La sorella sbagliata

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CHRISTINE MERRILL

La sorella sbagliata


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Wedding Game Harlequin Historical © 2017 Christine Merrill Traduzione di Laura Di Pietro Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2017 Questo volume è stato stampato nel novembre 2017 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1094 del 15/12/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Come sempre accadeva nel pieno della Stagione londinese, le sale di Almack's erano gremite fino a traboccare. Amelia Summoner percorse il perimetro del salone principale, guardando la moltitudine di gente che ambiva al matrimonio, senza farsi notare. Era facile riuscirci per chi conosceva il luogo e i presenti come lei. Non aveva saltato neanche un mercoledì nei tre anni in cui la sua famiglia aveva ricevuto gli inviti. In quel periodo aveva visto tre gruppi di debuttanti arrivare, pavoneggiarsi e andarsene al braccio dei gentiluomini che le avrebbero sposate. Aveva fatto il suo debutto il primo anno e, dopo un breve scalpore, era affondata nelle acque dell'alta società, dimenticata. Ora si muoveva per quelle sale come un pesce nelle profondità del mare, invisibile fino a quando decideva di non esserlo. Diversamente da altre ragazze nubili della sua età, riteneva che questa fosse una libertà piuttosto che un fallimento. Era più rilassante ballare, conversare o amoreggiare solo 5


quando ci si sentiva di farlo, anziché lasciarsi ossessionare da ogni interazione sociale come se fosse un evento destinato a cambiare la vita. Se ci si voleva limitare a guardare gli altri, era molto meglio essere quella Summoner. No. Non quella bella. L'altra. Quella strana. Dopo i suoi primi pochi balli, aveva capito che non avrebbe ottenuto un grande successo. Era stata classificata dalle patronesse come una bellezza non convenzionale dotata di una mente esageratamente acuta. Qualsiasi altra ragazza si sarebbe sentita offesa da un simile complimento, che era in realtà una condanna. Ad Amy non era servito neanche un briciolo della sua decantata intelligenza per comprendere che solo l'allettante nome della sua famiglia le aveva risparmiato di essere bollata come bruttina e supponente. Un legame di parentela acquisito con Lord Summoner avrebbe infatti assicurato a un giovane un futuro in politica e in società. Ma anche gli uomini che ambivano a tanto desideravano una moglie che fosse convenzionale sotto ogni aspetto ed esageratamente bella, piuttosto che esageratamente acuta. Tuttavia Amy aveva intenzione di rimanere così com'era. Fino a quel momento, il suo carattere si era formato senza compromessi e lei era soddisfatta del risultato. Doveva ancora incontrare un uomo per il quale fosse disposta a cambiare. Di fronte al suo ostinato rifiuto di favorire le loro ambizioni sposandoli, anche i pretendenti più intrepidi avevano rinunciato a corteggiarla da parecchio tempo. In quella Stagione lei sapeva che, se un gentiluomo le 6


avesse chiesto di ballare, sarebbe stato solo per compassione. O, con ogni probabilitĂ , perchĂŠ voleva essere visto come una persona corretta, che donava equamente la propria amicizia a tutta la famiglia, ed era disposto a fare da cavaliere all'eccentrica sorella maggiore di Miss Belle Summoner, pur di vedere quest'ultima sorridere. Londra, infatti, al momento era tutta un brusio di voci sulla figlia minore di Lord Summoner, la bellezza piĂš acclamata degli ultimi dieci anni. Quella sera, mentre si faceva largo tra la folla, Amy aveva sentito diversi uomini dire sospirando che un singolo sorriso di quella delicata creatura sarebbe valso qualsiasi sacrificio, persino essere gentili con Miss Amelia, la zitella. Nessuno aveva ancora osato provarci e Amy non aveva alcuna intenzione di essere un bersaglio facile per le loro vacue lusinghe. Si muoveva tra la calca con passo sicuro, lasciando intendere che fosse diretta verso una meta precisa e non avesse tempo per le interruzioni. Quando sedeva, si accomodava in un angolo, con il ventaglio sollevato, a scrutare la folla come se stesse cercando qualcun altro oltre le persone nelle immediate vicinanze. Evitava di incrementare il numero dei suoi conoscenti, poichĂŠ sapeva che nessuno avrebbe osato rivolgerle la parola senza prima essere stato presentato. Se lei non si fosse degnata di conoscerli, loro non avrebbero potuto usarla come tramite per arrivare a Belle. Dato che non doveva perder tempo in danze e futili chiacchiere, poteva osservare e ascoltare. Du7


rante la serata aveva udito innumerevoli conversazioni senza prendere parte a nessuna di esse, mentre scrutava il lato opposto della sala per sorprendere coloro che guardavano sua sorella con qualcosa di piĂš di un interesse passeggero. Se tra la folla ci fosse stato un gentiluomo seriamente interessato a Belle, Amy avrebbe capito le sue intenzioni quasi prima di lui. Poi avrebbe potuto escogitare un piano adeguato per difendersene. Solo un uomo davvero speciale poteva sposare Arabella. Tutti gli altri avrebbero dovuto farsi da parte. Quella sera, da sola, Amy aveva catalogato e scartato una decina di potenziali pretendenti. Se non disponevano di un patrimonio, un'educazione o una posizione sociale tali da soddisfare i piani che suo padre aveva per le figlie, comunque, a nulla sarebbero valse le loro intenzioni. Lord Summoner esigeva che le sue ragazze, se mai si fossero sposate, optassero per un buon partito. Dopo aver trascorso anni a cercare un marito per Amy, l'aveva dichiarata troppo caparbia per legarsi a un uomo che lei non avesse scelto autonomamente, e aveva deciso di permetterle di esserlo. Ma Belle... Amy nascose un sospiro dietro il ventaglio. Belle sarebbe stata molto facile da influenzare, che fosse suo padre o qualsiasi altra persona a farlo. Era un bene che avesse una sorella a vegliare e a proteggerla dai pericoli. Questo non significava che lei non volesse vedere Belle sposata e felice. Nonostante a Londra fossero molti i buoni a nulla e i cacciatori di dote, c'e8


rano anche candidati promettenti. Quando Amy ne trovava uno, ne scribacchiava il nome sul retro del suo carnet di ballo vuoto, per condurre poi ulteriori ricerche. Al momento, erano almeno otto gli uomini che avrebbero potuto rivelarsi una scelta soddisfacente per Belle. Erano non troppo giovani né troppo maturi, di bellezza quantomeno passabile, amabili, ricchi e di buona famiglia, ma non ambiziosi. Un'unione con uno qualunque di essi avrebbe potuto tradursi in una piacevole vita di campagna per la maggior parte dell'anno, con attività sociali non eccessivamente impegnative. Dopo aver distinto gli invitati in buoni e cattivi, rimaneva solo un uomo che non rientrava in nessuna delle due categorie. Era il più inquietante di tutti, secondo Amy. Quando aveva visto arrivare Benjamin Lovell, non aveva avuto bisogno di sentirlo parlare per capire che era lì per procacciarsi una moglie. Sebbene Mr. Lovell volesse far credere di essersi recato nel più famoso mercato matrimoniale solo per qualche ballo e una cena leggera, ostentava troppa indifferenza per essere del tutto sincero. Se ne stava in piedi su un lato della sala, fingendosi annoiato al punto di dare le spalle alla pista da ballo. Ma si era posizionato in modo da tenere lo sguardo fisso su uno degli specchi che decoravano la parete per osservare e catalogare le donne presenti con la stessa cura con cui lei aveva osservato gli uomini. La falsa apatia spesso si dimostrava più pericolosa della seduzione sfacciata per i cuori e le menti 9


delle giovani signore. In risposta alla noncuranza di Mr. Lovell, il gentil sesso faceva tutto il possibile per catturare la sua attenzione. Ed era proprio ciò che lui voleva, ne era sicura. Preferiva essere preda, piuttosto che cacciatore. Era una strategia audace per un uomo dalle origini incerte e lei lo ammirava per questo. A quanto pareva, anche le patronesse lo ammiravano. Nessuna somma di denaro avrebbe potuto convincerle a concedere gli inviti a un gentiluomo che non fosse degno di imparentarsi con una delle famiglie più illustri d'Inghilterra. L'illegittimità era una macchia cui non tutti gli uomini sapevano mostrarsi superiori. Ma si vociferava che Mr. Lovell fosse il più raffinato degli illegittimi. Sua Grazia il Duca di Cottsmoor non lo aveva riconosciuto formalmente, eppure doveva averne avuto l'intenzione. Prima della morte improvvisa dei Cottsmoor, infatti, Mr. Lovell era stato visto spesso in loro compagnia. Lo avevano trattato come un membro della famiglia, benché non avessero detto nulla riguardo alle sue origini. Quando il duca, la duchessa e il loro primogenito erano periti a causa di un'influenza, lui si era ritirato dalla società per un anno, per piangerli come i genitori e il fratello scomparsi. La sua nascita e i suoi primi anni di vita erano avvolti nel mistero. Si era formato all'estero, fatto che rendeva scettici coloro che si erano laureati a Oxford e Cambridge con il massimo sentimento di devozione nei confronti delle loro università. Tuttavia nessuno poteva biasimare Cottsmoor per non 10


aver mandato il figlio non riconosciuto nella stessa scuola del legittimo erede. La formazione continentale non aveva per nulla penalizzato Mr. Lovell. Parlava in modo impeccabile e la sua cultura non mostrava lacune. Era ritenuto un uomo intelligente eppure non pedante, acuto ma senza presunzione, esperto nel dare saggi consigli però capace di tenere a freno la lingua quando la sua opinione non era richiesta. Per questo, il nuovo Duca di Cottsmoor, ancora troppo giovane per l'università , talvolta si rivolgeva a lui per ricevere suggerimenti su come gestire il nuovo ruolo di Pari. E se la sua unica imperfezione fosse stata che il nobile padre non si era preso il disturbo di sposare sua madre? Dopo avere incontrato l'affascinante Mr. Lovell, la società aveva dichiarato che tale condizione non era per nulla un difetto. Anzi, poteva essersi rivelata persino un vantaggio. Cottsmoor aveva disposto un lascito per assicurarsi che al figlio naturale non mancasse nulla e, secondo i pettegolezzi, lui stava facendo fruttare l'eredità grazie ad abili investimenti. Ma senza un'attenta osservazione, nessuno se ne sarebbe accorto. Il suo modo di vestire non esaltava la ricchezza di cui era appena entrato in possesso. Il taglio perfetto dei suoi abiti lo rendeva uguale agli altri gentiluomini presenti in sala; tuttavia la scelta delle stoffe, con la finezza del soprabito nero che controbilanciava il bianco del panciotto in costoso broccato di seta, suggeriva che era un uomo attento alla moda. Le fibbie delle sue brache al ginocchio 11


non erano eccessivamente grandi o sgargianti, eppure, se ci si fermava a osservarle, se ne poteva notare la pesantezza e il tenue luccichio dell'argento. Non portava anelli né altre gioie oltre alla catenella dell'orologio che, quasi del tutto coperta dalla parte anteriore del soprabito, si intravedeva solo quando lui ballava. Era una pesante catena d'oro da cui pendeva uno smeraldo scandalosamente voluminoso che brillava come a dire: sono ricco, ma abbastanza sicuro di me da evitare di farne sfoggio in pubblico. Il suo valletto non si era preoccupato di legargli in modo elaborato la cravatta. Aveva usato un nodo orientale talmente semplice che lui avrebbe potuto anche realizzarlo da solo. Il bianco abbagliante metteva in risalto la marcata linea scura della sua mandibola. Aveva i colori tipici di tutta la discendenza Cottsmoor, i distintivi occhi e capelli scuri, e la carnagione leggermente olivastra. Se il giovane duca, crescendo, avesse acquisito anche solo metà della bellezza di Mr. Lovell, non avrebbe avuto bisogno di un titolo perché le donne scalpitassero per accaparrarsi il suo favore. Ma quella sera, era Mr. Lovell a catturare l'attenzione di tutte le signorine presenti. Come ovvio, l'interesse di Amy era puramente accademico. Agitò il ventaglio per raffreddare il calore improvviso che le aveva fatto avvampare il volto. Non era affascinata da quell'uomo. Aveva soltanto bisogno di assicurarsi che non costituisse una minaccia per Belle. Se Mr. Lovell non era degno, non importava nulla ciò che Lady Jersey pensava di lui. Non a12


vrebbe ottenuto neanche una presentazione. E se invece fosse stato la bella persona che sembrava? Si sventagliò di nuovo. Se lui avesse saputo essere un marito gentile e amorevole, capace di rivolgere alla moglie le stesse attenzioni che aveva dedicato a se stesso, forgiandosi a regola d'arte, allora Amy non avrebbe potuto sperare in un partito migliore per sua sorella. Avanzò lentamente verso di lui, fingendo di ammirare i ballerini in pista. Guardare un uomo tanto avvenente avrebbe dovuto essere piacevole, ma c'era qualcosa che la inquietava in Benjamin Lovell. Era troppo bello per essere vero. Amy non riusciva a liberarsi del presentimento che la sua sobria perfezione fosse studiata con una precisione superiore a quella dell'orologio appeso all'altra estremità della catenella con lo smeraldo. Una parte di lei non lo biasimava. Chi non indossava una maschera di tanto in tanto? Questo, tuttavia, avrebbe avuto più senso se lui fosse stato povero. Se la sua ricchezza era reale, come ovviamente era, non aveva motivo di essere falso. Con un battito del ventaglio si avvicinò, li oltrepassò e proseguì fino a una sedia collocata in un angolo raggiunto a stento dal lume di candela diffuso dai lampadari. Un'ottima postazione per osservare Mr. Lovell e il suo amico, Mr. Guy Templeton, che conversavano, girati di profilo. Sebbene fosse un movimento quasi impercettibile, Mr. Templeton continuava a spostare il peso da un piede all'altro. A un certo punto, dopo essersi 13


assicurato con una rapida occhiata che nessuno lo vedesse, senza notare Amy, si chinò per darsi uno strattone per gamba alle brache, e poi riprese il dondolio. «Accidenti, questi affari continuano a salire» borbottò. «Il che dà un nuovo significato ai balli da Almack's.» Mr. Lovell accennò un sorriso educato. «Sono il prezzo della raffinatezza, Templeton. Nessuna signora d'alto rango vi vorrà se non avete la pazienza di stare in piedi in abiti formali.» «Per me non sono altro che una seccatura» insistette. «Mi chiedo se debbano esaminarci le gambe prima di fare la loro scelta, come se fossimo cavalli.» «Gambe e fiato» convenne Lovell, indicando la pista da ballo con un gesto disinvolto. «Fareste meglio a dimostrare loro che sapete andare al galoppo. A meno che non vi imbottiate i polpacci, non convincerete mai una donna a scegliervi, con gambe come quelle a sorreggervi. Come minimo, dobbiamo procurarvi un sarto migliore. Portate quel completo come se fosse pieno di pulci.» «Perché prude» ammise Templeton. Poi sospirò, felice. «Ma la ragazza su cui ho messo gli occhi mi vorrà anche così.» «Se non vi atterrete all'etichetta, dovrà essere la creatura più paziente di Londra per riuscire a sopportarvi» esclamò Lovell. Non troppo paziente, pensò Amy. Con una buona famiglia, un viso gradevole e un ricco patrimonio, Mr. Templeton era quasi in cima alla sua lista di potenziali cognati. 14


«Al diavolo l'etichetta» bofonchiò questi sottovoce, salutando con un educato cenno del capo una patronessa che passava di lì. «Le vecchie megere come quella impongono le brache, chiamano cena una tazza di tè con una fetta di torta, e non ci consentono neppure di ballare un valzer con una bella ragazza. Sono loro inoltre che ci presentano, convinte di poter decidere al posto nostro chi dobbiamo sposare. E, peggio ancora, ci obbligano a pagare per questo privilegio.» «Pare che il sistema funzioni piuttosto bene» ribatté Lovell con un'alzata di spalle. «Ma se amiamo davvero, perché non possiamo scegliere un modo più diretto per dimostrare i nostri sentimenti?» disse l'altro, facendo cenni con la mano a un gruppo di signorine sul lato opposto della sala. «È come se ci trovassimo sulla sponda di un fiume e, anziché attraversarlo semplicemente a nuoto per raggiungere l'oggetto del nostro desiderio, fossimo costretti ad avanzare nell'acqua con cautela, prestando attenzione a non scivolare sulle rocce.» «Nuotare?» Lovell inarcò le sopracciglia fingendosi sorpreso. «L'acqua rovinerebbe le brache. E cosa vi fa credere che il coinvolgimento sentimentale abbia qualcosa a che vedere con la scelta di una moglie?» Il tono di freddo calcolo con cui erano state pronunciate tali parole era così in contrasto con l'espressione di cortese disponibilità stampata sullo splendido volto di Mr. Lovell che Amy per poco non fece cadere il ventaglio, sconvolta. 15


Tornò in sé e lo agitò lentamente, distogliendo lo sguardo da loro per impedire che vedessero il suo viso rosso di rabbia. Era uno spietato impostore, proprio come aveva sospettato. «Niente amore né desiderio per la propria futura moglie?» chiese Templeton, sinceramente sorpreso. «Non consiste forse in questo metà del divertimento del prenderne una?» «Divertimento.» Il labbro di Lovell si contrasse in uno spasmo di disgusto, come se avesse trovato una mosca nella limonata. «Il matrimonio è un impegno troppo serio per essere svilito da futili piaceri.» A quel punto la smorfia scomparve e tornò il sorriso. Tuttavia la sua postura, spalle dritte e un piede di poco spostato in avanti, era la stessa che assumeva il padre di Amy subito prima di lanciarsi in un trascinante discorso politico. Si serviva della medesima posa distaccata quando la incitava a conformarsi alla società e a trovare un marito che migliorasse il suo carattere debole cosicché avrebbe potuto smettere di occuparsene lui. A quanto pareva, fino all'ultima vertebra della sua inflessibile spina dorsale inglese, Mr. Lovell era convinto di sapere come dovessero andare le cose e non si faceva scrupoli a illustrare agli altri la verità per come la vedeva lui. «Quando ci si sposa, non ci si limita soltanto a stringere un legame con la giovane signora, ma si entra anche a far parte di un unico gruppo, insieme alla sua famiglia e alla società.» «Credo proprio che voi non abbiate bisogno di 16


pensare a cose simili» osservò Templeton. «Cottsmoor, dopotutto...» Lovell lo interruppe alzando una mano. «Supponiamo, per ipotesi, che io non abbia una famiglia. Sono il primo della mia stirpe, e questo rende ancor più importante che io selezioni sapientemente i miei affetti. Nella vita di un uomo ambizioso la scelta del giusto suocero conta più che trovare la giusta compagna.» «Volete dunque un uomo titolato» commentò l'altro. «Il Duca di Islington è ricco quanto Creso e ha tre figlie, tutte in età da marito.» Lovell scosse la testa. «Il titolo è ereditario e le terre vengono trasmesse ai discendenti con vincolo d'inalienabilità. Io inoltre non ho bisogno del suo denaro. Sono piuttosto bravo a provvedere a me stesso.» «Niente titolo.» Templeton si accarezzò una barba immaginaria come immerso nei suoi pensieri. «Non avete bisogno di sposarvi per denaro. Ma di certo mi direte che la figlia di un comune cittadino non sarebbe abbastanza per voi.» «Sì, non voglio studiosi né uomini di legge» convenne Lovell. «Voglio un vero e proprio Tory, che sia proprietario di un'antica fortuna, lontanamente imparentato con Pitt il Giovane e Pitt il Vecchio. Qualcuno che pranzi con Wellington e goda della fiducia di Grenville.» Amy si sporse in avanti, allarmata. «Un politico?» chiese Templeton, stupito. «Se un uomo ambisce a migliorare la società, dove altro dovrebbe stare se non in Parlamento?» 17


«Parlate di Lord Summoner, dunque.» «Precisamente» confermò Lovell e Amy sentì una stretta al cuore. «Desumo che vogliate sposare l'incantevole Arabella» esclamò Templeton con una sonora risata. «È la più ammirata della Stagione» rispose l'altro. «Intendo accontentarmi solo del meglio in assoluto.» «E allora dovrete mettervi in coda dietro tutti gli altri uomini di Londra» affermò l'amico, scuotendo la testa. «Il suo carnet di ballo era quasi pieno fin da prima del nostro arrivo. Sono stato costretto a contendermi l'ultimo posto con un tale.» «Io non me ne sono preoccupato. Non ho ancora ottenuto una presentazione ufficiale» asserì Lovell. «Non dovrà esserci nulla di indecoroso nel nostro primo incontro.» La mente di Amy corse per mantenere un vantaggio su di lui. Il suo insistere sul decoro era una magra consolazione, però significava che era ancora in tempo per fermarlo. «Anche qualora riusciate a fare la sua conoscenza, sarà un'impresa indurla a parlare» lo informò Templeton. «È molto timida. Ha un sorriso abbagliante, ma parla a malapena.» «Tanto meglio» replicò Lovell. «Chi mai vorrebbe sposare una donna simile per fare conversazione?» Il manico d'osso del ventaglio di Amy si spezzò sotto la pressione delle sue dita. Quell'uomo odioso stava facendo congetture su Belle come se non fosse altro che una postilla accessoria aggiunta ai suoi 18


piani. E, cosa ancor peggiore, lei sospettava che il commento circa la mancanza di conversazione alludesse a qualcosa cui un vero gentiluomo non avrebbe dovuto accennare riferendosi a una signora. A quanto pareva, Templeton era d'accordo con lei. «Sentite un po', Lovell...» Questi alzò le mani in segno di diniego. «Non intendevo mancare di rispetto alla ragazza. Ma quando si mira a occupare un posto tra gli uomini più saggi della società inglese non si deve sposare una donna per essere stimolati intellettualmente.» Amy sollevò il ventaglio per nascondere un ghigno. Avendo conosciuto qualche amico di suo padre, trovava che Mr. Lovell avesse una visione della superiorità maschile quasi affascinante nella sua ingenuità. Lui continuò a esporre i suoi piani. «Voglio sposare una donna che sia bella e talentuosa, che faccia onore alla mia casa e che metta al mondo e cresca i miei figli.» Rifletté per un istante. «E conquistare la giovane più ambita dell'anno metterà in ottima luce il mio gusto e le mie abilità persuasive. Voglio essere il migliore e mi accontenterò solo quando avrò ottenuto il meglio da chi mi circonda. Tuttavia, come dicevo prima, non si tratta tanto di conquistare la giovane, quanto piuttosto di conquistare suo padre. Dispone di due seggi alla Camera dei Comuni e intendo occuparne uno entro la fine dell'anno. Se è qui presente stasera, lo troverò ed escogiterò un modo per entrare nelle sue grazie. Fatto questo, il resto verrà da sé.» Bastardo. 19


Un'altra stecca del suo ventaglio si ruppe, ma Amy quasi non se ne accorse. Bastardo era un termine troppo veritiero per essere un insulto alla sua persona. Probabilmente esistevano innumerevoli epiteti con cui lo avrebbe potuto descrivere, se fosse stata un uomo, e Benjamin Lovell li avrebbe meritati tutti. Poteva anche fingersi modesto nel suo completo sobrio e perfetto, ma quell'uomo era un pavone falso, destinato a strozzarsi con il suo stesso orgoglio. Senza nemmeno conoscerla, aveva deciso che doveva avere a tutti i costi la cara, dolce e innocente Belle, solo per ottenere un seggio alla Camera dei Comuni. Una volta sposati, non le avrebbe rivolto la minima attenzione. E, peggio ancora, se davvero voleva il meglio da coloro che lo circondavano, quando avesse scoperto che la moglie non era all'altezza dei suoi piani ambiziosi, forse avrebbe sfogato la delusione su Belle. Qualcosa andava fatto, e subito. Amy balzò in piedi, e per poco non urtò un giovane che stava percorrendo a fatica il perimetro della sala, tenendo in equilibrio decisamente troppi bicchieri di limonata. Questi mormorò una scusa e si spostò per proseguire. Di colpo, lei ebbe un'idea. Gli rispose con un sorrisetto sciocco. «Ah, sir. È un vero sollievo vedervi. Mi sono rifugiata in un angolo perché troppo accaldata e sul punto di svenire.» Prima che lui potesse offrirle qualcosa o tirarsi indietro, Amy allungò una mano e gli rubò due bicchieri di limonata, bevendo un sorso dal primo. «Ora va molto meglio» esclamò, ridacchiando 20


di nuovo e fingendo di non vedere lo stupore del giovane di fronte a tanta insolenza. A quel punto, come se davvero non si reggesse bene in piedi come aveva dichiarato, si voltò e barcollò in avanti per i due passi necessari a trovarsi faccia a faccia con Benjamin Lovell. Tentennò, vacillò e si concesse un breve, trionfante sorriso. Poi rovesciò il contenuto dei due bicchieri sul suo elegante panciotto bianco.

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Dannazione! Ben Lovell non era incline agli accessi d'ira. O almeno, non in presenza di altre persone. Di tanto in tanto, quando era completamente solo, si abbandonava all'autocommiserazione e malediceva le strane svolte che la sua vita aveva imboccato conducendolo al punto in cui si trovava. Poi ricordava che solo uno sciocco si sarebbe lamentato di quella che agli altri doveva sembrare una formidabile fortuna, quindi si ricomponeva, ringraziava la sorte per ogni evento propizio e ignorava il resto. In pubblico si concedeva soltanto una breve, muta imprecazione, assicurandosi che il suo viso non tradisse il disappunto interiore. Le cose gli erano andate fin troppo bene perchĂŠ lui rovinasse la sua perfetta reputazione con una parola irosa nei confronti della piccola idiota che lo aveva battezzato con la limonata. Quell'incidente aveva distrutto ogni possibilitĂ di incontrare Summoner durante la serata. Se voleva preparare il terreno per una carriera politica, non 22


poteva permettersi di non apparire al meglio, o di mostrarsi di cattivo umore. E di certo non era il caso di avere la mente offuscata dall'astio per l'errore innocente di una debuttante nervosa. Per il momento, si sarebbe comportato da gentiluomo e non avrebbe tenuto conto del soprabito sciupato che aveva acquistato a trenta sterline buone solo la settimana precedente. Si sarebbe scrollato di dosso le gocce di limonata che colavano dalle sottili rifiniture in pizzo dei polsini della camicia di lino. La cravatta era una piccola massa di stoffa fradicia e Ben sentiva i peli del petto che gli si appiccicavano al corpo. Ma quanti bicchieri stava trasportando quella sciocchina per aver provocato un tale disastro? Aveva forse cercato di annegarlo? E da dove era venuta? In genere stava attento a non pestare piedi o colpire gomiti, anche ai ricevimenti più affollati. Sembrava essere saltata fuori dal nulla, come se fosse rimasta in attesa del momento giusto per attaccarlo. Un gentiluomo non doveva prendersela per simili bazzecole e Ben non voleva essere noto soltanto per la sua buona educazione. Se intendeva riscattare le sue origini, doveva essere l'uomo più magnanimo di Londra. Soffocò l'irritazione e si sforzò di assumere un'aria preoccupata per la signorina. Prese il fazzoletto e lo porse alla ragazza ridacchiante, che agitava un ventaglio rotto come se intendesse asciugarlo con quel lieve venticello. «Sono desolato di avervi fatto spaventare, miss. È caduta qualche goccia sul vostro abito?» Poi abbassò lo sguardo su quel viso a forma di cuore che gli arrivava a 23


malapena al primo bottone del panciotto. La stava fissando. Era scortese da parte sua. Per essere l'uomo di successo che desiderava, non poteva permettersi nulla che non fosse assolutamente perfetto. Ma una sola occhiata a quel viso ed era rimasto a bocca aperta come un idiota. Sembrava che il raziocinio lo avesse del tutto abbandonato portando via con sÊ le buone maniere. Non che lei fosse una bellezza straordinaria. Abbastanza carina, pensò. Una figura armoniosa, benchÊ non molto slanciata. Per guadagnare in altezza, i suoi capelli castani erano ammassati in un'acconciatura oltremodo elaborata, con troppi boccoli e trecce. Mentre lei annuiva alle sue scuse, le penne che le guarnivano la pettinatura ballonzolarono. A giudicare dalle risatine, probabilmente anche il suo cervello era pieno di piume, suppose Ben. O forse no. La sua risata era talmente falsa e sciocca che era possibile lei l'avesse studiata appositamente per scoraggiare un uomo. Ma se il suo intento era quello di risultare ripugnante, gli occhi le impedivano di riuscirci. Lo avevano catturato e lo tenevano prigioniero. Erano grandi e luminosi, di un castano caldo come un buono sherry. O almeno quasi completamente. Nell'iride dell'occhio sinistro c'era una macchiolina d'oro che scintillava come uno scherzo segreto. La differenza tra i due avrebbe dovuto risultare sgradevole dato che non dipendeva forse dalla simmetria, la bellezza? E invece, era affascinante. Ben 24


si era perso in quel puntino d'oro, ne era ammaliato. Avrebbe voluto contemplare i suoi occhi per sempre, finché questi non gli avessero rivelato i loro misteri. E, cosa ben più grave, mentre lei lo guardava lui si sentì sopraffare dal desiderio di confidarsi e condividere persino i più reconditi segreti del suo passato. Poi quella sensazione svanì. A una seconda occhiata, Ben capì che ciò che aveva scambiato per aria di mistero non era che il luccichio del calcolo. Non doveva rivelarle la sua vera essenza, perché in qualche modo lei lo aveva scoperto e voleva punirlo per la sua impudenza. Stava solo recitando la parte della ragazza dal sorriso affettato che faceva da tappezzeria, allo scopo di camuffare un'intelligenza pericolosa, quasi maschile. «Vi ringrazio per la premura, sir. Il mio vestito è intatto. Ma il vostro povero completo...» Detto questo, iniziò a tamponare il liquido che gli stava macchiando i polsini con un tale impeto che di sicuro stava facendo penetrare più a fondo la sostanza nella stoffa. Ben le afferrò la mano inguantata con la maggior delicatezza possibile per porre fine al danno che stava provocando. «Non è necessario» disse con fermezza. «Ma vi ringrazio per il tentativo.» «Oh, sir, sono desolata.» Sollevò verso di lui due occhi teneri come quelli di un cocker spaniel. Per riuscire ad assumere così velocemente un'aria tanto innocente lei doveva essersi esercitata allo specchio. Il che lo convinse ancor di più che non era af25


fatto dispiaciuta. Anzi, la divertiva vederlo infastidito. Le rivolse un sorriso altrettanto allenato. «Non è nulla. Non ne parleremo oltre.» Perché, a Dio piacendo, non l'avrebbe mai più rivista. C'era qualcosa di inquietante in lei. Da quel momento in poi, nel caso in cui si fossero incontrati di nuovo, si sarebbe tenuto in guardia e a distanza di sicurezza. «Vi ringrazio.» La giovane fece una frettolosa riverenza e sparì all'improvviso come era arrivata. Accanto a lui, Templeton rideva. «Ben fatto.» «Ben fatto? Io non ho fatto nulla.» Cercò di strofinare via le macchie del soprabito, ma poi rinunciò e mise via il fazzoletto. «Sembra che abbiate fatto colpo su Miss Summoner.» Ben scrutò la sala in cerca di colei che sarebbe stata il suo futuro. Era sul lato opposto, intenta a conversare con quella sciocchina dalla testa piumata. Erano amiche? No. C'era qualcosa nel modo in cui tenevano inclinato il capo che sembrava suggerire una parentela. «Dio santo, non mi dite.» «Sorelle» esclamò l'amico con un'altra risata. «Quella minuta è la maggiore. Una zitella, a quanto si vocifera.» «Chissà perché» disse Ben, senza preoccuparsi di dissimulare il sarcasmo. «Afferma di non volersi sposare e di non potersi separare dalla sorella.» «Tutte le donne con un briciolo d'orgoglio dicono qualcosa del genere quando non riescono a trovare marito» replicò lui. «È molto più probabile 26


che si sia comportata con gli altri come ha fatto con me e che in società si sia sviluppata una certa avversione nei suoi confronti.» «Poco importa» osservò Templeton. «Dopo tanti anni, è del tutto fuori dai giochi. Ma se volete la sorella più giovane, farete meglio ad abituarvi alla sua presenza. È probabile che la maggiore delle due Summoner verrà a vivere in casa vostra dopo il matrimonio.» «Neanche per idea» obiettò Ben, percorso da un brivido di terrore. Guardare quegli occhi ogni mattina a colazione sarebbe stato esattamente come presentarsi a tavola nudo. Lei gli avrebbe strappato ogni difesa, ridacchiando di continuo. «E dove andrà?» chiese Templeton, in tono ragionevole «Lord Summoner non vivrà in eterno. Spetterà pertanto al marito di sua sorella farsi carico di lei.» «A meno che un ignaro gentiluomo non si lasci accalappiare e la sposi» suggerì lui. «E quante probabilità credete che ci siano, dopo tanto tempo sul mercato?» «Tanto tempo?» Ben le diede un'occhiata veloce attraverso la pista da ballo, distogliendo lo sguardo prima che lei se ne accorgesse. «Avrà poco più di ventitré anni. E questo non fa di lei una vecchia megera, checché ne pensi la società. Se qualcuno le strappasse le penne, le districasse i capelli e magari le consigliasse un'altra sarta...» E le insegnasse a tenere ben fermi i bicchieri e a non ridacchiare in quel modo. «... sarebbe piuttosto carina.» «Ma quell'occhio...» Templeton rabbrividì. 27


«Quegli occhi» lo corresse Ben. «Ne ha due. E non sono privi di fascino. Sono semplicemente... sorprendenti.» «E quale uomo vorrebbe essere sorpreso da una donna?» L'amico rabbrividì di nuovo. «Forse siete più inesperto di quanto vogliate dare a vedere, quando si tratta di gentil sesso, Lovell. Non è mai un bene farsi sorprendere da una donna.» «Forse magnetici è la parola che stavo cercando. Oppure ammalianti.» Inebrianti. Seducenti. Avrebbe potuto passare una vita intera a tentare di descrivere quegli occhi. Templeton scosse la testa. «Nessuno di questi termini è positivo come sembra. Se volete essere il burattino o lo schiavo di una donna, allora procuratevi un'amante. I vostri giorni saranno pieni di tutta la passione e di tutto il melodramma cui anelate, senza vincoli legali a trattenervi quando la situazione diventerà opprimente.» «Non ho alcuna intenzione di vivere facendomi comandare a bacchetta da una donna, con o senza matrimonio.» Mai più. «E non penso neppure che la maggiore delle sorelle Summoner sia in grado di dominare l'uomo che la sposerà.» Quest'ultima affermazione non era del tutto vera. Ma il fatto che lui riuscisse a immaginarsi inerme, denudato da un singolo sguardo, non era altro che il riflesso della paura di rivivere un passato infelice. «Se le cose stanno così, allora non c'è alcun problema» disse Templeton, sorridendo. «Sembrate più che certo di riuscire a tenerla sotto controllo. Benché non desideriate sposarvi per amore o pas28


sione, ammetterete di trovarla almeno un po' attraente. Se il vostro scopo è sposare una figlia di Summoner per imparentarvi con lui, per voi non dovrebbe esserci differenza tra Miss Amelia e Miss Arabella.» Perché no? Di fronte a un'argomentazione tanto logica, Ben non riuscì a formulare una risposta immediata. Poi si ricordò della macchia di limonata sul suo miglior panciotto e della possibilità di vedere futuri eventi mondani rovinati da incidenti simili. Se voleva essere considerato incrollabile, non poteva legarsi a una donna che gli avrebbe fatto costantemente perdere la calma e avrebbe danneggiato la sua immagine. «Solo uno sciocco fingerebbe che le due Summoner siano interscambiabili. Tutti a Londra ammirano la minore. La maggiore è talmente fuori dai giochi che io non sapevo neppure che esistesse. Inoltre, sto cercando una moglie che sia il ritratto del decoro e non una donna maldestra che fa da tappezzeria. Arabella Summoner si muove per la sala con la grazia di un cigno, mentre sua sorella...» Guardò il suo panciotto rovinato. Templeton rise. «Credete sul serio che quello della limonata sia stato un incidente? Mio caro amico, per quanto siate raffinato, temo che siate troppo ingenuo per sopravvivere alle signore di Londra.» «Che cosa diamine intendete dire?» «Semplicemente che se venite da Almack's e vi nascondete in un angolo anziché farvi avanti per un giro di danze, una donna interessata cercherà di 29


catturare la vostra attenzione con ogni mezzo possibile.» Non aveva pensato a questa ipotesi spaventosa. «Credete che...» «Sì, è infatuata di voi» terminò per lui Templeton. «E ha agito di proposito per conquistare il mio favore.» Se questa era la verità, allora le donne erano davvero folli. «Non può esserci altra spiegazione. Le piacete. E dato che non ha prospettive, sono certo che Summoner vi sarà molto riconoscente se provvederete a lei al posto suo.» L'amico gli diede una pacca sulla spalla. «Andate da lui e reclamate il vostro premio.» «Non posso farlo in questo stato» disse Ben distrattamente, con lo sguardo fisso sulla donna che gli aveva rovinato la serata, ora sul lato opposto della sala. Che fosse quello il significato del luccichio nei suoi occhi? Era sicuro che le sue azioni fossero state mosse da secondi fini. Tuttavia avrebbe giurato che questi non riguardassero tanto il matrimonio quanto, piuttosto, un desiderio di disfarsi di lui come si faceva con la tappezzeria ormai logora. «Non voglio sposare Miss Amelia» esclamò, infastidito. Non avrebbe dovuto aver bisogno di pronunciare quelle parole ad alta voce per chiarire le sue intenzioni. Se era una zitella, la sala era piena di uomini che non la volevano. Templeton gli rivolse uno sguardo compassionevole. «Volete Belle, come il resto degli uomini di Londra. Ma avete perso ancor prima di cominciare, 30


amico mio. Se spezzate il cuore di sua sorella con la vostra indifferenza, Belle non vorrà avere niente a che fare con voi. Le donne sono fatte così, lo sapete. Provano più affetto l'una per l'altra di quanto non ne proveranno mai per noi.» «Spezzarle il cuore? Io non farò nulla di simile. Non ho dato alcun segno di essere interessato alla signorina.» A meno che lei non avesse notato qualcosa nello sguardo che le aveva rivolto. Non era stata che un'occhiata veloce, ma era sembrata interminabile, come se si fosse smarrito nei suoi occhi e avesse avuto bisogno di lottare per uscirne. «Certo che no, Lovell.» Il ghigno sul volto di Templeton svelò lo scherno nelle sue parole di conforto. «Ma vi suggerisco di rifiutare Miss Amelia nella maniera più delicata possibile. Vi consiglio inoltre di trovare un altro uomo cui lei possa legarsi. Se non lo farete, quando sposerete Belle, Amy Summoner finirà per sistemarsi definitivamente in casa vostra, e ve la ritroverete lì, a fantasticare sul vostro amore perduto.»

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La scelta di Alasdair VANESSA KELLY INGHILTERRA-SCOZIA, 1815 - Alastair deve condurre con sé nelle Highlands la bellissima Eden Whitney, costretta ad allontanarsi da Londra per scongiurare un terribile scandalo.

Per ordine della regina AMANDA MCCABE GREENWICH-LISBONA, 1588 - Chi è Sir John Huntley? Dopo averlo conosciuto con tre identità diverse, Alys teme che sia una spia, eppure è unita a lui da un pericoloso legame...

La sorella sbagliata CHRISTINE MERRILL INGHILTERRA, 1817 - Belle è la moglie ideale per l'ambizioso Benjamin Lovell. Peccato che anche solo per avvicinarla debba prima fare i conti con l'acida sorella della giovane!

Ostaggio per vendetta JULIET LANDON INGHILTERRA-DANIMARCA, 993 - Lady Fearn viene rapita dal vichingo Aric lo Spietato. Durante il viaggio verso la Danimarca, però, l'uomo risveglia in lei il desiderio e la passione...


La scelta del cavaliere GAYLE CALLEN INGHILTERRA, 1486 - Sir John Russell eredita la casata e le terre, nonché la promessa sposa del fratello scomparso. Ma non è lei che lo mette sottosopra, bensì la sua incantevole domestica!

La figlia dello storico BRONWYN SCOTT West Sussex, 1821 - Ora che l'uomo che ama è tornato in paese, Evie è intenzionata a farsi notare. Ma lui ha portato con sé un ospite, il Principe Dimitri Petrovich, che da subito...

Il viaggio di India VICTORIA ALEXANDER Londra-Parigi, 1889 - Alla ricerca della cugina, India segue la sospetta Società delle Viaggiatrici con l'affascinante Derek Saunders, che si rivelerà un pericolo. Per il suo cuore.

L'ultimo scandalo DIANE GASTON Inghilterra, 1818 - Rimasta vedova, Lorene Summerfield non può ancora coronare il suo sogno, perché Dell, l'uomo che ama da sempre, è accusato dell'omicidio di suo marito! Dal 3 gennaio




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