Non amarmi

Page 1


Lasciatevi conquistare dal fascino della Storia

Londra-Scozia 1821. I fratelli Ashford sono tornati!

Scozia, 1746 Appuntamento con Gli orgogliosi highlander.

Inghilterra, 1831 Un nuovo romanzo della serie La canaglie di Oxford.

Inghilterra, 1067 L’amore è più forte dell’odio tra popoli?

Dal 5 luglio in edicola e sul nostro store www.harpercollins.it - Seguici su


N OV I T À Da questo mese Vi aspettano in edicola con

sei imperdibili titoli. Per voi la Storia… non avrà più segreti!

Dal 12 luglio in edicola e sul nostro store www.harpercollins.it - Seguici su


Lori Foster

Non amarmi


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Run the Risk HQN Books © 2012 Lori Foster Traduzione di Barbara Piccioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance agosto 2013 Questa edizione Harmony Passion luglio 2017 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 130 del 20/07/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 71 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1

Pepper Yates avvertiva su di sé quello sguardo carico di intensità mentre raggiungeva il proprio appartamento. Ne era penosamente consapevole ormai da due settimane, da quando, cioè, il nuovo inquilino si era trasferito nello stabile, ma ancora non ci aveva fatto l'abitudine. Una pericolosa sensazione di aspettativa la percorse. Non dava mai segno di averlo notato, appoggiato alla ringhiera del suo balcone, sempre a torso nudo, sempre sorridente. Seguendo ogni sua mossa. No, non lo aveva incoraggiato in alcun modo; lui, dopotutto, era al di là della sua portata. Ma quella costante attenzione la innervosiva, un po' di più a ogni piccolo incidente. Incespicò e le scarpe da tennis da poco prezzo emisero un fastidioso scricchiolio, mentre la gonna lunga le ondeggiava intorno alle gambe. Con un senso di costrizione al petto proseguì, la testa china, fingendo di non averlo visto. E certo la sua interpretazione avrebbe meritato un Oscar, dal momento che sarebbe stato impossibile non notarlo. Pepper non dubitava che le donne gli cadessero ai piedi. Glielo dicevano la sua sicurezza, quella disinvoltura che sconfinava quasi nell'arroganza. E precipitava lei nella confusione. Con ogni probabilità, la sua apparente indifferenza lo stupiva e lo irritava; perché, altrimenti, le avrebbe fatto la posta in modo tanto evidente? Ma che altro avrebbe potuto fare lei? Il sole di agosto era caldo e in quel momento nulla le sarebbe piaciuto di più di una nuotata. 5


Non con lui nei paraggi, però. Né con lui nei paraggi... né mai. Sembrava che i giorni spensierati di un tempo fossero finiti per sempre per lei, e la rattristava pensare a tutto quello che aveva perduto, a cui era stata costretta a rinunciare per sopravvivere. E nondimeno, rammentò a se stessa, grazie a suo fratello era sopravvissuta e questa, in fondo, era la cosa che più contava. Oltre a essere la principale ragione per cui non poteva permettersi di cadere nella pur invitante trappola del nuovo vicino. Affrettò il passo, la testa china al punto che il mento quasi le sfiorava il petto. Naturalmente, lui la chiamò. La chiamava sempre, in apparenza per nulla scoraggiato dai suoi rifiuti. Doveva avere un ego solido come una roccia, pensò con una punta di irritazione. «'Sera, signorina Meeks.» Per lei assumere un nome falso non aveva significato nulla di importante. Dopotutto, era poco importante e comunque erano in pochi a rivolgerle la parola e ancor meno a chiamarla. Inspirò a fondo, attenta a non sollevare gli occhi. «'Sera.» Nel vederlo sparire, comprese che era rientrato per intercettarla nell'angusto corridoio. Perché non si decideva a lasciarla in pace? L'edificio di appartamenti era... be', sgradevole. La vernice si staccava dai muri, negli angoli si annidava la muffa e sulla moquette c'erano macchie su cui era preferibile non indagare troppo... Lei sapeva perché si trovava lì. Ma lui? Affrontò le scale, acutamente conscia dello squittio delle scarpe, pensando piena di apprensione che ogni passo la avvicinava di più a quell'uomo. Arrivò al secondo piano... ed eccolo lì. Stava appoggiato alla porta del suo appartamento, adiacente a quello di lei, le braccia conserte sul torace nudo, i capelli castani in disordine e un'ombra di barba sulle guance. Indossava soltanto un paio di short cachi bassi sui fian6


chi sottili... e le tolse il fiato. Ogni volta che lo vedeva era come la prima. Era così peccaminosamente bello da impedirle di pensare con lucidità. Ma cosa voleva? Non quello che volevano di solito gli uomini, non con il suo aspetto... e quello di lei. Perché, allora, la perseguitava con tanto accanimento? La lunga camminata fino al negozio, un esercizio fisico che abitualmente apprezzava, l'aveva lasciata accaldata, madida di sudore e con nessuna voglia di dedicarsi ai giochetti. Non di quel tipo, almeno. Doveva evitare il suo sguardo o lui – che prospettiva umiliante – avrebbe certamente intuito quello che stava pensando. Di lui. Di quel corpo incredibile che si ostinava a esibire. E di come le sarebbe piaciuto sentirlo aderire al proprio... «Ehi.» Prima che trovasse la maniera di evitarlo, lui si era staccato dalla parete e le sorrideva amichevole. «Salve.» Pepper deglutì un po' a fatica. «Lasci che le dia una mano.» Pensava che non fosse in grado di portare un paio di sacchetti della spesa? Perché diavolo si prendeva tutta quella briga? Consapevole di essere arrossita, disse un po' troppo in fretta: «Non ce n'è bisogno, davvero. Posso fare...». Come se non l'avesse sentita, lui le tolse di mano le buste, facendole al tempo stesso cenno di precederlo. «... da sola.» Impotente e più innervosita che mai, Pepper fece del proprio meglio per tenergli testa. «Davvero, signor Stark, non...» «Siamo vicini, possiamo darci del tu. Chiamami Logan.» Lei non voleva chiamarlo in alcun modo e cercò di farglielo capire mostrando una punta di risentimento. «Gliel'ho detto, signor Stark. Non mi serve aiuto.» Vide il suo sorriso allargarsi. Un sorriso accattivante. Malizioso. «Sei terribilmente permalosa.» Come riusciva a farlo sembrare un complimento? «Non sono affatto...» Logan le tolse di mano anche le chiavi. Dato che cercare di riappropriarsene sarebbe apparso pu7


erile, a lei non restò altra scelta che seguirlo di malavoglia. «... permalosa» borbottò fra i denti – con ogni probabilità, da autentica permalosa. Mentre Logan apriva la porta, ne approfittò per guardarlo meglio. Aveva una schiena liscia e abbronzata, in quel momento coperta da una leggera patina di sudore. E lei moriva dalla voglia di toccarla, di posare le mani su quei muscoli tonici, scattanti. Quando lui si voltò, la vista dei piccoli capezzoli scuri, annidati fra una soffice peluria, fu quasi uno shock. «Se non permalosa, che cosa, allora?» Pepper alzò gli occhi, comprese che lui l'aveva osservata durante il suo esame e per un momento desiderò sprofondare. «Sono semplicemente un tipo riservato.» Anche se il modo in cui lo aveva guardato, mangiandolo letteralmente con gli occhi... Dio, non c'era da meravigliarsi se si era fatto tutta un'altra idea. Ogni volta che si incrociavano, lei lo molestava visivamente. In parte era colpa di lui, certo. Tutta quella pelle in bella mostra... Pepper non era abituata a uomini di quel genere, a uomini così maledettamente sexy. Il dito di lui che le sollevava il mento rischiò di arrestarle il cuore. «Salutare un vicino viola in qualche modo il tuo riserbo?» No, no, no. Non poteva toccarla. Lei non poteva permetterglielo. Era ora di darsela a gambe. Aggirandolo velocemente, Pepper spalancò la porta, entrò e subito si volse per sbarrargli il passo. «Quasi non la conosco.» «E io sto cercando di rimediare, giusto?» Lei lo vide guardarsi intorno, incuriosito prima, poi palesemente stupito dal caos che regnava nel piccolo appartamento. Inarcò appena un sopracciglio. Così non era una maniaca dell'ordine. Anzi, era un'autentica sciattona. Forse quella scoperta lo avrebbe finalmente scoraggiato. «Me ne sto per conto mio.» Con gesti resi maldestri dall'imbarazzo, Pepper raccolse le borse della spesa. «E penso che gli altri dovrebbero fare lo stesso.» 8


«Già, forse potrei.» Concluso l'esame dell'angusto soggiorno, Logan si appoggiò allo stipite – in tutto il suo metro e ottanta e più di altezza – e in silenzio, paziente, attese di incontrare lo sguardo di lei. Quasi contro la sua volontà, Pepper alzò gli occhi, e si sentì avvolta in una sorta di carezza intima, carica di suggestione. Si schiarì la gola. «Potrebbe... che cosa?» «Smettere ti correrti dietro.» La voce di Logan calò di qualche tono. «Se solo non fossi così maledettamente carina.» Incredula, lei fece un passo indietro. Carina? Doveva essere pazzo, perché di sicuro non era disperato. Per quale motivo, altrimenti, avrebbe detto una cosa tanto assurda? L'espressione di lui si addolcì. «Non pensi di essere carina?» La risata minacciò di soffocarla e il suo No fu una sorta di gracidio. Carina? Figurarsi. Teneva i capelli di un biondo spento perennemente legati in una coda di cavallo e non si truccava mai. Portava abiti che anche la nonna più rispettabile avrebbe disdegnato e le sue scarpe erano così brutte che sentiva il morale precipitare ogni volta che le infilava. Camminava ingobbita e si esprimeva a borbottii. O quanto meno, si ricordava di borbottare quando un certo vicino non la portava al punto di rottura. «Be', io credo che tu lo sia» disse ancora Logan. Ora nella sua voce vibrava una nota di... compassione? Come osava commiserarla? Fu l'orgoglio a farla reagire. «Cos'è questo, signor Stark? Un gioco?» Lui si mosse, protendendosi in avanti, e mentre lei tratteneva il fiato, ripeté: «Chiamami Logan». Oh, buon Dio. Le stava così vicino che lei poteva sentirne l'alito caldo e vederne le ciglia folte, lunghissime. Occhi da camera da letto. La sua temperatura corporea stava salendo pericolosamente. «Oh, mmh...» Quelle labbra sexy si incurvarono in un sorriso soddisfatto. «E io devo chiamarti...?» 9


Ma Pepper riusciva solo a guardarlo, come stordita. Ragazzi, oh, ragazzi se aveva voglia di baciarlo. Baciarlo e fargli... altre cose. Si riscosse e scuotendo la testa tentò di chiudere la porta. «Arrivederci, signor Stark.» La grande mano di lui si posò sul legno, vicinissima alla sua spalla. «Avanti, sii buona. Che male può farti dirmi il tuo nome?» Cosa fare, cosa fare? Quell'uomo era talmente insistente che ostinarsi nel rifiuto l'avrebbe solo resa ridicola. «Sue» biascicò. «Lo so» confessò Logan con aria divertita. «Chiedo scusa?» «Sei l'amministratrice dello stabile; il tuo nome è sul contratto di affitto.» Le sfiorò nuovamente il mento. «Ma volevo sentirlo dire da te.» L'espressione offesa di lei non pareva turbarlo minimamente. «Allora. Sei una donna sola, e questo non è proprio il condominio migliore della città né siamo nel quartiere migliore.» Cos'era? Un maestro dell'understatement? «Sta mettendo in discussione le mie capacità di amministratrice?» Si aspettava che gli desse ragione o cosa? «A te compete solo avvertire il proprietario in caso di ritardi sul pagamento degli affitti e occuparti della manutenzione, giusto?» Non le lasciò il tempo di rispondere. «Ti lascio il mio numero di cellulare» riprese invece. «Se succede qualcosa, qualsiasi cosa, o qualcuno ti infastidisce...» «È lei a infastidirmi.» Gli occhi di Logan si posarono sulla sua bocca. «È per questo che sei arrossita?» Oh, Dio. E ora il rossore si sarebbe di sicuro accentuato. «Realmente, signor Stark.» «Logan» la corresse lui con dolcezza. «Dillo per me. Una volta soltanto. Poi me ne andrò.» Voleva... sedurla? Così sembrava. Ancora più grave, ci stava riuscendo con la sua semplice presenza. «Logan» articolò Pepper. «E ora 10


devo andare.» Prima di fare qualcosa di stupido – come invitarti a entrare. O baciarti. Oppure trascinarti sul pavimento e... Lui estrasse dalla tasca un biglietto da visita. «Il mio numero. Sul serio. Qualunque problema – o se hai semplicemente voglia di venire a trovarmi – fammi uno squillo, d'accordo?» «D'accordo.» Mai nella vita. «Grazie.» Come leggendole nella mente, Logan rise di gusto e si staccò dalla porta. «A presto, Sue.» Non se ti vedrò io per prima. «Arrivederci, Logan.» Stava per chiudere quando lui disse ancora: «Non è stato poi così doloroso, vero?». Lei gli sbatté la porta in faccia, poi vi si appoggiò. Doloroso? Non proprio. Elettrizzante? La verità era che si sentiva come un frullatore azionato alla velocità massima, tutte le emozioni, tutti i desideri repressi che turbinavano in una sorta di frenesia. Era passato troppo tempo – un'eternità, le pareva – e lei si era privata di troppo perché un uomo come Logan non la inducesse a immaginare l'impossibile. Doveva trovare la maniera di evitarlo, ma avrebbe dovuto farlo senza suscitare sospetti. E lì stava la difficoltà. Evitarlo avrebbe suscitato sospetti. La testa bassa, gli occhi chiusi, Pepper si sforzò di mettere a punto un piano. Forse, rifletté, stava facendo tutto nel modo sbagliato. Qualunque donna sarebbe rimasta lusingata dall'attenzione del signor Stark. E più che mai una donna come lei. Lentamente tornò a sollevare il capo. Aveva qualche buon motivo per coinvolgerlo in una conversazione? Per arrivare a conoscerlo meglio? Le mani premute sulle guance, represse un sorriso. Ma certo. Avrebbe smesso di scoraggiarlo e avrebbe invece mostrato un seppur timido interessamento. E se questo non lo avesse fatto fuggire una volta per tutte, allora davvero non sapeva cosa ci sarebbe potuto riuscire. 11


Logan Riske si sentiva incoraggiato quando rientrò nel suo alloggio temporaneo. Così aveva dovuto essere invadente. Di nuovo. Aveva dovuto praticamente costringerla a parlargli. Ma questa volta, almeno, aveva raggiunto l'obiettivo. Di più. Lei avrebbe potuto negarlo fino al giorno del giudizio, ma che lui le piacesse era certo. Se quel bastardo del fratello non l'avesse intimorita a tal punto, con ogni probabilità in quel momento sarebbe stata davanti alla sua porta. Pensare a Rowdy Yates lo metteva sempre di malumore. Di sicuro aveva maltrattato quella poveretta per anni e ora lui era obbligato a procedere con estrema cautela. Si passò una mano sul petto, mentre rifletteva sui vari aspetti della sua trappola. Perché era una trappola – non poteva dimenticarlo. Sì, lei era diversa dalle istantanee che aveva visto, ma c'era qualcosa nei suoi occhi, nel modo in cui lo guardava. Pepper Yates. Dopo due anni di ricerche, la fine si avvicinava. Lei era la donna di cui aveva bisogno, l'anello di congiunzione che gli avrebbe fornito tutto quello per cui aveva lavorato. Ripensò alle piccole foto sgranate online, agli articoli di giornale. L'innocenza di Pepper trapelava senza lasciare adito a dubbi. Adesso aveva un aspetto forse un po' più deteriorato, ma, pensò, fuggire, nascondersi e dover sopportare un fratello come il suo avrebbero preteso uno scotto da qualsiasi somma. Inconsciamente serrò le mani a pugno. Quasi tutto quello che aveva scoperto riguardava Rowdy Yates, ma qualcosa era affiorato anche sul conto di Pepper. Sapeva per esempio che aveva meno di trent'anni e che era particolarmente timida. Aveva ignorato però che fosse così alta – quasi uno e ottanta, solo di sei o sette centimetri più bassa di lui. E anche se nessuno avrebbe potuto accusarla di essere graziosa, soltanto ora Logan aveva appurato che aveva occhi castano 12


chiaro incredibilmente espressivi. Quando ti guardava, lo sentivi. Dappertutto. I capelli erano di un biondo così scuro da sconfinare nel castano. Lunghi, ma senza vita e disordinati, nonostante li portasse sempre raccolti in una coda di cavallo. Tuttavia lui voleva vederli sciolti. Voleva affondarci le mani. E a proposito di disordine... quella rapida occhiata al suo soggiorno lo aveva lasciato sbigottito. Quasi senza pensare, aveva dato per scontato che una ragazza così insignificante e timida fosse superprecisa e vivesse come lo stereotipo della zia zitella. Non avrebbe potuto sbagliarsi di più. Indumenti, riviste, lattine di coca vuote e il cartone di una pizza ingombravano il piccolo spazio. Oltre la porta, Logan aveva intravisto un asciugamano sul pavimento del bagno e attraverso una porta aperta il letto disfatto su cui era ammonticchiata una trapunta. Stranamente, il pensiero che lei non fosse per nulla una maniaca dell'ordine lo faceva sorridere, forse perché contraddiceva in modo eclatante le sue supposizioni. Richiamò l'immagine del letto sfatto, chiedendosi se Pepper avesse passato una notte insonne. Quello che sapeva con sicurezza era che trascorreva le sue notti – tutte le sue notti – sola. Forse era per quello che più di una volta l'aveva sorpresa a occhieggiarlo. E quel leggero rossore? Sì, non era irritazione che Logan aveva letto in quegli occhi così espressivi. Occhi che non sapevano celare segreti. Non a lui, almeno. Come poliziotto, era abilissimo nel risolvere misteri. Come uomo, sapeva sedurre una donna. Con Sue Meeks – che razza di nome – non sarebbe stato diverso. Quella che trovava insolita era invece la propria reazione. Lei non era esattamente brutta; Logan conosceva le don13


ne quanto bastava per capire che con un po' d'impegno sarebbe potuta risultare attraente. Perché le donne avevano un'abilità straordinaria nell'enfatizzare i propri tratti migliori e minimizzare i difetti. Con l'eccezione di Pepper Yates, che sembrava non avere la minima idea di come far risaltare i lineamenti decisi, forti. Quanto al suo corpo... chi poteva saperlo? Non pareva né grassa né magra, solo... informe. Logan non aveva trovato foto sue che gli permettessero di dedurre qualcosa di più. E sotto gli abiti fuori moda e mal tagliati che lei portava ora, poteva nascondere qualunque cosa. Ma parlando con Pepper, si era sentito vivo. Che diavolo, si era sentito vivo semplicemente guardandola avanzare sul marciapiede, con quella sua enorme borsa che la sbilanciava perfino più dei pesanti sacchetti di provviste. E benché tenesse la testa bassa, il passo era deciso, sicuro. Finché non lo aveva visto. A quel punto aveva cominciato a strascicare i piedi come una vittima condotta al sacrificio. Il che, anche se lei non poteva saperlo, era una descrizione piuttosto accurata di quello che Logan si proponeva di fare. Non si sarebbe sentito in colpa, si disse ora. Lei ne sarebbe uscita relativamente indenne, a questo avrebbe pensato lui stesso. Poteva essere timida, ma aveva in sé una scintilla di fuoco. E una volta accesolo, Logan avrebbe scoperto tutto quello che gli serviva sapere su suo fratello – ma agendo con gentilezza. L'avrebbe trattata con rispetto, e sarebbe stato prodigo di attenzioni, sia sotto il profilo fisico sia emotivo. No, Pepper Yates non era una bellezza, ma prenderla non sarebbe stato neppure sgradevole. Diamine, gli bastava pensarci per avere un inizio di erezione. Ora bisognava mettersi all'opera. Dopo essersi assicurato che la porta fosse chiusa, uscì sul balcone. Gli appartamenti non erano dotati di condizionatori, le finestre erano piccole e difficili da aprire e chiudere, 14


così che solo i balconi garantivano un po' di sollievo dal caldo umido, soffocante. Ma, sì, la calura d'agosto non era l'unico motivo per cui Logan si avventurava fuori. Nella spesa di lei aveva visto una bistecca. Pepper Yates, alias Sue Meeks, preparava gran parte dei suoi pasti su una piccola griglia alimentata a propano. Troppe sere l'aveva spiata attraverso le veneziane mentre faceva cuocere una patata solitaria con un po' di pollo, di spezzatino di maiale o una bistecca. Odiava cucinare solo per sé proprio come lui? E non si stancava mai di cenare da sola? Logan sapeva per certo che non riceveva mai visite – neppure quel suo dannato fratello. Pepper non guidava, non restava mai fuori di casa più del tempo necessario per le commissioni indispensabili, e come lei stessa aveva detto, se ne stava per conto proprio. Nessuna vita sociale. Lo sapeva perché la spiava già da prima di trasferirsi lì. Da settimane prima. Avrebbe trovato il coraggio di preparare la cena fuori, con lui nel balcone accanto, così vicino da poter chiacchierare mentre mangiavano? Avrebbe ceduto alla curiosità che le aveva letto negli occhi? O avrebbe continuato a evitarlo? Logan si lasciò cadere su una sdraio, finì la birra e a occhi chiusi pensò alle cose che dovevano ancora accadere. Cose che avevano a che fare con lei. Cose che senza dubbio si sarebbero rivelate... interessanti. Eccitanti, perfino. Il brivido della caccia. Era per quello che viveva. Il motivo per cui era diventato un poliziotto. Il fulcro stesso della sua natura. E ora, finalmente, stava per avventarsi sulla preda. Perché doveva stare là fuori? Ormai da più di un'ora Pepper aspettava che Logan Stark rientrasse in casa. Ma niente da fare, lui non accennava a muoversi. 15


E lei non riusciva a smettere di guardarlo. Sembrava che dormisse, il petto che si sollevava ritmicamente, lentamente, le gambe allungate davanti a sé, il viso rilassato. Un corpo che eccitava. Deglutì mentre pensava al biglietto da visita che lui le aveva dato – e che adesso riposava sul frigorifero, al sicuro. Vi comparivano solo il nome, l'indirizzo e il numero di cellulare. Nessuna qualifica professionale. Eppure non aveva l'aria di essere povero – il suo atteggiamento non aveva nulla dello sconfitto, il suo corpo nulla che parlasse di inerzia e apatia. E voleva parlare. Si mordicchiò il labbro inferiore, riflettendo. Okay, forse allora avrebbe potuto chiedergli dove lavorava. Forse, considerata la sua assurda ostinazione nel non volerla lasciare in pace, si aspettava che lei volesse saperne di più sul suo conto. Quanto era bello, così abbandonato sulla sdraio! Un braccio era appoggiato sulla fronte e mostrava la peluria dell'ascella, mentre l'altra mano riposava sul ventre piatto e tonico. Nella luce morbida del tramonto, i peli del torace sembravano dorati. Non ne aveva troppi; solo quanto bastava per dargli un'aria virile. E terribilmente sexy. Più in basso, notò, si assottigliavano fino a diventare una linea che spariva all'interno dei pantaloni corti. E ancora più in basso, un accattivante rigonfiamento. Quasi senza rendersene conto, Pepper fece un passo avanti, il battito del cuore più lento – e in quel momento Logan aprì un occhio e la sorprese a molestarlo di nuovo visivamente. Rimasero a fissarsi in silenzio per parecchi secondi, poi lui disse: «Salve» in tono pigro, ma gravido di interesse. Oh, no, no, no. Perché doveva essere così... potente? Conscia di essere stata colta in flagrante, però mai codarda, Pepper uscì sul balcone. «Non, insomma... non volevo svegliarti» disse con un sorriso nervoso stampato sulla faccia. «Stavo soltanto sonnecchiando.» Logan si stiracchiò con 16


voluttà. «Non è un problema, davvero» aggiunse. Il gesto provocò molti fenomeni interessanti in tutti quei muscoli, che si fletterono e si gonfiarono per poi rilassarsi di nuovo. Era talmente ingiusto... Come poteva mantenersi in quella forma senza fare niente? All'inferno, perfino i suoi piedi erano belli. Finalmente l'attenzione di Logan si concentrò su di lei. «Stai preparando la griglia?» Come faceva a saperlo? «Mmh...» «Potrei farti compagnia.» Il suo sguardo sembrava penetrarla. «Pensavo comunque di farmi una bistecca. Perché non cuocerle insieme?» E a mo' di incentivo aggiunse: «Io porto un po' di birra». Una simile vicinanza, considerata l'attrazione che provava per lui, poteva essere pericolosa. Qualche minuto insieme, forse. Ma un'intera cena? Sarebbe stata pazza ad acconsentire a una... «Okay.» Cosa? Oh, Dio, lo aveva detto davvero? Naturalmente. Dopo averlo guardato per più di un'ora, seduto lì come l'incarnazione stessa della tentazione, con le gambe spalancate e la pelle riscaldata dal sole... Pepper si portò una mano alla bocca. Ma era solo un essere umano, dopotutto, e se il suo aspetto non era bastato a tenerlo a distanza, be', allora che male c'era? Logan non sembrava meno sorpreso di lei. «Sul serio?» gli scappò detto, ma subito dopo i suoi occhi si riempirono di diffidenza mentre la squadrava da capo a piedi. Cosa credeva, che avesse un'arma nascosta? Che lo aggredisse con un coltello da macellaio? O sospettava motivazioni diverse? Sì, le aveva, naturalmente, ma erano motivazioni che lui mai avrebbe potuto immaginare. Pepper si riempì i polmoni della densa aria della sera. «Come hai detto tu, non c'è ragione di non cuocere insieme le rispettive bistecche.» «Be', che sia dannato.» Sorridendo, Logan si alzò. «Ho tempo per una doccia?» 17


Lei avrebbe tanto voluto che non la facesse. Moriva dalla voglia di risentire il suo odore, di berlo. «Se devi» replicò con scarso entusiasmo. «Dammi cinque minuti.» Senza un'altra parola, Logan sparì in casa. Cingendosi il corpo con le braccia, Pepper si sedette sull'unica sedia. Si sentiva svuotata, ansiosa... e straripante di anticipazione.

18


Valorous di M.S Force La vita di Natalie e del bellissimo attore Flynn viene sconvolta per l'ennesima volta dai segreti del passato. Nonostante tutto, però, la vorticosa relazione che li unisce cresce di giorno in giorno diventando sempre più intensa, carica di romanticismo e passione. Flynn si mette totalmente in gioco per la donna che ama, ma...

Le mie cose preferite di A.B. Ratti Irene ha due sole certezze: l’amore per il jazz e la buona cucina. Per il resto la sua vita è un disastro, finché l'incontro con l'elegante Lorenzo la travolge in un turbine di sensazioni fisiche e mentali. Inaspettatamente, però, ricompare anche Andrea, l'amico di sempre, bello come il sole, disordinato... e lei ripiomba nel caos!

Non amarmi di Lori Foster Logan Riske è un detective che sta indagando su una faccenda di malavita in cui è rimasto coinvolto un suo amico d'infanzia, ed è disposto a tutto pur di trovare i colpevoli. Anche a tessere delle relazioni intense e passionali con due donne all'apparenza profondamente diverse tra loro, la timida Sue e la sfrontata Pepper.

30 giorni di Christine d'Abo Alyssa si è sposata a diciannove anni, convinta del lieto fine. Rob però si ammala e il suo unico desiderio è convincere la giovane moglie a non rinunciare alla felicità e al piacere dopo di lui. Le fa anche un dono speciale e sexy: trenta carte con le istruzioni per vivere trenta giorni di passione. Due anni dopo Alyssa incontra...


ritorna a SETTEMBRE con 2 romanzi intensi e passionali delle autrici più amate e apprezzate. PREPARATI A UNA LETTURA... INCANDESCENTE! IN USCITA DAL 28 SETTEMBRE


Grandi storie d’amore, scandali e intrighi sullo sfondo dell’epoca più affascinante della Storia: non potrete più farne a meno.

In edicola e sul nostro store dal 4 luglio www.harpercollins.it - Seguici su


Questo volume è stato stampato nel giugno 2017 da CPI, Moravia


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.