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CHATSFIELD HOTEL Sinonimo di Stile, esclusività e lusso Quest’anno, da MARZO ad OTTOBRE, non perdete nemmeno un’uscita della serie
CHATSFIELD HOTEL Negli hotel più esclusivi di tutto il mondo, da Londra a Sydney, la famiglia Chatsfield e la loro ricca clientela vi coinvolgeranno in torbidi scandali e passioni travolgenti.
La prossima tappa è nella vivace e frizzante Londra con
La sfida dell’ereditiera Dal 13 ottobre in edicola www.harlequinmondadori.it - Seguici su
Antonio Chatsfield
Lucilla Chatsfield
Nicolò Chatsfield
Hena Amari
Franco Chatsfield
Orso Chatsfield
Gene Chatsfield
I Chatsfield m
Luca Chatsfield
Aaliyah Amari
Liliana Chatsfield
Cara Chatsfield
LYNN RAYE HARRIS
La sfida dell'ereditiera
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Heiress's Defiance Mills & Boon The Chatsfield © 2014 Harlequin Books S.A. Special thanks and acknowledgement are given to Lynn Raye Harris for her contribution to The Chatsfield series Traduzione di Velia De Magistris Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3025 del 16/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 «Occupatene subito, e poi fammi sapere!» ordinò Christos Giatrakos. Oh, quanto detestava quell'uomo!, pensò Lucilla. Eppure, seduta dall'altra parte della scrivania mentre aspettava che lui terminasse la sua telefonata, non poté fare a meno di notare il tono sexy della sua voce. Per non parlare poi del suo aspetto... Più che un amministratore delegato, Christos sarebbe stato perfetto come modello. Un modello di biancheria intima maschile per la precisione, che in quel momento avrebbe dovuto sfilare su una passerella con addosso niente altro se non un boxer di seta e una T-shirt piuttosto che occupare la poltrona che invece spettava a lei di diritto, impegnato a rendere a tutti la vita insopportabile. A tutti, e specialmente a lei. Tuttavia aveva lavorato con troppo impegno, e aveva sacrificato troppo per accettare adesso che quella sorta di dio greco usurpasse la sua posizione al comando dell'azienda di famiglia. Sollevò una mano per controllare che nessuna ciocca fosse sfuggita allo chignon in cui aveva costretto i capelli. Era ansiosa di andare via, ma in qualche modo doveva controllare la sua agitazione. Per nulla al mondo avrebbe permesso a Christos di capire quanto riusciva a innervosirla. 5
L'aveva convocata nel suo ufficio con urgenza via email, come del resto faceva sempre, e ora la costringeva ad attendere, quasi lei non avesse niente di meglio da fare! Abbassò lo sguardo sul tablet che aveva sulle ginocchia, fingendo di controllare i messaggi, e fingendo di non essere risentita per quella totale mancanza di considerazione. Pochi minuti dopo sollevò la testa e osservò la scrivania che sarebbe dovuta essere sua. Una penna d'oro – che probabilmente valeva più dello stipendio mensile che lei percepiva – perfettamente allineata con la tastiera del computer. Una piccola moneta piazzata sulla destra della penna. Le fotografie che suo padre aveva sempre tenuto esposte adesso erano relegate in un angolo della libreria. Almeno l'antica edizione delle Favole di Esopo appartenuta alla madre era ancora lì, rifletté. «Se non sei in grado di concludere l'affare, non disturbarti a richiamare. I Chatsfield hanno altri fornitori, e non esiterò a rivolgermi a uno di loro» abbaiò Christos prima di riagganciare il ricevitore del telefono. Borbottò qualcosa in greco e, finalmente, la guardò. Occhi gelidi e blu la inchiodarono alla poltrona. Lucilla si costrinse a ignorare il brivido che le accapponò la pelle e a sostenere il suo sguardo. «Qual è il problema con il ricevimento nuziale dei Frost?» s'informò lui. Lucilla sentì il sangue ribollirle nelle vene. Niente saluti, niente convenevoli. Solo una domanda, oltretutto offensiva. «Problema?» ripeté, poi si strinse nelle spalle. «Non c'è nessun problema, Christos.» Sin dal primo momento, aveva rifiutato di chiamarlo signor Giatrakos, come lui pretendeva che facessero tutti i dipendenti. Bene, lei non era una dipendente qualsiasi. Era di diritto l'amministratore delegato della catena alberghiera Chatsfield, e non si sarebbe sottomessa a quel 6
tizio solo perché suo padre aveva deciso così. «Sono stato informato che un problema c'è» insisté Christos. «Allora sei stato informato male» sottolineò Lucilla. «L'unica cosa che avrebbe potuto essere considerata come una minima complicazione è la sistemazione dei posti per i genitori della sposa, fatto di cui mi sono occupata personalmente.» «Perché sarebbe una complicazione?» «Perché stanno divorziando, e il signor Frost interverrà alle nozze della figlia in compagnia della sua nuova, giovane fidanzata. Una decisione sbagliata, d'altra parte sembra che lui non se ne renda conto, o che non gli interessi.» Christos socchiuse gli occhi, riducendoli a due schegge di ghiaccio. «Luca è riuscito a organizzare un matrimonio perfetto a Preitalle, e questo significa che gli occhi del mondo sono puntati su di noi. Le nozze Frost sono come una bomba a orologeria che potrebbe esplodere da un momento all'altro. Il tuo compito è far sì che questo non accada, Lucilla.» Dannazione, pensò Lucilla alzandosi. Ogni volta che il greco pronunciava il suo nome, il cuore prendeva a martellarle nel petto. La sua voce conservava un marcato accento, e il modo in cui indugiava sulle sillabe era anche troppo sensuale. «Da molto tempo ormai impedisco a qualsiasi bomba di scoppiare» commentò, «e continuerò a farlo, anche quando qui nessuno si ricorderà più di te.» Perché, se dipendeva da lei, presto Giatrakos sarebbe stato storia vecchia. Antonio era in procinto di portare a buon fine l'acquisizione del Kennedy Group, così Gene avrebbe capito che i suoi figli non avevano bisogno di un estraneo – per quanto un estraneo super qualificato – per gestire in mo7
do esemplare la catena alberghiera di famiglia. Comunque era da qualche giorno che non aveva notizie del fratello, e la cosa stava iniziando a preoccuparla. Perché l'unica maglia debole della catena era, appunto, Antonio. Anche se abitava in una delle suite presidenziali, non lo vedeva più spesso di quanto lo aveva visto negli ultimi anni. Inoltre, in occasione del loro ultimo incontro, aveva notato qualcosa di diverso in lui. Una sottile tensione, un'agitazione di fondo. Distolse i pensieri dal fratello e si concentrò sull'uomo che aveva davanti. La vita sarebbe tornata perfetta non appena fosse riuscita a liberarsi di lui, e a riprendere insieme con Antonio il controllo dei Chatsfield Hotel. Era disposta a tutto pur di raggiungere quello scopo. Un sorriso incurvò le labbra di Christos, un sorriso beffardo. «Al momento però non sono storia, Lucilla mou, dunque ti atterrai alle mie istruzioni oppure ne affronterai le conseguenze.» «Tu non hai alcun potere su di me» replicò Lucilla irritata, «non importa quello che credi. Vero, sei al comando dell'impero di mio padre e, vero, puoi gestire persino gli assegni mensili che io e i miei fratelli percepiamo, però non ti permetto di intimidirmi come hai fatto con il resto della mia famiglia» dichiarò, poi mosse qualche passo, appoggiò le mani sulla scrivania e si sporse in avanti, in modo da guardarlo dritto negli occhi, i nervi tesi come corde di violino, come del resto lo erano stati sin da quando quell'uomo si era insediato nel Chatsfield di Londra e aveva iniziato a impartire ordini come un despota. «Probabilmente non ti è chiaro che sei tu ad aver bisogno di me» riprese. «Io dirigo questo albergo da anni, e lo faccio nel migliore dei modi. Licenziami, e vedrai cosa succederà. Tu fallirai miseramente nel compito che mio padre ti ha affidato, e ti troverai disoccupato an8
cor prima di rendertene conto» concluse vibrante. Gli occhi che scintillavano, Christos si alzò. Lucilla raddrizzò la schiena. Era alta, ma anche con l'ausilio dei tacchi, lui la sovrastava di tutta la testa. «Era da un po' che volevi dirmi tutto questo, giusto?» ipotizzò, lanciandole uno sguardo di sufficienza. Lucilla sentì fiamme salirle al volto. Sì, era stato un sollievo dare finalmente voce ai suoi pensieri, ma sentiva anche di aver appena commesso un grossolano errore. Aveva appena confessato al suo nemico di provare risentimento nei suoi confronti, mentre invece il progetto originario prevedeva una facciata di quiete in attesa di sferrargli il colpo letale. Il greco non doveva nemmeno immaginare cosa lei e Antonio stavano macchinando perché, una volta portato a termine il piano, il regno di Christos Giatrakos sarebbe finito per sempre. Sì, avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa, ma non lo aveva fatto, e adesso poteva solo andare avanti per quella strada. «Giusto» confermò, puntando il mento in avanti. «Forse ti starai congratulando con te stesso per essere riuscito a spadroneggiare sui miei fratelli, ma sappi che io non mi lascerò manipolare da te.» «Non ho alcuna intenzione di manipolarti, Lucilla» dichiarò Christos, squadrandola da capo a piedi. «Tuttavia se lo facessi, credimi, apprezzeresti molto il trattamento.» Il cuore le balzò in gola. Ovviamente non si stava riferendo al lavoro. «Sei un illuso» replicò. «Io non apprezzo nulla di te. Anzi, ti disprezzo, e sono impaziente di vederti tornare in qualsiasi sia il buco dal quale sei uscito!» A quelle parole, notò un velo di tristezza calare repentino sul suo viso. Possibile che lo avesse offeso, si chiese. No, senza dubbio no, decise. Un uomo come lui non aveva sentimenti da ferire. 9
Un'ipotesi subito confermata dalla successiva affermazione. «A me non importa cosa pensi di me, Lucilla mou» ribadì Christos. «Certo, eccelli nel tuo lavoro, sei un'ottima direttrice dell'accoglienza, ma non ti illudere, se dovrò licenziarti, lo farò. Nessuno è indispensabile per i Chatsfield Hotel, nemmeno tu.» «O tu» sottolineò lei. «Esatto» confermò il greco, inarcando un sopracciglio. «Ed è così che deve essere. Un'azienda che ripone tutto il potere nelle mani di una singola persona è un'azienda destinata al fallimento, nel caso questa persona dovesse – per esempio – morire. La mia finalità è riportare gli alberghi Chatsfield al fasto di un tempo, ma sono consapevole di non essere l'unico a poter raggiungere questo scopo. Ed è proprio questa la differenza fra noi. Tu preferiresti la bancarotta piuttosto che accettare di non essere il capo. Io vorrei che l'operazione avesse successo, con me alla guida o senza di me.» Quanta arroganza!, pensò Lucilla trattenendo il respiro. Certo, voleva che gli alberghi di suo padre tornassero a essere il numero uno sulla piazza, solo non riteneva che fosse necessario Giatrakos per ottenere quel risultato. Lei avrebbe potuto raggiungerlo senza alcun problema se Gene gliene avesse concesso la possibilità. Anzi, poteva ancora farlo, e lo avrebbe fatto. «Io non prendo nemmeno in considerazione un fallimento» puntualizzò, «e mi sconcerta che tu possa pensare certe cose di me.» «Allora comportati da adulta» le consigliò Christos, poi agitò una mano in aria. «Adesso puoi andare. Ho cose molto importanti di cui occuparmi.» Lucilla strinse il tablet fra le mani, un modo per impedirsi di lanciarglielo contro. «Come desidera, mio signore» borbottò con tono sarcastico. Mosse due passi verso la porta, poi si fermò e si girò. «La tua presenza qui ha i 10
giorni contati» dichiarò. «Goditi questo bell'ufficio finché ne avrai la possibilità.» Un sorriso beffardo sulle labbra, Christos si appoggiò allo schienale della poltrona e sollevò i piedi sulla scrivania. «Lo sto facendo, tranquilla. Adesso fai la brava ragazza e vai a lavorare.» A testa alta, Lucilla uscì dalla stanza, sforzandosi di controllare l'istinto che la spingeva ad aggredire fisicamente quel bastardo. O, assurda ironia, che la spingeva a baciarlo. Oltrepassò Jessie, l'assistente, entrò nel suo ufficio e richiuse la porta con un tonfo. Crollò sulla poltrona posta dietro la scrivania, chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie. Perché diavolo non riusciva ad affrontare Christos senza pensare a come sarebbe stato sfiorargli le labbra con le sue, si chiese avvilita. Ogni volta che si trovava al suo cospetto, cominciava a fantasticare su quel fisico massiccio ma armonioso, su quella bocca dalla piega così virile... La colpa era della sua natura confusa, andava a sinistra mentre voleva girare a destra. Ed era sempre stata così. Se qualcosa le era negata, non trovava pace fino ad averla conquistata. E voleva la direzione della catena alberghiera. Aveva lavorato duramente per anni per dimostrare al padre di essere la sua logica, degna erede, e il padre cosa aveva fatto? Aveva assunto un tizio presuntuoso e irritante con l'aspetto di un divo di Hollywood per la posizione che invece spettava a lei di diritto. Già a quattordici anni – quando sua madre era andata via di casa, lasciando a lei e ad Antonio il compito di fungere da genitori surrogati per i fratelli più piccoli – era stata costretta a mettere da parte i suoi sogni. Bene, aveva fatto quello che doveva. Aveva accettato responsabilità impensabili per una ragazza così giovane. Adesso pretendeva una ricompensa. Pretendeva il controllo del11
l'impero Chatsfield. Gli alberghi erano nel suo sangue, non in quello del greco. Lui non faceva parte della famiglia, non aveva un coinvolgimento personale. Il suo interesse era unicamente per il denaro. Quando Giatrakos era arrivato, lei ovviamente aveva condotto le opportune ricerche sul suo conto, scoprendo dei lati oscuri. Sembrava che Christos si fosse materializzato dal nulla. Nessuna famiglia, nessuna notizia sugli anni di formazione. Era greco, di Atene per la precisione, e quelle erano le uniche informazioni sul suo conto. Poi, a venticinque anni, aveva fatto il suo ingresso nel mondo degli affari salvando dal fallimento un'importante e nota compagnia di navigazione. A quella erano seguiti ingaggi da parte di numerose aziende sull'orlo della bancarotta, tutte riportate velocemente in attivo. Era bravo nel suo lavoro, e completamente privo di scrupoli. Però non si fidava di lui, e reputava assurdo che suo padre avesse voluto affidare le redini dell'impero a un tizio del quale non sapevano niente, o quasi. Intanto Gene, dopo aver letteralmente sconvolto la vita dei figli con quell'assurda operazione, era tornato negli Stati Uniti per ricongiungersi con la sua nuova fidanzata. Lei aveva intenzione di andare a fondo della questione. Avrebbe scoperto chi era davvero Christos Giatrakos e poi si sarebbe sbarazzata di lui, una volta per sempre. Perché era quello che voleva più di ogni altra cosa, non importava quanto sexy fosse il sorriso del greco. Sollevò il ricevitore del telefono. Era il momento di riscuotere tutti i favori che le dovevano in cambio delle informazioni di cui aveva bisogno. Quella sera nel salone delle feste si sarebbe svolto un gran gala e un'asta con lo scopo di raccogliere fondi da devolvere in beneficenza. In qualità di amministratore delegato, era suo dovere presenziare all'evento. Come 12
suo dovere era riportare il brand Chatsfield al fasto di un tempo, compito che avrebbe portato a termine con successo, decise Christos, nonostante tutti gli sforzi fatti dai figli di Gene per rendergli difficile la missione. Una ruga gli solcò la fronte mentre ripensava a Lucilla che, in piedi nel suo ufficio, lo fissava con aria truce. Lui non le piaceva, era ovvio, così come lei non piaceva a lui. Una ragazza viziata e altezzosa, per quanto forse non inutile come i suoi fratelli. Tuttavia, provava una certa attenzione nei suoi confronti, e anche quello non gli piaceva. Sapeva che nei suoi occhi nocciola scintillavano pagliuzze dorate, e sapeva che ogni volta che guardava quegli occhi si chiedeva come sarebbero stati se la passione li avesse oscurati. Si chiedeva anche quale aspetto avrebbe avuto dopo una focosa notte di sesso, lei che era sempre perfettamente pettinata, sempre perfettamente vestita. Abiti classici, poco vistosi, per nulla sexy. In effetti, non era una donna notevole. Aveva il viso troppo rotondo e le labbra troppo piene. Era troppo seria e l'espressione del suo viso tendeva troppo spesso al corrucciato. Tuttavia l'aveva immaginata, e più di una volta, nuda fra le lenzuola, il corpo luccicante di sudore dopo un amplesso bollente. Il che era un segnale allarmante del livello cui era giunto il suo stress, ragionò. Lavorava senza sosta e non si riposava mai. Soprattutto, aveva bisogno di fare sesso. Quella sera però avrebbe posto rimedio al problema. Aveva un appuntamento con una donna che gli aveva inviato chiari messaggi di disponibilità. Dopo aver fatto una doccia e indossato lo smoking, uscì di casa e, alla guida della sua Bugatti Veyron, andò a prendere Victoria. Lei lo stava aspettando nell'atrio del condominio, i capelli una splendente massa di riccioli 13
biondi, e inguainata in un microscopico abitino che lasciava ben poco spazio all'immaginazione. Lo vide e, ondeggiando i fianchi generosi, si avviò verso l'auto. Una visione che avrebbe lasciato qualsiasi uomo senza respiro, ma che su di lui non aveva alcun effetto, capì Christos contrariato mentre si affrettava ad aprirle lo sportello. «Sono così elettrizzata per questa serata» dichiarò Victoria non appena lui prese posto dietro al volante. Gli appoggiò una mano sulla coscia e si sporse per baciargli la gota. E lui non provò assolutamente niente. Certo, quelle dita dalle unghie laccate di rosso che continuavano a massaggiarlo alla fine evocarono una qualche sensazione, ammise Christos a se stesso, nulla però di troppo esaltante. «Basta così» la redarguì. «C'è tempo prima di arrivare a questo.» Victoria rise e gli passò il pollice sul viso, presumibilmente per rimuovere una traccia di rossetto. «Non vedo l'ora, tesoro» mugolò. Giunti all'albergo, un valletto si affrettò a prendere in consegna l'auto. Accompagnati dai flash dei fotografi raggruppati davanti all'ingresso, entrarono nella hall. Gli impiegati erano tutti impegnati a ricevere gli ospiti, ma senza dubbio avevano notato il suo arrivo, pensò Christos. Nessuno di loro però gli fece un cenno di saluto. Poco male. Essere apprezzato dai dipendenti non era parte del suo compito. Gene Chatsfield lo aveva assunto perché era il migliore, non perché era il più simpatico. Il gala era già in pieno svolgimento quando fecero il loro ingresso nel salone. Uomini in giacca nera e donne fasciate in vestiti scintillanti si aggiravano fra i vari espositori, prendendo appunti sui loro cataloghi. Lui strinse mani e accettò sorridendo i tanti complimenti per l'impeccabilità del servizio. Stanco di Victoria che lo segui14
va come un'ombra, la consegnò a un gruppo di signore intente a discutere di alta moda. Continuò a intrattenere gli ospiti in attesa dell'inizio dell'asta. A un certo punto, annoiato dalla conversazione, lasciò vagare lo sguardo nella sala, e allora la vide. Una donna dai capelli scuri che sfoggiava un tubino rosso e sexy stava ammirando un quadro. Gli dava le spalle, teneva la schiena un po' china come se fosse gravata da un pesante fardello. Quel tipo di solitudine gli era conosciuta, perché spesso l'aveva provata anche lui. Per scelta, ovviamente. Aveva eretto una barriera fra sé e il mondo per sopravvivere all'inferno che era stata la sua infanzia. Una tattica che aveva perfezionato all'età di quattordici anni, e che gli aveva impedito di impazzire nel carcere minorile in cui era stato rinchiuso. Si scusò e si avviò verso la donna, determinato a scoprire chi fosse e perché il dipinto le interessasse tanto. Esitò sorpreso quando lei si girò per salutare qualcuno. Era Lucilla, ma in qualche modo gli sembrava di non averla mai vista prima. Sul suo viso era dipinta un'espressione di profonda tristezza, notò. Non solo, era molto bella con il fascio di luce di un riflettore che la illuminava, mettendo in risalto gli zigomi pronunciati e il candore del suo incarnato, e che trasformava i capelli scuri in una massa color mogano che le cadeva sulle spalle. La sua avvenenza gli portò via il respiro, e gli fece ribollire il sangue nelle vene. Voleva possederla. Voleva cancellarle la malinconia dal volto e strapparle il vestito rosso da dosso, scoprendo così la pelle morbida e bianca. Una fitta di desiderio gli aggredì il basso ventre, alla quale lui rispose con rabbia e insofferenza. Non aveva tempo per quel tipo di pensieri. Lucilla era un ostacolo sul suo cammino, non una candidata per 15
un'avventura romantica. E Lucilla lo detestava perché lui aveva spedito i fratelli in giro per il mondo, e perché si opponeva ai suoi progetti. Prese due coppe di champagne dal vassoio di un cameriere che gli passò accanto, e mosse qualche passo verso di lei. Intanto Lucilla si era girata di nuovo verso il quadro, offrendogli così la possibilità di ammirare i suoi fianchi tondi e la linea elegante della schiena, parzialmente coperta dalla cascata di riccioli mogano. Nell'orario di lavoro non portava mai i capelli sciolti, e per fortuna, si ritrovò a pensare, perché l'impulso di affondare le mani in quella massa lucente era quasi troppo forte per poterlo controllare. «Hai visto qualcosa che desideri acquistare?» Lei si voltò di scatto, e si appoggiò una mano sul cuore. «Oh, mamma, mi hai spaventato» disse. «Scusami» replicò Christos, porgendole una coppa. Lucilla la prese e indicò il dipinto. «Non è bellissima?» Era un ritratto di donna, non un quadro antico ma neanche moderno. La donna indossava un abito lungo e portava al collo un filo di perle. Rideva. Christos socchiuse gli occhi, notando in lei qualcosa di familiare. Sì, capì, osservandola meglio. I lineamenti erano quelli di Lucilla. Gene Chatsfield aveva messo all'asta il ritratto della sua ex moglie, Liliana, e apparentemente Lucilla ne era contrariata. Nessuno sapeva dove fosse finita Liliana Chatsfield. Un giorno di quasi vent'anni prima aveva abbandonato marito e figli ed era scomparsa nel nulla. La storia era di dominio pubblico, dunque anche lui la conosceva, ma solo adesso si rendeva conto di quanto la sua assenza avesse influito su almeno uno dei suoi figli. «Lo è» confermò, provando suo malgrado tenerezza per lei. «Tua madre, presumo.» 16
«Sì» confermò Lucilla, poi portò il bicchiere alle labbra per bere un sorso di champagne. La mano le tremava, notò Christos. «Ti disturba che tuo padre abbia messo in vendita il quadro?» «Naturalmente no» replicò, evitando il suo sguardo. «È per una buona causa. Graham Laurent lo dipinse prima di diventare famoso, dunque ora ha un'ottima quotazione.» E, poiché Gene era in procinto di sposarsi, probabilmente la nuova signora Chatsfield preferiva che il marito non conservasse un ritratto della ex moglie. Anche se non capiva perché non regalarlo a uno dei figli, ragionò Christos. Sembrava la cosa più logica da fare. «Potresti acquistarlo tu.» Lucilla si girò, le pagliuzze dorate negli occhi messe in risalto dal fascio di luce che la investiva. «Oh, no» replicò. «Non mi sembra appropriato.» Non capiva neanche quella logica, ma d'altro canto non erano affari suoi. «Come desideri, Lucilla mou.» Perché poi insisteva nel chiamarla Lucilla mia, era un'altra cosa che gli risultava incomprensibile. La prima volta che lo aveva fatto seguendo un impulso, ricordò Christos, era sembrata piuttosto seccata, e lui aveva tratto una qualche soddisfazione dall'infastidirla. Poi era diventata un'abitudine. «Noi ci sono altre persone da allietare con la tua compagnia in questa sala?» «Ho già allietato tutti quelli che potevo oggi» sottolineò Christos sorridendo. «Domani è un altro giorno» affermò lei, inarcando un sopracciglio. «Sono certa che troverai abbastanza persone da schiacciare prima che la mattinata finisca.» Si rivolgeva a lui con acredine e sarcasmo, non il tipo di atteggiamento che in genere adottavano le donne in sua presenza, pensò Christos mentre beveva un sorso di 17
champagne. Una novità che gli era più gradita di quanto avrebbe dovuto. Francamente, non gli era mai importato nulla del giudizio che la gente esprimeva nei suoi confronti, ancor meno gli importava del giudizio delle donne. Quella particolare donna però sollecitava quanto meno la sua curiosità. «Sì, è il mio programma.» «Ovvio» commentò Lucilla. Sospirò e distolse lo sguardo dalla tela. «Raccontami qualcosa di te» lo invitò. «Dove sei cresciuto? Cosa ti piaceva fare quando eri piccolo?» Non parlava mai della sua infanzia. Avrebbe significato risvegliare ricordi troppo dolorosi. Troppo oscuri e nauseanti. «Sono nato in Grecia» replicò Christos. «Ho studiato, ho iniziato a lavorare. Non c'è altro da aggiungere.» Non gli riusciva difficile mentire al riguardo. Aveva alle spalle anni di pratica. «Dove in Grecia, per la precisione? Su un'isola? Sulla terraferma? Vicino al mare?» «Il mare in Grecia è ovunque.» «Questa è una risposta decisamente vaga.» Christos scrollò le spalle in un gesto di noncuranza. «Noi non siamo amici» precisò. «Nessuno ci costringe a chiacchierare del più e del meno. A te non interessa la mia vita, come del resto a me non interessa la tua. A te interessa il posto che ricopro all'interno della preziosa azienda della tua famiglia, e a me interessa fare bene il mio lavoro, cioè riportare il brand Chatsfield al fasto di un tempo. Tutto qui. Dunque non dobbiamo fingere di provare simpatia reciproca.» «Considerato il tuo atteggiamento, non c'è affatto da sorprendersi se non hai amici» commentò Lucilla con il viso soffuso di rossore. «Non permetti a nessuno di avvicinarsi abbastanza da oltrepassare lo stadio della semplice conoscenza superficiale.» 18
«Perché, tu vorresti diventare davvero mia amica?» sbuffò lui. «No, non è questa la mia intenzione. Cercavo solo di essere gentile. Sarebbe tutto più semplice se noi due ci sforzassimo di intrattenere rapporti cordiali.» Christos avanzò di un passo, costringendola a reclinare la testa per guardarlo in viso. «Sono più che disposto alla cordialità» sottolineò, indugiando intenzionalmente con lo sguardo sulla profonda scollatura del vestito che lei indossava. «Per la precisione, potremmo essere cordiali l'uno con l'altro nel mio letto.» Lei sgranò gli occhi. Il viso andò letteralmente in fiamme. Per un istante, sembrò pronta a prenderlo a schiaffi, invece si limitò a puntargli un dito contro il petto. «Non stai parlando seriamente» affermò Lucilla, «e comunque non sei divertente.» «Non avevo intenzione di esserlo.» «Ti ho visto arrivare, e ho visto la signora che era con te» riprese lei. «Non insultare la mia intelligenza tentando di farmi credere che mi trovi più attraente della supermodella bionda.» Abbassò la mano. «Non sono così disperata e nemmeno così stupida, e mi offende sapere che tu invece ritieni che lo sia.»
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DIETRO LE QUINTE... con Lynn Raye Harris Dare vita a un universo così vasto dev'essere stato un lavoro eccitante. Ti sei confrontata con le altre autrici a proposito dell'atmosfera che si respira in un Chatsfield Hotel? Assolutamente sì! Abbiamo concertato ogni aspetto delle location fin nel minimo dettaglio: l'arredamento, i colori, l'atmosfera che si sarebbe dovuta respirare... Non abbiamo lasciato nulla al caso. Qual è stato l'aspetto più divertente del creare questo mondo di lusso e scandali? Per me la cosa più divertente è sempre dedicare più tempo possibile ai miei personaggi. Christos è stato il mio primo protagonista maschile greco, e la cosa ha reso il tutto ancora più intrigante. Hai dovuto svolgere qualche ricerca extra, o qualche lavoro speciale per scrivere questo libro? Che so... cose come un noioso aperitivo al bar di un qualche Hotel esclusivo? Be', ho fatto un aperitivo al Plaza di New York e anche al Ritz di Londra! Non si è trattato di vere e proprie ricerche specifiche per questo libro, dato che entrambe le occasioni risalgono a un paio d'anni fa, ma ho sfruttato quell'esperienza per provare a immaginare come poteva essere un Chatsfield Hotel. Cosa hai apprezzato di più della storia che stavi scrivendo? Sicuramente i due protagonisti stessi: Christos e Lucilla sono talmente attratti l'uno dall'altra che la mia risposta non poteva che essere questa.
Mentre tratteggiavi il tuo eroe e la tua eroina, qualcosa di loro ti ha colto di sorpresa? Ma certamente. Anzi, sono tante le cose che mi hanno colto alla sprovvista: certi risvolti del loro carattere non li conoscevo nemmeno io fino a un secondo prima di apparire sulla carta, così come anche alcune pieghe della trama, del tutto imprevedibili anche per me... Secondo te, chi è il più scandaloso fra tutti i membri della famiglia Chatsfield? Credo non possa trattarsi che di Gene, colui che ha dato vita al primo e più grande scandalo di famiglia. Certo che anche Liliana, che scompare senza mai più riapparire... Elenca cinque cose che non possono mancare sulla tua scrivania quando scrivi. Acqua. Telefono. Un blocchetto per gli appunti. Un calendario da tavolo. Una fotografia che mi ritrae a San Francisco, insieme ad alcuni amici. Ascolti musica mentre sei al lavoro su un nuovo libro? Ogni tanto, non sempre. Qual è la peggiore abitudine che hai mentre scrivi? Questa è facile: controllare il mio account Facebook!
3022 - Una stella nel deserto di M. Yates Alik è un uomo ricco, affascinante e misterioso. Assolutamente incapace di amare. Seconda e ultima parte de GLI E REDI SEGRETI.
3023 - Ancora tu di J. Kenny Caprice deve farsi forza e prepararsi a incontrare l'uomo che aveva giurato di non rivedere mai più. Luciano. Sta per arrivare UN NUOVO INIZIO.
3024 - Passione e vendetta di C. Crews Paige ha atteso dieci anni perché Giancarlo rientrasse nella sua vita. Lui, però, non è interessato ad ascoltarla... Gusta una SUBLIME VENDETTA.
3025 - La sfida dell'ereditiera di L. Raye Harris Lucilla è l'unica tra i figli di Gene in grado di dirigere con successo la società di famiglia... Si conclude per quest'anno CHATSFIELD HOTEL.
3026 - Un vizio per lo sceicco
di S. Carr Hafiz sa che le tradizioni gli impongono di sposare una donna del suo lignaggio, infrangendo i sogni di Lacey. Tornano I PRINCIPI DEL DESERTO.
3027 - Dolci evasioni per la principessa
di C. Marinelli La principessa Layla non desidera altro che vivere una settimana lontano dalla sua gabbia dorata... Hai mai desiderato di essere FATTA PER LUI?
3028 - Un piacere proibito di M. Blake Sakis ottiene sempre ciò che vuole, ma c'è qualcosa che non può avere. Brianna, la sua assistente personale. Prima parte de I FRATELLI PANTELIDES.
3029 - Il fascino del milionario di C. Williams Giancarlo non ha dimenticato le difficoltà che ha dovuto superare per arrivare dove è ora... Non perdere il SELF-M ADE M AN di questo mese!
Dal 10 novembre
3030 - Catturata dallo sceicco di K. Hewitt L'esilio ha resa Khalil al Bakir determinato a sottrarre la corona di Kadar al suo nemico giurato... Prima parte de IL T RONO DI K ADAR.
3031 - Una notte col principe di C. Shaw Una notte trascorsa con uno sconosciuto ha portato Mina sulle prime pagine di tutti i giornali... Scopri se sei FATTA PER L UI.
3032 - Proibita, ma non per molto di D. Collins Rowan è attratta da Nic dal primo momento in cui l'ha conosciuto, anche se lui non sembra invece sopportarla... Ecco UN NUOVO INIZIO.
3033 - Un'intrigante proposta di K. Walker Alyse rappresenta per Dario la perfetta occasione per ottenere la vendetta sul suo fratellastro. Firma un CONTRATTO D'AMORE!
3034 - Una piacevole sfida
di M. Yates Dmitri è un uomo a cui piace vincere ogni sfida, quindi non può che essere intrigato dalla proposta di Victoria... Torna INTERNATIONAL TYCOON.
3035 - Viaggio di piacere col capo
di J. Hayward L'unica speranza che Jared ha di concludere l'affare più importante della sua vita è rappresentata da Bailey. Non perdere A L ETTO COL CAPO!
3036 - Passione greca di M. Blake Arion ha sempre tutto sotto controllo, ma per una volta decide di concedersi una notte di tentazione... Seconda puntata de I FRATELLI PANTELIDES.
3037 - Sorpresa milionaria di C. Williams Lucas ha bisogno di una donna che reciti la parte della sua fidanzata, e Milly sembra fare al caso suo. Ecco a voi un SELF-M ADE M AN.
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