Ml14 arma a doppio taglio

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Leanne Banks

Arma a doppio taglio


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Billionaire's Proposition Billionaire Extraordinaire Silhouette Desire © 2006 Harlequin Books S.A. © 2009 Leanne Banks Traduzioni di Rita Pierangeli e Franca Valente Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Harmony Destiny gennaio 2007, aprile 2010 Seconda edizione Harmony Extra aprile 2010 Terza edizione myLit ottobre 2014 Questo volume è stato stampato nel settembre 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 14 del 23/10/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


La proposta del milionario


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«Devo fare un annuncio» disse Patrick Elliott rivolto ai familiari che affollavano la sala e interrompendo la conversazione tra le quindici persone presenti per festeggiare l'ultimo dell'anno. Deve trattarsi di un annuncio molto importante, pensò Gannon Elliott, seduto accanto al fratello Liam. Incuriosito, studiò il nonno che teneva corte nella sala della casa di famiglia. Le decorazioni natalizie sarebbero sparite l'indomani, ma quella sera le luci brillavano sugli alberi in tre delle stanze che si trovavano a quel piano dell'edificio fine secolo di quasi 2500 metri quadrati. La casa, arredata da sua nonna con tanto amore, aveva offerto un rifugio agli Elliott, li aveva visti nascere e morire, mentre continuava a crescere il potere e la ricchezza di Patrick Elliott e dei suoi eredi. Nonostante i suoi settantasette anni, il nonno di Gannon, immigrato dall'Irlanda, aveva una mente ancora molto brillante. Da come si comportava, dava l'impressione che per lui fosse stato un gioco da ragazzi diventare il più autorevole esponente in un mondo editoriale affollato di periodici che si occupavano sia di notizie 7


serie, sia di spettacolo, di moda e di indiscrezioni sulle celebrità. «Ma non è ancora mezzanotte» obiettò Bridget, la sorella più giovane di Gannon. «Questa è la tua serata libera, nonno. Ti sei scordato che è l'ultimo dell'anno?» Gli occhi di Patrick scintillavano mentre la minacciava, agitando l'indice. «Come potrei scordarmene, se ci sei tu a ricordarmelo?» Sorridendo, Bridget abbassò la testa e sollevò il proprio bicchiere. Scrollando il capo, Gannon bevve un sorso del suo whisky. Quell'impertinente di sua sorella non perdeva mai l'occasione di punzecchiare il vecchio. Patrick fece una pausa per scambiare un'occhiata con Maeve, sua moglie da più di cinquant'anni. Lui poteva anche essere lo stacanovista che aveva creato un impero editoriale, ma la minuta Maeve era l'unica donna in grado di domarlo. L'amore e la complicità che emanavano dai loro sguardi non mancavano mai di avvilire Gannon, provocandogli un fastidioso senso di insoddisfazione che si rifiutava di approfondire. Sbatté mentalmente la porta in faccia a quel sentimento e osservò sua nonna mentre annuiva al marito con gli occhi che brillavano di tenerezza. Patrick riportò lo sguardo sulla famiglia, riunita su suo invito. «Ho deciso di andare in pensione.» Gannon rischiò di lasciar cadere il bicchiere di whisky. Era convinto che il vecchio fosse talmente sposato con il suo lavoro che avrebbe passato i suoi 8


ultimi istanti terreni a combinare l'ennesimo affare. Nella sala si levò un brusio di voci soffocate. «Sacr...» «Oh, accidenti.» «Secondo te, sta poco bene?» Patrick scosse la testa e alzò la mano per chiedere silenzio. «Non sono ammalato. È arrivato il momento. Devo scegliere un successore e, poiché voi tutti avete fatto un ottimo lavoro con le varie riviste, la scelta è difficile. Così ho deciso che l'unico modo imparziale è di offrire a ciascuno di voi l'occasione di dimostrare quanto valete.» «E adesso, che cosa combina?» bisbigliò Bridget. «Tu non ne sai niente?» chiese Gannon al fratello Liam, che lavorava per la società in generale piuttosto che per un singolo periodico. Era risaputo che, di tutti i nipoti, Liam era quello più vicino a Patrick. Liam scosse la testa, non meno stupito di chiunque altro. «Non ne ho la minima idea.» Le quattro principali riviste del gruppo erano dirette dai figli di Patrick. Il padre di Gannon, Michael, era il direttore di Tendenze, una pubblicazione nota per il suo stile sferzante e caustico. «Sceglierò tra i direttori delle riviste di maggior successo. La pubblicazione che realizzerà il maggior guadagno vedrà il suo direttore assumere la guida della Elliott Publication Holdings.» Alle sue parole seguì un silenzio di tomba. Una bomba non sarebbe stata altrettanto efficace. Passarono tre lunghissimi secondi, durante i quali Gannon osservò le espressioni scioccate di zii e cu9


gini. Guardò suo padre, che sembrava fosse stato colpito alla testa con una mazza da baseball. Bridget si lasciò sfuggire un'esclamazione disgustata. «È una follia. Come può funzionare? Ti rendi conto che io, lavorando per Carisma, mi troverò in competizione con mio padre?» Liam si strinse nelle spalle. «È forse peggio che mettere fratello contro fratello, o fratello contro sorella?» «Shane contro Finola?» aggiunse Bridget, incredula, nominando lo zio e la zia. «Sono gemelli, per amor del cielo. Qualcuno deve parlare con il nonno e farlo ragionare.» Avvicinandosi a Bridget, Finola guardò il padre e scrollò la testa. «Non cambierà idea. A giudicare dalla sua espressione, è più facile che geli prima l'inferno» disse con un'ombra di amarezza. «Non è giusto» protestò Bridget. «Lui ha un suo concetto personale di giustizia» mormorò Finola, con aria assente. Ma subito dopo sembrò scuotersi e sorrise a Bridget. «Sono contenta di averti nella mia squadra.» Gannon non era mai stato tipo da rifiutare una sfida, e non si sarebbe sottratto nemmeno a quella. «Che vinca il migliore di noi» disse a Finola, prima di allontanarsi per andare a parlare con suo padre, già deciso a fare del suo meglio per contribuire al successo della loro rivista, Tendenze. Era un Elliott, nato e cresciuto per competere e vincere, come tutti gli altri Elliott presenti in quella sala. Astuto come sempre, suo nonno aveva appro10


fittato di quel fatto per garantire alla EPH un anno di guadagni eccezionali. Prima di poter raggiungere il padre, Gannon fu intercettato da suo zio Daniel. «Si direbbe che tu abbia una missione.» «Come tutti gli altri» replicò Gannon. «Comunque, con la notizia il nonno avrebbe dovuto distribuire quantomeno una provvista annuale di bicarbonato.» Daniel rise, scuotendo la testa. «Buona fortuna, ragazzo.» «Anche a te» gli augurò Gannon, proseguendo per unirsi al padre e alla madre. «Avrei dovuto capirlo che questo terremoto era in arrivo» commentò Michael Elliott. «Chi avrebbe potuto predirlo?» chiese sua madre, la persona più tollerante che Gannon conoscesse. «Vedo che ti sei già ripreso» aggiunse rivolta al figlio, «e sei pronto a gettarti nella mischia.» «Ce l'ho nel sangue» replicò Gannon. «Hai già qualche idea?» gli chiese il padre. «Certo.» Gannon sapeva qual era la prima persona che voleva nella squadra di Tendenze: Erika Layven, la donna che aveva lasciato più di un anno prima. Erika Layven revisionò con occhio critico la copertina per il numero di aprile di Casa Moderna. Bevve un altro sorso di cioccolata calda mentre studiava la variopinta composizione di fiori primaverili, così in contrasto con il pomeriggio grigio e freddo di fine gennaio incorniciato dalla finestra del suo 11


ufficio, al quindicesimo piano di un edificio di Manhattan. Era il genere di tempo che la faceva sentire vecchia e depressa, e non le era di aiuto la recente diagnosi del suo medico. Per non parlare della festa per San Silvestro alla quale era andata in compagnia di un uomo insulso, e del bacio ancor più insulso che si erano scambiati a mezzanotte. Eppure, avrebbe avuto un'infinità di ragioni per sentirsi di buonumore. Come capo redattrice della nuova rivista Casa Moderna, della Elliott Publication Holdings, svolgeva un lavoro che le piaceva, e godeva di un notevole potere. Anche se le mancava l'entusiasmo con cui aveva lavorato per Tendenze, si disse che la sua attuale occupazione era sicuramente migliore. Ci fu un colpo alla porta ed Erika diede un'occhiata all'orologio sulla scrivania. Erano passate le cinque e mezzo di giovedì e la maggior parte degli impiegati se n'era già andata. «Sì?» «Sono Gannon. Gannon Elliott.» Lei si sentì di colpo il cuore in gola e le occorse qualche istante per riprendere a respirare. Che cosa voleva lui?, si chiese, sforzandosi di restare calma. «Entra» disse, con tutta la freddezza di cui fu capace. La porta si aprì e Gannon - un metro e ottantacinque di altezza, capelli neri, occhi verdi e un corpo da infarto - riempì il vano della porta. Erika si impose di ignorare il suo fascino e ordinò 12


ai propri ormoni di comportarsi al meglio. Si alzò in piedi dietro la scrivania, pentendosi di essersi tolta gli stivali che avrebbero aggiunto qualche centimetro alla sua statura. «Gannon, che sorpresa! Che cosa ti porta qui?» «È da un po' che non ti vedo.» Per tua scelta, pensò lei. «Sono stata molto impegnata con Casa Moderna.» «Già. Stai facendo un lavoro fantastico.» «Grazie.» Erika non riuscì a reprimere un pizzico di soddisfazione. Gannon non era tipo da sprecarsi in complimenti. «A quanto pare, Tendeze fa faville, come sempre.» «Che te ne pare della serie di articoli che abbiamo pubblicato per difendersi dai virus su Internet?» «Ottimi, anche se io avrei aggiunto un po' più di interesse umano.» La bocca di Gannon si incurvò in un mezzo sorriso. «Questa è una delle cose che ho sempre ammirato in te. Vedi cosa c'è di buono in un articolo, e studi sempre il modo di migliorarlo.» «Grazie di nuovo.» Erika cominciava a incuriosirsi. «Non mi hai ancora detto il motivo della tua visita.» Gannon guardò la sua libreria e inclinò la testa per leggere alcuni titoli. «Ti piace il tuo lavoro?» Confusa dal suo atteggiamento, Erika lo studiò con attenzione. Lui non si stava comportando in modo normale, anche se non era sicura che, nel suo caso, l'aggettivo normale fosse pertinente. «Perché me lo chiedi? C'è qualcosa che dovrebbe 13


non piacermi? Qui do ordini, non ne ricevo.» Gannon la guardò negli occhi e lei sentì che le si scatenava dentro un piccolo tornado. «È un modo di vederla» commentò lui, prendendo la sua tazza e portandosela al naso. «Cioccolata calda. A quanto pare, stanotte non vuoi restare sveglia.» Erika avvertì una stretta allo stomaco. Gannon conosceva ogni suo più intimo particolare, perché erano stati amanti. Un fatto che lei si era sforzata di dimenticare durante l'ultimo anno. «Una buona notte di sonno mi mantiene in forma.» Lui annuì e fece una pausa prima di chiederle: «Ti manca Tendenze?». La domanda la colse di sorpresa. «Certo che mi manca» rispose, decisa. «L'attività frenetica, sempre sul filo del rasoio. L'adrenalina che scorreva a fiumi ogni giorno.» «Ciò che non ti capita qui.» «Casa Moderna offre un genere diverso di soddisfazione.» «E se ti venisse data l'occasione di tornare a Tendenze con una promozione e un aumento di stipendio rispetto all'ultima volta?» Erika fu colta di nuovo alla sprovvista. La prospettiva di far parte della redazione del migliore settimanale di informazione era quasi irresistibile. Per lei, lavorarvi aveva significato impegnare ogni sua energia creativa e mentale. L'aveva costretta a crescere, circondata com'era da gente ambiziosa e brillante. E si era lasciata coinvolgere in una storia con un 14


uomo al punto che, dopo la loro rottura, non era più stata capace di avere relazioni serie. Scostò un ricciolo dietro l'orecchio e guardò fuori dalla finestra, cercando ispirazione per una risposta. «Sono tentata» ammise. «Ti rivoglio nella squadra di Tendenze» dichiarò Gannon. «Detta le tue condizioni e io le accetterò.» Erika lo fissò a bocca aperta. Quando si erano sparse le prime voci sulla sua relazione con Gannon, lui non aveva esitato a interromperla e aveva iniziato a trattarla come qualsiasi altro membro della redazione. Non sopportando di continuare a lavorare gomito a gomito con lui, Erika aveva trovato un rifugio a Casa Moderna. «Devo rifletterci» fu alla fine la sua risposta. Quando lo vide aggrottare la fronte, provò un pizzico di soddisfazione. Per Gannon era insolito che una sua proposta non venisse accettata all'istante. «È ragionevole. Passerò domani pomeriggio per parlarne con te.» «Mi spiace, ma non posso» replicò Erika. «Ho un appuntamento fuori, alle quattro e mezzo, e non tornerò in ufficio.» Gannon annuì lentamente, con l'aria di chi stava per perdere la pazienza. «D'accordo, lavori questo weekend?» «A casa.» Erika diede un'occhiata al calendario. «Martedì andrebbe meglio.» «Lunedì, dopo l'ufficio» la corresse lui in tono così autoritario che Erika preferì non insistere. 15


«Lunedì dopo l'ufficio» confermò. «Bene. Ci vediamo.» Gannon la guardò negli occhi per un paio di secondi... di troppo. Un paio di secondi che tolsero ossigeno ai suoi polmoni, prima che lui girasse sui tacchi e uscisse. Erika crollò sulla poltrona e si prese il viso tra le mani. «Accidenti a lui» bisbigliò. Aveva ancora il potere di sconvolgerla, e la cosa non le piaceva neanche un po'. Ma la sua reazione era comprensibile, almeno in parte. Con quell'uomo doveva assolutamente riflettere prima di agire. Erika fece una pausa per riprendere fiato dopo dieci partite uno contro uno a pallacanestro. Guardò la quattordicenne che le aveva inflitto una sonora sconfitta e scosse la testa. «Dovresti mostrare un po' di pietà per gli anziani.» Tia Rogers, la graziosa e magra ragazza che Erika aveva preso sotto la sua protezione, si strinse nelle spalle mentre si dirigeva ai bordi del campo nella palestra della EPH. «Tu non sei vecchia. Il fatto è che passi troppo tempo seduta a girare i pollici in quel tuo lussuoso ufficio.» «Già» replicò Erika, anche se a trentadue anni si sentiva decrepita. «Non è poi così male essere pagati per starsene seduti a girare i pollici. Inoltre, non mi limito a girare i pollici. A proposito, come vai in algebra?» Tia fece una smorfia. «La detesto.» 16


«Che voto hai preso nell'ultimo compito in classe?» «Sei meno.» «Farai meglio la prossima volta.» Erika le diede una pacca sulla spalla e prese le loro giacche dalla panchina, prima di dirigersi all'ascensore. Tia rimase in silenzio mentre scendevano. «Ho bisogno di un nove» disse alla fine la ragazza con aria cupa. «Ho bisogno di tutti nove, se voglio ottenere una borsa di studio per il college.» «La otterrai» la rassicurò Erika, salutando la guardia prima di uscire nella notte fredda. Seguendola, Tia imprecò e sputò. «Come fai a saperlo?» Erika mascherò una smorfia. Toccava a lei educare la sua protetta a un comportamento più garbato e meno volgare. Tia, che viveva con la zia perché la madre era in carcere per spaccio di droga, era stata affidata a lei perché la ragazza collaborava al giornale scolastico. «Piantala di sputare e imprecare.» «Sputano e imprecano tutti» ribatté Tia in tono di sfida. «Tu non sei tutti. Tu sei diversa. Hai talento, cervello, buonsenso e, soprattutto, spirito di iniziativa.» Gli occhi castani di Tia erano colmi di speranza, ma anche di scetticismo. «Sono le qualità con cui ti sei conquistata quel lussuoso ufficio che mi hai mostrato un paio di settimane fa? Sbaglio o non si ottiene niente, senza una raccomandazione?» «La maggior parte dei dirigenti dell'azienda per la 17


quale lavoro è imparentata, e io non faccio parte della famiglia.» Tia sorrise. «Così, anche tu hai dovuto farti largo a spallate.» «Metaforicamente parlando» ammise Erika, mentre nel suo cervello si insinuava un'immagine delle larghe spalle di Gannon. Dalla sua visita del giorno prima aveva avuto difficoltà a bandirlo dalla mente, e non aveva ancora deciso che cosa rispondergli. Alzò una mano per fermare un taxi. «Mia zia continua a chiedermi perché tu non hai un uomo» disse Tia, salendo sul taxi che si era fermato lungo il marciapiede. Erika si sistemò al suo fianco e diede all'autista l'indirizzo della ragazza. «Non ho un uomo perché...» iniziò a dire, quindi si interruppe. Perché non l'aveva? Perché dopo l'esperienza con Gannon non si fidava più di nessuno? «Perché mi ero innamorata di uno che mi ha piantata.» «Wow!» esclamò Tia. «Perché lo ha fatto? Tu sei ancora bella, per la tua età.» Erika fece una smorfia all'allusione ai suoi anni. «Grazie. Perché mi ha piantata? Immagino che non mi ritenesse la donna giusta per lui.» Tia imprecò di nuovo. «Dovresti dargli una lezione. Trovati un altro uomo. Uno che sia migliore di lui.» «Già» mormorò Erika, che era da un anno che ci provava. Un'ora più tardi, entrando nell'appartamento di sua proprietà a Park Slope, si liberò subito delle 18


scarpe e infilò i piedi nelle sue buffe pantofole a forma di coniglio. Riproponendosi di lavare gli indumenti usati in palestra, lasciò la sacca nell'atrio e si diresse alla cucina, passando in rassegna la posta. Bollette, bollette... Si soffermò sulla cartolina di una spiaggia dei Caraibi e provò un acuto desiderio di sole caldo, mare e un Margarita ghiacciato. Scacciò con un sospiro quelle fantasie e, servendosi del telecomando, accese lo stereo e si versò un bicchiere di vino rosso. Ascoltò quindi i messaggi della segreteria telefonica. Il primo era di una delle sue migliori amiche che la invitava a incontrarsi in un locale alla moda. Il secondo era di sua madre, che chiamava per controllarla. Erika lo ascoltò, mordendosi il labbro. In un momento in cui era particolarmente vulnerabile, aveva commesso l'errore di riferire alla madre il responso del suo medico. Il terzo messaggio era di Doug. Doug l'impiastro, aggiunse lei mentalmente. Un tipo abbastanza simpatico, ma talmente noioso. In quel momento, il telefono squillò e lei rispose automaticamente. «Pronto?» «Erika, mi chiedevo quando mi avresti risposto di persona. Come stai, tesoro?» Sua madre. Erika fece una smorfia. «Mi dispiace, mamma, ma ho avuto molto lavoro. Inoltre, mi sto occupando di un'adolescente che ha bisogno di assistenza. Tu come stai? E il tuo bridge?» «Ieri sera tuo padre e io siamo arrivati secondi. Domani sera si gioca a casa nostra. Cos'è questa sto19


ria dell'adolescente da assistere? Tesoro, non penserai che sia come avere un figlio tuo, vero?» Erika avvertì una stretta al petto. «No, ma in questo momento è un ottimo modo di utilizzare le mie energie.» «Tesoro, se ti sforzassi un po' di più e fossi di vedute un po' più larghe, so che non avresti difficoltà a trovarti un uomo. Così, potresti avere sia il marito sia il figlio che desideri tanto.» Erika corrugò la fronte. «Mamma, facciamo un patto. La prossima settimana uscirò con due uomini, se tu smetterai di assillarmi con le tue domande.» «Vorrei soltanto che tu fossi felice. Hai sempre desiderato dei bambini.» «Lo so.» «Ma hai continuato a rimandare.» «Mamma.» La nota di avvertimento nella voce di Erika ottenne l'effetto desiderato. Sua madre sospirò. «D'accordo. Due appuntamenti, due uomini la settimana prossima. Dirò una preghiera e terrò le dita incrociate.» Erika si intenerì. Sua madre l'adorava, ma a volte non resisteva alla tentazione di interferire. «Ti voglio bene. Divertiti, domani sera.» Mentre riagganciava, si immaginò i suoi genitori nella casa dell'Indiana che lei si era lasciata alle spalle quando si era trasferita a Est per frequentare il college. La città della sua infanzia le era spesso sembrata sonnolenta, mentre lei sognava un'esistenza più movimentata, con sfide da affrontare e vincere. 20


Ricordava l'odore appetitoso dei pasti a elevato contenuto di colesterolo che l'accoglieva ogni volta che tornava a casa, e il profumo dei biscotti al cioccolato ogni volta che ripartiva. Ricordava di aver aiutato la madre nelle faccende domestiche e le innumerevoli volte che lei l'aveva aiutata a fare i compiti. Suo padre le aveva insegnato a giocare a pallacanestro e l'aveva incoraggiata a essere orgogliosa della propria statura, piuttosto che vergognarsene. Aveva sempre saputo che i suoi erano i genitori migliori del mondo, ma aveva anche capito che avrebbe dovuto andarsene per imparare a volare con le proprie ali. E aveva imparato a volare, eccome. Almeno da un punto di vista professionale. Aveva covato un piano in un angolo della sua mente. Terminare il college, intraprendere una carriera che l'avrebbe portata in alto e, al tempo stesso, trovare il tempo di cercarsi un marito con il quale mettere al mondo un figlio. Erika desiderava da sempre un bambino, ma si era detta di non cadere nella trappola di sposarsi e di averlo prima di aver fatto carriera. Si trattava di programmare con intelligenza la propria vita, anche se a volte, soprattutto nelle giornate piovose, la tormentava il desiderio di avere un figlio da amare e veder crescere. Per quanto eccitante e di grandi soddisfazioni fosse il suo lavoro, una parte di lei desiderava qualcosa che il lavoro non le poteva dare. Sospirando, aprĂŹ gli occhi e prese un foglio di car21


ta dalla cassetta di legno che conteneva la sua posta. Rilesse il rapporto del medico e sospirò di nuovo. Endometriosi. Ecco perché ogni tanto soffriva di crampi terribili. Ecco perché la sua fecondità era a rischio. Ecco perché stava contemplando l'idea di avere un figlio anche in assenza di un marito.

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Questo mese Lynne Graham, autrice molto amata da tutte le fan del rosa, ci racconta il mitico mondo dei principe del deserto. Di loro non ne ha mai abbastanza. Il fine giustifica i mezzi sempre... o quasi. Lo sanno bene gli affascinanti milionari sempre cosĂŹ magistralmente tratteggiati da Leanne Banks.

La prossima uscita il 18 dicembre Diana Palmer, stella indiscussa del firmamento della narrativa romance, ci condurrĂ , ancora una volta, all'esplorazione dei mille risvolti dell'amore. Reami incantati, principi senza macchia, principesse da salvare e da amare... Sharon Kendrick ci condurrĂ in un mondo da fiaba dei tempi moderni.


Le autrici che fanno emozionare il mondo Harper Summerville è la donna con la valigia. Ora si fermerà per un po’ a Razor Bay, una cittadina meravigliosa, dallo scenario naturale strabiliante e…con uno sceriffo supersexy. Chissà, forse non lo sa ancora, ma è arrivata a casa.

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