Un nuovo appuntamento con la serie
UN MILIONARIO PER MARITO Benvenuti alle nozze più romantiche dell’anno!
Entrare in casa ed essere colpiti alla testa forse non è il modo migliore per fare conoscenza, ma è senza dubbio il più originale… forse è questo l’inizio della grande storia d’amore tra il milionario Reuben Tyler e Lara Callaway?
Dal 6 giugno in edicola e sul nostro store www.harpercollins.it – Seguici su
Il quinto appuntamento con la serie
H H C
Benvenuti nella clinica delle star dove giovani e talentuosi dottori devono dimostrare ogni giorno il loro talento... e la notte dare libero sfogo alle proprie fantasie.
Quando il paramedico Joe Matthews soccorre una donna incinta, entrata in coma in seguito a una rapina, giura che rimarrà con lei fino a quando non si sveglierà. E, quando la sua Bella Addormentata finalmente riapre gli occhi, Joe scopre che Carey Spencer suscita in lui pensieri decisamente più peccaminosi…
In edicola e sul nostro store dal 20 giugno www.harpercollins.it – Seguici su
Robyn Carr
La vita che desidero
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Life She Wants Mira Books © 2016 Robyn Carr Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance giugno 2017 Questo volume è stato stampato nel maggio 2017 da CPI, Moravia HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 181 del 2/06/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Prologo
Non riusciva proprio a capire come non si fosse accorta di niente per così tanto tempo. Quando venne a galla la sconvolgente verità, le parve incredibile di essere stata ingenua e ottusa al punto da ignorare cosa stesse succedendo intorno a lei. Emma Shay Compton era consapevole del fatto che, a guardarlo dall'esterno, il suo matrimonio con Richard sembrasse una fiaba tanto idilliaca quanto irreale. Per quanto lo avesse amato, aveva sempre percepito che nella loro unione ci fosse qualcosa di stonato, come se mancasse una tessera per completare il puzzle. Era solo una vaga impressione, perché Richard la trattava bene, era generoso e attento a soddisfare le sue esigenze sebbene fosse molto impegnato. Però era indubbio che fosse diventato distante e distratto già subito dopo le nozze. Emma l'aveva giustificato dicendosi che i broker di successo non trascorrevano le giornate a casa a coccolare le mogli, ma lavoravano fino a tarda serata. E infatti Richard passava anche sedici ore al giorno in ufficio ed era sempre incollato al telefono, costantemente impegnato a dare ordini come un generale d'armata. Persino sua moglie doveva prendere appuntamento con largo anticipo per trascorrere un'ora con lui. Perciò, ogni volta che le sembrava che tra di loro ci fosse qualcosa che non andava, si convinceva che fosse solo colpa sua e non dell'indaffaratissimo Richard. Quasi non notò quando cominciarono le riunioni serrate tra Richard e i suoi legali per discutere dei problemi che suo 5
marito aveva con la Commissione di Vigilanza della Borsa. Un giorno gli chiese spiegazioni riguardo agli articoli sulla sua ditta, indagata per una presunta frode finanziaria, e Richard replicò in tono flemmatico che servivano per riempire le pagine dei giornali perché mancavano notizie più eclatanti. Poi la esortò, con piglio cattedratico, a prestare attenzione alla sezione finanziaria dei quotidiani, dato che ogni giorno finivano sotto inchiesta diverse società bancarie o d'investimento. Secondo lui, il motivo era che la Commissione di Vigilanza doveva giustificare in qualche modo la sua esistenza. Concluse il discorso rassicurandola sul fatto che la questione, per quanto fastidiosa, si sarebbe chiusa presto. Emma non se ne preoccupò più, ma cominciò a leggere le notizie sui giornali, come le aveva suggerito suo marito, e scoprì che Richard aveva ragione: ogni giorno si parlava d'inchieste, sanzioni, società che fallivano, chiudevano o venivano acquisite o ristrutturate. Il mondo dell'alta finanza era complesso e in costante divenire, nonché sotto continuo esame. Ma la cosa non finì lì, purtroppo. Una sera, Richard l'avvisò che si sarebbe dovuto presentare in tribunale con i suoi legali e le chiese di liberarsi dei suoi impegni per accompagnarlo. Emma accolse questo desiderio con una risatina divertita, pensando che, tra i due, non era certo lei quella oberata di faccende da sbrigare. Lui le sorrise con la solita aria calma e sicura di sé, dandole un buffetto affettuoso sulla guancia, e la tranquillizzò sostenendo che non avrebbe dovuto dire né fare nulla. La mattina dell'udienza, Richard approvò la scelta dell'abito, che Emma aveva preparato sulla poltroncina accanto al letto, e andò in bagno. Mentre si spalmava la crema idratante sulle gambe, seduta davanti alla toeletta, Emma udì l'acqua scorrere nel lavandino, seguita da un'imprecazione colorita. Richard si era tagliato radendosi, cosa non strana. Ma poi Emma si guardò allo specchio e capì di colpo la verità. Tutto quello che si diceva su Richard era vero: suo marito era un bugiardo cinico e calcolatore, un truffatore senza scrupoli, e lei non poteva più fingere che non lo fosse. 6
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Negli ultimi tempi Emma Shay aveva pensato spesso che non fossero le tragedie a distruggere le persone, ma le piccole cose che si accumulavano come sassolini in uno zaino sulle spalle, fino a pesare quanto un macigno. Era stata forte mentre le veniva portato via tutto e si era ritrovata praticamente segregata in un piccolo motel sulla costa, e tale era rimasta al funerale di Richard e anche quando la stampa aveva infierito su di lei, raccontando una sordida storia di truffe, furti e inganni e lasciando intendere che fosse a conoscenza dei reati commessi dal defunto marito, se non addirittura sua complice. Eppure aveva resistito stoicamente all'uragano che l'aveva investita. Ma quando si era rotto un tacco delle sue décolleté preferite ed era caduta rovinosamente sui gradini davanti al tribunale, era scoppiata in lacrime. La foto che ritraeva il suo crollo psicologico era stata pubblicata su riviste e quotidiani, e le immagini erano state trasmesse da tutti i telegiornali. Quando poi si era recata in palestra e le era stato chiesto con garbo di non frequentare più il suo corso di yoga, si era sentita morire per la vergogna e quella sera aveva pianto fino ad addormentarsi spossata. Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. L'intero arredamento dell'appartamento di Manhattan e della casa al mare era stato venduto all'asta. Emma aveva potuto portare con sé solo gli effetti personali – tra cui una scatola piena di foto, quasi tutte precedenti al matrimonio con Richard – e aveva donato il guardaroba più informale a 7
un centro di accoglienza per donne maltrattate. I quadri, la cristalleria, le porcellane, l'argenteria e i gioielli erano stati venduti subito, persino gli oggetti di pregio che non avevano niente a che fare con l'attività di Richard, compresi i regali di nozze. Tutti i vestiti firmati erano stati confiscati, anche l'abito da sposa di Vera Wang. Le era stato concesso di tenere due paia di lenzuola, asciugamani, un servizio di piatti, posate e bicchieri... insomma, lo stretto necessario. Aveva caricato tutto ciò che possedeva nella Prius, perché ovviamente la Jaguar del marito era finita all'asta. Le era stato offerto un indennizzo perché era stato impossibile dimostrare che fosse stata complice delle frodi di Richard. Era chiaro che non ci fossero prove, visto che era innocente. Non aveva testimoniato contro di lui, e non per lealtà nei confronti del marito o perché era suo diritto in quanto coniuge, ma perché non aveva nulla da dire né elementi importanti da usare per patteggiare. Non si era recata in tribunale ogni giorno per sostenere Richard, ma per cercare d'informarsi il più possibile riguardo ai capi d'accusa che gli erano stati imputati. Quando si era sposata, aveva novemila dollari sul conto in banca, frutto dei suoi risparmi, ed era tutto ciò che le rimaneva ora da vedova. Lo considerava il suo fondo per le emergenze, che le sarebbe stato particolarmente utile dopo avere deciso di partire alla volta della contea di Sonoma, la sua terra d'origine, e lasciarsi alle spalle New York e tutto ciò che rappresentava. Nei mesi precedenti alla morte di Richard aveva riflettuto a lungo riguardo al suo futuro. Avrebbe potuto utilizzare l'indennizzo e ritirarsi ai Caraibi, o magari in Europa. Aveva sempre desiderato vivere in Svizzera. Avrebbe potuto cambiare nome, tingersi i capelli, mentire riguardo al proprio passato... Però, prima o poi, qualcuno l'avrebbe riconosciuta o lei avrebbe comunque commesso un passo falso e si sarebbe tradita. E allora? Cos'avrebbe potuto fare, fuggire di nuovo? Invece decise di rinunciare alla somma che le spettava di diritto e a tutto ciò che avrebbe potuto tenere per sé. Non vo8
leva godere in alcun modo dei frutti delle attività illegali di Richard. Sebbene non avesse truffato nessuno personalmente, in tutta coscienza non poteva approfittare dei comportamenti illeciti di suo marito perché si sarebbe sentita sua complice. Nella zona di Santa Rosa le erano rimasti dei contatti. Era un ambiente che conosceva bene e in cui si sarebbe sentita a suo agio, anche se ormai la sua famiglia d'origine non c'era più. Rosemary, la sua matrigna, si era trasferita a Palm Springs con il terzo marito. Era quasi certa che, invece, le sue sorellastre Anna e Lauren abitassero ancora nella casa paterna in cui erano cresciute tutte insieme. Tutte loro si erano lavate le mani di lei quando Richard era stato incriminato. A ben pensarci l'ultima volta che aveva parlato con la matrigna era stato poco prima della morte di Richard, quando il mondo le stava crollando addosso e si nascondeva dalle vittime delle frodi del marito, furibonde contro di lei perché erano convinte che si fosse data alla fuga con il loro denaro. Durante la telefonata, Rosemary aveva commentato che la sua avidità le era costata cara, e non aveva creduto alle proteste di Emma, che continuava a sostenere di essere stata all'oscuro di tutto. «Io non ho fatto niente di male!» aveva esclamato. «Se lo dici tu» si era limitata a rispondere Rosemary, rivelando tutto il suo scetticismo. Rosemary aveva sempre nutrito una pessima opinione nei suoi confronti, ma Emma sperava che le altre persone che conosceva nella sua città natale non condividessero quel giudizio. Era cresciuta a Santa Rosa e vi aveva frequentato le scuole fino al diploma. Inoltre, dubitava che tra i clienti truffati da Richard ci fossero anche i residenti di cittadine della contea di Sonoma, considerato che la società del marito aveva sede a New York. Il migliore amico di Emma, e a quel punto forse anche l'unico, era Lyle Dressler. Le aveva trovato un villino ammobiliato, a un piano, a Sebastopol, dove Lyle viveva con il suo compagno, perciò Emma poteva almeno contare sul suo supporto morale. 9
Lei aveva trentaquattro anni ed era sposata con Richard Compton da nove, quando erano stati investiti dallo scandalo. All'epoca delle nozze, Richard era un quarantacinquenne attraente e facoltoso. Emma, che ne aveva venticinque, era stata soggiogata dal suo fascino; anche se Richard aveva vent'anni più di lei, non lo si poteva considerare vecchio: era un uomo dal fisico asciutto e prestante, ricco, raffinato e potente, insomma uno degli scapoli più ambiti di New York. Quando l'avevano conosciuto, Rosemary e le sue sorellastre avevano subito approvato la scelta di Emma ed erano sempre ansiose di recarsi a New York per partecipare alle serate mondane a cui Richard era costretto a invitarle per pura cortesia. Però nessuna delle tre si era degnata di ricordare i tanti favori ricevuti e i vantaggi di cui aveva goduto, quando si era trattato di sostenere Emma dopo lo scandalo. Anche se gli anni di matrimonio precedenti all'inchiesta e all'incriminazione di Richard non erano stati tutti rose e fiori, Emma aveva sempre pensato di potersi ritenere soddisfatta. In fondo, ciò di cui avrebbe potuto lamentarsi era normale nella sua cerchia di conoscenze; Richard era sempre impegnatissimo e pieno di preoccupazioni, e passava poco tempo con lei, anche quando erano in vacanza. Le prime persone con cui aveva stretto amicizia a New York tramite il lavoro si erano allontanate gradualmente man mano che Emma si era inserita nell'ambiente esclusivo di Richard, in cui però non si era mai trovata a proprio agio. Per questo a volte si era sentita sola, anche se era costantemente circondata da persone. Si occupava di volontariato, faceva attività fisica, arredava, organizzava serate, e cercava di rendersi indispensabile per Richard, che alla fine era il suo unico punto di riferimento. Per questo era stato un terribile giorno quello in cui si era resa conto di essere sposata con un perfetto estraneo. L'inchiesta era stata avviata prima del loro quinto anniversario. Prima del settimo, Richard era stato incriminato e il suo patrimonio sequestrato. Emma aveva passato l'ottavo anniversario in tribunale. I difensori di Richard erano riusciti a ottenere molti rinvii, ma alla fine il processo era stato inevi10
tabile e lei si era presentata a testa alta come una brava moglie che si fidava ciecamente del marito. La madre e la sorella di Richard non si erano fatte vedere in aula e si erano rifiutate di concedere interviste. Emma aveva sempre pensato che non la considerassero all'altezza di Richard, ma dopo il processo aveva cambiato idea e si era convinta che fossero a conoscenza della vera natura dell'uomo. Il marito non le aveva mai dato spiegazioni, almeno fino alla triste conclusione. Quando lei lo interrogava riguardo alle accuse, Richard le rispondeva che volevano incastrarlo, ma che non avrebbero mai potuto dimostrare niente perché se l'ambiente dell'alta finanza era duro, lui lo era di più. Alla fine aveva cercato di giustificarsi sostenendo che non avrebbe potuto agire diversamente perché i suoi clienti erano più avidi di lui, e l'avevano autorizzato a fare qualsiasi cosa pur di farli guadagnare, anche se ciò comportava mentire, ingannare e rubare. Gli argomenti che aveva addotto per difendersi erano stati rivelatori agli occhi di Emma. Gli agenti federali non avevano faticato a provare la validità delle accuse. I dipendenti di Richard avevano patteggiato e testimoniato contro di lui. Al processo era stata prodotta una valanga di documentazioni che dimostrava una serie interminabile di reati, tra cui evasione fiscale, frode, falso in bilancio, associazione a delinquere e riciclaggio di denaro sporco. Verso la fine, dopo avere tentato la fuga ed essere stato arrestato, quando i conti all'estero erano stati individuati e bloccati, Richard si era trovato di fronte alla prospettiva di una lunga pena detentiva senza più fondi nascosti a cui poter accedere, e a quel punto si era sparato. Ovviamente nessuno aveva creduto che Emma fosse all'oscuro di tutto. Tutti erano convinti che Richard raccontasse ogni giorno alla moglie quello che faceva appena tornava dall'ufficio, e invece non era affatto così. L'uomo che Emma credeva di conoscere era un truffatore, un camaleonte. Era affascinante e in apparenza un marito devoto, ma in realtà dietro tutto ciò che faceva c'era un secondo fine. E il loro matrimonio faceva parte del suo piano. Aveva ammesso che lei era stata un investimento per lui, per11
ché Emma era perfetta per il ruolo che doveva svolgere e soprattutto perché tutti si fidavano più di un uomo sposato che di uno scapolo. Era un narcisista manipolatore, un bugiardo e un imbroglione. Era così bravo che uno quasi si sentiva lusingato a essere ingannato da lui. Bello come Richard Gere, intelligente come Steve Jobs, con la moralità di Bernie Madoff. Per fortuna, meno bravo di quest'ultimo, dato che era riuscito a rubare soltanto cento milioni di dollari. Cosa sapeva effettivamente di lui? Che era una persona riservata e che non parlava mai del suo lavoro, cosa che lei riteneva normale per un uomo d'affari potente. In pubblico era un eccellente comunicatore, ma passata la fase del corteggiamento, aveva smesso di raccontarle storie della sua famiglia, dei tempi dell'università e dei suoi primi anni a Wall Street. Non aveva vecchi amici, o almeno lei non ne aveva incontrati, per lo più si trattava di contatti professionali. Però non poteva negare che Richard s'informasse regolarmente sulle sue giornate, sui suoi programmi, sui progetti, sulle persone che frequentava, almeno quando era a casa, cosa che accadeva di rado considerato che lavorava spesso fino a tardi o viaggiava per affari. In effetti, la differenza tra Richard e altri truffatori mediocri consisteva nella sua capacità di ascoltare e fingere un grande interesse per il prossimo. Tutti, lei compresa, erano lusingati dall'attenzione che dimostrava e credevano di avere stabilito un vero rapporto con lui; e invece Richard non diceva mai niente d'importante di sé. Nel complesso, avevano avuto nove anni di matrimonio; i primi erano stati decenti, mentre gli ultimi cinque si erano rivelati un vero incubo, che ora Emma si chiedeva quando sarebbe finito. Emma si recò direttamente in macchina al negozio di fiori di Lyle. L'amico le era stato di grande sostegno durante quella brutta esperienza. Non aveva potuto raggiungerla molto spesso a New York, non solo perché il viaggio era lungo e costoso, ma anche per la piccola complicazione rappresentata dal compagno di Lyle, Ethan, il quale non nutriva una forte simpatia per Emma, pur non conoscendola affatto 12
bene. Tuttavia, Lyle era andato a trovarla un paio di volte e l'aveva chiamata quasi tutti i giorni durante i momenti più difficili. Lyle era suo amico da ben prima di incontrare Ethan, che, chissà per quale motivo, era sempre stato scostante con lei. Emma sospettava che fosse geloso dell'affetto che la legava a Lyle, come se temesse che lei potesse indurlo ad avere tentazioni eterosessuali. Dopo lo scandalo di Richard, l'atteggiamento di Ethan nei suoi confronti era diventato da freddo addirittura gelido. Tuttavia, per quanto odioso, non era stupido e sapeva che se avesse insistito nel dimostrarle la propria ostilità, avrebbe rischiato di perdere Lyle. Ferma davanti al negozio, Emma fece un respiro profondo prima di varcare la soglia. E ovviamente, appena entrò, trovò Ethan dietro il bancone. «Ehi, Emma, sei arrivata!» disse come se essere cordiale gli costasse uno sforzo. «Sì, grazie» rispose lei prudente. «Viaggio difficile?» Emma fu sorpresa dal suo interessamento. «Sì, da diversi punti di vista.» «Oh, eccoti finalmente!» esclamò Lyle, arrivando dal retro e correndo ad abbracciarla. «Vuoi prendere un caffè o qualcos'altro prima di andare a casa di Penny?» Emma scosse la testa. «No, grazie. Ho parcheggiato in fondo alla strada in divieto di sosta e vorrei evitare una multa, e poi ho molte cose da sistemare.» «Va bene.» Lyle si girò verso Ethan. «Vado a dare una mano a Emma. Probabilmente mangerò qualcosa con lei e Penny, però non farò tardi.» Ethan sollevò il mento e arricciò il naso con aria di disapprovazione, ma non fece storie. «Ne approfitterò per passare da Ed e Nora. È l'occasione giusta per trascorrere un paio d'ore a fare lo zio.» «Perfetto. Salutameli!» Lyle la prese sottobraccio e l'accompagnò fuori dal negozio. «Ho parcheggiato qui davanti, ti do un passaggio fino alla macchina.» 13
«No, grazie, faccio volentieri due passi» replicò Emma. «Mi fa male il sedere dopo tante ore al volante, ho bisogno di sgranchirmi le gambe. Ascolta...» Esitò e fece un cenno con il capo in direzione del negozio. «Non vorrei causarti problemi con Ethan. Se mi accompagni fino alla casa e mi presenti la tua amica, poi posso cavarmela da sola.» «Non preoccuparti. Ho già spiegato a Ethan che intendevo darti una mano, ed è stato molto comprensivo. In ogni caso, era ora che andasse a trovare Nora. Non la vede tanto spesso quanto dovrebbe, anche se abita a meno di due chilometri da qui. Forse passo più tempo io di lui con la sua adorabile nipotina. Inoltre, avrà l'opportunità di lamentarsi dei miei difetti con sua sorella...» Lyle fece una risatina. «E poi voglio assicurarmi che tu stia bene.» Emma gli sorrise con gratitudine. «Non credo che starò più davvero bene» dichiarò con amarezza. «Ma per il momento mi basta avere un po' di tranquillità e di anonimato.» «Hai sentito Rosemary?» «Le ho mandato un'email per avvertirla che mi sarei trasferita a Sebastopol e che avrebbe potuto contattarmi tramite te. Non mi fido a darle il mio nuovo numero di cellulare, perché ho paura che lo venda a qualche giornalista. Tu hai sue notizie? Ti ha chiamato?» Lyle scosse la testa. Emma non ne fu sorpresa. Rosemary si faceva sentire spesso quando Richard era ancora ricco e potente. Dopo lo scandalo, aveva iniziato a comportarsi come se non lo conoscesse affatto. «Non si è dimostrata molto solidale» commentò asciutta. «Le tue sorelle dovrebbero aiutarti» osservò Lyle. «Non l'hanno mai fatto, e non me lo aspetto ora. La mia non è mai stata una famiglia unita. Anzi, non è mai stata una vera famiglia.» «Ti capisco» commentò Lyle. Emma sapeva che l'amico aveva sempre avuto un rapporto difficile con il padre, ma almeno sua madre lo adorava. «Mi hai proprio salvato la vita» gli disse stringendogli il braccio con un gesto affettuoso. «Sarei persa senza la casa che mi hai trovato.» 14
«Non ho alcun merito, a dire il vero. Penny è stata molto generosa. È anziana, ma arzilla. Ha quasi ottant'anni, però va ancora a camminare per cinque chilometri tutti i giorni, fa giardinaggio e ogni tanto gioca pure a tennis. Ora le fa comodo avere un'entrata extra.» «E sa tutto di me?» Lyle annuì. «Mi hai dato il permesso di raccontarle la tua storia e io l'ho fatto. È stata molto comprensiva. Ha detto che capita a tutti, prima o poi, di finire con la persona sbagliata. Il cottage è una dépendance piuttosto piccola, ma anche casa sua non è grande. Non le serve una governante né una badante, mentre l'affitto le sarà d'aiuto.» Lyle scosse la testa. «Preparati; la troverai una sistemazione piuttosto spartana per i tuoi standard. Il villino è vecchiotto e malandato, e parecchio kitsch.» «Eppure non hai idea di quanto non veda l'ora di stabilirmi lì.» Il villino in realtà era un garage ristrutturato. Al posto delle saracinesche era stata eretta una parete con una grande finestra che dava su un bel viale alberato. Aveva due stanze, un cucinotto e un piccolo bagno, ed era separato dalla casa di Penelope Pennington da un patio. «Puoi usare il cortile quando vuoi» le disse Penny. «E se vuoi cucinare più comodamente, vieni pure a casa mia.» Al posto del vialetto d'accesso Penny aveva fatto erigere una tettoia per l'auto e un casotto per gli attrezzi, e tutt'intorno all'edificio correva un piccolo prato, con cespugli, aiuole fiorite e alberi, recintato con un alto steccato dipinto di bianco. Emma impiegò meno di mezz'ora a scaricare la macchina. L'arredamento del cottage era minimale e consisteva in un letto e uno scrittoio, un tavolino con due sedie, due lampade, un divanetto a due posti e due poltrone. Emma aveva portato con sé lenzuola, asciugamani e stoviglie. L'alloggio le parve intimo e accogliente, nonostante fosse angusto. Cominciò a disfare i bagagli e a sistemare le cose che aveva negli scatoloni mentre Lyle andava a prendere qualcosa da mangiare. 15
Tornò con un'insalata greca, pane azzimo, hummus e una bottiglia di vino. Cenarono tutti e tre a casa di Penny, da cui Emma fu immediatamente conquistata. Quando l'anziana donna si scusò e andò a coricarsi, Emma si trasferì con Lyle nel suo minuscolo soggiorno a bere il bicchiere della staffa; lei si sedette sulla poltrona dal vistoso rivestimento a fiori, mentre l'altro si rilassava semidisteso sul divano con i piedi sul tavolino basso. «Questo posto ha bisogno di una risistemata» commentò Lyle guardandosi intorno. «Il divano puzza di muffa.» «A me piace» disse Emma, stendendo le gambe e poggiando i piedi su un'ottomana che non c'entrava nulla con il resto. «Credo che questa diventerà la mia poltrona preferita per leggere.» «Come puoi leggere con quella tappezzeria chiassosa? I fiori colorati non ti disturbano la vista?» Emma scoppiò a ridere. «Hai pensato al lavoro che vuoi cercare?» Emma rifletté, bevendo un sorso di vino. «Potrei fare la consulente psicologica, in fondo vanno di moda i life coach. Che ne dici?» «Di certo puoi trasmettere una vasta esperienza in fatto di difficoltà personali.» «In effetti, è stata parecchio dura. Sinceramente non mi sentivo così rilassata da anni.» Lyle esitò per qualche istante. «Emmie, spero che ti troverai bene qui, ma non so cosa tu possa aspettarti da questa città. È un posto tranquillo, però anche qui ci sono curiosi e pettegoli, capisci cosa intendo?» «Non dimenticare che sono cresciuta in questa zona» precisò lei. «So benissimo che, dovunque vada, non mi libererò facilmente dei pettegolezzi, anche se non sono stata incriminata per alcun reato.» «Volevo solo avvertirti in modo che fossi pronta...» «Nel caso le persone mi trattino male o mi lancino occhiate cariche di disprezzo quando passo per strada, vuoi dire? È per questo che sono venuta a rifugiarmi qui, invece di cercare un altro posto in cui presentarmi con una nuova identità. 16
Sarebbe stato inutile, perché tanto prima o poi si sarebbe scoperta la verità. Le bugie hanno le gambe corte, e la storia di Richard ne è una prova» dichiarò Emma. «Non posso cancellare il fatto di essere stata sposata con il broker ladro e truffatore, ma almeno qui mi sento a mio agio, in un ambiente che mi è familiare. Insomma, cercare di tenere nascosta la mia storia sarebbe una fatica inutile. Potrei cambiare nome, tingermi i capelli, addirittura fare una rinoplastica se avessi abbastanza soldi, ma alla fine la mia identità verrebbe a galla. È inutile, Lyle, non posso sfuggire allo scandalo. Fai una prova, cercami su Google e vedrai con i tuoi occhi quante notizie siano state pubblicate su di me.» «Anche come Emma Shay, semplicemente?» «Sono nota in tutte le varianti, con il cognome da nubile e con quello da sposata. Emma Shay, Emma Shay Compton, Emma Compton, Emma Catherine Shay, non ho modo di sottrarmi all'onta...» «Santo cielo, spero che il polverone si plachi presto» gemette Lyle. «Non ci conterei molto. I siti sono troppi e alla portata di chiunque voglia soddisfare la propria curiosità. Sono stati addirittura pubblicati due libri, se non vado errata, benché non siano molto accurati.» «Come hai fatto, Emmie?» le chiese Lyle in tono grave. Emma capì subito a cosa si riferisse l'amico... al suicidio di Richard. La sorprese il fatto che non avesse cercato informazioni online: i dettagli più macabri sulla morte di suo marito erano sparsi dappertutto in rete, come il suo cervello sulla parete. «Dopo aver tentato di fuggire con il jet privato di un collega, usando un passaporto falso, venne catturato e riportato in prigione. Gli fu negata la cauzione, ma i suoi avvocati fecero in modo che gli fossero concessi gli arresti domiciliari. Dopo la sentenza di colpevolezza, cercò di patteggiare la condanna rivelando i riferimenti bancari dei conti offshore, nella speranza di ottenere una riduzione della pena. Però fu tutto inutile e, quando gli fu chiaro che sarebbe comunque rimasto a lungo dietro le sbarre, prese la pistola, che teneva 17
nella cassaforte nascosta dietro la libreria nel suo studio di casa, la caricò e si sparò alla testa.» «Era disperato perché non voleva marcire in galera, è comprensibile» mormorò Lyle. «Sono sicura che non sia solo questo il motivo che l'ha indotto a compiere un gesto così estremo» precisò Emma. «Certo, il carcere sarebbe stato terribile, ma la cosa che l'ha fatto crollare è stata la consapevolezza che per lui fosse veramente finita. Non aveva più conti esteri a cui attingere. Sarebbe rimasto in prigione per cinquant'anni e, anche se avesse ottenuto la libertà vigilata prima, non avrebbe avuto più fondi che gli permettessero di mantenere l'agiatezza a cui era abituato e ritirarsi ai Caraibi. I soldi erano la sua priorità, ciò che importava di più per lui nella vita.» «Mi stupisce che la polizia non fosse al corrente della cassaforte né della pistola» osservò Lyle. «Non hai detto che gli agenti avevano perquisito l'appartamento?» Emma scrollò le spalle. «Non so perché non l'abbiano trovata, forse semplicemente non cercavano armi. Hanno confiscato i computer a casa e in ufficio, e tutti i dispositivi elettronici, forse il mandato non prevedeva armi o droga. Io non sapevo nulla della pistola.» «E Richard non ha preso provvedimenti per tutelarti?» Emma scosse la testa senza dire niente. «Cos'è successo dopo la sua morte?» «Nel giro di due settimane l'appartamento e tutti i beni sono stati venduti all'asta. Alla fine la casa era vuota e ho passato l'ultima notte su una brandina, con gli agenti di sorveglianza fuori dalla porta. Era il posto più sicuro per me.» Emma fece una smorfia. «Ti assicuro che è stato orribile.» «Mi dispiace tanto, Emmie. Ma ora basta, non parliamone più. È ora di voltare pagina.» «Grazie di tutto» mormorò lei commossa. «Ora va' a casa e di' a Ethan che ho apprezzato la sua sensibilità. Giuro che non vi assillerò, sarò discreta. Mi fa piacere abitare vicino a voi, mi fa sentire più sicura, ma non voglio essere di peso ed essere invadente. Non voglio fare da terzo incomodo.» «Non preoccuparti, abbiamo tanti amici e siamo abituati 18
ad avere visite. Chiama ogni volta che lo vorrai.» «Sei eccezionale. Sei sempre stato un caro amico, più presente di quanto sia stata io con te.» «Non è vero! Hai fatto tanto per me. Devo ricordarti che...» «Non dirlo neanche» lo interruppe lei. Prima che cominciassero i problemi di Richard con la legge, Emma aveva a disposizione una somma notevole per la gestione domestica e faceva economie. Per questo non aveva toccato i suoi risparmi, e ne aveva utilizzata una parte per aiutare Lyle ad aprire il negozio di fiori. Era meglio che non lo sapesse nessuno. Lyle era stato interrogato riguardo ai suoi rapporti con la coppia, ma non era stato sospettato di alcun illecito ed Emma era sicura che Ethan non ne fosse al corrente. «Come vuoi, comunque sono contento che tu sia qui. Mi sei mancata.» Lyle fece una pausa, poi aggiunse: «E ora devo dirti un paio di cose. Alcuni mi hanno chiesto di te, e dei vecchi amici volevano sapere cos'avresti fatto ora. È venuta in negozio Riley per informarsi su di te e sapere se stessi bene. Sa che ci siamo tenuti in contatto, così come tu sai che io la sento regolarmente, ma per quello che riguarda i rapporti tra voi due non mi sono mai immischiato, e non racconto niente dell'una all'altra. Sta a te decidere cosa dirle. Però Riley voleva sapere se avessi bisogno di qualcosa». «Rimorsi di coscienza?» sbottò Emma acida. «Tranquilla» l'ammonì Lyle. «In fondo Riley può essere una delle poche persone in grado di capire veramente quello che stai passando. Mi rendo conto che non hai grande simpatia nei suoi confronti, ma dopo la tua partenza ha dovuto rifarsi una vita. Ha chiamato anche Jock. Ora è divorziato e vive a Santa Rosa. Voleva sapere se saresti tornata qui e mi ha chiesto di dirti che, se ti serve aiuto, puoi contare su di lui.» «Davvero?» Emma era stupita. «Non sono un grande fan di Jock, come immagini, ma ti assicuro che era sincero nell'offrirti il suo sostegno.» Emma non fece commenti. Sapeva che sia Riley sia Jock vivevano in zona. Quando erano giovani, Riley era stata la 19
sua migliore amica e Jock era il suo ragazzo. Dopo essere andata via di casa, tanto tempo addietro, Emma era tornata qualche volta per brevi visite e non aveva mai parlato con loro, ma ora era consapevole che stabilendosi lì prima o poi li avrebbe rivisti. «È ora che ti lasci alle spalle anche i fantasmi del passato, Emma» osservò Lyle in tono pacato. «Mi sono lasciata alle spalle tante cose» replicò lei. «E non intendo più fare un solo passo indietro, neppure per prendere la rincorsa.»
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La vita che desidero di Robyn Carr Dopo il suicidio del marito, la vita newyorkese di Emma Shay si frantuma in mille pezzi. Il patrimonio miliardario dell'uomo si fondava infatti sulla truffa e, benché Emma non ne sapesse nulla, deve sopportarne le conseguenze. Solo un amico le rimane accanto, un amico che conosce dai tempi del liceo: Adam Kerrigan.
Giochi di potere di Penny Jordan Non basta nascondersi, fingersi diversa da quella che si era un tempo. Il passato ritorna sempre e, quando accade, la vita può mutare radicalmente. Taylor lo sa, e proprio perché teme il suo passato si è sforzata di cancellarlo. Ha mortificato la sua natura ed è diventata fredda e distante. Bram sa vedere oltre la maschera che...
Le radici profonde della passione di Diana Palmer Wolf Patterson e Sara Brandon si conoscono fin dall'infanzia, ma il rapporto che li ha uniti è sempre stato un mix esplosivo di odio e amore. Dopo anni di lontananza, il destino ha voluto che il bell'allevatore dagli occhi di ghiaccio rincontrasse la sua vicina di proprietà, all'inizio solo in maniera virtuale, e poi di persona.
Stringimi forte di Lori Foster Denver Lewis è un affermato lottatore di arti marziali. A lui piacciono le sfide, anche quelle pericolose, ma odia dover condividere con altri il premio della vittoria. Per questo ha evitato di avvicinarsi a una donna come Cherry Peyton, capace di atterrare con un solo sguardo la maggior parte degli uomini. Ma quando lei...
Le figlie della sposa di Susan Mallery Con orgoglio e trepidazione Courtney, Sienna e Rachel Watson vi invitano alle nozze più emozionanti dell'anno... quelle della loro madre. Courtney, solitaria e impacciata, non ha molto in comune con le due sorelle, ma in una cosa eccelle davvero: nel mantenere i segreti. Soprattutto quando si tratta della relazione che ha con...
Il biker di J. R. Ward Con un passato da cancellare, Spike Moriarty non può essere considerato l'uomo che tutte le donne desiderano e lui stesso ne è pienamente consapevole. Biker per passione e chef per professione, quando incontra la ricca, atletica e affascinate Madeline Maguire, amica di un suo amico, l'ultima cosa che si aspetta è che lei...
Vacanza venezuelana di Susan Andersen Magdalene Deluca non è quello che si dice una fanciulla in attesa del Principe Azzurro che la salvi. Ma se deve coinvolgere un estraneo per accompagnarla attraverso la foresta venezuelana è felice che si tratti di Finn Kavangh, il ragazzo che ha incontrato qualche giorno prima su una spiaggia assolata e che le è entrato...
Come sabbia tra le dita di Diana Palmer Nicole Seymour è una donna attraente, sofisticata e impegnata in politica a fianco del fratello Clayton. Quando incontra Kane Lombard sulla magnifica spiaggia di Seabrook ne è subito attratta e si accende in lei una sensualità sopita, soffocata da un matrimonio fallito. Ma Kane è l'uomo sbagliato, che potrebbe trascinarla...
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Inghilterra, XIX secolo. A volte basta uno sguardo per innamorarsi. Quando la felicità sembra a portata di mano, una serie di imprevisti rischia di cambiare il corso delle loro vite per sempre… ma l’amore è più forte di tutto.
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