Lettere dal Polo Nord

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R OMA N C E

JAIMIE ADMANS

Lettere dal Polo Nord

Immagine di copertina: Sarsmis / iStock / Getty Images Plus tanuha2001 / iStock / Getty Images Plus

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Post Box at the North Pole HQ

An imprint of HarperCollinsPublishers Ltd © 2021 Jaimie Admans Traduzione di Alessandra De Angelis

Jaimie Admans detiene il diritto morale di essere identificata come autrice dell'opera.

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata in accordo con HarperCollins Publishers, London UK. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

© 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance ottobre 2022

HARMONY ROMANCE ISSN 1970 9943

Periodico mensile n. 300 del 25/10/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 20132 Milano

HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 20135 Milano

Per tutti quelli che alzano ancora lo sguardo al cielo la notte di Natale e sperano di vedere qualcosa di magico.

Dedica

Caro Babbo Natale, Vorrei tanto tornare a credere nella magia. Sasha Hansley, 12 anni

Qual è la cosa più bella che può accadere un mese prima di Natale? Di sicuro non è perdere il lavoro.

«Ma certo che capisco» dico alla mia amica Debra al telefono. «Troverò qualcos 'altro. Va bene così.»

In effetti capisco veramente. Le ho dato una mano nel suo salone di toelettatura per cani, m a senza orari fissi, e ora sua cognata è andata in cassa integrazione e ha bisogno di guadagnare qualcosa in più, perciò l'aiuterà al mio p osto.

«La famiglia viene prima di tutto» le dico in tono all egro. «Specialmente in questo periodo dell 'anno. Tranqui lla. Anzi, ti ringrazio di avermi tenuto con te per tutto qu esto te mpo.»

Debra mi ringrazia per averla presa così bene e chiude la comunicazione senza scusarsi ancora, e sono contenta che al t elefono non possa sentire che digrigno i denti.

Fantastico. L'ennesimo motivo di gioia natalizia. Dove diavolo troverò un altro lavoro a fine novembre? Ormai s aranno già stati presi tutti gli i mpieg hi temporanei per le f este.

Poso il cellulare sul tavol ino basso, chiudo gli occhi e mi butto all 'indietro sul divano su cui mi ero seduta, appo llaiandomi sul bordo , quando Debra mi ha chiamato per

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dirmi che aveva una notizia da darmi. La capisco. Se la famiglia ha b isogno di aiuto e si ha modo di dare una m ano, natural mente non ci si può tirare indietro. Però per me è un brutto colpo. Lavoro lì da un anno e mezzo, e mi pi ace tanto . Posso trascorrere le mie giornate con i cani. L avarli e asciugarli, spazzolarli e giocare con loro, distrarli mentre Debra taglia loro le unghie e li tosa. P ortarli a spasso.

Già quest 'anno ero a corto di festoso spirito natalizio, ma perdere un lavoro che amo è la ciliegina sul panettone. Ora dovrò tirare la cinghia, perciò non potrò neppure aff ogare il disp iacere in montagne di dolcetti alla cannella, vin brûlé e scatole di cioccolatini come farei normalme n te.

Direi che oggi è una giornata no, però in realtà è un anno no. Apro gli occhi e guardo il soffitto battendo le palpebre. Non può andare peggio di così. Ma poi mi dico che mi sto portando sfortuna da sola pen sandolo.

Alla veneranda età d i trentasei anni, mi sento tanto vecchia e disincantata da essere pronta a dire addio al mondo civile e a rintanarmi in una remota isoletta scozzese con un 'unica casetta e abitata solo da qualche pecora. E forse anche un faro con un cannone che spara automaticamen te a ogni barca che osa avvicin arsi. Be', forse è un 'idea troppo antiquata ; purtroppo non siamo più al tempo dei v ichinghi e oggigiorno potrebbe non essere apprezz ato ...

D'altronde sarei meno isolata di quanto mi senta ora. Non ho neppure un anima le domestico che mangi il mio cadavere se dovessi morire in casa. Sarei una di quelle persone di cui nessuno nota l 'assenza finché i vicini non sentono uno strano o dore quatt ro mesi dopo.

Emetto un gemito costernato. Lavorare nel salone di to elettatura per cani era praticamente l 'unico impiego che fa ceva al caso mio. Dovrei veramente aprire il portatile e aggiornare il curriculum per caricarlo sui siti de lle agenzie di lavoro, ma invece prendo il telecomando del telev i sore e lo accendo.

All egri canti natalizi. Cambio canale e capito in una

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pausa pubblicitaria in cui tutti gli annunci sono pieni di alberi di Natale, famiglie che ridono intorno alla tavola i mbandita, bambini che cantano e pupazzi di neve animati. Spengo il tel evisore. Quelle pubblicità non f anno altro che ricordarmi che anche per quest 'anno sarò sola a Nat ale.

Sposto lo sguardo verso l 'angolo vuoto accanto al telev isore dove mettevo sempre l 'albero. A dicembre non ved evo l'ora di montarlo e addobbarlo , n ella speranza che fosse finalmente l'anno giusto e che mio padre prestasse fede a lla pro messa di tornare a casa per le feste, in modo da avere un vero Natale in famiglia come si deve. Ricordo che da bambina mi sedevo sotto l 'albero, delusa che non avesse rispettato la promessa per l 'ennesima v olta. Ora sono pa ssata da bimba delusa a essere un 'adulta delusa che ha r inunciato da anni a vedere suo padre per Natale e non si cura più neppure di addobbare l 'albero.

Non so neanche in quale parte del mondo si trovi mio padre. È sempre in partenza per chissà dove, diretto in qualche posto remo ... La vibrazione del cellulare sul tav olo mi fa r iscuotere e interrompe il pensiero.

«Parli del diavolo ... » dico ad alta voce, vedendo sullo schermo il nome Papà .

È in anticipo. Di solito aspetta co me minimo fin o al 23 dicembre per dirmi che purtroppo non tornerà a casa per Nata le.

«Fammi indovinare» rispondo direttamente, pronta a sentire l 'ennesima scusa. «Non puoi tornare a casa p erché un 'astro nave aliena è atterrata in mezzo alla strada per l 'a eroporto? Oppu re gli omini verdi hanno occup ato il Maro cco, o dovunque ti trovi, e non puoi proprio abbandonare la popolazione nel momento del bisogno? O magari una g igantesca piovra ha invaso il villaggio e tu sei l 'unico che può salvarlo? Pirati? Dinosauri? Mostri marini cannibali? »

Di sicuro nel corso degli anni ho sentito scuse più stravaganti per giustificare la sua assenza a un altro Natale i nsieme a sua f iglia.

«Sasha?»

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Mi siedo ben dritta. Ha la voce flebile e tremula, con un 'incertezza che non ave v o mai sentit o nel suo tono. «Papà! Che hai?»

«Non voglio che ti preoccupi ... » Parla lentamente, con un filo di voce strozzata, come se faticas s e per pronunciare le parole.

Basta quella frase per allarmarmi. Non lo dice nessuno, a meno che non ci sia da preoccuparsi; immediatamente mi frullan o in testa mille ipotesi sugli incidenti che potrebbe avere fatto nella sua ultima folle avventura. Gli ha dato un calcio un cammello nel deserto? È precipitato in un burrone tra le montagne dell ' Asia? Calpestato da un branco di elefanti nella savana africana?

«Ho avuto dei problemi di salute... »

La sua voce è tanto bassa che devo incollare il telefono all 'orecchio per sentire quello che dice.

«Il fatto è che... ho avuto un infarto. Sto benissimo e non devi preoccuparti per me...»

«Papà! Un infarto? È una cosa seria, molto seria.»

Ho la salivazione azzerata e non riesco a ragionare perché mi è andato improvvisamente il sangue alla testa, come se mi fossi alzata troppo in fretta, anche se sono sed uta. Sì, d ecisamente mi sono por tata sfortuna chiedendomi quanto poteva peggiorare la situ a zione quest 'anno.

Mio padre non prende niente sul serio, ma neppure uno come lui può ig norare un in farto.

«Quando è successo?»

«Due settimane fa... »

«Hai avuto un infarto due settimane fa e me lo dici solo adesso?»

« Non volevo che ti preoccupassi. Mi sento bene.»

«Dalla voce non sembra.»

Neanche a farlo di proposito, fa un debole colpetto di tosse. « Credevo che i medici mi avrebbero rimandato sub ito al lavoro, invece mi hanno detto di prender mela comoda, e anche in tono piuttosto categori co.»

Emetto uno sbuffo sarca stico. Prendersela comoda...

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Sono due parole di cui mio padre ignora il significato. Ha quasi ottant 'anni, ma si comporta come se ne avesse venti. A d i re la verità, molti ventenni non hanno la sua energia.

E comunque per lui potrebbe essere difficile prendersela comoda ; dipende dalla parte del mondo in cui si trova. Rallentare il ritmo su una spiaggia all e Bahamas, okay. Mentre si cerca di raggiungere la vetta del Kiliman giaro, non tanto. S e rro i denti per la frustrazione, poi gli pongo la fat idica domanda. «Dove sei?»

Mi preparo psicologicamente alla risposta. È sempre d iversa. E tutte le sue risp oste sono altrettanto preoccupanti. Non torna mai nello stesso posto due volte, e non fa mai le cose normali che farebbe la maggior parte dei settantano venni, come trafficare in giardino o fare le paro le crociate con una bella tazza di tè accanto. Invece lui deve sempre scalare montagne o lottare con i coccodrilli, o andare in barca a vela su qualche rotta pericolosa per cercare di ri uscire dove altre qu a rantotto barche hanno fallito.

«Sono in Norvegia.»

Norvegia. Okay. Mi sembra una nazione ragionevo lmente tranquilla e sicura. Quali peripezie può mai andare ad a ffrontare in Norvegia? Pesca sul ghiaccio? Traversata dei fiordi? «A fare che cosa?»

«Gestisco una riserva naturale di renne.»

«Ma certo.» Renne. Perché non ci ho pensato prima? Almeno una riserva naturale sembra un posto poco mo v imentat o, lontan o anni luce dalle normali attivit à di mio padre. «È un lav o ro dif ficile?»

«Ecco, veramente... ti telefono proprio per qu e sto.» P apà accenna un altro debole colpo di tosse; mentre aspetto che riprenda fiato , cerco di tranquillizzarmi dicendomi che ha pur sempre avuto un infarto e che è vivo, quindi sentirlo respirare è un segnale positivo, ma sono invasa dal p anico perché il respiro mi sembra affannoso e la v o ce tanto flebile che riesce a stento ad articolare le parole. «Ho b isogno del tuo aiuto.»

Non me l 'aveva mai detto prima. Non mi ha mai chiesto

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aiuto per nulla , e il fatto che si rivolga a me ora forse è la parte che mi allarma di più di tutta la telefonata. «Per che cosa?»

«Le renne. I medici mi hanno proibito di fare lavori p esanti, e ho difficoltà a seguire tutto da solo.»

«Vieni a casa» gli propongo immediatamente. «Torna a vivere qui. Sai che ho spazio. Mi occuperò io di te. È un segnale di avvertimento, papà. Non puoi continuare a girare il mondo per imbarcarti in queste imprese assurde. To rna in Inghilterra.»

«Veramente pensavo più a un 'altra... » Tossisce ancora e fa una pausa per riprendere fiato. «Non potresti venire tu qui? Sono da solo, Sash. Non posso abbandonare le mie renne, non c ' è nessun altro che può prendersi cura di loro. Non posso tornare a c asa.»

A casa . Allora considera ancora l 'Inghilterra come casa sua, anche se non vive qui da vent 'anni. Non è neppure v enuto per una breve visita da quando l 'ho incontrato in una stazione di Londra, tre anni fa, quando girava l 'Europa in treno durante l 'estate.

«Non so a chi r ivolgermi» ammette sottovoce. «Ho b isogno di affidarmi a una persona stabile.»

Non sapevo che mio padre mi considerasse così. Potrei quasi interpretarlo come un insulto; sembra che stia parlando di un edificio. Il fatto che io sia stabile e sempre ferma nello stesso posto è una caratteristica che di norma lui critica ; è costantemente deluso dalla mia mancanza di spirito avventuroso e dal mio rifiuto ad andare a trovarlo ogni volta che si ferma abbastanza a lungo in un posto. Una volta mi ha invitato ad and are da lui in Giappone e scalare un vulcano attivo, ed è stato sorpreso dalla mia mancanza di entusiasmo.

«Sono in difficoltà, Sash. Mi serve il tuo aiuto. Le renne hanno bisogno di molte cure, e non è facile per un uomo della mia età spostarmi con tutta questa n eve.»

«Nevica lì?»

«È la No rvegia. Qui nevica da settimane.»

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«Sembra un posto freddo.»

«Oh, no, niente affatto. Oggi siamo solo a meno quind ici.»

« Solo ?» ripeto con orrore. Mi piace la neve, e non la vediamo abbastanza qui nell 'Oxfordshire, ma certamente un pensionato che ha appena avuto un infarto non dovre bbe andare in giro con quelle temperature, giusto? «Papà, è una fo l lia. Devi tornare a casa.»

Sento il suo respiro affannoso, ma capisco che non è particolarmente entusiasta della mia propo sta. E io sono ancora colpita dal fatto che mio padre mi abbia chiesto aiuto. Significa che la situazione è veramente grave.

Mio padre è una figura straordinaria, immortale. Malgrado il suo amore per i viaggi e il suo spirito spericolato, non mi è mai pas sato per la testa che non lo fosse. Che un giorno non ci sarà più, e anche presto, a giudicare da quanto sembra d e bole al telefono. Non siamo sempre d ' accordo, ma mio padre è sempre stato sullo sfondo nella mia vita, in giro per le sue avventure, presente solo con una cartolina che saltuariamente trovavo nella cassetta delle lettere. Una telefonata a qualche mese di distanza dall 'ultima. Un b iglietto per Natale ogni anno, con delle banconote dentro. Un biglietto di auguri per il compleanno che arriva inv ariabilmente con due settimane di ritar do.

«So che non puoi prendere le ferie così su due piedi, ma anche che devi averne parecchie arretrate perché non vai mai da nessuna parte e non vai mai in vacanza.» Un altro rantolo. «E ho pensato che potrebbe essere considerata un 'emergenza familiare ... »

La parola emergenza mi fa suonare di nuovo un camp anello d 'allarme in testa. Ma pensa che... rischia veramente di morire?

«Credevo che dopo tutti que sti anni a lavorare in quell 'hotel di lusso ... e poi sei il capo , dopotutto ... »

Ah, già. C 'è questo problemino , mio padre crede che io lavori all ' Hotel Magenta ; non solo, ma che addirittura lo dirig a. Ha capito male qualche anno fa, e io non ho mai

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avuto il co raggio di correggerlo. Quindi ogni volta che mi chiede come va il lavoro, mugugno qualcosa di vago, dico che va benone e non preciso che non ho mai ottenuto il p osto di dirett rice , né che ho fatto diversi lavoretti senza prospettive da quando lui ha pensato che fossi diventata la r esponsabile di un albergo di lusso.

«Noi... io ... io ho veramente bisogno del tuo aiuto e delle tue competenze. Non molti proprietari di una riserva n aturale hanno l 'opportunità di consultarsi con una delle più importan ti esperte di albergh i del P aese.»

«Per le renne?» chiedo, confusa. «Le renne hanno bisogno di un servizio in camera affidabile, con caviale e champagne, colazione a letto e cene a cinque stelle tutte le sere? E anche un valletto che soddisfi ogni loro capri ccio?»

«Be ', probabilmente ne sarebbero contente.»

Non rido del suo debole tentativo di fare una battuta. Per quanto cerchi di minimizzare l 'infarto, non fa ridere. «Devi tornare a casa» ritento. «Non puoi rimanere lì da solo con la neve e le temperature so tto zero. È chiaro che non stai b ene.»

«Non sono ancora da rottamare, Sasha. Ci sono tante cose che devo fare nella mia vita. Viaggiare nello spazio, per e sempio. Ho visto buona parte del mondo, e ora voglio viv ere abbastanza a lungo da avere un posto sulla prossima navicella spaziale per la l u na.»

«No! Niente viaggi nello spazio! Già basta la terra!» esclamo , anche se l 'idea che mio padre non viva abbastanza a lungo mi provoca una stretta allo stoma co.

Dovrei dirgli che ho perso il lavoro, anche se non era l'impiego che lui credeva che avessi. La cosa più emozionant e che faccio nella vita è guardare la televisione sul d ivano, con tè e biscotti. Non ho mai fatto niente di quello che mio padre considererebbe divertente. Non sono mai neppure stata all 'estero. L 'u nica v o lta in vita mia in cui mio padre è rimasto colpito è stata quando ho avuto quel lavoro. Non voglio deluderlo ancora di più ammettendo

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che sono stata licenziata da un impiego completamente d iverso né che non avevo neppure ottenuto l'incarico che crede lui. «Forse potrei venire lì per qualche te mpo ...»

Anch e mentre lo dico mi chiedo che cosa mi sia pr e so. Davvero sto promettendo a mio padre che pr enderò un a ereo per la Norvegia per aiutarlo nella sua riserva natu rale?

Non è la cosa più strana che mi abbia chiesto, ma è nelle prime tre posizioni, dopo la scal ata al vulcano e forse la volta in cui mi ha chiesto se volevo vedere il relitto del T itanic come regalo di comple anno per i miei sedici anni.

«Fantastico! Ti manderò per e mail i dett agli del volo. Ti ho preso i biglietti per domani.»

«Domani? Come sapevi che avrei... » Non finisco la fr ase. Ora ha una voce tanto vivace da farmi dimenticare che ha appena avuto un infarto. È fortunato a essere vivo. Fo rse non gli rimane molto, e non lo vedo da più di tre anni. Non rinuncerò a quella che potrebbe essere l 'u ltima occasione, dovunque si tr o vi.

«Sarà bello, Sasha. Non ci vediamo da tanto, e ora f inal mente possiamo trascorrere il Natale insieme!» Sembra stranamente molto meno moribondo di qualche minuto fa. Ha una voce normale, come se non sia affatto con un piede nella fossa.

«Natale? Ma manca un mese! Dovrò fermarmi così tanto? »

«È alta stagione. Le renne e il Natale vanno a braccetto. E non siamo al massimo dell 'efficienza ...»

« Siamo chi? Credevo che fossi solo.»

«Io e le renne, naturalmente. Non vedono l 'ora di con oscerti. Ho parlato loro tanto di te e del tuo lavoro. Sono molto a m mirate.»

«Le renne?» chiedo, in c redula. Dovrei sentirmi in colpa perché in Norvegia ci sono delle renne che pensano che sia dire ttrice di alb ergo?

Papà comincia a raccontarmi che animali fantastici sono, ma questa telefonata mi è ormai sfuggita di mano, una sensazione che ho spesso quando parlo con mio padre. È

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come se avesse già deciso prima come sarebbe andata a f inire. «Dov 'è esattamente questo posto?»

«Siamo nella parte più a nord della Norvegia. È bello qui, ti piacerà. Circa duecento miglia a nord del Circolo Polare Artico e »

« Duecento miglia a nord del Circolo Polare Artico?» Rabbrividisco istintivamen te. «Ma è abitabile?»

«Oh, sì, è bellissimo. Si può sopravvivere benissimo qui.»

«Sopravvivere... » ripeto. «Perché in tutto quello che fai puoi so lo sopravvivere, e non limitarti a essere felice dove sei, in una vita tranquilla? »

Non mi risponde, e io ho l'impulso di cambiare le carte in tavola, fare qualcosa che lui non abbia già deciso prima di chiamarmi.

«Papà, ho una condizione, però. Se vengo è per aiutati a vendere quel posto. Non te ne sarai reso conto, ma sei anziano e hai avuto un infarto. Non puoi andare avanti così, a vivere in questo modo. E non puoi s tare da solo in un p osto che è a duecento miglia a nord del Circolo Polare Artico. Non è prudente. Devi tornare in Inghilterra e vivere calmo e tranquillo, con un ambulatorio medico a dieci m inuti da casa tua. Sei stato fortunato a sopravvive r e all 'infarto, ma è u n segnale. È ora di metterti alle spalle la vita folle ed essere normale.»

«E fare che cosa? Dei puzzle in pantofole, a sbavarmi addosso?»

«S ì, esattamente! Puoi seguire tanti corsi se vuoi mant enerti attivo, ma non puoi rimanere lì da solo a gestire una dannata fattoria di renne.»

«È una riserva naturale, non una fattoria. Aiutiamo le renne ferite e abbandonate.»

Mi sta ignorando. «Dico sul serio, papà.» Stringo il telefono, anche se ha smesso di tossire e rantolare appena ho accettato di andare da lui. «La sistemeremo per renderla appetibile, ci faremo fare una stima e una perizia e tutto quello che serve, poi chiederemo a un agente immobiliare

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di met terla in vendita, e a gennaio tornerai a casa con me. Ora b a sta. Hai fatto una vita nomade per troppo tempo, il tuo co rpo ti avverte che devi rallentare. Non verrò se non per aiutarti a vend erla e tornare a casa p e r sempre.» Annuisco con fermezza anche se non può vedermi, ma serve a farmi sembrare più sicu ra di quanto sia.

Non mi risponde. Ma tutti i genitori sono così frustranti, o so lo il mio?

«Senti, sappiamo benissimo che per Pasqua avrai già comprato una capanna sulla spiaggia alle Hawaii. Non ti fermi mai per più di un mese o due, ma ora devi smetterla.» Sospiro e cambio strategia. «Se ti aspet ti che mi so ttragga ai miei importanti doveri al lavoro e lasci nei guai i colleghi, allora dev 'essere per un valido motivo.»

«Non si sa mai, magari quando lo vedrai t 'innamorerai di questo posto come me.»

Faccio una risata sarcastica. «Non credo proprio .»

Rimaniamo in silenzio. Di solito è mio padre a spezzarlo per primo parlando di strane persone che ha conosciuto ai quattro angoli del globo, e poi io gli racconto la trama di se rie TV come se fossero cose successe ai miei amici, per far sembrare la mia vita più interessan te di quanto sia in realtà. Mio padre è un giramondo che ha visto tutti i P aesi due volte. I o non prendo neppure la strada panoramica quando torno a casa dal lavoro. Il posto più emozionante in cu i sia stata negli ultimi mesi è dal dent ista. Però stavo lta non cerco di chiacchi erare. Deve rendersi conto che non si può avere un infarto e fare finta di niente. Deve cambi are qualcosa.

«Va bene» dice alla fine. «Forse hai ragione.»

Sembra recalcitrante e poco convinto, e io mi sento un po ' in colpa per avere cercato di fargli fare qualcosa contro la sua volontà, ma uno dei due deve comportarsi da adulto, e sicuramente non è lui. «A llora accetti? Verrò ad aiutarti, e poi ci rivolgeremo a un agente immobiliare e a gennaio to rnerai a casa con me.»

Lui non conferma, però. «Sarà fantastico rivederti. Ti ho

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pren o tato i voli per domani e verrà a prenderti un taxi d omattina per portarti in aeroporto . Atterrerai a Oslo e poi avrai una coincidenza per l 'aeroporto qui vicino , e ci v edremo lì. Ti ho man dato tutte le informazioni per e mail.»

È un posto tanto sperduto che non c 'è neppure un v o lo diretto. Che meraviglia. Cerco d 'ignorare l 'ondata di an sia che mi travolge al pensiero di volare, viaggiare e fare i b agagli. È difficile da spiegare a uno che vola più spesso di un u c cello.

«Porta vestiti pesanti!» esclama tutto allegro. «Ma non preoccuparti troppo, abbiamo tanti indumenti caldi in più per chi arriva impreparato.»

«Quante pe rsone vengono in una riserva naturale di renne, che siano p reparate o n o?» Sono confusa. «Ci sono dei visit atori? Come in un rifugio per cani?»

«Più o meno. Ora devo scappare. Ci vediamo domani! Buon Natale a tutti, e a tutti buonanotte! »

Sono certa di averlo sentito emettere il tipico oh, oh, oh di Babbo Natale mentre chiude la comunicazione. Mi abbatto contro lo schienale del divano e fisso il cellulare. T ipico di mio padre. Non so fino a che punto devo preoccuparmi. Il mio papà immortale, effervescente e pieno di vita ha avuto un infarto, ma appena ho accettato di andare da lui se mbr ava quello di sempre.

Forse sono troppo severa con lui, e ha veramente bisogno di aiuto, per cui era semplicemente sollevato perché ho accettato. Sono sicura che, q uando ci penserà bene, si renderà conto che vendere e tornare a casa è per il suo b ene.

E poi è bello essere indispensabile. Mio padre non ha mai avuto bisogno di me. Nessuno ha mai bisogno di me. Anche gli uccelli ni a cui do da mangiare al m attino sono indiff erenti alla mia esiste n za.

E poi mi piace lavorare con gli animali. Aiutare le renne malate non è un brutto modo di passare dicembre. Non ne ho mai vista una dal vivo.

E mi torna in mente che potrebbe essere l 'ultima occa-

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sio ne di vedere mio padre. Non è un 'idea che fa piacere, ma chi ha i genitori anziani non può fare a meno di pensarlo. Mi fa paura al punto da spin g ermi ad alzarmi e an dare a cercare la valigia che possiedo solo perché me l 'ha mand ata come regalo di Natale mio padre l 'anno scorso, mettervi dentro indumenti pesanti e pescare il passaporto che non ho mai u s ato, ma che ho solo perché me l 'ha pagato mio padre, insistendo che un giorno avrei potuto averne bis ogno.

«Okay, basta piagnistei» dico alla stanza vuota. «Vado in Norvegia.»

Ed è una frase che non avrei mai pensa to di dire.

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SULLE ALI DEL VENTO di Jill Shalvis

Durante una violenta tempesta di neve Levi Cutler è bloccato sulla cabinovia con una sconosciuta di nome Jane. Dopo che il forte vento fa precipitare la cabina davanti, Levi chiama i suoi genitori per una sorta di addio e dice impulsivamente di essere felicemente fidanzato con Jane...

LETTERE DAL POLO NORD di Jaimie Admans

Quando Sasha Hansley riceve una telefonata inaspettata dal suo eccentrico padre, è costretta a rispolverare i suoi stivali da neve e a raggiungerlo al Circolo polare artico. Lì si ritrova a gestire un villaggio natalizio con l'aiuto del bellissimo Taavi. Peccato che Sasha da tempo odi il Natale...

LA NOTTE DEI DESIDERI di Courtney Cole

Quando Meg Juillard torna a Chicago per amministrare un edificio del defunto padre, è convinta che i suoi sogni nel mondo della moda siano finiti. Ma l'improbabile amicizia con Ellie, un affascinante tuttofare davanti al quale si imbarazza di continuo e un bellissimo vestito vintage che le si adatta magicamente saranno fonte di ispirazione per un inaspettato lieto fine.

OLTRE IL DESTINO di Paullina Simons

Julian ha già deluso Josephine una volta, per questo ora è determinato a fare qualunque cosa pur di salvare la donna che ama. La loro è una storia d'amore come nessun'altra, in cui i due amanti sembrano condannati a intraprendere un'avventura incredibile attraverso il tempo e lo spazio. Vivono nella bellezza e nell'estasi dell'amore, pur affrontando innumerevoli pericoli e nemici mortali, ma ogni volta che ingannano la morte, Julian e Josephine si avvicinano sempre di più a un sacrificio impensabile e all'ostacolo più difficile: il destino.

Dal 24 dicembre

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