Sharon Kendrick
IL MIO UOMO GRECO
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Bought by Her Husband The Greek Tycoon's Baby Bargain The Greek Tycoon's Convenient Wife Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2006 Sharon Kendrick © 2008 Sharon Kendrick © 2008 Sharon Kendrick Traduzioni di Paola Picasso e Maria Paola Rauzi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Pack giugno 2007 Prima edizione Collezione Harmony novembre 2009 Prima edizione Collezione Harmony dicembre 2009 Seconda edizione Il Meglio di Harmony novembre 2013 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2013 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X Periodico mensile n. 168 del 16/11/2013 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 777 dello 06/02/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Sommario Pagina 7
Seduzione greca Pagina 159
Sogno greco Pagina 321
Inganno greco
Seduzione greca
1 Nella sala di rappresentanza della sua compagnia marittima, nell'attico di un elegante palazzo del centro, l'armatore Alexei Christou fece ruotare la poltrona e posò la testa sullo schienale, guardando il soffitto mentre una graziosa ragazza bruna gli sbottonava la camicia. «Mmh» mormorò. «Fantastico.» Sospirando di piacere, si preparò a godersi le cure della donna quando il telefono si mise a suonare. Indispettito, strinse le labbra e cercò di ignorarlo, pensando che prima o poi quel suono si sarebbe interrotto. Dopo un po', sentendo che continuava, imprecò con rabbia e sollevò il microfono. «Ne? Che cosa diavolo succede?» sbraitò. «Ho detto che non dovevate disturbarmi per nessun motivo!» Il suo assistente tossicchiò. «Mi perdoni, Kyrios Christou, ma date le circostanze, ho pensato...» «Che cosa c'è?» tagliò corto lui con voce sferzante. «C'è sua... ehm, moglie al telefono.» «Mia moglie?» fece eco Alexei mentre la brunetta sollevava di scatto la testa e guardava sconcertata la sua espressione tempestosa. 9
Che cosa voleva quella strega infedele e senza cuore? Sentirsi dire che aveva rappresentato per lui l'errore più grande della sua vita?, si domandò Alexei, socchiudendo gli occhi. Di sicuro lei lo chiamava, non avendo avuto risposta alla lettera che gli aveva spedito dall'Inghilterra, tuttavia sentire la voce di una persona che non si vedeva da più di sette anni gli dava una strana sensazione. Soprattutto di una persona che gli aveva strappato il cuore e l'anima, che prima lo aveva accalappiato e poi tradito. Il sorriso crudele che gli curvò le labbra avrebbe fatto tremare i suoi numerosi rivali in affari. Sollevando imperiosamente una mano, ordinò alla brunetta di smettere quello che stava facendo. Per il momento. Intrattenersi sessualmente con una fanciulla non era certo la cosa migliore da fare mentre parlava con la sua ex moglie. Anche se, a ben pensarci, sarebbe stata una dolce vendetta dopo il modo in cui lei lo aveva tradito. I suoi occhi neri scintillarono. Ma che cosa sarebbe importato a quel cuore di ghiaccio? Stringendo i denti, resistette alla tentazione, anche per non trovarsi in una posizione di svantaggio. Se prima di combattere, gli uomini evitavano di fare sesso, c'era una buona ragione. Il sesso indeboliva anche i più forti e lui, dal momento in cui la fedifraga lo aveva abbandonato, non si era più concesso alcuna debolezza. «Passamela» ordinò al suo assistente. Nel suo modesto appartamento londinese, in attesa di essere collegata, Victoria strinse la cornetta nella 10
mano madida di sudore. Odiava dovergli parlare più di ogni altra cosa al mondo, ma a quel punto sperava di potersi liberare di lui e di essere immune al fascino della sua potente sensualità. Ormai non era più sua moglie, se non di nome, e anche quella situazione non sarebbe durata a lungo. Non era più legata a lui, era sfuggita alla soffocante prigione in cui l'aveva rinchiusa quel greco formidabile. Ciò che Alexei pensava, non la riguardava più. Attieniti ai fatti, si ricordò, guardando la pila di conti da pagare che sembrava crescere di giorno in giorno. Digli ciò che vuoi il più in fretta possibile e falla finita. Dopo qualche istante, udì un piccolo suono metallico e una sillaba gelida. «Ne?» Bastava quella voce nota e minacciosa a procurarle dei brividi sulla pelle e a farle battere il cuore più in fretta. Immune a lui? Figurarsi. «Ciao, Alexei.» I suoi occhi neri lampeggiarono udendo quella morbida voce inglese, ma lui mantenne un tono neutro come se si rivolgesse a uno qualunque dei suoi nemici. «Ah, sei tu!» esclamò con freddezza. «Che cosa vuoi?» Nessun saluto, nessun convenevole, ma che cosa si era aspettata?, si chiese Victoria. Domande sollecite sulla sua salute da parte di un uomo che al momento dell'addio le aveva gridato: «Sei una sgualdrina da quattro soldi e io maledico il giorno in cui ti ho sposato!». «Io... ho bisogno di parlarti.» «Molto interessante.» La voce dell'ex marito era 11
sommessa come il cupo brontolio di una tigre che si avvicina a passi felpati alla preda ignara. «Di che cosa, esattamente?» Victoria chiuse gli occhi, rammentando il discorso che le aveva fatto il suo avvocato. «Se desidera accordarsi in modo amichevole, lo tratti con cautela, signora Christou. Suo marito ha in mano tutti gli assi. Non perché sia nel giusto, ma perché è ricco. Molto ricco.» Naturalmente aveva ragione. Gli uomini ricchi vincono sempre perché possono permettersi degli avvocati capaci di intavolare delle trattative lunghe e costose. E Alexei era uno dei più ricchi. Nel mondo d'oggi, i milionari sono numerosi, ma gli armatori greci miliardari non nascono sugli olivi. L'ultima cosa che lei desiderava era una battaglia legale protratta nel tempo che non avrebbe potuto pagare, perciò, come aveva detto il suo avvocato, doveva trattarlo con cautela. Riaprendo gli occhi, guardò fuori dalla finestra la teoria di tetti che si stagliavano contro il cielo grigio di Londra. Aveva preparato con cura il suo discorso, ma le parole si rifiutavano di uscirle dalla bocca. Forse perché, una volta che le avesse pronunciate, la loro storia sarebbe finita davvero? Ogni donna, per quanto il suo matrimonio sia stato infelice, nasconde dentro di sé il desiderio di salvarlo. Ciascun essere umano tenta di aggrapparsi al sogno di un lieto fine. «Io...» «Caspita, Victoria... mi sembri molto nervosa.» Il tono era crudele e irridente, ma lei si impose di 12
restare calma. «Non proprio nervosa» lo corresse. «Meglio dire a disagio, ma non dovrebbe sorprenderti. Non ci parliamo da molto tempo.» «Lo so benissimo.» Alexei soffocò un gemito mentre la brunetta gli faceva scorrere le unghie sul torace e più in basso, avvicinandosi pericolosamente alla cintura dei pantaloni. Cercando di bandire dalla mente l'immagine della ex moglie, osservò il movimento di quelle unghie scarlatte. Victoria era arrivata a lui pura e innocente, e lui le aveva insegnato tutto quello che sapeva dell'arte amatoria. Rabbrividì. «Alexei?» La voce che giungeva da lontano lo strappò dai suoi pensieri confusi e lui, sbuffando, allontanò la ragazza con un gesto brusco. La brunetta cadde in ginocchio e lo guardò con rimprovero, atteggiando le rosse labbra a un piccolo broncio. Lui scosse la testa e il broncio si approfondì. Come poteva permetterle di continuare quando la sua mente era rivolta a Victoria? Maledetta lei! «Alexei?» ripeté Victoria con l'impressione di sentirlo respirare in modo affannoso. «Sei lì?» «Ne» rispose lui, sorridendo alla brunetta come a dirle: Quando avrò concluso questa dannata telefonata, potrai ricominciare ad accarezzarmi fino a prosciugarmi. «Ma sono molto occupato.» Non era cambiato niente. Alexei Christou era un uomo che aveva in mente un unico scopo, quello di rendere la Compagnia Navale Christou la più grande del mondo. Lo dicevano i giornali e Victoria lo aveva visto entusiasmarsi ed eccitarsi solo per il potere e in pre13
da a quella frenesia distruggere la sua vita, escluderla e disintegrare il loro matrimonio. «Allora, che cosa vuoi?» ripeté lui con impazienza, vedendo che la ragazza aveva cominciato a slacciarsi il vestito. Aspetta, le disse, muovendo solo le labbra. «Dobbiamo discutere alcune cose. Hai ricevuto la mia lettera?» «Di quale lettera parli?» replicò lui per disorientarla. «Ne ricevo molte durante la settimana. Tante che a volte non le ricordo. Rinfrescami la memoria. Che cosa mi hai scritto?» Non si lasci intimidire. Non ha più diciannove anni e non è più innamorata di un sogno. Oggi lei è una donna indipendente, che lavora, anche se con scarso successo, le aveva ricordato l'avvocato. Scarso era un gentile eufemismo, pensò lei con amarezza. «Sai bene che cosa c'era scritto. Era una lettera del mio avvocato» rispose in tono piatto. «Che ti chiedeva il divorzio. È inutile fingere di ignorarla, Alexei. Non svanirà per questo.» «Vuoi il divorzio?» Lui scoppiò in una risata minacciosa. «Cosa ti fa credere che te lo concederò?» «Concedermelo?» fece eco lei. «Non è un regalo! Mettiti in testa che non hai scelta.» Alexei socchiuse gli occhi. Si erano sposati giovanissimi, quando lui aveva appena finito l'università, ma negli anni successivi il suo potere e la sua autorità erano cresciuti a dismisura. Ora poche persone avrebbero osato parlargli in quel modo, pensò, cominciando ad avvertire il brivido della lotta. L'idea di battersi, soprattutto con lei, lo eccitava. In fondo alla 14
sua mente era rimasta la consapevolezza di non essere mai riuscito a soggiogarla e lei meritava di essere schiacciata. «C'è sempre una scelta, Victoria, mou. Ma perché tutta questa fretta? Siamo stati separati per sette anni e tu non hai mai dato segno di voler essere legalmente libera. Perché proprio adesso? Vuoi sposare...» La parolaccia greca che pronunciò fece sobbalzare la brunetta. «Il tuo amante?» finì in inglese a denti stretti. La sua reazione rabbiosa non aveva niente a che vedere con l'amore, ma con il possesso. Anche in quel momento, se pensava che qualcuno facesse a sua moglie quello che le aveva fatto lui con tanto piacere, gli veniva voglia di uccidere. «È per questo che vuoi il divorzio, Victoria? Per unirti all'uomo che mi ha rimpiazzato? È lo stesso individuo per il quale hai rotto i tuoi voti? L'uomo che ti ha posseduta dopo nemmeno un anno che eravamo sposati?» Victoria vacillò e si sentì aggredire da un'ondata di nausea, ma non si prese la briga di correggerlo. Se gli avesse detto che non c'era mai stato un uomo pronto a rimpiazzarlo, che non esisteva un uomo in grado di rimpiazzarlo, lui non le avrebbe creduto. Era solo una delle tante accuse di Alexei ed era inutile tentare di negarle. Le sue proteste di innocenza non erano state ascoltate allora, e non lo sarebbero state nemmeno adesso. Ormai lui l'aveva etichettata come una donna infedele e, per quanto sbagliata fosse quell'idea, niente gliel'avrebbe fatta cambiare, niente lo avrebbe fatto 15
vacillare. Alexei vedeva solo quello che voleva vedere. Forse si comportavano così tutti gli uomini ricchi. Lui era estremamente risoluto e questo costituiva la sua forza e insieme la sua debolezza. Che cosa aveva detto il suo avvocato? Faccia una conversazione breve e pacata. Dopo sette anni di separazione, non potete avere molte cose da dirvi. Ma lui non sapeva che Alexei voleva sempre avere l'ultima parola. Avere ragione. Fare a modo suo. Benché si fosse ripromessa di non stuzzicarlo, Victoria non resistette. «Pensavo che divorziare facesse comodo anche a te. Immagino che ci sia una schiera di donne ansiose di diventare la prossima signora Christou.» Certo che c'erano! Le labbra di Alexei si strinsero con rabbia. Dunque il disinteresse che Victoria nutriva per lui era tale da permetterle di domandargli notizie delle donne che avevano preso il suo posto con quella totale indifferenza? Il risentimento che era stato sopito nel suo cuore per tanto tempo, rinacque più forte e velenoso che mai. Furibondo, si rese conto che lei era riuscita a spegnere la sua eccitazione e la sua collera aumentò. Liquidò la brunetta con un gesto impaziente e, alzatosi dalla poltrona, andò alla finestra a guardare l'azzurro Mare Egeo che all'orizzonte si tingeva di blu scuro. «Com'è naturale, continuo a essere un partito molto ambito dalle donne» rispose. «Ma, al contrario di te, non ho alcun desiderio di divorziare.» Vide la ragazza fermarsi sulla porta e per farsi perdonare le spedì un bacio e le fece cenno con la mano di tornare dopo cinque minuti. 16
Un altro uomo al suo posto si sarebbe vergognato di trattare in quel modo una donna, ma lui no. Non aveva mai promesso quello che non poteva dare, che, nel caso di un legame affettivo, corrispondeva a zero. In compenso era di una assoluta generosità con le donne che andavano a letto con lui e gli davano piacere. Grazie a lui, potevano partecipare ai ricevimenti più eleganti. Le copriva di regali e di gioielli, le portava in giro con il suo jet privato e, cosa più importante, dava loro di rimando un piacere travolgente. Le donne che avevano fatto l'amore con lui avevano riferito senza eccezione che lui era un amante favoloso e Alexei non ne dubitava. Si vantava della sua potenza sessuale. Per lui, il sesso era un altro campo in cui eccellere. Era naturale, quindi, che le sue amanti si illudessero di potergli far cambiare idea. Molto spesso le donne credono quello che vogliono credere, il che non ha niente a che vedere con la realtà. Ma questo non era un suo problema. O accettavano la verità, o entravano a fare parte del suo passato. «Stai dicendo che vuoi restare sposato?» domandò Victoria, incredula. Alexei abbozzò un sorriso privo di allegria. «Non sto affatto dicendo questo» replicò. «Ho detto che non desidero divorziare. Si tratta di due concetti profondamente diversi.» Victoria lo odiò. Con la sua astuzia, lui riusciva a rigirare le cose in modo da farla sembrare stupida. «Stai cavillando sui termini» protestò. «Ma tu hai capito benissimo il concetto» ritorse lui con calma. «Il matrimonio con te non mi ha dato 17
molto, ma se non altro adesso mi serve a tenere alla larga le donne che vorrebbero accalappiarmi.» Il modo indegno in cui lui si comportava con le donne non la riguardava, si ammonì Victoria. La sola cosa che voleva era la libertà. Ne aveva il diritto. «Ebbene, io voglio il divorzio» dichiarò con freddezza. «Davvero?» Alexei sospirò. «A quanto pare, siamo giunti a una situazione di stallo.» Victoria non ci vide più. «Non puoi impedirmi di ottenerlo!» gridò. «Non posso?» Ci fu una pausa e, quando parlò, Victoria ansimava. «Mi stai... minacciando?» «Minacciando?» ripeté lui, ridendo. «Che fantasia fervida hai.» «Non azzardarti a trattarmi con condiscendenza!» strillò. «Andiamo, andiamo.» Alexei sorrise, accorgendosi di aver ottenuto il suo scopo. «Non c'è bisogno che diventi isterica.» Victoria sentì la voglia di mettersi a urlare e di dirgli che era l'uomo più egoista che avesse mai conosciuto. Ma si costrinse a inspirare e a calmarsi perché aveva bisogno di tutta la sua lucidità se voleva lottare ad armi pari con lui. «Vuoi che ti faccia causa, Alexei? Perderai ogni diritto.» Percependo la sua collera, lui scoppiò a ridere di gusto. Le ribellioni di Victoria lo avevano sempre stimolato. La donna che aveva avuto la pessima idea di sposare aveva un'infinità di difetti, ma di certo non 18
era noiosa. «Prima dovrai trovarmi» la sfidò. «Oh, questo è possibile, credimi. Il mio avvocato può assumere un investigatore ad Atene che ti rintracci e ti consegni i documenti. Sono cose che accadono spesso, sai: mariti in fuga che rifiutano di assumersi le loro responsabilità.» Poi tacque, rendendosi conto di aver rivelato troppo. Alexei divenne pensieroso. A quanto pareva, lei aveva fatto le sue ricerche e da quello che diceva sembrava che volesse dei soldi. Quanta parte del suo patrimonio intendeva sottrargli?, si domandò, passandosi la mano sul viso ruvido sebbene si fosse rasato quella stessa mattina. Guardando il mare, vide una nave passare all'orizzonte: una nave Christou, una delle tante che formavano la flotta famosa in tutto il mondo e appartenente interamente alla sua famiglia. Qualunque cifra pagata a Victoria non avrebbe intaccato il suo patrimonio, pensò, stiracchiandosi e sbadigliando. Non era meglio che firmasse un assegno e le dicesse addio? Al pensiero gli accelerarono i battiti del cuore. No, dannazione! Avrebbe ingaggiato una feroce battaglia legale contro di lei. Victoria se lo meritava per averlo tradito e fatto soffrire. Lo aveva lasciato, infliggendogli la lezione più amara che un uomo come lui potesse ricevere. L'aveva trattata con rispetto, con stima e lei gli aveva sbattuto tutto in faccia. Ma, a dire il vero, si era aspettato una mossa del genere da parte sua. Quando se n'era andata, Victoria lo aveva sorpreso non domandandogli un soldo della sua favolosa ricchezza. I mesi erano diventati anni e 19
lui aveva previsto che prima o poi lei avrebbe ceduto. L'attesa era stata lunga, ma alla fine era arrivato il momento e lui intendeva goderne ogni istante. «Anche se riuscirai a farmi consegnare i documenti, io non collaborerò con te» dichiarò in tono mellifluo. Victoria si morsicò le labbra. Quello era l'atteggiamento peggiore paventato dal suo legale. Alexei avrebbe potuto inventarsi mille trucchi e, anche se alla fine avesse vinto lei, ci sarebbero voluti mesi, o addirittura anni, perché gli desse quanto le spettava. Nel frattempo, i suoi debiti sarebbero aumentati proporzionalmente agli interessi passivi e la modesta attività che mandava avanti sarebbe andata a gambe all'aria. Ma non era solo del denaro che si preoccupava. Molto peggiore sarebbe stato l'effetto devastante che avrebbe avuto sulla donna che lavorava con lei e che dipendeva da lei. La situazione di Carolina non era facile. Aveva sgobbato senza risparmiarsi, mostrandosi sempre leale, e lei non voleva rovinarle la vita. «Dunque vuoi la lotta, Alexei, vero?» «Ho l'anima del combattente, lo sai» rispose lui. Però non aveva lottato per trattenerla. Aveva rinunciato a lei alla prima occasione, pronto a prestare fede a qualunque maldicenza. Ma Victoria non voleva combattere con un uomo che, nonostante tutto, le faceva ancora battere il cuore con violenza. Controllati, si esortò, infilando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Trattalo come se fosse un cliente che desidera scegliere il menu per la cena annuale del tennis club. Non fargli capire che ti sconvolge. «C'è 20
niente che possa farti cambiare idea e consentire a me di ottenere un accordo pacifico?» si informò con calma. Alexei comprese che, con quella frase, lei gli aveva appena concesso le redini del comando. Un sorriso gli curvò le labbra e lui gioì nel comprendere di avere il controllo della situazione. Il piacere che provò era simile a un orgasmo, ma il controllo durava di più. Guardando il mare azzurro, pregustò il pesce che avrebbe mangiato a pranzo sotto il verde pergolato dell'oasi più esclusiva della città. Forse, dopo, sarebbe uscito con uno dei suoi yacht insieme a una massaggiatrice e forse alla ragazza bruna. «Può darsi che ci sia» rispose, facendo una pausa perché sapeva che il silenzio diventava un'eternità per chi lo stava ascoltando. «Perché non vieni qui e ne discutiamo a voce?» Victoria raggelò. Nelle orecchie le squillavano decine di campanelli d'allarme. «Ad... ad Atene?» Era incredula. «Perché no?» «Non essere assurdo, Alexei!» «La ritieni una proposta bizzarra?» chiese lui. «Eppure si tratta del luogo in cui vivo e in cui un tempo vivevi anche tu, anche se il modo in cui ti sei comportata è stato indegno. È per questo che non hai il coraggio di tornare in Grecia?» Le ragioni erano molte, ma la principale era Alexei. L'ultima volta che lo aveva visto, lui aveva giurato che avrebbe preferito sprofondare tra le fiamme dell'inferno piuttosto che posare di nuovo gli occhi 21
su di lei. Che cosa era cambiato? Victoria si umettò le labbra inaridite. Non era cambiato niente perché lui continuava a insultarla. La odiava e glielo faceva capire con estrema chiarezza. «Non ne vedo la ragione» mormorò. «No? Magari potrei essere un po' più... malleabile se venissi a chiedermi il divorzio guardandomi in faccia.» «Chiederti?» ripeté lei con il cuore che le sobbalzava nel petto. «Pensi che debba chiederti il permesso? Che abbia bisogno del tuo consenso? Non siamo più nel Medio Evo.» Ma, in realtà, Alexei viveva ancora in quell'epoca oscura, solo che sette anni prima lei era stata troppo giovane e non lo aveva capito. Nonostante gli studi fatti in America, sotto i suoi costosi abiti italiani e le scarpe fatte a mano, batteva ancora il cuore di un uomo primitivo. «La legge parla chiaro, Alexei» affermò Victoria con durezza. «Non puoi fare quello che vuoi. Non in Inghilterra, comunque.» «Ma io sono greco» le ricordò lui con fierezza. «E tu sei sposata con un greco.» Victoria aprì la bocca per dirgli che quel dettaglio non importava, ma tacque. Si era già sbilanciata anche troppo. Sapendo che lei aveva fatto le sue indagini legali, Alexei sarebbe diventato un avversario ancora più temibile. Inoltre era stato sincero, descrivendosi come un combattente nato. Doveva esserci un altro modo per ottenere ciò che voleva da lui. Per mettere la parola fine a un matrimonio sbagliato. Anche se la prospettiva di restare amici era irreali22
stica, se non altro avrebbero potuto far rispettare gli interessi di entrambi. «Vieni a trovarmi» insistette lui, strappandola dai suoi pensieri. «O non ne hai il coraggio?» Lo aveva?, si domandò. Un tempo era stata una morbida creta nelle sue mani. Lui l'aveva ammorbidita con le sue carezze esperte e con il tocco delle sue labbra. Uno sguardo sensuale da parte sua l'aveva fatta fremere di desiderio. Ma sette anni erano un arco di tempo molto lungo e lei non era più una ragazzina. Adesso, era adulta e non avrebbe più perso la testa per un demonio dagli occhi color del carbone che sapeva portare una donna in paradiso con il proprio corpo, ma ignorava il modo di amarla, di ispirare fiducia reciproca, di creare un'intesa profonda con lei. «Se accetto di incontrarti, non potremmo vederci qui, a Londra?» propose. Lì sarebbe stato più facile. Si sarebbero dati appuntamento in un albergo anonimo del centro e dopo lei avrebbe preso un autobus e sarebbe uscita per sempre dalla sua vita. Intuendo che stava per ottenere quello che voleva, Alexei sorrise. All'esterno, il sole batteva a picco sulle case, arroventandone i muri, ma dentro l'aria era fresca come in primavera. Amava Atene, nonostante il frastuono, il calore e la confusione perché pulsava di vita e di colori. Si sarebbe divertito a rivedere lì la sua fredda mogliettina inglese che in un certo senso era l'antitesi di quella città. L'avrebbe desiderata ancora? «Non ho in programma un viaggio a Londra» rispose con indifferenza. 23
«Ma per te è più facile viaggiare.» Percependo la sua diffidenza, lui sorrise come un predatore che intravede l'ignara preda. «Perché mai, agape mou, amore mio?» Quell'appellativo affettuoso la fece arrossire, ma il cinismo con cui lo pronunciò l'aiutò a cancellare i ricordi che evocava. «Perché i tuoi orari di lavoro sono flessibili.» Perché sei disgustosamente ricco e puoi fare quello che vuoi, mentre io devo lavorare per mantenermi. Perché ho un mucchio di conti da pagare e non credo di potermi permettere un volo fino in Grecia. «Questa è la bellezza di essere padrone di se stessi» ribatté lui. «Anch'io sono padrona di me stessa!» replicò lei. «Ma per restarlo, devo sudarmelo, mentre tu hai ricevuto tutto su un piatto d'argento.» Nessuno osava mai criticarlo, considerò lui, inalberandosi. «Che tipo di lavoro fai, Victoria?» Lei guardò le rose di zucchero fondente sul piano di lavoro, pronte per guarnire la torta di compleanno che aveva appena fatto. Benché fossero spolverate di zucchero a velo, sotto erano rosa come il bouquet che aveva tenuto tra le mani il giorno del suo matrimonio. Il fatto che il matrimonio fosse finito da molto tempo non aveva molta importanza. Dentro di lei esisteva ancora, e a volte il ricordo le faceva venire il magone. Ma l'autocommiserazione non serviva a niente, perciò era meglio pensare ad altro. «Mi occupo sempre di catering» rispose in tono brusco. «Non è cambiato niente.» 24
«Allora ti suggerisco di prenderti un periodo di riposo, di venire ad Atene e di cercare un accordo con me. Se vuoi il divorzio, è il solo modo in cui puoi ottenerlo.» Alexei mise giù il telefono e abbaiò un ordine nell'interfono. La porta si aprì e la brunetta riapparve, sbottonandosi il vestito.
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