Legami di famiglia

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IL MEGLIO DI 3 R O M A N Z I D ’A U T O R E



Penny Jordan

LEGAMI DI FAMIGLIA


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Captive at the Sicilian Billionaire's Command The Sicilian Boss's Mistress The Sicilian's Baby Bargain Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2009 Penny Halsall © 2009 Penny Jordan © 2009 Penny Jordan Traduzioni di Maria Paola Rauzi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Collezione Harmony luglio 2013; agosto 2013; settembre 2013 Questa edizione Il Meglio di Harmony gennaio 2018 IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X Periodico mensile n. 218 dello 09/01/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 777 dello 06/02/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Un'invitante scoperta Pagina 163

Notte di passione Pagina 319

Il magnate dal cuore di tenebra



Un'invitante scoperta



Prologo Rocco si tolse il casco di protezione che indossava mentre mostrava a dei potenziali investitori il nuovo resort con annessa spa che stava realizzando in Sicilia. Si passò impaziente una mano tra i folti capelli neri intanto che rispondeva laconico al cellulare. «Hai bisogno, don Falcon?» Il fratello maggiore non reagì di fronte a quell'ironico uso del suo titolo e si limitò ad annunciare: «L'abbiamo trovata. Questo è il suo indirizzo a Londra. Sai cosa fare». Falcon terminò la telefonata senza lasciargli il tempo di rispondere e a lui non restò che rimettersi il casco e accompagnare gli altri negli uffici realizzati appositamente sul cantiere.

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1 Un rumore sordo per strada spinse Julie a guardarsi alle spalle e a controllare automaticamente la logora borsa che teneva attaccata al corpo. Quello era un quartiere poco sicuro e una delle responsabili del nido l'aveva avvertita di non lasciare mai i documenti a casa visto l'alto numero di furti, con il risultato che adesso portava sempre con sé i passaporti. «Ms Simmonds?» Lei sussultò spaventata e si voltò di colpo ritrovandosi di fronte un uomo che le bloccava l'accesso all'appartamento che aveva affittato. Le bastò un'occhiata per capire che non si trattava di un ladro. La macchina lussuosa parcheggiata lì accanto era una prova più che sufficiente. Annuì con la testa. «E questo è suo figlio?» Julie si irrigidì e si strinse forte al petto il nipote. Dopotutto, adesso Josh era suo figlio. La gelida pioggia di marzo, che era iniziata a scendere non appena uscita dal negozio dove lavorava part-time, le aveva inzuppato il cappotto e i capelli biondi lisci raccolti in una coda di cavallo. 10


Stava morendo di freddo eppure era intrappolata in mezzo alla strada con un uomo che le stava facendo domande a cui non voleva rispondere. «Se è un ufficiale giudiziario...» iniziò con una voce carica di disprezzo. Il cuore le batteva a mille per la paura. Josh era suo e non aveva motivo di temere quello sconosciuto, anche se non era la madre naturale del bambino. Ecco quello che succedeva a vivere alla giornata con il costante incubo che comparisse all'improvviso qualcuno a chiedere denaro. Ti faceva sentire in colpa benché non ce ne fosse alcun motivo. Se erano soldi che quel tipo cercava allora stava perdendo il suo tempo. Non aveva senso mandare ufficiali giudiziari quando non c'era più niente da prendere ed era ancora più inutile desiderare che i genitori avessero fatto un altro tipo di testamento. Essendo l'unica sopravvissuta avrebbe dovuto ereditare qualcosa; magari abbastanza da saldare i debiti di sua sorella e acquistare una piccola casa per sé e per Josh. Purtroppo, secondo il suo avvocato, data la situazione complicata sarebbe occorso del tempo prima di sistemare le cose. Il fatto era che i suoi genitori, sua sorella e James, il suo fidanzato, nonché il padre e la madre di lui, erano tutti morti nello stesso disastro ferroviario insieme ad altre venti persone. Per lei era stato uno shock terribile e si era ritrovata di colpo con il nipotino da accudire e i debiti di Judy da pagare. 11


Oltre al fatto, naturalmente, di dover venire a patti con la perdita di James. Quando aveva dovuto organizzare i funerali per la sua famiglia aveva pensato che forse Judy volesse essere sepolta con James, ma Annette, la sorella, si era opposta insistendo che il fratello doveva riposare accanto ai genitori. Aveva presenziato a entrambe le cerimonie funebri e aveva scoperto che Annette era una donna algida, esattamente come l'aveva descritta James. «Tieni quel bambino lontano da me!» aveva esclamato allontanandosi. «Questo cappotto costa una fortuna ed è di puro cachemire.» James le aveva raccontato che Roger, il ricco marito che lavorava in banca, desiderava disperatamente una famiglia, ma che la sorella era assolutamente contraria all'idea. Avevano una bella casa a Chelsea, dove lei intratteneva gli amici e colleghi del consorte. James... Julie trattenne le lacrime. Il suo unico e solo amore. Il suo primo e ultimo amante. Se soltanto le cose fossero andate diversamente... Se fosse stata lei a concepire suo figlio... Se... La sua perdita la faceva soffrire terribilmente. Con la sua morte si era spenta anche la speranza che un giorno potesse tornare da chi l'aveva amato veramente. Rocco osservò l'alternarsi di emozioni negli occhi grigi insolitamente espressivi di quella donna. L'unica sua parte che sembrasse viva. Non aveva mai visto una ragazza così scialba. 12


«Un ufficiale giudiziario?» disse sprezzante prima di aggiungere: «Il motivo per cui sono qui riguarda fondamentalmente una questione di riappropriazione». Riappropriazione? Ormai non era rimasto più nulla nell'appartamento che potesse essere preso. Le luci della strada illuminavano i tratti del suo viso, un misto di arroganza e crudeltà bizantina. Era il volto di un uomo che non conosceva pietà o compassione. Rocco non riusciva a capire cosa ci avesse visto il fratellastro in quella pallida ragazza inglese. Era magra al punto da sembrare malnutrita, senza fascino né personalità. Forse, però, era ingiusto. Magari, durante le feste a base di champagne e droga che amava organizzare il fratellastro, si era distinta nello squallido modo che Antonio amava tanto. Fu sopraffatto dal disgusto per quello stile di vita e per la moralità della donna che aveva di fronte. Ma ancora di più per il senso del dovere che gli era stato inculcato fin dalla nascita. Sin dall'inizio era stato contrario a quella storia. Il posto di un bambino era con la madre. Falcon, però, aveva puntualizzato che il piccolo sarebbe stato sempre con lei dal momento che il suo compito era quello di portare entrambi in Sicilia. In effetti, adesso che aveva constatato con i propri occhi le condizioni precarie in cui vivevano, dovette ammettere che il suo intervento sarebbe stato a beneficio di tutti e due. Aveva freddo e doveva portare in casa Josh, ma 13


lui era lì, di fronte a lei, e non si spostava. Il nipote non si era ancora ripreso del tutto da una brutta tosse. Purtroppo, da quando era nato, a gennaio, il piccolo aveva avuto un sacco di problemi. Tanto per cominciare c'era il fatto che Judy non lo aveva mai desiderato. Poi si era scoperto che non riusciva a nutrirsi correttamente per un problema di anchiloglossia. A quel punto aveva dovuto subire un piccolo intervento chirurgico a cui era seguita una infezione, grazie alla incuria di sua sorella, che aveva comportato ulteriori problemi di alimentazione. Infine, il destino lo aveva privato di entrambi i genitori e dei nonni. Ma lei lo avrebbe amato e protetto. Dopotutto era la sola cosa che le era rimasta di James e della sua famiglia. Ed era ciò che aveva silenziosamente promesso di fare all'uomo che aveva amato profondamente. James si era sentito così orgoglioso ed eccitato quando aveva scoperto che Judy era incinta... Rocco stava perdendo la pazienza. In fondo era un Leopardi e i Leopardi avevano governato sulle loro terre in Sicilia fin dai tempi delle crociate. Era cresciuto in un ambiente in cui essere un Leopardi significava che la propria parola era legge. «Non so di cosa si deve riappropriare, ma mio figlio ha freddo e lo devo portare in casa» disse Julie. Non voleva aprire la borsa davanti a uno sconosciuto, tuttavia doveva recuperare le chiavi. Impresa non facile con in braccio Josh e quando scorse l'espressione irritata e impaziente sul volto dell'uomo si rese conto che tentare di essere discreta sarebbe stato soltanto una perdita di tempo. 14


«Lascia che tenga io il bambino» le disse Rocco usando un tono più informale per rassicurarla. Lei spalancò gli occhi stupita da quella offerta. Sembrava quasi che fosse perfettamente a suo agio con bambini così piccoli. «Hai figli?» gli chiese arrossendo per quella domanda inappropriata. «No» rispose lui in modo così secco da indurre Julie a tenersi stretta Josh. Purtroppo, nella disperata ricerca delle chiavi, rovesciò parte del contenuto della borsa sulla strada bagnata: una serie di conti di sua sorella da pagare, il passaporto suo e di Josh... Rocco aggrottò la fronte nel notare i documenti in mezzo agli altri oggetti sparsi a terra. Ignorando le sue proteste si chinò a raccoglierli. Come doveva interpretare la presenza dei passaporti nella borsa? Probabilmente un segno del destino che avrebbe reso più semplice e facile il suo compito. Ma chi se ne andava in giro con il passaporto addosso? Evidentemente chi non voleva trovarsi impreparato nel caso in cui si fosse presentata l'occasione di lasciare il paese. Immaginava fosse una circostanza abbastanza comune tra le donne d'alto bordo che aveva frequentato il fratellastro. Quella che aveva davanti, però, non ne aveva di certo l'aspetto. Le restituì tutto, compreso le chiavi. Julie sospirò di sollievo. Non sapeva precisamente di cosa aveva paura, comunque adesso si sentiva più rilassata. «Il bambino va riparato dalla pioggia» le disse lui autoritario. Quindi le posò una mano sul gomito fa15


cendola avanzare verso la sua auto. «La mia macchina è lì.» Lei non capì se si fosse mossa per volontà propria, oppure spinta dal vento e dalla presa dello sconosciuto. Rabbrividì domandandosi quali fossero le sue intenzioni. Che cosa voleva veramente? Ovviamente non lei. Ogni gesto e movimento di quell'uomo suggeriva un disprezzo per chiunque non fosse al massimo. Tutto ciò che doveva fare era chiedergli di scostarsi. Ormai aveva il braccio indolenzito. Sistemò meglio Josh in cerca di sollievo. «Lascia che lo prenda io» le disse Rocco avvicinandosi al piccolo. «Che cosa vuoi? Chi ti ha mandato?» lo aggredì Julie in ansia. «Non mi ha mandato nessuno» ribatté lui freddo. «Inoltre sarebbe meglio che mi chiedessi da dove vengo.» «Perché dovrei farlo? Non capisco di cosa diavolo stai parlando.» «No? Provengo dalla famiglia e dal paese a cui appartiene questo bambino.» Gli occhi di lei, dello stesso grigio azzurro di quel cielo londinese di marzo, si spalancarono per lo shock e la paura allorché il significato delle sue parole le penetrò il cuore, il quale iniziò a battere forsennatamente. «Vieni dalla Sicilia?» «Sì, vengo dalla Sicilia.» Quella era decisamente l'ultima cosa che Julie si sarebbe aspettata, tuttavia bastò a terrorizzarla. «Chi sei?» 16


Rocco non era abituato al fatto che qualcuno mettesse in discussione la sua identità. La fissò con disprezzo dall'alto del suo metro e ottantasei incrociando le braccia al petto. «Sono Rocco Leopardi e adesso che ho risposto alla tua domanda potresti darmi mio nipote e salire in macchina?» Suo nipote? Quindi non era Antonio, il ricco playboy siciliano con cui sua sorella aveva avuto una storia il maggio precedente nel sud della Francia, e che Judy le aveva fatto solennemente promettere di tenere nascosta a James. Una ingiustificata sensazione di sollievo le fece momentaneamente abbassare la guardia e allentare la presa sul piccolo addormentato. Temendo che cadesse lui lo afferrò immediatamente e aprì la portiera posteriore dell'auto. «Cosa stai facendo?» esclamò Julie spaventata quando lo vide sistemare Josh in un seggiolino per neonati. I suoi gesti erano teneri e protettivi, tuttavia quella attenzione aumentò i suoi timori. «Lo sto semplicemente mettendo al riparo mentre parliamo. Per poco non lo lasciavi cadere.» «Non è vero» negò lei. «Stai cercando di portarmelo via, non è così?» Rocco la fissò con un'espressione indecifrabile. Avrebbe dovuto immaginare che era una donna facile all'isteria. Julie si chiese se sapeva che non era la madre di Josh. Le avrebbe detto che non aveva alcun diritto su di lui? In fondo era il tipo d'uomo che non si sarebbe fermato di fronte a niente e a nessuno pur di ottenere ciò che voleva. 17


Dall'altra parte della strada vide arrivare una coppia. Aprì la bocca per gridare aiuto lasciando che l'istinto di protezione verso il nipote prevalesse sul suo disprezzo per qualsiasi genere di scenata. «Senti...» Rocco stava per dirle di non esagerare quando si rese conto che fissava una coppia che si stava avvicinando. Capì subito le sue intenzioni e reagì di conseguenza: la strinse forte tra le braccia e zittì la sua richiesta di soccorso catturandole le labbra con le sue. Normalmente l'ultima cosa che avrebbe pensato di fare era baciare una femmina come quella. Non solo non la trovava fisicamente attraente, ma la ripugnava anche moralmente. Magra, bionda e pallida, sarebbe stata pronta a fare sesso con qualunque uomo glielo avesse chiesto purché fosse ricco. A lui piacevano donne attraenti, intelligenti e orgogliose di ciò che facevano. Suo padre apparteneva a una delle più antiche e aristocratiche famiglie siciliane e lui stesso aveva un titolo di cortesia, tuttavia si era costruito un impero personale grazie alla sua determinazione e capacità. Al momento opportuno si sarebbe sistemato con una compagna che capisse le esigenze legate alle sue origini; una donna che si sentiva a sua agio sia a casa che al lavoro; una donna disinteressata agli eccessi tanto amati dal fratellastro e dalle sue equivoche partner sessuali, e pronta a disdegnarli con la sua stessa intensità. Sicuramente doveva essere una donna che condivideva la sua profonda sensualità. Una cosa però che non avrebbe dovuto assoluta18


mente fare era innamorarsi di lui, o aspettarsi che ricambiasse quei sentimenti. Sua madre aveva amato il marito e quell'amore l'aveva distrutta. Questo non sarebbe mai accaduto con lui: non aveva alcuna intenzione di diventare né la vittima né, tantomeno, lo spietato responsabile di quella persecuzione, ossia suo padre. La ragazza si era irrigidita tra le sue braccia e poteva percepire il battito furioso del suo cuore. Aveva paura? Di cosa? Di lui? Il pensiero di spaventare una persona debole e vulnerabile gli era assolutamente ripugnante. Ma com'era possibile che quella giovane fosse terrorizzata, dopo essersi concessa a quel depravato del suo fratellastro? Non rientrava di sicuro nello stile di Antonio una donna che si lasciava intimorire dal tocco di un uomo. Inoltre, stando a ciò che Falcon aveva scoperto sul suo conto, si trattava di una di quelle modelle glamour ampiamente in sintonia con gli stravizi del fratellastro. Peccato che adesso non ci fosse niente di remotamente glamour in lei. Eppure, la sua bocca era inspiegabilmente morbida e piena e la sua snellezza così disarmante da spingerlo a desiderare di tenerla stretta a sé e farsi strada con la lingua tra le sue labbra serrate. Il vero motivo per cui Julie era finita fra le sue braccia era stato superato da tutta una serie di altre sensazioni che non avevano nulla a che vedere con il panico. James era stato l'unico uomo da cui si era lasciata baciare e stringere in quel modo, pensò dolorosa19


mente, tuttavia sentiva che la sua determinazione a resistere allo sconosciuto stava venendo meno. Alla fine, la pressione della lingua di lui abbatté le sue resistenze con la facilità con cui il sole siciliano era in grado di sciogliere la neve invernale. La sua debolezza venne risucchiata inesorabilmente dalla sua forza. I suoi sensi la tradirono. Era così che un tempo aveva sognato di essere baciata da James... prima che diventassero amanti e prima che la lasciasse per Judy. Era già stato terribile ascoltare James confessarle con gentilezza che si era innamorato di sua sorella, benché avesse apprezzato i momenti trascorsi insieme, ma la cosa più dolorosa erano state le confidenze di Judy quando, in un momento di ebbrezza totale, le aveva rivelato di non sapere con certezza chi fosse il padre del figlio indesiderato che aspettava. Aveva ammesso che avrebbe anche potuto essere del ricco siciliano con cui aveva avuto una relazione e che si rifiutava di rispondere alle sue lettere. Comunque, alla fine, aveva fatto credere a James che fosse suo e in effetti poteva essere vero dal momento che erano finiti a letto insieme non appena tornata a casa. Le parole di Judy erano state una vera tortura per lei, pensò avvinghiandosi a Rocco perché erano i suoi baci che James avrebbe dovuto desiderare, il suo tocco e il suo corpo... Persa in quelle emozioni ebbe la sensazione che l'uomo che la stava stringendo si fosse trasformato in James, per cui rispose con tutta la forza del suo desiderio represso e del suo amore per lui. 20


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Romanzo

Notte di passione



1 Il letto su cui entrambi giacevano nudi era alto e drappeggiato con lenzuola di seta, la cui morbidezza era nulla in confronto alle carezze e ai baci passionali di lui. Il suo volto era in ombra, ma lei ne conosceva i tratti a memoria, a partire dall'intensità bruciante dei suoi occhi scuri, fino all'arroganza del suo profilo e l'esplicita sensualità della bocca. Il solo guardarlo era sufficiente a eccitarla e lei era l'unica donna in grado di completarlo. Erano fatti l'uno per l'altra. Una coppia perfetta e lo sapevano. Soltanto lì con lui era veramente se stessa e riusciva ad abbassare la guardia per condividere il suo desiderio e il suo amore. Quell'uomo la faceva impazzire in mille modi diversi e il suo corpo rabbrividì al deliberato e lento tocco della punta delle sue dita sul suo seno. Trattenne il respiro e chiuse gli occhi. La mano di lui si abbassò verso il suo ombelico e poi più in basso... Leonora si riscosse colpevolmente dal suo sogno a occhi aperti e si ammonì che, se non avesse inizia165


to a prepararsi, sarebbe stata in ritardo. Era una sciocca e sicuramente i suoi fratelli sarebbero stati d'accordo con lei. Poteva immaginare benissimo la derisione con cui avrebbero accolto le sue fantasie e il segreto della sua natura profondamente sensuale. Era questo il problema quando si era la figlia sandwich in mezzo a due fratelli maschi. Erano nati tutti e tre molto vicini: Piers aveva soltanto diciotto mesi più di lei e Leo un anno di meno. Il fatto che avessero perso la madre da piccoli, investita da un'auto mentre li stava venendo a prendere a scuola, li aveva terribilmente provati, così come il padre, un ex atleta professionista che aveva rilevato una società di abbigliamento sportivo. Il genitore aveva sempre assecondato una certa competizione tra i suoi figli, convinto che fosse un ottimo modo per prepararli al mondo degli adulti. Era anche un uomo impassibile. Dopo la morte della madre, Leonora aveva sentito la necessità di impegnarsi ancora più duramente per essere "una dei ragazzi" di suo padre, per cui guai a perdere la faccia piangendo. Il padre li amava moltissimo, tuttavia non era mai stato molto bravo a mostrare il suo affetto a una bambina orfana di mamma. Non che lei gliene facesse una colpa. Anzi, era protettiva sia con lui che con i fratelli ed erano una famiglia unita. Il genitore si era risposato tre anni prima e vederlo felice con la seconda moglie le aveva fatto capire quanto si era persa con la scomparsa di sua madre. Era soltanto l'orgoglio che la spingeva ad andare avanti mentre lottava contro il crescente bisogno di 166


essere la donna che istintivamente sapeva di essere, e non il maschiaccio competitivo che voleva il padre. A volte si sentiva così perduta e indifesa da temere che non avrebbe mai trovato la vera se stessa. Le rare occasioni in cui ci provava i suoi fratelli la prendevano subito in giro così che si ritirava immediatamente nell'ostilità combattiva della sua infanzia. Oppure cercava rifugio nei suoi sogni privati. Il fatto che avesse bisogno di fantasticare di essere con un uomo che l'amava e la desiderava e con cui faceva del fantastico sesso, invece di sperimentarlo nella realtà, era in parte il risultato della maniera in cui era cresciuta. Ascoltare i suoi fratelli discutere delle loro conquiste l'aveva resa diffidente verso i maschi perché non voleva essere giudicata come facevano Piers e Leo con le loro ragazze. Leonora non si considerava un tipo ipersensibile, ma c'era qualcosa nel modo in cui i suoi fratelli parlavano delle donne, dando un punteggio per la loro disponibilità e abilità sessuali, che l'aveva persuasa a non voler correre il rischio che qualcuno raccontasse di lei agli amici come facevano loro. Per questo motivo aveva messo a tacere la profondità della sua natura passionale, mascherandola con un atteggiamento brusco. E mentre le altre ragazze della sua età prendevano confidenza con la loro sessualità, lei aveva imparato a temere la sua. Adesso, naturalmente, era diverso. Piers e Leo erano cresciuti; avevano ventisette e ventiquattro anni e avevano smesso di discutere in pubblico della loro vita intima. 167


Anche lei era diventata grande e a venticinque anni si sentiva a disagio per il fatto di essere ancora vergine. Per fortuna nessuno ne era al corrente, soprattutto i suoi fratelli. Non che pensasse spesso alla sua mancanza di esperienza. Aveva cose più importanti di cui preoccuparsi come, per esempio, trovarsi un lavoro. O meglio, ottenere quel lavoro, ammise entrando nella doccia e aprendo il rubinetto dell'acqua. La sua pelle era ancora abbronzata a seguito della breve vacanza che aveva fatto in ottobre alle Canarie. I seni erano tondi e sodi, ma non abbastanza piccoli da poter evitare di indossare il reggiseno. Da ragazza aveva detestato la restrizione di quegli indumenti femminili mentre doveva competere con il fratello maggiore e tenere allo stesso tempo a bada quello minore. Purtroppo quello era il destino dei figli sandwich. Dopo una rapida doccia si asciugò e attraversò la stanza con le sue gambe lunghe e snelle. I capelli scuri erano un groviglio di ricci. L'uniforme era stesa sul letto e alla sua vista il suo cuore sobbalzò. Leo si era lamentato moltissimo a Natale quando erano tornati a casa nel Gloucestershire ed era sparita la sua divisa di ricambio. Era sicura che qualche membro della famiglia l'avrebbe accusata, soprattutto dal momento che il fratello le aveva promesso di lasciarle prendere il suo posto. Fortunatamente nessuno aveva detto niente. La povera Mavis, che lavorava nella tintoria due strade dopo il suo piccolo appartamento londinese, aveva protestato che era impossibile sistemarle la giacca, per non parlare del cappello. Leonora, però, 168


le aveva detto di avere la massima fiducia nelle sue capacità e alla fine la sua perseveranza era stata premiata. Molti suoi amici pensavano che fosse fortunata a lavorare come freelance, dando lezioni private di mandarino; a ogni modo non era stato per diventare un'insegnante che aveva sfruttato il suo dono per le lingue. Era stata lei la prima a dichiarare di voler diventare un pilota di linea. Peccato, però, che era il fratello minore che adesso svolgeva il lavoro dei suoi sogni, ossia pilotare i jet di una compagnia aerea privata posseduta da un milionario italiano con sede nei pressi di Firenze. Lei invece, malgrado le sue qualifiche, doveva insegnare mandarino. Purtroppo, come aveva commentato in più occasioni suo fratello maggiore, era colpa sua se aveva insistito a scegliersi una professione particolarmente difficile per una donna. Naturalmente c'erano piloti femmine, tuttavia non era un lavoro noioso in qualche aeroporto locale inglese quello che lei voleva e per cui aveva studiato. No, le sue aspirazioni erano molto più alte. In quanto figlia di mezzo, Leonora aveva la sensazione di avere dovuto lottare tutta la vita per fare sentire la propria voce e imporre la sua presenza. Be', sicuramente era ciò che avrebbe fatto quel giorno sostituendosi al fratello a bordo del jet che apparteneva al proprietario della Avanti Airlines. Leo aveva provato a farla desistere, ma lei gli aveva ricordato che le doveva ancora un regalo per il suo compleanno e un grande favore per avergli presentato Angelica, la sua splendida fidanzata polacca. 169


«Sii ragionevole» aveva protestato lui. «Non posso lasciarti prendere il mio posto.» Leonora non aveva nessuna intenzione di essere ragionevole. Quell'aggettivo andava bene per le ragazze sicure della propria sessualità e adorate dagli uomini. Non per una come lei, che si comportava come un maschio, sempre pronta a nuove sfide. Lo aveva fatto per così tanto tempo che ormai era convinta di non riuscire più a trovare la strada per tornare a essere la donna che avrebbe dovuto. Era molto più facile adesso continuare a essere originale, sfidare i suoi fratelli, o qualsiasi altro uomo, e vincere piuttosto che ammettere di desiderare di essere un genere diverso di ragazza. Alessandro lasciò la riunione a cui aveva partecipato a Londra con la fronte aggrottata ed era ancora corrucciato quando scese dalla limousine di fronte al Carlton Tower Hotel, malgrado fosse andata bene. Camminava con sicurezza e arroganza; i tratti del volto abbronzato potevano essere quelli di un imperatore romano. I capelli neri erano corti e ricci e gli occhi di uno straordinario grigio scuro. Si muoveva con la grazia e l'agilità di un cacciatore pronto a catturare la preda. Gli uomini lo trattavano con rispetto e le donne, abbagliate dalla sua bellezza, lo desideravano. L'usciere lo riconobbe e lo salutò per nome e la receptionist lo guardò di sottecchi mentre attraversava il foyer. La causa della sua irritazione si trovava nella tasca della sua giacca: un invito formale, accompagnato da una lettera che era più un ordine che una richiesta, da 170


parte di suo fratello maggiore, il quale pretendeva la sua presenza quel fine settimana per festeggiare i novecento anni del loro casato. Le celebrazioni sarebbero iniziate la sera successiva nel castello di famiglia in Sicilia. Naturalmente era dovere dei fratelli minori sostenere Falcon, così come lui aveva sempre fatto durante gli anni della loro infelice infanzia. Rocco, il più giovane di tutti, sarebbe stato assente perché era in viaggio di nozze e lui aveva pensato di riuscire a passarla liscia grazie alle trattative in cui era coinvolto per l'acquisto di una nuova linea aerea. Purtroppo, quell'invito formale che Falcon gli aveva inviato insieme alla lettera, lo obbligava a presenziare all'evento. Lui e il fratello maggiore sarebbero stati gli unici figli a partecipare visto che Rocco era in luna di miele e Antonio, il loro fratellastro, era rimasto ucciso in un incidente stradale, con il risultato che il cuore del padre, che lo aveva amato più di tutti loro, era peggiorato al punto che non sarebbe vissuto a lungo. Soltanto Falcon e Rocco potevano capire perché lui provava così poca pena al pensiero della dipartita del genitore dato che avevano condiviso la medesima infanzia. Era Antonio che il padre aveva prediletto, non loro. Nessuno, in realtà, li aveva amati; nemmeno dalla madre avevano ricevuto affetto perché purtroppo era morta dopo la nascita di Rocco. Alessandro guardò attraverso la finestra e, al posto dei giardini del Carlton, nella sua mente fece capolino Castello Leopardi e la stanza dove il padre lo 171


aveva deriso perché piangeva per la scomparsa di sua madre. «Soltanto un debole e uno sciocco piange per una donna. Ma in fondo è questo che sei: un inutile secondogenito che verrà sempre dopo. Ricordatelo quando sarai un uomo» gli aveva detto il padre. Quelle parole lo avevano perseguitato, ma anche motivato. A ogni modo non era stato nemmeno Falcon, il primogenito, quello amato di più dal principe, bensì Antonio, il figlio avuto dalla donna che era stata la sua amante per anni prima di diventare la sua seconda moglie e che aveva umiliato la madre. Antonio, così manipolatore e consapevole del potere che aveva sull'affetto del padre, lo aveva usato costantemente a suo vantaggio. Nessuno di loro tre aveva mai provato simpatia nei suoi confronti, ma lui aveva anche una ragione in più per detestarlo rispetto agli altri. Ormai avrebbe dovuto porre una certa distanza emotiva dal bambino che era cresciuto sentendosi ripetere che il suo unico ruolo nella vita era quello dell'erede di scorta nel caso fosse successo qualcosa a Falcon, tuttavia le ferite per quella sensazione di dover sempre giustificare la propria esistenza e dimostrare di valere qualcosa erano ancora aperte. Il giorno della festa per il suo settimo compleanno, durante un litigio con Antonio in cui il fratellastro aveva iniziato a insultarlo sostenendo di essere il preferito del padre, aveva ribattuto che lui era il secondogenito. Il principe era intervenuto dicendogli freddo: «Sei stato concepito nel caso dovessi prendere il posto di 172


Falcon. Tu personalmente non sei niente. Il secondo figlio non ha alcun valore finché c'è il primo. Oh, come avrei voluto che Antonio fosse il mio unico erede». Il padre aveva voluto umiliarlo e farlo sentire inferiore, invece le sue parole avevano avuto l'effetto opposto scatenando in lui una forte determinazione a costruirsi una vita che non avesse nulla a che fare con il nome dei Leopardi o l'influenza del patriarca. Aveva voltato le spalle al mondo feudale della sua famiglia per abbracciare quello moderno, dove un uomo veniva giudicato per il suo acume negli affari e il successo personale. Aveva adottato il cognome della madre al posto del suo, lo stesso che campeggiava orgogliosamente sui velivoli della flotta che lo aveva reso milionario. Aveva ampiamente dimostrato di non avere bisogno dell'aiuto di suo padre e ormai non reagiva più con rabbia quando si riferivano a lui come a un Leopardi. Adesso era diventato anche più facile accettare quel cognome perché non aveva più bisogno di cercare una identità propria. Non era più un erede in attesa, bensì un primo tra pari. Ciononostante, Falcon gli aveva ricordato senza tanti giri di parole che era ancora un Leopardi e che quindi aveva dei precisi doveri verso la famiglia. Alessandro provava un grande rispetto verso il fratello maggiore, tuttavia il loro rapporto era stato offuscato non solo dal padre, ma anche dal ricordo di Sofia. Ormai era passato un decennio da quando aveva deliberatamente sfidato Falcon in ogni modo possibile, arrivando al punto di scontrarsi per la stessa 173


donna; scontro da cui era uscito vincitore il fratello maggiore. Ora, però, non era più un ventiseienne insicuro, bensì un uomo adulto di successo che non doveva più dimostrare niente a Falcon. O a se stesso. Ma la verità era che la sua riluttanza a partecipare alle celebrazioni di famiglia dipendeva da quelle due parole sull'invito: e ospite. Il suo orgoglio insisteva che non poteva presentarsi senza una compagna, fatto che suo padre avrebbe interpretato come un fallimento, ma allo stesso tempo sapeva che se in quel momento ci fosse stata una donna nella sua vita e nel suo letto non l'avrebbe voluta portare con sé perché temeva di subire la stessa umiliazione sperimentata con Sofia. Alessandro intuiva che la sua era una reazione irrazionale. Forse, dopotutto, suo padre aveva ragione a sostenere che era un codardo e una seconda scelta. A ventisei anni era stato così orgoglioso di presentare a Falcon Sofia, una modella che aveva conosciuto a Milano, spinto dal desiderio di dimostrare di non essere da meno a nessuno. Era rimasto lusingato quando lei aveva iniziato a flirtare con lui, anche se aveva un paio di anni in più, senza rendersi conto che in realtà era alla ricerca di un marito ricco. Adesso capiva di avere confuso l'amore con il desiderio fisico e che in fondo doveva essere riconoscente a Falcon per avergli aperto gli occhi su di lei. In seguito, il fratello gli aveva spiegato che il motivo per cui aveva sedotto Sofia era stato per dimostrargli che razza di donna fosse e per proteggerlo come era suo dovere fare, essendo il maggiore. Senza l'amore e la protezione del padre, il compito 174


di occuparsi dei fratelli minori era ricaduto sulle spalle di Falcon e lui aveva preso seriamente quella responsabilità. Alessandro lo sapeva, tuttavia il modo in cui era intervenuto era stato così umiliante da indurlo a credere che tutte le donne fossero inaffidabili e pronte a concedersi all'uomo più ricco e potente che potevano trovare, indipendentemente dal fatto che fossero già impegnate con un altro. Soprattutto se c'era nei paraggi il suo carismatico fratello. Quell'esperienza aveva segnato un punto di svolta nella sua vita. Oltre ad avere fatto sì che nessuna delle sue amanti incontrasse Falcon, aveva deciso di liberarsi della sua etichetta di secondogenito, e quindi di seconda scelta, e spezzare le catene di quella indesiderata prigione. Aveva lasciato la Sicilia e si era trasferito a Milano, dove aveva iniziato un piccolo trasporto aereo per le creazioni di stilisti famosi destinate alle sfilate internazionali. Poi era passato ai passeggeri e a voli privati di lusso, così da coprire tutti i campi di una compagnia aerea moderna. Insomma, aveva imparato che essere il membro di una famiglia titolata era un elemento che poteva essere sfruttato cinicamente e deliberatamente alla pari della potente sensualità che aveva scoperto di possedere nei mesi che erano seguiti al tradimento di Sofia. La corazza che si era costruito in quanto Alessandro Leopardi era semplicemente una immagine che proiettava per motivi d'affari e concepita apposta per quello scopo. Si trattava comunque di un'armatura che poteva rimuovere in qualsiasi 175


momento, anche se sapeva che dentro di sé restava sempre aperta la ferita dell'erede di scorta. Alessandro ricordava poco la madre, che era morta subito dopo la nascita di Rocco, quando lui aveva due anni. Tutti quelli che l'avevano conosciuta sostenevano che era una santa. Troppo per un marito che l'aveva umiliata pubblicamente con la sua amante. Prese una bottiglia d'acqua dal frigo bar della sua suite e se ne versò un bicchiere. Poteva sentire il cartoncino dell'invito formale premere contro il fianco con la stessa intensità con cui il suo dovere verso il sangue dei Leopardi schiacciava la sua coscienza. Lui e Rocco dovevano molto a Falcon, che li aveva guidati e protetti. Era stato un impegno gravoso per un ragazzino e non c'era da stupirsi che gli avesse sempre imposto il suo senso del dovere e che lo facesse ancora adesso. Falcon aveva scritto sull'invito Alessandro Leopardi e ospite. Era una sfida? Non si sentiva mai a suo agio quando doveva tornare al castello dove era cresciuto. Conteneva troppi tristi ricordi. Se doveva recarsi in Sicilia preferiva stare nel palazzo di famiglia in città. Casa per lui, adesso, era ovunque si trovava, benché avesse un appartamento a Milano, un altro a Firenze e una villa in una enclave esclusiva vicino a Positano. Controllò l'ora. Sarebbe volato con il suo jet a Firenze e avrebbe trascorso la notte nell'appartamento che aveva ricavato nel palazzo appartenuto a sua madre. «Ascolta, Leonora, non credo proprio che sia una buona idea.» 176


«Io, invece, sì e poi me l'hai promesso.» Leo gemette. «Mi hai estorto questa promessa con l'inganno dopo che avevo bevuto uno dei rossi migliori di papà» ribatté frustrato alzandosi in piedi con l'espressione di quello che era stato appena raggirato dalla sorella maggiore più furba. «Hai accettato che la prima volta che avessi portato il tuo capo a Londra con il suo aereo io avrei potuto riportarlo indietro.» «Ma perché? Lui odia le donne pilota.» «Lo so. Ha respinto più volte le mie richieste di lavoro.» «Spero che tu non abbia intenzione di fare niente di stupido tipo fiondarti nel suo ufficio dicendogli di avere pilotato per chiedergli un posto? Avresti tanta possibilità di successo quanto quella di finire nel suo letto.» Leonora sapeva tutto sulle splendide amanti del milionario siciliano che possedeva la compagnia aerea per cui lavorava il fratello minore e di sicuro non voleva che Leo capisse come l'avesse ferita il suo commento, dando per scontato che non fosse abbastanza donna da attrarre l'interesse di un uomo dello stampo di Alessandro Leopardi. L'unica cosa certa era che voleva essere uno dei suoi piloti. «Ovvio che non ho nessuna intenzione di chiedergli un lavoro» gli disse incrociando le dita dietro la schiena. Era un pilota bravo, se non migliore del fratello, ed era convinta che, se lo avesse dimostrato ad Alessandro Leopardi, lui le avrebbe offerto il posto. E lei voleva entrare nella squadra del suo esclusivo servizio di trasporto passeggeri in tutto il mondo. 177


«Non puoi pensare davvero di cavartela» protestò Leo. «Non lo penso. Lo so» gli disse lei decisa. «Da quando mi hai fatto pilotare il nuovo jet ho fatto ore di volo extra e probabilmente adesso lo conosco meglio di te.» Leonora non volle soffermarsi su quanto le fossero costate quelle ore e alle lezioni di mandarino che aveva dovuto dare per guadagnare i soldi necessari. «Okay, puoi pilotare l'aereo, però non hai l'uniforme.» «Ta-dah!» esclamò lei aprendo il cappotto ed estraendo il cappello dal sacchetto del supermercato in cui lo aveva nascosto. Leo sospirò. «Lo sai che se si scopre perderò il lavoro, vero?» «Stai tranquillo» lo rassicurò Leonora. «Capitan Leo Thaxton al suo servizio.» Il fratello gemette di nuovo. «Non è già abbastanza che tu mi abbia rubato la divisa? Dovevi anche usare il mio nome?» «No. È anche il mio nome. In realtà, fino a questo momento, non avevo mai avuto motivo di essere contenta di questa balzana idea dei nostri genitori di chiamarci praticamente nello stesso modo.» «E cosa facciamo con il copilota?» «Non è Paul Watson? Quello che ha infranto le regole di Alessandro Leopardi riguardo al fatto che i piloti non devono intrattenersi con le hostess? Sono sicura di riuscire a convincerlo che sarà meglio tenere la bocca chiusa.» «Non avrei dovuto raccontarti niente di Paul. Mi ucciderà.» 178


Leonora lo ignorò. «Adesso andiamo. Ho bisogno che mi accompagni all'aeroporto e che mi faccia passare i controlli.» «Non capisco perché tu lo stia facendo. Anzi, no, lo so. Lo fai perché sei la femmina più cocciuta e determinata che conosca.» «Hai perfettamente ragione» concordò lei. Lo faccio perché detesto non ottenere quello che voglio e io voglio quel lavoro con la Avanti Airlines più di qualsiasi altra cosa al mondo. Sì, era tutto vero e quando assumeva pubblicamente quell'atteggiamento da maschiaccio disposto a tutto era facile fingere che l'altra Leonora, quella che desiderava disperatamente l'amore e un compagno, non esistesse. Almeno per l'intera durata della recita. Lei voleva disperatamente l'impiego dei suoi sogni, naturalmente, così come l'opportunità di sfidare Alessandro Leopardi obbligandolo a spiegarle il motivo per cui ce l'aveva con il suo sesso malgrado le sue eccellenti qualifiche professionali. In fondo era contro la legge discriminare un candidato perché era femmina. Era inutile mettere al corrente Leo dei suoi piani. Sarebbe servito soltanto a preoccuparlo. Era meglio se continuava a pensare che volesse semplicemente dimostrare un punto di principio e non che voleva convincere Alessandro Leopardi che era un ottimo pilota e che si meritava quel posto.

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Pagina

Romanzo

Il magnate dal cuore di tenebra



Prologo Falcon Leopardi fece una smorfia disgustato. Doveva essere un raduno commemorativo in ricordo di Antonio, il suo fratellastro, nel giorno del suo compleanno. Era stata un'idea di suo padre che lui non aveva approvato, ritenendo che non fosse una scusa valida per ubriacarsi. Ma, del resto, la maggior parte degli amici di Antonio condivideva la sua passione per uno stile di vita a dir poco equivoco. Uno di questi gli si avvicinò e con la voce impastata dall'alcol si chinò a sussurrargli: «Antonio ti ha mai raccontato della donna a cui ha messo del narcotico nel bicchiere l'anno scorso a Cannes? Ci aveva promesso che si sarebbe vendicato perché aveva osato respingerlo e lo ha fatto. L'ultima che ho sentito è che questa tipa poi lo ha accusato di essere il padre del moccioso che aspettava». Falcon, che si stava allontanando irritato, si bloccò e fissò quella specie di essere umano che barcollava davanti a lui. «Mi sembra di ricordare che avesse menziona321


to qualcosa del genere» mentì. «Ma forse potresti rinfrescarmi la memoria.» L'altro fu più che felice di accontentarlo. «L'avevamo vista al Nikki Beach, però non voleva mai unirsi alle altre ragazze per divertirsi, anche se era lì per il festival del cinema. Indossava sempre gonna e camicetta, come una maestrina. Antonio un giorno le rovesciò addosso apposta lo champagne per cercare di provocarla, senza successo. Lei continuava a respingerlo, come se fosse speciale. Antonio ci disse che gliela avrebbe fatta pagare e così fece. Scoprì dove alloggiava e corruppe uno dei camerieri affinché le versasse nel bicchiere una sostanza narcotica che la mise k.o. La riportammo nella sua camera e Antonio, ovviamente, ci fece giurare di mantenere il segreto. Certo, adesso te lo posso dire perché lui è morto e tu sei suo fratello. Ci ordinò di stare di guardia fuori dalla porta e quando uscì ci raccontò che era così stretta che probabilmente doveva essere vergine.» L'espressione dell'uomo iniziò ad alterarsi e a perdere un po' della sua spavalderia di fronte al gelido silenzio di Falcon, rendendosi probabilmente conto dell'orrore di ciò che era uscito dalla sua bocca. «Non che Antonio l'abbia passata liscia» si affrettò a rassicurarlo. «Infatti mi confidò che il fratello della ragazza l'aveva contattato per dirgli che l'aveva messa incinta, ma che non aveva alcuna intenzione di provvedere al bambino.» Falcon non pronunciò una parola mentre il tipo parlava. Non era difficile immaginare il fratella322


stro ordire quel sordido piano descritto dal compare. Era tipico di Antonio e spiegava perché lui e i suoi due fratelli minori lo avevano sempre disprezzato durante la sua breve vita, e perché non si erano addolorati più di tanto per la sua morte. «Come si chiamava questa ragazza? Te lo ricordi?» L'altro scosse la testa. Poi aggrottò la fronte concentrandosi. «Mi pare Anna, o Annie. Qualcosa del genere. Di sicuro era inglese.» E di fronte all'occhiata glaciale di Falcon rabbrividì e si defilò. Sicuramente a bere ancora, rifletté Falcon osservando i suoi fratelli che erano seduti insieme alle rispettive mogli con il padre. Il principe aveva sempre viziato il figlio più giovane, l'unico che aveva avuto con la donna che era stata la sua amante durante il suo matrimonio e che aveva sposato alla morte della moglie, ossia sua madre. Antonio era deceduto in un incidente d'auto e prima di morire aveva confessato al padre di avere avuto un bambino da una ragazza che aveva conosciuto a Cannes l'anno precedente. Il principe aveva preteso che venisse trovato. Falcon era convinto di avere fatto il possibile per soddisfare la richiesta del padre, ma evidentemente aveva sottovalutato le bassezze di Antonio. Adesso sapeva cosa doveva fare. L'unica domanda era se mettere al corrente i suoi fratelli subito, o dopo avere rintracciato la giovane che il 323


fratellastro aveva drogato, violentato e messo incinta. E l'avrebbe trovata, a costo di mettere a soqquadro il mondo. Il suo onore e il suo dovere verso il nome dei Leopardi glielo imponevano. A conti fatti, dirglielo prima sarebbe stato molto piĂš facile...

324


1 Annie si sfregò gli occhi di una intensa sfumatura viola. Qualsiasi donna ne sarebbe stata orgogliosa se non le avessero fatto male per la stanchezza, come se fossero pieni di sabbia. Sollevò una mano per scostare dal viso una ciocca di capelli biondo naturale leggermente mossi che le arrivavano alle spalle. Il polso era talmente sottile da sembrare pericolosamente fragile. Di solito li teneva legati, ma Ollie le aveva tolto l'elastico mentre gli faceva il bagnetto e alla fine li aveva lasciati sciolti. Amava tantissimo il suo bambino; significava tutto per lei e avrebbe fatto qualunque cosa per proteggerlo e tenerlo al sicuro. Leggeva ogni sera. Purtroppo il lavoro di ricercatrice freelance part-time non era pagato molto bene, di sicuro non come il suo impiego precedente alle dipendenze di un romanziere e commediografo. Con Tom e sua moglie Susie erano diventati buoni amici. La luce del suo monolocale non era sufficientemente forte per quello che stava facendo. Lanciò un'occhiata alla lettera aperta sul tavolo 325


che aveva ricevuto dal fratellastro e che le era stata recapitata al suo precedente indirizzo. RabbrividÏ e si guardò alle spalle, come se Colin potesse materializzarsi all'improvviso nell'aria. Colin viveva nella casa che originariamente era appartenuta a suo padre e che in teoria avrebbe dovuto essere sua. Lui gliela aveva portata via e... No, non voleva pensare al fratellastro, anche se a volte era costretta a farlo, per il bene di Ollie. Colin aveva disapprovato il fatto che avesse deciso di tenere il bambino, invece di darlo in adozione come avrebbe voluto lui. Tuttavia niente avrebbe potuto separarla da suo figlio, nemmeno i suoi tentativi di farla sentire in colpa insistendo che una coppia avrebbe potuto dargli una vita migliore rispetto a una madre single. Viveva nel terrore che lui la rintracciasse e che riuscisse in qualche modo a toglierle Ollie. Non era mai stata nelle sue intenzioni dirgli della gravidanza, ma Susie aveva pensato di farle un favore scrivendogli per raccontargli cosa era successo a Cannes, quando era stata violentata da Antonio Leopardi. Ovviamente Susie aveva apprezzato che Colin le avesse offerto una casa e tutto il sostegno di cui aveva bisogno. Lei aveva rifiutato la sua offerta, conoscendo bene il fratellastro, ed era rimasta nel suo appartamento sostenendo che voleva fare nascere il bambino nell'ospedale vicino perchÊ godeva di un'ottima reputazione. Colin aveva continuato a venirla a trovare fingendo addirittura di accettare la sua decisione di 326


tenere il figlio. Finalmente, però, la sua finzione era sfumata una volta realizzato che Antonio Leopardi non aveva alcuna intenzione di assumersi le sue responsabilità. Alla fine lei si era sentita così disperata e sotto pressione che poche settimane dopo la nascita di Ollie, mentre Colin era in Scozia a sistemare una questione ereditaria di suo padre, aveva deciso di trasferirsi e iniziare una nuova vita con il suo bambino. Senza dire niente a nessuno, compresi Tom e Susie, aveva trovato un nuovo appartamento e un nuovo lavoro. Era semplicemente scomparsa, cosa peraltro non difficile in una città grande come Londra. Tutto questo era successo cinque mesi prima, eppure non si riteneva ancora al sicuro. Si era sentita in colpa a non dire niente a Susie e a Tom, ma non poteva permettersi di rischiare. Purtroppo non conoscevano Colin come lo conosceva lei e non sapevano di cosa poteva essere capace. Rabbrividì ricordando come si era sentita infelice quando sua madre e il padre del fratellastro si erano sposati. Aveva cercato di spiegare alla madre quanto la mettesse a disagio Colin, che controllava ossessivamente tutto quello che faceva. All'epoca del matrimonio dei loro genitori lui aveva diciannove anni e frequentava l'università, mentre lei dodici. Dopo le nozze, però, aveva deciso di cambiare facoltà ed era venuto a vivere con loro. 327


Colin aveva preso in antipatia la sua migliore amica, Claire, e sua madre le aveva suggerito di non invitarla più in seguito a un incidente durante il quale il fratellastro, facendo retromarcia con la macchina, aveva quasi investito l'amica che andava in bicicletta. E adesso aveva preso in antipatia Ollie... Purtroppo non aveva mai conosciuto suo padre, un soldato che era deceduto in un agguato prima della sua nascita, tuttavia era cresciuta felice con la madre. Il padre, inoltre, aveva lasciato loro una cospicua eredità per cui non avevano mai avuto problemi economici. La madre le aveva sempre detto che poi sarebbe passato tutto a lei, ma non era stato così perché quando era morta insieme al secondo marito si era preso tutto Colin, compresa la casa. Automaticamente lanciò un'occhiata al lettino del figlio che dormiva beato. Si alzò e si avvicinò. Era così bello e perfetto che il solo guardarlo le riempiva il cuore d'amore materno. Era sano, buono e felice. Aveva i capelli neri ricci e due grandi occhi grigio blu. La gente si fermava spesso a fargli i complimenti. Era anche intelligente e curioso del mondo che lo circondava. All'asilo nido lo adoravano. Lo portava tutti i giorni prima di andare a lavorare come donna delle pulizie, l'unico impiego che aveva trovato senza che le facessero troppe domande. La sua vita attuale era lontana anni luce rispetto a quella della sua infanzia e adolescenza. Ollie non sarebbe cresciuto in una grande casa confortevole con giardino in un pittoresco paese del Dorset. 328


Il piccolo aprì gli occhi e la guardò rivolgendole un sorriso radioso che la commosse. L'amore di una madre era qualcosa di veramente incredibile. Lei amava suo figlio incondizionatamente, malgrado l'orrore del suo concepimento. Sinceramente cercava di non pensare mai a ciò che era successo a Cannes. Per fortuna non aveva ricordi di quello che aveva subito grazie al narcotico che le era stato versato nel bicchiere. Susie, che l'aveva trovata ancora drogata nella sua stanza la mattina successiva, dopo una notte di violenze, aveva insistito affinché sporgesse denuncia alla polizia, ma lei non aveva voluto; era troppo scioccata e aveva temuto che non le avrebbero creduto. Susie era stata incredibilmente gentile e sentiva molto la sua mancanza. Anche l'amica, come il fratellastro, era dell'idea che Antonio avrebbe dovuto provvedere al figlio, tanto che aveva confidato a Colin il nome del suo violentatore, cosa che lei aveva sempre evitato di fare. Annie non era rimasta sorpresa quando Antonio si era rifiutato di assumersi qualsiasi responsabilità e aveva appreso con sollievo la notizia della sua morte sul giornale. Adesso non c'era più bisogno che Ollie venisse a conoscenza del modo in cui era stato concepito. A meno che Colin non li avesse trovati... Il suo stomaco si contrasse in una morsa. Non poteva. Non doveva. Annie era convinta di essere una persona ragionevole e con i piedi ben piantati per terra, tuttavia c'erano delle volte in cui avrebbe desiderato avere 329


una fata madrina che, con la sua bacchetta magica, potesse trasportare lei e Ollie in un luogo sicuro dove il fratellastro non avrebbe mai potuto raggiungerli. Purtroppo si trattava soltanto di un desiderio che difficilmente si sarebbe realizzato solo perché lo voleva. L'atrio dell'hotel a cinque stelle era vuoto. Annie era in ginocchio per terra che cercava di pulire un pezzo di chewing gum appiccicato sul pavimento di marmo. In realtà aveva già terminato il suo turno di lavoro, ma la receptionist aveva insistito perché lo rimuovesse immediatamente. Annie era sicura che a gettare la cicca fosse stata una cliente che aveva attraversato l'ingresso pochi minuti prima. Ricordava ancora l'occhiata di disprezzo che le aveva lanciato. Fuori splendeva il sole e i raggi che illuminavano l'interno le davano fastidio agli occhi. Alzò la testa nel tentativo di ripararsi da quella luce troppo forte. Falcon non era del suo umore migliore. Era arrivato a Londra all'inizio della settimana per incontrarsi con il capo della migliore agenzia investigativa inglese, specializzata nel ritrovamento di persone scomparse. In realtà erano già riusciti a identificare Annie Johnson come la madre del bambino, ma la donna era scomparsa cinque mesi prima insieme al figlio facendo perdere completamente le sue tracce. 330


Falcon poi aveva trascorso un inutile pomeriggio con il fratellastro di Annie, provando un'istantanea antipatia per l'uomo e adesso aveva appena ricevuto un messaggio da suo fratello Rocco in cui gli comunicava che la salute del padre era ulteriormente peggiorata. «Ora è stabile ed è tornato al castello» gli aveva detto. «I medici dell'ospedale, però, mi hanno riferito che è molto debole.» Doveva tornare in Sicilia. Glielo imponeva il suo dovere verso la famiglia. Tuttavia ne aveva uno anche nei confronti di questo bambino concepito in maniera così drammatica da Antonio, che si era rifiutato di riconoscerlo. Entrando nel foyer dell'albergo, la prima cosa che vide fu una donna delle pulizie inginocchiata per terra accanto a un secchio pieno di acqua sporca. Indossava una divisa informe, si era raccolta i capelli ed era senza trucco, ma quando sollevò il viso per ripararsi dai raggi del sole il suo cuore iniziò a battere forte. Era lei! Non c'era ombra di dubbio. Dopotutto aveva ben stampate nella mente le fotografie che la ritraevano. Era impossibile non riconoscere quegli occhi blu, lo splendido viso e la delicata struttura delle ossa. Così come il naso dritto e la bocca carnosa, anche se in quel momento la sua pelle era spenta e aveva un'aria esausta. La mano con cui stava cercando di rimuovere dal pavimento in marmo un pezzo di chewing gum che qualcuno aveva buttato era rossa e gonfia. 331


Sì, era lei! Per qualche strano miracolo l'aveva trovata. La receptionist la stava ancora fissando in maniera malevola, cosa che fece arrabbiare Annie. Aveva lavorato oltre il suo orario senza essere pagata e quella cicca non era una sua responsabilità. Si alzò in piedi di colpo, sussultando quando si rese conto di essere finita addosso a qualcuno. Due mani maschili l'afferrarono saldamente per le braccia. L'intenzione dell'uomo era sicuramente quella di respingerla, immaginò, e non di impedirle di cadere, dal momento che non le pareva il tipo che potesse preoccuparsi del destino di una come lei. Lo sconosciuto indossava un vestito di sartoria e un paio di occhiali da sole. I capelli erano scuri e la pelle abbronzata. Continuò a tenerla, come se si stesse aspettando delle scuse da parte sua per avere osato respirare la sua stessa aria, pensò amareggiata. Cercò di liberarsi, ma lui rafforzò la presa. Annie lo fissò e una sensazione di disagio le attraversò il corpo. Il suo battito cardiaco accelerò e iniziò a mancarle il respiro. Alcune antiche sensazioni ripresero dolorosamente vita dentro di lei. Avrebbe voluto lasciarsi andare addosso a lui e farsi abbracciare. Il suo corpo fu scosso da un brivido di colpa e vergogna. Falcon fu colpito da una emozione fortissima. Non sapeva di cosa si trattasse, o da dove venisse. Gli venne in mente un ricordo giovanile di lui, in piedi sul ciglio di una delle scogliere più pericolose 332


della Sicilia, in piena tempesta e sferzato da un vento fortissimo senza sapere se combattere la sua forza o cedere. In quel frangente aveva provato un misto di stupore ed euforia, la consapevolezza di un grande potere e il desiderio di mettersi alla prova. Si era sentito vivo e potente. La receptionist si avvicinò a loro. Annie riuscÏ a liberarsi, prese il secchio e si defilò rapidamente intanto che sentiva l'altra scusarsi per l'incidente.

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