M. BANKS - K. DENOSKY
Le astuzie del milionario
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Billionaire's Contract Engagement Bossman Billionaire Silhouette Desire © 2010 Harlequin Books S.A. © 2009 Kathie DeNosky Traduzioni di Rita Pierangeli e Maria Latorre Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Harmony Destiny marzo 2011; febbraio 2013 Questa edizione myDream ottobre 2017 Questo volume è stato stampato nel settembre 2017 da CPI Moravia Books MYDREAM ISSN 2532 - 599X Periodico mensile n. 3 dell'11/10/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 170 del 26/05/2017 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Fidanzamento a contratto
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Gli avvoltoi volavano in cerchio. Con un bicchiere di vino in mano, Celia Taylor se ne stava in disparte e osservava la sala da ballo affollata. Sul lato opposto, un gruppo numeroso comprendeva anche Evan Reese. Il quale aveva l'aria rilassata di chi si trova a proprio agio, e un sorriso disinvolto contribuiva a rendere ancor piĂš affascinante il suo bel volto. Tanta bellezza in un uomo avrebbe dovuto essere considerata un reato. Alto, vigoroso, era il tipo ideale per indossare gli indumenti sportivi che la sua ditta disegnava e vendeva. C'era intorno a lui un'aura di sicurezza e potere, e a Celia piacevano soprattutto gli uomini determinati. Considerando le lunghe occhiate che si erano scambiati nel corso delle ultime settimane, sarebbe stata una sciocca a ignorare a che cosa avrebbero potuto condurre. Se lui non fosse stato un probabile cliente. Un cliente che lei voleva conquistare a tutti i costi. Il suo capo e l'agenzia contavano su di lei, ma lei si rifiutava di andare a letto con un uomo per ottenere quello che voleva. Celia distolse lo sguardo da Evan Reese prima di rimanerne stregata. Fin da quando lui aveva licenziato la sua ultima agenzia di pubblicitĂ , tra loro due si era animato un sofisticato balletto. Evan sapeva che lei lo voleva... da un punto di vista professionale, naturalmente. Diamine, era 7
probabile che sapesse che lo voleva anche nudo e a letto, ma era una prospettiva sulla quale non intendeva soffermarsi. Il problema era che, ogni volta che una grossa società come la Reese Enterprises licenziava un'agenzia, si apriva la stagione della caccia. Le altre agenzie erano come squali in agguato e, in realtà, anche lei si sarebbe dovuta unire agli altri concorrenti, ma era convinta che Evan Reese fosse segretamente divertito da tutta quell'attenzione. «Celia, sono contento che tu sia potuta venire. Hai già parlato con Reese?» Voltandosi, lei si trovò di fronte il suo capo, Brock Maddox. Non stava bevendo, e non sembrava nemmeno particolarmente entusiasta di trovarsi lì. Lo guardò inarcando un sopracciglio. «In smoking. Diamine, Brock, hai un aspetto decisamente elegante. Ogni donna della sala ti ronzerà intorno.» Lui reagì con una smorfia di disgusto. «Piantala, Celia. Sono venuto con Elle.» Guardando al di sopra della sua spalla, lei vide la sua graziosa assistente. Le sorrise e la salutò con un cenno della mano. «Sei bella» le disse, muovendo solo le labbra. Elle sorrise e abbassò la testa, imbarazzata, ma Celia fece in tempo a notare che arrossiva. Brock indicò con un gesto impaziente in direzione di Evan. «Perché te ne stai qui mentre Evan è laggiù?» La sua espressione si indurì dopo che ebbe rivolto gli occhi alla sala. «Avrei dovuto saperlo che ci sarebbe stato anche quel vecchio bastardo.» Seguendo il suo sguardo, Celia vide Athos Koteas che teneva banco a portata d'orecchio di Evan. Anche se non l'avrebbe ammesso con Brock, la sua presenza la innervosiva. Koteas possedeva la Golden Gate Promotions e, ne8
gli ultimi tempi, aveva strappato alcuni importanti clienti alla Maddox, oltre a lanciare una campagna denigratoria contro quella che era la sua principale concorrente. «Be', certo» mormorò Celia. «I suoi dirigenti si stanno lavorando Evan.» «C'è un motivo per cui tu non sei tra loro?» Celia gli posò una mano sul braccio. «Devi fidarti di me, Brock. Ho studiato Evan Reese da ogni angolazione. Sa che sono interessata. Alla fine sarà lui a venire da me. Ne sono sicura.» «Una sicurezza da cinquanta milioni di dollari, Celia? La Maddox è piccola, e ottenere questo contratto significherebbe per i nostri dipendenti mantenere il posto di lavoro, una cosa che non posso garantire se continuiamo a perdere clienti.» «So che ti chiedo molto» replicò Celia a voce bassa. «Ma non posso unirmi a quelle e sfoderare le mie armi di seduzione» aggiunse, indicando le donne che assediavano Evan e che non nascondevano fino a che punto fossero disposte a spingersi pur di accaparrarselo. «È quello che lui si aspetta e tu, più di chiunque altro, sai che non posso farlo. Posso conquistare questo cliente con le mie idee, Brock.» Brock la studiò per un lungo istante, e nei suoi occhi brillava il rispetto. Celia era felice di lavorare per lui. Un tipo coriaceo, esigente, oltre a essere l'unica persona alla quale aveva rivelato quello che le era successo durante il suo ultimo impiego presso un'agenzia di New York. «Non ho mai pensato che l'avresti conquistato con altro che non fosse la tua genialità, Celia. Spero di non averti mai dato un'impressione diversa.» «Lo so. Apprezzo la fiducia che hai in me. Non ti deluderò, né te né la Maddox.» Brock si passò una mano nei capelli e guardò di nuovo 9
verso il lato opposto della sala. Sembrava stanco. Era vero che lavorava sodo. L'agenzia era tutto per lui ma, negli ultimi mesi, nuove rughe erano apparse intorno agli occhi. Più di ogni altra cosa, Celia voleva assicurargli quel cliente, anche perché Brock aveva creduto in lei quando tutti gli altri erano disposti a ritenere vero il peggio. Alzando la testa, vide Evan che si faceva strada in mezzo alla folla. «Non guardare, ma si sta dirigendo verso di noi. Forse dovresti invitare Elle a ballare.» Con la stessa rapidità con cui si era avvicinato, Brock si dileguò. Celia sorseggiò il suo vino con studiata indifferenza mentre Evan le si approssimava. Era impossibile non avvertire la sua presenza perché, quando lui era nelle vicinanze, la temperatura del suo corpo saliva di svariati gradi. E il suo odore. Anche nella miscela di così tanti profumi femminili, il suo odore era inconfondibile. Aspro. Maschio e sexy da far girare la testa. Sebbene non avesse senso, lei si sentiva in sintonia con ogni sua sfumatura, e non aveva niente a che vedere con tutti gli studi approfonditi che aveva svolto su di lui e la sua ditta. «Celia» mormorò Evan. Lei si voltò con un sorriso cordiale. «Ciao, Evan. Ti stai divertendo?» «Credo tu sappia che non mi diverto affatto.» Celia lo fissò al di sopra dell'orlo del bicchiere. «Davvero?» Evan afferrò una coppa da un cameriere di passaggio, quindi rivolse tutta la sua attenzione a lei. Con il suo sguardo penetrante era come se la stesse spogliando in pubblico. Il sangue le ribollì nelle vene, confluendo verso il bassoventre. I begli occhi di Evan la stavano divorando, insinuandosi sotto il semplice abito da sera che aveva scelto. La faceva sentire come se indossasse il più succinto dei 10
vestiti, così da avere l'impressione di essere nuda e vulnerabile. «Dimmi una cosa, Celia. Perché non eri con il resto di quei piranha a convincermi che la tua agenzia farà fare un salto di qualità alla Reese Enterprises?» «Perché avete già raggiunto il massimo livello?» replicò lei con un sorriso. «Sei una provocatrice, vero?» Il sorriso di Celia svanì. Aveva ragione. Stava flirtando, l'ultima cosa che voleva fare. Guardò verso il lato opposto della sala, dove il gruppo di dirigenti li stava trafiggendo con occhiate omicide. «So di essere brava, Evan. So che le mie idee per la tua campagna pubblicitaria sono eccezionali. Pecco di arroganza? Può darsi. Ma non ho bisogno di rifilarti un sacco di fandonie. Mi occorre soltanto tempo per mostrarti che cosa la Maddox Communications può fare per te.» «Cosa tu puoi fare per me, Celia.» Lei sgranò gli occhi per la sorpresa a quella palese allusione. Subito dopo lui procedette a correggere l'illazione, errata, alla quale era arrivata. «Se le idee sono tue e sono così brillanti come sostieni, difficilmente mi affiderei alla Maddox. Piuttosto, assumerei te.» Celia si accigliò, detestando di sentirsi di colpo in svantaggio. Strinse le dita intorno al bicchiere, augurandosi che il suo disagio non fosse palese. Lui la esaminò con curiosità, essendosene ovviamente accorto. «Non era una proposta, Celia. Credimi, capiresti la differenza.» Con un gesto inatteso, Evan allungò un dito e le tracciò una linea lungo la pelle nuda del braccio. Celia non riuscì a trattenere il brivido che la percorse. 11
«Intendevo dire che se mi mandi in visibilio con un fior di campagna e io firmo il contratto con la Maddox, poi non mi appalterai a qualche stagista. Mi aspetto che sia tu a supervisionare ogni fase della promozione.» «E prevedi di firmare con la Maddox Communications?» chiese Celia, con un'ombra di incertezza. C'era una luce divertita negli occhi verdi di Evan. «Se il tuo lancio è abbastanza buono. La Golden Gate ha delle idee niente male. Le sto esaminando.» Lei serrò le labbra. «Soltanto perché non hai ancora visto le mie.» Evan sorrise di nuovo. «Mi piace la tua sicurezza. Non sopporto la falsa modestia. Sono impaziente di vedere che cos'hai in mente, Celia Taylor. Ho la sensazione che tu metta nel tuo lavoro ogni grammo di quella passione che ti leggo negli occhi. Brock Maddox è fortunato ad avere una collaboratrice così entusiasta. Mi chiedo se lo sa.» «Stiamo passando alla fase appuntamento?» chiese lei in tono leggero. «Devo ammetterlo, mi sono divertita a osservarti circondato dai piranha, come li chiami tu.» Evan posò il bicchiere su un tavolo vicino. «Balla con me e discuteremo dell'appuntamento.» Celia socchiuse gli occhi. Lui sollevò un sopracciglio in un gesto di sfida. «Ho ballato anche con dirigenti donne della Golden Gate, della Primrose, della San Fran Media...» Celia alzò una mano. «D'accordo, d'accordo. Ho capito. Stai scegliendo quella delle tante che balla meglio.» Lui gettò la testa all'indietro e scoppiò in una risata. Diverse persone si girarono a fissarli, e Celia dovette resistere all'impulso di fuggire. Odiava l'attenzione che Evan sembrava attirare con chiunque fosse. Come doveva essere bello non preoccuparsi di quello che la gente poteva pensare di te. Avere la reputazione intatta e non essere stata 12
vittima della stupidità e dello spirito vendicativo di altri. D'altronde, raramente gli uomini soffrivano in casi come il suo. Non sapendo come rifiutare l'invito, posò il proprio bicchiere e si lasciò condurre sulla pista da ballo. Per fortuna, lui la cinse alla vita ma senza tenerla stretta. Nessuno avrebbe trovato qualcosa di disdicevole. Lei ed Evan non sembravano amanti, anche se lei sapeva che quel pensiero era presente nella mente di entrambi. Gli leggeva il desiderio negli occhi e capiva che la cosa doveva essere reciproca. Non era abituata a nascondere le emozioni. Forse dipendeva dal fatto di essere l'unica ragazza in una famiglia tutta al maschile, espansiva e chiassosa. La vita sarebbe stata più facile se fosse riuscita a nascondere i propri pensieri a quell'uomo. Così non si sarebbe dovuta preoccupare se lui ci stava provando perché riteneva che lei lo meritasse oppure se pensava soltanto alla potente attrazione sessuale tra loro e al modo migliore di trarne immediato vantaggio. Wow, Celia. Perché non lo tratti alla stregua di tutti gli altri imbecilli che hai conosciuto? Non c'è niente come essere processata e condannata sulla base del proprio sesso. «Rilassati. Tu pensi troppo» le mormorò Evan all'orecchio. Lei si costrinse a seguire il suo suggerimento e si abbandonò al piacere della musica e a quello di ballare con un uomo che la lasciava senza fiato. «Allora, cosa ne dici della prossima settimana? Ho il venerdì libero.» Celia tornò di colpo alla realtà e, per un attimo, non riuscì a capire di che cosa stesse parlando. «Stavo pensando a un incontro informale. Tu potresti illustrarmi che cos'hai in mente e, se sono interessato, defi13
niremo la questione alla tua agenzia. Così, risparmieremmo tempo a tutti e due se le tue idee non mi piacessero.» «Certo. Venerdì va bene.» La musica terminò, e lui la trattenne per qualche secondo più del necessario, ma Celia era così suggestionata dall'intensità del suo sguardo che non trovò niente da ridire. «La mia assistente ti chiamerà per informarti dell'ora e del luogo.» Evan le prese la mano e se la portò alle labbra. Il lieve contatto con la sua bocca le fece correre un fremito di piacere lungo la schiena. «A venerdì.» Ammutolita, lei lo osservò mentre si allontanava. Evan fu subito inghiottito di nuovo dalla folla, ma si voltò e incontrò il suo sguardo. Per un attimo rimasero a fissarsi e gli angoli della bocca di lui si sollevarono in un mezzo sorriso. Oh sì, lui era del tutto consapevole dell'effetto che le faceva. Avrebbe dovuto essere stupido per non capirlo. Ed era tutt'altro che stupido. Era intelligente, ambizioso e godeva fama di essere spietato. Il cliente perfetto. Celia si avviò all'uscita. Avendo portato a termine quello per cui era venuta, non aveva motivo di restare. Strada facendo, passò accanto a Brock ed Elle. In silenzio, Brock si limitò a inarcare un sopracciglio. Era ovvio che l'avesse vista ballare con Evan. Anzi, era probabile che non l'avesse perso di vista per tutta la serata. Davvero un peccato, dal momento che Elle era favolosa nel suo tubino nero. «Venerdì» bisbigliò Celia. «Mi incontro con lui venerdì. Niente di formale. Vuole ascoltare le mie idee. Se gli piacciono, ci concederà un incontro ufficiale.» «Ottimo lavoro, Celia.» 14
Lei sorrise e proseguì verso l'uscita. Aveva molto da fare prima di venerdì. Evan Reese allentò la cravatta nel momento in cui mise piede nella sua suite d'albergo. Quindi lasciò una scia di indumenti dalla porta fino alla camera da letto. Lanciò un'occhiata al suo PC sulla scrivania ma, per una volta, l'idea del lavoro non lo attirava. Era troppo assillato da pensieri su Celia Taylor. Bella, seducente, riservata. Il suo corpo era entrato in fibrillazione dal momento in cui lei aveva fatto la sua comparsa nella sala, e anche dopo che se n'era andata non era riuscito a liberarsi del suo profumo, della sensazione di lei tra le braccia, del contatto con la sua pelle l'unica volta che si era azzardato a toccarla. Voleva fare molto di più che toccarla. La voleva sotto di sé, mentre emetteva tutti quei suoni ansimanti e languidi di una donna che sta godendo. Voleva infilarle una mano tra quelle gambe fantastiche. Avrebbe passato tutta la notte a fare l'amore con lei. Una donna come Celia andava amata con lentezza, assaporando ogni centimetro del suo corpo, scoprendo che cosa le procurava piacere. La sua era un'ossessione che non avrebbe saputo spiegare. Non faceva certo una vita monacale. Non gli mancavano mai le partner con cui fare sesso. Il sesso era bello. Ma sapeva che il sesso con Celia non sarebbe stato soltanto bello. Sarebbe stata un'esperienza unica e indimenticabile. Era una bella donna. Alta, ma non troppo. Con la testa gli arrivava appena sotto il mento. Spesso portava i lunghi capelli rossi raccolti in modo approssimativo, di chi non si preoccupa di avere qualche ciocca fuori posto. Lui voleva toglierle quel fermaglio, per vedere quella massa lucente scenderle sulle spalle. O meglio ancora, per 15
lasciare che gli accarezzasse la pelle mentre facevano l'amore. Imprecò sottovoce quando il suo corpo reagì a quell'immagine. E sapeva che una doccia fredda non avrebbe avuto effetto. Ne aveva fatte parecchie nelle ultime settimane. Forse la sua caratteristica più affascinante erano gli occhi. Di un'insolita sfumatura di verde. A volte tendevano di più all'azzurro, ma in certe condizioni di luce erano di un verde brillante. Il suo lato più cinico si chiedeva perché una donna così bella non avesse tentato di convincerlo con la seduzione a servirsi della sua agenzia. Gli era già capitato in passato, e anche quella sera aveva ricevuto due proposte analoghe. Non stava dicendo che sarebbe stato contrario. In quel momento, avrebbe sfruttato qualsiasi pretesto per riuscire a infilarsi nel letto di Celia. Ma c'era in lei un riserbo che lo incuriosiva. Era un tipo freddo, una qualità che ammirava. Non aveva fatto mistero di volerlo come cliente, ma non gli aveva dato una caccia sfacciatamente palese. Anzi, aveva aspettato che fosse lui ad avvicinarla, un particolare da cui si poteva dedurre che era dannatamente intelligente, dal momento che aveva indovinato le sue mosse. Lo squillo del suo BlackBerry lo riportò alla realtà. Controllando il display, vide che a chiamarlo era sua madre. Con un sospiro rassegnato, si portò il cellulare all'orecchio. «Ciao, mamma.» «Evan! Sono contenta di averti trovato. Sei sempre così impegnato.» «Qualcuno deve pur dirigere la ditta.» «Parli proprio come tuo padre.» Evan fece una smorfia. Quella non era esattamente in cima all'elenco delle cose che voleva sentirsi dire. 16
«Volevo assicurarmi che non ti fossi scordato di questo weekend. Per Mitchell è molto importante che tu ci sia.» C'era una nota di ansia nella voce di sua madre, come succedeva sempre quando si parlava di suo fratello. «Non ti aspetterai che vada al loro matrimonio» ribatté Evan in tono blando. Mitchell voleva che fosse presente soltanto perché assistesse al suo trionfo. «So che non sarà facile per te, Evan, ma non credi che dovresti perdonarlo? È ovvio che lui e Bettina sono fatti l'uno per l'altra.» «Facile? Né facile né difficile, mamma. Mi è indifferente e, francamente, non ho né il tempo né il desiderio di esserci.» «Non lo faresti per me? Ti prego.» Evan crollò sul bordo del letto e si strinse il dorso del naso. Se a chiamarlo fosse stato suo padre, non avrebbe avuto problemi a opporre un rifiuto. Se l'avesse chiamato lo stesso Mitchell... l'idea lo fece quasi ridere. Mitchell non l'avrebbe chiamato in nessun caso dopo che lui gli aveva detto di andare all'inferno e di portare con sé la sua volubile fidanzata. Ma a chiamarlo era sua madre, per la quale nutriva un sincero affetto. Sua madre, che si trovava sempre coinvolta nella tensione che c'era tra lui e suo padre e tra lui e suo fratello. «D'accordo, mamma. Verrò. Ma verrò accompagnato. Spero tu non abbia niente in contrario.» «Diamine, Evan, non mi avevi detto che frequentavi qualcuna! Non vedo l'ora di conoscerla.» «A venerdì, allora. Ti voglio bene» aggiunse Evan dopo una breve pausa. «Te ne voglio anch'io, figliolo.» Lui chiuse la comunicazione e fissò l'apparecchio. Venerdì. Dannazione. Era il giorno dell'appuntamento con 17
Celia. E adesso avrebbe dovuto annullarlo perché sua madre riteneva che dovesse essere presente mentre la donna che lui avrebbe dovuto sposare sposava invece il suo fratello minore. Doveva trovare una partner. Preferibilmente una che convincesse sua madre che non si stava struggendo per Bettina. In effetti, l'aveva dimenticata nel momento stesso in cui lei lo aveva lasciato, quando Mitchell era diventato amministratore delegato della gioielleria di famiglia. Bettina preferiva la facciata scintillante e appariscente del mondo dell'oreficeria all'immagine sudata e atletica della sua ditta. Per fortuna, non era abbastanza sveglia da aver svolto qualche ricerca, altrimenti avrebbe scoperto che la sua ditta rendeva molto di più della gioielleria di suo padre. Sua madre avrebbe stentato a crederlo, ma Evan era grato al fratello per la sua stupida invidia. Mitchell voleva Bettina soltanto per poterla rubare a lui. Grazie a quell'assurda mania di prevalere, Evan aveva evitato per un pelo di commettere un errore madornale. Comunque, questo non significava che avesse voglia di sprecare tempo con un padre despota e un fratello viziato. Tuttavia, aveva accettato, e adesso doveva trovarsi una donna che lo accompagnasse. Scuotendo la testa, iniziò a sfogliare la sua agenda elettronica. Aveva ristretto la scelta a tre nomi quando ebbe un'idea. Davvero brillante, perché risolveva tutti i suoi problemi. Aveva finalmente il modo di adescare Celia. Si sarebbe trattato di affari, naturalmente, ma trovandosi relegata con lui per tre giorni su Catalina Island, in un'atmosfera romantica... Un sorriso soddisfatto gli incurvò le labbra. Forse quel matrimonio avrebbe avuto i suoi vantaggi. 18
Questo mese Le astuzie del milionario - Ricchissimi e scapoli, Evan Reese e Luke Garnier non conoscono la sconfitta e non accettano un no come risposta, tanto meno dalla donna che amano. Il volto del successo - Matt Ballard e Luc Cavals hanno costruito un impero dove ogni cosa risponde a una sola legge: la loro. Eppure ci sono situazioni che neppure l'uomo piÚ potente e ricco può prevedere, soprattutto se riguardano il cuore.
La prossima uscita il 13 dicembre Una sfida per il milionario - Clint e Rowan amano le sfide, anche perchĂŠ di norma le vincono. Ma Tara e Mariama sono donne volitive che non si lasciano sedurre. Lusso e privilegi - Colin e Geoff hanno la grinta del milionario e il savoir-faire del gentiluomo di nobile lignaggio. Belinda e Amelia non avranno scampo.
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