Passione a corfu'

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LYNNE GRAHAM

Passione a Corfù


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Rafaello's Mistress Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2001 Lynne Graham Traduzione di Daniela Innocenti Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Pack gennaio 2017 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2016 da Rotolito Lombarda HARMONY PACK ISSN 1122 - 5380 Periodico bimestrale n. 138A del 27/01/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 239 del 15/05/1993 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Quando Glory varcò la soglia della sede londinese della Grazzini Industries, tutti gli uomini nelle vicinanze si voltarono a guardarla. Aveva un viso indimenticabile: zigomi alti e ben definiti, occhi splendenti dal colore del cielo e labbra rosa e carnose. Sebbene avesse i capelli biondo miele legati indietro e indossasse solo un paio di pantaloni cargo e una maglia sportiva, attirava l'attenzione maschile; gli uomini non potevano fare a meno di fissarla. Oltre al suo splendido viso, aveva un fisico tutto curve e sex appeal. Insensibile agli sguardi che le puntavano addosso, Glory era intenta a farsi coraggio, un compito quasi impossibile. Raffaello le avrebbe dato ascolto, doveva farlo. Che importava se fossero trascorsi cinque anni dal loro ultimo incontro? O che si fossero lasciati in malo modo? L'aveva ferita a tal punto che Glory non riusciva a ripensare a quanto aveva sofferto all'epoca... ma sapeva per certo che Raffaello non aveva sofferto allo stesso modo. Gli uomini d'affari potenti e autorevoli non erano certo noti per la loro sensibilità . Al piÚ gli aveva ferito l'ego, ma tanto lui di ego ne aveva da vendere. Anzi, Glory non si sarebbe per nulla stupita nello scoprire che Raffaello si ricordasse a malapena 5


della loro relazione, che era stata fin troppo breve. Eppure lei si ricordava di ogni giorno, ogni ora, ogni istante. Si ricordava della propria ingenuità quando si era fidata di lui; era stata davvero una sciocca. E, soprattutto, si ricordava di quell'ultima notte che aveva sperato di trascorrere insieme a lui e dell'umiliazione che ne era conseguita. Dello straziante senso di smarrimento provato dopo che lui l'aveva respinta. La storia più vecchia del mondo, si disse Glory, nel tentativo di reprimere quei ricordi dolorosi. Lei sognava l'amore, mentre Raffaello era solo in cerca di una distrazione temporanea. Sarebbe stata la sua prima volta con un uomo, ma si erano lasciati prima che avesse trovato il coraggio di dirgli di sì. Rimasta sola nell'ascensore dalle pareti d'acciaio che la portava sempre più in alto, Glory posò la fronte sulla superficie metallica. Riprenditi, ragazza mia, si disse. Fatti coraggio, entra a testa alta. Non importava che avesse i nervi a fior di pelle, né che il suo misero guardaroba non comprendesse abiti eleganti. Per non parlare di quanto si sentisse intimidita da quell'enorme edificio, tutto acciaio e vetrate giganti, di proprietà di Raffaello. Niente di tutto ciò aveva importanza. Era lì per aiutare la sua famiglia: il padre e il fratellino, Sam. Scendendo all'ultimo piano, circondata dal lusso, Glory si avvicinò alla scrivania alla quale sedeva la segretaria. «Io... avrei un appuntamento con il signor Grazzini...» balbettò con un filo di voce, sopraffatta dalla tensione nervosa. L'altra donna, bruna e attraente, la squadrò da capo a piedi, inarcando le sopracciglia finemente disegnate. «Può dirmi il suo nome, signorina...?» «Little. Glory Little» si affrettò a risponderle. 6


«Si accomodi pure.» La segretaria le indicò un divanetto di pelle azzurra. Per ingannare l'attesa, Glory iniziò a sfogliare una rivista di moda. Le modelle indossavano abiti mozzafiato che di sicuro costavano più di quanto lei guadagnasse in sei mesi. Si guardò intorno, distratta. La sobria eleganza degli arredi la metteva a disagio. Eppure non era sorprendente che, a giudicare dal lusso che la circondava, gli affari di Raffaello andassero alla grande. Era partito già ricco, e senza dubbio si era arricchito ancora a dismisura. Era una dote innata... Una volta le aveva detto, con orgoglio, che i Grazzini, originariamente un clan di mercanti, avevano iniziato ad ammassare la propria fortuna ai tempi del Medioevo. Non c'era da stupirsi che la loro storia non fosse durata, rifletté Glory, sforzandosi di vedere il lato umoristico della penosa ignoranza che l'aveva caratterizzata all'età di diciott'anni. Spavalda come poteva esserlo solo una ragazzina, era convinta che, nel secondo millennio, fattori come le origini o il ceto sociale di una persona non avessero più importanza. Solo chi era all'antica la pensava altrimenti, aveva spiegato a un'amica meno ingenua, la quale invece insisteva nel ricordarle che a uno come Raffaello interessasse una cosa sola. Quando anche suo padre aveva cercato di dissuaderla, Glory gli aveva riso in faccia, convinta che a Raffaello non importassero stupidaggini come il fatto che aveva interrotto gli studi a sedici anni. «Signorina Little?» Riemergendo da quei ricordi dolorosi, Glory si accorse che un giovane in giacca e cravatta la stava osservando. Scattò in piedi, stringendo a sé la borsetta. «Sì?» «Il signor Grazzini è pronto a riceverla.» 7


Con un sorriso teso, ben lontano dalla sua abituale esuberanza, Glory controllò l'orologio. «Le dieci in punto. Raffaello non è cambiato per niente; è sempre stato un fanatico della puntualità.» La sua loquacità sembrò lasciare di stucco l'uomo che le stava di fronte, e Glory si zittì, le guance soffuse di colore. Glory parlava sempre troppo quando era nervosa e tendeva a cercare di riempire eventuali silenzi imbarazzanti. Non stavolta, però. Sapeva bene a cos'era dovuto lo sguardo sbalordito di quell'uomo, una consapevolezza che minava ancora di più la sua fragile autostima. Di sicuro non riusciva a immaginarsi come una ragazza così ordinaria potesse mai essere stata in confidenza con il suo ricco e sofisticato datore di lavoro. «Sono l'assistente del signor Grazzini» le disse poi. «Mi chiamo Jon... Jon Lyons.» «Io sono Glory» si presentò a sua volta. Glory dovette ricredersi; l'uomo non sembrava affatto scostante come aveva temuto. «Un nome particolare...» Jon Lyons, che stava percorrendo l'ampio corridoio a passo di lumaca, si fermò per rivolgerle un caloroso sorriso d'apprezzamento. «Ma adatto, direi.» Glory non gli disse che doveva il suo nome al fatto che suo padre aveva festeggiato con un po' troppo entusiasmo la nascita della figlia primogenita, registrando così il nome sbagliato all'anagrafe. Così, anziché l'altisonante Gloriana che aveva voluto sua madre, si era ritrovata a chiamarsi Glory. Alta appena più di un metro e cinquanta, e con un cognome come Little, era abituata a sentirsi presa in giro. E se Jon Lyons stava flirtando con lei, non voleva saperne. All'età di ventitré anni, Glory aveva conosciuto fin 8


troppi uomini interessati solo alle sue curve voluttuose, al punto che non sopportava più il proprio aspetto fisico. Ne aveva fin sopra i capelli di appuntamenti che si trasformavano in incontri di lotta, seguiti dall'inevitabile Ma perché no?. Glory odiava quel tipico atteggiamento maschile; lo trovava minaccioso e umiliante allo stesso tempo. Sembrava che il suo corpo non le appartenesse. Che, volente o nolente, dovesse cederlo agli altri. Ma, ostinata come non mai e decisa ad aspettare l'amore, Glory non l'aveva mai fatto. Jon Lyons cercava ancora di attaccare discorso, ma lei fece finta di niente. Le forze l'abbandonarono man mano che si avvicinavano alla porta in fondo al corridoio, e rallentò il passo. Raffaello l'aspettava dall'altro lato di quella porta. Eppure aveva acconsentito a quell'incontro... era un buon segno, no? Raffaello era un uomo ricco e importante; Glory era fortunata che le avesse concesso la possibilità di difendere la propria famiglia. Ma cosa gli avrebbe detto, esattamente? Cambia idea, per favore? Non licenziare mio padre, ti prego, e non incolparlo per la bravata del mio fratellino? Sam, che era ancora un adolescente, aveva fatto una cosa davvero stupida. Prendendo di nascosto le chiavi affidate a suo padre in assenza della governante, Sam aveva organizzato una festa improvvisata nella stupenda magione inglese della famiglia Grazzini, Montague Park. La festa gli era presto sfuggita di mano e, in preda al panico, Sam aveva chiamato il padre, il quale aveva sbagliato a sua volta. Anziché ammettere la colpa del figlio, Archie Little aveva – scioccamente e invano – cercato di negare il suo coinvolgimento. Ancora scioccata al pensiero di un comportamento così disonesto, Glory varcò la soglia dell'enorme ufficio di Raf9


faello. E si paralizzò, guardandosi intorno. Dal mobilio contemporaneo in vetro e ferro battuto alle grandi vetrate oscurate, il lusso regnava ovunque. Ma Raffaello dov'era? Glory fece un profondo respiro nel tentativo di ricomporsi. Solo che la sua mente continuava a tormentarla, e fu inondata da una serie di ricordi. Come la prima volta che aveva visto Raffaello Grazzini da vicino, otto anni prima... Il padre di Glory, Archie Little, era capo giardiniere a Montague Park, così come suo padre e suo nonno prima di lui; gli antenati di Glory, infatti, lavoravano presso la tenuta dei Grazzini da un paio di secoli. Circa settant'anni prima, il nonno di Raffaello aveva sposato l'ultima erede dei Montague, rifiutandosi categoricamente di prendere il cognome della moglie. Così al posto dei biondi Montague erano subentrati i Grazzini dagli occhi scuri e il mento deciso, una stirpe ben più esotica e attraente. Prima che il padre di Glory fosse promosso a capo giardiniere, i Little abitavano nel paese a diverse miglia da Montague Park, ma il nuovo incarico comprendeva l'offerta di un confortevole cottage nella tenuta, con grande gioia dei genitori di Glory. Lei invece ne era meno felice, dato che tutti i suoi amici vivevano in paese. Trasferirsi in piena campagna, per quanto il paesaggio inglese fosse bellissimo, era stata una vera tragedia per la ragazzina. Un giorno, però, poco dopo il trasloco, la vita di Glory era cambiata per sempre quando aveva visto Raffaello Grazzini in sella alla sua moto da cross. Agli occhi di una quindicenne impressionabile, era l'incarnazione della virilità. Glory non aveva distolto lo sguardo mentre Raffaello fermava la moto per sfilarsi 10


il casco. Il vento gli aveva scompigliato i capelli, in modo che Glory potesse ammirare la sua carnagione olivastra e i tratti marcati del viso che si stagliavano contro il cielo pallido della calda estate inglese. Era stato allora che Glory si era resa conto che vivere in piena campagna le riservava una grande consolazione: Raffaello Grazzini. Aveva sei anni più di lei, ed era assai improbabile che si accorgesse della sua esistenza, ma era degno di diventare l'oggetto della sua prima cotta. Tuttavia, nel corso del tempo, qualcosa era andato storto, ammise Glory con un sospiro, perché quella cotta non le era mai passata. Anche l'anno successivo, quando Raffaello l'aveva umiliata e fatta infuriare, Glory gli era rimasta fedele. E quando, due anni più tardi, i suoi sogni si erano avverati e Raffaello le aveva chiesto di uscire, ci era voluto ben poco perché l'infatuazione adolescenziale si trasformasse in un amore appassionato. All'improvviso, sentì aprirsi di nuovo la porta. Risvegliata dagli spiacevoli ricordi del passato, Glory sussultò, voltandosi poi lentamente. «Chiedo scusa, ma mi ha intercettato uno dei miei direttori» mormorò Raffaello, la voce fredda come una bibita ghiacciata in un caldo pomeriggio d'estate. Glory tremò, suo malgrado. Non lo vedeva da cinque lunghi anni, e nel frattempo era diventata una donna. Eppure quella maturità tanto agognata svanì non appena Raffaello entrò in sala. Glory lo fissò, sconvolta dall'intensità della propria reazione. A diciott'anni, il rimedio al mal d'amore era stato ripetersi, giorno e notte, che si era dipinta una visione romanzata di quell'uomo. E all'improvviso eccolo lì, a dimostrazione di quanto si fosse illusa. Alto quasi un metro e novanta, Raffaello aveva spal11


le larghe e robuste, un torace possente, i fianchi stretti e le gambe lunghe e muscolose di un atleta. Neanche l'elegante completo grigio, sicuramente fatto su misura, poteva nascondere il suo fisico magnifico. Glory alzò finalmente lo sguardo verso quello di Raffaello, perdendosi nei suoi scintillanti occhi scuri che, contornati da ciglia lunghe e nerissime, spiccavano sul suo viso dalla carnagione olivastra. Con la gola secca e il cuore che le batteva all'impazzata, Glory si limitò a fissarlo, in preda a un'estasi che credeva di aver dimenticato. «Accomodati, prego» disse infine Raffaello in tono neutro. Glory sgranò gli occhi azzurrissimi. L'aria era carica di una tensione infuocata che le toglieva il fiato, eppure sembrava che lui – bello e arrogante come non mai – non ne risentisse. Rendendosi conto che Raffaello non provava niente per lei, Glory si sentì morire. Mentre lui, cortese ma distaccato, le indicava una sedia, Glory non riuscì a soffocare l'ondata di emozioni violente che la travolsero, complice una serie di ricordi dolorosi. Glory rivide il momento peggiore della propria vita. Cinque anni prima. Raffaello che baciava la ragazza snob dai capelli rossi, figlia di un ricco banchiere. Aveva tradito Glory nel loro ristorante preferito, di fronte agli sguardi divertiti dei suoi amici di buona famiglia, sollevati che lui avesse finalmente scaricato la figlia del giardiniere, con il suo accento campagnolo e senza un diploma. Avanzando dietro di lei, Raffaello le posò le mani sulle braccia rigide per condurla alla sedia. Glory si sedette, muta e con lo sguardo vitreo, cercando di dimenticare quella terribile umiliazione. «Di solito la gente che chiede di vedermi inizia a 12


parlare a raffica, perché sa che il mio tempo è prezioso» commentò lui, ancora più laconico. «Forse non so cosa dire... Cioè, vederti di nuovo è un po'... traumatico, o comunque imbarazzante...» balbettò allora Glory. Muovendosi con una grazia innata, che nulla toglieva alla sua incredibile forza, Raffaello si spostò di nuovo di fronte a lei, appoggiandosi all'elegante scrivania. Il sorriso vellutato che le rivolse le gelò il sangue. «Io non provo alcun imbarazzo, Glory.» Glory concentrò lo sguardo sulla sua cravatta di seta rosso scuro. «Be', certamente saprai perché sono qui, per cui verrò subito al dunque...» «Lo spero» fece Raffaello, stavolta in tono quasi incoraggiante. Sul punto di recitargli il discorso che aveva preparato, Glory fu incapace di parlare, sconvolta nel rendersi conto di quanto ancora amasse la voce di Raffaello. Il suo sensuale accento italiano trasformava ogni parola, persino la più banale, in qualcosa di speciale. Profonda e suadente, era come una dolce carezza lungo la schiena. Con le guance arrossate, Glory si affrettò a parlare. «Innanzitutto, voglio porgerti le mie scuse per il comportamento imperdonabile di mio fratello. I nostri genitori ci hanno insegnato a rispettare i beni altrui, ma Sam è solo un ragazzo...» «Questo lo so» commentò seccamente Raffaello. «Ti dispiacerebbe guardarmi in faccia? Non amo che la gente si rivolga alla mia cravatta.» Con una risata nervosa, Glory alzò il mento, passandosi una mano tra i capelli biondo miele. «Molto meglio, bella mia» annunciò Raffaello. Il suo sguardo, scuro e velato, la fece tremare. «Non per me» borbottò Glory. «Sono così nervosa 13


che continuo a dimenticarmi quello che voglio dirti.» «Nervosa? Per colpa mia?» mormorò Raffaello, sovrastandola come un predatore in cerca di una vittima. Sentendosi all'improvviso in suo potere, Glory lo guardò in silenzio. Sprigionava un'energia letale, ma al tempo stesso era così bello da far dimenticare il pericolo. Raffaello rimase immobile, quasi a invitare lo sguardo bramoso di Glory, e lei dimenticò ogni prudenza, inebriandosi alla vista di quel volto che da anni la tormentava nei sogni. Gli zigomi alti e marcati, il naso finemente cesellato, le labbra sensuali... Cercava una traccia della crudeltà che aveva scoperto in lui quando ormai era troppo tardi per proteggersi, ma riconobbe solo l'acciaio temprato del suo sguardo, l'autocontrollo che avrebbe intimorito chiunque e il senso di autorità che emanava anche quando era rilassato. «Facciamo due chiacchiere» propose Raffaello, allungando la mano verso il telefono per ordinare due caffè. Due chiacchiere? Che diavolo avevano da dirsi? «Dove abiti adesso?» le chiese Raffaello, come se nulla fosse. «Vicino al posto dove lavoro...» «Con chi?» «Da sola, è un monolocale.» «E dove si trova questo monolocale?» «A Birmingham» rispose Glory, confusa per il ritmo serrato di quelle domande. «Ho sempre pensato a te come una ragazza di campagna.» «Non è che si trovino tantissimi lavori in campagna, al giorno d'oggi» disse lei a denti stretti. Sembrava un interrogatorio, altro che due chiacchiere. «Insomma, dove lavori?» 14


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