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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Mistletoe Over Manhattan Cole For Christmas The Duke's New Year's Resolution His Vienna Christmas Bride Harlequin Temptation Silhouette Desire © 2003 Barbara Daly © 2003 Darlene Hrobak Gardner © 2008 Merline Lovelace © 2009 Jan Colley Traduzioni di M. Milani, D. Franzini, G. Biemmi e R. Canovi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni novembre 2004; dicembre 2004; gennaio 2010; novembre 2010 Questa edizione Harmony Maxi dicembre 2014 Questo volume è stato stampato nel novembre 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY MAXI ISSN 2036 - 3230 Periodico mensile n. 56 del 27/12/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 121 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Qualcosa di travolgente Pagina 163

Un uomo in regalo Pagina 317

Brindisi seducente Pagina 483

Notturno viennese


Qualcosa di travolgente


1 Finalmente a casa! Mallory Trent uscì dall'ascensore che l'aveva portata fino al cinquantacinquesimo piano del grattacielo Hamilton di Chicago e posò uno sguardo amorevole sulla targa d'ottone che annunciava l'ingresso negli uffici legali della Sensuous Inc. Dopo l'esperienza traumatica a cui era appena scampata, quella targhetta per lei equivaleva a un festoso: Benvenuta, Mallory Trent, stai per varcare le porte del paradiso! La traumatica esperienza in questione si era verificata sull'isola di Saint John nei Caraibi. Per la maggior parte della gente cinque giorni su un'isola assolata avrebbero rappresentato una vacanza da sogno. Quella stessa gente sarebbe anche restata per tutti i sette giorni della durata prevista per il soggiorno. Era chiaro che a quella gente piaceva ustionarsi al sole, trovarsi degli scorpioni in camera da letto e avere sabbia dappertutto. Mallory invece non condivideva quelle inclinazioni masochiste. Si divertiva molto di più al lavoro. La sua idea di paradiso terrestre corrispondeva più ai cinque piani di uffici occupati dal quartier generale della Sensuous Inc. che a una spiaggia arroventata. 9


«Buongiorno, Cassie, come va?» chiese alla prima collega che le capitò di incontrare in corridoio. Cassie, una graziosa creatura dotata di pelle perfetta, ricci capelli neri, e anche di una rinomata lingua tagliente, la fissò con occhio critico. «Finalmente sei tornata» le sibilò. «A Bill è quasi venuto un infarto!» «Veramente non sarei dovuta rientrare fino a...» esordì Mallory. «Me lo dici dopo» la incalzò Cassie. «Ora corri nel suo ufficio.» «Credo che sia...» tentò nuovamente di parlare Mallory, ma venne ignorata. In quel momento si avvicinò loro Ned Caldwell, un altro avvocato impiegato dal reparto legale della Sensuous Inc. Ned era per molti versi l'opposto di Cassie, un giovanotto occhialuto e dall'aria placida, che parlava sempre con studiata lentezza. Quando la vide, Ned assunse un'espressione lugubre e le si accostò come se fosse in procinto di farle le condoglianze. «Se è una cosa seria come sembra» le mormorò, «fammi sapere se posso esserti d'aiuto.» «Aiuto in che...» iniziò ancora Mallory, ma Ned si era già allontanato. Dovette impegnarsi a fondo per scacciare l'impulso di correre a casa e cacciarsi a letto, lamentando gli effetti deleteri dei morsi delle zanzare di Saint John. Ma invece di darsi alla fuga avanzò fino alla scrivania dell'impiegata che si occupava di sbrigare l'amministrazione sua, di Ned e di Cassie. «Buongiorno, Hilda» la salutò, in tono di sfida. Che si azzardasse ad accoglierla in modo strano! «Sei tornata» sospirò Hilda in tono alquanto teatrale, portandosi le mani al petto. «Bill Decker ti vuole vedere subito.» 10


«Come fa a sapere che sono qui?» bisbigliò Mallory, imitando istintivamente il tono furtivo di Hilda. «E perché stiamo tutti parlando a bassa voce?» «In effetti non sa ancora che sei qui» le spiegò Hilda, alzando la voce di qualche ottava. «Ma venerdì non mi ha dato pace, chiedendomi ogni mezz'ora se ero riuscita a localizzarti, e ogni mezz'ora ho dovuto ricordargli che eri in vacanza. Insomma, per dirla tutta... Ho mentito!» Sollevò gli occhi al cielo come per chiedere perdono di quell'alto tradimento. «Gli ho detto che non mi avevi lasciato l'indirizzo del tuo albergo.» «Hilda!» Ora si capiva perché Bill fosse fuori dalla grazia di Dio. «Sai che non lo farei mai.» «Volevo solo che, una volta tanto, ti concedessi una vera vacanza...» Fu interrotta dallo squillo del telefono. «Scommetto che è di nuovo lui.» E infatti... «Pronto? Sì, signor Decker. Mallory? Lei è... Ecco...» Mallory annuì per darle il permesso di rivelargli del suo ritorno. «Digli che sono in anticipo. Di due giorni» aggiunse. «Sarà subito da lei» concluse Hilda prima di riattaccare. «Di qualunque cosa si tratti» annunciò poi con fermezza stoica, «sappi che sono dalla tua parte!» Mallory recuperò il suo computer palmare dalla borsa, raddrizzò le spalle e si aggiustò l'orlo della giacca del sobrio tailleur nero che indossava. Prima di muovere il primo passo, stese davanti a sé una gamba e poi l'altra, per assicurarsi che le sue décolleté nere, dalla punta rotonda e con il comodo tacco quadrato, non si fossero impolverate durante l'esilio forzato nell'armadio di casa, mentre Mallory era via. Uno dei libri di sua madre consigliava: Il successo 11


nella carriera di una persona dipende anche da un guardaroba impeccabile. Abiti puliti e stirati e scarpe sempre lucide e conservate in sacchetti di flanella sono il primo passo verso qualsiasi promozione. I suoi amici ridevano dei capolavori di Ellen Trent, una serie di manuali di gran successo che insegnavano alle donne, casalinghe o in carriera che fossero, a organizzare la casa e il lavoro con la massima efficienza. Mallory invece li seguiva alla lettera. Se mai le fosse capitato di dover deporre in un'aula di tribunale sarebbe stata tentata di chiedere di giurare su un libro di sua madre, invece che sulla Bibbia. E sua madre sarebbe certo stata fiera di vederla incedere con portamento eretto e composto verso l'ufficio di Bill Decker, capo del reparto legale della Sensuous Inc. Forse si stava avviando verso la ghigliottina, ma anche se così fosse stato, la testa falciata dal boia avrebbe avuto capelli sani e spuntati di recente, e un trucco leggero ma impeccabile. Sarebbe morta con il suo computer palmare stretto in mano e le unghie curate alla perfezione. Bill Decker l'accolse con un brusco: «Finalmente!». E Mallory che sull'aereo aveva fantasticato di sentirsi lodare per essere tornata con due giorni d'anticipo! «Non sarei dovuta tornare fino a mercoledì» puntualizzò. Bill accolse la sua protesta con un cenno spazientito. «La Sensuous è nei guai» annunciò. «Il caso Verdi è troppo importante perché ce ne si possa occupare da soli, quindi ho ingaggiato uno studio legale specializzato, Rendell & Renfro, che ci ha subito inviato un giovane avvocato di nome...» Si interruppe per sollevare il telefono. «Nancy, è già arrivato Compton?» 12


Un brivido gelido si arrampicò su per la schiena di Mallory, senza che il suo solito sorriso di circostanza le si staccasse dalle labbra. «Chiedigli di venire qui da me» ordinò Decker. Esisteva anche solo una remota possibilità che ci fosse più di un avvocato di nome Compton che lavorava da Rendell & Renfro? «Come stavo dicendo» proseguì Bill, «Carter Compton si occuperà del caso. Credo che tu lo conosca. È un bravo avvocato, con una certa fama di donnaiolo, mi dicono.» Seguì una risata bonaria che indispettì Mallory ancora di più. «Sta per andare a New York a raccogliere le testimonianze dei querelanti. Ho pensato che sarebbe una buona idea avere lì anche uno dei nostri, una donna. E mi sei subito venuta in mente tu. Ah, eccolo qui.» Per quanto avesse cercato di recuperare la calma nei pochi minuti precedenti al suo arrivo, Mallory si scoprì comunque impreparata all'ingresso di Carter. Il cuore le batteva follemente, aveva la bocca secca. Lo sforzo di sorridere le parve sovrumano. «Mallory! Sono così contento che lavoreremo insieme!» Con un sorriso smagliante Carter avanzò verso di lei e, invece di stringerle la mano, per un breve istante intrecciò le dita con le sue. Fu un contatto sufficientemente intimo a trasmetterle una scossa d'eccitazione in tutto il corpo. Era un uomo alto e atletico, la cui presenza in una stanza era sufficiente a catalizzare l'attenzione di tutti. Nello sfiorargli la mano, Mallory avvertì l'escrescenza di un piccolo callo tra il suo dito indice e quello medio, causato dalla sua abitudine di impugnare la penna come se fosse una sigaretta. Aveva preso quel vizio ai tempi dell'università, e gli era 13


servito per combattere la voglia di fumare dopo che l'allenatore della squadra di football gli aveva imposto di smettere. Assieme a quel ricordo, centinaia di altri la assalirono. Erano stati compagni di corso alla facoltà di legge, avevano studiato insieme, avevano addirittura... Quel particolare evento, che si era per anni sforzata di dimenticare, le si bloccò nella mente proprio come un boccone indigesto. Prima degli esami del secondo semestre lei e Carter avevano trascorso una notte intera studiando e lui non aveva mostrato la benché minima inclinazione a provarci. «Dove ti sei nascosta per tutto questo tempo?» le stava domandando lui. «Non ti si vede mai in giro.» Mallory si riscosse, sperando di non essere rimasta a fissarlo con gli occhi sbarrati troppo a lungo. «Ero qui» gli spiegò, liberando la mano da quella di lui. «Sono molto presa.» Ai tempi dell'università i capelli scuri di lui erano stati lunghi e ribelli. Ora sfoggiava un taglio corto e ordinato. Mallory si domandò se a toccarli sarebbero sembrati morbidi o un po' pungenti. Vestiva con eleganza impeccabile. Quel giorno era in gessato grigio, con una camicia dal motivo a quadrettini tanto fine da risultare quasi invisibile a occhio nudo, ma di sicuro effetto. Una cravatta a tinta unita e un fazzoletto candido nel taschino completavano quel look patinato. Ne aveva fatta di strada dai jeans strappati e dai giubbotti logori che indossava quando era uno studente! Certo che quei jeans così aderenti gli avevano sempre donato parecchio... Ma non era cambiato il blu profondo e magnetico del suo sguardo, ombreggiato da lunghe ciglia scure. 14


In quel momento, con quegli occhi color indaco fissi su di sé, Mallory riconobbe subito un'altra cosa che non era cambiata. Era ancora pazza di lui, proprio come lo era stata all'università, e lo desiderava con l'intensità spudorata di una matricola alla prima cotta. Si accorse che lo stava fissando di nuovo e arrossì. «E credo proprio che presto sarò ancora più presa» aggiunse, imponendosi un tono di voce freddo e professionale. «Ma non so se sia già definitivo che lavoreremo insieme.» «Per quanto mi riguarda, lo è» si intromise Bill. «Sedetevi, così potremo discutere dei dettagli.» Più che sedersi, Mallory collassò sulla sedia. «Mi lusinga che tu mi abbia scelto, Bill» disse. «Ho già trascorso molto tempo su questo caso. Sbaglio o hai detto che raccoglieremo le deposizioni a New York?» Se avesse dovuto lavorare fianco a fianco con Carter, come avrebbe fatto a non mettergli le mani addosso? Le sarebbe toccato lavorare in uno stato di eccitazione costante. «Sì» confermò Bill. «Dovrete andare là.» Avrebbe dovuto imparare a controllarsi. Non poteva rischiare di saltargli addosso e vedersi respinta. «Quando partiamo?» Sperava ardentemente di avere un po' di tempo per prepararsi mentalmente. «Domani.» «Domani?» Con suo grande sollievo, le parve di scorgere una via d'uscita. «Non posso.» «Come non puoi?» «Sono appena tornata dalle ferie. Dio solo sa quanta corrispondenza da sbrigare mi aspetta...» «Può occuparsene Hilda.» «Ma Hilda non può occuparsi del caso sul brevetto 15


Thornton...» protestò Mallory debolmente. «Quello potrai passarlo a Cassie.» Di male in peggio! Cassie era sì una delle sue migliori amiche, ma era anche molto competitiva. Non le sarebbe mai andato giù di vedersi rifilare le incombenze di Mallory, per giunta quelle più noiose. «Ma non sarebbe giusto nei suoi confronti...» «Mallory» tuonò Bill Decker. «Forse non mi sono spiegato. Il caso Verdi ha priorità assoluta. Ti voglio a New York domani. Capito?» «Sissignore» sospirò suo malgrado Mallory, mentre la metafora della ghigliottina le si presentava di nuovo nella mente. «Dove abiti?» le domandò Carter. Non si era aspettata una domanda così personale. «Ecco... Io... Abito...» Non riusciva nemmeno a ricordarsi il suo indirizzo! Alla fine riuscì a dirglielo. «Pensavo che avremmo potuto andare insieme in aeroporto, ma io abito dalla parte opposta della città. Ti va bene se ci troviamo al check-in? La mia segretaria ha già prenotato tutto, perché non chiedi alla tua di chiamarla per mettersi d'accordo?» «Check-in» ripeté Mallory, come un automa. «Segretaria. D'accordo.» Con un rapido saluto a Bill e un altro sorriso sfolgorante a Mallory, Carter si congedò. Mallory affondò ancora di più nella sedia di pelle, come se avesse potuto tuffarcisi e sparire. L'espressione sul volto di Decker era soddisfatta. «Sapevo che eri la persona giusta per questo incarico.» «Perché?» «Perché tu sei immune al fascino di Carter Com16


pton. So di potermi fidare di te. Ovunque e con chiunque.» Si sedette sulla scrivania proprio davanti a lei, e si sporse in avanti per guardarla in faccia a distanza ravvicinata. «Sono capace di leggere dentro alle persone come in un libro, e l'ho appena visto, guardandoti parlare con Carter. I colleghi ti vedono come un avvocato, non come una donna.» Per la mente contorta di Bill quello doveva essere un complimento, e in un'altra situazione Mallory l'avrebbe preso come tale. Intendeva lodare la sua professionalità, il suo rifiuto di usare la sua femminilità come arma. Ma avere appena rivisto Carter aveva avuto uno strano effetto su di lei. Per la prima volta nella sua vita avrebbe quasi preferito sentirsi definire una bomba sexy piuttosto che un competente avvocato. «Ti ringrazio della tua fiducia» si limitò a replicare, alzandosi. «Sarò pronta a partire domani.» Durante il tragitto verso il suo ufficio non riusciva a pensare ad altro. Perfino Bill se n'è accorto. Carter non mi considera una donna, ma solo un avvocato. Appena giunta nel disimpegno tra il suo ufficio, quello di Ned e quello di Cassie, trovò entrambi i suoi colleghi, più Hilda, che l'attendevano come un branco di avvoltoi pronti a gettarsi sulla preda. «Che cosa è successo?» «Che cosa ti ha detto Bill?» «Ti ha licenziato?» Ancora provata da tutte quelle emozioni, Mallory lasciò vagare lo sguardo sui volti dei tre. «Hilda, potresti chiamare la segretaria di Carter Compton e prenotarmi sul suo stesso volo?» Udì distintamente l'ansimare di Cassie, ma preferì ignorarlo e continuare. «Carter si occupa del caso Ver17


di e Bill mi ha chiesto di andare a New York con lui per raccogliere le deposizioni dei testimoni dell'accusa.» «Ti odio!» esplose Cassie con gli occhi fiammeggianti di stizza. «Avrei fatto di tutto per questo incarico!» Senza aggiungere altro tornò nel suo ufficio, sbattendo la porta. «Non dimenticare di mettere in valigia dei profilattici» fu il pacato consiglio di Ned. «Compton è il casanova del ventunesimo secolo, quasi una leggenda. O forse prendi la pillola?» Carter tornò nella biblioteca del reparto legale, in cui si trovava quando Bill l'aveva convocato. Era pensieroso. Non poteva negare di essere contento di andare a New York con Mallory. La buona, vecchia Mallory. Con lei non avrebbe corso il rischio di trovarsi intrappolato in un groviglio di schermaglie amorose, come invece gli capitava sempre quando c'era di mezzo una collega di sesso femminile. Sinceramente iniziava a esserne stufo marcio. Non ne poteva più di flirtare a ruota libera, iniziava a sembrargli sempre di più un onere imposto dalla sua fama di dongiovanni anziché un piacere. Aveva quasi voglia di mettere la testa a posto, prendere le cose sul serio... Ma con chi? Con Paige, forse? No, con Paige era impossibile pensare a un impegno a lungo termine, dato che anche un finesettimana in sua compagnia era difficile da sopportare. Diana l'aveva appena eliminata, liquidandola il sabato precedente. Andrea, allora. Mmh... Non era mai riuscito a con18


nettere davvero con lei, era come se parlassero due lingue diverse. Un inconsueto senso di insoddisfazione si insediò in lui. Era uscito con dozzine di ragazze, e altre dozzine non avrebbero chiesto altro che essere invitate fuori da lui. Una di loro sarebbe pur dovuta andare bene! In verità l'unica cosa che poteva sinceramente dire di amare era il suo lavoro. Quel caso, poi, era davvero straordinario, tanto che il solo pensarci riusciva a disperdere il suo malumore. Il nome vero e proprio era Kevin Knightson e altri contro Sensuous Inc., ma informalmente veniva definito da tutti il caso Verdi, dato che, quando un centinaio di donne e un paio di uomini avevano cercato di tingersi i capelli usando la nuance Rosso Fiamma della Sensuous, si erano tutti ritrovati con le chiome color verde pisello. Non solo, la tintura aveva agito su ogni altro oggetto e materiale con cui era entrata in contatto, causando danni a non finire. Carter lo trovava esilarante, ma ovviamente le parti lese non erano d'accordo. Di sicuro nemmeno Mallory lo avrebbe trovato divertente, quindi era importante restare seri. Sapeva di poter contare su di lei, proprio come aveva fatto all'università. Per esempio quella volta che avevano studiato insieme per tutta la notte. Oh, come era stato tentato di concludere la sessione tra le lenzuola, o perlomeno di prendere Mallory tra le braccia e baciarla! Perché diavolo non l'aveva fatto? Perché aveva deciso di concentrarsi solo sui suoi libri, ecco perché, e il risultato era stato che si era portato a casa il secondo voto più alto della sua classe. Il 19


più alto era stato, ovviamente, di Mallory. Si rese conto di aver iniziato a stringere la penna tra l'indice e il medio, come faceva sempre quando qualcosa lo preoccupava e il desiderio inconscio di fumare lo assaliva. Doveva assolutamente concentrarsi sul caso. Al primo reclamo, la Sensuous aveva subito ritirato l'intera partita di tintura, e aveva spedito uno squadrone di avvocati a offrire una generosa compensazione a coloro che erano già stati colpiti dal morbo verde. Inizialmente era parso che l'incidente non avrebbe avuto gravi conseguenze, ma non era stato così. Sfortunatamente, uno dei querelanti si era trovato un avvocato donna molto ambizioso. In poco tempo era riuscita a radunare più di un centinaio di vittime e a convincerle a fare causa. Non si sarebbero più accontentati di un anno di trattamenti gratis dal parrucchiere e di manicure settimanali per eliminare la patina verde che era rimasta sulle loro unghie. Erano decisi a spennare la Sensuous come un pollo. E tutto perché un operaio annoiato aveva avuto la bella trovata di versare una boccetta di vernice verde nel preparato per il Rosso Fiamma. La priorità assoluta per Carter era impedire che il caso finisse in tribunale, convincendo i querelanti a patteggiare. Sperava solo che la Sensuous l'avesse assunto per le sue capacità professionali e non per le voci che circolavano su di lui. Se si illudevano che avrebbe cercato di sedurre le testimoni, e soprattutto l'avvocato che le rappresentava, solo per evitare un processo, si sbagliavano di grosso. «Signor Compton?» Sollevò il capo e si trovò accanto una delle impiegate. «Mi sono permessa di farle anche una copia dei documenti che cercava su CD, 20


giusto in caso si trovasse senza Internet a portata di mano.» La mano della ragazza tremava nel porgergli il dischetto e lei era arrossita come una tredicenne. «Grazie.» Le sorrise e subito se ne pentì, perché per un attimo parve che lei stesse per svenire. Ma poi riuscì a riprendersi e ricambiò il sorriso, sbattendo le ciglia in modo allusivo, prima di voltarsi e allontanarsi ancheggiando a più non posso. Quella era la storia della sua vita. Non era colpa sua, semplicemente non riusciva a evitare di attrarre ogni donna che capitasse nelle sue vicinanze. Doveva trattarsi di una reazione chimica, forse un eccesso di testosterone. Se davvero desiderava darsi una regolata e convertirsi alla monogamia doveva smettere di attrarre le donne in modo così indiscriminato e concentrare i suoi sforzi su una sola di esse. Già, ma chi? Avrebbe potuto approfittare della permanenza a New York per effettuare una prima fase della selezione. In città conosceva parecchie ragazze. Sarebbe stata l'occasione giusta per rivederle, passare una serata in piacevole compagnia e poi decidere se valesse la pena continuare a frequentarle. Dopo aver lasciato la biblioteca tornò in ufficio per rileggere i dossier sui querelanti che avrebbero interrogato a New York. Peccato che nessuno di loro avesse i capelli di Mallory Trent. Nessuno con capelli così belli si sarebbe mai sognato di tingerli di rosso.

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