Ml2 cinquanta notti nel deserto

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Presenta

IL NUMERO PERFETTO

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PIÙ SENSUALE. PIÙ SORPRENDENTE.

PIÙ DI DUE: TRE. Ma tre è davvero IL NUMERO PERFETTO?

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Alexandra Sellers

Cinquanta notti nel deserto


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Sheikh's Ransom The Solitary Sheikh Beloved Sheikh Silhouette Desire © 1999 Alexandra Sellers © 1999 Alexandra Sellers © 1999 Alexandra Sellers Traduzioni di Elisabetta Elefante Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni gennaio 2000, febbraio 2000, marzo 2000 Seconda edizione Il Meglio di Harmony gennaio 2002 Terza edizione myLit giugno 2013 Questo volume è stato stampato nel maggio 2013 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico trimestrale n. 2 del 20/06/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Testi in fase di registrazione presso il Tribunale di Milano Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


PARTE PRIMA

Il sigillo di Sakur


Prologo

Alcuni anni fa, viveva un re di antico e nobile lignaggio che regnava sul Barakat, un paese prospero e felice. Questa terra, la cui cultura era stata per secoli influenzata da popoli diversi, aveva una geografia molto particolare: si affacciava sul mare, ma all'interno aveva il deserto, a tratti arso e disseminato di rovine, a tratti punteggiato di oasi, e più a nord le montagne dalle cime innevate, su cui si abbattevano copiose piogge che rendevano fertili e verdeggianti le vallate sottostanti. Era una terra magica e prospera. Ma era anche una terra di rivalità tribali e di cruente schermaglie. Poiché nelle vene del sovrano scorreva il nobile sangue dei re Quraishi, nessuno osava sfidare la sua autorità; ma vi erano molte gelosie tra i capotribù che rivendicavano diritti e autorità sui vari possedimenti. Un giorno, il re si innamorò di una donna di un altro paese e la sposò, promettendole che sarebbe stata la sua unica moglie e regina. Lei gli diede due figli maschi, che il re adorava: Zaid e Aziz. Crebbero entrambi forti e valorosi, molto amati dalla loro gente. Quando ebbero raggiunto la maggiore età, lo sceicco era ormai certo di non doversi preoccupare per le sorti del paese, perché alla sua morte entrambi i giovani avrebbero saputo regnare degnamente e farsi benvolere dal popolo. Ma un giorno, una terribile tragedia si abbatté sulla 7


famiglia reale: i due principi perirono in un incidente. Per il vecchio sovrano, prostrato dal dolore, la propria morte divenne una fonte di grande inquietudine, perché sapeva che avrebbe scatenato una guerra civile tra i capotribù, che si sarebbero contesi il trono. Pur comprendendo le sue ansie, la regina era ormai troppo anziana per dargli un altro erede. Sapeva tuttavia che la legge del paese consentiva al sovrano di prendere quattro mogli, e sciolse la promessa che lui le aveva fatto anni prima: fu anzi lei stessa a suggerirgli di prendere altre tre mogli, e a pregare perché queste gli dessero altri eredi. Alcune settimane più tardi, nel medesimo giorno, lo sceicco sposò tre giovani donne, e quella notte giacque con ciascuna di loro. A tutte e tre diede la sua parola che, se gli avessero dato un figlio maschio, quel figlio avrebbe regnato sul Barakat. Nonostante l'età avanzata, lo sceicco era ancora un uomo molto virile, e nove mesi dopo le tre mogli diedero alla luce tre figli, tutti e tre maschi. A quel punto, ciascuna delle tre pretese che il proprio bambino fosse riconosciuto come legittimo erede al trono del Barakat, e ciascuna aveva le proprie ragioni. La principessa Goldar, da cui il piccolo Omar aveva ereditato gli splendidi occhi verdi dal taglio orientale, basava la sua pretesa sul fatto che lei stessa discendeva dall'antica famiglia reale del vicino sultanato di Parvan. Nargis, madre di Rafi e discendente dei vecchi imperatori dell'India, aveva partorito due giorni prima delle altre due mogli, e per questo chiedeva che suo figlio venisse considerato il primogenito. Infine la principessa Noor, madre di Karim, rivendicava per costui il titolo di erede perché sosteneva di essere l'unica delle tre regine ad avere sangue arabo, oltre che nobile, nelle vene. 8


Lo sceicco si augurò che i tre principi risolvessero il dilemma da soli, dimostrando di essere l'uno più degno degli altri, ma non fu così: tutti e tre si rivelarono, ciascuno a suo modo, meritevoli di quel riconoscimento, tutti e tre possedevano l'autorevolezza che ogni popolo cerca nel proprio re, e le qualità di cui avrebbe beneficiato tutto il regno. Quando i tre giovani giunsero al compimento del diciottesimo anno di età, lo sceicco comprese di essere prossimo alla fine. Sul letto di morte, chiamò le tre mogli, e di nuovo promise loro che ciascuno dei tre giovani avrebbe ricevuto il titolo che gli spettava. Poi chiamò i tre figli, ai quali diede alcune importanti disposizioni. Infine volle vedere la prima moglie, compagna di tutta una vita: alle sue amorevoli cure e alla sua saggezza affidò le altre giovani mogli e i tre figli, pregandola di farsi affiancare dal visir Nizam al Mulk, che nominò reggente insieme a lei. Alla morte del vecchio sceicco, vennero rivelate le sue ultime volontà: il regno sarebbe stato suddiviso in tre diversi Emirati, da assegnare a ciascuno dei tre figli, che avrebbero inoltre ereditato uno degli antichi Simboli della Sovranità del Barakat. Per volontà del padre, i tre giovani avrebbero dovuto avvalersi dei consigli del gran visir Nizam al Mulk finché questi avesse avuto vita, e nominare un altro gran visir alla sua morte. L'ultima disposizione dello sceicco era stata questa: che i suoi figli non venissero mai alle armi l'uno contro l'altro, e che accorressero l'uno in aiuto dell'altro in caso di bisogno. Se quest'ultimo desiderio non fosse stato rispettato, una feroce maledizione si sarebbe abbattuta su chiunque avesse violato la sua richiesta e sui suoi discendenti per sette generazioni. Così i tre principi divennero uomini sotto l'occhio vigi9


le della vecchia regina e del visir, che fecero quanto possibile per prepararli alle loro responsabilitĂ . Raggiunta l'etĂ di venticinque anni, Omar, Rafi e Karim presero possesso del loro titolo. Ricevettero in consegna uno dei Simboli della SovranitĂ e si trasferirono ciascuno nel proprio regno, dove vissero in pace e in armonia l'uno con l'altro, come aveva richiesto il loro genitore. A Karim fu assegnato il palazzo reale che si ergeva nella parte occidentale del paese, ribattezzata Barakat Occidentale, e il Grande Sigillo di Shakur. Questo smeraldo intagliato, fatto confezionare da un antico re della stessa dinastia, era circondato da una leggenda: se il sigillo fosse andato smarrito, sarebbe stata la fine di tutto il regno. Karim sapeva che il suo popolo era molto superstizioso; doveva quindi avere grande cura del prezioso gioiello, se aveva a cuore le sorti del suo regno...

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Ottobre 1994 «Stiamo assistendo a un momento storico nella vita del Barakat» annunciò il conduttore del notiziario. «Un trattato senza precedenti, che per la prima volta aprirà il mercato degli Emirati agli investimenti stranieri, verrà firmato a momenti dai rappresentanti di quattro stati e dai tre nuovi principi del Barakat. Ancora qualche istante, e vi porteremo nella capitale degli Emirati del Barakat per assistere a questa importante cerimonia. È forse la prima volta che viene concesso a degli occidentali di mettere piede all'interno di questo magnifico palazzo.» Il giornalista si girò verso la collega che gli sedeva accanto. «Dico bene, Marta?» «Sì, Barry, è un'occasione veramente unica. Negli ultimi duecento anni, il Barakat ha chiuso ostinatamente le porte al mondo occidentale. Il vecchio sceicco, che pure era un uomo di larghe vedute, aveva imposto di limitare gli investimenti esteri e persino il turismo, tagliando fuori il Barakat dal mondo moderno. Alla sua morte...» «Scusa se ti interrompo, Marta, ma abbiamo il collegamento dal palazzo della capitale, Barakat al Barakat. Come dicevamo, è la prima volta che le telecamere vengono autorizzate a entrare nella Sala del Trono... Paul, ci senti?» «Sì, Barry. Buongiorno, amici telespettatori. I rappresentanti delle quattro nazioni sono già seduti al tavolo, pron11


ti a firmare, e i principi stanno arrivando» disse la voce di un cronista, mentre la telecamera inquadrava un magnifico salone di marmo, affollato di dignitari. «Dovrebbero entrare in sala attraverso l'enorme porta che vedete al centro dello schermo, alle spalle del tavolo. E lì, sulla destra, potete ammirare il Trono del Leone, un pezzo assolutamente unico.» «A dir poco impressionante» commentò Marta. «Nessuno ha un'idea precisa di quanto possa pesare o valere, con tutte quelle gemme incastonate. E, credetemi, non sono affatto fondi di bottiglia... Ma torniamo a noi: ecco, il portale viene aperto da due cerimonieri. Il primo a entrare dovrebbe essere il gran visir Nizam al Mulk, consigliere del compianto sceicco e reggente fino al compimento del venticinquesimo anno d'età dei tre principi, cioè fino allo scorso anno... Sì, è il gran visir degli Emirati del Barakat.» Un uomo dal portamento solenne, con una folta barba bianca e gli abiti tempestati di gemme preziose, oltrepassò la soglia della sala e, procedendo adagio, avanzò verso il tavolo. «Nizam è stato reggente per sette anni» spiegò ancora Paul, con voce sommessa, «fino allo scorso autunno, come vi dicevo, ma ha ancora un importante ruolo di consigliere per tutti e tre i principi. Alle sue spalle, ecco apparire il primo ministro e i membri del governo, tutti regolarmente eletti. Vi ricordo che il Barakat è una monarchia democratica... E subito dopo, ecco i dodici cerimonieri che per tradizione presenziano alle cerimonie ufficiali, accompagnando i principi. Ancora oggi vengono chiamati Compagni di Calice» aggiunse lo speaker. Fece una breve pausa. «A questo punto, dovrebbe essere la volta dei tre giovani sovrani... Infatti, eccoli!» esclamò, senza riuscire a contenere una certa eccitazione. Apparvero tutti e tre insieme, sulla soglia della Sala del 12


Trono: belli, regali e sontuosamente vestiti. Tutti gli spettatori, sia quelli in sala sia coloro che assistevano attraverso i teleschermi, ammutolirono abbagliati da tanta sfolgorante regalità e magnificenza. Nella cornice dell'arcata decorata della soglia, i tre nobili sorridevano alla folla di presenti che applaudiva. Portavano giacche lunghe, intessute d'oro zecchino, fluidi pantaloni di seta, anelli e collane di valore inestimabile; ciascuno dei tre aveva il capo avvolto in un turbante di tessuto dorato, ornato da una gemma centrale della grandezza di un uovo: un rubino, uno smeraldo e uno zaffiro. La telecamera riprese in primo piano i tre visi: tre incredibili esempi di mascolina bellezza. Omar, con la fronte ampia, i tratti aristocratici, gli occhi verdissimi e la barba curata; Rafi, bello come una divinità orientale, con un paio di baffetti scuri, e infine Karim, con un'aria da bel tenebroso che lo faceva somigliare a un antico predone del deserto. «Roba da fare svenire tutte le donne in ascolto, dai quindici anni in su» commentò Marta, per fare una battuta di spirito. Paul riprese la parola. «I tre visi che ora vedete inquadrati sono riprodotti sulle monete dei tre diversi regni, nei quali tuttavia vige una sola valuta, e che hanno un unico parlamento centrale. Karim, quello sulla sinistra con lo zaffiro sul turbante, è l'attuale sceicco del Barakat Occidentale; Rafi, col rubino, è l'emiro del Barakat Orientale, mentre Omar è sovrano di quello Centrale. Così è stato suddiviso il regno, in modo equo, tra i tre figli del vecchio sovrano.» «Quanti anni hanno i principi, Paul?» domandò Marta. «Ne compiono ventisei tra qualche giorno. Rafi e Karim sono ancora scapoli. Il principe Omar, invece, è da poco rimasto vedovo della bellissima moglie, che gli ha lasciato due figlie piccole.» «Allora Rafi e Karim sono in cerca di moglie.» 13


«Come no? Per loro, la caccia è aperta» scherzò Paul di rimando, prima di tornare a un tono più serio per illustrare fase per fase la cerimonia che stava avendo luogo sotto i suoi occhi. I presenti si scambiarono una lunga e formale stretta di mano. Poi, quando tutti ebbero preso posto al lungo tavolo, vennero apposte le varie firme su alcuni volumi in pelle, impreziositi dallo stemma del Barakat inciso in oro: ciascuno dei firmatari ne avrebbe portato uno con sé, a riprova dell'avvenuta stipula dell'accordo. «Ricordiamo ai telespettatori che l'apposizione della firma non è sufficiente a rendere vincolante il trattato per i tre sovrani del Barakat» riprese il cronista. «Nessun documento lo è, per un monarca, finché questi non lo abbia impresso col Grande Sigillo di Shakur, non abbia brandito su di esso la Spada di Rostam e, infine, finché tutti i firmatari non abbiano bevuto al Calice della Felicità. Si tratta di oggetti molto preziosi, che appartengono alla famiglia reale del Barakat da più di seicento anni. Oltre a suddividere il regno, lo sceicco Daud ha lasciato a ciascuno dei suoi figli uno dei simboli più rappresentativi della monarchia.» Il gran visir procedette a versare la ceralacca sui documenti, quindi si fece avanti il principe Karim. Portava al polso un bracciale rigido, che si sfilò: vi era appeso il Grande Sigillo di Shakur. Lo premette con decisione sulla ceralacca; quando il sigillo venne sollevato, rimase impressa l'effige di una testa coronata, vista di profilo. «Il principe Karim ha appena concluso la parte più importante della cerimonia» continuò a spiegare Paul. «L'effige apposta è quella del sultano Shakur, morto nel milletrenta. L'iscrizione circostante lo descrive come grande sovrano, figlio del Sole e della Luna, conquistatore del mondo, e chi più ne ha più ne metta. Il bracciale è stato ricavato da un unico, grandissimo smeraldo, e pesa quasi un chilo.» 14


«Caspiterina!» esclamò la collega giornalista. «Deve valere una fortuna.» «Il suo valore è incalcolabile, perché non esiste nulla di simile nel mondo intero. Tra il valore dello smeraldo in sé, la manifattura così particolare e, considerando che si tratta di un pezzo unico, che risale a quasi mille anni fa... Insomma, ho chiesto a tre esperti di gioielli, e nessuno di loro è stato in grado di indicarmi una cifra» concluse Paul. «Adesso tocca al principe Rafi, che dovrà brandire la spada sul documento e poi deporla trasversalmente sulla pergamena.» Rafi eseguì l'antico gesto. «Si tratta di un rituale le cui origini si perdono nella notte dei tempi. In teoria, in questo modo il monarca esprime la sua disponibilità a difendere il trattato con le armi, se necessario; di certo, se Rafi dovesse infrangere il sigillo con la Spada di Rostam, renderebbe nullo l'accordo.» «Ma come fanno a tramandarsi tutte queste tradizioni, da una generazione all'altra?» domandò Marta ammirata. «Stiamo parlando di tradizioni millenarie, che non sono mai mutate nel corso dei secoli... E ora è la volta del Calice della Felicità, che viene portato dal principe Omar» riprese ancora Paul. «Lui sarà il primo a bere dal calice, chiamato anche il Calice dell'Anima, che per tradizione garantisce la felicità a colui che lo possiede; dovrà offrirlo ai firmatari delle quattro nazioni, e poi ai due fratelli. Ecco il gran visir che lo passa ai quattro rappresentanti stranieri... Nessuno ne conosce il contenuto: solo i firmatari del documento sanno cosa stanno bevendo. Ecco che beve anche il principe Rafi, e poi Karim... Potremmo dire che la cerimonia si conclude qui: questo storico accordo è stato formalmente firmato e sigillato. E noi, amici telespettatori, abbiamo appena assistito a uno dei più suggestivi matrimoni tra la tradizione del mondo orientale e quella del mondo occidentale.»

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Questo mese Diana Palmer, stella indiscussa del firmamento della narrativa romance, ci presenta I mercenari di Jacobsville: uomini forti, pronti a tutto per il proprio paese, cosĂŹ come per le donne che rapiranno i loro sogni e monopolizzeranno i loro pensieri. Alexandra Sellers, invece, con Cinquanta notti nel deserto ci catapulta in un mondo ancestrale e leggendario in cui le passioni non hanno filtro e noi ne saremo semplicemente rapiti.

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