La signora dunborough

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972 - Gli eredi perduti di Pembrook: Sebastian L. Heath 973 - Il passato della cortigiana - B. Stuart 974 - L'abito scarlatto - S. Mallory 975 - Una rosa nella tempesta - B. Joyce 976 - Sedotta da un principe - K. Hawkins 977 - I misteri di Belryth Abbey - A. Everett 978 - Gli eredi perduti di Pembrook: Tristan L. Heath 979 - Nel castello del Lupo - M. Moore 980 - Gli eredi perduti di Pembrook: Rafe L. Heath 981 - Una seconda opportunitĂ - J. Justiss 982 - La rosa e la spada - B. Joyce 983 - Intrighi d'autunno - A. Gracie 984 - Un campione per Lady Matilda - M. Fuller 985 - Innocente seduzione - S. Bennett 986 - Il segreto del soldato - M. Kaye 987 - Il Diavolo di Jedburgh - C. Robyns 988 - Il ritorno del libertino - J. Justiss 989 - Il ricatto del marchese - C. Merrill 990 - Il profumo della passione - S. Bennett 991 - La Signora di Dunborough - M. Moore


MARGARET MOORE

La Signora di Dunborough


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bride for a Knight Harlequin Historical © 2015 Margaret Wilkins Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 991 del 22/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Inghilterra, 1214 Circondate dalle numerose casse che contenevano il ricco corredo e gli oggetti preziosi che costituivano parte della dote, due giovani donne stavano l'una di fronte all'altra nella camera da letto che un tempo avevano condiviso. Una, dai folti capelli castani, indossava una veste di soffice lana color tortora. L'altra, bionda e incantevole, vestiva in modo più sfarzoso, con un abito di seta verde smeraldo, dal momento che era il giorno delle sue nozze. «Non sei obbligata a sposarlo, Mavis» ripeté Tamsin alla tanto amata cugina. «Qualunque cosa abbia affermato tuo padre o in qualsiasi modo ti abbia minacciata, hai il diritto di opporre un rifiuto. Né lui né la chiesa né la legge possono costringerti a sposarti contro la tua volontà. Rheged e io saremo felici di offrirti asilo o di condurti ovunque...» «No, non sarà necessario» la interruppe Mavis, scuotendo la testa con un sorriso. Tamsin non si 5


era trovata nel salone quando Lord DeLac aveva proposto l'unione tra sua figlia e Sir Roland di Dunborough. Ma, dato che lei era stata presente, poteva parlare con cognizione di causa. «Ho acconsentito liberamente, Tamsin, e sono stata felice di farlo. Credo che ti sbagli su Sir Roland. So bene com'erano suo padre e suo fratello, ma lui non assomiglia a loro.» «Come puoi esserne certa? Lo conosci appena.» «Quando eravamo nel salone con mio padre, Sir Roland mi ha chiesto se ero disposta a sposarlo. Mi ha lasciato una possibilità di scelta e sono sicura che non mi avrebbe costretta a rispettare l'accordo che aveva stretto con mio padre, se io non lo avessi desiderato. Inoltre, non mi guardava come un mercante che si domandi se abbia fatto un buon affare, né con aria di trionfo, come se avesse vinto un premio. Sembrava quasi... ansioso.» «Ansioso? Sir Roland?» «Comunque lo si definisca, ho visto qualcosa in lui che mi ha dato la certezza che sia dissimile da qualunque altro uomo abbia mai conosciuto e che potremo essere felici. Oh, Tamsin, mi rendo conto che la maggior parte della gente lo giudica duro, freddo e arrogante, ma quando eravamo nel salone di mio padre, non appariva né arrogante né severo. Era gentile, perfino tenero... molto diverso da come si comporta in pubblico e completamente differente dal padre e dal fratello.» «Sei mai rimasta sola con lui?» Mavis fu incapace di incontrare gli occhi della cugina. «No, non siamo mai stati soli.» Non era proprio vero, ma, l'unica volta che era stata sola con Roland, lui non ne era stato a cono6


scenza. Era accaduto nella stalla, mentre lei restava nascosta e Roland parlava al proprio cavallo in tono sommesso e rassicurante. Mavis non aveva mai parlato a nessuno di quel mattino, quando era stata in procinto di fuggire per non sposare l'uomo scelto per lei dal genitore. Si trattava di un ricordo così dolce, un segreto che era la sola a conoscere, e non intendeva confidarlo ad anima viva. Inoltre, dubitava che Sir Roland avrebbe gradito sapere che lei aveva rivelato a qualcuno che era solito parlare con il proprio cavallo! Tamsin le prese le mani tra le proprie e la fissò in viso con sguardo attento. «Hai incontrato suo padre e il fratello maggiore una sola volta, e qui, dove si suppone che ostentassero il loro comportamento migliore. Mio marito ha trascorso un certo tempo nel loro castello. Li ha conosciuti bene, Mavis, e mi ha raccontato quanto Sir Blane fosse crudele con tutti, compresi i suoi figli. Rideva quando Broderick e Gerrard si beffavano di Roland, e lo insultavano con ogni sorta di epiteti spaventosi quando lui non contrattaccava.» «Ma lui appunto non reagiva.» «È per questo che Rheged lo reputa il migliore della famiglia. Ma è anche lui in grado di battersi. Rheged lo ha visto durante una giostra e, mentre il gemello combatteva in modo temerario, spavaldo, Roland guerreggiava per vincere.» «Non c'è niente di male in questo.» «Non in battaglia, immagino. Tuttavia, ci sono altri elementi da considerare. Sir Blane non faceva mistero di incoraggiare la rivalità e l'animosità fra i tre figli. Si è perfino rifiutato di rivelare quale 7


dei gemelli, Roland o Gerrard, fosse nato prima. In tal modo, loro ignoravano chi sarebbe stato l'erede nel caso che fosse successo qualcosa a Broderick.» Tamsin abbassò un istante lo sguardo, non avendo ancora superato del tutto lo sgomento per ciò che aveva fatto, uccidendo Broderick, benché avesse agito per salvare l'uomo che amava. «Com'è poi accaduto.» «Qualcuno deve averlo saputo, però» obiettò Mavis, con l'intenzione di distogliere la mente della cugina dalla morte di Broderick. «Un simile segreto non può essere mantenuto in un castello così grande.» «In quello è stato possibile, dal momento che la loro madre ha perduto la vita nel darli alla luce e poco dopo la levatrice è caduta da una scala, spezzandosi l'osso del collo. Corre voce che Sir Blane l'abbia uccisa per conservare il segreto e molti ne sono convinti. Anche se si è trattato di un incidente, il fatto che la gente riesca a credere a una simile accusa, che cosa ti dice sulla famiglia?» Mavis liberò le mani. «Circolano sempre delle voci sui padroni, e so benissimo che Sir Blane era un uomo crudele.» «Crudele e lascivo. Hai visto tu stessa come lui e Broderick trattavano le donne. E se Roland fosse come loro?» Mavis arrossì, non essendosi limitata a vedere come Sir Blane e Broderick avessero trattato le donne. Il ricordo delle oscene minacce di Broderick era ancora vivido nella sua mente e la sola menzione del suo nome era sufficiente a riempirla di disgusto. Tuttavia, si aggrappò alla prima impressione che aveva avuto del suo promesso spo8


so. «Sono certa che Roland sia migliore del padre e dei fratelli. Ti sei innamorata di tuo marito quasi a prima vista, vero? Così come tu hai intuito che potevi essere felice con Rheged poco dopo averlo conosciuto, io sono convinta di poter essere felice con Roland. Altrimenti non avrei accettato di fidanzarmi, qualunque cosa mio padre mi avesse ordinato o qualsiasi minaccia mi avesse mosso.» «In tal caso, non mi resta che fidarmi della tua capacità di giudizio» ribatté Tamsin con un sorriso mesto. «Ma se...» Una gragnola di colpi fece tremare la porta. «Mia signora!» esclamò la voce concitata di Charlie dal corridoio. «Vi stanno aspettando nella cappella.» «Arriviamo!» ribatté Tamsin prima di abbracciare la cugina. «Promettimi che, se ti accorgerai di esserti sbagliata su Roland, se lui ti renderà infelice o ti ferirà in qualche modo, verrai da noi a Cwm Bron. Non ci saranno recriminazioni né rimproveri da parte mia né di nessun altro.» «Lo farò» le promise Mavis, dicendosi che non sarebbe stato necessario, dato che era sicura di non essersi sbagliata nel giudicare Sir Roland di Dunborough. Dritto e rigido come una lancia, Sir Roland attendeva la sua sposa nella cappella di Castel DeLac. Il suo viso era atteggiato a un'espressione impassibile, benché non si fosse mai sentito più nervoso in vita sua. Non aveva difficoltà a credere che la sposa avrebbe anche potuto decidere di non presentarsi. Dopotutto, lui era il figlio di suo padre, un fatto che sarebbe stato più che sufficiente 9


a indurre qualsiasi donna a darsi alla fuga, anche se lei non aveva sollevato obiezioni quando il matrimonio era stato proposto. In effetti, contrariamente a quanto si era aspettato, Lady Mavis si era affrettata ad acconsentire e, cosa ancor più sorprendente, non lo aveva guardato come se avesse in mente solo il suo titolo e la sua ricchezza, ma come se avesse il desiderio di essergli amica. Nessuno, uomo o donna, aveva mai voluto la sua amicizia. Né lui aveva cercato quella di un altro essere umano, non da quando era stato un bambino. Aveva imparato molto presto che provare affetto per qualcuno significava esporsi al dolore e al senso di perdita, oltre che infliggere delle sofferenze a chiunque si fosse affezionato a lui. Una volta, aveva trovato e curato un gattino bianco e nero, tenendolo nascosto nel granaio, fino a quando Broderick non lo aveva trovato e torturato. Lui lo aveva supplicato di smettere, di lasciare in pace Shadow. Per tutta risposta, il fratello maggiore lo aveva picchiato fino a fargli sanguinare il naso e gonfiargli un occhio al punto da rendergli impossibile aprirlo. Shadow era fuggito e non era più tornato. Dopo di allora, lui non aveva mai dimostrato pubblicamente il minimo di affetto per qualcuno, animale o essere umano. Aveva perfino evitato di rivolgere la parola ai ragazzi del villaggio e ai figli dei servi, temendo che soffrissero anche loro. Le beffe e lo scherno di Gerrard erano stati persino più dolorosi delle percosse ed erano durati più a lungo. Il nostro bimbetto ha intenzione di piagnucolare?, lo aveva deriso allora e molte altre 10


volte in seguito. Il nostro Rolly intende singhiozzare come una femminuccia? È meglio che gli procuriate una veste! E non solo... Nessuna donna degna di questo nome vorrà mai saperne di te. Nessuna donna ti amerà mai, a meno che tu non l'abbia pagata. Non possiedi né intelligenza né fascino, niente che ti renda attraente, fatta eccezione per il titolo e il denaro di nostro padre. Roland fu tentato di sorridere immaginando lo sbalordimento di Gerrard quando lui fosse tornato a Dunborough con la sua splendida sposa, specialmente se una donna del genere non gli aveva concesso la propria mano unicamente per il suo potere e la sua ricchezza. Sarebbe stato un vero trionfo e l'avverarsi di un sogno che solo molto di rado si era permesso di coltivare. «Perché la ragazza tarda tanto?» borbottò DeLac, appoggiando la sua mole contro Roland e investendolo con una zaffata del suo alito che puzzava di vino. Neppure la costosa tunica azzurra che indossava e la cintura d'oro che lo circondava al di sotto dello stomaco prominente, né l'altrettanto pesante catena d'oro che portava al collo, erano in grado di celare la sua indole grossolana. Mavis, senza dubbio, sarebbe stata ben contenta di lasciare la casa di un simile genitore, e lui trovava piacevole raffigurarsi nelle vesti dell'eroe di una ballata, venuto per sottrarre un'incantevole damigella alle grinfie di un mostro. «Le donne!» inveì DeLac. «Non sono che una seccatura, tutte quante.» «Anche vostra figlia, mio signore?» 11


«Be', è una donna, no?» Sì, era indubbiamente una donna, pensò Roland, volgendo attorno lo sguardo senza girare la testa. Sebbene convocato in fretta e furia, dal momento che era trascorsa meno di una settimana da quando lui era arrivato e il matrimonio era stato deciso, c'era il consueto assortimento di invitati che era logico aspettarsi presenziassero all'unione di due potenti casate, compresi i nobili e i parassiti, sempre ansiosi di partecipare a qualsiasi convito. C'erano anche coloro che volevano essere notati e quelli che sarebbero stati notati indipendentemente dalla loro posizione sociale, come Sir Rheged di Cwm Bron, il marito della cugina di Mavis. Pochi uomini erano alti come lui, ma Rheged lo era. Ancora meno uomini portavano i capelli lunghi, come li avevano entrambi. E pochissimi erano gallesi o sprigionavano quell'aura di forza e autorevolezza che emanava Rheged. Un uomo del genere poteva risultare un prezioso alleato... o un pericoloso nemico. Nessun membro della famiglia di Roland o della casata di Dunborough era presente, ovviamente. Se anche avesse desiderato avere accanto il fratello gemello, non ci sarebbe stato il tempo di avvertirlo. Roland riportò lo sguardo su Rheged. Ricordava bene la perizia che aveva dimostrato nei tornei. Nessuno si era rallegrato più di lui quando Rheged aveva sconfitto quello spaccone di suo fratello e nessuno aveva ringraziato il cielo quanto lui quando la moglie del gallese, quell'esile scricciolo, aveva liberato il mondo della presenza di Broderick. Dopo aver vergognosamente ferito a 12


morte un uomo anziano, Broderick aveva cercato di uccidere Rheged, benché il gallese fosse stato tanto malato da riuscire a stento a reggersi in piedi. Era stata Lady Tamsin a colpirlo con il suo stesso pugnale durante la lotta che aveva ingaggiato per salvare l'amato atterrato da un calcio poderoso. «Se devo mandare di nuovo a chiamarla» borbottò DeLac, «se ne pentirà amaramente.» «Se qualcuno dovrà andare a chiamarla, lo farò io» dichiarò Roland. E se avesse appreso che lei aveva cambiato idea, avrebbe lasciato immediatamente il castello. Per fortuna, e con suo enorme sollievo, il brusio della moltitudine di abitanti del villaggio, servi e uomini d'arme radunati nella corte aumentò di volume. Tutti coloro che si trovavano nella cappella si volsero verso la porta spalancata... e Mavis apparve sulla soglia, il velo bianco che non copriva interamente i suoi capelli d'oro che scintillavano nel sole autunnale e un sorriso radioso sul volto stupendo. Un'intensa bramosia che non era soltanto lussuria lo assalì mentre la futura sposa si dirigeva verso di lui, il passo lento e risoluto, la testa alta, gli sfavillanti occhi azzurri fissi nei suoi. A un tratto, per quanto la desiderasse, l'amicizia gli parve un sentimento estremamente blando in confronto alle promesse contenute nel suo sorriso. «Grazie a Dio» mormorò DeLac. Roland non rispose. La sua gioia si era alquanto attenuata nel notare che, benché sorridesse, le labbra della sua sposa erano percorse da un tremito che lo induceva a temere che Lady Mavis non fos13


se raggiante e sicura di sé quanto tentava di apparire. Con ogni probabilità, si disse, si trattava della reazione tipica di una sposa e, considerata la famiglia a cui lui apparteneva, era normale che provasse una certa trepidazione. Quando fossero stati sposati, però, lui avrebbe fatto quanto era in suo potere per assicurarle che era diverso dai congiunti. Che era il figlio deferente e rispettabile di Sir Blane di Dunborough, non il crudele, avido Broderick né lo sventato, impertinente Gerrard. Raggiungendoli di fronte all'altare, Mavis rimase in piedi fra Roland e il genitore mentre padre Bryan emergeva dalla sagrestia e incominciava a benedire la loro unione. Roland trattenne il fiato per l'intera durata della cerimonia, temendo che qualcuno si opponesse alle nozze o che Gerrard irrompesse nella cappella. Per fortuna, non si verificarono incidenti prima che lui infilasse l'anello al dito della sposa. Il prete suggellò i loro voti nuziali, poi lo fissò con aria di aspettativa. Il bacio! Doveva baciare la sposa. Nessuna donna degna di questo nome vorrà mai saperne di un pezzo di ghiaccio come te. Roland non era un novellino, un fanciullo inesperto in procinto baciare una ragazza per la prima volta. Era stato con diverse donne, anche se solo quando gli impulsi naturali avevano minacciato di distrarlo dai suoi doveri, e perfino allora non si era trattato che di una transazione di affari, di alcune monete in cambio di un servizio. Quella però era sua moglie. La sua bellissima, desiderabile moglie, che avrebbe reso invidiosi gli 14


dei, figurarsi Gerrard, e che soprattutto aveva accettato di sposarlo. La prese fra le braccia e la baciò, e non fu un bacio a beneficio di un pubblico. Fu un bacio destinato a dimostrare a tutti, compresa Mavis, che era perfettamente in grado di amare una donna. Finché lei non lo circondò con le braccia e dischiuse le labbra. Emozionato, eccitato, Roland dimenticò ogni altra cosa mentre approfondiva il bacio. Avrebbe continuato a baciarla se Lord DeLac non si fosse schiarito la gola, mormorando che stava morendo di fame. Roland si ritrasse e si rallegrò ancora di più allorché notò che, sebbene Mavis stesse fissando il pavimento, le guance soffuse da un virginale rossore, c'era un sorriso sulle sue labbra che lo indusse a desiderare che il banchetto terminasse rapidamente, in modo che potessero stare soli. E nel talamo nuziale. Mentre lasciava la cappella, Mavis non si azzardò a guardare in faccia nessuno. Aveva saputo che sarebbe stata baciata al termine della cerimonia e del resto il bacio del suo sposo non sarebbe stato il primo. Alcuni giovani aristocratici erano riusciti a trarla in disparte durante i banchetti e avevano posato le labbra sulle sue. Quei baci, tuttavia, erano stati infantili, quasi una specie di gioco. Il bacio di Roland era stato completamente, meravigliosamente diverso. Lei non aveva mai provato l'impeto di desiderio che era sembrato scaturire dalle labbra di Roland per passare alle sue, nemmeno nelle sue più sfrenate fantasticherie. Di conseguenza, era stata del 15


tutto impreparata alla realtà del bacio e alla propria ardente reazione, e tanto meno aveva previsto che il desiderio non l'avrebbe abbandonata dopo che lui l'avesse lasciata andare. Finché suo padre non li aveva spinti da parte per precederli verso il castello. A fianco a fianco, Roland e Mavis entrarono nell'immenso salone. I tavoli erano coperti da tovaglie di candido lino, delle stuoie nuove erano stese sul pavimento e delle costose candele ardevano su ogni superficie disponibile. Dei festoni di sempreverdi erano appesi ai supporti delle torce e il loro sentore si mescolava agli aromi appetitosi provenienti dalla cucina. «Dov'è il vino?» domandò Lord DeLac. Una fantesca si affrettò a porgergli una coppa, che lui vuotò tutto d'un fiato senza neppure aspettare che padre Bryan avesse benedetto il pasto. Non avendo in mente che il banchetto, la compagnia e gli intrattenimenti che sarebbero seguiti, gli invitati mangiarono di gusto, gettando ossa e pezzetti di carne ai levrieri che si aggiravano fra i tavoli. I servi erano occupati a portare vino e birra, minestre, carni arrostite, legumi e pane, pasticci e altre leccornie. Per quanto avaro riuscisse a essere di solito, notò Mavis, il padre non aveva badato a spese per quanto riguardava il banchetto e la sua dote, certo per ottenere l'alleanza che gli stava a cuore. Seduto accanto a lei, rigido come un soldato durante una parata militare, Roland mangiava poco e beveva ancora meno. Grazie al cielo, si comportava in modo impeccabile, una piacevole sorpresa dopo aver visto le pessime maniere di suo padre e 16


del fratello maggiore. Purtroppo, però, non apriva quasi bocca. Sebbene lei avesse già compreso che non era un uomo loquace, avrebbe voluto che rispondesse con qualcosa di più di un sì o un no ai suoi commenti e alle sue domande. Ma poiché Tamsin e Rheged li stavano osservando, e anche gli altri invitati lanciavano loro un'occhiata di tanto in tanto, Mavis non lasciò trapelare il proprio disappunto e seguitò a parlare degli ospiti, del raccolto, del tempo, di qualunque argomento le venisse in mente, traendo conforto dal fatto che, se lui non rispondeva, perlomeno non le ordinava di tacere. Suo padre non diede nemmeno segno di udirla, la sua attenzione concentrata sul cibo e soprattutto sul vino. Come Dio volle, il pasto giunse al termine. Circa nel medesimo istante, Lord DeLac cominciò a sonnecchiare sul suo scranno, malgrado la presenza degli invitati e del genero acquisito di recente. Furtivamente, lei fece segno a Denly, uno dei servi che si trovavano al castello da anni, di avvicinarsi. «Incarica due uomini di aiutare mio padre a salire nella sua stanza» bisbigliò. «E dato che è ora di iniziare l'intrattenimento, i tavoli devono essere sparecchiati e smontati.» Annuendo, Denly si affrettò a chiamare Verdan e Arnhelm, due uomini d'arme che in un modo o nell'altro avevano prestato servizio al castello fin da bambini, mentre un menestrello dal mento sfuggente intonava una gaia melodia. Appena fu creato lo spazio necessario per danzare, diverse coppie si alzarono e occuparono i loro posti, le donne di fronte agli uomini. 17


Mavis si rivolse al marito. «Danzate con me, Roland?» «Mi dispiace, mia signora, ma io non danzo mai» ribatté lui, l'espressione indecifrabile. «Voi potete farlo, se lo desiderate.» «No, non importa» gli assicurò lei, anche se cominciò a battere il piede a tempo di musica. Benché le fosse sempre piaciuto danzare, adesso era una donna sposata, aveva un marito da compiacere e lo avrebbe compiaciuto, dal momento che, a giudicare da quel bacio, anche lui si sarebbe premurato di compiacere lei. «Forse gradireste ritirarvi, mio signore?» Roland la fissò con un'espressione che le accelerò i battiti del cuore. «Per la verità, sì.» Si mise in piedi e le tese la mano per aiutarla ad alzarsi. Appena la prese, lei percepì la sua forza. Eccitazione e aspettativa iniziarono ad assalirla. Tutte le teste si volsero nella loro direzione. A un tratto, senza preavviso, senza una parola, Roland la sollevò fra le braccia e si diresse verso la scala, come se lei fosse stata una Sabina e lui l'antico Romano che l'aveva rapita. Occhiate, bisbigli e alcune risate sommesse li seguirono, ma lei non se ne curò. Né era spaventata. Aveva intravisto l'uomo amabile dietro la sua austera facciata da guerriero, e l'unico pensiero che le occupava la mente era la notte che li attendeva con le promesse del talamo nuziale. Perciò gli allacciò le braccia attorno al collo e gli posò la testa sulla spalla. Nessuno dei due pronunciò una parola, nemmeno quando lui salì le scale a due a due, aprì la porta della sua camera da letto con una spallata e la portò al di là della so18


glia, nella stanza rischiarata da un'unica candela. La mise giù adagio, tra le casse e i fardelli che il giorno seguente li avrebbero accompagnati nel loro viaggio. Continuando a tacere, la prese fra le braccia e la baciò, come se avesse aspettato per anni di poterlo fare e non fosse più in grado di tenere a bada il proprio ardore. Mavis ebbe l'impressione che il corpo le si sciogliesse e, appoggiandosi contro di lui, si abbandonò al desiderio che la pervadeva. Con una mano, Roland le risalì lungo la vita fino a un seno, vi chiuse attorno le dita e lo sfiorò con delicatezza, un gesto sconosciuto e stranamente eccitante, talmente diverso da quelli maldestri delle mani che un paio di volte avevano tentato di toccarla lì. La sua eccitazione si intensificò quando lui cominciò a scioglierle i lacci della veste e insinuò la mano all'interno del corpino. Quando le sfiorò il capezzolo con i polpastrelli, un improvviso calore le si diramò in tutte le membra, accentrandosi in fondo all'addome, dove il sangue aveva iniziato a pulsare. Doveva reagire in qualche modo, si disse Mavis. Interrompendo il bacio, gli allontanò la mano dal seno e gli baciò le dita. Poi sciolse il nodo che gli chiudeva la scollatura della tunica scura, così da potergliela sfilare dalla testa assieme alla camicia, rivelando il suo torace nudo. Gli fece scivolare le dita sulla superficie scabra di diverse cicatrici. «Siete stato ferito tante volte» bisbigliò con una sorta di timore riverenziale. «Avete partecipato a molte battaglie?» 19


«In linea di massima, non erano del tipo che intendete voi» ribatté lui con voce roca. Chinandosi, Mavis gli premette le labbra sulla cicatrice più vicina alla spalla. «Tornei ed esercitazioni, suppongo.» «A volte» sussurrò Roland, abbassandole la veste e la camiciola lungo le braccia per scoprirle le spalle. Benché ci fossero centinaia di domande che avrebbe voluto rivolgergli, centinaia di informazioni che desiderava apprendere sull'uomo che aveva sposato, quando le sue labbra le sfiorarono la pelle nuda della spalla, le si cancellarono tutte di colpo dalla mente. Le uniche cose che desiderava adesso erano la carezza della sua bocca e il tocco delle sue mani. Resa sempre più audace dalla sua espressione di meraviglia, spinse giù la veste e la camiciola, rimanendo nuda come Eva nel giardino dell'Eden. Si tirò via i nastri dai capelli, lasciando che l'avvolgessero come un manto. Mavis non aveva mai visto negli occhi di un uomo l'emozione che apparve in quelli di Roland mentre la fissava. Non si trattava soltanto di ammirazione e di lussuria. Ancora una volta, aveva assunto quell'espressione che lo distingueva da qualunque altro uomo lei avesse mai conosciuto, un'ansia, una struggente malinconia che le strinsero il cuore. Prendendolo per mano, lo condusse verso il letto. Benché lei fosse vergine e Roland appartenesse a una famiglia che non era nota per la sua delicatezza, Mavis non provò alcun timore quando salì sul letto e gli tese le braccia. 20


Roland si affrettò a togliersi gli stivali, l'espressione mesta e ansiosa sostituita dal fuoco del desiderio. Lei distolse lo sguardo allorché si sfilò le brache. Lo aveva visto a torso nudo. Vederlo completamente svestito le parve... sconveniente. Lui soffiò sulla candela, immergendo la stanza nell'oscurità. Poi il letto scricchiolò mentre si allungava al suo fianco. Le accarezzò i capelli. «Non vi farò del male, Mavis» cantilenò nello stesso tono amabile e sommesso che aveva usato quel giorno per parlare al suo cavallo. Lei ne era stata affascinata allora e ne fu ammaliata, e rassicurata, anche adesso. Nessun uomo aveva mai posseduto una voce del genere, come se il miele gli scorresse nella gola. Rilassandosi, giacque immobile mentre la mano del marito le percorreva la guancia, il mento e la gola, le scendeva sulla spalla, il braccio, il fianco e la coscia, e tornava a salire, un tocco lieve come una piuma e seducente come la sua voce. Mavis provò l'impulso di imitarlo, iniziando dai capelli che gli si arricciavano sulle spalle, lungo la mascella e la gola, le spalle possenti, il braccio, la vita snella e la coscia muscolosa. Roland si spostò ulteriormente verso di lei. Le accarezzò il seno e l'addome. E continuò a scendere. Mordendosi il labbro, lei gli fece scivolare la mano sul torace, rendendosi conto stupita che anche i suoi capezzoli si erano inturgiditi. Poteva darsi che il suo tocco fosse altrettanto eccitante per lui. Abbassando la testa, gli fece guizzare la lingua 21


attraverso il petto e lo udì emettere un gemito. Impaziente di saperne di più, premette tutto il proprio corpo contro il suo e lo baciò profondamente. Sì, era eccitato quanto lei. Roland continuò a baciarla e accarezzarla, fino a quando lei non fu pronta a supplicarlo di prenderla. Non dovette farlo, dato che proprio quando la tensione diventò pressoché intollerabile, lui la spostò sotto di sé e, con esasperante lentezza, la penetrò. Mavis aveva saputo che avrebbe provato dolore e lo provò, una fitta che non tardò a dimenticare mentre l'uomo cominciava ad affondare in lei. Ogni spinta accrebbe lo struggimento e l'eccitazione. Le parve di essere in cerca di un posto sconosciuto in cui non regnavano che piacere e passione. Seguitò a cercare... a cercare... All'improvviso, sorprendendola come se fosse precipitata da una rupe, lo raggiunse: un posto in cui non esistevano che sensazioni e ogni altra cosa si dissolveva. Con un grido, si protese in preda a un incredibile sollievo, un'emozione talmente intensa che solo quando gli spasmi si attenuarono e Roland le posò la testa sul seno, Mavis ricordò di averlo sentito gridare quasi simultaneamente. Ansimando, Roland rotolò giù da lei e giacque supino mentre Mavis afferrava la coltre che avevano respinto e la gettava sui loro corpi nudi e accaldati. Sbalordita, sazia, sollevata e felice, rimase immobile per un certo tempo, poi si chiese che cosa avrebbe dovuto fare adesso. Conversare? Tacere e aspettare che lui dicesse qualcosa? Girarsi su un fianco e dormire, o almeno tentare di farlo? «Roland?» bisbigliò. 22


L'unica risposta che ricevette fu il suono lento e regolare del suo respiro. Lo sposo si era addormentato. Che cos'era quel suono?, si chiese confusamente Roland mentre emergeva dal sonno. Sollevando le palpebre, si rese conto all'istante di non trovarsi a Dunborough. La sua stanza era più spaziosa di quella e più spoglia. Non c'erano candele sul tavolo posto accanto al letto né casse per gli abiti, tranne una. E soprattutto non c'era una bella donna avvolta in un mantello che, in piedi accanto alla finestra, stava osservando il cielo dell'alba. Mavis. Sua moglie. La donna che lo aveva amato con tanta passione, tanto abbandono, benché si conoscessero appena. La donna che gli si era data così spontaneamente, malgrado le circostanze inconsuete in cui era avvenuto il loro matrimonio. Lui non era venuto lì nella speranza di trovare una sposa. Era giunto per informare Lord DeLac che il progetto di un'alleanza fra le loro casate era morto insieme a suo padre e al fratello. Aveva avuto intenzione di rifiutare la proposta di DeLac di sposare sua figlia. Poi Mavis era entrata nel salone. Nel medesimo istante in cui l'aveva vista aveva desiderato prenderla in moglie più di quanto avesse mai desiderato una cosa in vita sua, compresa la tenuta di famiglia. Sorridendo, si stava accingendo a scendere dal letto quando gli giunse di nuovo all'orecchio quello strano suono, una sorta di singulto. Era stata Mavis a emetterlo e adesso lui si rese 23


conto che le sue spalle erano scosse da un tremito. Stava piangendo. Lo sbigottimento causato da quella scoperta fu più violento e più penoso di un colpo vibrato da una mazza o una spada. Più doloroso di qualunque spasimo avesse provato in precedenza. Più doloroso delle percosse che non gli avevano risparmiato il padre e il fratello maggiore. Infinitamente più doloroso delle più crudeli frasi di scherno di Gerrard. Nessuna donna ti amerà mai, a meno che tu non l'abbia pagata. Non possiedi intelligenza né fascino, niente che ti renda attraente, fatta eccezione per il titolo e il denaro di nostro padre. Il titolo e il denaro... e adesso un'alleanza che Lord DeLac aveva chiaramente desiderato e che aveva comprato con la verginità di sua figlia? Era uno sciocco. Uno stupido, ingenuo quanto la maggior parte dei ragazzi di campagna che arrivavano in una città sconosciuta. Nonostante i suoi rossori e i suoi sorrisi, Mavis doveva essere stata costretta a sposarlo, perché altrimenti avrebbe pianto? Violente e tormentose, vergogna e umiliazione spazzarono via ogni traccia di gioia e di speranza. Aveva imparato da molto tempo a celare la sofferenza. A mascherare la vergogna. A fingere di essere insensibile, a simulare che nulla era in grado di toccarlo e di ferirlo, e lo avrebbe fatto anche adesso. Prima, però, doveva allontanarsi da lei, come un animale colpito da una freccia che si rifugi nella sua tana per leccarsi le ferite. Alzandosi dal letto, indossò le brache, poi si sedette e si infilò gli stivali. 24


«Avete dormito bene, Roland?» Lui alzò lo sguardo. Mavis lo stava osservando, gli occhi gonfi e arrossati dal pianto, ma un sorriso tanto brillante quanto falso sulle labbra. Perfino adesso, e malgrado quelle lacrime, Roland anelò a credere che lo avesse scelto per quello che valeva. Idiota! Se lei era stata costretta o minacciata, lui non ne era stato a conoscenza ed era accaduto senza il suo consenso. Ma il matrimonio era stato celebrato e consumato. Lui e Mavis erano legati dai vincoli imposti dalla chiesa e dalla legge, non c'era niente che potessero fare. La loro unione gli procurava ancora una dote cospicua e una preziosa alleanza, benché suo suocero fosse un tanghero ubriacone che si sarebbe ben guardato dal prestare ascolto a una richiesta di aiuto. Inoltre, Mavis era la sua unica figlia e lui sarebbe diventato ancora più ricco e più potente quando Simon DeLac fosse andato al creatore. Roland afferrò la camicia e se la infilò dalla testa. «Confido che sarete pronta a partire appena avrete fatto colazione» dichiarò nel tono che avrebbe usato con un suo dipendente. «Sì, penso di sì.» «Lo spero» ribatté lui. Si infilò la tunica e si affibbiò il cinturone attorno alla vita. Benché Mavis non si fosse mossa, quando lui alzò di nuovo lo sguardo notò che i suoi piedi erano nudi. Al pari delle caviglie. Era completamente nuda sotto il mantello? Un'impetuosa ondata di desiderio gli si rovesciò addosso. I ricordi della notte che avevano trascor25


so insieme gli balzarono alla mente, vividi ed eccitanti. Ma non doveva lasciar trapelare la propria debolezza, dal momento che le avrebbe conferito un ascendente su di lui e il potere di umiliarlo. Doveva ignorare i sentimenti che suscitava in lui. Doveva tenersi a prudente distanza. Mavis non sarebbe stata che una donna che dirigeva la sua casa e che talvolta, quando la necessità fosse stata troppo intensa per ignorarla, avrebbe diviso il suo letto. Già con la mano sul chiavistello, dichiarò senza guardarla: «Ora che il matrimonio è stato consumato, mia signora, in futuro sarete voi a decidere quando invitarmi nel vostro letto. Se non lo farete, vi lascerò in pace».

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Il ritorno del libertino JULIA JUSTISS INGHILTERRA, 1816 - Reduce da Waterloo, Dominic Ransleigh si ritira in campagna. Ma l'esuberante vicina di casa, Theodora Branwell, ha altre idee per riportarlo alla vita...

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Il profumo della passione SARA BENNETT INGHILTERRA, 1837 - Marissa vuole conoscere il piacere in tutte le sue sfumature, e vuole che a condurla in questo seducente viaggio sia Lord Valentine. C'è un solo problema...

La Signora di Dunborough MARGARET MOORE INGHILTERRA, 1214 - Lady Mavis è certa che dietro l'austera facciata di Sir Roland di Dunborough si nasconda un uomo sensibile e accetta di sposarlo. Ma già dopo le nozze...


I segreti di Sugarland BRONWYN SCOTT BARBADOS, 1835 - Ren Dryden eredita una piantagione di canna da zucchero a Barbados. Nonché una socia bella e sensuale che letteralmente lo strega! Ma troppi segreti li dividono.

Le tentazioni del duca SARA BENNETT INGHILTERRA, 1837 - Eugenie Belmont intende sposare Sinclair St. John, l'altezzoso Duca di Somerton. Tra i due scocca una scintilla inattesa, ma l'algido gentiluomo sa bene che...

Il riscatto di un gentiluomo MARGARET MCPHEE CARAIBI - LONDRA, 1812 - Kit North ha giurato che laverà la macchia che offusca il suo nome. Quando incontra la bellissima Kate Medhurst, però, tutti i suoi programmi vanno in fumo.

Giustizia per il guerriero DENISE LYNN INGHILTERRA, 1145 - Richard di Dunstan rapisce Isabella per vendetta e le impone il matrimonio. Durante il lungo inverno che trascorre con l'uomo, lei imparerà a conoscerlo e... Dal 2 novembre


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