Le figlie della sposa

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Susan Mallery

Le figlie della sposa


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Daughters Of The Bride HQN Books © 2016 Susan Mallery Inc. Traduzione di Claudia Rey Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance agosto 2017 Questo volume è stato stampato nel luglio 2017 da CPI, Moravia HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 185 dello 04/08/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Uno dei vantaggi di essere orribilmente alta era arrivare senza problemi ai pensili più alti della cucina. Gli svantaggi, be', si potevano riassumere con il termine orribilmente. Courtney Watson ripiegò le lunghissime gambe e cercò di mettersi comoda sulla sedia troppo bassa. Non poteva regolarne l'altezza, perché sostituiva Ramona mentre l'amica faceva l'ennesima visita alla toilette. A quanto pareva, il bambino si era spostato e premeva sulla vescica: la gravidanza doveva essere una fatica pazzesca con vette di estrema scomodità, e l'ultima cosa che Courtney voleva fare era modificare il posto in cui Ramona, piccolina e minuta, passava gran parte della giornata. Poteva benissimo fingere di essere un preztel per cinque minuti. Era un martedì sera, la hall dell'hotel Los Lobos era tranquilla e gli ospiti erano quasi tutti nelle loro camere, come Courtney preferiva perché così evitavano di mettersi nei guai. Le porte dell'ascensore si aprirono e ne uscì un uomo piccolo di statura, elegantemente vestito, che si diresse verso di lei. Il sorriso professionale di Courtney si attenuò un poco quando riconobbe Milton Ford, presidente della COOSM, una ditta californiana che produceva saponi biologici. Ford aveva organizzato la riunione annuale degli azionisti in città e i membri sarebbero stati ospiti dell'hotel; ma gli incontri e i pasti avrebbero avuto luogo presso la Anderson House. 5


«Salve... ehm, Ramona» la salutò Ford dopo aver guardato la targhetta con il nome sulla scrivania. «Sono Milton Ford.» Courtney pensò di correggere l'errore, ma poi decise che non era il caso. Anche se Ford si era affidato alla concorrenza per alcuni servizi, lei doveva svolgere il suo lavoro – o quello di Ramona – al meglio. «Buonasera, signor Ford. In che cosa posso esserle utile?» domandò accentuando il sorriso. Appena finito con il signor Ford, si sarebbe premiata con una bella porzione di gelato. «Ho un problema» disse l'uomo. «Non con le vostre stanze, naturalmente, che sono eccellenti come sempre. È l'altro hotel che...» «La Anderson House?» disse lei cercando di non suonare sprezzante. «Sì.» Ford tossicchiò. «Temo che siano infestati dalle api.» Adesso il problema non era quanto sorridere, ma evitare di sghignazzare in faccia al cliente. Joyce, il suo capo, l'avrebbe voluta gentile e professionale. Api, pensò tuttavia Courtney. Fantastico! «Non sapevo che fossero tornate» commentò con finto rammarico. «Perché, le hanno avute altre volte?» «Capita spesso. Di solito le api restano fuori città, ma quando arrivano prediligono la Anderson House.» Il signor Ford si asciugò la fronte con un fazzoletto immacolato. «Ce ne sono a centinaia, anzi a migliaia. Sciami interi, comparsi nel giro di una notte. Api dappertutto.» «Non sono pericolose» precisò Courtney. «Le api mellifere dal ciuffetto sono industriose e tranquille. E sono una specie protetta. Come produttore di saponi biologici lei saprà sicuramente quanto sia importante monitorare il numero degli esemplari delle specie in pericolo d'estinzione. Il fatto che queste api tornino regolarmente a Los Lobos significa che stanno bene.» 6


«Sì, certo... ma non possiamo tenere la cerimonia di premiazione in una sala invasa dalle api. Speravo che poteste ospitarci qui.» Qui? Vale a dire nella sala che le ho proposto e che lei ha rifiutato dicendo che la Anderson House era molto più adatta? Ma naturalmente Courtney si astenne dal dirlo ad alta voce. «Mi permetta di controllare» rispose. «Forse possiamo trovare una soluzione.» E si preparò mentalmente ad alzarsi in piedi. Perché l'azzimato signor Ford raggiungeva a stento il metro e sessanta, mentre lei lo superava. E sapeva quel che sarebbe successo. Srotolò le gambe chilometriche e il signor Ford seguì i suoi movimenti a bocca aperta, prima di richiuderla di scatto: Courtney torreggiava letteralmente su di lui di almeno trenta centimetri. «Mio Dio» sussurrò l'ometto. «Certo che lei è proprio alta.» Courtney scartò mentalmente un centinaio di risposte, nessuna delle quali cortese o adatta alle circostanze. Poi strinse i denti, pensò all'Inghilterra e replicò con la massima disinvoltura: «Davvero? Non me n'ero mai accorta». Courtney osservò il suo capo che metteva due zollette di zucchero nel caffè e poi divideva una fetta di pancetta tra i suoi due cani. Pearl, una barboncina dal pelo biondo, aspettò con calma il bocconcino, mentre il minuscolo bichon à poil frisé chiamato Sarge, diminutivo di Sergent Pepper, guaiva impaziente. Alle dieci di mattina la sala da pranzo dell'hotel era quasi vuota e paradossalmente Courtney si godeva l'assenza di clienti. Senza di loro non ci sarebbe stato l'hotel, il suo lavoro né lo stipendio. Ma lei amava il silenzio degli ampi spazi. Joyce Yates bevve un sorso di caffè e la guardò con un sorriso. «Sono tutta orecchi.» «Il nuovo servizio di lavanderia va molto bene» esordì Courtney. «Gli asciugamani sono pulitissimi e le lenzuola 7


sono morbide. Ramona pensa di farcela quasi fino al parto, ma francamente io mi sento male solo a guardarla: è talmente minuta e il bambino è enorme. Ma forse è solo una mia esagerazione. Ieri sera ho avuto un colloquio con il signor Ford della ditta di saponi biologici. La Anderson House è stata invasa dalle api, e lui vuole prenotare le nostre sale per la sua convention. Non l'ho preso in giro anche se lo meritava ampiamente. Perciò penseremo noi a tutti gli eventi, compresi i pasti. Per il pranzo finale l'ho convinto a scegliere l'insalata di granchio.» Fece una pausa per riprendere fiato prima di concludere: «Direi che non c'è altro». «Una giornata impegnativa» osservò Joyce dopo un altro sorso di caffè. «Non più del solito.» «E sei riuscita a dormire un po'?» «Ma certo.» Almeno sei ore, pensò Courtney facendo il conto. Era rimasta nella hall fino alle dieci quando Ramona aveva finito il turno, poi aveva fatto un rapido giro dei piani, aveva studiato fino all'una e si era alzata alle sei e mezza. Be', cinque ore. «Dormirò quando avrò quarant'anni» disse. «Ho i miei dubbi.» Joyce sorrise, ma il suo sguardo era severo. «Lavori troppo.» Parole insolite per un capo, ma Joyce non era un capo come gli altri. Joyce Yates aveva cominciato a lavorare all'hotel nel 1958, a diciassette anni. Tempo quindici giorni il proprietario, un attraente scapolo incallito sulla trentina, si era innamorato follemente della nuova cameriera. I due si erano sposati in meno di un mese e avevano vissuto felici per cinque anni, fino a quando lui non era morto all'improvviso per un infarto. Joyce, a soli ventidue anni e con una bimbetta da crescere, aveva assunto la direzione dell'albergo. Tutti si aspettavano che fallisse, invece sotto la sua gestione l'hotel Los Lobos aveva prosperato. Adesso, più di mezzo se8


colo dopo, Joyce si occupava ancora di ogni dettaglio e conosceva la storia di tutti i suoi dipendenti. Era il capo e il mentore di tutti, e per Courtney era stata come una seconda madre. La sua gentilezza era leggendaria come i capelli candidi, gli eleganti completi e quel tocco di eccentricità che la rendeva interessante. Courtney la conosceva da una vita. Anche suo padre era morto all'improvviso quando lei era una bimba. Sua madre Maggie si era ritrovata senza denaro, con tre figlie a cui provvedere e uno studio di commercialista da gestire. Joyce, cliente dello studio, era diventata in breve un'amica, forse per via del passato molto simile. «Come procede la tua tesi?» domandò a Courtney. «Bene. Il mio professore me l'ha restituita con alcuni appunti, e una volta apportate le correzioni sarà pronta per la presentazione finale.» Mancavano solo due semestri alla laurea. Alleluia! Joyce si versò un altro po' di caffè dalla caraffa posta sul tavolo. «La settimana prossima arriva Quinn.» Courtney ridacchiò. «Davvero? Non ero sicura della data, visto che lo ripeti ogni mattina da quindici giorni...» «Alla mia età posso essere elettrizzata dall'arrivo di mio nipote quanto mi pare e piace.» «Infatti. Siamo tutti in fibrillazione.» Joyce fece una smorfia. «Stamattina sei un tantino sfacciata, signorina.» «Lo so. È per via delle api... ho sempre questo atteggiamento quando invadono la Anderson House. È la gratitudine.» «Quinn è sempre scapolo.» Courtney non sapeva se ridere o sbuffare. «Se questa è un'allusione, ti ringrazio per la fiducia, Joyce, ma siamo realiste: sappiamo bene che ho più probabilità di sposare il principe Harry che di farmi notare da tuo nipote.» Alzò una mano per bloccare ogni replica. «Lo ammetto, è molto attraente, ma è troppo sofisticato per una ragazza di provincia come me. E poi voglio concentrami sullo studio, non ho tempo per i ragazzi.» Voleva laurearsi, tro9


varsi un lavoro interessante e poi eventualmente pensare agli uomini. Anzi a un uomo. Quello giusto. «Comincerai a frequentare i ragazzi a quarant'anni?» scherzò Joyce. «Spero che non ci vorrà così tanto, ma hai capito cosa intendo.» «Un vero peccato. Quinn deve sposarsi.» «E allora trovagli qualcuna che non sia io.» Courtney vedeva Quinn quando veniva a trovare sua nonna. Era un noto produttore musicale o qualcosa del genere – lei non aveva mai approfondito – e stava soprattutto con Joyce e i suoi cani oppure per conto suo, e poi se ne andava senza clamore. Naturalmente il clamore attorno a lui si levava senza che Quinn facesse niente di particolare. Perché era un gran bell'uomo. No, una simile definizione non bastava: Quinn era a un livello decisamente superiore, tanto che in sua presenza le donne di tutte le età si sdilinquivano. E Courtney riteneva che sdilinquirsi fosse andato fuori moda da decenni. «Credi davvero che si trasferirà a Los Lobos?» domandò dubbiosa. «Così mi ha detto. E fino a quando non troverà una casa sua, lo ospiterò nel bungalow del giardiniere.» «Quel bungalow è così piacevole che non lo lascerà mai» osservò Courtney. A dire la verità non riusciva a credere che un famoso produttore musicale, abituato a Malibù, riuscisse ad ambientarsi in una piccola città di provincia. Ma tutto poteva succedere. «Controllerò la data del suo arrivo e mi farò assegnare alla pulizia del bungalow» disse. «Grazie, cara. Apprezzo molto la tua premura.» «Non è una premura, è il mio lavoro.» In albergo Courtney era considerata una specie di jolly, anche se il suo vero lavoro era quello di cameriera. Non era un lavoro affascinante, ma serviva a pagare i conti e questo era ciò che importava. 10


«Non lo sarebbe se tu...» Lei alzò una mano. «Lo so, lo so... se accettassi un lavoro migliore, rivelassi il mio segreto alla mia famiglia, sposassi il principe Harry. Ma vedi, una giornata è breve e io devo osservare le mie priorità.» «Le tue priorità sono sbagliate. E il principe Harry sarebbe pazzo di te.» Courtney sorrise. «Sei un tesoro, e io ti voglio bene.» «Anch'io. E adesso parliamo del matrimonio.» Lei emise un gemito. «Dobbiamo proprio?» «Sì. Tua madre si sposa fra pochi mesi e tu ti occupi della festa di fidanzamento, ma bisogna pensare anche al matrimonio.» «Già.» Joyce inarcò entrambe le sopracciglia. «Per te è un problema?» «Nossignora.» A Courtney non dispiaceva che sua madre si risposasse. Maggie era vedova da un'eternità, ed era fantastico che avesse trovato un uomo eccezionale con cui rifarsi una vita. Il problema era il matrimonio, o meglio la sua pianificazione. «Tu vuoi mettermi nei guai» borbottò. «Chi, io?» protestò Joyce con finta innocenza. Courtney si alzò. «E va bene, manipolatrice che non sei altro. Organizzerò la festa di fidanzamento e il matrimonio.» «Sapevo che alla fine avresti accettato.» Courtney si chinò a baciare Joyce sulla guancia, poi si rialzò, si voltò e andò a sbattere contro Kelly Carzo, un'altra cameriera sua amica. Kelly, una graziosa rossa con gli occhi verdi, cercò invano di salvare il vassoio che reggeva tra le mani. Sei tazze di caffè volarono per aria, il liquido bollente si sparse ovunque, e in due secondi netti le tre donne si ritrovarono bagnate fradice. Sul pavimento ricaddero decine di cocci di porcellana. La sala, fino a quel momento piuttosto calma, piombò 11


nel totale silenzio mentre i presenti – un paio di clienti e cinque o sei membri del personale – si voltavano a guardare la scena. Joyce si alzò tenendo in braccio Sarge e ordinando a Pearl di non muoversi. «Cos'è che dicono le tue sorelle in questi casi?» Courtney scostò dal corpo la maglietta bagnata e sorrise a Kelly. «Che ho fatto una delle mie courtneyate. Tutto bene?» domandò poi a Kelly. L'altra si spazzolò i pantaloni neri del tailleur. «Benissimo. Purché tu mi paghi il conto della tintoria.» «Lo farò, giuro. Ma prima lascia che ti aiuti con questo disastro.» «Io vado a cambiarmi» annunciò Joyce. «Ecco uno dei vantaggi dell'essere la proprietaria.» «Ti chiedo scusa» esclamò Courtney mentre l'altra si allontanava. «Mi dispiace tanto!» «Non importa, cara.» Importava eccome, pensò lei andando a prendere una scopa e uno straccio. Ma la sua vita era fatta così. «Voglio una ciocca del colore del mio vestito. Dai, mamma, che male c'è?» Rachel Halcomb si premette le dita sulle tempie, sentendo le prime avvisaglie di un mal di testa in arrivo. Il sabato del ballo primaverile del liceo era sempre impegnativo per il suo salone di acconciature. Le ragazze arrivavano a frotte, il che non sarebbe stato grave, ma le risate e i gridolini cominciavano a darle sui nervi. La giovane, Lily, voleva una ciocca viola che si accordasse al suo vestito da sera. Aveva i capelli lunghi e ondulati, di una splendida sfumatura color rame. Certe clienti di Rachel avrebbero pagato a peso d'oro dei capelli così. La madre di Lily si morse un labbro. «Non so...» disse esitante. «A tuo padre verrà un colpo!» «I capelli non sono mica suoi. Dai, mamma! Mi ha invitata Aron, e sai bene che vuol dire. Devo essere strepi12


tosa! E poi siamo qui solo da tre mesi, voglio fare bella figura...» Ah, la combinazione vincente: Mi ha invitata il ragazzo più incredibile del mondo e Sono la ragazza nuova! Rachel sapeva quanto i ragazzi sapessero essere persuasivi: suo figlio aveva solo undici anni, ma era già un esperto in materia. Alla sua età, lei non era sicuramente così abile. Lily si voltò a guardarla. «Puoi usare il tipo di colore che si lava via, no?» «Sì, ci vorranno un paio di shampoo, e poi va via.» «Vedi?» disse la ragazza trionfante. «Be', dal momento che ci vai con Aron...» osservò la madre. Con uno strillo di gioia, Lily l'abbracciò e corse a mettersi un camice. Appena fosse riuscita ad andare nel retro, pensò Rachel, avrebbe preso due compresse di ibuprofene con un enorme bicchiere di... un cocktail a base di tè freddo. Ecco come era lei: una sognatrice! «Forse non avrei dovuto cedere» dichiarò la madre di Lily. «Ma a volte è difficile dire di no.» «Specialmente oggi» rispose Rachel accennando al gruppo di ragazze che occupavano le varie postazioni, alcune in jeans e maglietta, altre col camice di protezione e altre ancora con indosso l'abito da sera, che mostravano alle amiche. «E poi uscirà con Aron...» L'altra rise. «Il mio si chiamava Rusty ed era bellissimo. Chissà che fine ha fatto.» «Il mio si chiamava Greg.» «Mi faccia indovinare: era il capitano della squadra di football?» «Naturalmente.» «E adesso?» «È diventato vigile del fuoco.» «Vi siete mantenuti in contatto?» «L'ho sposato.» Prima che la madre di Lily potesse farle altre domande, la figlia tornò e si gettò sulla sedia. «Sono pronta. Sarà 13


fantastico!» Sorrise a Rachel. «Mi truccherai anche gli occhi, vero?» «Come d'accordo. Ho trovato un ombretto viola e uno grigio perfetti per te.» Lily le batté il cinque. «Sei la migliore. Grazie!» «Sono qui apposta.» Due ore dopo, Lily aveva la sua ciocca viola, i capelli raccolti in uno chignon spettinato ad arte e un trucco da modella di Victoria's Secret. Sua madre le scattò parecchie foto, poi mise nelle mani di Rachel un mazzetto di banconote. «È bellissima. Grazie mille!» «È stato un piacere. Mi raccomando, Lily, la prossima volta portami le foto di te e Aron.» «Lo farò. Grazie!» Rachel aspettò che madre e figlia se ne fossero andate prima di contare la mancia, che risultò molto generosa. Era sempre piacevole scoprire che le sue clienti erano soddisfatte. Se solo una miliardaria eccentrica fosse entrata nel suo negozio, avesse apprezzato il suo lavoro e le avesse lasciato una mancia di qualche migliaio di dollari! Avrebbe potuto pagare la rata del mutuo senza attingere al suo fondo per le emergenze. E poi a Josh serviva un guantone da baseball nuovo, per non parlare del rumorino sospetto al motore della sua macchina. La madre di Lily le avrebbe suggerito di parlarne a Greg. I mariti erano fatti per questo, no? Solo che c'era un piccolo dettaglio: Greg non era più suo marito. Lei e il più bel ragazzo della scuola, capitano della squadra di football, re del ballo del liceo, si erano davvero sposati. Ma poche settimane prima del loro decimo anniversario lui l'aveva tradita e Rachel aveva chiesto il divorzio. Così adesso, a trentatré anni, si trovava nella situazione più patetica del mondo: una divorziata con un figlio alle soglie della pubertà. E non c'era colore di capelli o trucco speciale in grado di migliorare le cose. Rachel finì di riordinare ciotole e pennelli, poi si rifugiò nel retro prima che arrivassero le prossime clienti, 14


due gemelle sedicenni che per quella sera volevano una pettinatura uguale ma diversa. Prese due pillole di ibuprofene dal flacone e le mandò giù con un bicchier d'acqua. E in quel momento il suo cellulare emise il segnale di un messaggio in arrivo. Ehi, tu... Facciamo qualcosa di divertente giovedì sera, una serata tra ragazze? Toby è disposto a tenere i ragazzi. Dimmi di sì! Rachel rifletté sull'invito. Una voce nella sua testa diceva di dar retta a Lena: uscire dalla solita routine, mettersi un vestito carino e passare una serata con la sua amica. Erano secoli che non lo faceva. Il lato razionale, invece, le ricordava che non solo non faceva il bucato da giorni, ma era indietro con tutte le altre faccende di casa. E poi, a che scopo uscire, magari per andare in uno dei bar al molo? Lena era felicemente sposata, e a lei non interessava conoscere altri uomini. Sì, era single e avrebbe dovuto guardarsi in giro, però onestamente non ne aveva la forza. Era impegnata tutto il giorno, e la sua idea di paradiso era dormire fino a tardi e lasciare che qualcun altro preparasse la colazione. Ma non c'era nessun altro, ed era lei che doveva pensare a tutto. Rachel aveva nove anni, ed era la maggiore delle tre sorelle, quando suo padre era morto all'improvviso. Ricordava ancora sua madre inginocchiata di fronte a lei con gli occhi pieni di lacrime. Rachel, tesoro, ho bisogno che tu sia una bambina grande e aiuti la mamma. Puoi badare a Sienna e a Courtney? Puoi pensarci tu? Lei era spaventata e confusa, e avrebbe voluto dire che era solo una bambina e non sapeva come fare. Invece aveva taciuto e si era adoperata come meglio poteva per aiutare tutti. Adesso, ventiquattro anni dopo, continuava a farlo. Guardò il telefono e scrisse la risposta. Invece non vuoi venire da me a bere un bicchiere di 15


Le figlie della sposa di Susan Mallery Con orgoglio e trepidazione Courtney, Sienna e Rachel Watson vi invitano alle nozze più emozionanti dell'anno... quelle della loro madre. Courtney, solitaria e impacciata, non ha molto in comune con le due sorelle, ma in una cosa eccelle davvero: nel mantenere i segreti. Soprattutto quando si tratta della relazione che ha con...

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