Anne Rainey
Mi piaci da morire
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Pleasure Bound © 2011 Anne Rainey Aphrodisia Books-Kensington Publishing Corp. Italian language rights handled by Agenzia Letteraria Internazionale, Milano, Italy Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion maggio 2013 Questa edizione Harmony Passion novembre 2013 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 79 del 28/11/2013 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 71 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo
Jonas scese dall'auto e contemplò la facciata bianca della villa in stile ranch. La casa della famiglia del suo amico Wade era grande ma non pretenziosa. Jonas serrò i pugni, rammaricandosi per la centesima volta di non aver tenuto la bocca chiusa quando Wade gli aveva chiesto se aveva programmi per la giornata. Era sabato, e i suoi progetti non andavano oltre una bella seduta lunga e impegnativa in palestra per sfogare la tensione accumulata durante la settimana. Allora perché era così riluttante? Era abbastanza onesto con se stesso da ammettere che la sensazione di disagio che gli provocava un brivido lungo la spina dorsale era paura allo stato puro. Jonas era terrorizzato, e il suo unico impulso era di risalire in macchina e fuggire via più veloce della luce. Accidenti a Wade e alla sua brillante idea di presentarlo alla famiglia! Tuttavia Jonas non poteva biasimare del tutto l'amico, perché la curiosità l'aveva spinto ad accettare l'invito di Wade, il quale non faceva altro che blaterare sulla sua meravigliosa famiglia, il fratello che aveva avviato da poco la sua attività nel campo dell'edilizia e la sorella che si era appena diplomata infermiera. Jonas trovava interessanti persino i genitori di Wade, che erano ancora innamoratissimi dopo trent'anni di matrimonio. Nella famiglia di Jonas un matrimonio felice rappresentava una 5
stranezza, considerato che i suoi genitori erano perennemente ai ferri corti. Si accorse che gli cominciavano a sudare le mani mentre fissava la casa. Dannazione, perché aveva deciso di sottoporsi a quella tortura? A quell'ora avrebbe potuto starsene a casa, seduto tranquillamente sul divano a bere una birra e a guardare la partita... di uno sport a caso. Jonas salì i gradini del portico e si voltò a fissare Wade, che era diventato per lui come un fratello. Si erano conosciuti qualche anno prima nell'esercito. Per una ragione che ora Jonas non ricordava, aveva apostrofato Wade chiamandolo pappamolla e l'altro aveva reagito assestandogli un potente pugno sul naso. Da allora erano inseparabili. «Sei sicuro che non sia un problema se vengo anch'io? Non vorrei essere di troppo» disse a Wade, incerto, mentre l'amico apriva la porta. «Non dire cretinate» replicò quello dandogli una pacca sulle spalle e spingendolo per fargli varcare la soglia. «È da quando ti ho invitato che cerchi un pretesto per svignartela. Ti avverto, sono ai limiti della sopportazione.» Jonas però non si mosse, recalcitrante come un mulo. «Perché diavolo mi sono lasciato convincere?» borbottò. «È un picnic di famiglia, Wade, e io non sono un parente. Non so nulla né di famiglie né tantomeno di picnic.» «Bla bla bla...» Wade fece una smorfia e alzò gli occhi al cielo. Jonas sentì diverse voci provenire dall'interno della casa. «Ma quanta gente c'è?» esclamò. «I miei genitori, mio fratello e mia sorella, i cugini e gli zii.» Più Wade parlava e più Jonas aveva una dannata voglia di darsela a gambe. 6
Wade sospirò. «Fidati, ti divertirai. Sono tutti contenti di conoscerti finalmente.» Jonas sollevò un sopracciglio. «Finalmente?» ripeté. «È naturale che siano curiosi, ho parlato di te nelle mie lettere» ammise l'altro. Jonas ridacchiò. «Hai scritto di me? Che cosa romantica!» «Soprattutto ho raccontato quanto sei scemo» brontolò l'amico. «Smettila di tergiversare.» «E va bene» capitolò Jonas. «Però mi fermerò poco.» «Sì, sì, lo so, le riunioni di famiglia ti fanno venire l'orticaria. Ora andiamo.» Con un grugnito scontento, Jonas entrò in casa. Vide subito che c'era parecchio movimento. Una donna minuta, con i capelli castano scuro appena spruzzati di grigio, si voltò verso di loro e sorrise. «Era ora che arrivaste!» Wade la raggiunse e la strinse in un abbraccio caloroso. Jonas fece un passo indietro, pronto a correre via davanti a quella manifestazione d'affetto. Probabilmente era la madre di Wade, pensò. Mentre s'interrogava sulla sua identità, altre persone circondarono i due per salutare Wade con baci e abbracci. Jonas avvertì una fitta d'invidia nei confronti dell'amico. Non era abituato a essere avvolto dal calore famigliare. Il giorno in cui era partito per arruolarsi, suo padre gli aveva dato dei goffi colpetti rassicuranti su una spalla mentre sua madre lo fissava impietrita e a disagio, in attesa, guardando l'orologio con impazienza. Era più in ansia poiché non voleva far tardi a un appuntamento di lavoro che commossa perché il suo unico figlio stava per partire militare. «Ehi, Jonas!» tuonò Wade. «Vieni qui che ti presento mia madre.» 7
Mentre Jonas seppelliva nel fondo della propria memoria quel ricordo fastidioso, si rese conto che lo stavano fissando tutti e si sforzò di trattenere una smorfia d'imbarazzo. Sarebbe stata una giornata molto lunga... «Hai l'aria di uno che sta sulla sedia del dentista per una devitalizzazione.» Una calda e sensuale voce femminile distolse l'attenzione di Jonas dal tappo della bottiglia di birra con cui giocherellava, facendolo girare sul tavolo da picnic. Il primo particolare che attirò il suo sguardo fu la figura a clessidra della ragazza inguainata in un costume intero nero. Accidenti, che fisico! Jonas fece scorrere lentamente lo sguardo lungo il suo corpo perfetto per arrivare infine al viso ovale, altrettanto incantevole. Lunghi capelli scuri mossi, labbra rosse e carnose e maliziosi occhi castani... In due secondi Jonas aveva già formulato decine di pensieri licenziosi. «Be', le mie prospettive sono diventate improvvisamente molto più rosee» disse, galante, gettando sul tavolo il tappo di bottiglia e alzandosi. «Jonas Phoenix, piacere» si presentò. «E tu sei...?» «In ritardo» scherzò lei. «Deanna, piacere mio.» Jonas s'irrigidì nel sentire quel nome. «La sorellina di Wade?» «Sorellina? Non ho cinque anni!» protestò lei. «Comunque sì, sono sua sorella. E tu sei il suo amico conosciuto nell'esercito, giusto?» Jonas aveva sentito parlare spesso di Deanna da Wade. Sapeva che si era appena diplomata infermiera, e Wade ne parlava con orgoglio e affetto. Tuttavia Jonas non avrebbe mai immaginato che fosse così sexy. 8
«Sì, abbiamo fatto il corso d'addestramento insieme. È lì che ci siamo conosciuti.» Deanna annuì e scostò una morbida ciocca di capelli dietro le spalle. «Mi ha parlato di te.» «Bene, spero.» Lei gli fece l'occhiolino. «Abbastanza» disse, scherzosa. «Ci ha raccontato che sei un mago del computer. Ti confesso che mi aspettavo fossi un tipo diverso, una specie di nerd.» «Fammi indovinare, mi avevi raffigurato con la cravatta nera sottile, occhiali dalle lenti spesse e penna, matita, calcolatrice e giravite nel taschino?» Deanna rise e Jonas sperò che non si accorgesse che stava letteralmente sbavando. Persino la sua risata era sexy! L'aveva colpito direttamente all'inguine. «Più o meno, sì» ammise lei. «Invece sei più simile al protagonista di un film che ho visto recentemente.» Jonas inclinò il capo di lato. «E questo è un bene o un male?» «Un bene. L'attore recitava la parte di un tipo tosto, un cecchino che voleva vendicarsi della banda che aveva ucciso sua moglie.» Jonas le si avvicinò di un passo e abbassò la voce a un sussurro confidenziale. «Neanche tu sei come t'immaginavo.» Lei lo fissò incuriosita. «Ah, davvero?» «In effetti...» Jonas fu interrotto da una gran pacca sulle spalle, e maledisse mentalmente l'importuno. Si voltò e vide Wade con suo fratello Dean. Immediatamente Jonas arretrò di un passo per tenersi a distanza di sicurezza da Deanna. Cristo, stava facendo davvero il cascamorto con la sorella minore del suo amico? Ma cosa gli era preso? 9
«Non hai un copricostume?» chiese Dean alla sorella, guardandola accigliato. Lei abbassò lo sguardo, arrossendo, poi tornò a fissare il fratello. «Sì, ma non pensavo che fosse necessario.» Lanciò un'occhiata a Jonas e aggiunse: «È stato un piacere conoscerti». «Piacere mio.» Jonas avrebbe voluto dare un pugno a Dean per aver messo in imbarazzo Deanna, anche perché probabilmente ora sarebbe andata a coprirsi, privandolo del bello spettacolo del suo fisico da urlo. Però, in effetti, Dean poteva dire quello che voleva. A casa Harrison l'intruso era lui... Sorrise a Deanna e disse: «Riprendiamo il discorso più tardi, che ne dici?». Lei gli fece un sorriso stentato. «Può darsi.» Jonas la seguì con lo sguardo mentre si allontanava. Quando lei entrò in casa, Jonas sentì Dean commentare borbottando: «A volte se ne dimentica proprio». «Che cosa?» gli chiese Jonas, incuriosito. «Di non essere più una ragazzina.» No, decisamente Deanna non era un'adolescente, annotò Jonas ripensando al suo fisico appetibile e procace. Era una donna, e gli suscitava l'insano desiderio di possederla. «Lasciala in pace, Dean» intervenne Wade. «Sei troppo protettivo nei suoi confronti.» «E tu no?» ribatté lui voltandosi con aria bellicosa. Jonas assistette in silenzio al battibecco tra i due fratelli. Gli sembrava impossibile che Dean e Deanna fossero gemelli. Pur avendo diversi tratti somatici in comune, come gli occhi e i capelli scuri, e persino l'altezza, Deanna era seducente, dolce, femminile, con tutte le curve al posto giusto, mentre Dean era imponente e muscoloso, con una corporatura robusta. 10
Jonas sarebbe stato molto più contento se Deanna non fosse stata la sorella del suo migliore amico. A volte la vita era proprio ingiusta. Al riparo dietro i vetri della cucina, Deanna osservava Jonas a distanza di sicurezza. «Accidenti se è figo...!» mormorò fra sé. Non c'era neanche un particolare di Jonas che non le piacesse, dai capelli scuri scompigliati al fisico snello e atletico. Non le era mai capitato di essere tanto attratta da un uomo, e l'intensità della propria reazione la spaventava quasi. C'era qualcosa d'inquietante nel modo in cui lui la guardava, come se volesse mangiarsela viva, e lei sapeva in cuor suo che si sarebbe fatta divorare volentieri. Poi erano arrivati i suoi fratelli e avevano rovinato l'intensità di quel momento. Erano riusciti a intromettersi per l'ennesima volta nella sua vita privata, sai che novità! E il suo gemello era il peggiore dei due. Dean sembrava avere il radar, una specie di sesto senso che lo faceva intervenire ogni volta che nei paraggi appariva un uomo che si dimostrava interessato a lei. Era un campione a ficcare il naso nei suoi affari... Quando avrebbe capito che non era più una bambina? Deanna si allontanò dalla finestra, voltando le spalle all'immagine seducente di Jonas Phoenix, e aprì il frigorifero per prendere una bottiglia d'acqua, poi si guardò addosso. Non c'era niente di male se girava per casa in costume intero, oltretutto per un picnic in famiglia. Non si stava pavoneggiando in un succinto bikini, santo cielo! «I fratelli sono delle creature davvero irritanti» brontolò fra sé. «Sei carina anche quando sei imbronciata» disse una profonda voce baritonale, così vicina al suo orecchio che 11
Deanna sussultò e fece uno scatto con il braccio, rovesciando un po' d'acqua sul pavimento. «Maledizione!» borbottò. «Scusami, è stata colpa mia.» Si voltò a destra, da dove proveniva la voce, e vide Jonas che la fissava sorridendo. «No, no, a volte mi capita di essere sovrappensiero e di commettere qualche sbadataggine.» Così sovrappensiero che non lo aveva neanche sentito entrare in cucina... Lui prese dei tovaglioli di carta e si chinò per asciugare l'acqua. Ancora accovacciato, sollevò lo sguardo verso di lei che si accorse di avere il batticuore e rimase ferma, incapace di muoversi. Jonas si umettò le labbra mentre la scrutava da capo a piedi. «Vedo che non ti sei messa niente addosso» commentò con voce bassa e roca. «N... no» balbettò lei. «Mio fratello può andare a farsi friggere.» Il sorriso sensuale di Jonas le provocò un fremito. «Mi fa piacere» annuì. «Non dovresti permettergli di dirti cosa devi e non devi fare.» Deanna scrollò le spalle. «Per quel che mi riguarda può parlare finché vuole, tanto non lo ascolto... Però me la pagherà» commentò con un sorrisetto malandrino. «Stavo pensando a un bel gavettone con il tubo dell'acqua per annaffiare il giardino...» Jonas le rivolse uno sguardo complice, carico d'approvazione, poi si rialzò e andò a buttare i tovaglioli bagnati. Deanna non poté fare a meno di seguirlo con lo sguardo e ammirare il suo fondoschiena sodo. Jonas si girò nuovamente verso di lei. «Scusa per l'irruzione e per averti fatto rovesciare l'acqua. Ti ho colta di 12
sorpresa...» mormorò con un sorriso che la fece sciogliere. Deanna si accorse di avere la pelle d'oca. «Non preoccuparti, non è colpa tua. Non avrei avuto la testa fra le nuvole se non fossi stata arrabbiata.» «Ce l'hai con i tuoi fratelli?» «A volte sono veramente fastidiosi ma, come ti ho detto, me la pagheranno.» Jonas rise sommessamente mentre tirava fuori dalla tasca dei jeans la chiave della macchina. «Spero di non farti mai arrabbiare.» Deanna indicò il portachiavi con un cenno. «Te ne vai di già?» Era delusa, e la cosa la sorprese. Dopotutto l'aveva appena conosciuto. Jonas guardò l'orologio. «Sì, ho un appuntamento dall'altra parte della città e sono già in ritardo.» Un appuntamento con una donna?, si chiese Deanna istintivamente. Subito si vergognò di quel pensiero. Non erano affari suoi, in fondo. «Ci rivedremo?» Jonas fece un passo verso di lei e le mise una mano sulla guancia. Quel gesto inaspettato e confidenziale la sorprese e la fece bloccare, curiosa di scoprire cos'avrebbe fatto Jonas. «Lo spero, Deanna» mormorò. «Lo spero anch'io» gli fece eco lei, sentendosi improvvisamente accaldata. Aveva intenzione di baciarla? Oh, sperava proprio di sì! Lui le passò dolcemente il pollice sul labbro inferiore ed emise un gemito sommesso. «Conoscerti è stato sicuramente il momento più memorabile di tutta la mia estate» bisbigliò. Poi avvicinò la bocca al suo orecchio e aggiunse: «Ho la sensazione che non dimenticherò tanto presto il nostro incontro». 13
Prima che lei potesse rispondere, Jonas fece ricadere il braccio lungo il fianco e uscì dalla cucina, lasciandola turbata, a riflettere sulle sue parole con il cuore che le martellava furiosamente in petto. Qualcosa nel suo tono l'aveva fatta sentire respinta, e questo la infastidiva, anche se in effetti lei non gli aveva chiesto niente e non gli aveva neppure rivolto un invito implicito. In quel momento Dean entrò in cucina e la guardò accigliato. «Credevo che fossi entrata in casa per prendere qualcosa per coprirti.» Deanna imprecò sottovoce e uscì in cerca del tubo per annaffiare. Era ora di passare al contrattacco.
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Cinque anni dopo La ragazza aveva un fisico interessante, ampiamente messo in mostra dalla gonna corta nera e dalla maglietta rosa, capelli biondi corti che incorniciavano un bel visetto ovale e un sorriso malizioso e seducente che avrebbe dovuto farlo accorrere all'istante al suo fianco. Era chiaro che stava cercando di attirare la sua attenzione. Dai, scemo, si spronò Jonas. Avvicinati, falle una battuta galante, sussurrale all'orecchio un complimento qualsiasi e portatela a letto. Era un consiglio con i fiocchi. Allora perché non lo seguiva? La risposta era semplice: perché il suo pene voleva una sola donna, che purtroppo non era nei paraggi. Jonas tracannò l'ultimo sorso di birra e si staccò dal bancone del bar. Le luci colorate e abbaglianti, la sala affollata e la musica assordante erano proprio ciò che ci voleva per distogliere la sua mente dal pensiero di Deanna Harrison. Purtroppo aveva la sensazione che neanche un terremoto di proporzioni devastanti sarebbe riuscito nell'intento. Dopo aver offerto alla bella biondina un sorriso di consolazione, Jonas uscì dal locale ed ebbe un brivido quando fu investito dal gelo di quella serata invernale. Salì in 15
macchina e si mise al volante; quando chiuse lo sportello si sentì un po' meglio, ma non abbastanza. Non era mai abbastanza. Sospirò e fissò la strada buia attraverso il parabrezza. Era venerdì sera e nel locale aveva visto così tante pollastrelle disponibili che sarebbero state sufficienti per tenergli caldo il letto per tutta la settimana. Invece lui era di nuovo solo. «Sono proprio un imbecille» borbottò. Infilò la chiave nell'accensione e mise in moto la macchina. Quando sentì il rombo del motore sorrise. Adorava la sua bella Dodge Charger nera, aggressiva e potente, ma mentre usciva dal parcheggio e si dirigeva verso l'autostrada, il suo pensiero si rivolse per l'ennesima volta verso un'altra bellezza altrettanto affascinante. Deanna. Gli piaceva tutto di lei, il modo in cui nel suo sguardo si accendeva una luce maliziosa quando lo guardava, la sua voce sexy e calda e che faceva sembrare ogni commento tagliente come una sfida provocante a farsi avanti, ma soprattutto la passione che nascondeva dietro la sua facciata di donna spavalda e indipendente. Come avrebbe potuto arrivare alla sua essenza più sensuale e voluttuosa? L'istinto diceva a Jonas che, con il suo ardore, una donna come Deanna l'avrebbe bruciato vivo a letto... sempre che lui fosse riuscito a convincerla a smettere di respingerlo. Senza riflettere, imboccò automaticamente la rampa dell'autostrada che lo portava in direzione della casa di Deanna. Era chiaro che stava ragionando con il bassoventre, che aveva escluso la parte razionale del suo cervello. Ogni volta che l'immagine di Deanna superava la barriera del suo autocontrollo, insinuandosi in qualche crepa, lui non era più padrone delle proprie azioni. 16
A mano a mano che si avvicinava alla casa di Deanna, Jonas era sempre più teso. Quando giunse a destinazione notò che tutte le luci erano spente. Era chiaro che lei non era in casa. Era venerdì, dopotutto, naturalmente era uscita. Con un uomo? Quello sì che era un pensiero fastidioso! Proseguì ancora un po' lungo la strada, poi accostò al marciapiede. Chi gli impediva di aspettare che Deanna tornasse a casa? Doveva assicurarsi che fosse sana e salva. Scese dalla macchina, poi si avviò verso l'ingresso. Mentre percorreva i pochi passi che lo separavano dal portico, ripensò all'idiozia della sua decisione. Deanna era adulta e aveva il diritto di frequentare chiunque volesse, di rincasare tardi oppure addirittura di passare la notte fuori. Non erano affari suoi. Quei ragionamenti logici, però, non lo fermarono. Jonas si sedette in veranda, si strinse addosso il giaccone di pelle e attese, cercando invano di rilassarsi. Nella mente gli roteavano immagini di lei e di un uomo senza volto che si baciavano, si toccavano... Pensò alle mani di un altro che accarezzavano la sua pelle d'alabastro, alla sua lingua tra le labbra carnose di Deanna, e in lui si sprigionò la fiamma della gelosia. Sperò, per il suo bene ma anche per quello di Deanna, che fosse semplicemente uscita con degli amici. Quando vide arrivare un'auto che si fermò davanti alla casa, Jonas s'irrigidì. Non era il coupé rosso di Deanna, ma una lussuosa Lexus grigio chiaro metallizzato. Jonas immaginò che al volante ci fosse un uomo facoltoso ed elegante, ben rasato e in giacca e cravatta. Era quello il tipo d'uomo che Deanna prediligeva? Contrariato, si sfregò la mandibola, ruvida per un velo di barba. Al riparo tra le ombre del portico, la vide piegarsi verso il conducente, ma non riuscì a distinguere altro che le loro sagome indi17
stinte. Gli stava augurando la buonanotte con un bacio? Oppure lui l'avrebbe accompagnata a casa e si sarebbe fermato a passare la notte da lei? Che ci provi pure..., pensò, bellicoso. Quando Deanna aprì la portiera e scese dalla vettura, Jonas emise un sospiro di sollievo. Lei agitò la mano in segno di saluto e l'auto si allontanò. Deanna salì i gradini del portico e Jonas poté vederla meglio. Indossava delle scarpe rosse con i tacchi alti, della stessa tinta del vestitino corto, e aveva una piccola stola nera intorno alle spalle. Elegante e di classe, ma decisamente sexy, con quell'abito che rivelava le sue belle gambe. «Ti sei resa conto che è inverno? Quel vestito riscalda più me che te...» commentò. Sentendo la sua voce, Deanna ebbe un sobbalzo e non riuscì a trattenere un grido di sorpresa e paura. Stava salendo l'ultimo gradino e, sussultando, perse l'equilibrio. Jonas fu svelto a scattare in piedi per afferrarle le braccia e impedirle di cadere. «Che diavolo... Jonas, mi hai spaventata a morte!» Immediatamente lui si sentì un idiota. «Scusa, non volevo» mugugnò. Lei si divincolò di scatto e gli colpì una spalla con la mano aperta per esprimergli la sua contrarietà. «Perché eri appostato al buio ad aspettarmi? Ti diverti a spiarmi?» lo apostrofò indignata, fissandolo con occhi che emettevano bagliori ostili. Lei era sempre un misto di ghiaccio e fuoco, e questa sua caratteristica lo stuzzicava da morire. «No, certo che no. Sono solo venuto a farti una visitina da amico» si difese. «Balle, sai benissimo che mi stavi sorvegliando» replicò lei a denti stretti. 18
Lui si sporse verso Deanna e aspirò il suo dolce e conturbante profumo di fiori, una delicata fragranza di lillà. Dolcezza e delicatezza... due concetti che non gli erano affatto familiari. Se avesse avuto un minimo di decenza se ne sarebbe andato subito. «Non mi è concesso di passare a trovarti, Deanna?» la provocò, scostandosi per farla passare. Lei infilò la chiave nella serratura e aprì la porta. «No. E ora vattene, sono stanca.» Aveva abbassato la voce a un sussurro caldo e sommesso che lo avvolse come una carezza. Jonas serrò le mascelle per un istante; lo irritava accorgersi che lei aveva quell'effetto su di lui ed era in grado di turbarlo tanto facilmente. Fece un passo avanti per avvicinarsi a lei. «Fammi entrare, dobbiamo parlare.» «No, vai a casa e lasciami in pace. Voglio andare a dormire» replicò lei con voce meno sicura di prima. Jonas s'infiammò, indispettito e ostinato. «Perché ti ostini a tenermi a distanza?» Lei scosse la testa e distolse lo sguardo. Lui le mise una mano sulla guancia e la costrinse a fissarlo. Non le avrebbe permesso di nascondergli ciò che provava. «Non c'è qualcosa solo da parte mia» bisbigliò, provocante. «Anche tu avverti lo stesso desiderio che sento io, lo so.» Lei sospirò e abbassò gli occhi. «Solo perché si ha voglia di qualcosa, non è detto che si debba per forza cedere all'impulso.» La pelle di Deanna sotto le sue dita era vellutata come un petalo di rosa. Jonas le passò il pollice sul labbro inferiore morbido, invitante. Avvertì un principio d'erezione al pensiero di quella bocca rossa e sensuale che si chiudeva intorno al suo pene. 19
«Un impulso, eh? Niente di più? È così che consideri quello che c'è tra noi?» ringhiò. Lei aprì gli occhi e lo fissò adirata. Non era la reazione che lui si era aspettato. «Hai avuto la tua occasione una volta e l'hai persa. Ora che vuoi da me?» lo apostrofò, astiosa. Sinceramente confuso, Jonas lasciò ricadere il braccio. «Occasione? Mi hai sempre respinto, Deanna!» l'accusò. Lei serrò leggermente le palpebre e gli puntò l'indice contro il torace. «Hai preso le parti di mio fratello contro di me, ricordi?» Lui s'impose di essere paziente e si passò una mano tra i capelli. «Ti riferisci a Wade?» «Sì, ricordi? Eravamo a casa di Gracie e la stavamo aiutando a riordinare dopo che quel pazzo le aveva devastato l'appartamento. Abbiamo litigato, Wade è intervenuto e tu gli hai dato ragione a proposito del fatto che non era etico corteggiare sua sorella. Te lo sei forse dimenticato?» Jonas rammentava quell'episodio. Gracie era cliente della ditta d'investigazioni che Jonas aveva con l'amico Wade, ma tra lei e Wade era rapidamente sbocciato l'amore. Purtroppo era stata presa di mira da uno squilibrato, uno stalker che aveva fatto irruzione in casa sua mettendola a soqquadro. Tutti l'avevano aiutata a riordinare e Jonas aveva approfittato di quell'incontro fortuito per chiedere a Deanna di uscire con lui, ma lei aveva rifiutato. Tuttavia i suoi fratelli iperprotettivi si erano intromessi dicendogli che non era corretto corteggiare la sorella di un amico. Oltre che suo socio, Wade era il suo migliore amico e Jonas si era fatto da parte per non mettere a repentaglio il loro legame. Al suo posto anche lui avrebbe fatto altrettanto, si era detto. A Jonas non avrebbe fatto piacere 20
se Wade avesse insidiato sua sorella, perciò aveva finito per dargli ragione e desistere. «Per me Wade è come un fratello» le spiegò. «E lui mi ha rammentato quanto sia importante e profondo il nostro rapporto. Non è corretto provarci con la sorella del proprio migliore amico, non ti pare?» Lei sollevò un sopracciglio. «Eppure eccoti qua» sottolineò. «Eh, già, non c'è bisogno che me lo faccia notare» sorrise lui, ironico. «Il fatto è che ho parlato con Wade. Non fa i salti di gioia al pensiero che mi piaci, ma non ha neppure intenzione di mettermi i bastoni tra le ruote.» Invece di tranquillizzarla, quell'informazione la irritò ancora di più. «In pratica hai chiesto la sua benedizione?» ribatté, cupa. «Più o meno, sì.» «Wade non è mio padre. Sono adulta e mio fratello non ha il diritto d'interferire nella mia vita privata.» «Che ne abbia il diritto o no, Wade vorrà sempre proteggerti, e anche Dean.» Deanna sospirò. «Lasciami indovinare, Wade ha minacciato di castrarti se mi farai soffrire, giusto?» Jonas le avvolse un braccio intorno alla vita come per impedirle di darsi alla fuga. «L'ultima cosa che desidero è farti soffrire, Deanna.» Lei si aggrappò al suo braccio. «No, lo so, tutto ciò che vuoi da me è portarmi a letto» bisbigliò. Lui fece scivolare la mano verso il basso fino ad arrestarla a pochi centimetri dal fondoschiena di Deanna. «Ti desidero da impazzire. Mi basta guardarti per eccitarmi... Ma tra noi non c'è solo questo, c'è molto di più.» «No!» Deanna scosse la testa. Forse con un po' troppa veemenza, pensò Jonas, come se volesse, a tutti i costi, re21
sistere alla tentazione di ammettere che era vero. «Potrebbe esserci dell'altro oltre al sesso, però, se solo tu smettessi di resistermi così tenacemente» sussurrò lui chinandosi per sfiorarle le labbra con un bacio. Lei gli strinse ancora di più il braccio ma non lo respinse. «Non voglio essere la tua ennesima conquista» obiettò. «Non m'interessa.» «Se avessi voluto solo passare qualche ora divertente tra le lenzuola con una donna calda e disponibile, avrei rimorchiato la biondina che mi guardava invitante nel locale in cui sono andato stasera.» Deanna affondò le unghie nel suo braccio. «Biondina?» Jonas sorrise, avvertendo la nota di gelosia che le faceva fremere la voce. «Sì, non smetteva di guardarmi... Però l'unica donna che voglio è qui, proprio di fronte a me.» La scrutò soffermandosi con lo sguardo sui suoi seni sodi e colmi che tendevano la stoffa leggera dell'abito, rendendolo ancora più provocante. «Ed è la più carina di tutte...» aggiunse. Deanna interruppe il contatto staccando la mano dal braccio di Jonas come se lui l'avesse scottata. Lui sentì immediatamente la mancanza del calore delle sue dita. «Non posso, Jonas, ti prego. Smettila d'insistere.» «Perché? Accetta il mio invito a uscire insieme, che sarà mai? Non voglio bruciare le tappe.» Lei si tese, diffidente. Lui avrebbe voluto baciarla fino a farle perdere quella rigidità ostile, per vederla duttile e arrendevole tra le sue braccia. «Non funzionerebbe, Jonas. So benissimo che tipo sei. Sei un playboy, un conquistatore, non fai mai sul serio. Ti piace giocare, ma io non sono disposta a essere la tua bambola.» Lui fece una smorfia. «Bambola?» 22
«Sì, vuoi forse negare che per te le donne sono solo giocattoli con cui trastullarti?» Jonas la guardò negli occhi. «Ma dici sul serio? Davvero pensi che io sia un dongiovanni che gioca con i sentimenti delle donne?» «Ti ho osservato, non credere. Ho visto come ti comporti» lo accusò lei. «Nessuna donna resta a lungo al tuo fianco.» Jonas si sentì invadere dalla rabbia. Solo Deanna riusciva a farlo adirare tanto rapidamente e senza neppure impegnarsi più di tanto. «Credi di aver capito tutto di me, invece non hai capito niente.» «Davvero?» Lui si accigliò, guardandola torvo. «Davvero.» Lei incrociò le braccia sul petto; con quel gesto attirò involontariamente lo sguardo di Jonas sulla curva dei suoi seni. Per quanto si fosse sforzata, non sarebbe riuscita a evitare di fargli notare le sue curve voluttuose. Un uomo doveva essere cieco per non accorgersi del suo seno prosperoso. Jonas emise un gemito carico di frustrazione. Guardarla e non toccarla era un vero e proprio supplizio! «Allora dimmi, avanti, quant'è durata la tua ultima relazione?» lo provocò lei in tono di sfida. La sua domanda riportò Jonas al loro discorso. Rifletté per un istante, tornando indietro di qualche mese con la memoria, poi rispose: «Lei si chiamava Marissa e siamo stati insieme due mesi». Lei sollevò di nuovo un sopracciglio e lo fissò con quell'espressione altezzosa che lo faceva impazzire. «Un record...» commentò, sarcastica. Lui le pizzicò una guancia come se fosse stata una monella impertinente. «Sì, un record senza precedenti!» sorrise. «Era brava e bella, ma non era la donna giusta per 23
me.» Evitò di aggiungere che non aveva una storia seria decente da quando aveva conosciuto una bella bruna testarda e volitiva che purtroppo era la sorella del suo migliore amico. «E tu invece?» la stuzzicò. «Quant'è durata la tua ultima relazione?» Con sua sorpresa, Deanna distolse lo sguardo, imbarazzata, come se il discorso avesse preso una piega che non le piaceva affatto. «Ultimamente sono stata impegnatissima con il lavoro e la vita sentimentale è stata l'ultima delle mie priorità.» «Non è una risposta» puntualizzò lui. «Io sono stato sincero, dolcezza. Non pensi di doverlo essere anche tu, per pura cortesia?» «E va bene, non ho più avuto un rapporto serio da quando io e Roger ci siamo lasciati» ammise Deanna a denti stretti. Jonas ricordava perfettamente Roger. Lui e Deanna erano stati insieme sei mesi, che a Jonas erano sembrati un'eternità. Era stato un vero inferno immaginare Roger che la toccava, che aveva la possibilità di amarla e possederla, di averla tutte le volte che avesse voluto. In quegli interminabili sei mesi, Jonas si era ubriacato più di una volta e al solo pensiero sentiva il sangue che gli ribolliva nelle vene. «È successo un anno fa» le fece notare. «Ne sono perfettamente consapevole» sbuffò lei. «Ma grazie di avermelo ricordato.» «Lo amavi?» gli chiese lui a bruciapelo. «Allora credevo di sì.» «E pensi ancora a lui? Senti la sua mancanza?» Deanna rise. «Scherzi?» Avvolto dal suono caldo e suadente della sua risata, Jonas avvertì una strana sensazione dentro di sé, come se un 24
fiume di lava incandescente avesse rotto gli argini inondandogli tutto il corpo con un calore ardente e inarrestabile. «Sei bella quando fai così, lo sai?» mormorò mettendole una mano sulla guancia. «Faccio cosa?» «Quando ridi. Adoro sentirti ridere.» «Jonas, ti prego, no...» Deanna scosse la testa e mise la mano sulla sua, ma non per toglierla dal suo volto. Per come Jonas vedeva la situazione, equivaleva a un passo avanti nella giusta direzione. Lui abbassò la testa avvicinandola a lei e la baciò con circospezione, come se avesse paura di darle un pretesto per fuggire, muovendosi troppo rapidamente. «Sicura?» sussurrò. Lei socchiuse le labbra per rispondergli e lui ne approfittò per catturare le sue labbra in un lungo bacio appassionato, carpito a tradimento.
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Ballando con il fuoco di Edy Tassi Arianna Radburn ha una doppia vita: ballerina instancabile di giorno presso una delle compagnie di danza più prestigiose di Londra e creatura conturbante di notte, quando, con il nome di Sweet Thunder, mostra il suo corpo perfetto all'Icing on the Cake. Ma gli occhi famelici degli uomini non l'hanno mai eccitata, finché non riceve una proposta: esibirsi per un solo cliente, notte dopo notte, dietro lauto compenso. A sconvolgere Arianna non è tanto la natura della proposta, ma l'uomo che gliela fa. Nicholas Morgan, infatti, è il suo coreografo. Un uomo bellissimo, affascinante e implacabile in sala prove. Che ha una regola ferrea: mai fare sesso con una delle sue ballerine. La donna provocante che si esibisce per lui, però, non è la stessa che lavora nel suo affermato corpo di ballo...
Mi piaci da morire di Anne Rainey Si può desiderare la sorella del proprio socio nonché migliore amico? Forse, purché l'amico in questione non sia il temibile Wade Harrison, uomo tutto d'un pezzo, iperprotettivo nei confronti della sorella, la sensuale ed esuberante Deanna. Le cose si complicano ulteriormente perché Deanna ha un gemello, Dean, che si atteggia a tutore della sua virtù. Ma lei è abituata a fare di testa propria e non permette a nessuno di darle ordini... almeno fuori dalla camera da letto. Perciò all'inizio la sua reazione alla corte spietata del bel tenebroso Jonas Phoenix è un sonoro NO, ma quando lui le propone un weekend di fuoco nella casa al mare a Miami, lei accetta di trascorrere in sua compagnia giorni e notti di travolgenti giochi erotici. Il pericolo d'innamorarsi, però, non è l'unico che Deanna corre...
ritorna a GENNAIO con 2 romanzi intensi e passionali delle autrici pi첫 amate e apprezzate. PREPARATI A UNA LETTURA... INCANDESCENTE! IN USCITA DAL 30 GENNAIO