Le ragioni profonde della passione

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Un nuovo appuntamento con la serie

UN MILIONARIO PER MARITO Benvenuti alle nozze più romantiche dell’anno!

Entrare in casa ed essere colpiti alla testa forse non è il modo migliore per fare conoscenza, ma è senza dubbio il più originale… forse è questo l’inizio della grande storia d’amore tra il milionario Reuben Tyler e Lara Callaway?

Dal 6 giugno in edicola e sul nostro store www.harpercollins.it – Seguici su


Il quinto appuntamento con la serie

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Benvenuti nella clinica delle star dove giovani e talentuosi dottori devono dimostrare ogni giorno il loro talento... e la notte dare libero sfogo alle proprie fantasie.

Quando il paramedico Joe Matthews soccorre una donna incinta, entrata in coma in seguito a una rapina, giura che rimarrà con lei fino a quando non si sveglierà. E, quando la sua Bella Addormentata finalmente riapre gli occhi, Joe scopre che Carey Spencer suscita in lui pensieri decisamente più peccaminosi…

In edicola e sul nostro store dal 20 giugno www.harpercollins.it – Seguici su


Diana Palmer

Le radici profonde della passione


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Wyoming Strong HQN Books © 2014 Diana Palmer Traduzione di Fabio Pacini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance giugno 2017 Questo volume è stato stampato nel maggio 2017 da CPI, Moravia HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 183 del 16/06/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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La fila era piuttosto lunga, ma, più della prospettiva di una lunga attesa, a irritare Sara Brandon erano la compagnia che era costretta a subire e il modo in cui veniva guardata. Appoggiato di schiena al bancone dell'unica farmacia di Jacobsville, lui la sorvegliava con aria divertita e arrogante, i gelidi occhi azzurri che sembravano passarla ai raggi X. Come se sapesse esattamente cosa portava sotto i vestiti. Come se potesse vedere la sua carnagione cremosa. Come se... Lei deglutì e lo fissò ostilmente. Questo parve divertirlo ancora di più. «La disturbo, signorina Brandon?» borbottò. Era affascinante. Fisicamente mozzafiato: fianchi stretti e spalle larghe, alto e abbronzato, mani grandi e piedi in proporzione. Si era calato lo Stetson sulla fronte e da sotto la tesa spuntava solo il bagliore irridente dello sguardo. Le lunghe gambe muscolose, fasciate dai jeans di un noto stilista, erano incrociate e terminavano in un paio di costosi stivali da cowboy. La camicia chambray, aperta sulla gola, lasciava intravedere la folta peluria nera che gli copriva il torace. Il maledetto sapeva di essere... ecco... stimolante. Era per questo che non si chiudeva i primi tre bottoni della 5


camicia. Lei non riusciva a mostrarsi del tutto indifferente al suo magnetismo virile e lui sapeva anche questo. Il che la faceva infuriare. «Lei non mi disturba affatto, signor Patterson» rispose, ma per lo sforzo di suonare tranquilla la voce le uscì un po' strozzata. Gli occhi azzurri scivolarono sul suo corpo snello e aggraziato, messo in risalto da un paio di pantaloni neri e da un dolcevita dello stesso colore. Quando, d'istinto, lei chiuse i lembi del cappotto, il suo sorriso si allargò. I capelli neri e lisci le scendevano fino alla vita, carezzando un ovale semplicemente perfetto. Labbra carnose, in quel momento imbronciate, naso diritto e occhi neri, ben spaziati e profondi, la si poteva definire una vera bellezza. Ma Sara non se ne vantava. Anzi, odiava il suo aspetto. Odiava l'attenzione che attirava. Ripiegò le braccia sul seno ed evitò il suo sguardo. «È proprio sicura?» insistette lui con la sua lenta cadenza del sud. «Mi sembra nervosa.» «Si sbaglia, sono calmissima.» Lui si staccò dal bancone e avanzò nella sua direzione. Era altissimo. Si fermò a mezzo metro da lei e, per non essere costretta ad alzare la testa per guardarlo, Sara fece un passo indietro. «Sembra una giovane puledra che esce per la prima volta nei pascoli» osservò lui in tono sommesso. «Pascolo in giro da parecchi anni, signor Patterson, e, ripeto, non sono nervosa.» Lui inarcò un sopracciglio e increspò le labbra. «A guardarla non si direbbe. Cos'è, oggi ha lasciato a casa le scimmie volanti?» Sara spalancò la bocca. «Mi stia a sentire...!» Diverse 6


teste si girarono e lei, con una smorfia contrariata, abbassò la voce. «A casa mia non ci sono scimmie volanti!» «Oh, lo so. Probabilmente le tiene nascoste nel bosco... assieme alla scopa.» Lei digrignò i denti cogliendo il riferimento alla malvagia strega dell'Ovest del Mago di Oz. «Signorina Brandon?» la chiamò Bonnie da dietro la cassa. «La sua medicina è pronta.» «Grazie» disse Sara, lieta di avere una scusa per sottrarsi al fastidioso magnetismo di Wofford Patterson. Gli avevano affibbiato il nomignolo di Wolf, Lupo. E si capiva perché: era un vero predatore. A pensarci bene, era fortunata a non piacergli. Pagò la medicina per il riflusso gastrico, sorrise a Bonnie e, fulminando con un'occhiataccia Wofford Patterson, si avviò verso la porta. «Voli a bassa quota e senza superare i limiti di velocità» disse lui a mo' di commiato. Lei roteò su se stessa, i lunghi capelli neri che le fluttuavano attorno alla testa. «Se avessi davvero al mio comando delle scimmie volanti, la farei prendere e scaricare nel più grande letamaio dello Stato del Texas e poi ci getterei sopra un fiammifero acceso!» sibilò. Tutti i presenti scoppiarono a ridere, specialmente Wofford Patterson. Rossa in faccia, Sara si affrettò a uscire, quasi correndo. «Gli farò sparare» bofonchiava a denti stretti, marciando verso la sua Jaguar bianca. «Gli farò sparare, poi lo smembrerò e spargerò i suoi rest...» «Parla da sola? Tsk, tsk» la canzonò una voce alle sue spalle. Il maledetto l'aveva seguita. 7


Sara si voltò. «Lei è l'uomo più odioso, insopportabile, noioso e irritante che abbia mai avuto la sventura di incontrare in vita mia!» gli ringhiò contro. Lui scrollò le spalle. «Ne dubito. Lei ispira antipatia alle persone.» Lei serrò i pugni, stringendo convulsamente il sacchetto della farmacia. Fumava di rabbia. Spostò lo sguardo e vide Cash Grier, il capo della polizia di Jacobsville, che si avvicinava lungo il marciapiede. «Voglio che quest'uomo venga arrestato!» gridò. «E cosa avrei fatto di male?» chiese Wofford senza battere ciglio. «Le ho detto solo di guidare con prudenza, perché mi preoccupo per la sua incolumità.» Le rivolse un sorriso angelico. Lei era talmente furiosa che cominciò a tremare. Cash cercò di nascondere un sogghigno. «Suvvia, signora Brandon...» la blandì gentilmente. «Signora?» si domandò Wolf ad alta voce. «Io non vedo nessuna signora!» Lei gli tirò in testa il sacchetto con dentro le pillole. «Mi ha aggredito!» esclamò Wolf. «L'aggressione è un reato, giusto?» «Non sa quanto mi piacerebbe aggredirla» lo minacciò lei a fior di labbra. «Ci credo, tesoro» borbottò lui, osservandola divertito mentre recuperava la medicina. «Io sono una leggenda nel mio piccolo» si vantò con un sorriso. Lei tirò indietro il piede calzato nella bella scarpa. «Sara, se lo prende a calci, sarò costretto a far rispettare la legge» l'ammonì Cash. Lei lo guardò, grondando frustrazione da tutti i pori. «Non potrebbe fargli... del male?» chiese in tono implorante. «Almeno un po'?» 8


Cash si sforzò di non ridere, ma fallì. «Se gli sparo, dovrò arrestarmi da solo. Non sarebbe una bella scena, le pare?» «Farebbe meglio a tornare a casa» le consigliò Wolf con finta preoccupazione. «Immagino che le sue scimmie volanti saranno affamate.» Lei pestò il piede sull'asfalto. «Lei... porco!» «La settimana scorsa mi ha dato del serpente. Devo considerarla una promozione?» Avanzò di nuovo minacciosa, ma Cash si frappose tra loro. «Vada a casa, Sara. Adesso. Per favore?» aggiunse. Lei si soffiò via dalla faccia una ciocca di capelli e si voltò verso la Jaguar. «Mi sarei dovuta trasferire all'inferno. Sarebbe stato più pacifico.» «E le scimmie volanti si sarebbero trovate nel loro elemento» commentò Wolf. «Un giorno di questi...» lo minacciò lei, agitando il pugno. «Mi trova sempre a casa» replicò lui con un sogghigno. «Venga quando vuole. Credo di avere dei guantoni da boxe da qualche parte.» «Basteranno a fermare un proiettile?» chiese lei furibonda, completando la domanda con alcuni epiteti in farsi, pronunciati in tono stridulo e rabbioso. «Suo fratello sarebbe scioccato, assolutamente scioccato, di sentire un simile linguaggio sulla bocca della sua sorellina» disse compunto Wolf. Lanciò un'occhiata a Cash. «Tu parli il farsi. Non potresti arrestarla per aver insultato la mia famiglia?» Cash alzò gli occhi al cielo, forse nella speranza di un intervento divino. «E va bene, me ne vado» si arrese Sara. 9


«Stiamo aspettando» ribatté prontamente il suo avversario. Lei gli disse cosa poteva fare in farsi. «Oh, per quello bisogna essere in due» ribatté lui nella stessa lingua, ridendole in faccia. Sara salì in macchina, avviò il motore e partì con una sgommata. «Una volta di queste» disse Cash a Wolf, «ti ammazzerà per davvero e, quando mi chiameranno a testimoniare al processo, dovrò dichiarare che è stato un caso di legittima difesa.» Wolf si limitò a ridere. Sara infranse tutti i limiti di velocità. E quando si fermò davanti alla casa che suo fratello Gabriel aveva comprato a Comanche Wells, appena fuori Jacobsville, tremava ancora. Purtroppo Michelle era all'università. Se fosse stata là, l'avrebbe ascoltata e sarebbe stata solidale con lei. Avrebbe capito. Michelle la conosceva meglio di tutta la gente del posto. Sapeva che Sara era stata molestata dal suo patrigno, il quale l'avrebbe sicuramente stuprata se Gabriel non glielo avesse impedito, sfondando la porta della camera di sua sorella. Sara poi aveva testimoniato al processo che aveva mandato in galera il suo patrigno. Era salita alla sbarra e aveva dovuto dire a dei perfetti sconosciuti cosa le aveva fatto quell'animale, le parole disgustose che le aveva sussurrato all'orecchio mentre la palpeggiava. Non era riuscita a raccontare tutto. L'avvocato della difesa era stato molto eloquente, descrivendo Sara come una ragazzina precoce e senza vergogna, una novella Lolita che si era divertita a provocare un uomo anziano fino a fargli perdere il lume 10


della ragione. Non era affatto cosĂŹ, ma lei aveva avuto la netta sensazione che alcuni membri della giuria gli avessero creduto. Il suo patrigno era finito in prigione. Poi, il giorno in cui era uscito, grazie a un permesso per buona condotta, era stato ammazzato. Sara rabbrividĂŹ violentemente, ricordando come e perchĂŠ. Dopo la condanna, la loro madre li aveva buttati fuori di casa, abbandonandoli al loro destino. Uno degli avvocati del secondo processo, quando il suo patrigno era morto per mano della polizia, aveva una zia zitella che, commossa dalla loro situazione, li aveva adottati, viziandoli in modo vergognoso e lasciandoli eredi del suo patrimonio. Da un giorno all'altro, Sara si era ritrovata in possesso di una somma di svariati milioni di dollari e l'avvocato non aveva voluto neanche sentir parlare dell'ipotesi che lei e Gabriel rinunciassero all'ereditĂ . I due fratelli lo consideravano ancora uno di famiglia. Era stato incredibilmente gentile e leale, quando tutto il mondo si era rivoltato contro di loro. Sconvolta dalla morte del secondo marito, la signora Brandon se n'era andata, rifiutandosi di avere contatti con i suoi figli. Era stato devastante, specialmente per Sara, che si era sentita responsabile. Quell'esperienza l'aveva segnata, trasformandola in una reclusa. A ventiquattro anni, Sara era bellissima e completamente sola. Non frequentava nessuno. Mai. Eppure, quel giorno, quando Wolf Patterson l'aveva guardata a quel modo... le era piaciuto. Ma non poteva permettersi che lui se ne accorgesse. Se l'avesse corteggiata, se la situazione tra loro si fosse surriscaldata, avrebbe scoperto il suo segreto. Sara non era in grado di nascondere la sua reazione a qualunque genere di inti11


mità fisica. Ci aveva provato una volta, soltanto una, con un compagno di scuola che le piaceva. Era finita con lei in lacrime e lui fuori di sé. L'aveva piantato in asso definendola una stupida provocatrice. Quel giorno Sara aveva giurato che non sarebbe più uscita con un ragazzo. Si chiuse a chiave la porta dietro le spalle, gettò la borsa sul tavolino dell'atrio e andò di sopra. Prima di recarsi in paese, aveva mangiato qualcosa, ragion per cui non aveva fame. Erano le due del pomeriggio ed era libera di fare tutto quello che voleva nel resto della giornata. Essendo ricca, non aveva bisogno di lavorare. Purtroppo non aveva una vita sociale. Almeno, nel mondo reale. Perché in quello virtuale, invece... Accese il computer ultimo modello e si connesse al sito di World of Warcraft, un viedogioco fantasy di cui Sara era appassionata. Non ne aveva fatto parola con anima viva, oltre a Gabriel. Lei combatteva con gli elfi del sangue. Si era inventata un meraviglioso avatar dagli occhi cerulei e capelli talmente biondi da sembrare bianchi... una specie di negativo di se stessa, le piaceva pensare, ridacchiando. Quanto di più lontano si potesse immaginare dalla bruna con gli occhi neri che era in realtà. Evocò il suo personaggio, Casalese, un potente stregone, ed entrò nel gioco. Non appena si collegò, ricevette un messaggio. Hai voglia di fare una cavalcata con me?, chiese lui. Lui era un elfo del sangue livello 90, classe cavaliere della morte, che si faceva chiamare Rednacht. Si erano conosciuti circa un anno prima, durante una serie di eventi a cui i giocatori più affezionati potevano accedere 12


nelle festività , ed erano diventati amici virtuali. Di comune accordo, avevano deciso di non rivelare la propria identità , quindi lei non sapeva chi fosse veramente. Non era in cerca di amanti o di avventure da una notte, voleva solo un amico. E amici erano diventati, nascondendosi dietro l'ID fittizio che avevano usato per aprire l'account, e come amici sapevano quando l'altro era online. Avevano entrambi raggiunto il livello 90 nello stesso periodo. Avevano festeggiato l'evento mangiando una fetta di torta e bevendo succo di frutta in una locanda immaginaria e poi avevano sparato i fuochi d'artificio che avevano ricevuto in regalo sulle campagne della loro nuova contea, Pandaria. Era stata una notte magica. Rednacht era un tipo simpatico con cui andare virtualmente in giro. Non parlava mai di se stesso, ma di tanto in tanto faceva degli accenni a quello che gli capitava nella vita. E lei ricambiava, sempre in modo molto generico. Sara aveva un serio problema con la privacy e, a causa della professione di Gabriel, doveva essere particolarmente prudente. Le persone che sapevano cosa faceva suo fratello per vivere si contavano sul palmo di una mano. Era un contractor militare indipendente che lavorava spesso per Eb Scott. In altre parole, un mercenario ben addestrato. Sara si preoccupava per lui, perchÊ non aveva nessun altro, però capiva che non era pronto a rinunciare all'adrenalina, all'eccitazione di quella pericolosa professione. Non ancora, almeno. Forse, la situazione sarebbe cambiata il giorno in cui Michelle, che, in seguito alla morte improvvisa della sua matrigna, era diventata la loro pupilla, avesse concluso gli studi. Ma c'era ancora tempo per questo. 13


Mi piacerebbe di più una bella battaglia, scrisse sulla tastiera del computer. Mattina pesante. Lui rispose con un lol, seguito da una emoticon che sghignazzava. Lo stesso qui. Okay, vada per la battaglia. Massacriamo quelli dell'Alleanza finché le nostre spade non avranno più sete di sangue? Lei ricambiò con una emoticon identica. Mi sembra un'ottima idea. Dopo due ore trascorse a giocare, si sentì rinfrancata. Prima di sconnettersi, augurò la buonanotte al suo amico, quindi consumò una cena leggera e andò a letto. Sapeva che si serviva di quel campo giochi virtuale per nascondersi dalla vita, ma era pur sempre un modo di socializzare. Nella vita reale, non aveva niente. Sara amava l'opera. Purtroppo all'inizio dell'anno il teatro lirico di San Antonio era stato chiuso e, anche se le trattative per fondare una nuova compagnia erano a buon punto, lei non riusciva più ad aspettare. Doveva avere la sua dose di opera. Il teatro più vicino in zona si trovava a Houston. Erano più di tre ore di macchina, ma quella sera la Houston Grand Opera metteva in scena A Little Night Music. E una delle arie del musical era Send in the Clowns, la sua preferita in assoluto. Non poteva mancare. Era una donna adulta e aveva una buona macchina, veloce e affidabile, perfettamente in grado di coprire quel tragitto. Così, montò sulla Jaguar e partì, con ampio anticipo rispetto all'orario di inizio dello spettacolo. Del viaggio di ritorno con il buio si sarebbe preoccupata più tardi. Oltre all'opera, amava il teatro di prosa, la musica sinfonica e il balletto. Aveva già comprato biglietti sia 14


per la San Antonio Simphony Orchestra, sia per il San Antonio Ballet. Ma quella sera voleva regalarsi una performance fuori città. Visti i nomi dei cantanti, aveva la netta sensazione che sarebbe stato un evento indimenticabile. Stava consultando il programma quando sentì un movimento alla sua destra. Si girò mentre il suo vicino prendeva posto e si ritrovò a fissare i chiari, irridenti occhi azzurri del suo peggior nemico. Oh, dannazione, fu quello che pensò, ma quello che effettivamente disse, in farsi, risultò molto più tagliente. «Si sciacqui la bocca» replicò lui a fior di labbra nella stessa lingua. Lei serrò la mascella, pronta ad alzarsi e a passargli sopra al prossimo commento sarcastico. Ma Wolf venne distratto dalla sua accompagnatrice, una splendida bionda che assomigliava un po' alla donna che si era portato dietro a un altro spettacolo. A quanto pareva, le brune non erano di suo gusto e questo rappresentava di certo un vantaggio per Sara. Però, com'era possibile che si sedesse sempre al suo fianco? Trattenne a stento un gemito. Comprava i biglietti con settimane di anticipo e probabilmente lui faceva lo stesso. Eppure, per qualche strano capriccio del destino, si ritrovavano gomito a gomito, non soltanto a San Antonio, perfino lì, a Houston. Quella era la quarta volta che capitava. La prossima, si ripromise, avrebbe aspettato di vedere dove si sistemava lui prima di raggiungere il suo posto. Anche se, con le poltroncine numerate, non avrebbe potuto fare molto. Gli orchestrali iniziarono ad accordare gli strumenti e pochi minuti dopo il sipario si alzò. La brillante partitu15


ra di Stephen Sondheim iniziò con un maestoso valzer al cui ritmo i protagonisti, tre coppie, volteggiarono aggraziatamente sul palcoscenico. Sara ebbe l'impressione di essere ascesa in paradiso. Un valzer così lo aveva visto e sentito solo a una festa in Austria. In quell'occasione, a farle da cavaliere era stato un gentiluomo con i capelli argentati, un conoscente della loro guida, che ballava divinamente. Sara non viaggiava da sola perché non voleva avere problemi con gli uomini. Aveva visto il mondo in compagnia di Gabriel o assieme a gruppi di turisti, per lo più anziani. Quando l'orchestra attaccò il motivo Send in the Clowns, chiuse gli occhi, godendosi quella che, a suo avviso, era la più bella canzone del mondo. Durante l'intervallo, rimase al suo posto. L'amica di Wolf uscì, ma lui non la imitò. «L'opera le piace molto, vero?» chiese, gli occhi improvvisamente concentrati su di lei, sui lunghi capelli sciolti e il vestito nero che la fasciava come un guanto senza però rivelare niente. «Sì» disse lei, serrando la mascella in attesa di quello che sarebbe venuto dopo. «Il baritono è molto bravo» aggiunse lui, accavallando le gambe. «Si è trasferito qui dal Met. Ha detto che non ne poteva più di New York, che aveva bisogno di vivere in un posto meno caotico.» «Sì, l'ho letto.» Lui si concentrò sulle sue mani. Le teneva in grembo, strette attorno alla borsetta, le unghie conficcate nel tessuto. Quella donna non aveva un pensiero al mondo, eppure era tesa come una corda di violino. «È venuta da sola?» 16


Lei annuì. «Houston è piuttosto lontana e al ritorno sarà buio.» «Lo so.» «L'ultima volta, a San Antonio, era con suo fratello e la vostra pupilla» ricordò lui. I suoi occhi si ridussero a due fessure. «Niente uomini. Mai?» Lei non rispose, continuando ad accanirsi sulla borsetta. Con suo grande turbamento, una forte mano ruvida si posò sulle sue dita affusolate, carezzandole delicatamente. «Non faccia così» le disse in tono brusco. Lei affondò i denti nel labbro e si girò verso di lui, con tutta l'angoscia del passato nei suoi profondi occhi neri. Lui smise di respirare. «Cosa diavolo le è successo?» chiese con un filo di voce. Lei tirò via le mani, si alzò, si infilò il cappotto e abbandonò la sala. Nel tempo che impiegò a raggiungere la macchina, piangeva come una fontana. Era terribilmente ingiusto. Erano anni che non forava e doveva capitarle proprio quella notte, in una strada mal illuminata di una città sconosciuta, a più di duecento chilometri di distanza da San Antonio. Quando Gabriel e Michelle non c'erano, preferiva non restare nella piccola proprietà di Comanche Wells. Il posto era isolato e pericoloso, nel caso qualche nemico di suo fratello avesse deciso di vendicarsi. Era successo una volta in passato, ma per fortuna quella notte Gabriel era stato in casa. Chiamò il carro attrezzi, ma il servizio al quale era abbonata era momentaneamente impegnato. Ci sarebbe 17


stato da aspettare. Venti, massimo venticinque minuti, promisero. Lei chiuse la comunicazione con una smorfia irritata. Una macchina si avvicinò dalla direzione del teatro, rallentò e, dopo averla superata, accostò bruscamente al marciapiede. Un uomo alto smontò e tornò indietro verso la Jaguar. Lei si irrigidì, ma poi lo riconobbe e, sia pure con riluttanza, abbassò il finestrino. «Questo è il posto meno indicato per restare con una gomma a terra» disse sbrigativamente Wolf Patterson. «Venga, la porto a casa.» «Non posso. Devo restare con la macchina. Il carro attrezzi sarà qui tra poco.» «Allora lo aspetteremo nella mia macchina» dichiarò lui con fermezza. «Non la lascio qui da sola.» Lei gli fu grata di quell'offerta, ma non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura. Quando lui aprì lo sportello e notò la sua espressione, ridacchiò dolcemente. «Non si preoccupi. Accettare l'aiuto di un nemico non le causerà un attacco di orticaria.» «Vuole scommettere?» Con un sospiro di rassegnazione, lo seguì alla macchina. Era una Mercedes. Non ne aveva mai guidata una, ma conosceva delle persone che la possedevano. A sentir loro, erano praticamente indistruttibili. Osservò incuriosita il parabrezza. Sembrava strano. Come anche la struttura delle portiere. Lui notò il suo interesse. «È blindata» disse con naturalezza. «Vetri a prova di proiettile.» Lei si voltò a fissarlo. «Perché, c'è della gente con il 18


lanciarazzi che si diverte a usarla come bersaglio?» Wolf si limitò a sorridere. Sara si interrogò sul suo conto. Parlava diverse lingue impossibili, ma, a parte questo, non sapeva molto su di lui, sebbene vivesse nella Contea di Jacobs da tre anni. Dalle scarse informazioni che era riuscita a raccogliere, aveva appurato che per un periodo Wolf aveva lavorato con un'unità speciale dell'FBI, specializzata nella liberazione di ostaggi. A quanto pareva, da allora era passato ad altre attività delle quali nessuno parlava. Gabriel lo trovava simpatico e le aveva detto che Wolf si era trasferito a Jacobsville in cerca di tranquillità. Niente di più. «Lei conosce mio fratello.» «Sì.» Gli lanciò un'occhiata. Stava armeggiando con il cellulare, le dita che sfioravano veloci lo schermo. Riportò lo sguardo davanti a sé. Probabilmente chattava con la sua amica, spiegandole i motivi del ritardo. Avrebbe voluto dirgli che era libero di andare, che non avrebbe avuto problemi ad aspettare il carro attrezzi da sola. Invece li avrebbe avuti. Aveva paura del buio, di quello che le sarebbe potuto succedere mentre era indifesa. Sara odiava la sua paura. Lui spostò gli occhi sulle sue mani, che avevano ripreso a tormentare la borsetta. Mise via il cellulare. «Guardi che non mordo.» Lei sobbalzò e poi deglutì. «Scusi.» Lui strinse gli occhi. Erano mesi che approfittava di ogni occasione per stuzzicarla, da quando gli era venuta addosso con la macchina e poi aveva cercato di dargli la colpa dell'incidente. A suo modo, poteva essere aggressiva. Però adesso, sola con lui, era spaventata. Mol19


to spaventata. Una donna bellissima, ma piena di problemi. «Perché è così nervosa?» chiese sommessamente. Lei abbozzò una specie di sorriso. «Non sono nervosa» mentì, ma teneva d'occhio lo specchietto retrovisore per controllare se c'erano veicoli in avvicinamento. Lui continuò a scrutarla. «C'era un ingorgo appena fuori dalla tangenziale» spiegò. «Era questo che stavo controllando sul cellulare. Il carro attrezzi sarà qui a minuti.» Lei annuì. «Grazie» mormorò con voce strozzata. Lui inarcò un sopracciglio. «Si ritiene davvero così attraente?» chiese di punto in bianco. Gli occhi scioccati di Sara si girarono a cercare i suoi. «Prego?» Il tono e l'atteggiamento di Wolf erano gelidi. Lei gli riportava in vita brutti ricordi, ricordi di un'altra brunetta ritrosa e al tempo stesso provocante e manipolatoria. «Se ne sta seduta lì con i nervi a fior di pelle, come se si aspettasse che le salti addosso da un momento all'altro.» Le sue labbra sensuali si aprirono in un sorriso raggelante. «Sarebbe fortunata» aggiunse provocatoriamente. «Sono molto esigente, in fatto di donne. Lei non supererebbe nemmeno la prima selezione.» Lei smise di strizzare la borsetta. «Allora sono davvero fortunata» ribatté con un sorriso altrettanto freddo. «Perché non la vorrei nemmeno su un vassoio d'argento.» Lui serrò la mascella, reprimendo l'impulso di sferrare una manata sul volante. Non poteva lasciarla là da sola, ma avrebbe voluto. Quella donna lo mandava in bestia. Lei mise mano alla maniglia. 20


Lui bloccò le portiere premendo un pulsante sul cruscotto. «Finché non arriva il carro attrezzi, non andrà da nessuna parte.» Di colpo, senza preavviso, si piegò bruscamente dalla sua parte. Lei balzò indietro, schiacciandosi contro lo sportello. Aveva gli occhi sbarrati, pieni di terrore. Il corpo era teso come una molla e lo fissava, scossa da un tremito incontrollato. Lui borbottò un'imprecazione. Lei deglutì. Due volte. Non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi. Non sopportava di mostrarsi così debole, però non poteva farci niente. Quando si sentiva aggredita, reagiva a quel modo. Purtroppo non aveva fatto i conti con il suo passato. Non riusciva a dimenticarlo, né tanto meno a superarlo. Dei fari si avvicinarono da dietro e iniziarono a rallentare. «È il carro attrezzi» disse Sara. «Mi faccia uscire, per favore.» Appena sbloccò le portiere, lei saltò giù e corse verso il veicolo. Wolf smontò a sua volta, odiandosi per l'espressione che le era apparsa sul viso. Sara non aveva fatto niente per giustificare il suo attacco, a parte mostrare paura. Non era da lui minacciare o intimidire una donna. Era turbato dalla reazione che quella donna gli aveva provocato. «Grazie per avermi tenuto compagnia mentre aspettavo» disse lei tutto d'un fiato e, indicando l'anziano autista, aggiunse: «Il signore mi accompagnerà a casa e poi porterà la macchina in officina. Buonanotte». Girò attorno al muso del camion e si arrampicò sul sedile del passeggero, mentre il conducente si occupava di assicurare la Jaguar al gancio di traino. 21


Wolf era ancora in piedi accanto alla sua Mercedes quando il carro attrezzi partì. Sara non si girò nemmeno a guardarlo. Gabriel era a casa per qualche giorno e Sara andò a Comanche Wells per preparargli da mangiare. Lui notò subito la sua aria mogia. «C'è qualcosa che non va, sorellina?» chiese dolcemente mentre bevevano un caffè al tavolo della cucina. Lei fece una smorfia. «Tornando da Houston dopo l'opera, ho forato.» «Di notte?» Lui si accigliò. «Perché ci sei andata con la Jaguar? Avresti potuto noleggiare una limousine con autista.» Lei si morse il labbro inferiore. «Sto cercando di... crescere un po'» disse, abbozzando una specie di sorriso. «Almeno, ci ho provato.» Il fratello scosse la testa. «Non mi piace l'idea di te, bloccata in una strada buia, che aspetti il carro attrezzi.» «Il signor Patterson mi ha vista, si è fermato e mi ha tenuto compagnia fino all'arrivo dei soccorsi.» «Il signor Patterson?» Lui inarcò le sopracciglia, sorpreso. «Wolf era a Houston?» «A quanto pare, è anche lui appassionato di opera e in questo periodo a San Antonio non è attiva nessuna compagnia» spiegò lei, quasi controvoglia. «Capisco.» Ci fu una pausa, poi il viso di Sara si contrasse in una smorfia angosciata. «Lui... non ha fatto niente. Si è solo girato sul sedile, piegandosi verso di me e io... ho reagito come una pazza.» Si interruppe di colpo. «Deve aver pensato che sono davvero folle.» 22


«Abbiamo già parlato di questo altre volte» iniziò lui paziente. «Odio i terapisti» disse subito lei, scaldandosi. «L'ultimo mi ha detto che cerco inconsciamente di attirare la pietà delle persone e che probabilmente ho ingigantito quello che mi è successo.» Gabriel esplose. «Lui cosa? Perché non me lo hai detto?» «Avevo paura che lo prendessi a pugni.» «Avrei potuto farlo» borbottò lui, gli occhi che lampeggiavano. Lei fece un profondo respiro e bevve un sorso di caffè. «In ogni caso, non mi stava aiutando.» Chiuse gli occhi. «È inutile. Non riesco a superarlo.» «Il mondo è pieno di uomini perbene» le fece notare lui. «Alcuni di loro vivono persino qui, a Jacobsville.» Nel sorriso di Sara c'era tutta la stanchezza del mondo. «Non fa nessuna differenza.» Lui sapeva cosa aveva dovuto subire, ma solo a cose fatte aveva appreso che il tentativo di stupro non era stato il primo, che per mesi, prima di ricorrere alla forza, il loro patrigno le aveva sussurrato all'orecchio proposte sconce, approfittando di ogni occasione per tentare di toccarla e di attirarla nel suo letto. Questo, combinato al trauma del processo, aveva segnato Sara in modi che inducevano Gabriel a disperare per il suo futuro. Era stata un'esperienza terribile, soprattutto per una ragazzina di tredici anni. «Tu ami i bambini» disse sommessamente. «Continuando di questo passo, rischi di condannarti a un'esistenza solitaria.» «Ho i miei svaghi.» Lui non riuscì a trattenere un moto d'irritazione. «Il 23


mondo virtuale nel quale ti rifugi non può sostituire una vita sociale.» «Non sono in grado di gestire una vita sociale» replicò lei con calma. «L'ultimo episodio con il signor Patterson non fa che confermarlo.» Si alzò e gli andò vicino, dandogli un bacio sulla fronte. «Lasciami ai miei innocenti passatempi. Ti preparo una crostata di mele.» «Questa è corruzione.» Lei rise. «Esatto.» Il venerdì successivo, Gabriel era nel negozio di alimentari, quando Wolf Patterson entrò, già scuro in volto ancora prima di vederlo. «È con te?» gli chiese senza neanche salutarlo. Gabriel capì subito a chi si riferiva. «No.» «Che problemi ha? È fuori di zucca?» lo incalzò Wolf. «Giuro su Dio, mi sono limitato a farla salire nella mia macchina intanto che aspettavamo il carro attrezzi, e lei si è comportata come se volessi aggredirla.» «Ti sono grato per quello che hai fatto» disse Gabriel, eludendo la domanda. «Avrebbe dovuto noleggiare una limousine con autista per andare a Houston. Mi accerterò che la prossima volta lo faccia.» Wolf si calmò un po'. Dopo un attimo, affondò le mani nelle tasche dei jeans e raccontò: «Mi è venuta addosso con la macchina, sai. E ha cercato di dare la colpa a me. È cominciato tutto così. Detesto le donne aggressive». «È vero, ogni tanto tende a esagerare» ammise Gabriel senza sbilanciarsi. «Le brune non mi piacciono» aggiunse bruscamente Wolf, un lampo metallico negli occhi. «Non è nemmeno il mio tipo.» 24


«Be', tu di sicuro non sei il suo» gli fece notare l'uomo più giovane con un sogghigno. «E chi lo è?» ribatté Wolf. «Uno di quei mangiatori di tofu che vanno in giro ad abbracciare alberi?» «Sara... be'... non va d'accordo con gli uomini.» Wolf inarcò un sopracciglio. «Preferisce le donne?» «No.» Wolf strinse gli occhi. «Non mi stai dicendo molto.» «L'idea era proprio questa» replicò Gabriel. Poi corrugò le labbra. «Però una cosa te la posso dire. Se mai lei dimostrasse dell'interesse nei tuoi confronti, la farei uscire dal paese il più rapidamente possibile.» Wolf lo fulminò con lo sguardo. «Sai cosa intendo» aggiunse Gabriel in tono sommesso. «Non ti augurerei a nessuna donna vivente, men che meno alla mia sorellina. Non hai ancora affrontato il tuo passato, dopo tutto questo tempo.» Wolf serrò la mascella. Gabriel gli posò una mano sulla spalla. «Wolf, non tutte le donne sono come Ysera» disse dolcemente. Wolf si sottrasse al contatto. Gabriel capiva quando era meglio non insistere e sorrise. «Allora, come procede la tua guerra online?» Era una carota, e Wolf la addentò. «Continua a espandersi» disse, subito più allegro. «Non vedo l'ora che arrivi sera per connettermi, specialmente adesso che ho trovato qualcuno che si diverte a seguirmi nelle mie imprese.» «Ah, sì, la tua donna misteriosa» commentò Gabriel con una risatina. «Io presumo che sia una donna» replicò Wolf, scrollando le spalle. «Le persone che prendono parte ai giochi online si divertono a celare la propria identità. Mi 25


stavo complimentando con un cavaliere per il suo stile di gioco maturo e lui mi ha informato che aveva dodici anni.» Gli scappò una risata. «Non sai mai con chi o contro chi stai giocando.» «Quindi la tua donna potrebbe essere un uomo. Oppure un bambino. Oppure veramente una donna.» Wolf annuì. «Non gioco con i videogame per trovarmi una partner» precisò tranquillo. «Uomo saggio.» Gabriel non gli disse che anche Sara condivideva la sua passione. Sarebbe stato sleale venderla al nemico. Esitò, lanciando un'occhiata verso la strada, prima di aggiungere: «C'è una voce che circola». «Quale voce?» «Ysera era riuscita a scappare» rammentò Gabriel al suo amico. «Come ben sai, è più di un anno che la cerchiamo. Adesso uno degli agenti di Eb pensa di averla localizzata, in una piccola fattoria non lontano da Buenos Aires, assieme a un uomo che entrambi conosciamo bene.» Il viso di Wolf si irrigidì come se gli avessero sparato. «Avete scoperto anche perché è lì?» Gabriel fece segno di sì con la testa. All'improvviso, era diventato molto serio. «Vendetta» disse semplicemente. Socchiuse gli occhi. «Dovresti assumere un paio di uomini in più, per la tua protezione. Non esiterebbe un secondo a tagliarti la gola, se potesse.» «Favore che le restituirei molto volentieri, se avessi una scusa legale per farlo» ribatté Wolf con una punta di veleno nella voce. Gabriel si infilò le mani in tasca. «Come tutti quanti noi. Però sei tu a essere in pericolo, se è davvero ancora viva.» A Wolf non piaceva ricordare quella donna, né le co26


se che aveva fatto a causa delle sue menzogne. Gli incubi continuavano a tormentarlo. I suoi occhi assunsero un'espressione fredda, distante. «Credevo che fosse morta» confessò a bassa voce. «Speravo...» «È difficile uccidere un grosso serpente» sentenziò Gabriel asciutto. «Mi raccomando... sta' attento.» «E tu guardati le spalle.» «Lo faccio sempre.» Gabriel avrebbe voluto parlargli di Sara, metterlo in guardia, per scongiurare una potenziale tragedia, ma il suo amico non sembrava veramente interessato a lei e lui preferiva non confidare intimi dettagli del passato della sorella al suo peggior avversario. Era una decisione destinata ad avere gravi conseguenze, cosa che in quel momento Gabriel non poteva sapere.

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La vita che desidero di Robyn Carr Dopo il suicidio del marito, la vita newyorkese di Emma Shay si frantuma in mille pezzi. Il patrimonio miliardario dell'uomo si fondava infatti sulla truffa e, benché Emma non ne sapesse nulla, deve sopportarne le conseguenze. Solo un amico le rimane accanto, un amico che conosce dai tempi del liceo: Adam Kerrigan.

Giochi di potere di Penny Jordan Non basta nascondersi, fingersi diversa da quella che si era un tempo. Il passato ritorna sempre e, quando accade, la vita può mutare radicalmente. Taylor lo sa, e proprio perché teme il suo passato si è sforzata di cancellarlo. Ha mortificato la sua natura ed è diventata fredda e distante. Bram sa vedere oltre la maschera che...

Le radici profonde della passione di Diana Palmer Wolf Patterson e Sara Brandon si conoscono fin dall'infanzia, ma il rapporto che li ha uniti è sempre stato un mix esplosivo di odio e amore. Dopo anni di lontananza, il destino ha voluto che il bell'allevatore dagli occhi di ghiaccio rincontrasse la sua vicina di proprietà, all'inizio solo in maniera virtuale, e poi di persona.

Stringimi forte di Lori Foster Denver Lewis è un affermato lottatore di arti marziali. A lui piacciono le sfide, anche quelle pericolose, ma odia dover condividere con altri il premio della vittoria. Per questo ha evitato di avvicinarsi a una donna come Cherry Peyton, capace di atterrare con un solo sguardo la maggior parte degli uomini. Ma quando lei...


Le figlie della sposa di Susan Mallery Con orgoglio e trepidazione Courtney, Sienna e Rachel Watson vi invitano alle nozze più emozionanti dell'anno... quelle della loro madre. Courtney, solitaria e impacciata, non ha molto in comune con le due sorelle, ma in una cosa eccelle davvero: nel mantenere i segreti. Soprattutto quando si tratta della relazione che ha con...

Il biker di J. R. Ward Con un passato da cancellare, Spike Moriarty non può essere considerato l'uomo che tutte le donne desiderano e lui stesso ne è pienamente consapevole. Biker per passione e chef per professione, quando incontra la ricca, atletica e affascinate Madeline Maguire, amica di un suo amico, l'ultima cosa che si aspetta è che lei...

Vacanza venezuelana di Susan Andersen Magdalene Deluca non è quello che si dice una fanciulla in attesa del Principe Azzurro che la salvi. Ma se deve coinvolgere un estraneo per accompagnarla attraverso la foresta venezuelana è felice che si tratti di Finn Kavangh, il ragazzo che ha incontrato qualche giorno prima su una spiaggia assolata e che le è entrato...

Come sabbia tra le dita di Diana Palmer Nicole Seymour è una donna attraente, sofisticata e impegnata in politica a fianco del fratello Clayton. Quando incontra Kane Lombard sulla magnifica spiaggia di Seabrook ne è subito attratta e si accende in lei una sensualità sopita, soffocata da un matrimonio fallito. Ma Kane è l'uomo sbagliato, che potrebbe trascinarla...

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