KRISTAN HIGGINS E SARAH MORGAN DUE GRANDI FIRME DELLA WOMEN’S FICTION INTERNAZIONALE, CHE SCALDANO IL CUORE CON LE LORO STORIE EMOZIONANTI.
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Robyn Carr
Le quattro amiche
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Four Friends Mira Books © 2014 Robyn Carr Traduzione di Barbara Piccioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance aprile 2016 Questo volume è stato stampato nel marzo 2016 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 164 del 22/04/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Gerri Gilbert andò ad aprire con indosso i pantaloni di una tuta strappati al ginocchio e l'orlo parzialmente scucito, e una T-shirt grigia sotto la felpa con cappuccio. I corti capelli castano scuro sparavano in tutte le direzioni e lei teneva in mano una tazza di caffè mentre socchiudeva gli occhi e ringhiava: «Sei in anticipo di cinque minuti. Di nuovo. E sì che ne abbiamo già discusso. Puoi farmi il favore di non arrivare in anticipo? Al mattino per me ogni minuto è prezioso». Sonja Johanson la zittì posandosi un dito sulle labbra. I raggi del sole sfioravano appena i tetti e lei non voleva svegliare tutta la casa. Quel giorno portava i pantaloni della tuta salmone, abbinati a una felpa dello stesso colore e una maglietta bianca. I serici capelli color mogano, lunghi fino alle spalle, erano trattenuti da un fermaglio. Si scostò dalla porta per indicare qualcosa lungo la strada, e Gerri uscì a guardare. Sul prato dei Jamison erano accatastati libri, indumenti e ogni sorta di cianfrusaglie. Era ancora impietrita dalla sorpresa quando la loro amica Andy comparve sulla soglia e con un grido iroso scaraventò sul mucchio una tastiera di computer. Rientrò subito dopo e a uscire fu Bryce Jamison: camminava a ritroso e benché indossasse il suo completo da ufficio, il colletto era storto, la cravatta spuntava dalla tasca dei pantaloni, e lui esibiva una testa arruffata che batteva perfino quella di Gerri. In mano aveva una sacca di tela strapiena. «Sei fottutamente pazza, lo sai?» sbraitò prima di voltarsi 5
e dirigersi verso l'auto, calpestando senza pietà il cumulo di oggetti. «E tu sei senza una fottuta casa!» strillò di rimando Andy. Poi la porta si richiuse con un tonfo. «Qualcosa mi dice che forse Andy è arrivata al limite» commentò Sonja con aria grave. La risposta di Gerri fu una risata. «Tu credi?» «Non dovremmo fare qualcosa?» «Che diavolo, no.» Gerri chiuse la porta alle loro spalle e posò la tazza sulla fioriera in cui alcune piante erano ormai più morte che vive. «Sta a loro risolvere la questione. Oppure decidere di farla finita per sempre.» «Non dovremmo almeno proporle di venire a camminare con noi?» «Dubito che sia la giornata adatta. Dai, muoviamoci.» Dietro di lei, Sonja insistette: «Cosa facciamo? Cosa le diciamo?». «Non facciamo niente. Non diciamo niente.» «Ma...» «Niente» ripeté Gerri con fermezza. «Dovremmo almeno assicurarci che stia bene.» «Dovremmo darle il tempo di stancarsi di scaraventare roba in giardino, se è questo che ha intenzione di fare. Passerò da lei prima di andare al lavoro.» Sonja scosse la testa. «Ho cercato di spiegarle che la disposizione degli oggetti nella sua casa non tiene in minimo conto i principi del feng-shui, e guarda cos'è successo.» Gerri si fermò di colpo. «Questo è precisamente il motivo per cui faresti bene a starle alla larga. Sai come la pensa Andy riguardo alle tue chiacchiere new age. Se cominci a blaterare di feng-shui, chakra o altra roba simile proprio oggi, finirai anche tu in quel mucchio.» «Ma dobbiamo pur fare qualcosa!» «Per amor del cielo» brontolò Gerri, riprendendo a camminare. «Doveva andare così, punto e basta.» Più o meno un isolato più avanti, da una delle villette uscì una donna minuta, anche lei in tuta. Si fermò sul marciapiede 6
a fare stretching ed era ancora impegnata negli esercizi quando le due amiche le passarono davanti. «'Giorno, BJ» la salutò Gerri mentre Sonja aggiungeva: «Ti va di venire con noi, BJ?». «Grazie, ma ho bisogno di correre» rispose l'altra. Si allontanò con un cenno di saluto. «Con il suo comportamento, sta accumulando tonnellate di karma negativo» fu il commento dispiaciuto di Sonja. «Ha voglia di correre. E allora? Piantala di proporle di accompagnarci. Correrei anch'io, se le ginocchia non mi facessero male.» «Ma è poco amichevole.» «Alcune donne non desiderano avere delle amiche» puntualizzò Gerri. «E lei è stata chiara senza essere ostile. È un tipo riservato, tutto qui.» «E non lo trovi sospetto?» «No, lo trovo un comportamento riservato. Hai intenzione di parlare per tutto il tempo? Perché in questo caso, potrei accettare il rischio di una paralisi e andare a correre con BJ.» «Siamo un po' irascibili, oggi, eh? Scommetto che ieri sera hai bevuto alcolici e non camomilla, prima di andare a letto.» «Chiudi il becco, Sonja» la zittì Gerri. Le camminate di power walking delle sei continuavano ormai da quasi due anni. Era stata Sonja a proporle alle amiche; lei era il guru del fitness, la motivatrice di Gerri e spesso la sua spina nel fianco. Tutte caratteristiche che erano parte integrante del lavoro di Sonja. Era consulente di feng-shui e arredatrice; realizzava diagrammi cromatici personalizzati e faceva qualcosa che lei definiva lettura della vita, ossia un ministudio del passato e del presente, con l'obiettivo di aiutare i suoi clienti a raggiungere un completo equilibrio psicofisico e il successo personale. In più, era vegetariana, erborista alle prime armi, istruttrice di yoga e meditazione parttime e un'insopportabile perfezionista. Gerri aveva un intero scaffale di libri, dono di Sonja, che parlavano un po' di tutto, dallo studio del Ph corporeo ai rimedi naturali per la menopausa... libri che lei rifiutava testardamente di leggere. 7
Gerri e Andy erano vicine e buone amiche da quindici anni, da quando, cioè, Andy aveva buttato fuori di casa il suo primo marito. Adesso erano entrambe prossime alla cinquantina, mentre Sonja aveva da poco superato la soglia dei fatidici quarant'anni. Quando si era trasferita nel quartiere, qualche anno prima, Gerri e Andy l'avevano accolta con cordialità, per scoprirsi immediatamente annoiate dalle sue inclinazioni naturalistiche e metafisiche. Ciononostante, ed era un grosso ciononostante, quando qualcuna era nei guai o stava male, era sempre Sonja a farsi avanti per offrire conforto: da un massaggio a un piatto caldo, a un passaggio a..., be', ovunque fosse necessario. Quando una brutta emorroidectomia aveva messo Gerri in ginocchio, Sonja le era stata accanto, pronta a somministrare brodini e semicupi e, prevedibilmente, munita del perfetto lassativo naturale. Era stato così che Gerri aveva scoperto che non si dà il dovuto credito al lassativo giusto finché non ci si trova nei pasticci. Nondimeno, Sonja poteva essere terribilmente pesante. Dopo quasi sei chilometri in poco meno di quarantacinque minuti, con Gerri che sudava come un pugile e Sonja con il viso graziosamente imperlato, si separarono. «Tutti svegli?» gridò Gerri, entrando rumorosamente in casa e puntando dritta in cucina. Phil sedeva al tavolo con una tazza di caffè, i fogli del quotidiano sparsi dappertutto e il laptop aperto. Leggeva le email mentre dava un'occhiata alle notizie. «Sono svegli» confermò. «Più o meno.» I ragazzi Gilbert avevano rispettivamente tredici, sedici e diciannove anni. Un maschio, una femmina, un maschio. «Toccava a te fare in modo che non fosse più o meno, Phil» si lamentò lei. Lui non alzò gli occhi dal computer. «L'ho fatto» replicò. «Lo faccio tutte le mattine.» Senza rispondere, Gerri arrancò fino al piano di sopra, dove cominciò a spalancare porte. «In piedi! Non fatemi fare tardi!» sbraitò. Dopo di che, si ritirò in bagno per la doccia, mentre si chiedeva perché Phil fosse incapace di assolvere 8
un'incombenza tanto semplice... trascinare i ragazzi giù dal letto mentre lei era fuori a camminare. Una piccola cosa, che però la irritava. Ma di recente, ammise, tutto la irritava; la menopausa e tutte le relative sgradevolezze incombevano, e lei era spesso irascibile. Lasciò che l'acqua fredda le scivolasse sul corpo, ancora accaldato dopo l'esercizio fisico. In quel periodo tutto quello che voleva era che la sua vita scorresse liscia. Senza problemi. Aveva sempre perso le staffe con facilità, ma da qualche tempo pareva addirittura elettrica e le capitava di avvampare in qualunque momento e in qualunque luogo. Un giorno era uscita per comprare un costume da bagno, e quando aveva effettuato l'acquisto alla cassa, era paonazza al punto che aveva temuto che la commessa chiamasse la sicurezza credendo che nascondesse merce rubata. Mentre parlava con il sindaco a una serata di beneficienza, grosse gocce di sudore avevano cominciato a rigarle il viso. A causa della sudorazione notturna, aveva preso l'abitudine di dormire nuda, ma quando Phil, girandosi verso di lei e trovando pelle invece di flanella, si azzardava ad accarezzarla, lei ringhiava: «Non pensarci nemmeno». Fresca e asciutta dopo la doccia, Gerri sperimentò una di quelle tregue che si presentavano con regolarità: si sentiva perfettamente normale, sana e con il pieno controllo del proprio corpo. Tuttavia a quel benessere seguì l'inevitabile senso di colpa... avrebbe dovuto essere multata per come aveva trattato Phil. Perché la verità era che non conosceva un altro marito che sopportasse la sua parte di responsabilità altrettanto bene. Né conosceva una famiglia a Mill Valley che fosse più equilibrata della loro, e il merito era tanto di Phil quanto suo. Mentre Andy scaraventava sul prato i vestiti del marito, ogni mattina Phil faceva il possibile per tirare giù dal letto i ragazzi. Non era colpa sua se loro, come tutti gli adolescenti, reagivano tirandosi le coperte sopra la testa. Quando ebbe finito di truccarsi e sistemarsi i capelli, aveva già ricominciato ad appassire, e il trucco si scioglieva sul suo viso con la stessa rapidità con cui lei lo applicava. Accese il 9
piccolo ventilatore che era diventato un elemento stabile del suo bagno. In cucina, scoprì che Phil era già andato al lavoro. Jed, il maggiore dei tre ragazzi, stava correndo verso la sua auto nel tentativo di arrivare puntuale in aula, mentre Jessie e Matthew litigavano su chi dovesse portare fuori la spazzatura. «Piantatela e salite in macchina» sibilò Gerri, «me ne occupo io.» Lasciati i figli davanti alle rispettive scuole, chiamò l'ufficio. Lavorava come supervisore degli assistenti sociali presso l'agenzia governativa per la Protezione del bambino. Aveva un problema in famiglia, spiegò, e sarebbe arrivata con un po' di ritardo. Tornò quindi verso casa, ma parcheggiò nel vialetto di Andy. Quando nessuno andò ad aprirle, Gerri bussò con forza, poi scosse la maniglia. «Avanti, Andy» sbraitò, spazientita. Passarono alcuni lunghi minuti prima che vedesse un'ombra scivolare davanti allo spioncino, poi la porta lentamente si aprì. Andy aveva raccolto i capelli neri e ondulati, lunghi fino alle spalle, in un nodo disordinato da cui sfuggiva qualche ciocca, e il suo viso era al tempo stesso cinereo e chiazzato di rosso a forza di piangere. Gerri si girò a guardare la catasta rimasta sul prato. «Un piccolo litigio?» chiese. Senza una parola, l'altra rientrò in casa, e oltrepassato il soggiorno entrò in una cucina in stato disastroso e dove i lavori erano evidentemente ancora in corso. Chissà se erano quelli i problemi di cui parlava Sonja... sul tavolo a cui Andy sedette c'era una tazza di caffè, che lei non toccò. Invece, posò i gomiti sul ripiano e si prese la testa fra le mani. «Coraggio, dillo» mormorò con voce soffocata. «Di': "Te l'avevo detto".» «Ora come ora non mi sento abbastanza crudele» rispose Gerri. Recuperò una tazza dal lavello e la lavò alla meno peggio. Tutti i pensili erano stati vuotati e presto sarebbero stati staccati dalle pareti per essere sostituiti. Dopo essersi riempita la tazza, andò a sedersi accanto all'amica. «Dev'essere stato un litigio con i fiocchi» osservò. 10
«La solita storia» replicò amara Andy. «Fuori tutta la notte, arriva a casa che puzza come una puttana, una marea di scuse su una qualche responsabile della clientela che gli stava seduta troppo vicino durante un meeting e il cui profumo gli è rimasto addosso. Niente telefonate. E a quanto pare, a quei meeting servono alcolici...» «Mmh» mugugnò Gerri, sorseggiando il caffè. «Questa volta però non è tutto. Ho passato buona parte della notte a spulciare fra le sue email e ho letto tutti i romantici messaggi che scambia con una tizia che si firma Mutandine di zucchero.» «Mutandine di zucchero?» ripeté Gerri, trattenendo una risata. «Gesù, che raffinatezza.» «Email erotiche. Appuntamenti. Commenti incandescenti post-appuntamento. Credi che se mi avesse colpito in testa con una donna nuda avrei recuperato prima il senno?» «Be', di sospetti ne avevi...» «Dio, perché non mi hai fermata? Dovevo essere del tutto fuori di testa!» L'altra non rispose, ma allungò una mano per farle una carezza. Se ricordava bene, era impossibile fermare Andy. L'amica era la madre divorziata di un quindicenne quando, qualche anno addietro, aveva incontrato Bryce. Più giovane di dieci anni, sexy e appassionato, e in possesso di almeno otto dei dieci requisiti necessari a garantire felicità istantanea a una quarantaquattrenne. Bryce la faceva sentire giovane, bella, desiderabile. Ed era buono con Noel... insieme erano come due ragazzini... uno dei pochi uomini frequentati da Andy ad accettare suo figlio con tanta facilità. In più, lui aveva un buon lavoro come informatore scientifico, nonostante questo lo portasse spesso fuori casa. Andy ne fu travolta, e per qualche tempo se ne andò in giro circondata da uno splendente alone orgasmico. Non era affatto una puritana, ma si rifiutò di vivere sotto lo stesso tetto con Bryce a causa di Noel, un adolescente vulnerabile e ipersensibile. Inoltre, c'era la questione posta dall'ex marito e la nuova moglie di lui, e Andy non intendeva pren11
dere iniziative che potessero diventare motivo per ridiscutere la custodia. E per finire, era innamorata di Bryce, così lo sposò. Presto, però, lui si rivelò un uomo immaturo, egoista, irritabile, indifferente ai bisogni altrui, nonché del tutto impreparato a convivere, un'esperienza, che non aveva mai fatto prima. Sapeva esattamente come convincere una donna a sfilarsi le mutandine, come condurla in paradiso notte dopo notte, ma era incapace di condividere il carico del quotidiano e di comportarsi in modo affidabile. Non amava che gli si facessero domande su dove era stato, né sapeva mai dire con certezza a che ora sarebbe rincasato. Il rapporto con Noel si deteriorò; Bryce cominciò a trovare insopportabili il rumore, il disordine e le rispostacce che sono parte integrante della vita con un adolescente Tutto questo ebbe l'effetto di trasformare Andy, per natura spiritosa e disponibile, in una seccatrice sospettosa, esigente e piena di risentimento. I loro momenti insieme erano a dir poco tempestosi, carichi di astio e rancore. La felicità non era durata neppure un anno per Andy, eppure lei aveva tenuto duro per tre. Ormai erano due anni che parlava di separazione e divorzio, ma ogni volta che ci andava vicina, due cose la trattenevano. Uno, Bryce sapeva essere incredibilmente affascinante quando voleva, e riusciva a rassicurarla con brevi interludi di correttezza corredata da sesso incandescente. E due, non è così facile avere quarantasette anni e riconoscere che in campo matrimoniale hai fallito per ben due volte. «Farai tardi al lavoro» le ricordò ora Gerri. «Vai a darti una sistemata.» Andy scosse la testa. «Ho spiegato che mi preparo a divorziare» disse. «Mi servono un paio di giorni per riprendermi, impacchettare la sua roba, telefonare all'avvocato e chiudere i conti in comune.» «Questa volta fai sul serio, allora?» «È un pezzo che l'ho deciso. Solo, c'erano momenti in cui pensavo che divorziare da lui sarebbe stato più doloroso che viverci insieme.» Una lacrima solitaria le scivolò lungo la 12
guancia. «Ma è una fase che credo di avere superato.» «Te la caverai benissimo» la confortò Gerri. «Te la sei cavata in passato, e così sarà in futuro.» «È dura» mormorò l'altra. «Quando non hai nessuno.» Gerri assentì. «Sì, lo so. Ma lo è ancora di più quando hai accanto la persona sbagliata.» Non si hanno quarantanove anni e lo stesso marito da ventiquattro anni senza aver avuto occasione di aiutare qualche amica ad affrontare la grande D. Le parole cariche di animosità e voglia di vendetta, che venivano scambiate quando si infrangeva la promessa, spezzavano gli uomini più forti e annientavano le donne. E uno dei peggiori divorzi che Gerri ricordasse era proprio quello di Andy dal suo primo marito, Rick. Le due famiglie si erano trasferite in quella piccola comunità residenziale di Marin County più o meno nello stesso periodo, una quindicina d'anni addietro. Andy e Gerri avevano ciascuna un bambino di quattro anni e i due piccoli erano immediatamente diventati inseparabili. Gerri aveva anche Jessie, di appena dodici mesi, e un paio di anni più tardi l'appassionata celebrazione di un compleanno in cui il controllo delle nascite era stato dimenticato aveva prodotto Matthew e la successiva vasectomia di Phil. Andy, dal canto suo, si era fermata a Noel. Madri lavoratrici poco più che trentenni, con corpi tonici, bambini felici, mariti affascinanti e splendide prospettive future, erano subito diventate ottime amiche. Gerri si occupava di una larga parte di Marin County per conto dei Servizi Protezione Infanzia, e Phil, giovane brillante viceprocuratore distrettuale, doveva raggiungere ogni giorno San Francisco, dove a volte si fermava la notte. Andy, invece, all'epoca insegnava alle medie ed era sposata con un insegnante e allenatore di una scuola superiore del posto. Successe quando Noel aveva dieci anni. Fu una cosa improvvisa: quello che sembrava un matrimonio equilibrato e appagante andò in pezzi in una manciata di giorni. Cominciò con Rick che era diventato infelice e distante; si rivolsero a 13
un consulente matrimoniale, quindi si separarono e il divorzio divenne presto definitivo; prima che qualcuno potesse rendersene conto, Rick si era risposato con una donna che era stata presente nella sua vita per tutto il tempo: l'infermiera che lavorava nella stessa scuola. Evidentemente, si era preso la briga di scegliersi la seconda moglie prima di liberarsi della prima. Come qualunque coppia felicemente sposata, Gerri e Phil litigarono furiosamente a causa del divorzio dei due amici, e ciascuno si schierò al fianco dell'esponente del proprio sesso. Per un po', il loro fu un autentico tiro alla fune, poi Phil cedette: mantennero l'amicizia con Andy e persero di vista Rick, che a quel punto intravedevano solo quando tornava nel quartiere a prendere Noel. Il recupero di Andy fu molto più arduo e ci vollero due anni buoni prima che l'amarezza si attenuasse quanto bastava per convincerla ad accettare un appuntamento. Nel frattempo, era stata promossa preside. Gerri e Phil, intanto, si erano creati una loro routine, se così si può dire quando si hanno avuti tre figli in sette anni e si svolgono due professioni che richiedono impegno e un forte senso della giustizia. Non dovevano timbrare il cartellino, però, come in passato erano vincolati ai cercapersone, adesso lo erano ai cellulari, e si sostenevano l'un l'altra come meglio potevano. La loro vita era spesso caotica: le emergenze spesso strazianti che Gerri doveva affrontare, i crimini di competenza di Phil non si verificavano necessariamente nell'orario nove-cinque. Un bambino avrebbe potuto correre rischi gravi se Gerri non avesse svolto bene il suo lavoro, e se Phil allentava anche solo un po' la presa, il cattivo la faceva franca. Per entrambi, le telefonate della polizia arrivavano a tutte le ore. A volte, Gerri si scopriva a pensare con nostalgia agli inizi. Assistente sociale giovane e brillante, con un master in psicologia clinica, sposa un affascinante giovane avvocato di quattro anni maggiore, un uomo su cui procuratore distrettuale e procuratore generale – la cosiddetta coppia del potere – hanno già messo gli occhi addosso. Le ore che Gerri e Phil trascorrevano in ufficio e sul campo erano lunghe e faticose, 14
e in più dovevano occuparsi dei figli – coro, associazione genitori-insegnanti, corsi di ginnastica, partite di calcio e gare di atletica leggera, concerti e compagni di scuola a dormire e turni di accompagnamento – quanto bastava a mandare in pappa il cervello di qualunque genitore degno di questo nome. Fare a turno era diventata una necessità: se Gerri demandava i casi della giornata per accompagnare i bambini da qualche parte, la volta successiva toccava a Phil rifilare un po' di scartoffie a uno dei colleghi più giovani. «Lo giuro, proprio come dopo l'ultima colazione a base di pancake della mia carriera di studente, mi nasconderò in garage con una bottiglia di Johnny Walker per bere fino a svenire» aveva dichiarato Phil dopo una di quelle occasioni. Quello era uno dei molti aspetti che li teneva ancora insieme dopo ventiquattro anni di pressioni continue: l'umorismo. Quando non era concentrato su un caso, Phil sapeva essere davvero divertente, e Gerri era dotata di uno spirito cinico che lo faceva ridere fino alle lacrime. Esistevano fra loro un'intesa e un'amicizia che suscitavano l'invidia di molti. Quanto a sé, pensavano che erano troppo impegnati, sopraffatti dal lavoro e stanchissimi, ma che al tempo stesso stavano facendo un ottimo lavoro ed erano arrivati a idolatrare la noia come fantastica alternativa al caos. Gerri aveva compreso fin dall'inizio che il secondo matrimonio di Andy non sarebbe durato. Vero, all'epoca del matrimonio Bryce aveva trentaquattro anni, eppure non era abbastanza adulto per la vita familiare. Aveva i suoi viaggi d'affari, i suoi amici, una lunga, radicata abitudine di non dare mai spiegazioni a nessuno. Prima di Andy aveva avuto anche un bel po' di donne e, Gerri lo sapeva bene, quella non era un'abitudine facile da perdere. Egoisticamente, temeva quello che sarebbe accaduto dopo il divorzio: un'altra amica distrutta, e questa era la più cara che avesse. Si consolava pensando che era un po' come smettere di fumare... una volta superato il dolore, Andy avrebbe gradatamente recuperato la stabilità. Sentendosi grata semplicemente per la sua esistenza nor15
male e prevedibile e per il marito devoto, chiamò Phil in ufficio. Era in tribunale, le comunicò la sua assistente, ma non aveva impegni a pranzo, e incoraggiata dalla voglia di celebrare la loro meravigliosa intesa e dirgli che lo amava e lo apprezzava, Gerri lo cercò al cellulare. Sapeva che lo avrebbe trovato spento, così lasciò un messaggio nella segreteria: «Ehi! Vengo in città e ho pensato che sarebbe bello mangiare qualcosa di veloce insieme. Niente ragazzi, noi due soli. Richiamami, il cellulare è acceso». La mattinata si era quasi conclusa e le lacrime di Andy si erano esaurite. Ora stava lavorando a un elenco delle cose da fare per cancellare Bryce Jamison dalla sua vita. Primo, chiamare Noel e spiegargli l'accaduto. Il ragazzo frequentava il primo anno all'università pubblica, e si divideva fra la madre, il padre e un paio di amici che occupavano un appartamento vicino al campus. Era questa la ragione per cui si era perso i fuochi d'artificio di quel mattino. Aveva però assistito a molti altri, e Andy sapeva che proprio quello era il motivo per cui non trascorreva la maggior parte del tempo a casa sua. Soprattutto, la umiliava sapere che il figlio ne aveva parlato con il padre e la matrigna. Ebbene, si disse, forse ora le cose sarebbero cambiate, forse lui si sarebbe fatto vedere più spesso. Trasferire il contenuto dell'armadio e dei cassetti negli scatoloni, scrisse. Telefonare all'avvocato. Fotocopiare la dichiarazione dei redditi. Stampare i resoconti bancari e chiudere i conti cointestati. Annullare le carte di credito. Poi, come indotta da un ripensamento, aggiunse: Ginecologo per screening. Il campanello della porta le fece alzare di scatto la testa, ma bastò il suono della chiave che girava nella toppa a tranquillizzarla. Era Bob, il falegname incaricato di ristrutturare la cucina; di certo aveva pensato che lei fosse al lavoro come sempre. Fra i molteplici, nuovi rimpianti di Andy, adesso c'era anche la decisione di concedersi una cucina nuova; non era affatto certa di potersela permettere data la situazione. 16
Bob entrò fischiettando; portava la scatola degli attrezzi ed era seguito da Beau, il suo labrador. Nel vederla, ebbe un'esclamazione di sorpresa e afferrandosi il davanti della camicia, fece un balzo indietro. Anche Beau trasalì, ma subito dopo si accostò a Andy dimenando la coda. «Bontà divina» borbottò l'uomo con voce malferma. Andy si chinò ad accarezzare il cane. «Mi scusi, Bob. Oggi resto a casa, e scioccamente non ho pensato di avvisarla.» «Oh, be', be'...» Il falegname riprese fiato prima di lanciarle un'occhiata scrutatrice. «Sbaglio o non sta troppo bene?» «No, è tutto okay. Solo questioni di famiglia di cui devo occuparmi. Si serva pure il caffè, se vuole.» «Molto gentile, davvero.» Fischiettando, Bob posò la cassetta degli attrezzi sul piano di lavoro e dopo averne estratto un tirachiodi cominciò a staccare il battiscopa. Quasi subito, però, si interruppe per chiedere: «Aspetta il furgone della Goodwill?». Andy fu costretta a ridere. «No, Bob. Ho avuto un terribile litigio con mio marito e ho buttato le sue cose sul prato. Dovrò rimettere in ordine.» «Mmh» fu l'unico commento del falegname mentre si rimetteva al lavoro. Non le rivolse altre domande. Andy lo osservava incuriosita. «Lei è sposato, Bob?» «Mmh. Più o meno.» Ancora una volta, lei non poté trattenere una risata. «In questo caso, ha qualcosa in comune con mio marito» commentò. «Anche lui è più o meno sposato.» Bob si raddrizzò per guardarla, un'espressione comprensiva sul viso. Di qualche anno maggiore di lei, aveva un viso dolce, un sorriso accattivante e occhi pieni di vivacità. Qualcuno avrebbe detto che era leggermente sovrappeso, ma Andy pensava assomigliasse a un giocatore di football del college o magari a un agricoltore... grosso e solido. Robusto e allegro. Uno dei motivi per cui lo aveva ingaggiato, al di là delle entusiastiche raccomandazioni, era il suo carattere. Le era bastato conoscerlo per decidere di affidargli la chiave di casa, e dopo le ore passate insieme a misurare, scegliere e ac17
quistare, potevano quasi definirsi amici, anche se di fatto sapeva molto poco di lui. «Sono separato da molto tempo» precisò lui in quel momento. «Oh... Mi dispiace.» «Naa, va bene così. Ormai sono passati anni. Mia moglie si è trasferita, e nessuno dei due si è mai preso la briga di chiedere il divorzio.» «Ma se uno dei due volesse risposarsi?» «Dubito che possa succedere. Se però lei volesse il divorzio, sarei felice di partecipare alle spese. Nessun problema su questo fronte. Così, vede, sono sposato legalmente ma non nella realtà.» «Figli?» domandò Andy. «No, sfortunatamente. Il nostro è stato un matrimonio breve, e la separazione non ha avuto strascichi.» Lei lo osservava meditabonda. «Suppongo che ormai l'abbia superata.» Bob annuì, riprendendo in mano il tirachiodi. «Sicuro.» «Bene.» Andy posò la tazza. «Ho anch'io parecchie cose da fare.» «Signora Jamison? Fra due giorni farò arrivare un cassonetto per i detriti. I nuovi armadietti sono già al negozio, le piastrelle sono pronte e bisogna solo andare a ritirarle. Quanto a me, conto di darci dentro il più possibile e, se a lei sta bene, non mi dispiacerebbe lavorare anche i fine settimana.» «Può venire in qualunque momento creda opportuno, Bob. Ma ricordi di avvisarmi, così non cercherò di organizzare una festa in maschera mentre lei è qui con la sega accesa. Mi lasci un messaggio in segreteria per farmi sapere quando verrà la prossima volta. Prima è meglio è, giusto?» «Avrei un paio di ore libere la sera.» Lei si strinse nelle spalle. «Per me va bene. Non ho niente da fare, salvo andare al lavoro e preparare il divorzio.» Sul viso di Bob passò un'espressione di rammarico. «Oh, signora Jamison, mi dispiace davvero sentirglielo dire.» «Di fatto, potrebbe rivelarsi un cambiamento positivo. E, 18
Bob, le dispiacerebbe chiamarmi Andy e darmi del tu? Per favore?» «Ma certo. Tutto quello che vuoi, Andy.» Bob piegò la testa di lato e sorrise. «Diminutivo di Andrea?» «Di Anastasia, in effetti. Mio padre è greco. Sai cosa significa?» «Non posso dire di saperlo, no.» «Colei che nasce a nuova vita» disse Andy. Lui annuì. «E naturalmente tu farai proprio questo.» Andy fece un respiro profondo. «Spero soltanto di non doverlo fare troppe volte.» Gerri passò un paio d'ore nel suo ufficio di Mill Valley, dove ormai si recava solo occasionalmente. Come supervisore, il suo ruolo era più che altro amministrativo, e consisteva soprattutto nel controllare l'operato degli altri assistenti sociali, oltre che in un milione di altre incombenze, dalle scartoffie alle assunzioni e ai licenziamenti. Più di una volta le era capitato di lavorare il fine settimana, e da lei ci aspettava che fosse disponibile in caso di emergenza, così che di norma un lungo pranzo rilassante non figurava tra le opzioni lavorative. Aveva più o meno un'ora da passare con Phil, calcolò, mentre si dirigeva verso San Francisco; si sarebbe fatta aggiornare sulla politica cittadina e da parte sua gli avrebbe raccontato della mattinata con Andy. Quando qualcosa la turbava, nessuno più del marito era capace di aiutarla a vedere le cose nella giusta prospettiva, e sapeva che lo stesso valeva per lui. Salì in ascensore e, prima di giungere al piano in cui si trovava l'ufficio di Phil, si imbatté in Kelly, la sua assistente. Pareva turbata. «Ciao» la salutò Gerri. «Qualche problema?» L'altra sollevò la testa; aveva gli occhi pieni di lacrime. Non rispose, ma premette un pulsante a casaccio. Quando l'ascensore si fermò. «Scusa» borbottò, passando come un lampo davanti a Gerri e puntando verso i bagni. Gerri la seguì con gli occhi, stupita e incerta. Ma Kelly, dopo tutto, lavorava per Phil da dodici anni e loro due erano 19
amiche. Bloccò la porta che stava per richiudersi e le andò dietro. Qualunque cosa fosse accaduta, si augurava che suo marito non c'entrasse. Kelly, una quasi quarantenne rotondetta dalla splendida carnagione color avorio e i capelli nerissimi, aveva una figlia di nove anni. Il suo era un lavoro duro e l'orario era pesante, ma lei era fedele a Phil e sempre pronta a coprirgli le spalle. Lo proteggeva, rimediava ai suoi errori, gestiva i suoi appuntamenti e filtrava le telefonate. Scherzando, la chiamavano la Moglie in ufficio. Gerri trovò la toilette deserta, ma da uno dei box arrivava un pianto sommesso. «Avanti, Kelly» disse allora. «Esci e parliamo. Siamo sole.» Passò un minuto buono prima che la porta si aprisse lentamente e comparisse Kelly, le guance umide e il naso rosso. «Scusami» mormorò. «Credo di avere avuto un crollo. Ora sto bene.» «Non preoccuparti.» Gerri le accarezzò un braccio. «Non hai bisogno di scusarti. Piuttosto, posso esserti d'aiuto?» L'altra scosse la testa. «Non credo... cose fra moglie e marito, capisci.» «Non voglio insistere, ma se ti va di parlare, sarò felice di ascoltarti. E sai che sono comunque dalla tua parte.» Kelly alzò gli occhi. «È proprio questo il punto, non ho idea di cosa non vada» disse. «È John. Da un po' di tempo non facciamo che litigare e io non so cosa pensare. È talmente cambiato. È diventato... così distaccato.» «Hai qualche sospetto?» Gerri stava pensando a John, un uomo tranquillo e gentile, apparentemente sempre in perfetta sintonia con la moglie. «Molto spesso non so dove sia. E quando torna, poi, mi rifila un sacco di scuse poco plausibili. È distratto, come se fosse depresso o qualcosa del genere. Ha cominciato a vestirsi bene per andare al lavoro... è un programmatore, lo sai; non ha bisogno di mettersi in giacca e cravatta. E non gli interessa più... hai capito. Continuo a chiedergli cosa c'è che non va, e lui continua a rispondere: "Niente".» 20
Tutta colpa delle nozze di Cara Connelly Prima del matrimonio - L'unica cosa che Tyrell Brown desidera è fuggire dalla tensione di Houston, dovuta a uno spinoso processo penale nel quale è stato coinvolto, per ritornare alla tranquillità della sua casa. Invece si ritrova su un aereo diretto in Francia per partecipare al matrimonio della sua migliore amica Isabelle. Per completare il quadro, seduta accanto al lui c'è Victoria Westin, la sexy avvocatessa tacchi a spillo e occhi da cerbiatta, che è stata la sua spina nel fianco per mesi. Al matrimonio - Vicky non può credere alle coincidenze del destino quando scopre che il bel proprietario terriero dal sorriso assassino è uno degli invitati al matrimonio di suo fratello. Lei non sopporta quell'uomo, sebbene in aereo abbiano...
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