Le fantasie di una giovane inglese

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990 - Il profumo della passione - S. Bennett 991 - La Signora di Dunborough - M. Moore 992 - I segreti di Sugarland - B. Scott 993 - Le tentazioni del duca - S. Bennett 994 - Il riscatto di un gentiluomo - M. McPhee 995 - Giustizia per il guerriero - D. Lynn 996 - Nozze d'inverno - A. Gracie 997 - Due sconosciuti all'altare - M. Kaye 998 - Segreti scandalosi - H. Dickson 999 - Il sogno proibito di Elise Chantier C. Townend 1000 - Sussurri a palazzo - B. Gifford 1001 - Il fascino del libertino - S. Bennett 1002 - Segreti pericolosi - E. Dreyer 1003 - L'amante del laird - V. Sinclair 1004 - Misteri e complotti - E. Dreyer 1005 - Il guerriero di ghiaccio - M. Willingham 1006 - Doppia identitĂ - E. Boyle 1007 - L'amante spagnola - M. Kaye 1008 - Un'ereditiera da sedurre - S. Bennett 1009 - Incontro di primavera - A. Gracie 1010 - La sposa guerriera - M. Styles 1011 - Le fantasie di una giovane inglese - B. Scott


BRONWYN SCOTT

Le fantasie di una giovane inglese


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Breaking the Rake's Rules Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2015 Nikki Poppen Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici febbraio 2016 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1011 del 24/02/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Caraibi, giugno 1836 «Difendete il rum!» Kitt Sherard si lanciò lungo la spiaggia per frapporsi tra gli aggressori che si stavano avvicinando e i preziosi barilotti che erano stati appena scaricati. «È una trappola!» Una pistola balenò in una delle sue mani, un coltello nell'altra, mentre quelle parole gli uscivano di bocca, un grido che venne ripetuto da tutti i membri del suo equipaggio. «Difendete il rum! Difendete il rum!» Sentì i suoi uomini precipitarsi dietro di lui, percepì la presenza del suo primo ufficiale, Will Passemore, che lo affiancava, i piedi nudi che affondavano nella sabbia, pronto a gettarsi nella mischia. Il sangue gli incendiava le vene, alimentando la sua collera. Quella avrebbe dovuto essere un'operazione ordinaria, effettuata in pieno giorno. Il sole del pomeriggio che dardeggiava su di loro lo dimostrava. Eppure, qualcosa era andato storto. Kitt però non aveva il tempo di tentare di venirne a capo in quel momento. Delle grida echeggiarono nella cala deserta men5


tre i primi aggressori li raggiungevano. Kitt mirò alla spalla di un uomo e fece fuoco, augurandosi che la vista del sangue inducesse i banditi a battere in ritirata. Diventava spietato quando c'era di mezzo il rum, soprattutto il rum che apparteneva a un amico, ma preferiva evitare di uccidere, se possibile. L'uomo si afferrò il braccio e cadde riverso, solo per essere scavalcato dagli altri fuorilegge. «Tenetevi pronti, ci sarà da combattere» borbottò Kitt. «Questi bastardi non se ne andranno tanto facilmente.» «Li terremo a bada, capitano» gli assicurò Passemore, la mascella serrata con cupa determinazione. Quindi, l'orda di banditi fu loro addosso. Con un ruggito, Kitt si lanciò nella mischia, gettando via la pistola ormai inutile e impugnando il coltello. Lo vibrò alla cieca: rapide, micidiali stoccate a spalle, cosce e, occasionalmente, un addome. Rivoli di sudore gli scorrevano sul viso, costringendolo a soffocare l'impulso di asciugarli con la manica. Gli avversari erano tenaci, doveva ammetterlo, ma alla fine cominciarono a indietreggiare, evidentemente persuasi dai loro compagni caduti che non valesse la pena di subire la stessa sorte, qualunque somma fossero stati pagati. «Forza, ragazzi, li abbiamo messi in fuga!» urlò Kitt al di sopra del fragore della battaglia, guidando la carica per scacciarli dalla cala. Mentre i banditi si allontanavano correndo, Will sparò a caso nella marmaglia e, quando un uomo si accasciò al suolo, balzò su di lui, sollevando al cielo una lama sguainata. «No!» gli ordinò Kitt. «Lo voglio vivo. Portatelo 6


a bordo e fatelo medicare. Devo sapere chi ha organizzato questa imboscata.» «Sì, certo» ribatté Will con un entusiasmo che lo fece sorridere. Gli ricordava se stesso, quando circa sei anni prima aveva iniziato quell'attività, pensò mentre osservava il giovane caricarsi l'uomo su una spalla con un grugnito e borbottare: «Andiamo, stupido bastardo». Mentre Will si dirigeva verso le barche a remi, Kitt cominciò a impartire ordini. «Caricate di nuovo i barilotti a bordo, ragazzi. Quei manigoldi stanno fuggendo, ma potrebbe venire loro in mente di sferrare un contrattacco.» Dubitava che lo avrebbero fatto: i suoi uomini li avevano ridotti a mal partito. Tuttavia, sapeva per esperienza che non era prudente correre rischi in faccende del genere. Benché non si fosse aspettato problemi quel pomeriggio, era sceso a terra armato fino ai denti. I pensieri gli si accavallavano nella mente mentre aiutava a far rotolare un barilotto verso le barche. Negli ultimi quattro mesi, era corsa voce che alcuni gruppi di banditi imperversassero nella zona, rubando zucchero e rum dalle piccole navi mercantili che facevano servizio nelle isole, ma lui non vi aveva dato peso. Quelle imbarcazioni, molte delle quali più simili a dei barconi e malridotte, erano spesso prive di cannoni e di un equipaggio sufficiente per combattere, quindi costituivano dei bersagli facili, a differenza del suo veliero, la Queen of the Main, la Regina dei Mari. E i banditi da quattro soldi preferivano i bersagli da quattro soldi. Tranne quel giorno. Kitt si passò una mano tra i capelli e si guardò intorno. Tutti i barilotti erano stati caricati e gli uo7


mini erano pronti a tornare a bordo. Lui diede il segnale di prendere il largo e saltò sulla prua della barca più vicina. Era un vero peccato che i banditi avessero scelto di sferrare il loro attacco proprio quel giorno, quando avrebbe dovuto consegnare il rum del suo amico Ren Dryden. Ren sarebbe rimasto terribilmente deluso. Kitt era riuscito a salvare il rum, una cosa non da poco in quella parte del mondo dove lo zucchero e il rum venivano ancora usati come valuta corrente. Tuttavia, l'amico aveva fatto assegnamento su quella vendita per acquistare gli attrezzi agricoli che gli occorrevano. Adesso la vendita era saltata e Ren era rimasto senza le merci di cui lui e sua moglie avevano bisogno in previsione dell'imminente raccolto. A una certa distanza davanti a lui, Kitt vide la prima barca a remi urtare contro la fiancata della Queen. Riuscì a scorgere Will issare il ferito sul ponte in una imbracatura di corde e si augurò che il loro prigioniero fosse in grado di fornirgli delle informazioni. Purtroppo, una brutta notizia lo attendeva a bordo. «Dubito che possiamo salvarlo, capitano. È stato colpito alla schiena e la pallottola si è conficcata nella spina dorsale. Temo che un intervento del genere superi le capacità di O'Reilly.» Le capacità di O'Reilly, in effetti, erano oltremodo limitate. Riusciva a malapena a ricucire le ferite di arma da taglio. Il ferito giaceva supino sul ponte, il dolore evidente nel pallore del suo viso. Come la paura, pensò Kitt mentre gli si inginocchiava accanto. Quell'uomo sapeva che stava morendo, glielo leg8


geva negli occhi. «Sì, non ci vorrà molto ormai» bisbigliò, posandogli una mano sulla fronte. «C'è qualcosa che desideri dirmi? Qualcuno a cui vorresti che portassi un messaggio?» L'uomo – o era un ragazzo? – scosse il capo. Visto da vicino, sotto il sudore e la sporcizia, non appariva più vecchio di Passemore. O forse tutti gli uomini sembravano giovani quando erano in punto di morte, spaventati e privi di ogni parvenza di spacconeria. Suo fratello aveva avuto più o meno lo stesso aspetto durante l'ultima ora che avevano trascorso insieme, l'enormità di quanto stava per accadere scolpita in ogni tratto del suo volto terreo. «D'accordo, allora. Posso chiederti chi ti ha mandato? Chi ti ha pagato?» L'uomo si sforzò di parlare, lo sguardo angosciato, le parole che gli uscivano in un ansito. «Loro... vi stanno... aspettando. Se... avessimo fallito... non dovevamo... tornare indietro.» I suoi lineamenti si distesero. «Sono... perdonato?» La domanda di ogni moribondo. Kitt gli depose un bacio sulla fronte e gli impartì l'unica assoluzione che era in grado di dare. «Hai pagato il tuo debito. Riposa in pace.» L'uomo emise un ultimo rantolo e spirò. Lui si rialzò e assestò una pacca sulla spalla di O'Reilly. «Sai che cosa devi fare. Portalo via da qui. E accertati che non abbia addosso qualche biglietto.» Nel caso ci fosse un messaggio da trasmettere, dopotutto, o anche solo il nome dell'uomo. O magari un indizio capace di dimostrare chi fossero i loro di cui aveva parlato. Stava calando la sera quando entrarono in porto a Carlisle Bay. Bridgetown era immersa nel silen9


zio, tutte le botteghe erano chiuse, gli abitanti erano a casa con le loro famiglie. A cinque miglia di distanza, a Sugarland, Emma e Ren si stavano di certo accingendo a consumare il pasto serale. Kitt sorrise al pensiero del suo amico, della felicità che aveva trovato come marito, proprietario terriero e uomo padrone del proprio destino. Era ciò che Ren desiderava dalla vita. Era anche quello che una volta lui aveva dato per scontato che gli sarebbe appartenuto, un futuro che gli era stato insegnato ad aspettarsi, fino a quando, sei anni addietro, non gli era stato rubato da un momento all'altro. Non pensarci, ricordati che non puoi cambiare niente. La morte di quel giovane uomo lo aveva reso nostalgico, ma non poteva permettere che le emozioni che aveva evocato in lui lo distraessero. Piuttosto, doveva concentrarsi sull'avvertimento ricevuto. Di solito, il crepuscolo era l'ora del giorno che prediligeva, perché costituiva una breve e piacevole pausa fra le attività della giornata e quelle della notte. Tenersi occupato era di vitale importanza per restare concentrato sul presente. Sapeva per esperienza che una eccessiva solitudine e una eccessiva quiete avrebbero portato la sua mente a formulare pensieri che era preferibile relegare nel passato. Quella sera, tuttavia, non riuscì a godere della consueta serenità dell'imbrunire: qualcosa di minaccioso era in agguato nella crescente oscurità. Forse stava diventando paranoico. Credeva davvero all'avvertimento dell'uomo morente? O si trattava di una menzogna? Comunque fosse, non c'erano dubbi che avesse esercitato un effetto sconvolgente su di lui. Non poteva permettersi il lusso di 10


ignorarla. Infilò la mano nello stivale destro ed estrasse il coltello: se fosse stato aggredito, non ne avrebbe avuto il tempo. Aveva affittato due stanze in una pensione a un passo da Bay Street e dalla residenza del governatore, che usava quando faceva troppo tardi per tornare a casa oppure era costretto a trattenersi in città, come quella sera. Era infatti atteso a cena dai Crenshaw. Benché la loro abitazione non fosse lontana, aveva l'impressione che distasse decine di miglia. In fondo a Bay Street, due ombre si spostarono e in un unico movimento fluido gli furono addosso. Una gli si scagliò contro per tentare di mandarlo a terra, ma Kitt era pronto e riuscì a schivarla. Poi si mise in posizione per affrontare i due aggressori che avanzavano verso di lui, ora più cauti. Erano individui corpulenti, dalla pelle olivastra. Kitt valutò all'istante la situazione. Avevano intenzione di fare la prima mossa, imprigionandolo contro il muro, e sembravano convinti che lui non avrebbe opposto resistenza. Un sorriso gli curvò le labbra. Avrebbe approfittato del vantaggio ottenuto e li avrebbe colti di sorpresa. Il coltello in mano, si scagliò su di loro a testa bassa come un toro, scostandone uno con una spinta talmente poderosa da fargli perdere l'equilibrio, poi cominciò a correre. Gli uomini, tuttavia, erano decisi a prenderlo e lo inseguirono, avvicinandosi velocemente. Kitt allora notò una casa con le luci accese che avrebbe fatto al caso suo. Scavalcò il piccolo cancello che la separava dalla strada e attraversò furtivamente il giardino. Doveva riuscire a raggiungere il piano superiore. Ah, un graticcio. E un balcone. Perfetto. 11


Mise il piede sul primo piolo e prese ad arrampicarsi, sentendo il graticcio piegarsi sotto il suo peso. Afferrò la ringhiera del balcone e vi si aggrappò, gettando a terra il graticcio con un calcio per maggior precauzione. Poi saltò al di là della ringhiera e atterrò supino sul balcone, lo sguardo rivolto verso il cielo. Tirò un sospiro di sollievo. Era stata una giornata davvero massacrante. Forse stava diventando troppo vecchio per quel tipo di vita. Si era appena rialzato, certo che i suoi presunti assassini si fossero arresi, e si stava interrogando sul da farsi, quando la portafinestra del balcone si spalancò. «Chi è là?» Una giovane con indosso una vestaglia di raso bianco varcò la soglia e, vedendolo, spalancò la bocca. Solo un'incredibile prontezza di riflessi permise a Kitt di impedire che il grido erompesse. Afferrò infatti la donna e l'attirò a sé, coprendole la bocca con la propria. La sua unica intenzione era stata quella di farla tacere, ma, perdio, quei suoi soffici seni pieni premuti contro di lui gli stavano procurando una sensazione talmente piacevole! Lei era nuda sotto la vestaglia, un fatto che ogni morbida curva che aderiva al suo corpo rendeva deliziosamente evidente. Probabilmente a causa dell'adrenalina che aveva accumulato nel corso della giornata, Kitt desiderò di affondare in lei. La sua intrepida signora non sembrava avere nulla in contrario. Non si era tirata indietro, non aveva chiuso la bocca per difendersi dalla sua invasione. A Kitt non occorrevano ulteriori sollecitazioni: prese a muovere le labbra, accarezzandole l'interno della bocca con la lingua, facendogliela scorrere sui denti. Ah, la sua signora 12


era golosa. Aveva un sapore di pasticche di menta e doveva appena aver fatto il bagno, dal momento che un sentore di limone e di lavanda si sprigionava dalla sua pelle. Era tutta calore femminile contro di lui, e lo stava esplorando a sua volta con la lingua. Kitt le mordicchiò il labbro inferiore, strappandole un piccolo gemito strozzato, poi le chiuse la mano attorno a un seno, massaggiandolo attraverso il raso e allentando con l'altra la cintura della vestaglia. Quindi insinuò la mano sotto al tessuto, entrando in contatto con la sua pelle profumata. Avvertì una contrazione ai lombi, la sua virilità che si risvegliava Non dubitò neanche per un attimo che lei fosse in grado di percepirla nel punto in cui i loro corpi si toccavano. Un colpo inopportuno alla porta interruppe quel delizioso interludio, seguito da una preoccupata voce maschile. «È tutto a posto lì dentro?» Un'ondata di terrore gli si rovesciò addosso. Quella voce poteva appartenere a chiunque. A un padre, un fratello, un fidanzato e, cosa infinitamente peggiore, a un marito. La donna balzò indietro, gli occhi grigi sgranati mentre muoveva le labbra per articolare le parole: mio padre. Tuttavia, riprese subito il controllo di sé, il panico già svanito mentre lo fissava come per valutare le sue alternative. Avrebbe rivelato la sua presenza? Kitt le rivolse un sorriso canagliesco per farle capire che avrebbe ricavato degli indubbi vantaggi dal mantenere il segreto. Lei si voltò verso la stanza. «Va tutto bene» gridò per farsi udire attraverso il battente. «Avevo sentito un tonfo. A quanto pare, il graticcio è nuo13


vamente caduto.» Poi, forse per impedire all'ignoto interlocutore di entrare, si affrettò ad aggiungere: «Mi sto... ehm, vestendo. Scendo fra pochi minuti». Certa quindi che nessuno l'avrebbe disturbata, si volse verso Kitt, le mani piazzate sui fianchi. «Dunque, chi siete? E che cosa fate nella mia camera da letto?» Sorridendo, lui la percorse con uno sguardo di apprezzamento. La sua salvatrice era straordinariamente incantevole. Una folta chioma castana le ricadeva sulla schiena in una lucida cascata, gli zigomi prominenti e gli occhi grigi conferivano al suo volto un'espressione intelligente. Quella non era una fanciulla inesperta, un delicato fiore di serra. Forse la fortuna stava tornando a sorridergli. La sua virilità ne sembrava convinta. Si appoggiò alla ringhiera e incrociò le braccia sul petto per tentare di celare la sua erezione. «Mi chiamo Kitt e ciò che farò nella vostra camera da letto dipende interamente da voi.»

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Un'ereditiera da sposare SARA BENNETT LONDRA, 1837 - Averil decide che sposerà il bel Conte di Southbrook. Lui è invece alla ricerca di una moglie ricca e Lady Martindale sembra la soluzione ideale. Ma forse...

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Le fantasie di una giovane inglese BRONWYN SCOTT CARAIBI, 1836 - Bryn Rutherford è appena arrivata ai Caraibi con l'idea di vivere avventure peccaminose. E il capitano Chris Sherard sembra l'uomo destinato a soddisfarle...


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