Julia Justiss LE LEZIONI DELLA LADY
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Season of Flirtation
Harlequin Mills & Boon Historical Romance
© 2023 Janet Justiss
Traduzione di Rossana Lanfredi
Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC.
Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2023 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici aprile 2023
Questo volume è stato stampato nel marzo 2023 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%
I GRANDI ROMANZI STORICI
ISSN 1122 - 5410
Periodico settimanale n. 1349 dell'11/04/2023
Direttore responsabile: Sabrina Annoni
Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992
Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA
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Agli Zombie Belles, che trovano sempre il tempo di avere idee geniali per risolvere una trama complicata, che si dolgono per le mie difficoltà, che gioiscono per le vittorie, che mi incoraggiano ad andare avanti quando rallento, e in genere rendono la vita di questa autrice un posto meraviglioso.
Vi voglio bene, ragazzi!
«Grazie, Haines, non occorre che mi annunciate» disse Lady Laura Pomeroy, voltandosi a sorridere al maggiordomo che l'aveva accompagnata alla porta del salotto della sua amica Susanna Rochdale. Tornò quindi a girarsi per entrare... e si scontrò con l'uomo alto che ne stava uscendo.
Perse l'equilibrio, ma subito due mani forti l'afferrarono per i polsi, sostenendola. Fece allora per scusarsi, però quando sollevò lo sguardo vide due occhi azzurro ghiaccio così sensazionali che restò senza fiato.
Anche il resto del gentiluomo, considerò, dandogli una furtiva occhiata di sotto le ciglia, era degno di ammirazione. Una fronte ampia accarezzata da riccioli scuri, zigomi alti e un mento forte formavano un volto piacevolmente attraente. Due larghe spalle facevano risaltare una giacca blu scuro che, pur se non all'ultima moda, era confezionata con lana pregiata, così come il panciotto sotto di essa, mentre la camicia era candida e il foulard da collo legato con abilità. Anche le lunghe gambe, fasciate da pantaloni marroni, erano notevoli.
Oltre al bell'aspetto, quell'uomo emanava un'aura di comando e di potente virilità che fece formicolare la pelle di Laura. Persino attraverso i guanti che lui indossava le sue mani parvero bruciarle la pelle sui polsi, irradiando un calore che le si diffuse lungo le braccia e in tutto il corpo.
«Scusatemi, signore!» disse finalmente Laura, e un sorriso le curvò le labbra.
Le ci volle un momento per rendersi conto che il suo sorriso non era stato ricambiato ma che, anzi, un'espressione irritata passava sul volto dell'uomo.
«È stata senza dubbio colpa mia» replicò lui, lasciandole i polsi e facendo un passo indietro. «Si dovrebbe sempre stare lontani dalle signore che non guardano dove vanno. Dovete essere Lady Laura Pomeroy. Oh, e io sono Miles Rochdale.»
Senza peccare di immodestia, Laura sapeva di essere graziosa. Il suo aspetto, unito alla famiglia a cui apparteneva e all'eleganza, in genere suscitava l'attenzione maschile. O, se non altro, la cortesia.
Miles Rochdale era a stento civile.
Gli fece la riverenza, alla quale lui rispose con un inchino. «Vorrà dire che in futuro guarderò meglio, Mr. Rochdale» ribatté in tono tagliente.
«Sono sicuro che mia sorella scenderà subito. Se non vi dispiace, potete aspettarla nel salotto» dichiarò Miles Rochdale, indicando con un cenno della mano la stanza. «Purtroppo impegni urgenti mi impediscono di tenervi compagnia.»
Voleva forse intendere che lei era troppo sciocca per riuscire a intrattenersi da sola qualche momento?
L'irritazione di Laura aumentò. Peccato che fosse considerato inappropriato per una signora schiaffeg-
giare un gentiluomo, rifletté. Le avrebbe procurato una soddisfazione sconfinata togliere con un bel ceffone la vaga aria di superiorità da quel volto troppo attraente.
«Oh, povera me, che delusione» rispose nel tono più vacuo e leggero che riuscì a trovare. «Come farò a sopportare la terribile noia di restarmene seduta qui senza niente che mi intrattenga?» Emise un sofferto sospiro e aggiunse: «Ma suppongo che, per qualche momento, riuscirò a tollerarlo».
«Infatti, solo per poco. Servo vostro, milady.» E Rochdale si inchinò di nuovo.
In fondo lui non era nulla, si disse Laura seccata, guardandolo allontanarsi, e pensò che forse avrebbe fatto meglio a resistere alla tentazione di fingersi la vacua e ingenua donzella che, era evidente, lui riteneva che fosse. Ebbene, l'atteggiamento indifferente di quell'uomo, che lei non aveva fatto nulla per meritare, era stato troppo irritante.
Come aveva osato giudicarla stupida dopo avere scambiato con lei poche parole appena?
Nello stesso tempo, tuttavia, Laura si rendeva conto che la sua irritazione era quantomeno illogica. Non poteva certo aspettarsi che l'erede di casa, dopo essersi imbattuto per caso in lei, aspettasse a uscire per intrattenerla... E poi, perché mai lei avrebbe dovuto desiderare che lo facesse?
Certo che non lo desiderava, soprattutto se lui caricava ogni sua frase di quella irritante vena di sdegno, e non importava quanto fosse imponente la sua figura o ammaliante l'azzurro ghiaccio dei suoi occhi.
Ancora più indisponente era tuttavia rendersi conto che, a dispetto del suo atteggiamento sgradevole, la
presenza fisica di Miles Rochdale l'aveva turbata. Forse era davvero sciocca come lui pensava. Laura aveva già fatto nervosamente due volte il giro della stanza quando vi si precipitò dentro la sua amica Susanna. «Mi dispiace tanto, sono in ritardo!» esclamò, abbracciandola. «Non volevo farvi aspettare.»
«Ho sopportato il vostro ritardo con forza d'animo» replicò Laura in tono asciutto. «Come ho assicurato a vostro fratello di essere in grado di fare.»
«Oh, avete conosciuto Miles? Mi dispiace non esserci stata. Sapevo che questa mattina era a casa e avrei voluto presentarvelo. È sempre così occupato, alla banca o in Borsa. Non c'è quasi mai, e anche se ogni tanto viene invitato a qualche evento mondano, immancabilmente non si presenta. Avrei tanto desiderato farvi conoscere il mio carissimo, gentile fratello.»
Carissimo? Gentile? Laura scosse impercettibilmente la testa. O la sua amica era accecata dall'affetto fraterno, oppure il comportamento di Miles Rochdale con una sconosciuta era molto diverso da quello che aveva in seno alla famiglia.
In ogni caso, anche una sconosciuta incontrata per caso avrebbe dovuto essere trattata con maggiore cortesia.
«Siete accigliata» osservò Susanna. «Miles vi ha forse irritato? Lui... a volte è brusco.»
«Oh, no! Io adoro essere considerata stupida e frivola.»
Susanna scoppiò a ridere. «Temo che lui tenda a vedere così tutte le donne. Probabilmente aveva fretta, doveva recarsi a questo o a quell'appuntamento.
Da quando nostro padre gli ha affidato la guida della banca, ha dovuto assumersi enormi responsabilità. Ma nostro padre dice che è assolutamente competente e capace, nonostante la sua giovane età.»
«Anche vostro padre deve essere giovane. Mi sorprende che si sia ritirato dagli affari tanto presto.»
«Alcuni dei suoi amici vogliono che si candidi per il Parlamento. Si incontrano sempre e discutono di circoscrizioni e campagne elettorali e non so che altro. Essere eletti sembra essere una faccenda alquanto complicata.»
«Non è più complicata... semmai è diventata più semplice ed equa da quando è stata approvata la Grande Riforma. I piccoli borghi rurali, i borghi putridi, non possono più essere comprati o controllati da...» Davanti allo sguardo vuoto dell'amica, Laura frenò il suo entusiasmo per le questioni politiche e non terminò la frase. «Ma credo che non siate molto interessata alle vicende parlamentari! Vogliamo parlare di qualcos'altro?»
«Sì, di qualcosa di più urgente, come l'imminente ballo di Lady Ashdown?» ribatté Susanna. «Devo ammettere che lo attendo con terrore ed eccitazione al tempo stesso.»
Laura scosse la testa e prese la mano dell'amica. «Non dovete lasciarvi intimidire da quelle vecchie streghe. Tenete la testa alta, sorridete e mostrate che avete tutto il diritto di trovarvi in mezzo a loro... perché è proprio così!»
«Le matrone dell'alta società sono sufficientemente spaventose, ma i gentiluomini...» La voce di Susanna si spense, e lei sospirò. «Li trovo anche più minacciosi. I più arroganti mi terrorizzano a tal punto che non
riesco a dire una parola. E non so mai come reagire a quelli che fanno i galanti. A volte mi pento di avere accettato l'offerta di Lady Bunting di farmi da madrina in società, solo che mia madre ne sarebbe stata talmente delusa... Che resti fra noi: non m'importa se farò oppure no il grandioso matrimonio che lei sogna, ma le ho promesso di fare del mio meglio, perciò suppongo che dovrò continuare fino in fondo.»
«Siete saggia a non essere ansiosa di trovare un buon partito» dichiarò Laura. «Siete ancora giovane, molto graziosa e possedete una ricca dote. Non avete bisogno di accettare la prima proposta che vi viene presentata e dovreste aspettare a sposarvi fino a quando non incontrerete una persona con la quale sentirete di poter essere felice per il resto della vita. Io so che non verrò costretta a scegliere un marito. E non importa quante Stagioni dovranno passare!»
Più Stagioni passeranno, meglio sarà, pensò tra sé Laura. Il suo indulgente padre, che non aveva nessuna fretta di vederla maritata, le concedeva maggiore libertà di dedicarsi alla matematica di quanto con ogni probabilità avrebbe fatto uno sposo. Per non parlare degli obblighi che le sarebbero stati imposti dall'avere un marito e dei bambini.
«La splendida erede di un marchese sarà sempre in grado di scegliere chi le piace» stava affermando intanto Susanna. «E anche se io sono solo la figlia di un umile banchiere, intendo essere altrettanto selettiva.»
«Considerato che la vostra felicità futura dipende da quanto sarà saggia la vostra scelta, spero bene che intendiate esserlo!» ribatté Laura.
«Quando si riesce a stento a spiccicare parola con un gentiluomo, è facile scoraggiarli. Dunque forse la
mia inettitudine sociale ha i suoi vantaggi» osservò Susanna con un sorrisetto.
«Non sarà più un vantaggio quando conoscerete il gentiluomo che desidererete incoraggiare.» Dopo avere scrutato l'amica, Laura scosse il capo. «Dovete vincere la timidezza. Sapere cosa dire, come comunicare senza parlare... persino civettare.»
Sgranando gli occhi con aria costernata, Susanna replicò: «Non vorrei essere sfacciata!».
«Non sfacciata. Dovete solo imparare a conversare con i gentiluomini, ad allontanare cortesemente quelli che non vi interessano e a incoraggiare quelli che vi piacciono. E capire come tenere testa a chi cerca di intimidirvi, siano essi gentiluomini o dame.»
«Non avendo origini nobili, non sarò mai davvero accettata dalla buona società» insistette Susanna. «Che poi è la ragione principale per la quale non ero impaziente di avere una Stagione mondana e per la quale preferirei non sposare un gentiluomo titolato. Il mio patrimonio potrà essere apprezzato, ma io sarei trattata con disdegno.»
Essendo stata di recente trattata lei stessa con disdegno, Laura si sentì colpita da quella osservazione. Scosse la testa per scacciare dalla mente il ricordo dell'incontro con il fratello di Susanna e rispose: «Dovete soltanto ignorare le persone scortesi e concentrarvi su chi vi tratta con gentilezza. E con costoro dovreste davvero essere in grado di intrattenere una piacevole conversazione. Inoltre, sapere che cosa dire e quando dirlo vi renderà gradevole intervenire agli eventi mondani. Anche se non vi troverete l'uomo che desidererete sposare».
«Vogliamo fermarci da Hatchard's dopo essere
state dalla sarta? Vorrei comprare un manuale di istruzioni» chiese Susanna, ridendo. «Anche se dubito che esista qualcosa di simile!»
Laura sorrise. «Non occorre andare da Hatchard's, vi insegnerò io. Non posso sempre starvi vicino quando siete in società e non voglio che vi sentiate mai più a disagio.»
«Ammiro la vostra capacità di sapere sempre cosa dire a chiunque! Ma un simile talento può essere insegnato?»
«Naturalmente. Ora, non intendo certo affermare di sapere tutto ma, dopo avere vissuto la mia prima Stagione mondana, posso dire di avere imparato qualche tecnica utile! Per esempio, ci sono certe convenzioni che permettono di mandare e ricevere messaggi senza dire una parola: il modo di tenere il ventaglio e il linguaggio dei fiori. Poi esistono situazioni generali nelle quali ci si può esercitare a dare le risposte appropriate, così alla fine queste risposte vi verranno naturali, non dovrete nemmeno pensarci. E questa è una capacità molto utile, vi assicuro!»
«Sarebbe meraviglioso sentirmi più a mio agio in compagnia» confessò Susanna. «Davvero credete di potermelo insegnare?»
«Assolutamente! Siete libera questo pomeriggio?»
Al cenno affermativo dell'amica, Laura continuò.
«Ebbene, anch'io. Dovrò tornare un momento a casa dopo le nostre compere, ma poi posso tonare, così cominceremo oggi stesso. Con il ballo di Lady Ashdown tra due giorni appena, non abbiamo tempo da perdere! Basterà un po' di esercizio e sarete pronta a sfidare la società!»
Susanna rabbrividì. «Tremo alla prospettiva, ma se
davvero siete disposta ad aiutarmi, ve ne sarei immensamente grata. Immaginate... non dover essere terrorizzata a ogni incontro con una Lady Arbuthnot o un Lord Sinclair! O Miss Arsdale o Miss Wentworth.» Aveva nominato le due più eleganti – e arroganti – gemme dell'attuale Stagione.
«Meglio evitare tutte costoro se possibile, ma se proprio dovete incontrarle prepareremo qualcosa di appropriato da dire. Ora, se desideriamo avere il tempo per una lezione, più tardi, dovremmo saltare il tè e andare subito dalla sarta. Non vogliamo scegliere i modelli in tutta fretta, vero?»
«Ecco, fare compere è una cosa che mi diverte davvero» dichiarò Susanna. «Corro di sopra a prendere il soprabito, chiamo la cameriera e torno.»
«Eccellente. Ho visto una seta verde pallido dalla sarta, l'ultima volta, e credo che sarebbe meravigliosa su di voi. Non vedo l'ora di mostrarvela.»
Dopo averla stretta in un rapido abbraccio, Susanna uscì di corsa dalla stanza e Laura la guardò, un leggero sorriso sulle labbra. In società c'era chi le chiedeva perché avesse deciso di essere amica della figlia di un banchiere che non aveva altro che una generosa dote. Indifferente come era sempre stata alle casate nobiliari antiche di secoli, che spesso generavano individui boriosi e dotati di smisurato orgoglio e ben poca compassione, Laura non riusciva a comprendere come una persona sensibile non potesse essere stregata dalla dolcezza di Susanna Rochdale, dalla sua innocenza e dal suo fascino delicato.
Con le due amiche che si era fatta durante la sua prima Stagione, al momento indisponibili – Lady Margaret d'Aubignon confinata in campagna, ed Eliza
Hasterling il più delle volte preoccupata da problemi familiari – Laura era scivolata nella sua seconda Stagione sentendosi sola e annoiata. Era stata, però, subito attratta dal sorriso timido di Susanna, e la sincera amicizia che presto era sbocciata fra loro illuminava quella che lei aveva temuto essere una Stagione triste e monotona, come i primi narcisi della primavera portavano gioia alla fine di un lungo inverno. Sarebbe stato un piacere poter ricambiare l'affetto che le donava l'amica insegnandole ad affrontare meglio la società nella quale era stata sospinta.
Tutto a un tratto le tornarono in mente due gelidi, sarcastici occhi azzurri.
Dare lezioni a Susanna avrebbe significato incontrare più volte il suo irritante fratello. Ecco, mentre preparava l'amica a comportarsi in modo appropriato in società, forse avrebbe dovuto preparare se stessa a trovare le parole che togliessero quell'aria di condiscendenza dalla faccia di Miles Rochdale.
Poche ore più tardi, Miles tornò dall'ufficio per rimettere a posto il libro che aveva preso dal salotto. Mentre toccava il chiavistello, si fermò, rammentando l'incontro di quella mattina.
Non capitava spesso che un'incantevole, giovane donna gli cadesse fra le braccia. Per un momento, non era stato capace di fare altro che guardarla.
E valeva la pena di guardare una come lei. Un insolente volto ovale, occhi più azzurri di un cielo d'estate, riccioli biondi che il sole, entrando dal lunotto di vetro sopra la porta d'ingresso, striava d'argento, e una figura dalle curve deliziose... Lui poteva anche lavorare instancabilmente per lunghe ore, ma era pur
sempre un uomo e non era riuscito a impedire che il suo corpo reagisse nel modo più naturale a una simile bellezza.
Per fortuna, prima che potesse restare inebetito per troppo tempo, lei aveva sollevato il viso e aveva sorriso... un sorriso tentatore, ammiccante, che ora rammentava anche troppo bene. Un sorriso che gli aveva provocato una dolorosa stretta al cuore, pugnalandogli il ventre ed evocando amari ricordi che credeva di essersi ormai lasciato alle spalle.
Lady Laura era bionda e non bruna, alta e non minuta, ma il sorriso che gli aveva rivolto lo aveva ammaliato, proprio come quello di Arabella. Ora, tuttavia, era preparato e sempre in guardia, e se lei non avesse avuto bisogno del suo aiuto per riprendere l'equilibrio, l'avrebbe spinta via.
Nello stesso momento, si rese conto che la damigella incantatrice doveva essere la figlia del marchese, la quale aveva inspiegabilmente fatto di sua sorella un'amica. Miles corrugò di nuovo la fronte.
Quella donna era in tutto e per tutto un'elegante dama dell'alta società. Non sapeva molto di moda femminile, ma persino lui era in grado di riconoscere i tessuti costosi e i tagli perfetti quando li vedeva. La massa di riccioli d'oro della damigella era stata acconciata con sapienza, mostrando graziose orecchie adornate da preziosi orecchini di zaffiri, abbinati alla collana e al bracciale.
Poiché in passato aveva incontrato un'altra incantatrice simile, per fortuna ora era meno impressionabile, più diffidente.
Con ogni probabilità si era comportato in modo rude, si disse con un sospiro, ma detestava l'idea che la
sorella trascorresse del tempo con una donna del genere. Era già stato sufficientemente incomprensibile che la loro madre avesse accettato subito quando una vecchia amica, il cui marito era stato insignito di un titolo nobiliare, si era offerta di presentare Susanna in società. Lui aveva cercato, senza successo, di dissuadere la genitrice e convincerla a rifiutare la proposta di Lady Bunting. L'ultima cosa che voleva era che la sua dolce sorella venisse abbagliata da uno dei pigri rampolli dell'aristocrazia i cui padri venivano in banca a chiedere prestiti per finanziare le loro stravaganze.
Tutti costoro erano gentiluomini, in un certo senso, e lui aveva insistito affinché Susanna, in società, fosse sempre accompagnata da uno chaperon, per evitare che qualcuno le potesse fare male fisicamente. Sapeva anche troppo bene, però, come – per noia e desiderio di conoscere un nuovo arrivo – un aristocratico fosse in grado di incoraggiare una giovane ingenua, di giocare con i suoi sentimenti e di lasciarla alla fine con il cuore spezzato, una volta che si fosse stancato di lei.
Arabella era stata maestra in questo con lui.
Ingenuo, fiducioso e abbagliato, a quel tempo non aveva avuto bisogno di troppi incoraggiamenti per innamorarsi di lei, per credere che la relazione nella quale Arabella lo aveva imbrigliato fosse sincera, mentre invece lei non aveva fatto altro che fingere, considerandolo soltanto un giocattolo con il quale affinare le sue arti femminili.
Miles arrossì di collera e rimorso rammentando lo sprezzante rifiuto ricevuto alla proposta di matrimonio che aveva creduto desiderata.
Per la sorella, tuttavia, la situazione sarebbe stata ancora peggiore se, con l'intento di assicurarsi la dote di Susanna per garantirsi una pigra, viziosa esistenza, qualche aristocratico corteggiatore l'avesse davvero convinta a sposarlo. Una simile unione poteva significare soltanto infelicità per lei, che sarebbe sempre stata considerata un'intrusa nel mondo del marito, il quale, a sua volta, l'avrebbe ignorata per scialacquare il denaro della dote al gioco, con i cavalli, gli abiti eleganti... e le amanti.
Miles non aveva idea del perché Lady Laura Pomeroy avesse deciso di diventare amica di sua sorella, una ragazza senza nobili origini. Di certo mutevole come i suoi simili maschi, anche la giovane figlia del marchese avrebbe potuto ferire Susanna, abbandonandola una volta che si fosse stancata di lei.
Ciò non era avvenuto, non ancora, ma Miles si preoccupava in ogni caso per l'influenza che quella donna avrebbe avuto sulla sorella, che tanto la ammirava. Non voleva che Lady Pomeroy trasformasse Susanna in una debuttante vanesia e frivola, una civetta egoista che giocava con i sentimenti degli uomini.
Per quanto tuttavia desiderasse scoraggiare quella amicizia, non sapeva come fare. Poiché ammirava Lady Laura, Susanna di certo avrebbe difeso l'amica, se lui avesse tentato di screditarla.
Con un altro sospiro, Miles entrò nel salotto e rimise il libro al suo posto, sullo scaffale. Desiderava soltanto che la sorella sposasse un uomo appartenente alla sua stessa classe sociale, un uomo che l'avrebbe apprezzata per ciò che era, che si sarebbe preso cura di lei e l'avrebbe tenuta al sicuro fra i suoi pari. Lo desiderava a tal punto che, se fosse stato necessario,
avrebbe frequentato l'alta società, che solitamente evitava, per controllare Susanna e assicurarsi che non venisse stregata da qualche aristocratico fannullone simile ai tanti che lui stesso aveva conosciuto durante i suoi anni a Oxford.
Nello stesso tempo, le avrebbe impedito di imitare comportamenti e abitudini della sua nobile amica.
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