarsi che Mary restasse con lui fino all'inizio del concerto. La vide voltarsi lentamente, ma solo per lanciargli un'occhiata che senza dubbio riteneva scoraggiante. Mary aveva ancora molto da imparare: non sapeva, per esempio, che in quella situazione un dolce sorriso l'avrebbe scoraggiato ancor di più. La resistenza che continuava a opporgli lo attirava come un magnete; per un gentiluomo dagli appetiti soddisfatti come lui, soltanto le novità recavano un pizzico di frizzante eccitazione. Tuttavia, se voleva raggiungere il suo 13


scopo e conquistarla, avrebbe fatto bene a tacere e ad aspettare la reazione della giovane con tutta la pazienza di un esperto cacciatore. Lo sguardo di Mary, già cupo, divenne minaccioso. «Non vedo perché mai dovrebbe riguardarvi.» Ryder sgranò gli occhi. «Credevo fosse ovvio: perché dopotutto è mio fratello!» «Fratellastro.» Alzando il mento, Mary tornò a osservare il salone e l'ignaro Randolph. «Ammetto che non sarà esperto quanto voi, ma non credo che abbia bisogno di un guardiano per difendersi da una gentildonna come me.» Lui piegò le labbra in un sorriso. «Non saprei.» In effetti, Mary aveva fatto centro: conoscendola, il fatto che avesse posato gli occhi sul suo giovane e ingenuo fratellino stimolava i suoi istinti protettivi. Una come lei era in grado di fare di Rand un sol boccone, almeno a quell'età. Il fatto che i suoi istinti protettivi coincidessero così bene con ciò che aveva in mente era solo una coincidenza. O magari, come capitava spesso, una nuova dimostrazione della benevolenza del destino. Con lo sguardo posato su Rand, lei alzò una spalla piccola e delicata. «Sono ciò che sono e vi assicuro che non costituisco alcun pericolo per vostro fratello.» «Dipende dai punti di vista.» Lei gli lanciò un'altra occhiata di fuoco, ma, prima che potesse rispondergli, l'orchestra intonò l'introduzione a un valzer. Perfetto. Non le diede il tempo di reagire né tantomeno di sfuggirgli. Uscì da sotto la balconata nell'intensa luce degli enormi candelieri di cristallo e si produsse in un inchino che fece di tutto per rendere impeccabile. Poi tese la mano e incontrò i suoi occhi sgranati. «Mi concedete l'onore di questo valzer, milady?» Una luce inferocita e vagamente terrorizzata le riempì lo sguardo. Ryder continuò a studiarla e così si accorse dell'attimo in cui lei si rese conto di cosa sarebbe successo non ap14


pena l'avesse stretta fra le braccia: non avrebbe più potuto nascondere le reazioni alla sua vicinanza, l'istintiva attrazione che, lo sentiva nel profondo, cercava in ogni modo di sopprimere. Mary guardò la mano tesa, poi incontrò i suoi occhi. «No.» Lui sorrise. Intensamente. «Sono certo che comprendete da voi l'inutilità di una scenata che darebbe di che pensare a ogni matrona presente nel salone. Dopotutto...» la incalzò, aggrottando un sopracciglio, «che motivo avreste di rifiutarmi un ballo?» Quegli occhi blu fiordaliso si ridussero lentamente a due fessure. Quelle labbra così carnose, piccoli petali di rosa su cui aveva cominciato a fantasticare, si strinsero fino a diventare una linea. Ma un attimo più tardi la vide annuire, seccamente e una volta soltanto. «E va bene» sibilò, alzando la mano, tendendola incerta... e poi fermandosi prima di posare le dita nel suo palmo. Resistendo all'impulso di stringerla e catturarla, Ryder la guardò in volto. Puro acciaio traspariva dall'espressione di Mary. «Solo un valzer. Poi mi condurrete nel gruppo di vostro fratello.» Ryder non esitò. «Affare fatto.» Chiuse le dita su quelle di lei, l'avvicinò e quindi si voltò verso il centro del salone, dove gli ospiti si stavano spostando per lasciar posto alle eleganti coppie. Mentre avanzavano, un sorriso involontario gli piegò le labbra. Dal modo in cui Mary si muoveva, leggera sulle gambe, quasi frettolosa accanto a lui, era sicura di aver vinto, o almeno di aver raggiunto una faticosa parità. Purtroppo, si ritrovava di fronte un maestro: le sarebbero occorsi ancora degli anni prima di riconoscere le tecniche sottili con cui la stava seducendo. Raggiungere Rand dopo il ballo non gli creava alcun problema. Ma adesso c'era il suo premio: il valzer. Il primo di molti, a prescindere da ciò che pensava Mary. 15


Raggiunsero il centro del salone e Ryder si fermò, la cinse elegantemente con un braccio e non fu sorpreso di vederla fare un passo avanti e posargli una piccola mano sulla spalla, per poi voltare la testa verso Rand non appena le strinse l'altra mano. Ignaro di tutto, suo fratello continuava a chiacchierare con gli amici; ugualmente ignara, Mary credeva di poter danzare con lui fingendo di pensare a qualcun altro. Aprì le dita, premendole sulla curva delicata della schiena... ed ecco la reazione rivelatrice, il lieve fremito che la scosse nonostante facesse di tutto per sopprimerlo. Sorridendo dentro di sé per l'anticipazione, mosse il primo passo e poi la trascinò nel ballo, crogiolandosi nell'istantanea, insopprimibile risposta della giovane. I suoi occhi si accesero quando lo guardò in volto e le labbra si schiusero un poco, come se provasse un vago affanno. Da quel momento in poi, l'attenzione di Mary andò solo a lui. E l'ultima cosa che gli passava per la testa era perderla allentando la presa. Catturandole gli occhi blu intenso, la stessa sfumatura dei fiordalisi sotto un cielo tempestoso, si lanciò in una serie di volteggi, attento ai passi e ai movimenti, intenzionato a far sì che ogni giro di valzer si rivelasse una delizia per i sensi. Sentiva la potenza della musica e la trasferiva nel ballo, riversandola tutta nella fluida grazia con cui si muovevano insieme. Ma se lui era un esperto della danza, lei era una dea dell'agilità. Teneva il passo senza sforzo, non per esperienza ma piuttosto per istinto; e nel frattempo, anche se i loro sguardi restavano incatenati, sopprimeva senza pietà qualsiasi reazione. Pura sfida. Uno per l'altro. Senza tregua. Mentre volteggiavano nel salone, caparbietà, determinazione e arroganza venivano lanciati avanti e indietro come guanti invisibili, senza parlare ma affidandosi solo a ciò che comunicavano con gli occhi, a ciò che traspariva dai loro 16


volti. Per chiunque li guardasse, erano solo un'altra coppia completamente assorbita dalla danza. Nessuno poteva vedere la zuffa, la battaglia primordiale, che combattevano tra loro. Una battaglia privata che, si disse Ryder, presto si sarebbe trasformata in un assedio. Il predatore dentro di lui rideva deliziato, incoraggiandolo senza freni. Non stava usando alcuna tecnica né aveva elaborato strategie. Non gli servivano, poiché da tempo aveva scoperto che in certe circostanze, i maggiori successi arrivavano seguendo l'istinto e non la logica. L'istinto l'aveva spinto verso Mary Cynster e adesso era deciso a conquistarla. Lei sarebbe stata sua, portandolo alla vittoria più grande. L'unica che gli avrebbe permesso di fare un passo avanti, di ottenere ciò che più voleva e di cui aveva più bisogno nella vita. Cambiando la sua esistenza e trasformandolo nell'uomo che voleva diventare. Solo questo aveva bisogno di sapere. Ecco perché non poteva perdere. Lei non cedeva di una virgola, ma il suo talento innato non l'aveva mai tradito. Adesso lo rifiutava, ma presto avrebbe cambiato idea. Mary riusciva a malapena a respirare. Sentiva una morsa stringerle i polmoni, soffocandola; poi Ryder piegò le labbra in un sorriso e l'interesse nel suo sguardo si fece più marcato, più caldo, deciso, pronunciato. Impossibile fingersi ignara e difatti non perse un solo istante a provarci. Ryder, accidenti a lui, era riuscito a insinuarsi nelle sue difese; forse non avrebbe dovuto lanciare quell'ultima occhiata a Randolph, dimenticandosi che il vero pericolo, in ogni modo concepibile, era proprio davanti a lei. Nell'attimo in cui quella grande mano si era posata sulla sua schiena... Scacciò il ricordo e i pensieri che portava con sé. Bastava quello per farla fremere di nuovo e non aveva la minima intenzione di finire divorata dal leone con cui si ritrovava a volteggiare. Doveva riprendere il controllo. Quella sera aveva appreso qualcosa di prezioso: per qualche incomprensibile ragione, 17


Ryder si era messo in testa di darle la caccia e lui rientrava senza dubbio in quella rara categoria di gentiluomini dotati di abbastanza personalità, talento e abilità da fare breccia. Sarebbe riuscito a piegarla, a manovrarla e, cosa ancora più irritante, a manipolarla se glielo avesse permesso. Bastava vedere quel valzer! E il solo pensiero di venir manipolata da qualcuno bastava per farle digrignare i denti, piantare metaforicamente i piedi e poi... E poi, nulla. Sapeva bene che in quel caso la decisione più saggia non era combattere, ma darsi a una fuga precipitosa. Una donna dotata di buonsenso non si lanciava in una sfida che non poteva vincere. Non sarebbe mai riuscita a gestire Ryder. Nessuna donna poteva riuscirci. Non solo. Bastava pensarci un attimo per rendersi conto che non c'era ambiente nel ton in cui Ryder non avrebbe dominato. Quel maledetto era abile almeno quanto lei nel piegare le convenzioni ai suoi voleri. Per cui, la cosa migliore da fare era fuggire. Ignorarlo, tenerlo a distanza e sperare che si stancasse presto. Dando naturalmente per scontato che si stesse solo divertendo. Quel dubbio s'insinuò in profondità, incrinando ancor di più ogni certezza. Non si poteva certo negare che lei, giovane, nubile e di ottima famiglia, corrispondesse in pieno al tipo di donne che Ryder cercava per le sue tresche. Improvvisamente timorosa, lo studiò. L'oppressivo silenzio con cui ballavano, carico di tutta la tensione generata da due caratteri forti, da due personalità dominanti che entravano in conflitto, non dava cenno di allentarsi; senza pensarci troppo sopra, decise di romperlo. «Perché mi fate questo?» Passò un istante, poi Ryder aggrottò un fulvo sopracciglio. «Voi cosa pensate?» «Se avessi un'opinione, non vi avrei posto la domanda. E visto chi e cosa siete, non provo neppure a capire cosa vi passa per la testa.» Lui strinse le labbra e poi, con apparente riluttanza, le pie18


gò in un sorriso. «Molto saggio da parte vostra, milady.» Lei aprì la bocca per insistere, ma Ryder l'avvicinò a sé ancora di più. Era tanto vicina da sentire attraverso l'abito da sera il calore di lui; tanto vicina da sentirsi travolta all'improvviso da un torrente in piena di sensazioni, da capo a piedi, senza scampo. Annaspò per la fisicità in cui si ritrovava immersa, per la prossimità di quel corpo maschile così grande, potente, molto più forte di lei, molto più pesante e muscoloso. Un corpo diverso, estraneo, eppure così attraente. Il fiato le mancò. La mente sembrava impazzita e i pensieri roteavano più rapidi dei suoi piedi. Mentre eseguivano un altro volteggio, forzatamente breve per la pressione delle coppie attorno a loro, perse ogni capacità di respirare. Non riuscì a opporsi, non riuscì neppure a maledirlo dentro di sé quando l'avvicinò ancora, tendendo il braccio con cui le cingeva la schiena e stringendola protettivo a sé per quell'istante in cui il passo della danza la nascose, con una gamba dura come il ferro che s'insinuò tra le sue cosce prima di ritrarsi per volteggiare ancora... Poi si ritrovarono fuori dalla calca e lei lottò per riprendere fiato. «Ryder!» sibilò non appena ci riuscì. La musica rallentò, poi cessò del tutto. Con un blando sorriso, lui la lasciò e si produsse in un inchino. Stringendo le labbra, Mary eseguì la riverenza e lasciò che lui la rialzasse. Prima che riuscisse a proferir parola, prima che potesse esigere una risposta alla domanda che gli aveva posto, lui alzò la testa e scrutò nella folla. «Ora, dov'è Rand?» chiese, per poi puntare su di lei due occhi pieni d'innocenza. «Volete ancora che vi spiani la strada, vero?» Lei incontrò quelle pozze verdi e oro e non seppe cosa dirgli. C'era il trucco, ne era certa, ma inclinò comunque la testa. «Sì, grazie.» Sempre guardandola, Ryder attese. 19


Mary sapeva bene cosa si aspettava, ma lasciò passare un lungo istante prima di concederglielo. «E grazie anche per il valzer.» Lui sorrise, e quello fu davvero un colpo sotto la cintura. Perché fu un sorriso mozzafiato, tanto intenso e luminoso da farle tremare la mano quando, dopo un inchino, le offrì il braccio e lei dovette posare le dita sulla sua manica. Non appena lo fece, Ryder ne approfittò per chinare la testa e sussurrarle all'orecchio: «È stato davvero un piacere». L'aperta sensualità del suo tono le mandò un nuovo fremito lungo la schiena. Lottando contro l'impulso di guardarlo negli occhi, Mary alzò la testa e scrutò la folla. «Ah, ecco Randolph laggiù» annunciò, indicando con un cenno del capo un gruppo di gentiluomini e giovani dame. Ryder esitò giusto un istante e poi, come promesso, l'accompagnò da suo fratello. Dopo aver introdotto Mary nel gruppo, e venir ricompensato da lei con un'occhiata sospettosa quando la lasciò proprio accanto a Rand, scambiò qualche parola per pura cortesia e se ne andò. Anche se conosceva bene i gentiluomini, tutti amici di suo fratello, e anche se aveva danzato o chiacchierato con le fanciulle ad altri ricevimenti, l'età e il titolo lo qualificavano come membro di un'altra generazione; al di là dall'interesse che anche le giovani dame mostravano per lui, non c'erano punti di contatto. Muovendo pigramente verso la sala dei rinfreschi, Ryder ripensò ai progressi compiuti quella sera e annuì soddisfatto. Avendo deciso di sposarsi prima o poi, con il poi che indicava il momento in cui le gran dame decidevano di mettere mano al copione scritto dal Fato per lui, era felice di aver approfittato del ballo di fidanzamento di Henrietta e James per dare inizio alla propria ricerca. L'occhio gli era subito caduto su Mary Cynster... e il modo in cui lei aveva liquidato la sua profferta, con nulla più che quattro ironiche, pungenti parole, aveva solo acuito il suo interesse. Per nulla intenzionato a tirarsi indietro, l'aveva seguita nel 20


salone vedendola ritirarsi in una nicchia con sua cugina Angelica. E avvicinandosi discretamente era riuscito ad ascoltarle, scoprendo che anche lei stava per lanciarsi alla ricerca del suo campione, come l'aveva definito, riferendosi chiaramente al gentiluomo che intendeva sposare e aggiungendo di averlo già trovato. Fino a quella sera, però, Ryder non immaginava che avesse messo gli occhi su suo fratello. Scoprire che era Rand a farle battere forte il cuore avrebbe dovuto spingerlo a muovere un passo indietro, lasciando a lui l'onere di decidere se impalmare o meno la dolce Mary; peccato che sposarsi fosse l'ultima cosa che gli passava per la testa, visto che dopotutto aveva solo ventiquattro anni e che partecipasse a quegli eventi solo perché sua madre Lavinia, la matrigna di Ryder, stava già cercando in tutti i modi di accasarlo. Purtroppo, giovane com'era, suo fratello tendeva ancora a inchinarsi ai voleri della madre invece di affrontarla a viso aperto. Comunque fosse, un matrimonio tra quei due si sarebbe presto tramutato in un inferno, almeno per Rand. Mary era troppo indipendente, tenace, manipolatrice. Con la volontà di ferro che si ritrovava, si sarebbe legata Rand attorno al dito in un baleno. Naturalmente sapeva che avrebbe cercato di farlo anche con lui, ma era certo di riuscire a tenerle testa. Non solo: era persino ansioso di lanciarsi in quella battaglia, in quella guerra, in quella sfida. Conosceva se stesso abbastanza a fondo da ammettere che l'idea lo stava tentando. Anche perché, contrariamente a quasi tutte le altre lady, Mary non abbassava mai lo sguardo quando i loro occhi s'incontravano. Se conversavano si concentrava sul discorso, non su di lui, e non si distraeva un attimo. Metteva tutta se stessa in quello che faceva, un altro dei suoi tratti caratteristici, e se riusciva a coinvolgerla gli dedicava tutta la sua attenzione. Dentro di sé, sentiva di avere molte caratteristiche in comune con la fiera a cui spesso veniva paragonato. Mary, con 21


quell'attenzione tutta particolare, riusciva a solleticare il suo lato leonino, spingendolo a fare le fusa come un grosso gatto. Raggiunse il buffet e prese un bicchiere di brandy, ne bevve un sorso e poi si voltò, lasciando correre lo sguardo sulla marea di teste che riempiva il salone. Quasi subito si soffermò su Mary e Rand. Erano ancora uno accanto all'altro e ascoltavano le chiacchiere del gruppo, lui con avido interesse, lei con un'impazienza a malapena controllata. Non ci voleva molto per capire che si stava annoiando, ma suo fratello non pareva intenzionato a invitarla a ballare. E questa era proprio la ragione per cui l'aveva accontentata senza fare storie. Sapeva che suo fratello e i rampolli con cui si accompagnava non potevano offrirle nulla di davvero stimolante. Un altro punto a suo favore, visto il contrasto con il valzer di poco prima. E ancora meglio doveva andare di lì a poco, quando lei sarebbe intervenuta per forzare la situazione e Rand con i suoi amici l'avrebbero trovata un po' troppo imperiosa, guardandola con imbarazzo. Cosa destinata certamente a esasperarla. Sorridendo, gustò un altro sorso di liquore. Lady Felsham si era procurata un brandy decisamente ottimo per i suoi ospiti. Un movimento accanto a lui lo spinse a voltare la testa, ritrovandosi a guardare il volto truccato della matrigna. Con i capelli ancora castani e ciò che restava della sua bellezza giovanile ancora ben visibile, Lavinia, ora quarantacinquenne e purtroppo sempre più acida, aveva ben poco da spartire con lui pur essendo la Marchesa di Raventhorne. Tenerla a distanza era un compito a cui si dedicava con grande piacere, ma si premurò di salutarla, seppure con deliberata lentezza. «Lavinia.» Lei reagì studiandolo irritata da capo a piedi, con lo sguardo che si soffermò sul grosso diamante che gli ornava la cravatta. Apparteneva a suo padre e faceva parte dei gioielli di famiglia dei quali lei non aveva potuto appropriarsi una vol22


ta rimasta vedova. Accanto a Lavinia c'era una delle sue amiche, Lady Carmody, che sorrise ossequiosamente ed eseguì la riverenza. Ryder rispose con un secco inchino, consapevole da tempo che la fredda, educata cortesia funzionava a meraviglia per tener lontani Lavinia e la sua corte. «Mi sorprende trovarti qui.» Lavinia lo trafisse con i suoi occhi leggermente sporgenti, come per cercare qualche indizio sulle intenzioni del figliastro. «Davvero?» Incontrando il suo sguardo, Ryder si accigliò. «Credevo sapeste che questi sono i miei territori di caccia. Ma al momento mancano le prede, quindi mi sto gustando questo ottimo brandy mentre studio discretamente il branco.» Lavinia arrossì. «Ryder, non è il caso di usare questo linguaggio» dichiarò, muovendo la mano in un gesto esageratamente altezzoso. «Inoltre, sai bene che non m'importa di dove trovi i tuoi grandi amori.» Lady Carmody ridacchiò. Quando Lavinia e Ryder la guardarono, spiegò: «Ebbene, questo povero ragazzo dovrà pur cercare le sue amanti da qualche parte. Senza dubbio è meglio che le cerchi qui piuttosto che in qualche infimo teatro». Ryder non aveva mai avuto motivo di apprezzare Lady Carmody, ma per ringraziarla di quel benevolo commento si frappose giusto in tempo per risparmiarle la velenosa risposta della matrigna. «Ho parlato con Rand pochi minuti fa. È in quel gruppo laggiù.» Indicò il fratellastro con un cenno e poi tacque per permettere a Lavinia di localizzare il suo primogenito. «Non mi aspettavo di trovarlo qui» commentò ridacchiando. «Sarà venuto con le mie stesse intenzioni?» Lavinia si raddrizzò in una posa di assoluta indignazione. «Non dire sciocchezze!» sibilò, continuando però a studiare il gruppo. «A differenza di te, Randolph non nutre alcun interesse per le tresche. È un vero gentiluomo e tutto ciò che desidera è trovare la sposa giusta e perpetuare la stirpe dei Cavanaugh.» I suoi occhi si posarono su Ryder. «Qualcuno 23


deve pur pensarci. Era ciò che tuo padre desiderava di più.» E quella era un'indubbia verità, anche se suo padre aveva affidato a lui il compito di sposarsi e perpetuare il casato. Ma, piuttosto che ricordarlo a lei, preferì sfruttare la nota di disprezzo che traspariva dal suo tono per affermare: «Bene, in tal caso gli auguro buona fortuna. Adesso è meglio che vada. A dopo, Lavinia. I miei omaggi, Lady Carmody». Lavinia lo salutò a stento, mentre Lady Carmody gli lanciava un sorriso cospiratorio. Ryder si voltò, posò il bicchiere di brandy e rientrò nella calca. Non appena Lavinia lo vide allontanarsi, strinse il braccio dell'amica e mormorò: «Guarda! Non osavo sperarlo, ma a quanto pare il mio piano sta dando i suoi frutti». Lady Carmody seguì il suo sguardo estasiato e annuì. «Splendido!» Studiò il gruppo ancora un attimo. «Devo ammetterlo, mia cara: non credevo che qualcuno potesse attirare l'interesse di una ragazza come Mary Cynster. Sta parlando a Randolph con grande entusiasmo!» «È vero» mormorò Lavinia, gongolando per la scena. «Te l'avevo detto: per manovrare una ragazza come lei servono tatto e pazienza. Non le ho mai parlato di persona e, pur piantando in giro i semi giusti, mi sono accertata che Randolph venisse citato solo di sfuggita. L'idea era attirare pian piano su di lui l'attenzione di Miss Cynster.» Tirando un respiro soddisfatto, si raddrizzò e aggiunse: «Chiaramente, la mia strategia ha funzionato. Ora lasciamo che la natura segua il suo corso. Randolph non è certo un ingenuo e Mary Cynster scoprirà presto di non poter trovare un gentiluomo migliore di lui». «Uhm.» Lady Carmody stava ancora studiando la coppia in questione. «Spero che tu abbia piantato un piccolo seme anche nella testa di Randolph, ricordandogli che Mary è l'ultima Cynster ancora nubile e che sposarla significherebbe legarsi a una famiglia influente e rispettata.» «Ma certo!» Lavinia prese l'amica a braccetto. «Con di24


screzione però, senza assillarlo. I gentiluomini della sua età sono sempre così restii ad ascoltare i consigli delle madri. Ma credimi...» Lanciando un'ultima occhiata a Randolph e Mary, le due signore mossero nella direzione opposta. «I miei semi sono ben piantati e tutto mi fa pensare che porteranno buoni frutti. Il che, lo ammetto, mi darà una grande soddisfazione in più.» Lavina alzò la testa, si guardò attorno, poi sorrise. «Aspetta solo che annunci a Ryder il fidanzamento del fratello!» «Bene, tesoro, com'è andata la serata?» Mary guardò sua madre, Lady Louise, seduta accanto a lei nella carrozza di città che le riportava a casa. «È stata utile» rispose, stringendo le labbra con disappunto. «Ma purtroppo nulla più.» Lady Louise sorrise, un lampione che le illuminò il volto per un istante. «Non preoccuparti. A tempo debito il tuo campione arriverà, vedrai.» Mary sbuffò dentro di sé. Abbassò lo sguardo nella penombra e studiò la collana, concentrandosi sul pendente in quarzo rosa che giaceva tra i suoi seni. Stupido gioiello! Era rimasta accanto a Randolph per più di mezz'ora e non aveva sentito nulla, non era successo nulla e lui non faceva altro che parlare di cavalli con gli amici! Dov'era il fremito di deliziosa aspettativa, il vago affanno, lo stomaco chiuso e la mente nel caos? L'unico momento della serata in cui aveva provato quelle sensazioni era stato durante il valzer con Ryder. Ma certo non era così ingenua da pensare che fosse lui il suo campione, anche se riusciva a gettare lo scompiglio nei suoi sensi senza alcuno sforzo. Tra l'altro, quale divinità femminile avrebbe spinto una ragazza come lei, che teneva all'indipendenza più di ogni altra cosa, tra le braccia di un gentiluomo che, dietro la grazia pigra e indolente di un leone, non era altro che un tiranno? No, le reazioni suscitate da Ryder non contavano nulla, se non altro perché una buona metà della popolazione femmini25


le sentiva il cuore palpitare non appena lo vedeva. Era la sua prestanza, unita al fascino da canaglia che faceva così parte di lui, a toglierle il fiato e non il fatto che fosse l'uomo giusto per lei. «Sai, ho parlato con le tue zie dei preparativi del matrimonio. Incredibile a dirsi, ma sembra che tutto proceda senza intoppi e quindi io e le altre abbiamo deciso di concederci qualche giorno di tranquillità in campagna prima di affrontare la grande sfida della cerimonia e del pranzo di nozze» annunciò sua madre, reclinando la testa sul poggiatesta. «Partiremo domani per Somersham Place e torneremo fra tre giorni» riprese, voltandosi verso di lei. «Naturalmente ci farebbe piacere se venissi con noi, ma mi rendo conto che la Stagione è al culmine; le tue sorelle e le tue cognate rimarranno in città, per cui se vuoi restare anche tu...» Mary si accigliò. Con Randolph non era arrivata a nulla, ma non intendeva arrendersi né tantomeno contemplare l'idea che potesse essersi sbagliata su di lui. Forse dovevano passare un po' di tempo da soli, o comunque non in un gruppo. «Preferisco restare» annunciò, voltandosi verso sua madre. «Anche perché Amanda, Amelia e Portia si recheranno agli stessi balli a cui vorrei partecipare.» La nobildonna annuì. «Manderò loro una nota non appena arriveremo a casa. Se accetteranno di farti da chaperon, non vedo perché non dovresti recarti agli eventi che hai in programma.» «Grazie, madre.» Tornando a guardare avanti, Mary cominciò a chiedersi quale fosse la situazione più indicata per spingere Randolph Cavanaugh a rivelare la sua vera natura... facendo così emergere quei tratti della personalità che lo rendevano l'uomo giusto per lei.

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Il duca dissoluto LORRAINE HEATH Londra, 1851 - Dopo essere emerso dalla dura infanzia nei bassifondi Jack Dodger è diventato proprietario del club più esclusivo di Londra. Così, il fatto che venga nominato erede di tutti i beni del Duca di Lovingdon getta nella disperazione la giovane vedova, Olivia. Il disprezzo della duchessa però non ha scampo di fronte al fascino pericoloso di Jack...

La stagione dei veleni TASHA ALEXANDER Inghilterra, 1891 - A Stagione appena iniziata Lady Emily Ashton si trova ancora al centro di un mistero e decide di risolvere il caso, indagando sui numerosi personaggi coinvolti. Costretta a districarsi tra scandali e maldicenze, potrà però contare sul sostegno del fedele amico e pretendente Colin, più che mai determinato a conquistare il suo cuore.

La scelta di Mary Cynster STEPHANIE LAURENS Inghilterra, 1837 - Mary ha atteso anni l'opportunità di trovare il vero amore, com'è tradizione in casa Cynster, e sa esattamente il tipo d'uomo che vuole, e non è certo qualcuno come il selvaggio, intrattabile e peccaminosamente seducente Ryder Cavanaugh. E la sfida tra i due entusiasma l'intero ton londinese per i suoi esiti imprevedibili...

Un affascinante gentiluomo CANDACE CAMP Inghilterra, 1824 - Eve Hawthorne, vedova e senza un soldo, accetta di diventare chaperon di quattro esuberanti fanciulle americane. Decisione che vacilla nel momento in cui rischia di perdere la testa per l'affascinante Fitzhugh Talbot. Preoccupata per la propria reputazione, Eve cerca disperatamente di dimostrarsi posata e affidabile, ma la passione...


Tra le braccia di un duca LORRAINE HEATH Londra, 1851 - Dopo la difficile infanzia trascorsa nei bassifondi di Londra, Frannie Darling si dedica ai bambini abbandonati. Non cerca l'amore e fa il possibile per passare inosservata, eppure, a una festa di nozze, qualcuno la nota. Turbata dallo sguardo insistente di Sterling Mabry, Duca di Greystone, Frannie si presenta al gentiluomo... e a quel punto tutto cambia. Per la prima volta nella vita, infatti, prova un'attrazione irresistibile e lo stesso vale per Sterling, anche se lui la vorrebbe solo come amante, non certo come sposa. Frannie, però, detesta gli aristocratici arroganti interessati soltanto al proprio piacere... Ma allora perché il pensiero di una relazione clandestina con il diabolico duca la lascia tremante di desiderio?

Lezioni di ballo e prove di seduzione VICKY DREILING Londra, 1822 - Harry Norcliffe non ha mai voluto ereditare il titolo di Duca di Granfield. Per lui la rigidità del ton, nonché le pressioni incessanti di sua madre perché sposi una fanciulla di alto lignaggio e dia un erede al casato sono una scocciatura tremenda. Così, quando lei gli chiede anche di partecipare a una gara di ballo, Harry si rifiuta categoricamente. Finché Lucy, graziosa cameriera e seducente insegnante di danza, non gli fa cambiare idea! Ma se la maggior parte delle donne sarebbe al settimo cielo per avere suscitato l'interesse di un aristocratico ricco e terribilmente affascinante, lei invece non ha alcuna intenzione di compromettere la propria reputazione. Harry però ha un asso nella manica che potrebbe cambiare per sempre la vita della bellissima giovane...

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