Lo scandalo segreto di Miss Perverte

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Bronwyn Scott LOSEGRETOSCANDALO DI MISS PEVERETT

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Probabilmente lei era l'unica persona in tutta l'In ghilterra che aspettava con piacere l'inverno. Thomasia Peverett premette la fronte contro la finestra della sala della musica di Haberstock Hall e sbirciò fuori, sperando di scorgere qualche fiocco di neve precoce nella luce calante del crepuscolo. Di sicuro faceva abbastanza freddo. Se fosse stato per lei, sarebbe nevicato senza sosta da ora a maggio, cosa altamente improbabile. Quella parte dell'Hertfordshire non era nota per le abbondanti nevicate. Peccato.La neve era isolante. Sotto l'aspetto scientifico, teneva dentro il calore. Sotto l'aspetto sociale, teneva fuori la gente. E lei contava sulla seconda qualità. La neve faceva gelare le strade e, quando si scioglieva, lasciava una fanghiglia che le rendeva impraticabili.Thomasiachiuse

gli occhi augurandosi cumuli di neve alti come un uomo, che tenessero lontano da

Haberstock Hall, Hertfordshire, novembre 1855

«Non ti era piaciuto tanto l'inverno l'anno scorso, quando eravamo a York.» Becca le lanciò uno sguardo indagatore mentre Effie-Claire gattonava verso Thomasia.

Lei si sistemò la dolce piccina in grembo prima di rispondere: «L'anno scorso era diverso».

Per lei, un'estroversa che adorava la vita all'aria aperta, l'inverno precedente era stato interminabile. Ma quella ragazza non esisteva più. Era una madre, adesso, una mamma orsa in letargo, fiera e protetti va verso il suo cucciolo. L'inverno non era più una prigione, bensì un rifugio sicuro per lei e la sua bambina. L'imminente inverno voleva dire che lei era protetta a casa sua, a Haberstock Hall, in seno alla sua famiglia, circondata dall'amore, dalla neve e da strade impraticabili che tenevano la gente in casa e il mondo a distanza.

L'inverno precedente era stata incinta di sei mesi, una gravidanza difficile fin dall'inizio. A metà gen naio era stata confinata al sicuro, in casa di sua zia, senza nemmeno il permesso di uscire in giardino nel timore che uno scivolone sul ghiaccio causasse a lei o al bambino un danno irrimediabile.

Effie-Claire emise un gorgoglio deliziato e Thomasia si voltò verso la figlioletta, senza riuscire a trattenere un sorriso, nonostante lo stato d'animo pensoso. Si avvicinò al caminetto e sedette per ter ra, raccogliendo le gonne intorno a sé.

6 lei il mondo esterno ancora per qualche tempo.

«Vieni vicino al fuoco, Tommie» la esortò sua sorella Becca che, seduta sul tappeto davanti al caminetto, intratteneva la piccola Effie Claire con un sonaglio e un coniglietto di pezza.

Andava tutto troppo veloce. A breve Effie-Claire sarebbe diventata troppo grande per essere allattata, troppo grande per dormire nella culla accanto al suo letto. Una Effie Claire che camminava non sa rebbe più stata una neonata, ma una bambina, e Thomasia sentiva già la mancanza della neonata.

«La mamma dice che Anne ha camminato molto presto.» Becca tese le mani verso Effie-Claire. «Potrei costruirle un trabiccolo da passeggio per aiutarla a imparare.» Amava inventare cose nuove. Thomasia scosse la testa, contraria all'idea. «Quando imparerà, sarà sempre troppo presto.»

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Com'era possibile che un anno prima Effie Clai re esistesse solo nel suo grembo e ora quella picci

Accigliata,correre.»Thomasia liquidò subito l'idea. «Non ha nemmeno un anno. È troppo presto.»

L'inverno non era una stagione di curiosità, la primavera sì. La primavera era la stagione giusta per viaggiare all'estero, esplorare il mondo, cercare i cambiamenti intervenuti mentre la terra era in letargo, vedere cos'era successo sotto la candida coltre di neve. La primavera era gravida di neonati e nuovi inizi. La primavera era innocente. L'inverno era saggio e prudente.

Thomasia respirò il dolce profumo della figlio letta, che le ricordava che essere saggi e prudenti era meglio che focosi e scriteriati, anche se era sta to proprio un atto focoso e scriteriato ad avere portato alla nascita di Effie-Claire.

La piccina si aggrappò al suo corpetto con le dita grassocce, tentando di alzarsi in piedi. Becca rise. «Presto camminerà; allora, sì, che ci sarà da

8 na, venuta al mondo con qualche settimana di anti cipo, stesse per camminare sulle proprie gambette?

Le chiacchiere sarebbero cominciate nel giro di poco.Thomasia respinse il pensiero. C'era tempo per pensare alle risposte da dare. Sicuramente aveva ancora qualche anno prima che la figlia si rendesse conto che era diversa dagli altri bambini, o che gli altri bambini capissero la stessa cosa di lei. I bambini potevano essere involontariamente crudeli. Effie Claire non doveva mai sapere che suo padre non l'aveva voluta, che non aveva voluto loro. Ansiosa, lanciò un'occhiata alla finestra, come se si aspettasse di vedere comparire dietro il vetro un volto del passato. Era meglio che le avesse respin te. Lo capiva con il senno di poi. Ma una rivelazio ne del genere poteva ferire una bambina. E lei non voleva che Effie Claire conoscesse quel tipo di do lore.«Non è là fuori» disse a bassa voce Becca, seduta sul tappeto. «Lo so.» Ma era una vecchia paura, quella che l'aveva tormentata per mesi quando aspettava Effie Claire. Paura che Anthony avrebbe cambiato di nuovo idea e sarebbe venuto a reclamare il bambi no per soddisfare le clausole del testamento della sua prozia, e che lei non avrebbe potuto opporsi.

Un tempo aveva desiderato sposare Lord Anthony Halston, ma era successo prima che conoscesse la verità su di lui, anche se quella verità era arrivata troppo tardi per salvarla. Un'altra donna lo aveva sposato l'estate precedente, grazie al cielo. Quel matrimonio l'aveva fatta sentire al sicuro e così era

9 tornata da York. Adesso non erano più alla portata l'uno dell'altra. Lui non avrebbe mai varcato la soglia di casa sua. La sua presenza non le avrebbe ricordato quanto era stata sciocca, e lei non gliene avrebbe dato la possibilità. Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per assicurarsi che le loro strade non si incrociassero mai più. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Lei, che una volta aveva amato il brivido della città, avrebbe condotto un'esistenza tranquilla in qualche villaggio e ne sarebbe stata grata. Uno scotto che sarebbe stata felice di pagare, in cambio della sicurezza di Effie Claire.

«Non puoi nasconderti qui per sempre.» Thomasia non era d'accordo. Poteva nascondersi

«Ragazze, non siete ancora vestite per la cena» le rimproverò Mrs. Peverett con un sorriso, pren dendo in braccio l'adorata nipote. «Abbiamo ospiti stasera, non dimenticatelo. Mr. Rawdon e sua so rella.»«Stasera?

Ma con questo tempo... Non è troppo freddo per delle visite?» protestò Thomasia. Aveva sperato che i loro ospiti mandassero un biglietto di scuse e se ne restassero a casa. Se avesse potuto, a vrebbe scelto di passare la serata davanti al fuoco, giocando con Effie Claire.

La porta della sala da musica si aprì, lasciando entrare uno spiffero proveniente dal corridoio.

«Mr. Rawdon e Miss Susannah sono brave per sone. Ti divertirai, se solo darai loro una possibilità. Ti farà bene vedere gente, Thomasia.» Sua madre bloccò con fermezza la protesta, sapendo bene che era un pretesto per prolungare il suo ritiro vo lontario dalla società. Non le sfuggiva mai nulla.

«Mr. Rawdon è il nostro rappresentante in Parlamento, Tommie. Anche Thea e Anne lo trovano decisamente progressista» spiegò Becca, dando man forte alla madre. «Progressista per essere un uomo, vuoi dire.»

Thomasia avrebbe fatto qualsiasi cosa per sua figlia, o per la Causa, e cioè la difesa e la protezione dei diritti delle donne, in particolare per quanto ri guardava l'assistenza sanitaria e il mantenimento deiLafigli.zia

10 lì, e lo avrebbe fatto il più a lungo possibile... fino alla primavera. Non aveva alcun desiderio di abbre viare il suo esilio, sebbene l'isolamento le costasse.

Claire Effie Claire si chiamava così in suo onore che aveva ospitato lei e Rebecca a York, l'aveva introdotta alla Causa all'inizio della gravidanza, notando la sua propensione all'auto commiserazione. Era stata male, si era sentita de-

Alcuni erano teoricamente d'accordo con la politica progressista, ma al momento buono avevano difficoltà a tradurre in pratica quelle convinzioni. A York aveva incontrato diversi politici progressisti e li aveva trovati carenti.

Thomasia lanciò alla sorella uno sguardo che dice va: Dovresti stare dalla mia parte. Gli uomini erano progressisti solo fino a un certo punto: fin quando la loro presa sul potere non veniva minacciata.

Era socievole per natura. Se era diventata una re clusa, una vera eremita, era stato solo per necessità.

«Potresti convincerlo a battersi per la tua causa, Tommie» mormorò gentilmente Becca, facendole dondolare davanti l'unica carota, oltre a Effie Clai re, che poteva indurla ad agire.

11 pressa e avvilita, ma la zia non l'aveva assecondata.

«Se il mondo ti fa sentire frustrata, Thomasia, datti da fare» le aveva detto. «Il mondo vuole che tu creda che sei sola. Non lo sei. Ci sono altre don ne che vogliono quello che vuoi tu: uguaglianza, protezione, riconoscimento davanti alla legge.»

Poi l'aveva portata a una riunione di quelle donne che la pensavano allo stesso modo, al Coffee Yard Close. Quelle donne l'avevano accolta a braccia aperte, con il pancione e tutto. Da allora Thomasia non era più tornata indietro. Il lavoro di istruire se stessa e le altre sui metodi di repressione più o meno subdoli, che mantenevano le donne in una posizione di sudditanza, era stato l'antidoto di cui aveva avuto bisogno. Di nuovo a casa, le mancava quel lavoro. Continuava, sì, a tenersi aggiornata su ciò che succedeva nel gruppo del Coffee Yard, ma non era la stessa cosa che essere là e poter diffondere attivamente i principi della Causa.Quando aveva lasciato York, all'inizio dell'autunno, le donne avevano appena iniziato a racco gliere appoggi per sventare il tentativo di abrogare il Bastardy Act del 1845, secondo il quale una madre nubile poteva richiedere un ordine di affiliazione, che obbligava un padre a provvedere alle spese di mantenimento di suo figlio, anche se i genitori non erano sposati. L'abrogazione della legge era stata architettata da un certo Lord Stanton e sarebbe stata presentata nella successiva sessione parlamentare, a Thomasiagennaio.sorrise tra sé mentre un'idea prendeva forma. Forse c'era qualcosa che poteva fare. Mr.

Catherineall'azione.Peverett

guardò le due figlie. «Comportati bene, Thomasia. A noi piace Mr. Rawdon e preferirei che gli ospiti più gradevoli nel raggio di miglia non venissero spaventati a morte ancora prima del dolce. Inoltre, come si suol dire, si prendono più mosche con il miele che con l'aceto.»

Thomasia si rialzò e scosse le gonne. «Be', posso almeno tastare il terreno. La Causa non ha così tanti alleati da poterci permettere di ignorare un'occasione per accrescerne le file.»

Un deputato sarebbe stato un bel colpo per la Causa. Avevano fatto breccia promuovendo, tramite i giornali, le loro iniziative presso la gente comu ne, ma non avevano ancora un appoggio forte da parte di membri del Parlamento. Secondo Thomasia, questo confermava che l'apertura maschile verso la politica progressista naufragava nel momento di passare

Thomasia baciò la madre sulla guancia mentre si dirigeva verso la porta. «Lo so, mamma. Farò la brava. Lo prometto.» Prese Effie Claire dalle brac cia della nonna. «Prima di andare a cambiarmi, porto il mio tesorino nella nursery.»

Effie-Claire, ovviamente, non doveva preoccuparsi di cene e conversazioni di politica con gli o spiti. Sarebbe stata al riparo nelle sue stanze con una cameriera. I Rawdon sarebbero usciti da Haberstock Hall ancora all'oscuro della sua esistenza, almeno per il momento. Thomasia pensò che la sua

12 Rawdon, dopotutto, poteva rivelarsi utile, no?

Becca notò la sua espressione. «Stai già pensan do a un modo per attirare dalla tua parte il nostro Mr. Rawdon... Lo sapevo!» esultò.

Sentendosi di colpo piena di energie, Thomasia si vestì accuratamente per la cena, con un abito di taffetà di seta verde, bordato di velluto rosso. Un modello alla moda, ma adatto anche alla campagna, con una scollatura a barchetta invece che profonda.

13 strategia era comunque di breve durata. In primave ra tutti avrebbero ricominciato ad andare in giro e non ci sarebbe più stato modo di nascondere sua figlia. A quel punto, sia lei sia la Causa sarebbero u scite allo scoperto. Sarebbe stato bello, a tempo de bito, poter contare sull'appoggio di Mr. Rawdon, se fosse riuscita a persuaderlo.

Thomasia si rigirò davanti all'alta specchiera col locata in un angolo della sua stanza, approfittando della momentanea assenza della cameriera per osservarsi da ogni lato. Erano trascorsi otto mesi dal la nascita di Effie Claire e non aveva del tutto ritro vato la figura di prima, e chissà se sarebbe mai successo.

D'un tratto la cena diventò più interessante. L'ec citazione di avere uno scopo, che non fosse la cura di Effie-Claire, iniziò a vibrarle nelle vene, come se una piccola parte di lei stesse tornando in vita.

L'addome era di nuovo piatto, ma i fianchi più arrotondati le suggerivano che la vita sottile di un tempo diciannove pollici non sarebbe più tornata, dettaglio per altro confermato dal fatto che l'abito le tirava leggermente in vita e sul busto. Almeno non si sentiva piena. Aveva allattato Ef-

Il corpetto aderente formava una V in vita e sfoggiava dei bottoni in velluto con una fantasia cash mere, mentre la gonna era ampia e semplice, priva delle guarnizioni appariscenti e delle balze che caratterizzavano i modelli londinesi.

Il ritardo ci fu comunque, nonostante Thomasia avesse delle nuove motivazioni per cercare di affa scinare i loro ospiti. Era passato molto tempo dall'ultima volta che era stata in compagnia. Temeva che alla prima occhiata avrebbero indovinato il suo

«Assolutamente no, signorina» la rimproverò la cameriera. «Ventun pollici di cintura è una misura perfettamente accettabile. E poi avete avuto una fi glia. State benissimo. Ora venite a sedervi. Ho pro messo a vostra madre che vi farò scendere alle sei e mezzo, non un minuto più tardi.»

14 fie Claire prima di vestirsi, ma al suo occhio critico non sfuggì la rigogliosità femminile del suo petto. I seni saldi e impertinenti della prima giovinezza, che un tempo avevano definito la sua figura, erano un ricordo. Valeva la pena di aver perso quel tratto, però, per allattare Effie-Claire.

«Oh, signorina, siete deliziosa!» La cameriera di sua madre tornò, mandata senza dubbio a metterle fretta con il pretesto di offrirle aiuto. «Il verde vi dona moltissimo... Oh, sì, mette in risalto i vostri capelli scuri. Posso pettinarvi? Ve li raccolgo in un bel«nodo?»Sì,sarebbe perfetto.» Thomasia diede un'ultima occhiata allo specchio. «Credi che dovremmo stringere di più il corsetto?» Le vecchie abitudini erano dure a morire, anche se lei sapeva quanto fossero dannose. I vestiti troppo stretti, sempre che fosse riuscita a indossarli, facevano male alla salute, oltre a essere uno dei tanti modi subdoli per opprimere le donne. Anche se detestava ammetterlo, tuttavia, segretamente teneva molto al suo aspetto. «Forse possiamo guadagnare uno o due pollici.»

Sua madre e Becca erano sedute sul divano. Una giovane donna molto bella, probabilmente Miss Susannah Rawdon, sedeva su una sedia accanto a loro, protesa in avanti ad ascoltare Becca.

Suo padre era in piedi davanti al camino, alto ed eretto, assorbito in una conversazione con uno sco nosciuto. Di sicuro, Mr. Rawdon. Le dava le spalle, ma c'era molto da studiare anche senza vederlo in viso: le spalle larghe sotto la giacca marrone scuro, la notevole statura, che superava quella di suo padre di tre pollici, e i capelli ramati, in netto contrasto con le sfumature grigie del genitore. A Thomasia parve un fuoco autunnale contrapposto al grigio e al bianco dell'inverno in arrivo. Il deputato era una scintilla, un fuoco, e qualcosa reagì spontaneamente dentro di lei, prima ancora che lui si voltasse.Il nuovo deputato era decisamente bello. Bello. La parola la fece fremere. Cosa c'era di sbagliato in lei? Si era ripromessa di evitare altri azzardi, di non agire più solo in base all'istinto. Era una madre adesso. Aveva una figlia da proteggere. Non poteva comportarsi con leggerezza.

15 segreto. C'era qualcosa in lei che poteva rivelarlo? Aveva allora indugiato davanti allo specchio, indecisa tra un collarino di velluto rosso e uno verde, e così, quando finalmente era scesa nella sala della musica, dove la sua famiglia era solita ricevere gli ospiti se il ritrovo era intimo, tutti erano già riuniti.

«Ah, Thomasia, eccoti qui!» Suo padre l'aveva vista e le fece cenno di raggiungerli davanti al caminetto. «Vi presento la mia figlia minore, Raw don. Ora conoscete tutte le mie ragazze.»

Mr. Rawdon si chinò sulla sua mano come se fossero in un salotto di Londra, e quel contatto le trasmise una calda scossa lungo il braccio. Quando l'uomo alzò lo sguardo, lei vide due sorprendenti occhi azzurri, il vivido ceruleo di un cielo estivo, e zigomi alti e affilati, incastonati in una mascella virile. Era robusto come uno sportivo convinto e al tempo stesso elegante come un gentiluomo, un perfetto incrocio tra città e campagna.

Per un momento Thomasia rimase senza parole. Contro la sua volontà, quell'uomo le fece battere forte il cuore. Un'altra promessa che aveva fatto a se stessa, dopo il disastro con Anthony, era di restare immune al fascino superficiale dell'attrattiva fisica. In altre parole, doveva dimostrare di avere imparato la lezione. Solo che davanti a lei c'era un uomo che racchiudeva in sé Adone e Apollo, un uomo che, si capiva, era abile in tutto ciò che faceva, in casa e all'aperto. No, era più che abile. Eccelleva. Probabilmente era anche pericoloso per gli uomini quanto lo era per le donne, capace di strappare segreti agli ignari con tutto quel fascino disinvolto, che fosse durante una gara di tiro con la pistola o a una serata musicale.

«Spero non vorrete dire una banalità, Mr. Raw

Becca mettersi al suo fianco, in segno di incoraggiamento e solidarietà. Il braccio della sorella scivolò sotto il suo, un sostegno.

16 «Miss Thomasia, sono sinceramente incantato.»

Un uomo simile non si sarebbe lasciato convin cere facilmente ad abbracciare la Causa. Aveva troppo da perdere. Thomasia, però, adorava le sfide.Sentì

17 don» rise Becca. «Del genere avete tenuto da parte il meglio per ultimo, oppure la più giovane è anche la più bella. Ricordatevi che io sono presente.» Rawdon rise, un suono caldo e sincero, come se fossero tutti vecchi amici. «Lungi da me, Miss Re becca.»Gliangoli degli occhi azzurri si incresparono e Thomasia si chiese quanto aiuto avrebbe potuto darle sua sorella, solitamente leale, contro un assal to di fascino così potente. Certo, nel numero c'era sempre più sicurezza... In realtà, nel giro di pochi istanti si ritrovò sola con Rawdon. Becca era andata a chiacchierare con Susannah e sua madre aveva preso da parte il marito per conferire con lui su qualcosa. Questo la la sciò insieme a Rawdon, e con davanti i quindici minuti che mancavano all'ora di cena. Quindici minuti per parare fascino con fascino e mettere a se gno un colpo per la Causa. Le circostanze sarebbe ro state ideali, se solo lui fosse stato meno bello e il polso di lei meno accelerato. Ora come ora, la cautela che aveva sviluppato nell'ultimo anno e mezzo le consigliava di battere in ritirata, mentre la parte di lei che si era impegnata nella Causa la spingeva ad andare avanti, perché quella era un'occasione troppo buona per sprecarla, e il suo lato femminile, che continuava ad apprezzare la bellezza maschile, eraSid'accordo.tuffòcon un sorriso e con la strategia collau data nelle sale da ballo di Londra. «Mi hanno detto che siete il nostro nuovo deputato in Parlamento.

Come vi siete trovato finora?» Nessun uomo sape va resistere alla possibilità di parlare di se stesso. Il

18 trucco era sfruttare la cosa a suo vantaggio. Lui scosse la testa con un sorriso. «Noioso, fra stornante, ma a volte anche esaltante. Certi giorni vedo il Parlamento come un enorme vascello che leva l'ancora: goffo all'inizio, con le navi che lo ri morchiano al largo che sforzano le funi a causa del tonnellaggio, ma una volta preso il mare è inarrestabile, quando raggiunge la massima velocità. È un motore di cambiamento, Miss Thomasia, forse il migliore che Qualunqueabbiamo.»risposta si fosse aspettata, non era questa, e si trovò disarmata davanti a tanta appas sionata sincerità. Male. Non voleva che il parlamentare le piacesse, non voleva avere niente in comune con lui. «Oh, Mr. Rawdon, forse avete sprecato il vostro vero talento! Credo di non aver mai sentito parlare del Parlamento in termini così lirici.» Gli regalò un sorriso, consapevole che, inavvertitamente, lui le a veva dato l'opportunità di promuovere la Causa. «Parlate di cambiamento... Di quale genere?» Domanda fondamentale. La sua agenda politica le avrebbe fatto capire molto riguardo a lui. Fino a che punto era progressista? Forse la sua risposta l'avrebbe aiutata a trovarlo meno piacevole, lo a vrebbe reso meno attraente. Grazie ad Anthony, sapeva fin troppo bene che un bel volto poteva nascondere un carattere molto sgradevole.

La risposta giunse prontamente. «L'espansione delle ferrovie, Miss Peverett, e con esse l'amplia mento dell'istruzione, in particolare alle classi povere. Le ferrovie avvicineranno la campagna alla città. Non solo, avvicineranno il mondo. E tutte le

Avrebbe voluto proseguire con le domande, ma a

Il parlamentare rispose senza fretta, irrigidendo appena la mascella. Evidentemente non gli piaceva essere sfidato o, più in particolare, non gli piaceva essere messo in discussione.

19 persone, indipendentemente dalla loro posizione sociale, avranno bisogno di istruzione per navigare nel nuovo mondo, dai trovatelli alla nobiltà.» Era sincero? Quelle lodevoli affermazioni depo nevano a favore dell'intelletto di Rawdon. Non erano in tanti a comprendere le conseguenze che il progresso, come per esempio l'espansione delle ferrovie, avrebbe avuto sulla vita della gente comune. Prima di incontrare le signore del Coffee Yard, lei stessa aveva pensato alle ferrovie solo come a un comodo mezzo di trasporto. Invece ora capiva mol to di Decisepiù. di metterlo alla prova. «E le donne? Sono incluse nella vostra definizione di tutte le persone indipendentemente dalla loro posizione sociale?» Era sicura che lì sarebbe caduto. Certissima.

«Quando dico che cerco il cambiamento, Miss Peverett, intendo cambiamenti per chiunque. Tutti i cambiamenti che riuscirò a promuovere, prima che le mie opinioni diventino impopolari.»

«E quando questo succederà? Cosa avverrà allo ra?» insistette Thomasia. «Un conto è volere il cambiamento, un altro è votare pubblicamente per ottenerlo.»Gliocchi azzurri si fissarono su di lei, un lungo sguardo meditabondo del quale Thomasia avvertì l'effetto fino alle punte dei piedi. «Sì, Miss Peverett, è certamente così.»

20 Rawdon fu risparmiato l'interrogatorio dal mag giordomo che annunciava la cena. Se lei lo aveva offeso, non lo fece trasparire. Le porse invece il braccio, e un'altra fitta le scoppiettò dentro, acuta e definitiva. Sentì i muscoli solidi sotto la sua mani ca, il profumo maschile che lui emanava. Era tutto spezie invernali, con una nota di testa di cedro, una nota di fondo di patchouli e un sentore di... legno di sandalo, forse?, al centro. Profumava di conforto e di Laforza.sua voce le arrivò sommessa all'orecchio. «Ci sono molte cose da aggiustare in Inghilterra, e in tendo aggiustarle per tutto il tempo che avrò a disposizione.»Eravero, pensò Thomasia. A cominciare dagli uomini inglesi. Gli rivolse un'occhiata da sotto le ciglia abbassate. Cosa ne pensava Mr. Rawdon? Forse le sue idee sul cambiamento degli uomini e rano leggermente diverse. Di solito succedeva così.

BRONWYN SCOTT

Lo scandalo segreto di Miss Peverett

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