Diana Palmer
Passione d'amore
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Paper Husband The Winter Soldier © 1996 Diana Palmer © 2001 Diana Palmer Traduzioni di Paola Picasso e Daniela Alidori Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 1996 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Special luglio 1996 Prima edizione Harmony Destiny marzo 2002 Questa edizione myLit dicembre 2014 Questo volume è stato stampato nel novembre 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 15 dello 04/12/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Clausola matrimoniale
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Il sole era un disco incandescente. A giudicare dall'altezza, Dana Mobry immaginò che fossero le undici del mattino, il che significava che si trovava in quella scomodissima posizione da circa due ore e che tra poco il caldo sarebbe diventato insopportabile. Sospirando con rassegnazione, guardò la sua gamba destra imprigionata in un groviglio di filo spinato e il tessuto dei jeans, strappato in diversi punti. Che idea balorda, andare ad aggiustare la recinzione per impedire al bestiame di uscire dai confini della proprietà! Quel mattino, uscendo, aveva preso gli attrezzi del padre, ma poiché non possedeva la sua forza, il risultato del suo tentativo era stata quella caduta ignominiosa. In momenti come quello il padre le mancava terribilmente. Era passata solo una settimana dal suo funerale e il dolore per la sua perdita era ancora vivissimo. Gemendo di rabbia, Dana sistemò il collo della camicetta di cotone a maniche corte a cui 7
nella caduta si erano staccati due bottoni e respinse alcune ciocche di capelli. La treccia che si era fatta con tanta cura si era sciolta e la chioma bionda e un po' selvaggia le si arruffava intorno al viso. A pochi passi di distanza la sua giumenta baia, Bess, brucava tranquilla, ignara dell'incidente capitato alla sua padrona. In alto un corvo disegnava ampi cerchi nel cielo senza nuvole e da lontano giungeva il boato delle auto che passavano sull'autostrada diretta a Jacobsville. Dana abitava da sola nel piccolo cottage che fino alla settimana precedente aveva condiviso con suo padre, perciò nessuno sapeva dove si trovava in quel momento. Sette anni prima, scacciato dalla moglie, il padre aveva deciso di tornare nel ranch di famiglia, portando con sÊ la figlia. Escluso un cugino che abitava nel Montana, non aveva parenti e per mantenersi si era messo ad allevare una piccola mandria di buoi. Era un modo di vivere piuttosto stentato, paragonato alla lussuosa villa vicino a Dallas che la madre, ricca di famiglia, aveva tenuto per sÊ, ma era pur sempre un mezzo per non morire di fame. Quando Clara Morby aveva inaspettatamente chiesto il divorzio, il marito si era trovato nella necessità di cercare un lavoro e Dana, piuttosto che sopportare l'indifferenza della madre, aveva scelto di andare con lui a Jacobsville. Ades8
so il padre era morto e lei era rimasta sola. Aveva voluto molto bene a suo padre e pur avendo pochi soldi era stata felice con lui, ma la fatica impostagli dal lavoro dei campi era stata eccessiva e pochi giorni prima il padre era morto nel sonno a causa di un arresto cardiaco. Dana lo aveva trovato il mattino dopo, quando era andata a svegliarlo per fare colazione. Atterrita e singhiozzante, la prima cosa che aveva fatto era stata telefonare ad Hank che era accorso subito. Strano che non le fosse venuto in mente di chiamare innanzitutto l'ambulanza, ma Hank, il loro scorbutico vicino, era un uomo tanto capace che le era parso giusto rivolgersi a lui. Hank sapeva sempre che cosa fare e lo aveva dimostrato anche quel giorno. Dopo aver dato una breve occhiata al padre, aveva chiamato l'ambulanza e trascinato Dana fuori della stanza. Pi첫 tardi aveva detto di aver capito subito che era troppo tardi per poter fare qualcosa. Hank Grant possedeva l'emporio e il mulino locale e allevava del bestiame nel suo immenso ranch alle porte di Jacobsville, ma la gente lo evitava il pi첫 possibile. Due anni prima, in modo del tutto inatteso, aveva trovato del petrolio nella sua terra ed era diventato ricchissimo, ma aveva un caratteraccio, detestava le donne e irritava il suo prossimo dicendo sempre quello che pensava. Era convinto che solo 9
il denaro che possedeva impedisse alla gente di trattarlo come un paria. Dana sapeva di piacergli, cosa stupefacente essendo un misogino dichiarato. Forse, data la differenza d'età che c'era tra loro, Hank non la considerava un pericolo. Aveva trentasei anni e Dana appena ventidue. Lei era snella, di media altezza, aveva lunghi capelli biondo scuro e due immensi occhi azzurri. Le labbra rosse senza bisogno del rossetto, il mento rotondo e il piccolo naso all'insù la rendevano simile a una bambola, ma il suo corpo anche adesso che era stretto nei blue jeans e in una camicetta di cotone era quello di una donna. Dana sospirò di nuovo. Quel mattino, avendo fretta di aggiustare la recinzione prima che il suo unico toro scappasse, non si era presa la briga di mettersi il reggipetto e adesso il suo seno pieno ed eretto debordava dai lembi della camicetta. Schermandosi gli occhi con una mano, si guardò intorno. La campagna assolata e deserta si stendeva per chilometri. Sarebbe dovuta stare più attenta a quello che faceva, ma la morte del padre l'aveva gettata in uno stato di tale prostrazione da impedirle di ragionare con lucidità. Aveva pianto per tre giorni e, quando il notaio le aveva letto il testamento, era sprofondata nell'angoscia. Fino a quel momento non aveva osato riferire ad Hank la volontà del padre. Ma 10
come avrebbe potuto evitare di farlo sapendo che quelle clausole riguardavano lui quanto lei? Papà, pensò con un senso di disperazione, come hai potuto farmi una cosa simile? Due lacrime le rigarono le guance, ma Dana se le asciugò con un gesto rabbioso. Piangere non sarebbe servito a niente. Il padre era morto e bisognava eseguire la sua volontà. A un tratto un rumore risvegliò la sua attenzione. Nel silenzio dei campi sembrava il battito di un cuore immenso. Dopo un minuto lo riconobbe. Era il martellare possente degli zoccoli del cavallo di Hank. Infatti, pochi istanti dopo, apparve un cavaliere. Con il cappello a tesa larga che gli ombreggiava il volto abbronzato e il modo elegante di stare in sella, Hank Grant era riconoscibile a distanza. E ancora più di lui lo era il suo stupendo stallone. Cappy era un arabo purissimo e valeva un patrimonio. Per essere un purosangue aveva un temperamento docile, ma talvolta diventava nervoso. Solo il suo padrone poteva montarlo. Mentre Hank si chinava su di lei, Dana vide il suo sorriso divertito. «Di nuovo?» chiese lui con rassegnazione, ricordando le innumerevoli volte in cui aveva dovuto correre in suo aiuto. «La recinzione era rotta» rispose lei in tono aggressivo, togliendosi una ciocca di capelli 11
color miele dalla bocca. «E per aggiustarla, ho dovuto usare degli arnesi maledettamente pesanti.» «Certo, certo, dolcezza» convenne lui appoggiando le mani sul pomello. «Ma le recinzioni non sanno che esiste un movimento per l'emancipazione femminile.» «Non cominciare di nuovo» scattò lei. Lui rise. «Non ti pare di non essere nella posizione adatta a sfidarmi?» mormorò, socchiudendo gli occhi e guardando con ammirazione il corpo femminile che si divincolava. Quando il suo sguardo si posò sui seni scoperti, nelle sue pupille si accese un lampo che per un attimo le rese incandescenti. Sentendosi a disagio, Dana si agitò ancora di più. «Andiamo, Hank, liberami da questa trappola» pregò. «Sono bloccata qui dalle nove di stamattina e sto morendo di sete. Fa un caldo terribile.» «D'accordo, piccola.» Hank balzò a terra, passò le redini sopra la testa di Cappy e lo lasciò libero di pascolare. Quando si chinò per liberarla, i jeans gli si tesero sulle cosce muscolose e Dana dovette lottare per non guardarlo. Hank era bellissimo. Possedeva quel genere di bellezza maschile che faceva sospirare tutte le donne. Aveva un corpo elegante, una muscolatura elastica e un volto che avrebbe fatto la felicità di qualunque agenzia pubblicitaria, 12
ma non si rendeva conto di essere attraente. La moglie l'aveva lasciato due anni prima, dopo una sola settimana di vita coniugale, e da allora lui si era chiuso in se stesso. Nella comunità era risaputo che Hank usava le donne in un solo modo anche se nessuno lo aveva mai visto in azione. Solo Dana era al corrente delle sue relazioni. Con lei Hank parlava liberamente e a volte le rivelava delle cose che non avrebbe mai detto a nessuno. Dana sospirò e osservò i suoi gesti. In quel momento Hank stava fissando la sua gamba con concentrazione, come uno che tenti di risolvere un problema. A un tratto, con le mani guantate cominciò a districare il filo spinato. Era metodico e deciso in tutte le cose che faceva. Non agiva mai in fretta, se non in situazioni eccezionali e guardandolo Dana pensò che per essersi sposato con Betty subito dopo averla conosciuta, doveva essere stato travolto dal suo fascino. «No, così non va» borbottò lui frugandosi in tasca. «Devo tagliarti i jeans per poterti liberare, tesoro. Mi dispiace. Te ne comprerò un paio nuovo.» Dana arrossì. «Non sono ancora ridotta in miseria.» Vedendo la sua espressione ferita, lui sorrise. «Come sei orgogliosa, Dana! Non chiederesti aiuto nemmeno se stessi morendo di fame.» Parlando aprì il coltello a serramanico. «Credo 13
che sia per questa ragione che andiamo tanto d'accordo. Noi due ci assomigliamo parecchio.» «Tu sei molto più alto di me e hai i capelli neri. I miei sono biondi» puntualizzò subito lei. Hank rise. Non gli capitava spesso, soprattutto con le altre persone, e lei amava il modo in cui i suoi occhi si chiudevano quando sorrideva. «Non parlavo di somiglianza fisica» spiegò, tagliando i jeans. «Perché non usi le recinzioni elettriche come tutti gli allevatori moderni?» «Perché non posso permettermi una tale spesa» dichiarò lei con semplicità. Ridacchiando, Hank finì di liberarla e l'aiutò a mettersi seduta. La camicetta si aprì del tutto e lui, come qualunque altro uomo d'istinti normali, non resistette alla tentazione di guardare. Imbarazzata, Dana riunì i lembi del tessuto e arrossì. Non riusciva a fissarlo, ma avvertiva il suo sguardo intenso e l'odore di cuoio e di lavanda che saliva dalla sua pelle. Hank indossava una camicia e attraverso il colletto aperto s'intravedeva una folta peluria nera. Non l'aveva mai visto a torso nudo e lo aveva sempre desiderato. Lui le accarezzò il viso, obbligandola a sollevarlo, e la guardò negli occhi. «La cosa che apprezzo di più in te è che non ami le scher14
maglie amorose. I tuoi gesti sono sempre spontanei, naturali» dichiarò con voce roca. «Se io distogliessi lo sguardo da te, non sarei un uomo. I tuoi seni sono belli, sembrano di marmo rosa. Non dovresti vergognarti affatto della mia reazione.» Dana non comprese bene il significato di quella frase. «Reazione?» ripeté sbarrando gli occhi. Hank corrugò le sopracciglia. «Non capisci?» Lei scosse la testa. Aveva vissuto sempre come una reclusa e non sapeva niente della vita. A diciassette anni aveva scoperto che Hank le piaceva e da allora non aveva più guardato gli altri uomini. Era uscita solo con due ragazzi, ma entrambi l'avevano delusa e, quando uno dei due l'aveva baciata, si era sentita rivoltare lo stomaco. Aveva visto molti film, alcuni dei quali espliciti, tuttavia anche le sequenze più audaci non spiegavano ciò che capitava alla gente, si limitavano a mostrarlo. «No» rispose alla fine, stringendo le labbra. «Temo di essere senza speranza. Non esco con i ragazzi e non ho il tempo di leggere libri erotici.» Hank la stava osservando con estrema attenzione. «Alcune lezioni possono costare molto, ma con me sei al sicuro. Vieni qui.» 15
La prese per mano e scostando i lembi della camicetta la costrinse a premersi un dito su un capezzolo. Il fatto che, mentre la sottoponeva a quella prova, la guardasse direttamente in viso, rese il suo gesto ancora più sensuale. «È il desiderio che causa l'inturgidimento» spiegò con calma. «E il corpo di un uomo, la sua parte più vitale, s'indurisce. Nelle donne si gonfiano i seni e i capezzoli si appuntiscono.» Dana respirava a fatica. Era arrossita e il cuore le batteva in fretta. Era seduta in mezzo alla campagna e permetteva ad Hank di guardarle i seni e di spiegarle che cosa fosse il desiderio. La situazione era così assurda da sembrarle un sogno. Rendendosi conto di averla turbata, lui sorrise. «Tu sei bella» spiegò con gentilezza, riunendo i lembi del tessuto. «Non farne una tragedia. È naturale tra noi, non ti pare? Lo è sempre stato. Ecco perché riesco a dirti le cose più intime.» Una ruga gl'incise la fronte. «Non ti ho forse raccontato quanto desiderassi mia moglie? Lei mi tentava, facendomi impazzire dalla voglia di possederla e alla fine mi costringeva a fare qualunque cosa. Ma non ero abbastanza ricco per lei. Quando arrivò il mio amico Bob e le mostrò il portafoglio gonfio di soldi non ebbe alcuna difficoltà a portarmela via. Non credo che dopo avermi lasciato si sia mai voltata indietro, ma io non ho chiuso occhio per settimane, aspettando inutilmente il 16
suo ritorno. Ero tormentato dal desiderio di lei. La desidero ancora, di tanto in tanto.» Un sospiro gli gonfiò il petto. «E adesso lei torna con Bob. Suo marito. Resteranno in città alcune settimane. Lui sta cercando di liquidare le sue proprietà. Ha detto che intende ritirarsi dagli affari e vuole vendermi il suo cavallo da corsa. Ironico, vero?» Dana percepì il suo dolore, ma cercò di non fargli capire d'essere turbata. «Grazie per avermi liberata» mormorò senza fiato, cercando di mettersi in piedi. Lui la sostenne. Sembrava pensieroso, assorto. «Aspetta! Voglio provare una cosa.» Con un gesto improvviso si sbottonò la camicia sfilandola dai jeans. Il suo torace era largo, abbronzato, coperto di peli scuri e percorso da fasci di muscoli. «Che cosa stai facendo?» domandò lei, sconcertata. «Te l'ho detto. Un esperimento.» Hank la fece mettere in ginocchio e le aprì gli ultimi bottoni della camicetta. Poi, mentre lei era troppo sbigottita per reagire, la guardò a lungo, beandosi delle sue forme perfette. Infine la strinse a sé facendole provare per la prima volta l'emozione del contatto con il corpo di un uomo seminudo. Negli occhi di Dana c'era stupore e incredulità. 17
Hank le mise le mani intorno al torace e la costrinse a muoversi lentamente contro il suo petto villoso. I peli la solleticarono e i capezzoli le s'indurirono. Dana si aggrappò alle sue spalle conficcandogli le unghie nella carne, pensando con stupore che i suoi sogni si erano realizzati di colpo. Gli occhi di Hank, fissi sulle sue labbra, erano pieni di fuoco. Dana sentì il calore della sua bocca e poi la pressione decisa che le imponeva di aprire le labbra. Trattenendo il respiro gustò il suo sapore come se fosse un vino prelibato e sentì le mani di lui accarezzarle i seni gonfi e stuzzicarle i capezzoli con i pollici. Incapace di muoversi e di reagire, emise un gemito e Hank sollevò la testa e la guardò. «Sì» sospirò. «È proprio come pensavo. Potrei amarti adesso, qui sull'erba.» Lei lo udì appena. Il battito del proprio cuore la stava quasi assordando. Sentiva le dita di lui sulla pelle e, ansiosa di non interrompere quel contatto, s'inarcò. Hank le guardava il viso con avidità. L'eccitazione di quella ragazza ancora tanto innocente lo sconvolgeva profondamente. «Ti voglio» dichiarò in tono sommesso. Dana emise un singhiozzo. Non sarebbe dovuto succedere in quel modo, ma non era in grado di respingerlo. Il suo corpo la tradiva, rivelando i segreti che aveva tenuto nascosti per tanto tempo. Se lui avesse insistito gli a18
vrebbe dato tutto quello che voleva. Ma Hank esitò. Teneva ancora le mani intorno al suo seno e la guardava come se volesse imprimersi nella mente la sua espressione. «Sei ancora vergine, vero?» le domandò con voce roca. Dana deglutì e strinse le labbra gonfie di baci. Lui la scosse dolcemente. «Dimmelo!» Lei gli guardò la gola. Una vena pulsava sotto la pelle abbronzata. «Lo sai» rispose in un soffio. Per un attimo Hank non respirò, poi emise adagio il fiato che aveva trattenuto e, prendendola tra le braccia, la cullò, nascondendole il viso tra i capelli. «Sì. Volevo solo esserne sicuro» mormorò dopo un minuto, raddrizzandosi e allacciandole la camicetta. Stordita, lei lo lasciò fare. I suoi occhi azzurri sembravano immensi nel volto privo di colore. In quel momento era più bella che mai. «Non è successo niente» le disse Hank con dolcezza. «Abbiamo solo approfondito la reciproca conoscenza. Non cambierà niente. Resteremo amici.» Sembrava più una domanda che un'affermazione. «Sì... certo» balbettò lei. Lui si alzò, si allacciò la camicia infilandola nei pantaloni e la guardò con espressione diversa, di possesso. Sì, proprio così. La fissava 19
come se lei gli appartenesse. Non riuscendo a capirlo, Dana balzò in piedi e si mosse per vedere se poteva camminare. «Il filo spinato non ti ha ferita, per fortuna!» esclamò Hank. «Quei jeans sono pesanti. In ogni caso è meglio che tu ti faccia fare una puntura antitetanica. Se vuoi posso accompagnarti in città.» «Me ne sono fatta fare una l'anno scorso» dichiarò Dana, avvicinandosi a Bess che stava osservando lo stallone con timida curiosità. «È meglio che porti via Cappy prima che si metta in mente qualche strana idea.» Hank afferrò le briglie e le tirò. «Non credevo che oggi avresti montato Bess, altrimenti non avrei preso Cappy. Di solito cavalchi Deablo.» Dana non volle dirgli che era stato venduto per pagare i debiti contratti dal padre. «Bess era più vicina.» Lui la guardò balzare in sella e la imitò tenendo lo stallone a debita distanza. Lo stimolo ad accoppiarsi non apparteneva solo alle creature umane. L'odore di una femmina poteva eccitare lo stallone a un punto tale da balzarle in groppa ignorando la donna in sella. «Più tardi verrò a vedere come stai» gridò. «Dobbiamo anche parlare di alcune cose.» «Cioè?» domandò lei. Ma Cappy, trattenuto dalle briglie, stava scalpitando. «Non ora. Va' a casa!» 20
Dana voltò la giumenta e la spinse al galoppo serrato senza pensare più alla recinzione rotta. Avrebbe dovuto tornarci in serata, tuttavia prima aveva bisogno di stare un po' all'ombra e di bere qualcosa. Appena fu nella sua casupola, si chiuse nel bagno e, dopo essersi fatta una doccia, si rimirò nello specchio, incapace di credere di essere la stessa persona che era andata nei pascoli quel mattino. Il suo aspetto era così cambiato da essere irriconoscibile. I suoi occhi avevano uno sguardo diverso, più femminile, misterioso e segreto. Abbassando le palpebre sentì di nuovo il tocco delle lunghe dita di Hank sul corpo e rabbrividì. Là, nei campi, aveva vissuto un momento magico e bellissimo. Quanto lo amava! Nessun altro l'aveva mai guardata, nessun uomo era mai riuscito a penetrarle nel cuore. Ma come avrebbe reagito Hank quando avesse saputo il contenuto del testamento di suo padre? Lui non voleva risposarsi. L'aveva detto molte volte e con estrema chiarezza, e l'aveva dimostrato in qualche modo anche quel mattino. Quando aveva saputo che lei era vergine, si era bloccato. Non voleva una relazione e doveva aver pensato che non avrebbe potuto giustificare con se stesso un'azione tanto egoista come sedurre una fanciulla così innocente. 21
Dana andò in camera da letto, s'infilò un prendisole a fiori e lasciò che i capelli ancora umidi le cadessero sulle spalle. Hank aveva detto di volerle parlare. Significava che aveva saputo qualche indiscrezione sul testamento? Voleva suggerirle d'impugnarlo? Non sapeva che cosa aspettarsi, ma forse era meglio, così non doveva preoccuparsi troppo. Entrando in salotto guardò con tristezza i semplici mobili che lei e il padre avevano comperato tanti anni prima. Molti erano rovinati ma non c'erano stati abbastanza soldi per sostituirli. Avevano impegnato il loro esiguo capitale nell'acquisto di alcuni capi di bestiame, ma l'inverno era stato molto freddo, il prezzo della carne era diminuito e non avevano potuto acquistare il foraggio per i mesi a venire. Dana sospirò. Avrebbe dovuto seminare molto fieno per superare l'inverno ma dopo la morte del padre il suo aiutante migliore se n'era andato lasciandola con due lavoranti a mezza giornata che lei riusciva a pagare con grande fatica. Anche un deficiente avrebbe capito che non poteva andare avanti in quel modo. Ma che cos'altro poteva fare? Non aveva né un diploma né una specializzazione. L'unica cosa che sapeva fare era allevare vitelli, nutrirli in modo adeguato e venderli. Era brava nelle contrattazioni e sapeva scegliere i capi per migliorare la razza, ma tutte le sue conoscenze si limitavano a questo. 22
Dei cavalli, per esempio, s'intendeva molto meno, ma la cosa non aveva importanza. Glien'era rimasto solo uno che veniva accudito dai lavoranti a giornata. Sapeva sellarlo e tanto bastava. Per lei i cavalli erano solo strumenti di lavoro che le servivano per sorvegliare la mandria. Hank digrignava i denti quando lo diceva. Lui allevava arabi purosangue, li amava tutti e non riusciva a capire che esistessero persone capaci di restare indifferenti davanti a tanta bellezza. Per strano che potesse sembrare, quello era il solo motivo di disaccordo tra loro. In genere avevano le stesse idee, perfino riguardo la politica e la religione. E amavano gli stessi programmi televisivi. Dana sorrise ricordando le innumerevoli volte in cui avevano riso insieme vedendo delle commedie brillanti o si erano entusiasmati per uno spettacolo scientifico. Hank era sempre stato gentile anche con suo padre. Aveva capito con quanta difficoltà Carl Mobry avesse intrapreso la professione d'allevatore all'età di cinquantacinque anni, dopo aver vissuto in città per la maggior parte della sua vita. Dana era certa che se il padre avesse svolto un lavoro meno faticoso sarebbe vissuto molto più a lungo. Sospirando, si preparò un pranzo leggero, una tazza di caffè e per un attimo prese in considerazione l'idea di tornare nei campi per aggiustare la recinzione. Ma un altro inci23
dente sarebbe stato davvero troppo. Quando Hank era nei paraggi gliene capitavano sempre di tutti i colori e adesso stava cominciando a mettersi nei guai anche quando lui non c'era. Hank l'aveva salvata da un toro inferocito, da un serpente velenoso e due volte le aveva impedito di rimanere schiacciata da alcune balle di fieno. Doveva chiedersi se non esistesse un modo per liberarsi di lei definitivamente. Tuttavia era stato gentile a non ricordarle quegli incidenti quando l'aveva soccorsa quel mattino. Di certo era stato tentato di farlo. Tentato. Dana arrossì ricordando il momento di grande intimità che avevano condiviso. Lo conosceva da sette anni, ma lui non l'aveva mai toccata. Chissà perché lo aveva fatto quel giorno? Il rumore di una macchina che correva lungo la strada sterrata la fece precipitare alla porta in tempo per vedere la lussuosa vettura di Hank fermarsi nel vialetto. Hank non era un vanitoso e non si circondava di oggetti preziosi per il gusto di farsi ammirare dalla gente. Quella macchina era un'eccezione. Le automobili grandi lo affascinavano e adesso che poteva permetterselo, ne cambiava una ogni anno pur scegliendole sempre nere. «Non ti stanchi di quel colore?» gli aveva domandato una volta. «Per quale motivo?» aveva risposto lui, sol24
levando le spalle. «Il nero va bene con tutto.» Hank salì la scala con espressione impenetrabile. Si era fatto la barba, aveva indossato degli indumenti puliti ed era così bello da togliere il respiro. Ma in lui c'era una differenza. Dopo quello che era accaduto nel pascolo, l'atmosfera tra loro era più tesa. Mani sprofondate nelle tasche, Hank osservò il suo prendisole azzurro. «Lo hai indossato per me?» Dana arrossì. Di solito andava in giro in jeans e magliette. Era molto difficile che si mettesse un vestito, stando sempre nel ranch. E i capelli, invece di essere legati nella solita treccia austera, erano sciolti sulle spalle. «Credo di sì» confessò sorridendo timidamente. «Mi dispiace.» Lui scosse la testa. «Non devi scusarti. In realtà quello che è successo oggi mi ha suggerito un'idea di cui desidero parlarti.» Il cuore di Dana mancò un battito. Che cosa intendeva proporle? Oh, Signore, se solo le avesse chiesto di sposarlo non ci sarebbe stato bisogno di mostrargli il testamento del padre.
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