986 - Il segreto del soldato - M. Kaye 987 - Il Diavolo di Jedburgh - C. Robyns 988 - Il ritorno del libertino - J. Justiss 989 - Il ricatto del marchese - C. Merrill 990 - Il profumo della passione - S. Bennett 991 - La Signora di Dunborough - M. Moore 992 - I segreti di Sugarland - B. Scott 993 - Le tentazioni del duca - S. Bennett 994 - Il riscatto di un gentiluomo - M. McPhee 995 - Giustizia per il guerriero - D. Lynn 996 - Nozze d'inverno - A. Gracie 997 - Due sconosciuti all'altare - M. Kaye 998 - Segreti scandalosi - H. Dickson 999 - Il sogno proibito di Elise Chantier C. Townend 1000 - Sussurri a palazzo - B. Gifford 1001 - Il fascino del libertino - S. Bennett 1002 - Segreti pericolosi - E. Dreyer 1003 - L'amante del laird - V. Sinclair 1004 - Misteri e complotti - E. Dreyer 1005 - Il guerriero di ghiaccio - M. Willingham 1006 - Doppia identitĂ - E. Boyle 1007 - L'amante spagnola - M. Kaye
EILEEN DREYER
Misteri e complotti
Immagine di copertina: Gregg Gulbronson Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Twice Tempted Forever - Hachette Book Group, Inc., NY © 2014 Eileen Dreyer This edition published by arrangement with Grand Central Publishing, New York, New York, USA. All rights reserved. Traduzione di Mariadele Scala Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici febbraio 2016 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1004 dello 03/02/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo
Hawesworth Castle, Yorkshire, 1815 Lady Eloise Fiona Ferguson Hawes ricevette la sentenza della sua condanna in un salotto tutto bianco: marmo bianco, broccato bianco, porcellane bianche, legno di quercia verniciato di bianco. L'algido, disadorno tempio dell'arroganza di suo nonno. Con passi silenziosi, Fiona attraversò il luccicante pavimento e si fermò ai bordi del prezioso tappeto Aubusson. Avrebbe voluto salire in camera sua, gettarsi sul letto e piangere fino a non avere più lacrime. Invece si portò una mano al petto, assurdamente timorosa che la confusione che aveva dentro si riversasse sull'immacolato pavimento di marmo. Le sembrava di non poter respirare da quando Alex Knight, l'amico di Ian, aveva riferito loro la notizia e poi aveva lasciato la casa, portando via con sé ciò che rimaneva dei sogni della sua infanzia. Oh, Ian. Era andato. Suo fratello se ne era andato davvero. Era già successo, prima: Ian combatteva nelle guerre del re da quando lei era una bambina. Ma era sempre ritornato, aveva sempre fatto del proprio meglio per tenersi in contatto con lei e la sua gemella Mairead. 5
E aveva sempre provveduto a loro per quanto gli fosse possibile, in particolare dopo la morte della madre. Ma questa volta Fiona e Mairead sarebbero state veramente sole, soprattutto dopo che suo nonno avesse pronunciato la sentenza che era così ansioso di comunicarle. «Quanto ci hai messo a tornare, ragazza» la redarguì l'anziano signore, alzandosi dalla massiccia scrivania e avanzando verso di lei. «Stavo accomiatando Alex Knight» rispose Fiona, facendo una riverenza. «Poiché è stato tanto gentile da recarci personalmente la notizia della morte di Ian, ho pensato di non venir meno alla tradizionale ospitalità di Hawesworth. Ho sbagliato?» Per tutta risposta, Fiona ricevette una di quelle gelide occhiate che la facevano sempre rabbrividire. «Spero che tu non abbia messo gli occhi su quell'uomo» disse il nonno in tono sprezzante. «Quelli come lui non devono avere niente a che fare con quelle come te.» «Se ne è andato indisturbato» rispose Fiona, rinunciando a replicare come avrebbe voluto. Se suo nonno fosse stato il tipo di persona che reagiva, sarebbe diventato rosso. Invece, si irrigidì in una fredda disapprovazione: le mani dietro la schiena, impettito come un subalterno durante una parata, un raggio di sole che traeva bagliori dai suoi capelli d'argento ed esaltava l'immensa dignità della sua persona. Se anche il nonno si fosse trovato in un fienile, nudo e scarmigliato, sarebbe risultato evidente che era il detentore di uno dei più illustri titoli nobiliari del paese. Il marchesato di Leyburn faceva parte di lui come le ossa, i tendini, le viscere e il cervello. E lui si era sempre premurato che nessuno se ne dimenticasse, soprattutto le due indegne nipoti che quattro anni prima era stato costretto ad accogliere nella sua 6
casa perché non avevano altro posto in cui andare. «Penso tu sia abbastanza intelligente da aver già capito il motivo per cui ti ho convocato» disse l'uomo in tono secco. Fiona ne era stata consapevole prima ancora che Alex Knight terminasse di riferire la ferale notizia. «Immagino abbiate intenzione di biasimare me e Mairead a causa del presunto crimine di Ian.» «Non c'è niente di presunto. Hai sentito quello che ha detto il suo amico. Ha estratto una pistola davanti a tutti i passeggeri della nave e ha cercato di uccidere il Duca di Wellington» ribatté il nonno scuotendo la testa. «Avrei dovuto sapere che era un traditore.» Invece dovreste sapere che non lo è. «Quanto a voi due, tu e tua sorella...» Il marchese tirò fuori il suo orologio da tasca e fece scattare la molla che sollevava il coperchio. «Avete circa venticinque sterline per le vostre spese superflue, che potete portare con voi insieme con le vostre poche cose. Io ho un appuntamento a Leyburn fra un'ora. Mi aspetto di non trovarvi più qui al mio ritorno» disse, richiudendo l'orologio. «E Mairead? Pensate che possa vagare per le strade senza problemi?» «Da quello che avete raccontato, l'ha già fatto» rispose il marchese con un'alzata di spalle. «Non avrebbe nemmeno saputo che esisteva una vita come questa se io non fossi intervenuto. Inoltre, ciò mi salva dall'imbarazzo di doverla presentare in società.» Di presentare entrambe in società. Cosa che comunque non avrebbe mai fatto, pensò Fiona. «Ho adempiuto il mio dovere» insistette il nonno, come se volesse replicare a una muta protesta. «È tutto quello che mi si poteva chiedere. Questa famiglia risale al Conquistatore. Non permetterò che sia travolta da uno scandalo.» E lo scandalo di due nipoti che avevano vissuto sotto un ponte poteva essere cancellato se le due ra7
gazze fossero sparite, come se non fossero mai state lì. Fiona lottò contro il panico che minacciava di assalirla. Dove sarebbero andate? Sarebbe ancora stata in grado di sopravvivere? Possedeva ancora l'istinto di conservazione che l'aveva sostenuta in passato? Con venticinque sterline per quanto tempo avrebbero potuto tirare avanti? Stare lì a farsi disprezzare dal marchese non l'avrebbe aiutata a riflettere, quindi, senza dire una parola, si girò verso la porta. «Dove andrete?» la richiamò lui. Imponendosi di stare calma, Fiona si volse e inarcò un sopracciglio, ignara di imitare l'atteggiamento del nonno, e disse: «Non credo che possa interessarvi, signore». A casa, gridò il suo cuore. Torna a Edimburgo, dove conosci le strade e le persone, e il prezzo di un pasto. «Certo che mi interessa» replicò l'uomo. «Esigo di sapere che non farete nient'altro per infangare il mio nome.» Contenta di potersi prendere una piccola vendetta per tutti gli affronti che aveva patito in quella casa, Fiona sorrise. «Allora temo che siate destinato a rimanere deluso, signore.» Senza rivolgere un ultimo sguardo al nonno, che aveva ingenuamente pensato sarebbe stato la sua salvezza, Fiona Ferguson uscì dal salotto, richiudendo la porta dietro di sé.
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Quattro settimane più tardi Alex Knight non si stupiva facilmente, ma eccolo lì, nel salotto bianco di Hawesworth Castle, a guardare come un allocco la porta che gli era appena stata sbattuta in faccia. «Maledizione.» Aveva cavalcato tre giorni per recare al Marchese di Leyburn la bellissima notizia e quel vecchio bastardo lo aveva a malapena ascoltato e poi liquidato con poche, gelide parole. Al suo fianco, Chuffy Wilde aveva la bocca spalancata come un pesce fuor d'acqua. «Sono un po' ottuso, lo so» disse, grattandosi la punta del naso. «Ma il marchese ha davvero appena detto di aver buttato fuori di casa le sue nipoti?» «Sì. Credo proprio di sì» rispose Alex, continuando a fissare la porta da cui il vecchio signore era uscito. Poi la spalancò e si precipitò in corridoio, in tempo per vedere il marchese salire lo scalone circolare, la schiena rigida come il suo senso morale. Se non si fosse mosso, Alex lo avrebbe scambiato per una delle statue allineate lungo il muro. «Una parola, signore» chiamò. 9
L'uomo non si fermò. «Ho detto tutto quello che volevo dire.» «Forse non avete capito. Vostro nipote è vivo ed è stato scagionato dall'accusa di tradimento» ripeté Alex, scandendo bene le parole. «Ian ha ricevuto anche gli elogi del Duca di Wellington per il suo coraggio. Questa è senza dubbio una bella notizia.» A giudicare dalla sua espressione, il vecchio signore non la pensava allo stesso modo. «Mi credete duro d'orecchi?» ribatté. «No, ma temevo che mi aveste frainteso, altrimenti non ve ne sareste andato senza assicurarci che le vostre nipoti stanno bene e sono al sicuro, come ogni gentiluomo farebbe.» «Mettete in discussione il mio onore, signore?» replicò il marchese in tono glaciale. «Il mio onore?» «Un uomo d'onore non avrebbe abbandonato le donne che aveva sotto la propria custodia. Per nessun motivo. Dove sono?» «Se ne sono andate dopo la vostra precedente visita» rispose l'altro con un gesto vago della mano. «La cosa non mi riguarda più.» Alex si sentì mancare il respiro, conoscendo per la prima volta l'esatto significato dell'espressione vedere rosso. Comunicare la notizia della morte di Ian era stato l'incarico più penoso che avesse mai svolto. Fiona ne era rimasta devastata, e lui l'aveva abbandonata, lasciandola nelle mani di un uomo simile. «State dicendo che avete scacciato le vostre nipoti il medesimo giorno in cui avevano appreso della morte del fratello?» chiese in tono incredulo. Se possibile, l'espressione del marchese diventò ancora più dura e fredda. «Si vede che non vi siete ancora abituato al titolo che portate, Lord Whitmore. Forse fra qualche tempo capirete che cosa esso comporti. Il nome del mio casato è rimasto incontaminato per ottocento anni, e tale resterà.» Una sonora risata ruppe il silenzio che seguì. Alex 10
si voltò e vide Chuffy, gli occhi accesi di ilarità, che rideva senza contegno. «Chiedo scusa» disse l'amico quando riuscì a controllarsi. «Ma questa storia della famiglia perfetta è divertente. Il titolo di Leyburn è casto e puritano come il salotto di Prinny. A quanto mi ha raccontato mio padre, è un ricettacolo di pirati e briganti.» «Frottole» scattò il marchese. «Vostro padre deve aver perso ogni speranza con voi.» «Infatti. Ma ho una domanda per voi: ora che Ferguson è stato scagionato da ogni accusa, perché insistete a ignorare le due ragazze?» «Rimane pur sempre una spia» ribatté il marchese con evidente disprezzo. «Nessun gentiluomo si abbassa a simili comportamenti» soggiunse, guardando Alex. «E le sue sorelle... probabilmente sono ritornate a vivere come prima. Io ho un altro erede. Potete riferirlo loro. Quello che i Ferguson fanno adesso non mi riguarda.» «Quattro anni fa, dietro vostra richiesta, o meglio ordine, ho condotto qui le vostre nipoti. Come avete potuto ora scacciarle in quel modo?» disse Alex, impedendogli di girargli le spalle. «Sopravvivranno, esattamente come sono sopravvissute prima di sapere della mia esistenza. Non è facile dimenticare come usare certi espedienti e abilità, soprattutto per donne come quelle.» Alex si irrigidì. Aveva incontrato Fiona solo due volte, ma in entrambe aveva provato per lei grande rispetto. Quale mostro non vedeva in quei limpidi occhi azzurri dignità e innocenza? «Suvvia, Whitmore, come pensate che quelle due si siano procurate cibo e vestiti quando vivevano per le strade di Edimburgo? Di certo le buone fate scozzesi non lasciavano cadere mele nei loro grembi.» «Avevano poco più di quattordici anni quando Ian le trovò e le mandò all'Accademia per ragazze di Miss Chase» replicò Alex. 11
«Età più che adatta a svolgere quel mestiere, signore. E non pensiate che stia esagerando. Una volta quella donnaccia mi ha puntato un coltello alla gola, lo sapete? Lo aveva infilato nella giarrettiera, vi rendete conto? E in un'altra occasione il mio segretario ha commesso la leggerezza di sfidarla a una gara di tiro, e ha perso. Lui è stato fortunato che non lo abbia licenziato in tronco, e lei è stata fortunata che non l'abbia buttata fuori di casa. E non ho avuto il coraggio di scoprire quali altri talenti possedesse. Bene. Adesso cose del genere non si verificheranno più. Non voglio sentirmi minacciato nella mia stessa casa.» «Tutto ciò non terrà Ferguson lontano» disse Chuffy scuotendo il capo. «Verrà a sapere che avete scacciato le sue sorelle. Se fossi in voi, non mi farei trovare qui quando arriverà. È piuttosto protettivo nei loro confronti.» Il marchese gli lanciò un'occhiata fulminante. «Non m'importa se vostro padre era mio amico. Uscite immediatamente di qui.» «Non senza le signorine» ribatté Chuffy senza battere ciglio. «Vi ho detto che non sono qui.» «Devono essere da qualche parte.» Da qualche parte, pensò Alex, imprecando fra sé. Dove poteva andare a cercarle? Erano passate quattro settimane da quando avevano lasciato Hawesworth Castle. «Se non le troveremo, Chuffy e io, insieme ai nostri amici, faremo in modo che tutta la buona società sappia che cosa è successo esattamente qui» promise al vecchio signore. «Sarete vilipeso e screditato più della Principessa Carolina, ve lo garantisco. E non sarei tanto sicuro di poter escludere Ian dalla successione al titolo. Anche lui ha molti amici.» Il vecchio signore impallidì e socchiuse gli occhi. La minaccia lo aveva colpito, dopotutto. Ma si trattenne dal replicare e riprese a salire le scale. «Non so tu, ma io penso che sia arrivato il momen12
to di parlare con chi sa davvero come stiano le cose» disse Chuffy, sistemandosi gli occhiali sul naso. Nelle quattro ore successive, Alex e Chuffy interrogarono i dipendenti e i domestici del marchese e scoprirono affronti, sofferenze e una cautamente trattenuta ira contro il loro datore di lavoro. La cameriera di Fiona scoppiò in lacrime, il cuoco spaccò il tagliere mentre affondava con furia il coltello in un quarto di montone, e il maggiordomo, un vecchio pinguino impettito, strappò il fazzoletto che stava ripiegando. Alex ebbe la sensazione che, se fossero stati costretti a scegliere per chi parteggiare, ciascuno di loro avrebbe scavalcato il corpo in fiamme del marchese per porgere a Fiona un bicchiere d'acqua. Questo però non lo aiutava a trovarla. «Le riporterete a casa sane e salve, vero?» domandò la governante, gli occhi colmi di lacrime. «Sì» mentì Alex, incapace di ammettere che le probabilità di poterlo fare erano molto poche. «Avete idea di dove si siano dirette dopo aver lasciato questa casa?» «Il cocchiere le ha portate alla Locanda del cigno nero di Leyburn.» «E da lì dove sono andate?» La donna si strinse nelle spalle. «La diligenza va dappertutto.» Nessun altro seppe fornire informazioni più precise, così Alex e Chuffy iniziarono la loro ricerca dal Cigno nero, un fatiscente edificio di pietra che sorgeva sulla piazza del mercato di Leyburn. Il proprietario, un uomo magro e allampanato che doveva chinare la testa per passare dalle porte, riferì di ricordare di aver aiutato le due donne a salire sulla diligenza diretta a Londra, ma non seppe dire altro, eccetto che Lady Mairead era agitata e Miss Fiona tranquilla, come sempre. Poiché si era fatta sera, i due amici dovettero affittare due camere e ritirarsi nella taverna, dove si sedet13
tero attorno a un vecchio tavolo di legno di quercia, sistemato davanti a un fuocherello in estinzione, e ordinarono due boccali di birra e due porzioni di pasticcio di carne, mentre cercavano di decidere come procedere nella loro indagine. «Non avevano amici da cui recarsi?» chiese Chuffy. «Tua sorella ha sentito qualcosa dalle altre amiche della scuola?» «No. Se avesse saputo che erano state scacciate di casa, Pip mi avrebbe avvertito. Ha uno spiccato senso della giustizia» rispose Alex. Era stato proprio per assecondare il senso di giustizia di Pippin che aveva incontrato Fiona la prima volta. «Ed è un poco manesca, anche» disse Chuffy ridendo. «Una volta mi ha dato un pugno sul naso perché avevo offeso senza volerlo quella sfacciata della piccola Ripton. Non lo dimenticherò mai.» Alex annuì, ma in realtà non stava ascoltando l'amico. Stava ricordando la prima volta che aveva visto Fiona Ferguson, esattamente quattro anni addietro. Allora lei aveva sedici anni ed era scappata dalla scuola, dove suo fratello l'aveva mandata. Lui stava smaltendo la sbornia della sera precedente, ma l'aveva inseguita su insistenza di Pip. Quando aveva raggiunto la diligenza su cui pensava fosse, l'aveva vista sporgersi dal finestrino. Solenne, distinta, con un viso quadrato, zigomi pronunciati e incredibili occhi azzurri: una bellezza severa in una ragazza dall'aspetto apparentemente fragile. Il tutto incorniciato da una massa di capelli rossi con sfumature dorate come non aveva mai visto, che brillavano anche sotto la pioggia. Fiera e intrepida al pari della sua chioma di fuoco, era stata irremovibile sul fatto che doveva trovare sua sorella, perché era convinta che fosse nei guai. Ma quando l'aveva incontrata di nuovo, quattro settimane prima, gli era parsa totalmente cambiata: più 14
quieta, più riservata, la luce battagliera che aveva scorto nei suoi occhi sparita, sostituita da una inquietante mitezza. Indossava abiti eleganti e costosi, ed era ben curata, ma anche insolitamente pallida. Che cosa era successo in quei quattro anni per spegnere in lei ogni vivacità ed energia? Quella stessa energia che era sopravvissuta a un'infanzia di difficoltà, lutti e sofferenze. Perché non aveva capito che il promettente futuro di Fiona era andato in fumo?, si ammonì Alex. Lei aveva avuto la Stagione che meritava?, si chiese, scoprendosi incapace di darsi una risposta. Di sicuro non aveva debuttato in società con Pip. E l'anno dopo? Era stato sul Continente per la maggior parte di quella Stagione, a fare da intermediario fra il tesoriere di Wellington e i Rothschild e non aveva seguito la vita mondana di Londra. Alex provò un'improvvisa ira contro il marchese, contro i capricci della vita, ma soprattutto contro se stesso e la propria sciocca convinzione che l'unica cosa di cui le sorelle di Ian avessero bisogno fosse di stare al caldo e di mangiare tutti i giorni a sazietà. E, infine, contro l'errata certezza di aver portato Fiona in un paradiso quando, quattro anni prima, l'aveva accompagnata in quella grande dimora nello Yorkshire per conoscere suo nonno. Lei e sua sorella avevano vissuto alla giornata per anni, da sole, se si escludeva l'esistenza di un fratello che però non era mai presente. Alex aveva pensato che per loro sarebbe stato meraviglioso avere di nuovo una famiglia, perché aveva dato per scontato, a torto, che sarebbe stata come la sua. Lui infatti aveva l'amore non solo di sua madre e delle sorelle, ma anche di un patrigno, che gli aveva insegnato a essere un gentiluomo. L'affetto e il sostegno dei propri cari erano il dono più prezioso che una persona potesse ricevere. Si era dimenticato che non tutte le famiglie erano degne di essere chiamate casa. Fu il sonoro colpo di tosse di Chuffy a distrarlo da 15
quei pensieri. Alex sollevò il capo e vide un uomo di mezza età fermo davanti al loro tavolo. «Lord Whitmore?» chiese questi, rigirandosi il berretto di pelliccia fra le mani. Alex annuì e l'altro sorrise. «Grazie al cielo. Temevo di non riuscire a parlare con voi.» I due amici si alzarono in piedi per ricevere il dimesso signore. «Possiamo esservi di aiuto?» disse Alex. «Sono Gilbert Bryce-Jones, il segretario del marchese» rispose l'uomo, tendendogli la mano libera. «Quando sono rientrato, ho trovato la servitù in fermento e Sua Signoria pronto a tagliare teste. Sembra che due gentiluomini lo abbiano accusato di essere venuto meno alle sue responsabilità.» Seguirono strette di mano e relative presentazioni. Poi Alex tornò a sedersi e sorbì un sorso di birra mentre osservava il nuovo venuto, che aveva il medesimo aspetto insignificante di tanti altri segretari che aveva incontrato: ordinato e irreprensibile, con corti capelli color topo e uno sguardo sfuggente, come se ambisse a passare inosservato. «Bryce-Jones?» domandò Chuffy, rimettendosi a mangiare. «Conosco la vostra famiglia. Vecchia aristocrazia, ma scarsa fortuna.» «Avete ragione, milord» rispose l'altro con un sorriso, ma Alex notò che era a disagio. «Sono stato fortunato che mio cugino, il marchese, sia stato tanto gentile da offrirmi la posizione che occupo.» «Non tanto gentile» obiettò Chuffy, scuotendo il capo. «Deve essere duro sopportare quel vecchio avaro.» Incerto su cosa rispondere, Bryce-Jones si volse verso Alex. «Mi spiace di non essere stato presente quando siete arrivati, anche se dubito che sarei stato di aiuto.» «Voi non avete idea di dove siano andate le due signorine, vero?» domandò Alex, dopo che il proprieta16
rio della locanda ebbe portato al nuovo venuto un boccale di birra. «No. Non sto a dirvi quanto sia preoccupato per loro. Se fosse dipeso da me, avrei mobilitato tutti i poliziotti di Bow Street affinché le cercassero. Se solo fossi stato là...» «Non eravate presente?» Bryce-Jones scrollò la testa e si lisciò il panciotto. «Il marchese mi aveva mandato a Londra. Quando sono ritornato, ho scoperto che le signorine non c'erano più e che i domestici erano afflitti» riferì il segretario, piegandosi sul tavolo come per confidare un segreto. «Detto fra noi, Lady Fiona e Lady Mairead sono molto amate dalla servitù.» «Anche Lady Mairead?» chiese Alex con stupore. «Ho sentito dire che può essere un poco... difficile trattare con lei.» Bryce-Jones sorrise con fare quasi paterno. «Lady Mairead è... speciale. Sono davvero preoccupato per lei. Non sta bene quando viene allontanata dalle sue abitudini.» Chuffy si massaggiò il naso e Alex si allarmò. Di solito l'amico si toccava la faccia quando qualcosa lo tormentava. «Mrs. Weller ha detto che il nipote del marchese è vivo ed è stato scagionato» continuò Bryce-Jones. «È una notizia meravigliosa. Quando rivedremo il visconte?» Alex impiegò un momento per capire che il segretario stava parlando di Ian Ferguson. All'epoca in cui lo aveva conosciuto, Ian era poco più di un ragazzo di strada di Edimburgo che aveva avuto la fortuna di riuscire a comprare una carica nella Guardia Nera. Ma anche dopo aver saputo di essere l'erede di un marchese, non si era mai vantato della sua posizione. «Non so quando potrà tornare a casa» disse Alex. Bryce-Jones annuì. «Certamente. Spero che il marchese si metta l'animo in pace.» 17
«Non finché non troveremo le due ragazze» disse Chuffy, togliendosi gli occhiali e ripulendo le lenti con il fazzoletto. «Non so se può essere di aiuto, ma intrattenevano parecchia corrispondenza» riferì il segretario, rovistando nelle tasche della giacca. «Chi? Le gemelle?» domandò Alex. L'altro assentì, tirando fuori un pacchetto di lettere. «Con strane persone, che non abbiamo mai incontrato. Potrebbero aver trovato ospitalità presso qualcuna di loro?» Alex prese il plico di lettere e lo passò in rassegna. Le missive erano circa otto. Qualcuna proveniva dall'estero. Riconobbe alcuni nomi e aggrottò la fronte. «Le avete lette?» chiese. «Quelle scritte in inglese. Sono affascinanti, non trovate?» rispose Bryce-Jones con un sorriso. Alex annuì, fissando lo sguardo sul nome di un mittente che aveva riconosciuto: Caroline Herschel. La lettera era scritta in tedesco e, cosa più importante, sembrava piena di complicate equazioni matematiche. «Bene. È un interessante punto di partenza» commentò, controllando altri indirizzi. «Vi prego di tenermi informato» disse Bryce-Jones. «So che il marchese sembra intrattabile, ma vorrà sapere.» «Se ci tenete» replicò Alex, l'attenzione rivolta alla lettera di un certo Pierre LaPlace, che scriveva qualcosa riguardo a buchi neri. «Vi do il mio biglietto da visita... oh, no, aspettate. Li ho lasciati in camera mia.» Si alzò in piedi e soggiunse: «Chuffy?». «Terrò io compagnia a Mr. Bryce-Jones» lo prevenne l'amico, sollevando la testa e battendo le palpebre. Era il suo strano modo di annuire. Alex impiegò il maggior tempo possibile a salire in camera e tornare. Era una vecchia tattica: se Chuffy gli trasmetteva il segnale, significava che aveva bisogno di rimanere solo per un poco con la persona che 18
stavano interrogando. E quasi sempre otteneva informazioni interessanti. Era incredibile quante cose le persone gli confidassero. Quando Alex tornò indietro, Bryce-Jones stava comodamente abbandonato sulla sua sedia e sorrideva, mentre Chuffy consultava l'orologio, che aveva tirato fuori dal taschino del panciotto a righe viola e argento che indossava sotto la marsina. «No, no» stava dicendo. «Apprezzo l'offerta, ma è tardi. Domani dovremo svegliarci presto.» «Ecco il mio biglietto» annunciò Alex senza sedersi. Bryce-Jones dovette alzarsi in piedi per prenderlo e Chuffy lo imitò. Dopo che il segretario uscì dalla locanda, i due gentiluomini ordinarono una bottiglia di brandy e due bicchieri da portare in camera. «Che cosa hai scoperto?» chiese Alex, invitando l'amico a entrare nella propria stanza. «Bocca chiusa come una civetta, l'amico» rispose questi sdraiandosi sul letto di Alex come se fosse stato il suo. Alex rise. «Una sfinge, Chuffy.» «Oh, quei mostri egiziani con zampe pelose?» «Sì.» «Ecco, appunto. Non ha ammesso che odia il vecchio. Pensa di essere furbo, e probabilmente lo è.» «E?» Alex sapeva che c'era dell'altro. Con Chuffy era sempre così. Però ottenerlo era come andare a pesca di trote con le mani. «Non sono sicuro» ribatté infatti l'altro, grattandosi il naso. «Il marchese è superbo come un re deposto, ma dal modo in cui Bryce-Jones l'ha descritto, penso ci sia di più. Che sia un Leone?» Alex si fermò nell'atto di versare il brandy nei bicchieri. I Leoni, o meglio i Lions, erano il gruppo di aristocratici sospettati di tradimento su cui loro due stavano indagando quando erano stati incaricati di recare a Fiona la bella notizia che Ian era vivo. 19
Misteri e complotti BLYTHE GIFFORD INGHILTERRA, 1815 - Coinvolti in un gioco mortale d'inganni e tradimenti, Alex Knight e Fiona si rendono conto di essere caduti nella più imprevedibile e dolce delle trappole...
Il guerriero di ghiaccio MICHELLE WILLINGHAM IRLANDA, 1172 - Taryn è pronta a qualunque sacrificio pur di salvare la vita del padre. E il suo fascino fragile fa breccia nel cuore di ghiaccio del fiero Killian MacDubh.
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L'amante spagnola MARGUERITE KAYE SPAGNA, 1815 - Il maggiore Urquhart va in Spagna per catturare El Fantasma. Quando scopre che il famigerato ribelle è la sensuale Isabella, la sua missione diventa impossibile.
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