Immagine di copertina: Shutterstock Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Carrera's Bride If Winter Comes Silhouette Books © 2004 Diana Palmer © 1979 Diana Palmer Traduzioni di Velia De Magistris ed Emanuela Brock Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Special Edition dicembre 2006 Seconda edizione Il Meglio di Harmony gennaio 2010 Questo volume è stato impresso nel dicembre 2009 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X Periodico mensile n. 125 del 30/1/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 777 del 6/12/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Pur essendo un serata piuttosto frenetica al Bow Tie Casinò di Paradise Island, Marcus Carrera, intento a fumare un sigaro sul balcone del suo ufficio, era completamente assorto nei suoi pensieri. Uomo di affari dalla dubbia reputazione fino a pochi anni prima, con un passato che aveva suscitato timore anche negli avversari più spietati, era ancora molto rispettato, ma non per i suoi legami con gli ambienti della malavita. O almeno così sperava. Adesso possedeva alberghi e Casinò negli Stati Uniti e nelle Bahamas, per quanto il suo nome non comparisse quasi mai nella lista dei soci di maggioranza. Il Bow Tie - frequentato da stelle del cinema e famosi cantanti rock - era il suo preferito, quello che aveva contribuito in modo determinante a renderlo plurimilionario. Anche se gli affari commerciali erano stati tutti resi legali e legittimi, avrebbe dovuto indossare i panni del gangster ancora per qualche tempo. Tanto per peggiorare la situazione, però, non poteva confidarsi con nessuno. 9
No, si corresse, non era del tutto vero. Poteva confidarsi con Smith, la sua guardia del corpo, un ex militare che come animale da compagnia aveva scelto un enorme iguana chiamato Tiny. Smith era talmente famoso a Paradise Island da fargli sospettare che molti dei clienti del Bow Tie si recassero lì per vedere lui, oltre che per giocare al Casinò e rilassarsi sulla splendida spiaggia bianca antistante all'albergo. Alzò le braccia sopra la testa per rilassare i muscoli intorpiditi del collo. Era stanco. La sua vita, mai particolarmente tranquilla, negli ultimi mesi era diventata ancora più stressante, tuttavia non rimpiangeva di aver preso alcune decisioni importanti. Suo fratello minore, il suo unico fratello, giaceva in una tomba solitaria a Chicago, vittima di uno spietato narcotrafficante che spadroneggiava nelle Bahamas. Carlo era morto a soli ventotto anni, lasciando una moglie e due bambini piccoli. Lui faceva in modo che avessero tutto il necessario dal punto di vista economico, ma non era in grado di restituire loro quello che avevano perso: un marito e un padre affettuoso. Era assurdo rimetterci la vita a causa del denaro, pensò. Come assurdo era che l'uomo che nascondeva dietro la facciata dell'onesto banchiere un'attività di riciclaggio di denaro sporco e che aveva firmato la condanna di Carlo fosse ancora libero, impegnato in una collaborazione con un famoso gangster di Miami. Avevano aperto innumerevoli Casinò e ne avrebbero inaugurato di lì a poco uno anche a Paradise Island. Natural10
mente erano solo un paravento per i loro loschi traffici. Aspirò una boccata di fumo dal sigaro. Era un Avana, uno dei migliori sul mercato. Smith aveva degli amici nella CIA stazionati a Cuba. Loro potevano acquistare sigari e regalarli a chi volevano. Poi Smith li passava a lui, perché non fumava, non beveva e non esagerava mai; neanche con le parole. Marcus si voltò verso il mare e la brezza gli arruffò i capelli folti e neri, appena spruzzati di argento sulle tempie. Si avviava verso la quarantina, e si vedeva, ma era ancora snello ed elegante nonostante il fisico massiccio e la statura imponente. Aveva grandi mani e pelle olivastra resa ancora più scura dal sole, esaltata dalla camicia bianca che in quel momento indossava sotto la giacca da sera. I pantaloni erano di taglio squisito, le scarpe così lucide da riflettere la pallida luce della luna. Le sue unghie erano sempre perfettamente curate, mai un capello fuori posto. Supponeva di essere addirittura ossessivo, per tutto ciò che riguardava l'aspetto, forse perché era stato così terribilmente povero da ragazzino. Figli di due immigranti, lui e Carlo erano stati costretti a lavorare fin da bambini nella piccola autofficina di cui il padre era proprietario, con due soci. Fin dalla più tenera età avevano imparato nel modo più diretto che il duro lavoro era l'unico mezzo per sfuggire alla miseria. Suo padre aveva avuto la sventura di imbattersi in un gruppo di bulli del posto, che lo avevano 11
picchiato fino a ridurlo in fin di vita quando aveva rifiutato di far usare la sua officina come base per la rivendita di pezzi di ricambio rubati. A quel tempo, Marcus aveva solo dodici anni, troppo pochi per trovare un impiego fisso. Carlo frequentava ancora le scuole elementari, perciò era stata la madre, con il suo umile lavoro di cameriera, a provvedere come meglio poteva alla famiglia. Presto, però, il denaro non era più bastato neanche per pagare l'affitto. Avevano perso la casa. I soci del padre, ormai non più di un vegetale, avevano rifiutato di aiutarli economicamente, sostenendo che non c'era mai stato un accordo scritto che regolasse la loro società. Un'emorragia celebrale aveva stroncato il padre soltanto pochi mesi dopo. A quel punto, l'unica prospettiva per Marcus e Carlo era stata quella di essere dati in adozione. Non sapendo cos'altro fare per impedire lo smembramento definitivo della famiglia, Marcus si era rivolto al boss che gestiva la piccola criminalità del posto. Con la sua grinta e la sua parlantina, lo aveva convinto a dargli una possibilità. Aveva iniziato come corriere, e presto era riuscito a dare un tetto alla madre e al fratello. Le suppliche di sua madre non erano servite a dissuaderlo, anzi Marcus l'aveva convinta che la sua attività era legale. A soli vent'anni aveva fatto carriera ed era già ricco. Tuttavia lei, da anima pia qual era, non aveva mai approvato. Era morta - forse di crepacuore - pregando per la salvezza dell'anima del suo figlio maggiore. 12
Marcus non si era lasciato fermare dai sensi di colpa: aveva iscritto Carlo in una prestigiosa scuola privata per assicurargli l'educazione che lui non aveva mai ricevuto, e aveva continuato per la sua strada senza mai guardarsi indietro. Le donne si avvicendavano al suo fianco, tutte destinate a una breve permanenza nella sua vita. Non desiderava crearsi una famiglia, ma fu molto contento quando Carlo, appena laureato in legge, sposò la sua compagna di scuola, Cecilia, e ancora più contento di avere poi un nipote e una nipotina da viziare. Si era davvero innamorato solo una volta, di una donna bella e ricca. Erin, rampolla della società che contava. Lei era attratta dalla loro diversità, dall'aura di pericolo che lo circondava. Si divertiva a esibirlo al gruppo dei suoi conoscenti annoiati, ma non voleva avere contatti con Carlo né con gli amici di infanzia di Chicago. E poiché Marcus non amava andare a teatro, non leggeva libri impegnati e non si dedicava ai pettegolezzi, Erin semplicemente scoppiò a ridere quando lui le chiese di sposarlo. Il matrimonio non era nei suoi progetti a breve termine, gli spiegò. Voleva visitare il mondo e divertirsi, ma, quando infine avrebbe deciso di mettere su famiglia, lo avrebbe fatto con un uomo del suo stesso livello sociale. La fine definitiva della loro storia fu sancita qualche tempo dopo, durante una festa organizzata da Marcus in uno dei suoi alberghi di Miami in occasione del compleanno di Erin. Non vedendola nella sala, era andato a cercarla e l'aveva sco13
perta in una stanza, ubriaca e mezza nuda, in compagnia non di uno, ma di due famosi cantanti invitati al ricevimento. Erin non aveva nemmeno tentato di giustificarsi. Aveva affermato che le piaceva cambiare spesso compagnia, Marcus aveva replicato che era libera di fare ciò che voleva. Quindi era andato via e non era più tornato sui suoi passi. Per un lungo periodo aveva perso ogni interesse per le donne, sostituito da una nuova quanto inaspettata passione per il ricamo. Si era specializzato nel patchwork ed era diventato così bravo in quella disciplina da vincere competizioni internazionali. Così aveva conosciuto tante donne, delle quali aveva apprezzato la compagnia, ma erano quasi tutte sposate. Quelle ancora libere rifiutavano di frequentare un uomo con la sua reputazione. Forse proprio in quei momenti aveva iniziato a prendere forma nella sua mente la decisione cui ultimamente era giunto: un cambiamento di vita totale, che però doveva restare ancora un segreto. Si era stancato di recitare la parte del cattivo. Era più che pronto a mutare la sua immagine pubblica, per quanto, ammise a se stesso, non sarebbe stato possibile ancora per un paio di mesi. Al momento, il suo problema era trovare il modo per convincere della propria disponibilità l'uomo che sarebbe diventato il suo contatto con l'assassino di Carlo, un uomo che al momento risiedeva in un albergo di Nassau. Il tizio aveva chiesto la sua collaborazione in alcune attività illegali, e 14
Marcus gli aveva dato appuntamento al Casinò per quella sera, ma si stava facendo attendere. Troppo, per i suoi gusti. Riluttante, spense il sigaro. Era vietato fumare all'interno dell'albergo, ma non poteva lamentarsene. Era stato lui stesso a stabilire quella regola, in seguito a una visita dei suoi nipoti. Il piccolo Julio aveva avuto un brutto attacco di tosse, dopo aver pranzato nel ristorante pieno di fumo dell'hotel. Asma, aveva diagnosticato il pediatra. E poiché era suo compito proteggere il bambino e la sua sorellina Cosima, aveva bandito sigari e sigarette dai suoi locali. Una decisione che lo aveva reso impopolare, ma a lui ovviamente non importava. Entrato in ufficio, vide Smith scuotere la testa, lo sguardo fisso sui monitor delle telecamere a circuito chiuso. L'uomo di mezza età, la testa calva luccicante e il fisico massiccio, alzò gli occhi verdi su di lui. «Capo, c'è qualcosa che dovrebbe vedere» esordì. Marcus si portò alle sue spalle. Uno degli schermi stava trasmettendo le immagini di una donna bionda e snella, trascinata in malo modo da un tizio grosso almeno il doppio di lei. La poveretta cercava di opporsi con tutte le sue forze, senza sortire alcun risultato. Poi il bruto sollevò la testa e Marcus lo riconobbe. «Vuole che me ne occupi io?» si offrì Smith, leggendogli nel pensiero. Il sangue che gli ribolliva nelle vene, Marcus raddrizzò le spalle. «No, ho bisogno di un po' di 15
esercizio, più di te» affermò, quindi, con passo elegante, si diresse verso l'ascensore privato. Per quanto stesse lottando con tutte le sue forze, Delia Mason non riusciva a liberarsi dalla stretta dell'ubriaco. Ammetterlo era mortificante, perché era già da un anno che seguiva un corso di arti marziali; un corso che evidentemente non era stato di grande efficacia. Gli occhi verdi che mandavano fiamme, morse la mano dell'uomo che, dal canto suo, sembrò non accorgersi nemmeno dei denti che affondavano nella sua carne. E pensare che era stata molto restia ad accettare quell'appuntamento... Era nelle Bahamas in compagnia di sua sorella e di suo cognato per una vacanza, con lo scopo di riprendersi dopo la morte della madre. Avrebbe dovuto divertirsi, ma, fino a quel momento, il viaggio era stato una delusione. Specialmente in quel momento. «Mi piacciono le donne aggressive» sbuffò l'uomo, mentre si affaccendava con la gonna del vestito nero e corto che Delia indossava. «Io, invece, detesto gli uomini che non sanno accettare un no come risposta» replicò lei, sferrandogli l'ennesimo calcio. L'uomo scoppiò a ridere e la spinse con forza contro la parete. Delia iniziò a urlare con tutto il fiato che aveva in gola. La bocca dell'uomo era contorta in un ghigno osceno, il respiro affannoso. Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua, né si era mai sentita così impotente. E pensare che aveva ac16
consentito a incontrare quell'individuo repellente solo per accontentare il suo ricco cognato, che aveva tanto insistito al riguardo. Anche sua sorella Barb aveva manifestato delle perplessità, ma Barney aveva ripetuto decine di volte che Fred Warner era un vero gentiluomo. Fred era un banchiere, una persona di tutto rispetto. Aveva delle faccende da sbrigare al Casinò, allora perché non unire lavoro e piacere, e farsi accompagnare da Delia? In verità, persino Fred non era sembrato entusiasta della proposta e, mentre aspettava al bar dell'albergo, aveva già ingoiato diversi drink. Quando lei lo aveva raggiunto, aveva borbottato qualcosa circa il fatto di essere costretto ad andare a letto con un serpente pur di concludere i suoi affari, qualcosa di cui lei non aveva colto il senso, ma che l'aveva spinta quasi a cancellare il loro appuntamento. Tuttavia, Barney era stato così insistente... Delia affondò di nuovo i denti nella mano grassoccia dell'uomo, ripagata dall'urlo di dolore che subito gli sfuggì dalle labbra. La reazione del bruto, però, fu immediata. Alzò l'altra mano e la schiaffeggiò. La violenza dell'aggressione la paralizzò, ma, proprio mentre era sul punto di rassegnarsi all'inevitabile, un'ombra si materializzò dal nulla. Un attimo dopo, Fred vacillò e cadde a terra. Un uomo alto e massiccio, vestito impeccabilmente, torreggiava su di lui. «E tu, che diavolo vuoi?» esclamò l'ubriaco, rimettendosi in piedi a fatica. «Ti ammazzo...!» 17
«Accomodati pure» replicò una voce profonda con tono divertito. Approfittando della diversione, Delia scattò in avanti e colpì con la borsa la mascella di Fred. «Ouch!» protestò l'omone, massaggiandosi il viso. «Mi dispiace solo di non avere una mazza da baseball, brutto scimmione» sbottò lei, tesa. «Sarò felice di prestartene una, se vuoi» commentò Marcus, sorridendo. «Ma chi accidenti pensi di essere?» domandò Fred, rimettendosi in piedi a fatica. «Ora ti faccio vedere io...» Il pugno di Marcus lo colpì in pieno stomaco, impedendogli di concludere la sua minaccia e mandandolo di nuovo lungo disteso per terra. «Molto gentile da parte sua» affermò Delia, soddisfatta, con il suo accento tipico del Texas. «Grazie.» «Di nulla» replicò Marcus, affabile. «Scusa... ma che cosa ci facevi con questa brutta imitazione di Casanova?» «Mio cognato mi ha proposto di uscire con lui» spiegò Delia, l'espressione chiaramente disgustata. «Quando racconterò a Barb che cosa ha tentato di farmi, sono certa che butterà suo marito dalla finestra.» «Barb?» «Mia sorella maggiore, Barbara. Suo marito si chiama Barney Cortero, possiede molti alberghi.» Marcus inarcò impercettibilmente le sopracciglia e sorrise: il suo destino era appena cambiato. 18
«Apprezzo molto quello che ha fatto per me, signore» riprese Delia, ricomponendosi. «Studio arti marziali, ma non sono riuscita a fermarlo. Gli ho morso la mano, però è servito solo a farlo arrabbiare. E così ha cominciato a prendermi a schiaffi.» Marcus annuì. «Dovere...» minimizzò. «E non chiamarmi signore, se non vuoi farmi sentire più vecchio di quello che sono» aggiunse, poi prese il cellulare dalla tasca e pigiò un solo tasto. «Smith? Vieni qui, per favore, e riporta questo tizio al suo albergo. Tutto intero» precisò. «Non abbiamo bisogno di altri problemi.» Ascoltò la conferma e interruppe la comunicazione. «Dobbiamo fare qualcosa per il tuo vestito» commentò, dopo aver lanciato un'occhiata incuriosita a Delia. Si tolse la giacca e la drappeggiò sulle sue spalle. L'indumento conservava il calore del suo corpo e il profumo di una colonia esclusiva. Delia alzò lo sguardo sul suo salvatore: un uomo molto bello, notò, nonostante le due piccole cicatrici che gli solcavano una guancia. Aveva occhi nocciola e caldi, un fisico da lottatore e un'aria pericolosa. Molto pericolosa. «Sì» confermò, già affascinata. Le porte dell'ascensore si aprirono e Smith apparve nel corridoio, i muscoli possenti che tendevano la stoffa dell'elegante giacca scura che indossava. «Dove lo devo portare?» chiese. «Siamo tutti al Colonial Bay Hotel di Nassau» spiegò Delia, quando Marcus le rivolse un'occhiata interrogativa. 19
Smith annuì e afferrò un braccio di Fred, poi lo rimise bruscamente in piedi. «Non toccarmi o sporgerò denuncia» minacciò l'ubriaco. «Nel caso non lo sapessi, anche una tentata violenza sessuale è un crimine» gli ricordò Marcus con tono gelido. «Tu questo non puoi provarlo.» «Ci sono telecamere ovunque. Tutto quello che hai fatto è stato registrato» spiegò Marcus senza scomporsi. Fred socchiuse gli occhi. Osservò attentamente il suo antagonista fin quando un'espressione sorpresa si dipinse sul suo viso. «Carrera!» esclamò. Un sorriso che non aveva nulla di piacevole incurvò le labbra di Marcus. «Finalmente mi riconosci. Piccolo il mondo, giusto?» «Sì, piccolo» confermò Fred, a disagio. «Sai, in realtà, sono venuto qui per parlare con te.» «Davvero? Ebbene, ti suggerisco di tornare quando sarai sobrio.» «S... sì... Certo» balbettò Fred. «Lo farò. Ascolta, questa faccenda con la ragazza... Si è trattato di un equivoco. Ho bevuto troppo e lei ha continuato a provocarmi...» «Bugiardo!» lo interruppe Delia. «Abbiamo le registrazioni» precisò Marcus. «Ma non servirtene contro di me, d'accordo?» insistette Fred. «Noi siamo come una famiglia.» «Ancora una mossa del genere e avrai davvero bisogno di una famiglia, per organizzare la tua veglia funebre. Intesi?» 20
«Sì, certo» confermò Fred, il viso completamente privo di colore. «Mi stavo solo divertendo un po'... Sono sbronzo, in caso contrario non l'avrei mai toccata. Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.» «Portalo via di qui» ordinò Marcus a Smith, ignorando l'ubriaco che continuava a mormorare scuse e giustificazioni. «Io... Mi farò sentire» promise Fred nel vuoto. Facendo in modo che Delia non lo vedesse, Marcus annuì impercettibilmente. «Andiamo» disse poi, prendendola per un braccio, «abbiamo bisogno di ago e filo. Non puoi tornare a casa con il vestito ridotto in brandelli.» «Io non so chi è lei...» obiettò Delia, esitante. «Cioè, chi sei tu» si corresse. Ancora non capiva che cosa stava succedendo. Fred conosceva quell'uomo, anzi, lo temeva. E i due si erano scambiato messaggi silenziosi. Chi era dunque quel tizio bellissimo dalla carnagione olivastra?, si chiese. «Prima pensiamo al vestito e poi alle presentazioni» replicò lui, gentile. «Stai tranquilla, con me sei perfettamente al sicuro.» «È quello che ha detto mia sorella, che sarei stata al sicuro con Fred...» «Possibile, ma io non ho bisogno di aggredire donne nei corridoi oscuri. In genere, sono le donne che ci provano con me!» Lo sconosciuto stava sorridendo, un sorriso splendido e ammaliante, decise Delia. «D'accordo» disse. «Grazie.» «Di niente. E comunque sono certo che te la sa21
resti cavata anche da sola» commentò lui, mentre le faceva strada verso l'ascensore. «No, non credo. È un bestione terribilmente forte.» «In genere, la forza viene amplificata dall'alcol o dalle droghe.» «Davvero?» Marcus entrò nella cabina e annuì. «Davvero» confermò, serio. «Prima esperienza con un ubriaco?» chiese. «Non proprio» ammise lei. «Anche se non mi era mai successo nulla di simile. Sembra che io attiri gli ubriachi come il miele attira le mosche. Il mese scorso sono andata a una festa con Barb e Barney. Un tipo completamente sbronzo ha insistito per ballare con me, e solo un momento dopo è svenuto. Proprio lì, ai miei piedi e sotto gli occhi di tutti. Al compleanno di Barb, invece, uno sconosciuto che aveva alzato troppo il gomito mi ha seguito per tutta la sera, cercando di convincermi a vendergli il mio pacchetto di sigarette. Peccato che io non fumo.» «È il tuo viso» sentenziò Marcus, convinto. «Hai un'espressione comprensiva, che spesso gli uomini trovano irresistibile.» «Credi davvero? Tu non mi sembri un uomo che abbia bisogno di comprensione» commentò lei. Marcus scrollò le spalle. «Infatti è così, almeno di solito. Siamo arrivati» aggiunse, facendosi da parte per lasciarla uscire dall'ascensore. Delia mosse qualche passo nell'ufficio e si 22
guardò intorno con aria ammirata. Una soffice e spessa moquette color champagne copriva il pavimento. I mobili eleganti erano di mogano scuro, e tanti monitor riprendevano zone diverse del Casinò. Un mobile bar in cristallo dominava quasi interamente una parete, e dal lato opposto due enormi scrivanie ospitavano computer, telefono, fax e altri macchinari. Per lei che non aveva perso un solo film di James Bond, era come aver messo piede in un set cinematografico. «Wow!» mormorò, emozionata. «Sei una spia dell'FBI, per caso?» Marcus sorrise e scosse la testa. «Non direi» replicò. Alzò una mano per indicare una porta. «C'è un accappatoio, in bagno. Togliti il vestito e indossalo pure, io intanto mi procuro ago e filo.» Delia esitò, un'espressione incerta sul viso. «Ci sono telecamere ovunque, in questo posto» precisò lui, leggendole nel pensiero. «Non posso fare nulla di male, il capo mi scoprirebbe subito.» «Il capo?» ripeté Delia. «Ah, intendi il proprietario del Casinò, giusto?» Marcus annuì, e riuscì in qualche modo a non sorridere. «Tu sei...» Sul punto di dire buttafuori, Delia si interruppe. No, decise, quel tizio era troppo elegante per essere un delinquente. «Sei nella sorveglianza?» riprese. «Qualcosa del genere. Ora vai e stai tranquilla. Hai già avuto abbastanza brutte esperienze per una sola serata, con me non ti succederà nulla.» Parole che suscitarono immediatamente i suoi 23
sensi di colpa. In genere accordava la sua fiducia facilmente, forse troppo. Ma, come aveva appena sottolineato l'uomo, era stata una serata piuttosto difficile. «Grazie» sussurrò Delia, prima di entrare nella stanza e richiudere la porta alle sue spalle. Si tolse il vestito e indossò l'accappatoio sopra gli slip neri e i collant, chiedendosi se per caso non stesse commettendo un altro errore credendo alle parole di quello sconosciuto. Se faceva parte della sorveglianza, però, doveva essere un responsabile, perché aveva impartito ordini a quel tale chiamato Smith, ragionò. E stranamente si sentiva davvero al sicuro con lui, decise, mentre usciva dal bagno avvolta in un accappatoio di almeno cinque taglie superiori alla sua. Il suo salvatore era seduto su una poltrona dietro una scrivania. Aveva inforcato un paio di occhiali da vista dalla montatura dorata e stava infilando un filo nella cruna di un ago. Forse era un ex militare, ipotizzò, guardandolo. Conosceva degli uomini che avevano servito nell'esercito e che sapevano fare un po' di tutto, dal cucinare a riparare qualunque cosa si rompesse in una casa. Avanzò di qualche passo e tese la mano per prendere l'ago, nello stesso momento in cui lui tese la sua per prendere il vestito. «Sai cucire?» chiese Delia, un po' sorpresa. «Sì. Io e mio fratello siamo stati costretti a imparare a farlo: abbiamo perso i nostri genitori quando eravamo ancora piccoli» spiegò lui. «Ah, mi dispiace» mormorò Delia. Non aveva mai conosciuto suo padre, era morto prima che lei 24
nascesse. Un cancro aveva da poco portato via sua madre. Sapeva che cosa significava veder morire un genitore. «Ma posso farlo io...» riprese. «No, ci penso io. Cucire mi rilassa.» Delia si arrese e annuì, poi si accomodò su una sedia e osservò l'uomo intento nel suo compito, la testa bruna china sul vestito. Le dita lunghe e forti si muovevano in modo sorprendentemente agile, i punti erano precisi e quasi invisibili. Era, doveva ammetterlo, molto colpita. Nel tentativo di distogliere la sua attenzione, si guardò intorno, incuriosita. Si alzò in piedi e, d'istinto, si avvicinò a un grande quadro. Che non era davvero un quadro, capì, quando lo esaminò più scrupolosamente. Era una specie di coperta sospesa a un'asta di ferro battuto, una sinfonia di scacchi neri e bianchi. Davvero incredibile trovare qualcosa di tanto bello nell'ufficio di un Casinò! «Punto croce» commentò. «Cosa?» chiese lui, alzando lo sguardo. «Punto croce» ripeté Delia, convinta. «Il disegno è unico, ma in qualche modo mi risulta familiare. E c'è anche punto erba, e catenelle...» «Sai ricamare.» «Be', sì» confermò lei. «Insegno ricamo a Jacobsville, nel Texas. Organizzo anche corsi estivi nel centro di ricreazione.» «Che punto preferisci?» «Oh, mi piacciono tutti» commentò Delia, molto incuriosita dall'interesse che l'uomo dimostrava per quella che era un'occupazione tipicamente femminile. 25
Marcus appoggiò il vestito sulla scrivania, aprì un cassetto, prese un album fotografico e glielo porse. Non erano ritratti di persone, si rese conto Delia, ma immagini di splendide coperte ricamate a mano. «Bellissime!» affermò, estasiata. «Grazie.» «Le hai fatte tu?» domandò lei, gli occhi sgranati per la sorpresa. «Sai ricamare?» «Non mi limito a ricamare. Io ho vinto gare molto importanti di patchwork, e sono stato invitato come ospite di onore a un programma televisivo dedicato ad arte che, secondo me, viene trascurata fin troppo spesso.» «È incredibile!» esclamò Delia, sorpresa. «Ho visitato il sito Internet delle gare di quest'anno, e ho visto le coperte che hanno vinto. Ecco perché questa mi sembrava familiare... E perché mi sembrava di conoscere anche te» aggiunse. «Non ho perso una sola puntata di quel programma! Non ricordo il tuo nome, ma ricordo il tuo viso. E come avrei potuto dimenticarlo, d'altra parte? Non sono molti, gli uomini che vincono competizioni di patchwork.» «Ma qualcuno c'è» precisò lui con orgoglio. «Ho gareggiato contro un poliziotto e un ranger, l'anno scorso.» «Sei davvero bravo!» si complimentò di nuovo Delia, sfogliando l'album. «Mi piacerebbe vedere i tuoi lavori.» «Io, però, non sono alla tua altezza. Voglio dire, insegno, ma non vinco gare!» 26
«Che cosa fai quando non insegni?» si informò lui senza malizia. «Sono una sarta: ho un piccolo laboratorio e collaboro anche con una boutique. Non guadagno molto, ma mi diverto tanto.» «Il che è più importante del denaro» sottolineò Marcus, serio. «La penso anch'io così. Una mia amica si sposò ed ebbe un bambino, ma, poiché era un avvocato, decise di trasferirsi a New York per far fortuna in campo professionale. Si affermò subito, però era costretta a vivere separata dal marito, che non aveva potuto seguirla perché gestiva un ranch. Hanno finito per divorziare...» Delia fece una pausa e scosse la testa. «La sua storia ha rafforzato le mie convinzioni, cioè che i soldi non possono bastare per rendere felice una persona.» «Sei molto matura per la tua età. Perché non puoi avere più di... vent'anni, giusto?» «Sei sicuro?» replicò Delia, sorridendo.
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«Mi trovavo a Parigi, in uno dei ristoranti più famosi del mondo quando il virus dell’influenza intestinale decide di colpirmi tra una portata di pigeons aux olives e di baba au rhum.» «Che sfortuna» commentò Hannah O’Reilly sorseggiando lo champagne caldo e lanciando un’occhiata disperata alle spalle dell’allampanato e pallido Frank che da una decina di minuti le stava imponendo la sua presenza. Alla festa dell’ultimo dell’anno nella pomposa residenza alle porte di Philadelphia, con un abito da sera acquistato per l’occasione, si sarebbe dovuta trovare tra le braccia di un affascinante estraneo, impegnata in un ballo sfrenato. Se avesse voluto annoiarsi sarebbe rimasta a casa. Un cameriere passò loro accanto reggendo un vassoio carico di stuzzichini. Hannah ne prese uno ignorando che ingredienti contenesse, ma certa che fosse costato più di quanto lei spendesse per un intero pasto. Gerard Banks, il proprietario della villa e del Philadelphia Sentinel, il giornale per cui lei lavorava, organizzava ogni anno una festa per i suoi dipendenti, i loro amici e le loro famiglie. Hannah non aveva ancora capito a quale categoria Frank appartenesse, ma avrebbe preferito che infliggesse la sua presenza e i suoi tristi aneddoti a qualcun altro. «Un’altra volta, a Londra, mentre gustavo un’ostri-
ca sentii qualcosa muoversi in bocca. Scoprii che si trattava di un verme. Da quella volta non ho più mangiato ostriche.» «Non ti biasimo» commentò lei appoggiandogli una mano sul braccio. «Vado a cercare un altro goccio di champagne. È stato un piacere parlare con te.» «Buon anno» le augurò lui sospirando e sollevando il bicchiere in un brindisi. «Auguri anche a te, Frank» mormorò Hannah, allontanandosi in fretta alla ricerca di un soggetto più interessante, decisa a dare una svolta alla sua vita. Aveva individuato un cameriere che serviva lo champagne e stava per raggiungerlo quando una voce la bloccò. «Hannah, come vanno le cose?» Il suo capo, Lester Wanefield che non era single e non aveva un bicchiere extra di champagne per lei, le si parò tragicamente davanti. «Ehi, quel vestito ti sta benissimo.» «Grazie.» In effetti l’abito rosso le donava, ma l’idea di aver destato l’interesse del suo capo la fece pentire di non essersi presentata al veglione coperta da un telo di iuta. «Bella festa, non è vero?» «Sì.» Se si riusciva a evitare di pensare che tutto quel denaro sprecato avrebbe potuto essere usato per qualche buona causa. Hannah non perse di vista il cameriere. Se solo fosse riuscita a spostarsi a destra di un paio di... «Ho pensato di affidarti il compito di scrivere una storia per la prima pagina.» A quel punto Lester si guadagnò la sua più completa attenzione. Hannah lavorava al giornale da più di un anno e da qualche mese lo
assillava con la richiesta di affidarle incarichi più interessanti di quelli che aveva svolto fino a quel momento. «Sarebbe fantastico, Lester. In effetti sto svolgendo delle ricerche su uno psicofarmaco i cui effetti collaterali sono...» «No, io pensavo a un articolo sulle tette.» Se lo avesse colpito alla bocca dello stomaco avrebbe grugnito come un maiale quale stava dimostrando di essere? «Per la precisione pensavo a una storia sulle donne che hanno il seno grosso, su come avere una carrozzeria modificata può influenzare la vita sessuale di una persona, la capacità di attirare gli uomini e se gli uomini che si riescono a conquistare appartengono a una categoria diversa rispetto a quelli che si frequentavano prima.» «Be’, è interessante.» Stava scherzando, vero? «Io però speravo di...» «L’articolo sarà corredato di molte fotografie» aggiunse spostando lo sguardo su una ragazza dal seno prosperoso che gli stava passando accanto. «Io preferirei...» «Lo so O’Reilly, ma fino a quando non avrai più esperienza dovrai accontentarti.» «Sì, è una frase che ho già sentito.» Ad nauseam. «Ma io...» «Niente ma» la zittì lui e posando lo sguardo sulle sue spalle scoperte le strizzò l’occhio. «Solo tette.» Maledizione. Hannah sorrise, consapevole che qualsiasi ulteriore obiezione non avrebbe fatto altro che confermare le convinzioni di Lester. Accidenti! Voleva scrivere una
storia interessante, trovare un argomento che nemmeno Lester il Maiale avrebbe potuto cestinare. Uno scoop di portata nazionale che le avrebbe permesso di avanzare nella carriera e che avrebbe fatto lievitare il suo conto in banca. Come... Come... Sospirando Hannah individuò un altro cameriere, augurò al suo capo un felice anno nuovo che suonava un po’ come maledizione a te e a tutta la tua famiglia e partì alla carica, decisa ad annegare la frustrazione nell’alcol. Una storia di tette. Accidenti! Di lì a un quarto d’ora l’anno vecchio sarebbe finito e i suoi progetti per il nuovo sembravano non voler andare in porto. Tanto per cambiare. Esattamente come non era andata in porto la decisione di perdere cinque chili. Aveva ventinove anni e non era ancora riuscita a raggiungere nessuno dei traguardi che si era prefissata di ottenere per il suo trentesimo compleanno. Meno male che per i suoi genitori le cose andavano meglio perché se avessero dovuto aspettare che lei fosse in grado di aiutarli, campa cavallo! Il cameriere si fermò per servire un trionfo di stuzzichini. Quella era la sua occasione.
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Sempre pi첫 passione, per il tuo piacere di leggere.
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Il prossimo appuntamento 2330 - Romantica notte a palazzo di M. Lennox
Le appassionanti vicende di tre affascinanti eredi al trono ti aspettano con ALL'ALTARE CON SUA MAESTÀ. Questo mese non perdere la storia di Lily e della tenera proposta del principe Alexandros.
2331 - Dolce sorpresa per il milionario di J. Braun
Bryan Caliborn, conturbante uomo d'affari, non avrebbe mai immaginato che un semplice incontro potesse sconvolgergli la vita. Forse perché non aveva ancora conosciuto Morgan Stevens...
2332 - Il mio regalo per San Valentino di N. Marsh
Blane si era allontanato dalla moglie perché convinto di non essere alla sua altezza. Ora che è un milionario, però, ha scoperto di desiderare l'unica cosa che non può comprare: l'amore di Cam.
2333 - Colleghi per caso, sposi per amore di N. Harrington
Amy si è offerta di organizzare il matrimonio della sua migliore amica, peccato solo che ad aiutarla ci sia anche Jared, l'insopportabile, vanitoso e... irresistibile fratello della sposa!
2334 - La rosa senza spine di R. Morgan
Diana ha da sempre una cotta per Cameron, ma sa che i Van Kirk, la potente famiglia di lui, non accetterebbero mai una relazione tra loro né esiterebbero a usare qualsiasi mezzo per allontanarli.
2335 - Una damigella all'altare di B. Hannay
DOLCI NOVITA' IN ARRIVO: quando il vero amore sboccia, fiorisce e si trasforma in una famiglia! Lucy era felice del suo ruolo di damigella, ma non sospettava che il testimone fosse... il ragazzo che ama!
DAL 2 FEBBRAIO
Il prossimo appuntamento 1821 - Milionario senza scrupoli di Day Leclaire Non capita spesso che qualcosa sfugga al controllo di Gabe. D'altra parte non avrebbe costruito un impero se non fosse stato spietato e votato agli affari. Eppure, due anni prima... Un anno nel CLUB DEI MILIONARI.
1822 - Fascino Fascino e rose rosse di Merline Lovelace Caroline ha organizzato nei minimi dettagli quel meeting in Spagna per una società che si occupa di sicurezza e anche se è quasi San Valentino, non ha certo tempo per... È il terzo dei MOMENTI SPECIALI.
1823 - Sedotta a San Valentino di Barbara Dunlop Sinclair se ne intende di bellezza. Come PR di una ditta di cosmetici è una vera esperta in materia e quando incontra Hunter non ha dubbi: è l'uomo più attraente che abbia mai visto.
1824 - Nozze in stile Hollywood di Emily McKay Per gli HUDSON DI BEVERLY HILLS intrighi e passioni non sono mai un fatto privato. Da quando Cece Cassidy si è trasferita a Hudson Manor su precisa indicazione di Jack Hudson, la sua vita assomiglia a un film.
DAL 23 FEBBRAIO
Il prossimo appuntamento 2478 - Inopportuni segreti
di C. Mortimer Angelica sa benissimo che finché la sua vera identità non sarà svelata, tra lei e il conte Wolf Gambrelli non potrà esserci nulla.
2479 - Seduzione ffra ra le onde
di C. Spencer Un fine settimana sul suo lussuoso yacht dovrebbe essere sufficiente, a Nikolaos, per smascherare la bella Emily. Torna FUOCO GRECO.
2480 - Il principe e la cameriera
di S. Morgan Holly, giovane cameriera, si ritrova fra le braccia di Casper, noto principe playboy. Primo appuntamento con JET-SET & GLAMOUR.
2481 - Le parole che non mi hai mai detto
di L. Monroe L'intensa relazione fra Valentino e Faith va avanti ormai da un anno, ma c'è una parola che nessuno dei due vuole pronunciare: amore.
2482 - Travolgente ritorno
di A. Green Isandro non ha mai perdonato Rowan per averlo lasciato senza spiegazioni. Nuovo bollente episodio PASSION di Harmony Collezione.
2483 - Perfetta per il capo
di M. Mayo Penelope sa che lavorare per Michele sarà per lei una vera e propria sfida... Non perdere la nuova puntata di A LETTO COL CAPO.
2484 - Ricatto d'amore
di R. Donald Sexy, intrigante e disgustosamente ricco, Kain può avere tutte le donne che desidera. Sedurre Sable, quindi, non sarà certo un problema...
2485 - Un sì ta tanto nto atteso
di K. Ross Damon è tornato, ed è lui ora a dettare le regole: Abbie diventerà sua moglie, oppure... Leggi il CONTRATTO D'A D'AMORE di questo mese.
DAL 9 FEBBRAIO
Questo mese 1357 - Un dottore tra le mie braccia di K. Hardy Madison non riesce a credere che il misterioso uomo in maschera con cui ha sfacciatamente flirtato alla festa sia proprio il suo capo! Primo appuntamento con la miniserie LONDON VICTORIA HOSPITAL.
1358 - Un ciclone in camice bianco di C. Marinelli Sei anni prima Hugh se ne era andato lasciandola con il cuore a pezzi. Adesso quel dolce sogno di notti lontane si è materializzato nel suo ospedale costringendo Bonny a fare i conti con il passato.
1359 - Miraggi d'amore di A. Roberts Jack in un colpo solo ha voltato le spalle alla medicina e all'amore. Ma adesso, grazie alle cure della bellissima Jill, si chiede se non sia troppo tardi per sentirsi finalmente a casa.
1360 - Il futuro avrà i tuoi occhi di G. Sanderson Alex: Alex Lei è tutto quello che un uomo desidera ma non posso concedermi il lusso dell'amore. Carly: Carly So che avevo giurato che non sarebbe più successo, ma l'amore non si può programmare.