MDH140 TORMENTI D'AMORE - A. McALLISTER

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La collana storica più amata di sempre, da quest’anno si tinge di… rosso.

Questo mese IL FUOCO DEL DESIDERIO, un nuovo appuntamento firmato

Quando scandalo e seduzione si incontrano nell’Alta Società.

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Anne McAllister

TORMENTI D'AMORE


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Playboy and the Nanny The Inconvenient Bride Lessons from a Latin Lover Harlequin Mills & Boon Presents Harlequin Mills & Boon Modern Romance Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 1998 Barbara Schenck © 2001 Barbara Schenck © 2005 Barbara Schenck Traduzioni di Elisabetta Ungaro, Paola Ingenito e Anna Vassalli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony febbraio 2000 Prima edizione Collezione Harmony novembre 2001 Prima edizione Collezione Harmony febbraio 2006 Seconda edizione Il Meglio di Harmony maggio 2011 Questo volume è stato impresso nell'aprile 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X Periodico mensile n. 140 del 14/05/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 777 dello 06/02/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Romanzo

Sommario Pagina 7

Il piccolo ribelle Pagina 151

Una risposta per sempre Pagina 323

Romantiche lezioni

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Romanzo

Il piccolo ribelle



1 Nikos Costanides aveva bisogno di una donna. Non di una donna qualsiasi. Gli occorreva una professionista del mestiere. Dev'essere bellissima, provocante, magari con un vestito leopardato e molto attillato, pensò. I dettagli non sono importanti, mormorò fra sé mentre, in poltrona, componeva un numero telefonico. Sarà sufficiente una descrizione generale. «Agenzia di accompagnatrici Debbie» rispose una voce sensuale all'altro capo del filo. «Gradirei la compagnia di una delle vostre ragazze, per oggi pomeriggio.» «Certamente, signore» rispose la voce seducente. «Qualunque cosa desidera.» Nikos desiderava trovarsi a cinquemila miglia di distanza dalla casa paterna di Long Island. Ma a quel proposito di sicuro la donna al telefono non poteva essergli di aiuto. Con malcelata impazienza, Nikos le descrisse il tipo che desiderava. «Una ragazza che non passi inosservata?» ripeté la donna al telefono un po' esitante, al termine di quella spiegazione. «Sì, deve fare colpo» precisò Nikos. «Voglio la 9


migliore, la più appariscente! Ha capito che cosa intendo oppure glielo devo ripetere?» «Mmh... certo!» tentennò l'altra. «Sono sicura che abbiamo la ragazza che fa per lei.» Nikos lasciò il suo indirizzo, e spiegò: «Mi trovo nel cottage del custode, dietro la casa padronale. C'è una festa in piscina, ma la ragazza dovrà percorrere il vialetto principale e passare in mezzo agli ospiti». Nikos guardò fuori dalla finestra, dove un gruppo di invitati si avviava alla festa, mentre suo padre portava un appoggiapiedi alla giovane moglie vistosamente incinta, Julietta. Tra poco sarò libero di andarmene!, considerò fra sé. E avrebbe dato una bella lezione a Stavros Costanides, il magnate greco, suo padre, così dispotico e indifferente. Era lui che voleva scandalizzare, non certo Thomas, il giardiniere tuttofare, o qualcuno degli invitati del bel mondo. Tutta la sua vita negli ultimi anni, del resto, era andata in quella direzione, tanto che la stampa rosa si era spesso interessata a lui. «Sì, signore, glielo dirò. Sono sicura che farà come lei desidera, signor Costanides» gli assicurò la voce al telefono. «Sono sicuro anch'io» concluse Nikos in tono compiaciuto. Se fosse stato in grado di guidare, se ne sarebbe andato già da tempo. Ma aveva una gamba ingessata che gli impediva di muoversi con facilità. Era rimasto vittima di un incidente stradale qualche settimana prima. Mentre aspettava la ragazza dell'agenzia, aveva più volte guardato fuori dalla finestra e si era reso 10


conto che gli ospiti erano molti di più del previsto. Almeno la metà delle donne più ricche ed eleganti di Hampton era presente. Gli invitati ridevano e chiacchieravano rilassati intorno alla piscina, senza un pensiero al mondo, mentre Julietta andava in visibilio per ogni regalo che apriva. Deanne, l'amico di Julietta che aveva organizzato la festa, doveva avere invitato tutto il paese! Palloncini blu e rosa erano appesi dappertutto e si libravano nell'aria mossi dalla brezza estiva. Centinaia di nastri rosa e azzurri ornavano il nuovo gazebo. Quando Nikos sentì bussare, si sollevò a fatica dalla poltrona e andò ad aprire, vestito soltanto con un asciugamano legato in vita. Non si trovò di fronte la bomba sexy che immaginava. La donna non aveva nemmeno la capigliatura color platino. I suoi capelli erano di un caldo color miele, portati lunghi e raccolti in una treccia. Aveva gli occhi di un verde profondo che tendeva al blu, ed erano i più grandi che lui avesse mai visto. Non era appariscente, sembrava piuttosto una scolaretta. Nikos diete un'occhiata al gruppo di persone in piscina, per vedere se si erano accorti dell'arrivo della ragazza, ma nessuno pareva badare a loro. L'unico che li osservava era suo padre, che sembrava incuriosito. Era seduto al tavolo dove sua moglie apriva i regali, ma la sua attenzione era rivolta al cottage. Bene. Proprio quello che Nikos voleva. «Finalmente sei arrivata!» esclamò. La ragazza cercò di dire qualcosa, ma non ne ebbe il tempo. «Entra e fammi vedere che cosa c'è sotto quell'a11


spetto così formale.» Subito dopo, Nikos l'afferrò e la baciò. Lei rimase immobile per un attimo, rigida, poi all'improvviso cambiò. Il ghiaccio si sciolse. Le sfuggì un sospiro attonito, come quello di Nikos... Un istante dopo... lo schiaffeggiò. Nikos si allontanò di scatto, toccandosi il labbro. Oh, cielo, sanguinava! «Che cosa diavolo ti prende!» esclamò. «Perderai tutti i clienti, se ti comporti così!» «Essere baciati in questo modo non fa parte del mio lavoro» precisò la donna con sussiego. «I baci sono extra, dunque?» domandò Nikos, seccato. «Farai sesso, ma non mi bacerai?» Le guance di lei si infiammarono. «Io non farò nulla del genere! Che cosa crede?» «Credo che la tua recita sia durata anche troppo, per i miei gusti!» «La mia recita?» ripeté lei, incredula. «Molti uomini trovano sexy l'aria da bibliotecaria, dolcezza, io no.» Nikos lanciò un fugace sguardo verso la piscina. Erano ormai in molti quelli che li stavano guardando. Afferrò la giovane per una mano e le ordinò: «Entra». Lei fece di tutto per liberarsi dalla presa, ma, nonostante avesse una gamba ingessata, lui era abbastanza forte per trattenerla e spingerla all'interno. Solo una volta che la porta fu chiusa, Nikos la lasciò libera. Accidenti! Era stato più faticoso del previsto. Non c'era più abituato. Da quando era uscito dall'ospedale, non aveva fatto altro che mangiare, dormire e litigare con suo padre. Non sopportava di sen12


tirsi così debole. Ecco che la testa cominciava a fargli male di nuovo. Gli accadeva ogni volta che si concentrava su qualcosa. «Che cosa pensi che faremo?» «Apra quella porta, voglio andarmene subito!» protestò lei. «No.» Lei spalancò i grandi occhi. «Che cosa vuol dire... no?» «Proprio quello che ho detto» rispose Nikos con uno sbuffo. «Sei pagata, sei qui e, accidenti, ci resterai. Siediti!» Nessuna reazione. «Siediti, ho detto!» urlò di nuovo Nikos. La giovane scosse il capo. «Non posso, devo andarmene. Devo essere capitata nel posto sbagliato.» «Questo è il posto giusto. Rilassati! Come diavolo riesci a fare questo lavoro?» borbottò lui. «Sono molto brava nel mio lavoro» replicò lei, guardandolo fisso. «Allora dimostramelo...» sibilò Nikos. «Io non intendo dimostrarle nulla. Non so neanche chi sia lei! Mi lasci andare, piuttosto!» «Taci, prima che mi esploda la testa! Siediti!» tuonò Nikos. Questa volta, lei ubbidì. Si sedette di fronte a lui e lo guardò. «Non lì» le spiegò Nikos, irritato. «Lui può vedere. Siediti sul divano.» La donna non si mosse. «Lui... chi? Di chi sta parlando?» si informò al colmo della confusione. Nikos non rispose. Era in piedi e spostava conti13


nuamente lo sguardo da lei al divano, in attesa. «Non capisco per quale motivo si comporta così» mormorò ancora la giovane, sconcertata, sedendosi sul divano. A quel punto, Nikos la ringraziò e si sedette sulla poltrona di fronte. Lei guardò Nikos per un istante e poi indirizzò lo sguardo verso la porta. «Non pensarci nemmeno!» le intimò Nikos. Seduta con le braccia incrociate, lei sembrava proprio un'insegnante. Osservava Nikos con sguardo interrogativo e aspettava. In lei non c'era obiettivamente nulla di sensuale. «Non fai questo lavoro da molto tempo, non è vero?» indagò Nikos. «Da quattro anni.» «Quattro anni?» ripeté lui, incredulo. «Ho incominciato mentre preparavo la tesi. Sono molto brava» precisò lei. «Ho ottime referenze.» «Mi piacerebbe vederle» la provocò Nikos. Gli occhi della ragazza si accesero di rabbia. «Io non sono tenuta a mostrarle niente! Non capisco perché mi trattenga qui.» Devo essere finita nel cottage sbagliato, aggiunse fra sé. «La prego, ho bisogno di parlare con il signor Costanides!» lo implorò infine. «Ce l'hai davanti.» «Lei non è il signor Costanides!» contestò la giovane donna. «Io lo conosco! È molto più vecchio, ha i baffi. È...» Nikos sussultò. Ha incontrato mio padre? Oh, santo cielo! Non poteva crederci. Suo padre gli era sempre sembrato un uomo un po' strano, ma non 14


immaginava che frequentasse donne del genere. Stavros aveva sempre avuto un estremo rispetto per la famiglia. Proprio per questo, Nikos aveva pensato che la presenza di una squillo lo avrebbe fatto andare su tutte le furie. «Insomma, chi sei?» «Sono Mari Lewis.» «Mari Lewis... la squillo?» specificò Nikos. «La squillo?» si infuriò lei. «Niente affatto. Io sono la bambinaia.» «La bambinaia? Non posso crederci!» Nikos incominciò ad avvertire una grande soddisfazione. Aveva baciato la bambinaia del suo fratellastro, l'aveva ricevuta coperto solo da un asciugamano! Suo padre aveva visto tutto, e questo era ciò che lo rendeva più felice. Le cose erano andate meglio del previsto. Ora Stavros non lo avrebbe trattenuto un minuto di più. Aveva tentato di sedurre la bambinaia del suo caro Alexander! Con ogni probabilità, il padre avrebbe nominato suo erede l'adorato secondogenito. Perché no? Alexander, il figlio di quattro anni nato dal secondo matrimonio, era già il centro dell'universo per il padre di Nikos, il sole intorno a cui ruotava Stavros Costanides... Tutto ciò che Nikos non era mai stato. In realtà, a Nikos dispiaceva un po' per il bambino. Non avevano avuto modo di conoscersi bene. Anzi, si conoscevano appena. Stavros aveva fatto di tutto per tenere lontano il suo prezioso figlioletto dal terri bile fratello maggiore. Aveva paura che potesse avere una cattiva influenza sul bambino. Stavros era convinto che Nikos fosse un buono a nulla, e lui, dal canto suo, sembrava fare di tutto per dargli 15


ragione. Dopo l'incidente, il padre lo aveva obbligato a restare lì. «Finché non sarai in grado di guidare da solo, tu non andrai da nessuna parte» gli aveva ordinato. Quando Stavros Costanides decideva qualcosa, era impossibile fargli cambiare idea. Proprio la sua testardaggine era stata il motivo della discussione prima dell'incidente. Anche la settimana scorsa avevano litigato per la stessa ragione. Stavros era andato dal figlio, gli aveva proposto di studiare un prospetto finanziario per la compagnia e gli aveva suggerito in modo provocatorio: «Impara qualcosa sull'impero che un giorno sarà tuo». «Conosco già tutti» aveva borbottato Nikos, mettendo da parte i documenti. «Tenterò in tutti i modi di farti cambiare atteggiamento, fosse l'ultima cosa della mia vita» aveva giurato suo padre. «Voglio proprio vedere!» lo aveva sfidato Nikos con arroganza. «Puoi contarci!» erano state le ultime parole di Stavros, mentre si chiudeva la porta alle spalle. Da quel momento, si erano ignorati. Ora Nikos desiderava solo andare via. Non gli importava che Alexander ereditasse tutto. «Il signor Costanides si arrabbierà.» La voce di Mari distolse Nikos dai suoi pensieri. «Spero proprio di sì» borbottò lui, e intanto si domandava che cosa stesse aspettando Stavros. Come mai non era ancora arrivato a salvare quella specie di Mary Poppins dalle sue grinfie? «Mi aspettava alle tre. Per me è importante arrivare in orario» cercò di spiegare a quel punto Mari 16


Lewis. «Il signor Costanides dice che suo figlio ne ha bisogno.» «È giusto, devi essere un punto di riferimento per lui» osservò Nikos con fare annoiato. «E quali altre qualità possiedi?» continuò. «Non sopporto la volgarità» controbatté lei. Allora riesci a essere pungente, quando vuoi, pensò Nikos. «Il padre non vuole che cresca come il fratello maggiore» soggiunse dopo un attimo di silenzio. «Il fratello maggiore?» si meravigliò Mari. «Allora i bambini sono due? Strano, il signor Costanides non ha nominato un fratello.» «La cosa non mi sorprende!» Il tono di Nikos era chiaramente seccato, adesso. «Già, mi ha detto solo che ha dei problemi con Nikos.» «Come hai detto?» Lei scrollò il capo. «Non dovrei dire nulla. Non è discreto parlare del bambino. È una cosa che riguarda solo me e il mio datore di lavoro.» Nikos non la stava nemmeno ascoltando, troppo preso dai suoi pensieri. «Come hai detto che si chiama il bambino?» Lei sollevò il mento con aria decisa e poi ripeté: «Nikos». «No!» «Ma certo!» insistette Mari. «Il bambino si chiama Alexander» la corresse subito Nikos. Mari prese la borsa, estrasse il contratto e glielo mostrò. «Guardi lei stesso, è scritto lì. Si chiama 17


Nikos. Ho sbagliato cottage, ma non ho confuso il nome.» Allora al vecchio non era per nulla venuto un colpo quando lo aveva visto abbracciare e baciare Mary Poppins. Si era solo stupito un po' e forse ora stava ridendo di lui. «Mmh... signor... non so il suo nome, ma ora è meglio che mi lasci andare, perché devo cercare il cottage giusto.» «Non sei nel cottage sbagliato» rimarcò lui. «Ma lei ha detto che... ma dove... dov'è Nikos?» farfugliò Mari. «Nikos sono io!» esclamò lui con un sorriso amaro. E allo sguardo incredulo di lei, aggiunse: «Benvenuta nel suo nuovo posto di lavoro, signorina Lewis. A quanto sembra, mio padre ha assunto una babysitter per me». Di certo era pazzo, ma era anche l'uomo più bello che lei avesse mai visto. Era serio, con occhi scuri e capelli neri ricciuti. Il viso era magro con zigomi alti e una fossetta al lato della bocca che si accentuava quando sorrideva in modo malizioso. Mari preferì non pensare a come poteva baciare una bocca come quella. Nessuno l'aveva mai baciata con passione. E con un uomo simile... qualunque donna sana di mente gli sarebbe caduta ai piedi. Lei, invece, aveva un lavoro da portare a termine nel migliore dei modi, una reputazione da difendere e un paio di amorevoli zie a cui provvedere. Doveva trovare Stavros Costanides al più presto. «Senta, signor...» esordì. «Signor Costanides» le suggerì lui con un sorriso. Nikos le stava sorridendo, ma questo non signifi18


cava nulla. Non era certo scritto che un sorriso rendesse attraente. Di colpo non capì più nulla. Le era venuta voglia di toccarlo... era impazzita! Doveva reagire a ogni costo. «Signor Costanides, non capisco come mai si comporti così, ma...» «È meglio che tu ti chieda come mai mio padre abbia potuto fare una cosa simile!» precisò lui. «Suo padre?» «Il signor Stavros, il despota. Il signore più anziano di me, quello con i baffi» le ricordò lui. «Quello che l'ha assunta...» «Perché mi prendessi cura del suo bambino. Dovevo occuparmi di Nikos» specificò Mari. «Di me» cercò invano di spiegarle Nikos. «Ma... è ridicolo!» protestò lei, indignata. Forse si trattava di un'amnesia. Oppure quel bel ragazzo che le stava di fronte aveva preso un colpo alla testa e pensava di essere qualcun altro. Mari era sicura che Stavros Costanides l'avesse assunta per prendersi cura del figlioletto. Era certa dell'esistenza del bambino, aveva visto la foto nell'ufficio del padre. «È questo Nikos?» gli aveva domandato. Stavros prendendo in mano la fotografia, le aveva risposto con tono pieno di orgoglio: «Questo è mio figlio». Nikos, aveva pensato lei. Ma adesso che ci pensava, Stavros non lo aveva specificato... Ora incominciava a capire. «Lei è Nikos! Davvero non si sta prendendo gioco di me?» cercò di assicurarsi. «Te lo giuro.» «Ma non ha senso... per quale motivo suo padre avrebbe dovuto... lei non è...» balbettò. Con un'oc19


chiata di accusa, proseguì: «Io avevo capito che il signor Stavros aveva un bambino di quattro anni. Mi ha mostrato una sua foto». «È vero, mio padre ha un bambino di quattro anni, il mio fratellastro Alexander» le confermò Nikos. «Di sicuro c'è uno sbaglio.» Mari ne era certa. «Non c'è nessun equivoco» la disilluse a quel punto lui. «Ma...» «Per mio padre, questo è l'unico modo per mettermi in riga. Lui pensa che io stia sprecando del tempo. Ritiene che non prenda le cose abbastanza sul serio e non condivide il mio disinteresse verso l'impero che un giorno sarà mio. Insomma, non accetta il mio ostinato rifiuto a seguire le sue orme.» Il tono di Nikos diventava sempre più amaro, a mano a mano che proseguiva nella spiegazione. È solo uno scherzo!, pensò Mari. Da un momento all'altro arriverà il signor Costanides e mi dirà che è stato tutto un gioco e ci metteremo a ridere. Inizierò il mio lavoro con Alexander. Mari sperava che le cose andassero così, perché lei aveva bisogno di quel lavoro. Altrimenti le sue zie, Emmaline e Bett, sarebbero finite in mezzo a una strada. Per trovare un lavoro, Mari aveva messo un annuncio su un giornale per future mamme. La telefonata del signor Costanides, due giorni dopo, era arrivata come la manna dal cielo. Solo adesso si spiegava diverse cose. Stavros le aveva parlato del carattere ostinato del figlio, lamentandosi della sua testardaggine e della sua aperta ribellione all'autorità paterna. Strana descrizione, 20


per un bambino di quattro anni... ma allora Mari non se ne era accorta. «Ero sicuro di farcela da solo» le aveva confidato il magnate greco, e per un attimo nello sguardo gli era passato un barlume di umanità. «Adesso lascio il compito a lei. Se riuscirà a responsabilizzarlo entro sei mesi, e soprattutto se resterà per sei mesi, le darò centomila dollari come compenso. Se invece lascerà il lavoro prima dello scadere del tempo, sarà lei a darmi diecimila dollari.» Queste erano state le parole del padre di Nikos. Diecimila dollari per lui erano noccioline, per Mari no. Aveva accettato sicura di riuscire a portare a termine il lavoro. «Avrà scherzato!» mormorò, seduta sul divano, anche se ci credeva sempre meno. «No» fu la risposta secca di Nikos. «Ti ha assunta per portarmi sulla retta via.» «Ma io non posso...» provò a giustificarsi. «Se non puoi, vai da mio padre e digli che non hai intenzione di accettare il lavoro. Non potrà trattenerti contro la tua volontà» le suggerì Nikos. Mari pensò alle zie, alla grande casa con il giardino rigoglioso, alla quale erano tanto legate. Quella casa rappresentava il loro orgoglio, la serenità della vecchiaia, il loro legame con il passato, con il padre affascinante e scialacquatore... Il denaro per la manutenzione non era mai sufficiente. La villa aveva bisogno di ristrutturazioni, e loro non potevano rinunciare a vivere lì. La fragile voce di zia Emmaline le risuonò nelle orecchie. «Dove potremmo andare, tesoro? Siamo sempre state qui.» «Non puoi togliere Emmaline da qui» le ripeteva 21


continuamente zia Bett. «Ne morirebbe, lo sai.» Con il denaro di Stavros, poteva sistemare la casa, dipingere i soffitti e le pareti... dopo aver pagato i debiti di gioco del nonno, ovviamente. «Non posso farlo» rispose Mari. «Perché diamine non puoi?» si infuriò Nikos. «Ho bisogno di questo lavoro» si giustificò lei. «Quanto ti ha offerto?» «Come?» «Sono certo che mio padre ti ha offerto molto denaro» ipotizzò Nikos, nervoso. «Io te ne offro di più per andartene.» Mari era molto tentata. «Non posso» ripeté infine, scrollando la testa. Lui la guardò, attonito. «Che cosa significa che... non puoi?» «C'è in gioco la mia reputazione professionale.» Mari aveva le guance accaldate. «Mi stai dicendo che intendi rimanere?» Nikos sembrava non credere alle proprie orecchie. Non accettare. Al diavolo la reputazione, le zie, i centomila dollari e il suo modo di baciare. Dov'è finito il tuo buon senso? Tuttavia, il cuore le batteva più forte, come impazzito. Lei sapeva che era accaduto qualche cosa quando Nikos l'aveva baciata. Era già stata baciata in precedenza, era persino stata fidanzata, in un tempo ora le appariva lontanissimo! Tuttavia, quando Ward la baciava, lei provava una piacevole sensazione di calore, ma questa svaniva dopo pochi attimi. Invece ora sentiva ancora le labbra di Nikos sulle sue, la loro impronta di fuoco era ormai parte di lei. In fondo al suo cuore, Mari 22


era consapevole che qualcosa la tratteneva a dispetto di tutto. Era una follia accettare di fare da babysitter a un uomo adulto per motivi economici. La ragionevolezza la spingeva a rifiutare, a dispetto dell'enorme guadagno e delle necessità delle zie. Mari era pratica, e con i piedi per terra. «Chi ha i piedi per terra non potrà mai volare» era solito ripetere quello spirito libero di zio Arthur, con una strizzatina d'occhio e un lampo di sfida nello sguardo. Mari respirò a fondo e disse: «Sì».

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Questo mese 2414- Riposo e dolci coccole di B. Hannay

Elizabeth ha deciso di fare una vacanza e un’accogliente tenuta in campagna è l’ideale. Ad attenderla c’è anche Jack, il proprietario...

L’amore ritrovato di R. Winters Valentino è tornato e Clara è ancora nei suoi pensieri. Due nuovi appuntamenti con la miniserie IL RISTORANTE BELLA ROSA. 2415- Un milionario nel mio cuore di M. Way

Coryn è ricchissimo, bellissimo e fa girare la testa a tutte le donne! Anche Miranda non può che innamorarsi di lui.

Passione da scoprire di M. Way

Zara e Garrick dopo anni si rivedono. Nessuno dei due è felice di questo incontro. Ma il fuoco tra loro non si è ancora spento.

2416- Matrimonio per gioco di C. Colter

Sophie non vuole più soffrire. Accetterà la proposta di Brandon: faranno finta di essere innamorati. Ma sarà solo per gioco?

Mi vuoi risposare? di C. Anderson

Maisie e Robert sono di nuovo insieme per il matrimonio della figlia. Forse per loro c’è una seconda possibilità.

2417- Affari e fiori d’arancio di T. Southwick

Maggie sembra dolce, rassicurante e... molto attraente. Jason non ha dubbi, ha trovato la persona perfetta per il figlio e per lui!

L’avvocato e la tata di T. Southwick

Casey è la tata giusta, ha fatto breccia nel cuore della bambina e nel cuore di Blake, per anni votato solo al lavoro.


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1895 - Sette anni in un bacio

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