Le tentazioni di un'ereditiera

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HARPER ST. GEORGE

Le tentazioni di un'ereditiera


Immagine di sfondo in copertina: Iuliia Zavalishina/iStock/Getty Images Plus/Getty Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Devil and the Heiress This edition published by arrangement with Berkley, an imprint of Penguin Publishing Group, a division of Penguin Random House LLC. © 2021 Harper Nieh Traduzione di Maria Grazia Bassissi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction agosto 2022 Questo volume è stato stampato nel luglio 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 147 del 17/08/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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La propensione al vizio nella vita privata, sommata alla repulsione verso coloro che riteneva inferiori, rendeva Lord Lucifer del tutto inadatto a lei. Nonostante questo, tuttavia, l'ereditiera soccombette al suo fascino. V. Lennox, Una debuttante americana a Londra Londra, maggio 1875 «Siate gentile, milord. Spiegatemi perché volete sposare mia figlia.» Seduto dietro la grande scrivania di mogano, Griswold Crenshaw, industriale americano, teneva le mani intrecciate con arroganza sullo stomaco, il sigaro stretto tra i denti scintillanti, gli occhi due fessure cariche di condiscendenza. Era visibilmente sicuro di tenere il coltello dalla parte del manico, in quella trattativa. Per quanto costasse ammetterlo, aveva ragione. Christian Halston, Conte di Leigh, era abituato ai privilegi. Non doveva mai rispondere a delle domande, né gli capitava spesso di farne. Le informazioni gli venivano offerte come doni avvolti in carta dorata. Tuttavia, per un uomo saggio e privilegiato, era vantaggioso mostrare un pizzico di umiltà ogni tanto, o almeno così gli era stato 5


detto. Imponendo alla propria mascella di rilassarsi, rispose: «Mi pare evidente. Miss Crenshaw è...». Crenshaw si protese in avanti, togliendosi il sigaro di bocca. «Bella. Colta. Educata. Scusate, milord, conosco mia figlia e le sue numerose qualità. Quello che voglio sapere è perché vi interessa ottenere la sua mano.» Non aveva ancora finito di umiliarsi. C'era da aspettarselo, quando si aveva a che fare con un ricco americano e sua figlia, si disse Christian. Per essere sincero, la Stagione londinese era a suo parere uno dei rituali più inutili tra quelli imposti all'uomo moderno. Chiacchiere e ipocrite adulazioni solo per arrivare a portarsi a casa una moglie. Se tutti fossero stati sinceri, si sarebbe potuto concludere il tutto in una settimana. Il fatto che Crenshaw preferisse la verità all'adulazione era una piacevole scoperta. Christian rispose, sincero: «Sono molto interessato alla sua fortuna». Crenshaw sorrise, facendo scricchiolare la poltrona di cuoio color porpora quando si appoggiò allo schienale, sforzando le molle. «Bene. Facciamo progressi.» L'ambra liquida contenuta nel suo bicchiere roteò quando lo prese in mano, indicando al suo ospite di fare altrettanto con il liquore versato al suo arrivo, qualche minuto prima. Christian ubbidì e lasciò scorrere la bevanda lungo la gola. «Come mai avete bisogno di fondi? Debiti, milord?» A giudicare dal suo tono, sembrava proprio che il milord fosse ridondante. Christian voleva davvero avere quest'uomo come suocero? No, dannazione, proprio per niente. Chiuse gli occhi ed evocò l'immagine di Violet. La bella Violet con i capelli scuri, la pelle color crema, gli occhi cioccolato e il mucchio di denaro che si portava appresso. Questo gli stava bene, sì. Dopotutto, tra lui e Crenshaw ci sarebbe stato un oceano di mezzo. 6


«Nessun debito.» Quel problema era stato risolto quando all'età di dodici anni aveva ereditato il titolo. Dopo aver scoperto che suo padre aveva lasciato quel poco denaro rimasto all'amante e ai figli che aveva avuto da lei, Christian aveva venduto quasi tutti i beni non vincolati, senza il minimo rimpianto, e aveva pagato i debiti del genitore. Adesso guadagnava bene con il Montague Club, che aveva fondato con il fratellastro Jacob Thorne e un amico, il Duca di Rotschild. Le sopracciglia di Crenshaw si inarcarono fino a raggiungere l'attaccatura dei capelli. «Stupefacente. Credevo che voi nobili foste per lo più... insolventi.» Quel grossolano discorso sul denaro gli causò un brivido. L'americano aveva tutto il diritto di crederlo, e in fondo era vero. Quasi tutti i più bei nomi di Londra avevano cercato di accaparrarsi una delle sue figlie. Rothschild – non più Sterling, da quando aveva accettato il titolo ducale – aveva già abbindolato la maggiore, anche se il loro fidanzamento non era stato ancora annunciato. «Ho risanato i conti diversi anni fa quando ho ereditato. La tenuta di famiglia nel Sussex e la mia residenza a Belgravia sono aperte.» Pur avendo un disperato bisogno di riparazioni, poiché le rendite di Amberley Park coprivano a malapena il minimo necessario per mantenere la tenuta. «Bene. Lodevole.» Crenshaw bevve un altro sorso di liquore. «Posso chiedere perché avete bisogno di denaro?» «Possiedo una piccola tenuta in Scozia. Blythkirk. L'ho ereditata dal lato materno e ha un valore affettivo. Di recente c'è stato un incendio e adesso necessita di una considerevole ristrutturazione.» Anni di pratica rendevano convincente il suo tono. Non lasciava trapelare che si era rifugiato in quella casa per sfuggire a un padre deciso a rendergli la vita un inferno. Che il rischiare di perderla aveva 7


innescato un dolore che avrebbe preferito non affrontare. L'uomo più anziano fece un mezzo sorriso, poco convinto che ci si potesse sposare per una remota tenuta. «La sua dote vi fornirà ben di più, milord.» Christian fece un cenno con il capo, riconoscendo il fatto. «Sì, certo. Sono sicuro che ne farò buon uso. Anche se non sono insolvente, la tenuta di famiglia ad Amberley Park prosciuga le mie entrate. Ci sono diverse migliorie da apportare. Inoltre, sono interessato a svariati investimenti. Per prima cosa, ho un interesse in...» Prima che potesse approfondire, Crenshaw lo interruppe. «Vi fermo qui, milord. Come sapete, sono un industriale. In quanto tale, non mi basta trovare un marito adatto per mia figlia, ma devo fare anche gli interessi delle Industrie Siderurgiche Crenshaw. In tutta sincerità, ci sono diversi uomini che soddisfano il primo requisito, molti meno il secondo.» Christian lo fissò. Il rituale delle trattative matrimoniali non rientrava tra le sue competenze, dato che non aveva mai preso in considerazione l'idea di sposarsi prima dell'incendio di Blythkirk, accontentandosi del pensiero di lasciare il titolo a un lontano parente, ma era quasi certo che i vantaggi per la sposa dovessero essere superiori a quelli per l'industria di famiglia. «State dicendo che avete bisogno di un candidato che possa favorire le Industrie Siderurgiche Crenshaw?» «Proprio così. L'ideale sarebbe qualcuno che incontra l'approvazione della nostra Violet, e che al contempo fornisca delle opportunità per espandere le Industrie Crenshaw. Ora che stiamo iniziando la produzione in Inghilterra, be', ci si apre tutto un mondo.» I suoi gesti fendevano l'aria con sicurezza, mimando l'apertura di una presunta porta sul mondo. I suoi occhi scintillavano di cupidigia. 8


«Come Rothschild.» Christian sapeva che il motivo principale per cui Crenshaw aveva incoraggiato il corteggiamento del duca era il suo titolo... e le porte che quel titolo poteva spalancare in Parlamento. Essere imparentati con un nobile disposto a prendere le sue parti avrebbe coinvolto senza riserve le sue industrie nelle ferrovie attualmente in costruzione in India. Crenshaw strizzò gli occhi. Nessuno, al di fuori della famiglia, doveva sapere che Rothschild aveva seguito la figlia maggiore August in America. Tuttavia Christian era stato insieme a Rothschild quando questi aveva fatto una folle corsa fino alla dimora che i Crenshaw avevano preso in affitto nei pressi di Grosvenor Square, solo per scoprire che la sua amata stava per salpare. L'aveva inseguita fino a Liverpool ed era salito a bordo della stessa nave giusto in tempo. La nave era ancora in viaggio, quindi nessuno era a conoscenza di come fosse andata a finire la cosa, anche se avrebbe scommesso che la coppia si sarebbe sposata molto presto. «Sì, come il duca.» «Occupo un seggio discretamente influente alla Camera dei Pari» asserì Christian, nonostante gli si stesse aprendo un vuoto nella pancia. Non gli piaceva la piega presa dalla conversazione. Crenshaw era scaltro. Una volta ottenuto l'accesso al Parlamento, avrebbe cercato altri vantaggi. «Naturalmente, milord, e questo non è irrilevante.» La voce dell'industriale aveva un che di consolatorio. A Christian si rizzarono i capelli sulla nuca. Stava per essere respinto. «Siamo molto lusingati dal vostro interesse.» «Ma avete un'altra proposta.» Migliore. Christian serrò la mascella con tanta forza che i molari gli diedero fitte di dolore. Non aveva intenzione di lasciare Violet a un altro. Era rimasto affascinato da lei fin dal loro primo incontro. 9


Se doveva sposarsi per forza, sarebbe stato con lei o con nessun'altra. Crenshaw avrebbe fatto una smorfia, se non fosse stato così abituato a trattative serrate. Christian gli lesse in faccia che moriva dalla voglia di farlo. Gli angoli della sua bocca erano piegati leggermente verso il basso e i suoi occhi erano tornati gravi. «Non c'è niente di definitivo, ma sì, abbiamo sul tavolo una proposta allettante.» «Chi è?» «Be', non posso svelare nulla finché la trattativa non sarà ben avviata.» Christian si frugò nella memoria, cercando di ricordare ogni uomo che avesse prestato attenzione a Violet ai vari balli. L'elenco era sterminato, perché era un'ereditiera e per di più molto bella. Anche se l'oggetto dei pettegolezzi della Stagione avrebbe dovuto essere sua sorella maggiore, August, che aveva avuto numerosi ammiratori. Ma era Violet che aveva ottenuto la maggior parte delle attenzioni. In parte perché Mrs. Crenshaw l'aveva accompagnata a ogni evento mondano pensabile. In parte perché tutti sapevano che August era una donna d'affari, più ansiosa di lavorare nell'industria di famiglia che di sposarsi. In effetti, aveva pubblicamente affermato che il matrimonio non le interessava. Fin quando Rothschild non le aveva fatto cambiare idea. Invece Violet era molto raffinata, più di quello che ci si aspettava da una moglie aristocratica. C'era un fuoco che covava sotto quella fredda apparenza, e che nascondeva bene. E così la maggioranza degli uomini credeva che sarebbe stata docile. Christian sapeva che non era vero, ma la voleva comunque. Forse proprio per questo suo lato. Gli piaceva il modo in cui incontrava il suo sguardo invece di mostrarsi pudica. Lo avrebbe sfidato, e se lui fosse stato 10


costretto a vedersela con una moglie ogni santo giorno, perché non raccogliere la sfida? «Che cosa vi ha promesso?» Crenshaw fece un sospiro plateale, come se non volesse rivelare altro e non gli avesse dato scelta. Sorrise di nuovo, il sorriso che usava per placare l'interlocutore. «Diritti minerari.» Una delle tante cose che Christian non poteva offrire. «Venderete vostra figlia in cambio di diritti minerari?» Il sorriso non svanì, ma si raffreddò tanto in fretta da indurirsi. «Se dessi retta a voi, la venderei per ancora meno.» Touché. «Preferirei che le sottoponeste tutte le alternative possibili e lasciaste la scelta a lei.» «Vi ritenete un'alternativa migliore, milord?» «Naturalmente. Mi sono fatto una certa reputazione. Immagino abbiate sentito le voci.» Donne. Gusti particolari in camera da letto. Risse e dissolutezza. Christian osservò attentamente il viso dell'uomo per vedere come reagiva alla sua audacia. Non vi lesse niente. Crenshaw era un ottimo giocatore d'azzardo. «Le donne» spiegò Christian. Crenshaw fece un rapido cenno del capo. «Le donne sono spesso esagerate. Non do molto peso alle loro reazioni.» «In ogni caso vi assicuro che le voci sono gonfiate.» Tanto per fare un esempio, i pettegolezzi secondo i quali era stato un marito tradito e arrabbiato a rompergli la gamba. Che quello stesso uomo l'aveva aggredito in un vicolo buio. Come se fosse stato così imprudente. «State tranquillo, non metterei mai in pericolo vostra figlia.» «Non mi interessa la vostra fedeltà. Violet imparerà che la vita privata di un marito è esclusivamente affar suo.» «Allora siete alla ricerca di un guadagno puramente ma11


teriale?» Le parole avevano un sapore stranamente amaro. Crenshaw rise e si alzò, posando il sigaro sul bordo di un piatto di cristallo. «Terrò sicuramente presente la vostra proposta.» Il che significava che non l'avrebbe fatto. Maledizione! Christian non aveva modo di contrastare la concorrenza a una dannata proposta d'affari, armato com'era solo di un titolo, di fascino e di un'ammirazione sconfinata per la figlia dell'uomo. Aveva sbagliato a credere che l'esigenza di concludere affari che accompagnava il matrimonio fosse risolta, ora che l'unione della figlia maggiore con un duca era quasi scontata. Si alzò in piedi e aspettò che la consueta fitta di dolore che gli trapassava la caviglia si esaurisse, prima di afferrare il bastone e seguire Crenshaw fino alla porta. «Ditemi almeno con chi debbo congratularmi per essersi assicurato la mano di vostra figlia.» Crenshaw inclinò la testa. «Non posso.» La presa di Christian sull'impugnatura d'argento del bastone, a forma di testa di falco si serrò, ma il suo tono era pigro quando chiese: «Non potete dirlo?». «D'accordo.» Crenshaw sogghignò come un ragazzino che si fosse appena ingozzato di dolciumi. «Vi dirò solo che potrete fare visita e ammirare la mia amata figliola, la prossima estate, nel Devon.» Ware. Pallido e debole. Doveva essere lui, perché la tenuta di famiglia era proprio lì e poi era sempre tra i piedi quando c'erano le sorelle Crenshaw. L'uomo-bambino non avrebbe resistito a una raffica di vento abbastanza forte, tanto meno a un corteggiatore furente e deciso a conquistare Violet. Per sfortuna, la questione non si sarebbe risolta con un incontro di boxe a mani nude. Peccato. E per aggiungere al danno anche la beffa, Ware era un semplice visconte. 12


«Non vedo l'ora.» Christian salutò l'irritante americano e si diresse verso la porta principale, come se non fosse stato respinto da un uomo i cui antenati più recenti erano stati mascalzoni e ladri. Di sicuro lui sarebbe stato un marito migliore per Violet Crenshaw. Il fatto che la sua mancanza di risorse fosse l'unico impedimento lo feriva. Ware era una lumaca. Non avrebbe saputo cosa fare con una donna come lei. L'avrebbe rinchiusa nella sua tenuta temendo, giustamente, che un uomo migliore gliela portasse via. Christian, invece, le avrebbe dato una bella vita. Violet avrebbe potuto dare tutte le feste che desiderava e andare a teatro ogni volta che gliene saltava il ticchio. Avrebbe ballato, amoreggiato e fatto qualsiasi altra cosa socialmente accettabile per una giovane contessa appena sposata, ma sarebbe stata sua e nessun uomo sarebbe stato così sciocco da mettersi in mezzo. La reputazione che si era guadagnato a forza di pugni avrebbe giocato a suo favore. La vecchia ferita alla caviglia gli doleva con il freddo e la pioggia, altrimenti era un banale fastidio che lo faceva zoppicare appena. Portava sempre il bastone con sé quando gli capitava di stare a lungo in piedi, per affrontare un marciapiede irregolare oppure un camminamento acciottolato. Le scale, quelle sì erano un problema. Per quanto ci provasse, salita e discesa erano più lente di quanto gli sarebbe piaciuto e richiedevano l'uso di un corrimano ben saldo. Quel giorno, tuttavia, fu grato per la lentezza della discesa. Gli concesse il tempo di sentire la voce più bella e tormentosa che avesse mai udito. Questo contribuì a dissipare all'istante la sua rabbia. Capì all'istante che era Violet a cantare. La voce lievemente roca che usciva dalla porta chiusa era inconfondibile. Un piacevole brivido gli causò un formicolio lungo la 13


schiena. Quando arrivò in fondo alle scale, la voce tacque, e si udì un discreto applauso. Violet disse qualcosa, ma la sua voce era troppo smorzata per poter distinguere le parole. Seguirono delle risate. La porta della sala della musica si aprì di scatto e una cameriera uscì svelta, lasciandola socchiusa. Un uomo per bene avrebbe continuato a camminare, senza indugiare davanti alla porta semiaperta. Avrebbe sorriso per le risatine che uscivano dalla sala e si sarebbe affrettato verso il suo appuntamento successivo. Tutti sapevano che Christian non era un uomo decente. Anzi, aveva una smodata passione per l'indecenza. Si fermò proprio davanti alla porta socchiusa, fulminato da un turbine giallo pallido e da una chioma castana raccolta in cima alla testa, che passò veloce in quello spiraglio. Il volto della donna non era visibile, ma come per la voce, lui sapeva che era Violet. Lei batté le mani una volta per richiamare l'attenzione delle sue ospiti – tutte debuttanti della sua età – sulla cantante che stava per esibirsi. Christian non riuscì a vedere la povera ragazza, ma la sua voce era terribilmente stridula. Peccato che dovesse esibirsi dopo Violet, la quale nel frattempo era arrivata in fondo alla sala, entrando nel suo campo visivo. Il mondo si fermò. Doveva ammettere che di profilo aveva un naso un po' troppo importante per i suoi lineamenti delicati, e la bocca un filino larga, ma l'insieme era perfetto. Batteva a tempo il piede, cosa che lo fece sorridere perché non era affatto corretto. L'orlo del suo vestito svolazzava mentre la punta della scarpetta saltellava a un ritmo costante. Lui seguì i fremiti del tessuto fino alla vita sottile e al seno fasciato di seta giallo pallido, per finire alla scollatura ornata di gale. Smanioso di dare un'altra occhiata al profilo di lei, portò lo 14


sguardo ancora più in alto, e il cuore quasi gli si arrestò nel petto quando incontrò due occhi scuri e sprizzanti scintille. La bocca di lei si increspò per lo sdegno. Christian aveva incontrato Violet due volte. La prima erano stati presentati a un ballo e si erano scambiati dei convenevoli. L'aveva trovata affascinante e seducente. La seconda era stata in quella stessa casa, diversi giorni prima, quando vi aveva accompagnato Rothschild, deciso a riconquistare la sorella maggiore. Allora avevano parlato. Una conversazione sgradevole. Voi, l'aveva apostrofato Violet, proprio in quell'atrio. Perché siete qui? Perché mi piacciono i fuochi d'artificio, aveva risposto. In quel momento Violet si diresse verso di lui, apparentemente pronta a riprendere la discussione. Con la mano sulla maniglia, guardò nell'ingresso e notò il lacchè di guardia alla porta, prima di lasciare che il suo sguardo si posasse su Christian. «Lord Leigh» disse con voce bassa, e quel suono morbido e roco gli accarezzò piacevolmente l'orecchio. Un sopracciglio elegante si sollevò con fare interrogativo, e lei uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé. «Che sorpresa vedervi di nuovo qui.» «Miss Crenshaw.» Christian inclinò la testa. «Si direbbe che io non riesca a starvi lontano a lungo» la canzonò, solo per vederla arrossire di fastidio. Infatti nei suoi occhi si accese un bagliore. «Siamo davvero fortunati, milord.» Il suo tono implicava il contrario. Non le dispiaceva palesare i suoi sentimenti, anche se era abbastanza raffinata da esprimerli con parole cortesi. Erano passati anni dall'ultima volta che Christian aveva sentito accendersi una scintilla di interesse quando parlava con una donna. Nonostante le sue migliori intenzioni di trattenersi, gli sfuggì una risata. 15


Violet lo guardò apertamente con aria torva. «Vi sembra divertente?» «Stavo solo pensando che adoro i nostri incontri.» Lei ebbe la grazia di arrossire, senza dubbio ricordando quanto fosse stata arrabbiata durante la loro precedente conversazione. Aveva erroneamente creduto che il duca fosse infedele a sua sorella e non aveva certo fatto mistero del suo disappunto. Invece di comportarsi da buon amico e perorare la causa di Rothschild, Christian l'aveva provocata. Deglutendo, poi gli chiese: «Desideravate qualcosa, milord?». Voi. Tutto di voi. «Ho appena incontrato vostro padre» disse invece. «Ah, allora non vi trattengo.» Vortici di fiamme ambrate saettarono verso di lui dal profondo degli occhi castani. No, decise Christian in quel momento, Ware non l'avrebbe avuta. Valeva troppo per uno come lui. Chinando la testa, si congedò. «Buona giornata, Miss Crenshaw.» «Buona giornata a voi, milord.» Lei aprì di nuovo la porta e tornò nella sala della musica. Christian attraversò l'atrio, con il peso del suo sguardo sulla schiena, quando si era aspettato che lei chiudesse subito la porta. Il lacchè gli aprì la porta principale, ma invece di uscire, si voltò a guardarla. Lei stava contemplando le sue spalle, lo sguardo che scorreva lentamente lungo la schiena. Il lampo di attrazione nei suoi occhi castani era inconfondibile. Violet arrossì vedendosi scoperta, e chiuse saldamente la porta. Per qualche battito del cuore, lui rimase a fissare le ve16


nature del legno laccato. Lo sapeva perché li sentì a uno a uno, mentre il sangue gli scorreva nel corpo. Parlare con Violet Crenshaw aveva ogni volta l'effetto di renderlo più consapevole di se stesso e meno di tutto ciò che lo circondava, tranne lei. Era contento della strada che aveva già percorso per assicurarsi la sua mano, strada non del tutto onesta, ma alla fine ne sarebbe valse la pena. Alla fine il lacchè tossicchiò, un po' infastidito. Mentre si dirigeva verso la sua carrozza, Christian decise che avrebbe aggirato i suoi genitori nel tentativo di conquistarla. Erano contrari alla sua proposta, quindi aveva molto più senso avvicinare Violet di persona. Non sarebbe stato facile, dato che si era fatta un'idea sfavorevole di lui a causa di Rothschild, o magari aveva sentito delle voci sui suoi trascorsi, ma lui avrebbe superato ogni ostacolo. Era solo questione di scoprire qual era la cosa che lei desiderava di più al mondo e dargliela. Allora sarebbe stata sua.

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