Patto proibito con il duca di Megan Frampton

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MEGAN FRAMPTON

Patto proibito con il duca


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Wicked Bargain for the Duke Avon Books An Imprint of HarperCollins Publishers © 2021 Megan Frampton Traduzione di Laura Guerra Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con HarperCollins Publishers, LLC, New York, U.S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2021 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction dicembre 2021 Questo volume è stato stampato nel novembre 2021 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 135 dello 09/12/2021 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Dedica

Per Scott, che mi ha aiutata a rispettare tutte le scadenze, nonostante le operazioni, la chemio e la radioterapia. (Ora sto bene!) Ti amo.


Prologo

Quando mi svegliai quella mattina, non potevo certo immaginare che la mia vita sarebbe cambiata. Ero convinta che non potesse cambiare ancora; i miei genitori erano morti all'improvviso e, a quanto pareva, mio padre aveva fatto cattivi investimenti. Tenevo nascosta questa verità, nella speranza d'essere salvata da un miracolo sotto forma di proposta di matrimonio. Ammetto che sono piuttosto carina, quindi nutrivo un certo ottimismo. Pur essendo tecnicamente in lutto, mi accertavo che ogni scapolo presente a Londra mi vedesse passeggiare per il parco vestita di graziosi abiti neri e con in mano un fazzoletto. Avevo ricevuto complimenti e anche diversi sguardi d'apprezzamento, ma nessuna offerta concreta che potesse salvarmi. Ero sull'orlo della rovina. Un marito misterioso, Percy Wittlesford

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Doveri di un duca (da assolvere entro un anno dall'acquisizione del titolo) 1. Imparare i nomi dei domestici di più alto rango. (Imparare i nomi dei domestici di basso rango entro un anno e mezzo.) 2. Ispezionare le tenute e valutarne la produttività. 3. Acquistare un guardaroba non militare. (Evitare i colori pastello.) 4. Intessere relazioni in società. (Rifuggire i rapporti sociali che richiedano una strategia particolare.) 5. Mettere al sicuro il ducato con l'ottenimento di una moglie adeguata e, di conseguenza, di un erede. Thaddeus Dutton, Duca di Hasford, si appoggiò allo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto, guardando insoddisfatto l'elenco che aveva stilato. Non che fosse colpa della lista: la colpa era tutta sua. L'elenco era esaustivo, corretto nell'ordine e completo. Disciplinato. Proprio come lui. 8


«Noioso» aveva commentato una volta la cugina Ana Maria in merito al suo rispettabile guardaroba – che lei, per esempio, avrebbe preferito nei colori pastello che tanto andavano di moda – ma era chiaro come talora questa opinione si spingesse oltre. Soprattutto quando lui la teneva sotto controllo. Sorrise mesto, tirò fuori un altro foglio e prese una penna dalla scrivania che lui aveva organizzato perché garantisse la massima efficienza. Aveva completato quasi tutti i punti dell'elenco e nutriva la speranza che adempiere al punto numero cinque avrebbe ritemprato lui e la sua vita. Appoggiò la penna sul foglio e cominciò a scrivere. Una moglie adeguata deve: 1. Essere modesta nell'aspetto e nei modi. (Risultare piacevole all'occhio.) 2. Provenire da una famiglia rispettabile. I parenti, al pari di lei, devono possedere lignaggio e comportamento esemplari. 3. Avere una conoscenza generica di ogni argomento, senza fissarsi su nessuno in particolare. La sua priorità deve essere sempre il marito e, in seguito, la prole. 4. Poter assolvere con immediatezza ai doveri di duchessa. (Gestire la casa, comparire con il duca agli eventi in società e atteggiarsi con il massimo dell'onore e della rispettabilità.) Prese un bel respiro prima di aggiungere un ultimo punto. 5. Dedicarsi in maniera soddisfacente ai rapporti sessuali. Era un punto importante, a cui teneva molto; sebbene ov9


viamente non ci fosse modo di verificare la capacità della candidata se non dopo le nozze. Negli ultimi tempi, l'unico evento sorprendente della sua vita era stato diventare duca, quando si era scoperto che la madre di suo cugino Sebastian si era assicurata il ducato per il figlio in maniera illegale. Il cugino era dunque tornato a essere semplicemente Mr. de Silva, mentre lui aveva lasciato il ruolo di comando nell'esercito di Sua Maestà per prendere posto nell'aristocrazia. Essere duca non era poi diverso dall'essere un ufficiale. Si impartivano ordini continui nella consapevolezza d'essere sempre la persona più importante, a meno che non si fosse alla presenza di generali o membri della famiglia reale. Si era inoltre ugualmente consapevoli che un passo falso avrebbe potuto causare la perdita di vite o di mezzi di sussistenza per migliaia di persone. Era questo a farlo svegliare di soprassalto nel cuore della notte, proprio com'era accaduto quando aveva dovuto ideare una strategia militare complessa. Con una moglie, tuttavia, avrebbe avuto al fianco un comandante in seconda, che lo avrebbe assistito nel dare ordini. E che sarebbe stata sua pari in camera da letto, regalando piacere e ricevendone. Si irrigidì, e non solo in quel senso, quindi accartocciò il foglio e lo buttò nel primo cassetto della scrivania, che richiuse immediatamente a chiave. Era seduto nella biblioteca, che lui usava come ufficio. Sebbene nella stanza ci fossero poltrone comode e tappeti morbidi, preferiva sempre sedersi alla scrivania, su una delle due sedie di legno rigide e solide. Proprio come lui. «Melmsford!» Non avrebbe saputo dire perché avesse gridato, giacché sapeva bene che il segretario era fermo fuori dalla porta. 10


«Vostra Grazia?» Melmsford era, se possibile, ancor più efficiente di lui. Il giovane alto e magro, prematuramente stempiato, aveva come qualità principale una conoscenza enciclopedica di tutte le tenute degli Hasford. Già segretario di Sebastian, Thaddeus lo aveva ereditato insieme al resto del personale. Era stato proprio Melmsford ad aiutarlo nei primi difficili mesi dopo che aveva assunto il titolo, e sempre lui a continuare ad assisterlo nelle minuzie più delicate di quel nuovo ruolo. Se avessero mai parlato di un argomento non riguardante il titolo, lo avrebbe considerato un amico. Tuttavia, non era mai successo. Avrebbe dovuto aggiungere all'elenco: Conversare con Melmsford di un argomento non legato al lavoro. «Sì, entrate. Sedetevi.» Melmsford si accomodò, osservandolo con la giusta miscela di deferenza e attenzione. «È giunto il momento di affrontare il punto cinque» annunciò Thaddeus. Il segretario sembrò confuso, il che era normale poiché non aveva letto l'elenco. «Una moglie» precisò quindi il duca. L'uomo sgranò gli occhi, ma non parlò. «Voglio partecipare a quegli eventi in cui sia più elevata la possibilità di incontrare candidate adeguate.» «Ma certo, Vostra Grazia.» Melmsford si alzò e andò a prendere alcune buste dalla piccola scrivania che usava per lavoro. «Sono arrivati diversi inviti.» Li passò in rassegna. «Vi suggerisco la serata del Barone Raddleston, tenuta in onore di Mr. Percy Wittlesford, un romanziere. Credo ci sarà una lettura pubblica.» «Un romanziere?» domandò Thaddeus sbuffando. Indicò le librerie alle sue spalle e lungo le pareti della stanza. Erano 11


piene di libri che lui non aveva ancora toccato. «Non c'è tempo per letture di piacere.» «Se posso, Vostra Grazia» lo interruppe Melmsford con calma, «l'ultimo libro di Mr. Wittlesford è attualmente il preferito di una certa cerchia di giovani nobili che rispondono ai vostri requisiti.» Si schiarì la voce. «Scrive libri di un certo tipo.» Thaddeus si accigliò. «Un certo... oh!» esclamò quando compresse perché la solita discrezione di Melmsford fosse ancor più discreta. Quantomeno, la lettura non sarebbe stata noiosa, né disciplinata. «In questo caso parteciperò alla serata di Raddleston.» «Ottimo, Vostra Grazia.» E se avesse avuto fortuna, avrebbe incontrato una giovane di ottimi natali, dall'atteggiamento pacato e di bell'aspetto, ma anche sessualmente audace. E, già che c'era, poteva cercare di trovare un gatto nero in una carbonaia, un ago in un pagliaio e un duca che sapesse compiere il proprio dovere senza essere tanto noioso. «Vinnie, come puoi pensare di cavartela?» L'espressione di Jane era sgomenta, i suoi incantevoli occhi sgranati, la bocca perfetta che formava una O. Con un cenno del mento, Lavinia indicò Percy che se ne stava seduto in un angolo del salotto, una ciocca di capelli castano scuro che gli ricadeva elegante sulla fronte. Era l'incarnazione dello scrittore tormentato: penna in mano, macchie di inchiostro sul viso, fogli sparpagliati sul tavolo. Sarebbe stato perfetto se i fogli ai quali lavorava fossero stati un romanzo dalle vicende piccanti e non il rendiconto delle spese di casa. «È lui che dovrà cavarsela.» Lavinia scrollò le spalle. «Io, i libri, li scrivo e basta. Non devo leggerli in pubblico.» 12


Percy alzò la testa, il suo bellissimo volto rovinato da un cipiglio sulla fronte. Lavinia dovette tuttavia ammettere che non era vero, poiché Percy rimaneva bellissimo in ogni caso. Assomigliava come una goccia d'acqua al padre, mentre lei aveva ereditato dalla madre l'altezza (bassa), la figura (eccessivamente procace) e la capacità di concentrazione (che invece al padre mancava, se non per ciò che era pertinente al lavoro). «Stai cercando di minare la mia sicurezza, Jane?» domandò Percy, alzandosi. I tre fratelli – o più correttamente fratellastri, poiché il padre aveva avuto Percy con un'amante – si trovavano in salotto, prima di cena, e Lavinia che stava scegliendo il brano del romanzo che sarebbe stato letto quella sera, mentre Percy rivedeva le spese domestiche e Jane osservava ansiosa. Alla domanda del fratello, Jane si rattristò e Lavinia corse da lei sul divano per abbracciarla. Lanciò un'occhiataccia a Percy, che rispose alzando gli occhi al cielo. «Mi dispiace.» Jane era la più sensibile di tutti, ancor più della loro sorellina Christina, che aveva cinque anni e teneva il broncio per ore se le veniva negato qualcosa, anche ciò che in realtà non voleva. L'ultimo capriccio era scoppiato perché le era stato negato del porridge, che a lei nemmeno piaceva. Le era stato servito del pane tostato con zucchero e cannella – uno dei suoi piatti preferiti – ma si era risentita poiché i fratelli invece stavano mangiando il porridge. Jane, Lavinia e Christina erano le figlie legittime, mentre Percy e Caroline erano illegittimi, essendo il primo figlio di un errore del padre e la seconda figlia della defunta zia Adelia, sorella del padre, nata fuori dal vincolo matrimoniale dalla relazione con un principe europeo minore. Lavinia non ricordava mai di preciso il nome. Percy e Caroline erano stati accolti in casa fin da bambini. 13


L'intera famiglia, inclusi alcuni lontani parenti, viveva in un enorme palazzo a Mayfair. La possibilità che venissero ostracizzati per via dei loro scandali familiari era compensata dall'incredibile ricchezza del padre, nonché dalle sue competenze. Il suo acume finanziario gli aveva permesso di diventare consigliere della regina Vittoria. L'uomo dimenticava spesso i nomi dei figli, ma ricordava con precisione quanto la regina avesse speso in un mese per comprare cianfrusaglie. La negligenza del padre era ampiamente compensata dalla madre e dalla sua ambizione riguardo alla posizione sociale della famiglia. «Sono qui per sostenervi entrambi» rispose Jane, sollevando il capo per guardare prima Lavinia e poi Percy. «Inoltre volevo accertarmi di non rivelare per sbaglio il vostro segreto e ho pensato che sarebbe stato più facile se non fossi rimasta del tutto sorpresa stasera.» Riportò lo sguardo su Lavinia. «Non sceglierai un brano troppo scandaloso, vero?» domandò esitante. A volte Lavinia si chiedeva se Jane non fosse stata scambiata con un'altra bambina alla nascita. A differenza delle altre sorelle, cugine, sorellastre e fratellastri, lei era pacata, gentilissima e con ottime maniere. Se non fosse stato per la grande somiglianza con i genitori, Lavinia avrebbe temuto che ci fosse una ragazza scavezzacollo – la sua vera sorella – da qualche parte là fuori a lasciare inorridita una famiglia perbene. «Certo che no» la rassicurò. Il brano che aveva scelto raccontava il primo incontro dei protagonisti in un roseto. Descriveva un comportamento del tutto esemplare, anche se c'erano riferimenti a spine che pungevano e a fiori che sbocciavano: allusioni che alcuni ascoltatori avrebbero colto, mentre altri – come Jane – avrebbero ignorato. Aveva scelto come pseudonimo una variante del nome del 14


fratellastro, poiché le scrittrici di romanzi non vendevano bene come i colleghi maschi. Percy Waters era così diventato Percy Wittlesford, mentre lei raccoglieva allegramente gli assegni dei diritti d'autore dal proprio editore. Il suo ultimo libro, Assalto al castello, aveva colpito la fantasia di molte signore della società e così era cresciuto anche l'interesse nei confronti dell'autore. Lavinia e Percy si erano confrontati su come affrontare la situazione e, insieme, avevano deciso che Percy si sarebbe finto lo scrittore. Quando le lettrici avevano scoperto che Percy Wittlesford era in realtà Percy Waters, il bel figlio illegittimo di una delle menti più acute di Londra, be'... non c'era voluto molto perché Percy venisse invitato a leggere pubblicamente dei brani. Anche se il fratello, in realtà, avrebbe preferito rimanere a casa a lavorare sui conti. Aveva preso dal padre, da quel punto di vista, ma la sua illegittimità lo avrebbe costretto a operare per sempre in segreto. Le cose avrebbero potuto cambiare ora che la società lo credeva un autore famoso. Anche il senso di decoro della regina poteva piegarsi dinanzi a tale successo, motivo per cui Lavinia aveva incoraggiato il fratello ad affrontare le uscite pubbliche e motivo per cui lui aveva accettato. L'unica persona a sapere che in realtà era stata Lavinia ad aver scritto le quattro opere pubblicate era Jane. Il Barone Raddleston, che aveva organizzato la lettura pubblica di quella sera, era uno dei più influenti creatori di mode della società. Lui e la moglie si vantavano di avere lanciato le carriere di vari artisti, quali cantanti d'opera italiani, arpisti russi, e autori inglesi come Percy. Lavinia avrebbe fatto di tutto per i fratelli, anche per la capricciosa Christina. Se il suo talento per la scrittura avesse aiutato Percy a ottenere il lavoro che tanto desiderava, avrebbe felicemente finto per sempre, accertandosi che lui conoscesse bene gli intrecci dei libri. Per quanto, in realtà, era un 15


gran sollievo non dovere essere la faccia pubblica dell'autore. E poi c'era Jane, la pacatissima Jane che desiderava sposare il pacatissimo Mr. Henry McTavish, il loro vicino. Tuttavia, le due famiglie erano agli opposti: i McTavish erano persone decorose che non avrebbero mai permesso al loro figlio unico di sposare qualcuno di scandaloso, neanche se il comportamento vergognoso era tenuto dalla famiglia di un conte, per di più consigliere della regina. Dunque, uno scandalo c'era stato e ai McTavish sembrava importare poco che i Capel fossero stimati da tanti. Di recente, però, l'intransigenza dei vicini aveva iniziato a vacillare, visto quanto Henry e Jane erano devoti l'uno all'altra. Sarebbe stato meraviglioso, se solo i genitori di Lavinia – o più precisamente, la madre – non avessero insistito affinché Jane fosse presentata in società, nella speranza di trovarle un marito tra i ranghi più elevati, al posto del semplice e rispettabile figlio del vicino. Lavinia sapeva che Jane sarebbe stata ansiosa al pensiero di incontrare tante persone da sola e, senza di lei al proprio fianco, rischiava di finire fidanzata con la persona sbagliata. Il piano delle sorelle prevedeva che Jane fosse così silenziosa in società da non essere notata da nessuno, ma non stava funzionando perché la dote di Jane compensava ampiamente la sua timidezza. Fortunatamente, i corteggiatori che l'avevano fin lì avvicinata erano stati uomini disperati, e la madre non avrebbe mai accettato un disgraziato. Perciò, nel caso in cui la Stagione fosse terminata senza che Jane trovasse un uomo importante da sposare, forse la madre avrebbe cambiato idea e le avrebbe concesso di sposare Henry. Se Lavinia avesse potuto redigere un elenco dei compiti da assolvere nei mesi a venire – cosa che non aveva potuto fare 16


perché Christina aveva usato tutta la carta per disegnarci sopra quelle che sembravano delle capre sofferenti – avrebbe scritto: Elenco delle responsabilità di Lavinia 1. Accertarsi che Jane non si sposi finché nostra madre non si convincerà a prendere in considerazione Mr. McTavish. (Accertarsi che Jane non si sposi finché i genitori di Mr. McTavish non si convinceranno a prendere in considerazione Jane.) 2. Sforzarsi di evitare scandali in famiglia. 3. Assicurare a Percy una reputazione come ottimo romanziere, abile anche con i numeri. Annunciare il suo ritiro dalla scrittura per dedicarsi agli affari del padre. 4. Convincere papà a permettere a Percy di lavorare con lui. 5. Capire quale principe europeo è il padre di Caroline. «Jane! Lavinia!» La madre era ferma sull'uscio e guardava verso di loro con disapprovazione, ma al tempo stesso sorridendo con calore a Percy. Un talento straordinario, il suo. «Sì, madre?» rispose Lavinia. «Perché non vi state preparando per la serata?» Lady Scudamore guardò l'orologio. «Mancano tre ore!» aggiunse entrando in sala. Lavinia si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo. «A loro non serve tanto tempo per rendersi incantevoli» disse Percy, usando sfacciatamente il proprio fascino, e Lavinia per poco non sbuffò. Lui non era figlio di Lady Scudamore, ma questa lo trattava meglio delle proprie figlie. O, almeno, meglio di quanto 17


non trattasse la figlia minore. Secondo Lavinia, ciò era dovuto al suo bell'aspetto e al fatto che fosse maschio. Era ingiusto. «A te non serve tanto tempo, Percy caro, ma ho saputo che il Duca di Hasford parteciperà alla serata dei Raddleston.» Lady Scudamore guardò con aria seria Jane, che era tornata a essere ansiosa. «Considerato che finora è stato estremamente ritirato, il motivo della sua uscita può essere soltanto uno: sta cercando moglie.» Avanzò per accarezzare la guancia di Jane. «E tu sei così incantevole da poter essere una duchessa.» Lavinia notò l'espressione sgomenta della sorella, nonché lo sguardo determinato della madre. Oh, cavolo. «Quale abito dovrei indossare, madre?» domandò. Non che le interessasse davvero la sua opinione, ma voleva che la madre smettesse di guardare Jane con tanta intensità. La sorella non avrebbe retto alla pressione e c'era ben poco che Percy potesse fare. La madre, infatti, voleva che le figlie sposassero buoni partiti affinché elevassero la loro posizione sociale e alleviassero lo scandalo di avere Percy e Caroline in casa con loro. Dopotutto, la ricchezza e il favore della regina arrivavano solo fino a un certo punto. «Scegli ciò che vuoi» le rispose la madre, ignorando l'argomento come indegno della sua attenzione. «Jane, tu invece dovresti indossare l'abito di raso bianco. Inoltre, ti presterò i miei orecchini di diamante.» Sospirò. «Una duchessa! Sarebbe quello che ho sempre sognato!» Lavinia prese Jane per mano, tirandola verso la porta. La sorella incespicò, quasi fosse rimasta di sasso. «Che l'abito di raso bianco sia» affermò Lavinia. «Forza, andiamo a prepararci.» «Il Duca di Hasford» annunciò il maggiordomo. 18


Thaddeus si fermò all'entrata della sala da ballo, osservando la gente che in quel momento aveva gli occhi puntati su di lui. Se c'era una cosa che odiava dell'essere duca era che tutti lo fissavano ogni volta che appariva in pubblico. Il problema si sarebbe forse risolto se si fosse fatto vedere più spesso, ma ciò avrebbe significato uscire di frequente e lui tollerava davvero poco la frivolezza. Una vocina nella sua testa gli disse che, se fosse stato più tollerante in tal senso, sarebbe stato meno inflessibile, ma subito soffocò quel pensiero. Non poteva inventarsi una tolleranza che non aveva. Motivo in più per sposarsi: avrebbe potuto rimanere a casa con la moglie e concentrarsi sul lavoro e sul mettere al mondo un erede. Unendo, letteralmente, l'utile al dilettevole. Entrò nella sala, stampandosi sul volto un'espressione educata, piuttosto che infastidita. Era lì per un motivo, si ricordò, e non voleva allontanare potenziali duchesse con la sua faccia seriosa, che a detta dei suoi soldati era alquanto terrificante. «Buonasera, Vostra Grazia.» Una donna gli si era avvicinata, le piume che aveva tra i capelli dondolavano lievi ogni volta che muoveva la testa. «Sono la Baronessa Raddleston e questo è mio marito, il barone.» Un gentiluomo comparve alle sue spalle, l'espressione compiaciuta come quella della moglie, non perché fossero particolarmente lieti di vedere lui, ma perché erano riusciti ad avere alla loro festa un duca. D'altronde, a essere onesti, era la prima volta che si incontravano, perciò come avrebbe potuto essere altrimenti? Magari il barone si sarebbe dimostrato un amico meraviglioso e insieme avrebbero scoperto di avere interessi comuni, come... per la miseria, lui non aveva interessi. O non si era concesso di averli per via dei tanti doveri da assolvere. 19


Prese nota di aggiungere all'elenco: Sviluppare interessi e frivolezza. La sala da ballo dei Raddleston era arredata con eleganza. I lampadari scendevano dal soffitto a cadenza regolare e le candele accese inondavano la stanza di luce dorata, conferendole un certo fascino. I domestici, vestiti con abiti discreti, giravano tra gli ospiti con vassoi d'argento, servendo prelibatezze e bicchieri di champagne. In sottofondo, un quartetto d'archi suonava musica delicata per intrattenere gli ospiti in attesa dell'evento principale: la pubblica lettura di materiale scandaloso. «Mr. Wittlesford comincerà tra circa un'ora» lo informò il barone. Sembrava che gli avesse letto il pensiero. Thaddeus sperò che non fosse così, poiché oltre a chiedersi quando sarebbe stata la lettura si era anche chiesto quando avrebbe potuto andarsene senza offendere il padrone di casa. «Nel frattempo» continuò il barone, «ci sono assaggi e bevande, nonché tanti altri ospiti. Immagino che non abbiate incontrato...» «Barone!» esclamò una donna. Era poco lontana, separata da loro da un gruppetto di ospiti. La sua voce fu abbastanza acuta da strappare a Thaddeus una smorfia. O, meglio, da fargli rimpiangere di non poterla fare, giacché sarebbe stato maleducato da parte sua. «Lady Scudamore» disse il barone, girandosi verso la donna che si stava facendo largo tra i presenti, trascinandosi dietro due ragazze. Lady Scudamore era una donna di mezza età dalla mascella pronunciata e dalla presenza imponente, pur essendo in realtà piuttosto bassa. Le donne che la seguivano erano più giovani, entrambe sulla ventina. La più bella delle due indossava un abito di raso bianco e i suoi capelli dorati brillavano alla luce delle can20


dele. Aveva un'espressione serena e gli occhi azzurri rivolti non a Thaddeus, bensì puntati da qualche parte sopra la sua spalla. L'altra era bassina e dai capelli più scuri, con alcune ciocche che le ricadevano sul volto. Lei, invece di tenere gli occhi fissi su un punto, faceva saettare lo sguardo per la stanza come se volesse catalogare ogni persona presente. Poi posò gli occhi su di lui e lo guardò in maniera aperta e sfrontata, osservando prima il suo corpo, per soffermarsi quindi sul suo volto. C'era qualcosa di vivace ed energico nella maniera in cui lo osservava, era uno spettacolo affascinante, anche se la parte più censoria di Thaddeus riteneva che fosse troppo sfacciata. Pur senza volerlo, lui non poté non notare quanto la ragazza fosse seducente; era più procace rispetto all'altra, che invece era esile e perfetta. In particolar modo gli fu impossibile non notare il suo seno, che quasi traboccava dal décolleté dell'abito azzurro. Thaddeus provò una reazione immediata e viscerale nei suoi confronti, così rude da lasciarlo sorpreso. Non si trattava di una donna con cui scambiare convenevoli, ma piuttosto di una donna da bramare, il che avrebbe reso impossibile anche solo parlarle. Era una donna da evitare a ogni costo. Lui preferiva le persone facilmente etichettabili: soldato, domestico, moglie. Gli amici lo prendevano in giro per quel suo voler essere sempre efficiente e abitudinario, ma era ciò che l'aveva reso prima un bravo capitano e poi un duca. Chi non si conformava, chi lo spronava a mettere in discussione se stesso, era troppo pericoloso per la sua serenità mentale. «Buonasera, barone. Baronessa.» La donna di mezza età strinse il braccio della prima giovane, mantenendo lo sguardo fisso su Thaddeus. 21


«Lady Scudamore, è un piacere.» Il barone indicò Thaddeus. «Vostra Grazia, vi presento Lady Scudamore e le sue figlie, Lady Jane e Lady Lavinia.» Le tre si piegarono in una riverenza e, quando si rialzarono, la prima giovane – Jane – aveva ancora sul volto la stessa espressione serena, mentre le labbra di Lady Lavinia si erano piegate in un sorriso malizioso, svelando una fossetta sulla guancia. La sua presenza non passava inosservata. Forse la reazione viscerale che Thaddeus aveva avuto nei suoi confronti era un misto di desiderio e invidia: avrebbe tanto voluto essere pieno di vita come lei, che si rapportava al mondo circostante con entusiasmo ed energia. Forse un altro punto da aggiungere all'elenco? «Buonasera, signore» rispose Thaddeus, inchinandosi. «È un piacere conoscervi.» Le giovani mormorarono qualcosa, ma le loro voci furono coperte da quella della madre. «Siete qui per la lettura? Il nostro Percy è l'autore.» Si sporse in avanti come a svelargli un segreto. «Che birichino, non avevamo idea che scrivesse certi libri.» Lady Lavinia emise un breve sospiro, mentre Lady Jane arrossì. «Percy Wittlesford è l'autore di Assalto al castello» spiegò il barone. «Lo avete letto?» Thaddeus scosse il capo. «No, non ho la possibilità di fare letture di piacere.» E, nel caso, non leggerei certo libri del genere. «I suoi libri sono molto...» Il barone si fermò. «Piacevoli» concluse Lady Lavinia con un'espressione maliziosa, mentre Lady Jane arrossiva ancora di più. «Sono davvero impossibili da riporre. Direi che sono all'avanguardia.» «Non vedo l'ora che inizi la lettura, dunque» rispose Thad22


deus, consapevole di sembrare impacciato, ma anche di non poterci far nulla. «Vostra Grazia, la mia Jane mi ha detto che è molto interessata alla vostra precedente carriera nell'esercito.» Lady Jane lanciò un'occhiata fugace alla madre, per poi tornare alla sua solita espressione serena. Era ovvio come non avesse mai manifestato un tale interesse. Thaddeus si ritrovò ad ammirare la sua capacità di mantenere le emozioni sotto controllo, una qualità desiderabile in una donna titolata. «Sì, Vostra Grazia» disse quindi Lady Jane. «Mi chiedevo che cosa si prova in battaglia.» Lui prese un bel respiro, preparandosi a recitare la risposta scontata che dava ogni volta che qualcuno al di fuori dell'esercito gli poneva quella domanda, ma Lady Lavinia lo anticipò. «Immagino che sia difficile da descrivere» disse con uno sguardo comprensivo. Thaddeus annuì. «Provateci, ve ne prego» lo spronò Lady Scudamore. «Madre.» Il tono di Lady Lavinia era di rimprovero. Ovviamente, una persona dotata di tanto spirito d'osservazione doveva aver notato il suo disagio. E per lui fu disorientante che gli avesse letto dentro con tanta chiarezza, dopo averlo appena conosciuto. Una persona tanto determinata a non mettere a disagio gli altri da essere disposta a rimbeccare la madre: decisamente qualcuno da evitare, per Thaddeus. Oltre che da invidiare. Lui si era mai rivolto in quel modo ai suoi genitori? No, e lo sapeva bene. Suo padre era stato nell'esercito e aveva mantenuto un atteggiamento militare anche con lui. Sua madre era stata altrettanto severa, mostrando amore materno solo per accertarsi che fosse vestito e nutrito. Soltanto una volta lo 23


aveva abbracciato, o aveva permesso che lui l'abbracciasse, ed era accaduto alla morte del padre. «La battaglia, come dice Lady Lavinia, è difficile da descrivere.» Thaddeus mantenne lo sguardo su Lady Jane. Era più facile guardare lei e non solo perché era di una bellezza classica, ma perché non aveva lo sguardo diretto della sorella. Era semplice da etichettare: una bella ragazza, ideale da sposare. Non sconcertante quanto Lady Lavinia. «È piena di trambusto, fracasso, confusione.» «Come una festa di società» commentò sarcastica Lady Lavinia. Ridacchiarono tutti, tranne lui. «Ma grazie al cielo ne siete uscito» disse Lady Scudamore. «Ora potete lasciare che siano altri a proteggere la nazione.» «Già» rispose secco Thaddeus, notando lo sguardo fugace di Lady Lavinia su di sé. Davanti a quegli occhi osservatori avrebbe voluto sparire, ma sapeva che non era un comportamento consono per un duca. «Vogliate scusarmi, ma desidero andare a prendere qualcosa da bere» disse Lady Lavinia. «Jane, tu hai sete?» «Sì» rispose la sorella. «Magari ha sete anche il duca.» Il tono di Lady Scudamore lasciava ben trasparire ciò che lei desiderava che succedesse. «Madre» l'ammonì nuovamente Lady Lavinia. «Sarà un piacere accompagnare le signore al tavolo dei rinfreschi» si ritrovò a rispondere Thaddeus, guadagnandosi lo sguardo raggiante di Lady Scudamore. Non riuscì a trattenersi dal lanciare un'occhiata verso Lady Lavinia, e la trovò che sollevava incredula le sopracciglia, in un'espressione che rivelava quanto fosse delusa da lui. E si erano appena incontrati. Se le concederete questa vittoria, vi ritroverete ad accontentarla per sempre, sembrava volergli dire quello sguardo. 24


Magari mi sta bene, volle risponderle. Sto cercando moglie. E perché non Lady Jane? Una donna bella e di buone maniere che era chiaramente in grado di tenere a freno le proprie emozioni. Quanto siete prevedibile, ribatté lei con lo sguardo. Una vera delusione. Pioveva quel mattino fatidico, ma non una pioggia qualunque... era un diluvio, un nubifragio, come se qualcuno dal cielo stesse gettando acqua a secchiate. Mentre la cameriera mi vestiva, mi preoccupai: come potevo uscire con un tempo del genere? Eppure, dovevo farlo. Avevo un appuntamento con la persona che teneva in mano il mio destino, anche se non ne avevo ancora idea. Sapevo solo che lui mi aveva inviato un messaggio insistendo affinché ci incontrassimo. Nel messaggio era scritto che ne andava del mio futuro e che, se non mi fossi presentata, me ne sarei pentita amaramente. Un marito misterioso, Percy Wittlesford

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Patto proibito con il duca MEGAN FRAMPTON LONDRA, XIX SECOLO - Thaddeus Dutton ha appena acquisito il titolo di Duca di Hasford e, sebbene riluttante, è deciso a sottostare ai doveri che il suo rango comporta, primo fra tutti trovarsi una moglie adeguata. La timida Jane Capel sembra perfetta allo scopo, tuttavia l'irruente, e incantevole, sorella di lei pare di tutt'altro avviso. Lady Lavinia, infatti, è determinata a tenere Jane lontana dal fin troppo attraente duca e la sua caparbietà finisce per mettere entrambi nei guai. Sorpresi in atteggiamento compromettente durante un evento mondano, Lavinia e Thaddeus hanno un'unica scelta...

Come sposare una cortigiana MADELINE MARTIN INGHILTERRA, 1816 - Quando torna dai viaggi che lo hanno tenuto impegnato per rimettere in sesto il patrimonio paterno, Evander Murray, Conte di Westix, rimane sconvolto nell'apprendere che l'ingenua Lottie Rossington, la donna che non ha mai smesso di amare e che intendeva sposare, è diventata una famosa cortigiana. Anche se adesso ha abbandonato quell'attività scandalosa per insegnare l'arte della civetteria alle giovani del ton, Lottie è molto più degli epiteti ingiuriosi con cui la definisce il bel mondo. E per questo non dà segno di volere un uomo accanto, nemmeno Evander.


Le più belle saghe storiche d’autore, da collezionare.

Inghilterra, 1855-1860

Quando l’attrazione divampa, bruciante e incontenibile, non contano più né il rango né il tempo della lontananza. Un matrimonio di interesse, un incontro inaspettato nella residenza londinese tra il bel tenebroso Rule Dewar e l’affascinante ereditiera Violet Griffin

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