Le ragazze del cielo

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LORRAINE HEATH Le ragazze del cielo

Da Il soldato di Rupert Brooke

Dedica

In ricordo di tutti gli animi coraggiosi che riposano in eterno lontano da casa. A coloro che hanno amato e a coloro che li hanno amati Se dovessi morire, pensa di me solo questo: in un campo straniero c’è un angolo che sarà per sempre Inghilterra.

Avevano portato con sé il loro accento melodioso, che da solo era riuscito a far sospirare, e anche un po' innamorare, chiunque avesse mai portato una gonna.

Più che uomini erano stati ragazzi, come la maggior parte dei giovani venuti lì dalla Gran Bretagna per imparare come si pilota un aeroplano. Diciottenni, diciann ovenni, ventenni. Alcuni un po' più vecchi. Per molti era stata la prima visita oltreoceano. Di certo pochissimi di loro erano già stati negli Stati Uniti, tantomeno in Texas.

Erano arrivati in treno, pieni di entusiasmo, determin azione, senso di responsabilità e forse un po ' di paura. Co

Appoggiandosi pesantemente al bastone, la donna percorse lentamente il sentiero che si snodava verso un'area a sé stante dell'Oaklawn Memorial Cemetery, come faceva da quasi ottant'anni. Avanzava a piccoli passi, ognuno dei quali si accompagnava a una fitta di dolore alle gino cchia. Dubitava che le restasse un intero anno da vivere, e proprio per quello stava affidando alle bisnipoti le storie della sua vita.

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Nel corso degli anni le aveva già condivise con l e sue figlie e nipoti, e sapeva che costoro le avrebbero tramandate alle nuove generazioni con la massima accuratezza. Tuttavia riteneva importante che i giovani ascoltassero il racconto di quegli eventi direttamente da chi li aveva vissuti. Da chi, in quei mesi lontani, aveva amato. Da chi aveva parlato, riso e ballato con quei venti uomini.

giunse al monumento che Lord Halifax, l'ambasciatore britannico negli Stati Uniti, aveva inaugurato nel 1942 durante una visita a quella piccola sezione del cimitero dedicata ai caduti della sua madrepatria. Lì accanto, la Union Jack sventolava alla brezza gentile. Gli alberelli che la donna aveva piantato molto tempo addi etro adesso erano querce imponenti che offrivano ombra e riparo dal sole impietoso del Texas. Dopo essere passata sotto le loro fronde, si fermò davanti alla prima lapide di granito grigio, così toccante nella propria semplicità, con il numero di matricola e il grado riportati sopra la scritta Royal Air Force. Sotto erano incisi la data di morte, l 'età e l'epitaffio voluto dalla famiglia: ORA LUI VOLA FRA GLI ANGELI .

se quei venti non erano mai tornati a casa, non per quello erano stati meno nobili o valorosi. E lei aveva giurato che nessuno li avrebbe mai dimenticati o abbandonati.Finalmente

8 me avrebbero potuto non averne quando il mondo intero era precipitato nel caos e sapendo che, una volta terminato l'addestramento e tornati in Inghilterra, avrebbero dovuto combattere non solo per le proprie vite, ma per la sopravvivenza di una nazione, di un mondo, della democrazia?Anche

Dopo tanti anni, le lacrime scorrevano ancora. Insieme a un'ondata di ricordi. Come se fosse accaduto il giorno prima, la donna rivisse il momento in cui lui era arrivato, e moltoRicordòaltro.come tutto era iniziato...

Quell'acrobazia aerea era la preferita di Jessie Lovelace per via della precisione necessaria ad allineare le doppie ali del Jenny, in modo che queste si sovrapponessero a quelle del biplano che volava affiancato a quello di Jessie.

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Nei cieli sopra il Texas settentrionale Domenica 9 marzo 1941 Era stata soprannominata la danza della morte.

La manovra richiedeva parecchia fiducia nelle capacità dell'altro pilota, mentre entrambi i velivoli sorvolavano insieme l'aerodromo a un'altezza e una velocità predeterminate. Occorreva anche parecchia concentrazione per non andare a schiantarsi contro l'altro aereo e far precipitare entrambi, mettendo a rischio non solo la vita di chi pilotava, ma anche quella degli spettatori che avevano sborsato un dollaro a testa per poter assistere alle imprese ardimentose delle due Concentrarsiaviatrici.suquel compito le impedì di lasciar vagare il pensiero sugli uomini della sua vita che di recente l'avevano tradita.

Su suo fratello, che era partito per combattere una guerra che non li riguardava. Ci riguarderà presto, aveva detto.

Prima o poi Hitler ci attaccherà, soprattutto se l'Inghilterra dovesse cadere.

Su suo padre, morto improvvisamente nel sonno tre giorni prima di Natale. Non aveva lasciato disposizioni ri-

10 guardo alla propria metà della scuola di volo che aveva fondato con il fratello dopo aver combattuto nell'aeronautica durante l'ultima guerra contro la Germania. Il risultato, adesso, era che lo zio Joe voleva chiudere l'attività e vendere baracca e burattini per cercare impiego altrove.

Sul suo ragazzo una definizione accettabile finché lei e Luke Caldwell avevano frequentato il liceo, ma che all'età di ventiquattro anni sembrava ormai troppo infantile. Ma quando Jessie l'aveva accennato a Luke lui aveva sorriso e risposto: Fidanzata è più adatto. Oppure moglie. Da quando il padre di Jessie era morto, Luke aveva iniziato a insistere affinché si sposassero. Perfino la madre della gio vane non perdeva occasione per darle a intendere, in modo nemmeno troppo sottile, che era giunta l'ora di sistemarsi.

In verità era risentita con suo fratello perché lui era riuscito a svignarsela da Terrence, e ancor di più perché erano state proprio le sue doti di pilota a consentirgli quella fuga. Jessie era brava quanto lui a manovrare un aereo, ma gli unici impieghi che riusciva a procurarsi erano lavoretti saltuari per irrigare i campi o esibirsi in manovre acrobatiche per intrattenere la folla. Né l'una né l'altra cosa erano in grado di offrirle un'occupazione stabile, un reddito soddisfacente o la vita appagante a cui lei aspirava. Di tanto in tanto dava lezioni di volo alla Scuola di Aviazione Lovelace, ma era sempre più stanca di cercare incessantemente lavoro e trovarsi costretta ad accettare quel poco che le veniva offerto. Aveva la sensazione di essere precipitata in una situazione di stallo e di non riuscire più a risollevarsene.Nell'accostarsi all'aeroplano di Annette Gibson, Jessie inspirò a fondo per schiarirsi la mente da qualunque altro pensiero che non fosse il volo e si concentrò ad allineare le punte delle ali a quelle della sua collega. Poi, lentamente,

Per quanto ci provasse, però, Jessie non riusciva a immaginarsi di poter trovare gratificazione nella vita monotona della moglie del proprietario di un ranch.

Si tolse gli occhialoni e il casco di cuoio, poi si passò le dita fra i riccioli color mogano. Alle superiori si era tagliata i capelli in omaggio ad Amelia Earhart, dopo che la sua eroina aveva compiuto il primo volo transatlantico in solitaria. Jessie aveva sempre sognato di assomigliare all'intrepida aviatrice in tutto e per tutto... tranne che per la sua misteriosa scomparsa. Dopo aver appreso la notizia alla radio si era sentita in lutto per giorni, e continuava a spera-

Jessie aprì la manetta e spinse in avanti la cloche per accelerare. Una volta raggiunta la velocità desiderata, tirò indietro la cloche, sollevando il muso dell'aereo fino a portarlo quasi in perpendicolare, poi continuò finché non si trovò a volare a testa in giù. Dopo qualche secondo si raddrizzò e prese quota, allontanandosi di parecchio dal campo coltivato a maggese. Tornando indietro, calcolò di avere a disposizione tutto lo spazio necessario per atterrare. Il Jenny aveva qualche difetto di progettazione, uno dei quali era la mancanza dei freni. Non appena le ruote ebbero toccato terra, Jessie ridusse la manetta e rullò verso la sua destinazione. Quando fu abbastanza vicina, arrestò il motore, fece fermare il velivolo e spense i magneti.

Mentre i due velivoli procedevano insieme, Jessie provò un fremito di gioia. Non aveva alcun controllo sulla sua vita, quello era vero, ma era perfettamente in grado di controllare quel gioiellino, il Curtiss Jenny che suo padre aveva acquistato quasi vent'anni prima per avviare la propria attività.Dopo aver sorvolato la folla, Jessie e Annette si separarono, intraprendendo ognuna una diversa sequenza di acrobazie, come in una danza. Poi si gettarono di nuovo in picchiata sugli astanti, scendendo così in basso che la gente si chinò d'istinto, pur non correndo il minimo rischio di essere urtata dalle ruote.

11 meticolosamente, si avvicinò finché i bordi non si intersecarono appena, fermandosi appena prima di toccare i montanti che collegavano le ali superiori a quelle inferiori.

Immediatamente fu attorniata da uno stuolo di ragazzini che sventolavano il volantino che pubblicizzava l'esibizione, chiedendole un autografo. Lei rispose a tutte le doman de, dedicando particolare attenzione alle ragazze, rassicurandole del fatto che anche per loro era possibile toccare le nuvole. Quando ebbe firmato anche l'ultimo volantino e i ragazzini se ne furono andati, si girò e vide Annette che l'aspettava poco distante. «È stato divertente» le disse l'amica. Jessie e Annette si erano conosciute a uno spettacolo di aviazione qualche anno addietro. Avevano frequentato insieme la scuola per istruttori di volo e ottenuto l'abilitazione. «Sono felice che tu sia tornata.» «E io sono felice di essere tornata.» Dopo la morte di suo padre Jessie non aveva più accettato incarichi come quello.Luil'aveva portata con sé in aereo quando Jessie aveva solo sei anni. Si era subito innamorata follemente non solo della sensazione di trovarsi sospesa nell'aria, ma anche del vasto e variegato mondo che aveva potuto ammirare attorno a sé. Dell'orizzonte sconfinato, dei colori intensi, delle infinite possibilità e della libertà dai vincoli della vita quotidiana. Da allora in poi niente e nessuno era riuscito a persuaderla a restare con i piedi per terra, se appena le si presentava l'occasione di salire fra le nuvole.

Anche se già a fine dicembre aveva ricominciato a volare sul Jenny, fino a quel giorno non aveva più partecipato a spettacoli di aviazione. Era stato difficile esibirsi dopo che suo fratello se n'era andato, perché in precedenza avevano sempre lavorato in coppia. Anche se Jessie era in grado di eseguire da sola parecchie manovre, altre riuscivano meglio con un compagno, soprattutto nelle acrobazie che simulavano un combattimento.

12 re che prima o poi la sua beniamina venisse ritrovata sana e salva su un'isola sperduta del Pacifico. Jessie uscì dall'abitacolo e scese a terra con un balzo.

13 «So di non essere una degna sostituta di Jack» disse Annette.«Tisei fatta valere, invece.»

«Sono molto felice di non trovarmi da quelle parti. Ho votato per Roosevelt proprio perché ha promesso che non entreremo in guerra.» In quel momento le raggiunse l'organizzatore dello spettacolo. «Eccovi, signorine.» Diede loro cinquanta dollari a testa. «Il prossimo fine settimana saremo a Oklahoma Ci ty. Spero di vedervi.» Si allontanò, distribuendo lungo il tragitto i volantini del prossimo evento. «Faccio rifornimento e poi me ne torno a casa» disse Jessie. Tese la mano all'amica. «Grazie ancora, Annette. Apprezzo molto che tu abbia corso il rischio di eseguire con me la danza della morte.»

«Immagino che sia esausto. Non scrive molto, con tutti i bombardamenti che ci sono da quelle parti. È come se i tedeschi stessero cercando di affondare l'isola.» Jessie si era riproposta di andare al cinematografo almeno una volta alla settimana semplicemente per guardare i cinegiornali. Divorava qualsiasi quotidiano le passasse per le mani e ascoltava la radio appena poteva, sperando di leggervi notizie sulla guerra... preferibilmente quando sua madre non c'era, perché sentir parlare delle atrocità che avvenivano oltreoceano la riempiva d'angoscia. «È terrificante. Però ammiro gli inglesi per non essersi arresi. Vorrei che finisse tutto, e dire che ne sono ben lontana!»

«Non vedo perché no.» Dopo una lenta discesa fra soffici banchi di nuvole, Jessie aumentò la velocità, godendo nell'udire il rombo del motore e nel sentirsi sferzare dal vento nell'abitacolo aper-

«Lui come se la passa?»

«Amo il brivido del pericolo e quella particolare manovra non manca mai di farmi battere forte il cuore. Magari ci rivedremo in Oklahoma.»

arrotondava i propri guadagni sorvolando quei campi per cospargerli di pesticidi, volando a bassa quota per evitare che l'arseniato di piombo si spargesse al di fuori degli appezzamenti. Alla sua destra, dal lato opposto della stretta strada asfaltata che aveva percorso innumerevoli volte per recarsi a Dallas, iniziavano i possedimenti di Caldwell Ranch. Seimila acri recintati di filo spinato che ospitavano mandrie di bovini Angus e anche Ranuncolo, la graziosa giumenta di razza Pinto che Jessie montava di tanto in Sorvolòtanto.l'antica quercia sotto le cui fronde aveva giocato a nascondino con suo fratello, aveva baciato Luke per la prima volta e aveva accettato di indossare la giacca della squadra di football dell'università di Luke, per rendere noto a tutti che facevano ufficialmente coppia fissa. Poi passò sopra il torrente dove aveva pescato il suo primo pesce gatto, dove tuttora andava a nuotare nei caldi pomeriggi estivi e dove, in una notte senza luna, aveva osato fare il bagno nuda con Luke.

Giunta nei pressi del centro di Terrence, vide la stazione ferroviaria costruita nel 1873 quando la Texas and Pacific Railway Company aveva raggiunto quella parte del Texas settentrionale. Qualche miglio più avanti si stendeva il campo di aviazione di suo padre.

14 to. Al di sotto, l'ombra del Jenny si proiettava su distese di terra che lei conosceva quanto il quadro dei comandi. Alla sua sinistra, gli stocchi del granoturco frusciavano alla brezza.Jessie

Dopo aver lasciato l'aereo tanto caro a suo padre al sicu-

Avvistandolo Jessie si sentì stringere il cuore nel ricordare tutte le volte che lui era rimasto sulla pista a guardarla, ad aspettarla. Talvolta le sembrava di vederlo ancora lì, con le braccia conserte e un sorriso sul volto rugoso, a osservarla preparare il Jenny a un atterraggio impeccabile. Il volo era l'enorme passione che l'aveva unita a suo padre e Jessie sentiva la sua mancanza in modo indescrivibile.

Jessie risalì il vialetto di ciottoli che conduceva alla casetta bianca dai profili blu che suo nonno aveva costruito lì, alla periferia della città, verso la fine del secolo precedente. Salì saltellando i tre gradini che portavano alla veranda, provvista di un dondolo da un lato e due sedie a dondolo dall'altro. Aprì la porta scorrevole, poi quella di quercia ed entrò nell'atrio, dove aleggiava ancora l'odore delle persone care che non erano più lì. L'intenso profumo di rosa che aveva avvolto sua nonna e chiunque aveva ricevuto un suo abbraccio. Il sentore di salvia della brillantina che suo nonno aveva usato per impomatarsi i capelli. L'aroma di mentolo del dopobarba Aqua Velva che suo padre aveva adoperato con zelo religioso dopo che lei gliene aveva regalato un flacone per Natale, alcuni anni prima.

Poi avvertì la puzza di tabacco stantio tipica di suo zio Joe, che puntualmente ne preannunciava l'arrivo. Jessie non l'avrebbe nemmeno riconosciuto, se le fosse capitato di vederlo senza un grosso, grasso sigaro fra i denti! Dal l'intensità dell'odore capì che lui era stato lì nel corso del pomeriggio, anzi, probabilmente era ancora nei paraggi. «Jessie?» la chiamò sua madre dal soggiorno. Guardando oltre la soglia alla sua sinistra, Jessie vide

Non fece quasi a tempo a risollevarsi che Trixie era già sfrecciata via, senz'altro per inseguire qualche scoiattolo.

15 ro nell'hangar, salì sulla sua Indian Scout, il suo grande amore e orgoglio, l'unico veicolo su strada che le consentiva di vivere un'esperienza simile a quella del volo. In sella alla motocicletta, sfrecciando controvento, Jessie iniziò a prepararsi mentalmente al suo rientro nella villetta in stile vittoriano che condivideva con la madre e la sorella minore, Kitty. Una volta arrivata, parcheggiò la motocicletta nel vialetto, la spense e ne scese. Trixie, la labrador nera di Jack, sbucò da dietro l'angolo della casa e venne a sedersi proprio davanti a lei, tutta scodinzolante e con la lingua penzoloni. Jessie si chinò a darle una grattatina sulla testa. «Ehi, piccola, stavi facendo la guardia?»

Poi lo zio Joe si lasciò cadere senza tante cerimonie sulla poltrona di papà e per Jessie fu come un pugno allo stomaco: sembrava terribilmente sbagliato che qualcun al-

16 sua madre seduta sul divano, con il cipiglio che da qualche tempo portava impresso sul volto quasi ininterrottamente, le mani esili strette in grembo. Lo zio Joe una versione più corpulenta del padre di Jessie, con gli stessi occhi e capelli scuri fumava accanto al camino. «Ciao» li salutò.

Jessie si mise a braccia conserte. «Sto bene in piedi.» «Io credo proprio che mi siederò.» Lo zio Joe si avvicinò al tavolino su cui era posata la bottiglia di bourbon del Kentucky mezza vuota che il padre di Jessie non avrebbe mai più sorseggiato dopocena. Di certo lui l'avrebbe rimproverata per il fatto di considerarla mezza vuota, anziché mezza piena. Anche nel peggiore dei momenti, Jess, cerca sempre un lato positivo. La giovane dovette compiere uno sforzo sovrumano per non mettersi a gridare quando suo zio si rovesciò quel bourbon nel bicchiere con un gesto incurante. Era sciocco non volere sprecare nemmeno una goccia del liquore che Jim Lovelace aveva generosamente offerto a chiunque fosse entrato in quella casa.

«Com'è andato lo spettacolo?» le chiese la mamma, ma nella sua voce c'era qualcosa che non andava, come se stesse per darle cattive notizie. Jessie si accorse che il cipiglio era più profondo del solito e che, a forza di stringere le mani, le si erano sbiancate le nocche. Il primo pensiero fu che fosse capitato qualcosa a Jack, ma la mamma non aveva gli occhi rossi né gonfi, quindi era più probabile che a turbarla tanto fosse qualche problema con l'attività di famiglia.Coltadalla smania di proteggerla, Jessie avanzò nella stanza. «C'era parecchia gente. Cosa ti porta qui, zio Joe? Ho l'impressione che tu non sia passato solo a vedere comeSuastiamo.»madre indicò il posto sul divano vicino a sé. «Perché non ti siedi?»

17 tro la occupasse quando nel corso degli anni essa aveva persino cambiato forma, modellandosi attorno alla sagoma dell'uomo che aveva trasmesso a Jessie la passione per il volo. Per impedirsi di afferrare suo zio per la camicia e costringerlo ad alzarsi, o di strappargli di mano il bicchiere di bourbon, Jessie andò al divano e si appollaiò sul bracciolo, obbligandosi all'attesa.

Suo zio bevve un lento sorso e poi si sporse in avanti, riuscendo allo stesso tempo a tenere il bicchiere fra le mani e il sigaro fra due dita. Jessie non l'aveva mai visto così nervoso. «Stavo spiegando a tua mamma che la città è interessata ad acquistare il campo d'aviazione.» Jessie provò una strana sensazione allo stomaco, come se il suo aereo si fosse spento a mezz'aria e stesse cadendo in picchiata. «La tua quota, intendi dire. Come potrebbe funzionare?» Essere in società con un'altra persona era possibile, ma con un'intera città... Lui scosse la testa. «Lo vogliono tutto.» «Ma è per metà nostro.» Nella fattispecie di sua madre, ma Jessie considerava suo il campo d'aviazione sin da quando suo padre l'aveva fatta volare per la prima volta. «Di tua mamma, sì. Ma lei è disposta a vendere anche la sua quota.» «No.» Quella parola le era uscita di bocca in tono più duro e aggressivo di quanto non avesse voluto. Jessie non aveva mai avuto problemi a farsi valere. Ci era stata costretta, crescendo con un fratello gemello che non le permetteva mai di dimenticare di essere nata ventidue minuti dopo. Erano sempre stati in competizione. E per Jessie di vendere il campo d'aviazione non se ne parlava proprio. Balzò in piedi e si avvicinò al camino, portandosi nel punto occupato fino a poco prima da suo zio, quindi rivolse un'occhiata eloquente alla donna che l'aveva messa al mondo, cresciuta e amata. Riversando nel proprio tono di voce tutta la convinzione che provava, dichiarò con la massima fermezza: «Non è ciò che papà avrebbe voluto».

Finito il bourbon, lui posò il bicchiere. Forse aveva bevuto proprio per trovare il coraggio di spezzarle il cuore. «Ho bisogno dell'intera somma, Jess.» Non la voleva né la preferiva. Ne aveva bisogno. Ma

«La casa. La scuola di volo.» La mamma scrollò la testa. «È stata una grande fortuna che i miei genitori ci abbiano lasciato questa casa. E la scuola non porta grandi guadagni, Jessie. È per quello che tuo papà viaggiava per vendere pezzi di ricambio degli aeroplani. Il pensiero di dover ripagare un prestito, di indebitarmi con qualcuno, mi dà i brividi. E poi tu presto ti sposerai e di certo non vorrai gravare Luke di un debito. E quando sarai sua moglie non avrai più tempo per la scuola di Dopovolo.»

«E dove ci procureremmo tutti quei soldi?» «Chiederemo un prestito. Discendiamo da una delle famiglie fondatrici della città. Senz'altro la banca ce lo concederà.»Suamadre

«Ma io sì.» Di colpo sembrava vitale non perdere quel l'ultimo legame con suo padre, proteggere la sua eredità finché Jack non fosse ritornato. «Potremmo comprare la quota dello zio Joe. Liquidarlo.»

si inclinò leggermente di lato, come se fosse stata incapace di reggere il peso di ciò che Jessie aveva appena detto. «Vorranno delle garanzie.»

18 «Jessie, tesoro, non sono in grado di mandare avanti un campo d'aviazione.»

i lunghi anni della Depressione tutti erano estremamente cauti, restii a credere che fossero in arrivo tempi migliori. Ma sua madre aveva ragione: Luke non avrebbe voluto sobbarcarsi un debito né avere una moglie che lavorava. Su una cosa, però, Mrs. Lovelace si sbagliava: Jessie non aveva intenzione di sposarsi tanto presto. Fissò apertamente suo zio. «Sono in grado di mandare avanti il campo d'aviazione e la scuola. Tu sarai libero di fare quel che desideri e io ti manderò ogni mese la tua parte di ricavi.»

«Da un paio d'anni parlano di aprire un aeroporto. Noi abbiamo il terreno, gli hangar e gli uffici. È una buona partenza.»«Apapà non sarebbe andata giù.»

Quante di quelle difficoltà erano invece imputabili allo stesso Joe, alla sua scarsa ambizione? Lascia perdere, Jessie. Non è stata colpa di nessuno. Papà si è addormentato e gli angeli sono venuti a prenderlo.

19 cosa avrebbe fatto lei senza la scuola? Il suo sogno era diventare pilota di linea, ma in passato una sola donna Helen Richey era stata assunta per quel ruolo. Peccato che poi non le fosse stato permesso di iscriversi al sindacato dei piloti e avesse effettivamente pilotato ben pochi voli. Alla fine si era licenziata. Malgrado ciò Jessie era decisa a candidarsi, tanto per vedere se da allora la mentalità era cambiata. Il problema era che non aveva ancora abbastanza esperienza per farsi notare. Forse sarebbe potuta andare a insegnare altrove. Ma che ne sarebbe stato della scuola creata con tanto amore da suo padre? Le parve già di vederla rasa al suolo dalle ruspe per far spazio a coltivazioni o mandrie di bestiame. «E la città cosa intende farne?»

«Non è vero.» In tal caso, ne avrebbe parlato con lei. Lo zio Joe si cacciò in bocca il sigaro, che però nel frattempo si era spento, un po' come le speranze e i sogni di Jessie in quell'istante. «Mandare avanti un'attività è pesante. L'impegno e la responsabilità soprattutto da quando non c'era più Jack a darci una mano iniziavano a farsi sentire.» Si strinse nelle spalle. «Ovviamente.»

«Jim stava considerando l'idea.»

«Lo aiutavo io, facevo tutto il possibile.» O meglio: tutto quello che le permettevano di fare. Preparare i paracadute, organizzare la manutenzione degli aerei, dare lezioni di volo. In effetti di recente non avevano ricevuto molte

«Non cercare di incolpare Jack della sua morte.»

«Sto solo dicendo che avevamo parecchie difficoltà e Jim risentiva della pressione.»

«Su questo non c'è dubbio. Ma Jack era bravo a procurare nuovi clienti. Quel ragazzo ha una bella parlantina, come suo padre. Ma ormai non ha più importanza. Ho una famiglia da mantenere. Devo trovare nuovi pascoli, più redditizi, e vendere il campo d'aviazione e la scuola mi sarà utile. La questione sarà discussa durante il consiglio comunale di martedì.» Si alzò. «Sono passato a dirlo a tua mamma. Se loro accettano di comprare, io venderò. Volevo assicurarmi che anche lei fosse d'accordo a cedere la propria quota, perché il comune vuole tutto o niente.»

20 iscrizioni, ma gli affari languivano sempre, in inverno. Presto si sarebbero ripresi.

Anche ammettendo che fosse riuscito a congedarsi dalla Royal Air Force, e che avesse voluto farlo, Jack non sareb be comunque potuto tornare a casa. Andando oltreoceano aveva infranto la legge e violato le Leggi sulla Neutralità, che impedivano a chiunque di arruolarsi nell'esercito di un altro Paese. In una cittadina così piccola era impossibile fare qualcosa senza che gli altri venissero a saperlo, e Jack

La madre di Jessie sembrava essersi fatta piccola piccola e i suoi occhi verdi, della stessa tonalità di quelli della figlia, la fissarono con aria supplice. «Il denaro ci farà comodo.»Suamadre non era mai stata particolarmente interessata alla scuola di volo né aveva mai lavorato al di fuori delle pareti domestiche. Secondo il suo punto di vista, il mestiere di una donna era fare di un'abitazione una vera casa. E in quello era bravissima. Le finanze familiari erano sempre state in mano al padre di Jessie e, alla sua morte, Mrs. Lovelace si era mostrata sorpresa di scoprire quanto poco fosse stato messo da parte in previsione di tempi difficili. Senza dubbio suo marito aveva preferito investire quei risparmi nell'attività, e ora Jessie non se la sentiva di criticarla per il fatto di desiderare finalmente un minimo di sicurezza economica. «Se dovesse succedere, voglio essere io a dirlo a Jack.»

21 aveva commesso l'errore di confidarsi con la ragazza che aveva frequentato all'epoca. Non se l'era sentita di lasciarla senza rivelarle i suoi veri piani. E quando era partito lei aveva trovato più di una spalla su cui piangere, troppo arrabbiata per mantenere la promessa di non raccontare quel segreto ad anima viva. Certa gente non approvava ciò che Jack aveva fatto e avrebbe avvisato le autorità, se lui fosse tornato a casa. Il fratello di Jessie avrebbe rischiato l'arresto e persino il carcere... semplicemente per aver agito secondo coscienza. «Non voglio che si preoccupi o che si senta in colpa.»

In quel momento, l'unica cosa su cui Jack doveva concentrarsi era restare vivo.

Le ragazze del cielo LORRAINE HEATH

Texas, 1941 Mentre la guerra al di là dell'Atlantico si espande sino a coinvolgere anche l'America, tre donne straordinarie, Jessie, Rhonda e Kitty, fanno la loro parte per portare il Paese a una conclusione vittoriosa del conflitto, riversando tutte le loro energie nella preparazione dei giovani piloti cadetti. Ma le loro vite presto cambieranno per sempre, segnate dall'amore e dalla perdita...

L'ultimo duca JULIA LONDON Londra, 1855 La testarda e volitiva Principessa Justine, erede al trono del Regno di Wesloria, viene mandata in Inghilterra per imparare dalla Regina Vittoria il mestiere di sovrana e trovare un marito adeguato al suo rango. Il compito di sorvegliarla viene affidato a Lord Douglas, un affascinante libertino ben inserito nel bel mondo. Tuttavia Justine non è certo tipo da farsi influenzare, soprattutto quando si tratta di affari di cuore, così ben presto la buona società inglese non ha più candidati da sottoporle. E se l'ultimo scapolo ancora in lizza fosse proprio Lord Douglas?

Il nuovo attesissimo romanzo di Lorraine Heath. Una storia imperdibile ed emozionante, ispirata a fatti realmente accaduti.

Un amore scritto nel destino CANDACE CAMP Londra, seconda metà '800 Quando una sera Tom Quick sorprende un intruso nell'ufficio della sua agenzia investigativa, un intruso agile come un acrobata, con un seducente profumo e chiaramente in cerca di qualcosa, tutto si aspetterebbe tranne che si tratti di una donna. Per quanto non si fidi della bella Miss Desiree Malone, è deciso ad aiutarla a scoprire la verità sul suo passato, ignorando di andare incontro a un mistero che minaccerà le loro vite.

STEPHANIE LAURENS Londra, 1851 Lord Devlin Cader, Conte di Alverton, ha preso in moglie Therese Cynster cinque anni prima. Per quelle che all'epoca sembravano ottime ragioni, non le ha mai detto che la ama tanto quanto lei ama lui, lasciandole credere che il loro sia un matrimonio a metà. Ma ora ha scoperto che l'amore è una forza troppo potente per essere negata e lui deve trovare il modo per rivelare a Therese la verità, senza perderla per sempre.

Dal 12 novembre

Una rivelazione per Therese Cynster

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