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PELLE CONTRO PELLE KIRA SINCLAIR
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Under the Surface Harlequin Blaze © 2015 Kira Bazzel Traduzione di Elisabetta Frattini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation giugno 2016 Questo volume è stato stampato nel maggio 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY TEMPTATION ISSN 1591 - 6707 Periodico mensile n. 345 dello 04/06/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 128 dello 07/03/2001 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo Avevano bisogno di soldi. Un disperato bisogno di soldi. Ma valeva la pena rischiare la vita? Nel momento in cui Jackson Duchane aveva visto l'attrezzatura datata e malconcia della Lancaster Diving impilata sul molo a Mobile, in Alabama, un brutto presentimento gli aveva provocato un brivido lungo la schiena. Una società petrolifera aveva assunto la squadra della Lancaster per far saltare uno spesso strato di roccia che bloccava l'accesso a una nuova vena nel golfo. Operazione abbastanza semplice. O almeno così sarebbe dovuto essere. Questo era quello che succedeva quando si accettava un subappalto da una ditta con la quale non si era mai lavorato prima. Ma la Trident Diving non poteva permettersi di essere troppo esigente al momento. La società era nuova e faticava a decollare. Aprire la Trident nella sua città natale, Jacksonville, in Florida, per lui e i suoi soci Asher Reynolds e Knox MacLemore era stato come realizzare il sogno di una vita. Erano tutti e tre ex Navy SEAL e la loro amicizia si era forgiata sul campo di battaglia. La condivisione di 5
condizioni tremende e l'aver affrontato insieme grandinate di pallottole gli avevano fatto apprezzare la forza dei suoi compagni e il modo in cui riuscivano a sostenerlo nei momenti difficili. Jackson non riusciva a immaginare di poter creare una società con nessun altro. Inclusa sua sorella Kennedy che, in attesa di finire gli studi, si occupava della parte amministrativa della Trident. Avrebbe voluto rifiutare quel lavoro e l'aveva fatto presente a Knox e ad Asher. C'era qualcosa che non gli piaceva in James Lancaster. Qualcosa che non era riuscito a definire. Tuttavia, mostrandogli l'ultimo estratto conto della banca, Kennedy lo aveva convinto ad accettare l'incarico, quando, invece, avrebbe dovuto seguire il suo istinto. Ora, a un centinaio di piedi sotto la superficie dell'acqua, era troppo tardi per pentirsi. Anche se quella maledetta decisione gli sarebbe potuta costare la vita. Ma dove diavolo avevano trovato quell'esperto in esplosivi? E perchÊ nessuno sembrava preoccuparsi del fatto che avesse sistemato le cariche nel modo sbagliato? GesÚ! Una volta tornato in superficie avrebbe ucciso qualcuno. Sempre che fosse sopravvissuto. Agitando freneticamente le braccia cercò di attirare l'attenzione di uno degli altri sommozzatori, ma sembrava che tutti lo ignorassero. C'era da aspettarselo. Non aveva ricevuto un gran benvenuto fin dall'inizio, considerato il fatto che era arrivato all'ultimo momento in sostituzione di qualcun altro e che il suo umore non era dei migliori. James gli aveva fatto credere che il sommozzatore infortunato 6
si era fatto male sulla terraferma, ma lui incominciava a nutrire qualche dubbio in proposito. Il problema con gli esplosivi non era la prima violazione delle regole di sicurezza che aveva notato salendo a bordo della Emily's Fortune. Al diavolo. Non aveva nessuna intenzione di starsene lì a farsi uccidere o a permettere che qualcun altro morisse. Aveva visto abbastanza morte e distruzione negli anni trascorsi con i SEAL da bastargli per tutta la vita. Lui, Knox e Asher avrebbero svolto il lavoro in modo molto più efficiente e soprattutto sicuro. Patto di non concorrenza o meno, tornato in superficie avrebbe riferito al cliente ciò che aveva visto, assicurandogli che la sua società era in grado di svolgere lo stesso lavoro meglio, in modo più sicuro e a un costo più basso. Con un colpo di reni, Jackson sfrecciò verso la protuberanza rocciosa dove Brian, l'addetto agli esplosivi, stava trafficando e lo spinse da parte prendendo il suo posto davanti alle cariche. Come previsto, Brian reagì fulminandolo con lo sguardo e cercando di spingerlo via. Jackson lo ignorò e in pochi minuti sistemò le cariche nel modo corretto. Poi, stringendo una mano intorno al braccio di Brian lo trascinò in superficie. Dovevano allontanarsi dalla portata dell'esplosione. Quando diede il segnale tutti gli altri lo seguirono. Emergendo trovarono il cielo azzurro ad aspettarli sopra la linea di galleggiamento. Jackson si tolse il boccaglio e stava già urlando quando il resto degli uomini della squadra affiorò accanto a lui. 7
Salito sulla nave che ondeggiava a qualche metro di distanza, si tolse l'attrezzatura e andò direttamente alla ricerca di James Lancaster, il proprietario e capo della squadra. Lui e James avevano già avuto occasione di dissentire su alcuni dettagli, perciò Jackson si aspettava una reazione decisa. «Che cosa diavolo è successo là sotto, Duchane?» «Il maledetto fenomeno dei SEAL crede di sapere tutto» urlò Brian dietro di lui. Jackson strinse i pugni sforzandosi di tenerli lungo i fianchi invece di colpire in faccia il coglione che gli stava accanto. «Quella fattispecie di idiota del tuo responsabile degli esplosivi stava per farci saltare tutti in aria. Aveva bypassato l'innesco, così nel momento in cui avesse posizionato le cariche, sarebbe esploso tutto.» James sgranò gli occhi. Finalmente. «Stronzate» protestò Brian. Gli altri sommozzatori che fino a quel momento erano rimasti in silenzio, si agitarono a disagio dietro di lui. «Voleva solo mettere le mani sugli esplosivi» continuò Brian. Con fare minaccioso, Jackson si avvicinò di un singolo passo. Stava perdendo quel poco di pazienza che era riuscito a racimolare. A quel punto James si intromise tra loro e gli posò una mano sulla sua spalla. «Figliolo» esordì con un tono suadente che Jackson non era in vena di sopportare. «Credo che sia meglio che le nostre strade si dividano.»
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1 Otto mesi dopo Lorelai Lancaster cercò di scacciare la sensazione di paura che le attanagliava la gola e procedette lungo il molo. Quel maledetto affare si muoveva sotto i piedi, ondeggiando insieme all'acqua. Solo a lei faceva l'effetto di una marea che si preparava a inghiottirla, trascinandola giÚ nel blu. Per il resto del mondo una vacanza alle isole Turks and Caicos era il meglio che la vita potesse offrire. Per lei era un inferno. Si sentiva circondata dall'acqua. E non solo quando si trovava sul molo. Ogni singola finestra da cui guardava aveva una vista sull'oceano. Allora? Fai quello che devi fare e smettila di lamentarti. Le sembrava di sentire la voce di suo padre, cavernosa e roca. Non era piÚ rassicurante ora di quanto non lo fosse stata quando lui era ancora in vita. E anche allora non l'aveva sentita tanto spesso. Crescendo era stata mesi senza avere sue notizie e per quanto riguardava il vederlo... la frequenza era di 9
una o due volte l'anno, se andava bene. Ma, forse, la sua fortuna era stata che lui non l'avesse trascinata nell'esistenza transitoria e idrocentrica che conduceva. Forse. A distanza, erano stati entrambi più felici, ciononostante quel pensiero non bastava a sedare il risentimento che lei provava. Dopo la morte di sua madre a causa di un tragico incidente durante un'immersione, suo padre l'aveva depositata sulla terraferma, lasciando che fossero i suoceri a crescerla. «Lorelai!» Brian attirò la sua attenzione da una nave a qualche metro dal molo, distanza che a lei sembrò abissale. Aveva fatto pochi passi e si trovava ancora all'inizio del pontile quando si era bloccata. I suoi piedi si rifiutavano di muoversi. Non c'erano appigli a cui aggrapparsi per sentirsi sicura. Perché non c'era una ringhiera che impedisse alla gente di cadere in acqua? La parte masochista del suo cervello la esortò a guardare, a voltare la testa e a dare un'occhiata verso il basso, ma la parte saggia resistette alla tentazione sapendo che sarebbe stato troppo. L'attimo seguente Brian era accanto a lei e abbracciava il suo corpo rigido. Non sembrò accorgersi che era come paralizzata. Il che era un bene. Forse c'era una possibilità che nessuno capisse quanto l'acqua la terrorizzava. Si era sempre impegnata a tenere segreta quella sua debolezza. Razionalmente si rendeva conto che la sua era una paura sciocca. Centinaia di persone entravano in acqua ogni giorno e non affogavano. Ma la logica non 10
le era mai stata d'aiuto nel superare la fobia che aveva sviluppato dopo la morte di sua madre. Le poche volte che aveva cercato di immergere un piede in una piscina si erano rivelate un disastro. E ora eccola lì, in veste di nuova proprietaria della Lancaster Diving and Salvage. Che cosa diavolo c'entrava lei con una società di recuperi subacquei? In special modo con una sull'orlo del fallimento? Lorelai si ripeté il discorso di incoraggiamento che si era fatta a Chicago per riuscire a salire sull'aereo. Si trattava di superare le poche settimane necessarie per sistemare tutto, poi sarebbe tornata alla sua vita di sempre. Ce la poteva fare. Ce la doveva fare. Suo padre, oltre a lasciarla unica erede di una società che lei non voleva, le aveva anche procurato i mezzi per cambiare le sorti dell'attività in modo da renderla abbastanza redditizia da attirare potenziali compratori. Era convinto di aver trovato il relitto della Chimera. Secondo le fonti storiche, la nave era partita dalle Isole Vergini, diretta a New Orleans per portare approvvigionamenti e munizioni a tutti gli Stati Confederati. Ma molti erano convinti che trasportasse ben altro quando a causa di un uragano era affondata tra Haiti e Turks and Caicos. Secondo la leggenda il carico segreto che trasportava era oro. Molto oro. Quello che Lorelai aveva trovato storicamente interessante era che, ammesso che le voci riguardo all'oro fossero vere, se la nave non fosse affondata, la guerra avrebbe potuto avere un esito diverso. Naturalmente le sue erano solo speculazioni, ma una riserva d'oro fornita dai proprietari di piantagioni 11
che avevano tutto l'interesse che la Confederazione vincesse... In veste di storica, l'interesse di Lorelai si era destato nell'istante in cui aveva incominciato a leggere il resoconto delle ricerche effettuate da suo padre sulla Chimera. Non aveva mai saputo che suo padre fosse un appassionato di storia. Era cresciuta convinta che il bisogno di studiare gli eventi passati e di capire come la gente aveva vissuto, che cosa aveva pensato, che cosa aveva amato, che cosa aveva detestato fosse scaturito dal nulla. Perché aveva dovuto aspettare che suo padre fosse morto per scoprire che avevano qualcosa in comune? Quel pensiero la perseguitava. Ed era la ragione per cui, nonostante il terrore dell'acqua, aveva deciso di recarsi lì e di portare a termine il suo progetto. Secondo gli scritti che aveva trovato, suo padre era riuscito a individuare la zona dove, con ogni probabilità, giaceva il relitto. Trovare la Chimera avrebbe potuto fare la differenza tra l'ereditare una società schiacciata dai debiti e una società in attivo che le avrebbe permesso di concentrarsi sulla carriera accademica e di ricerca senza doversi preoccupare di guadagnarsi altrimenti da vivere. Il problema era che non poteva permettersi di assumere qualcuno che dirigesse l'operazione quando non era nemmeno sicura di riuscire a pagare i sommozzatori. In ogni caso se ne sarebbe preoccupata solo quando, e se, quel sogno fosse diventato realtà. Brian le cinse le spalle con un braccio spingendola in avanti. Lorelai stava per ringraziarlo poi, rendendosi con12
to che lui non avrebbe capito per che cosa lo stava ringraziando, rimase in silenzio. Il suo corpo continuava a essere teso come una corda di violino, ma se non altro si stava muovendo nella direzione giusta. Conosceva quell'uomo da sempre, anche se poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui si erano visti faccia a faccia. Brian aveva incominciato a lavorare con la squadra di suo padre a quindici anni durante le vacanze estive e, una volta terminate le scuole superiori, era stato assunto a tempo pieno. Da piccola Lorelai era stata un po' gelosa del tempo che suo padre dedicava a quel ragazzo invece che a sua figlia. Ora era grata di avere qualcuno che sapeva come muoversi e che l'avrebbe aiutata a capire che cosa fare. Afferrandola alla vita, Brian la sollevò sulla scaletta che portava sul ponte della loro nave, la Emily's Fortune. Vedere il nome di sua madre scritto a lettere sbiadite sul lato dell'imbarcazione le provocò una fitta di dolore al cuore. In qualche modo riuscì a soffocare anche quell'emozione. Fortunatamente Brian la condusse sottocoperta. Sentiva ancora lo sciabordio provocato dalle onde che si muovevano contro l'imbarcazione, ma se non altro non doveva più guardare l'acqua. Chiudendo gli occhi poteva fingere di trovarsi su un treno o su un aereo, nonostante l'odore del sale e le grida degli uccelli marini. «La squadra della Trident è già qui.» Lasciandosi cadere sulla panca dietro il tavolo che 13
correva lungo la parete della cambusa, Lorelai si massaggiò le tempie. «Come, scusa?» «La Trident. La società di recuperi subacquei di cui ti ho parlato al telefono.» «Quella che da otto mesi ci sta rubando i clienti?» «Esatto. Sono qui.» Lasciando cadere le mani, Lorelai sollevò lo sguardo su Brian. Aveva nove anni più di lei, anche se quando sorrideva sembrava più vecchio. Il tempo passato in mare e l'esposizione al sole gli avevano regalato delle rughe in più intorno agli occhi e sulla fronte. Era molto abbronzato, la sua pelle era molto più scura di quella che Lorelai aveva ereditato da sua madre latinoamericana. «Perché?» Brian aggrottò la fronte e la ruga tra le sopracciglia divenne un solco. «Non ne ho idea, ma la cosa mi mette a disagio.» Sì, non piaceva nemmeno a lei. Se Brian diceva il vero, e lei non aveva ragione di dubitarne, per mesi la Trident era stata una spina nel fianco di suo padre. Il fatto che si fossero presentati lì ora poteva essere una coincidenza? No. «Maledizione, questo significa che ci faranno concorrenza, non è così?» «Probabilmente.» Jackson si fermò sul porticciolo tra le numerose persone impegnate in un'attività fervente e si mise a osservare. Non aveva mai visto prima la donna che Brian a14
veva salutato con un abbraccio e un sorriso aperto, ma supponeva che si trattasse della figlia di Lancaster. Aveva saputo che James era morto per un attacco di cuore tre mesi prima. Era stato un peccato, ma non una sorpresa. Non aveva un bell'aspetto l'ultima volta che si erano parlati. Forse perchĂŠ era paonazzo e stava sbraitando. James non ci aveva messo molto a rendersi conto che la Trident gli stava portando via un cliente dopo l'altro. Era stato lui stesso a facilitare il compito con la scarsa osservanza delle procedure di sicurezza, eppure aveva fatto irruzione negli uffici della societĂ di Jackson minacciando di denunciarlo per la clausola di non concorrenza che aveva firmato. All'epoca, Jackson aveva giĂ scoperto che James era al verde e gli aveva suggerito di rivolgersi a un avvocato, sapendo che non se lo poteva permettere. E non si era affatto sentito in colpa. Non quando c'erano in ballo la vita e la sicurezza delle persone. L'errore potenzialmente letale che i suoi uomini avevano commesso con gli esplosivi sarebbe potuto costare vite umane e il versamento in mare di milioni di galloni di petrolio. Parecchie settimane piĂš tardi la porta della sede della Trident era stata sfondata e i loro uffici messi a soqquadro. L'attrezzatura subacquea e i computer erano stati risparmiati e non mancava niente di valore. Insieme ad Asher, Knox e Kennedy, Jackson ci aveva messo parecchi giorni a sistemare i danni. Non c'era modo di provare che i vandali avessero copiato le sue ricerche sulla Chimera o che il mandante dell'irruzione fosse James Lancaster, ma l'istinto gli 15
diceva che era stato lui. E lui aveva imparato a fidarsi dell'istinto. Nelle missioni piĂš pericolose alle quali aveva partecipato, era stato l'istinto a fare la differenza tra la vita e la morte. E adesso il suo istinto gli diceva che la presenza della Lancaster Diving a Turks and Caicos non era una coincidenza. Lorelai Lancaster era sparita sottocoperta seguita da Brian che l'aveva esortata posandole una mano sulla schiena senza quasi toccarla. La comunitĂ dei sommozzatori era piccola e lui si era informato sulla Lancaster Diving e sulla donna che aveva ereditato il caos che James si era lasciato dietro. Jackson era quasi dispiaciuto per lei, ma non abbastanza da interrompere la sua campagna per escludere la Lancaster Diving dagli appalti e soprattutto per tenerla lontana dalla Chimera. Da dieci anni effettuava ricerche sul naufragio e non avrebbe permesso alla squadra della Lancaster di trovare per prima il relitto, grazie ai risultati delle sue ricerche. Lorelai era davvero molto bella, in un modo esotico. Aveva la pelle scura e gli short mettevano in evidenza le curve armoniose e le gambe chilometriche. La maglietta abbondante e leggera le accarezzava il corpo conferendole un aspetto tropicale e spensierato. Dalle informazioni che era riuscito a raccogliere, si era aspettato di vedere una ragazza sfrontata e coraggiosa attraversare la passerella che portava all'Emily's Fortune, invece l'aveva osservata muoversi con circospezione, lo sguardo dritto davanti a sĂŠ e la postura rigida. PerchĂŠ? 16
Non ne aveva idea e non gli sarebbe dovuto importare, ma il soldato che c'era in lui non poteva fare a meno di catalogare e analizzare tutto quello che vedeva. Una parte di lui avrebbe voluto raggiungerla sul molo e confrontarsi con lei pur sapendo che un confronto non avrebbe portato a niente. Jackson si aspettava che fosse una bugiarda come suo padre, come Brian e come tutti i componenti della squadra della Lancaster. Per questo aveva studiato un piano migliore. Incrociando le braccia sul petto, si appoggiò alla balaustra e rimase ad aspettare. Era una cosa che sapeva fare bene. Era stato allenato a sopportare quello stato di noia che faceva impazzire la maggior parte della gente e che ora a lui non pesava più. Osservò le barche attraccare e allontanarsi dal porticciolo in modo che chiunque lo vedesse pensasse che fosse un turista che si beava del panorama. Nel frattempo non perdeva di vista la nave della Lancaster. Fortunatamente l'attesa non fu lunga. Un'ora più tardi Lorelai emerse dall'imbarcazione con Brian incollato al fianco. Teneva la testa alta e lo sguardo fisso davanti a sé. Le labbra di Brian si muovevano, ma Jackson non era in grado di sentire che cosa diceva. Non che gli importasse. Lorelai sembrava annoiata o comunque non particolarmente interessata anche perché non si prendeva la briga di rispondere. Le sue labbra erano serrate e il corpo rigido. I capelli lunghi e neri erano mossi dalla brezza che si alzava dall'acqua. Per qualche strana ragione si era 17
aspettato che i suoi occhi fossero scuri, invece a mano a mano che si avvicinava, scoprì che erano verdi, come quelli di suo padre. Era l'unico tratto fisico che aveva ereditato da quell'uomo. Jackson non si prese la briga di spostarsi quando lo raggiunsero. Erano troppo concentrati su se stessi per accorgersi della sua presenza. Tuttavia, lo sguardo di Lorelai lo sfiorò soffermandosi per un istante su di lui. Non sul suo viso, ma sul suo fisico. Jackson sapeva che cosa aveva visto. Aveva trascorso anni a perfezionare il suo corpo trasformandolo nella macchina che aveva bisogno che fosse. Per svolgere bene il suo lavoro doveva essere forte e agile. Era abituato a essere notato dalle donne e, doveva ammetterlo, il fatto di essere un SEAL e di condurre una vita all'insegna del pericolo e della segretezza aveva contribuito ad aumentare il suo fascino in maniera esponenziale. E negli anni era stato più che felice di approfittare di tale vantaggio. Tranne che negli ultimi tempi. Era da parecchi mesi, infatti, che non si concedeva quel genere di distrazioni, troppo impegnato a lanciare la Trident, a farsi una reputazione, una lista di clienti, a condurre ricerche e a trovare i capitali per il recupero della Chimera. Lo infastidì notare che Lorelai Lancaster fosse riuscita a far reagire il suo corpo assopito ormai da diciotto mesi. A quanto pareva il suo sesso non si stava dimostrando troppo esigente. Per fortuna il suo cervello era più assennato. 18
Lorelai gli passò davanti e poi distolse lo sguardo, ma la sensazione che aveva generato in lui rimase in forma di uno strano formicolio sotto la pelle. Afferrando la balaustra, Jackson si impose di non voltarsi a guardarla mentre si allontanava. Non ce n'era bisogno. Sapeva esattamente dove trovarla. Lorelai aveva bisogno di bere qualcosa. Di forte. SÏ, almeno un paio di quei drink arancioni e rosa che ormai tutti i bar servivano. Miscugli di frutta con abbastanza alcool da farle dimenticare che il giorno successivo si sarebbe trovata su una barca circondata dall'oceano. Dio, quanto avrebbe voluto che Melody fosse lÏ con lei. La sua migliore amica si era offerta di accompagnarla, ma alla fine non era riuscita a liberarsi dagli impegni di lavoro. Lei era l'unica persona al corrente della sua fobia. Lorelai non ci teneva in modo particolare a nascondere la sua paura dell'acqua, ma detestava le debolezze, in special modo le sue e considerava il terrore dell'acqua come la peggiore. Negli anni aveva cercato di usare la logica per evitare di farsi sopraffare dal panico ogni volta che vedeva distese di acqua senza tuttavia ottenere alcun risultato. Melody aveva scoperto per caso, e parecchi anni dopo che si erano conosciute, della sua paura dell'acqua. E anche allora Lorelai aveva avuto qualche difficoltà ad ammettere la portata della fobia, fino a quando Melody non l'aveva messa con le spalle al muro facendole capire che non avrebbe accettato che lei le mentisse. Lorelai non si prese la briga di cambiarsi per anda19
re al bar adiacente all'albergo nel quale soggiornava. Non aveva nessuna intenzione di essere abbordata, quindi non le importava se, dopo una lunga giornata trascorsa in viaggio, il trucco era sbavato e i vestiti spiegazzati. L'unica cosa che le importava era calmarsi. Aveva i nervi a fior di pelle. Avanzando sul tappeto morbido, si lasciò avvolgere dalla luce soffusa e dai rumori attutiti. Se non fosse stato per la musica calypso e l'arredamento in stile marino, avrebbe potuto fingere di trovarsi a Chicago, dove avrebbe preferito essere, e non su un'isola dei Caraibi. Dopo essersi seduta su una panca in un angolo, ordinò da bere, poi prese a tamburellare con le dita sul tavolino in attesa di essere servita. Forse avrebbe dovuto ordinare anche qualcosa da mettere sotto i denti, ma non lo fece. Avrebbe mangiato più tardi, quando i muscoli dello stomaco si fossero rilassati. La cameriera posò il bicchiere con il Margarita su un tovagliolino bianco e si allontanò. Lorelai sorseggiò il drink chiudendo gli occhi e assaporando i gusti che esplosero sulla sua lingua. Ananas, fragola e mango. Quando riaprì gli occhi si trovò davanti un uomo che la stava fissando. Sobbalzando fece traboccare il drink bagnandosi le dita. Incupita le portò alle labbra e le leccò. L'uomo si lasciò sfuggire una specie di grugnito facendola sentire a disagio. «Ti dispiace se mi siedo?» le chiese chinandosi. «Sì, mi dispiace. Niente di personale, ma non cerco compagnia.» 20
L'uomo si bloccò e per un istante il suo viso fu attraversato da un'espressione di stupore. Lorelai immaginava che non fosse abituato a sentirsi negare qualcosa. Era bello, elegante in modo professionale. Probabilmente si trovava lì in vacanza. E altrettanto probabilmente con una moglie che lo aspettava al piano superiore. Sul suo viso un sorriso viscido sostituì l'espressione sorpresa, come se si aspettasse che lei cambiasse idea. Qualcosa in quell'uomo la faceva sentire a disagio, il che era tutto dire se si considerava il subbuglio emotivo contro il quale stava già lottando. Se non altro lui si raddrizzò trattenendosi dal posare il fondoschiena sulla sedia. «Permettimi di offrirti un altro drink.» «No, grazie. Mi basta questo.» Non era vero, ma valeva la pena di dire una piccola bugia pur di tenerlo lontano. Con la coda dell'occhio Lorelai vide l'uomo che aveva notato fermo sul molo entrare nel locale e dirigersi verso di loro. Lui sì che era davvero bello, biondo e alto, stile surfista. Essendo molto alta era abituata a guardare negli occhi la maggior parte degli uomini senza dover sollevare il mento, con lui, invece, avrebbe dovuto farlo. Se si fosse trovata lì per farsi abbordare, lui le sarebbe andato più che bene. Alto e muscoloso. Il genere di uomo che attirava l'attenzione con la sola presenza. Da leccarsi i baffi, l'avrebbe definito Melody. Indossava un paio di bermuda color kaki con tante 21
tasche e una polo azzurra che aderiva al torace possente evidenziando i pettorali e gli addominali. Non si era preso la briga di chiudere i tre bottoncini permettendo a chi lo guardava di intravedere i peli biondi che aveva sul petto e che erano dello stesso colore dei capelli arruffati dal vento, dal passaggio delle dita oppure dalle labbra di una sirena. La salivazione di Lorelai si azzerò. Portandosi il bicchiere alle labbra, bevve un sorso generoso nel tentativo di allentare la tensione. Tentativo che fallì. Soprattutto quando si accorse che la divinità bronzea si stava dirigendo verso il suo tavolo. Prima che riuscisse a capire che cosa volesse fare, lo vide spingere da parte l'altro uomo della cui presenza Lorelai si era completamente dimenticata. «Scusa» disse avvicinandosi a lei e chinandosi le sfiorò le labbra con le proprie calde e morbide. Lorelai non riuscì a far altro che starsene seduta a fissarlo. «Sono in ritardo, mi dispiace, tesoro» mormorò e il suo timbro di voce, profondo e virile, sciolse la tensione in tutti i suoi muscoli. Lorelai era certa che avesse sciolto anche il ghiaccio nel bicchiere. In qualche modo riuscì a rispondere qualcosa che suonò appropriata perché lui le sorrise con gli occhi azzurri che brillavano divertiti. Lorelai rimase a bocca aperta e non capì se quel gesto fosse un invito rivolto a quell'uomo perché la baciasse di nuovo o perché si rendeva conto di dover dire qualcosa del genere: Ma chi cavolo sei? Prima che riuscisse a decidere, sentì il suo corpo solido premere contro il proprio, invitandola a scivolare sulla panca per fargli posto. 22
L'uomo che se ne stava ancora in piedi dall'altra parte del tavolo sibilò: «Credevo che avessi detto che non cercavi compagnia». «Infatti, ha già la mia.» L'uomo si inalberò. «Perché non mi hai detto che aspettavi qualcuno?» Perché non era vero, ma forse non era il caso di precisarlo in quel momento, perciò Lorelai si limitò a stringersi nelle spalle rivolgendogli un sorriso di scuse. Sbuffando l'uomo si allontanò, rendendosi conto che una lite non avrebbe risolto nulla, in special modo quando il suo avversario era un muro di muscoli. Sarebbe stato un idiota a sfidare l'uomo che in quel momento premeva le spalle, il tronco e le gambe contro le sue. Il suo calore penetrò attraversò la pelle di Lorelai che trovò a malapena la voce per parlare. «Chi sei?» Allungando un braccio per appoggiarlo sullo schienale della panca, lui le si fece ancora più vicino. Fino a qualche secondo prima Lorelai lo avrebbe ritenuto fisicamente impossibile, ma si sbagliava. «Jack» rispose lui chinando il capo e mormorando la parola con le labbra che le sfioravano l'orecchio. «Piacere di conoscerti» rispose lei senza riflettere. Ritirandosi, lui le sorrise scatenandole un brivido nello stomaco. La sua espressione era carica di gentilezza, sensualità e promesse erotiche. Una combinazione letale per la sua libido. Lorelai si agitò sulla panca. «Che cosa ci fai qui?» Jack scrollò le spalle e la sua gabbia toracica si mosse contro di lei. «Sono venuto a salvarti, credevo fosse ovvio.» 23
«Be', sì, ma perché?» Il suo sorriso si fece un po' più pericoloso. «Perché volevo farlo.» Oh, oh, quell'uomo rappresentava una serie di guai. Era il tipo abituato a ottenere quello che voleva, quando voleva. Peccato che quella sera sarebbe rimasto deluso perché lei non aveva nessuna intenzione di cedere al suo fascino.
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345 Pelle contro pelle di Kira Sinclair Ora che Jackson è vicino a scoprire quello che sta cercando da una vita, ovvero il relitto della leggendaria nave Chimera, non può permettersi di lasciarsi distrarre dalle curve mozzafiato di Lorelai, soprattutto se questo significa concedere un vantaggio alla squadra di ricerche avversaria.
346 Seduzione senza regole di Vicki Lewis Thompson Benvenuti al Thunder Mountain. Quando la famiglia chiama, Damon risponde. Questa volta l'hanno coinvolto in un progetto ambizioso che lo vedrà collaborare fianco a fianco a un carpentiere di nome Phil Turner. L'ultima cosa che Damon si aspetta, però, è di trovarsi faccia a faccia con una donna magnetica e sensuale.
347 Passione ad alta velocità di Samantha Hunter Il pilota Brody Palmer ha bisogno di ripulire la propria immagine. Hannah invece di dare una scossa alla propria vita. Cosa c'è di meglio di un finto fidanzamento per accontentare l'uno e l'altra? Giornate adrenaliniche e notti infuocate, sembra proprio il programma perfetto. A meno che non commettano l'errore di innamorarsi.
348 Palcoscenico bollente di Regina Kyle Per la drammaturga Holly, Broadway potrebbe rappresentare la grande occasione. Per questo non si deve lasciare distrarre da Nick, star dello spettacolo, nonché suo primo amore del liceo. Nick invece può dimostrare di essere un attore di talento e allo stesso tempo esplorare l'alchimia che da sempre lo lega a Holly.
DAL 4 AGOSTO 349 Il mio obiettivo sei tu di Erin McCarthy Emma prende il proprio mestiere di giornalista molto seriamente ed è per questo che, quando in città arriva un celebre fotografo di nudo, lei non ha alcun problema a farsi ritrarre vestita soltanto di pitture. Unica nota stonata in una giornata perfetta: la presenza di Kyle, suo collega e inguaribile seduttore.
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I confini del peccato di Vicki Lewis Thompson Benvenuti al Thunder Mountain. Tornato a casa con l'intento di salvare il ranch dei genitori, Finn si vede costretto a collaborare con un guru del marketing, nonché l'unica donna che l'abbia mai indotto in tentazione. Chelsea intanto si rende conto che Finn si è trasformato da serio imprenditore in cowboy irresistibile.
351 Seduzione ai Caraibi di Jillian Burns Per salvare il suo blog Carly si è dovuta inventare un vero e proprio concorso di bellezza, ma non si aspettava che il vincitore fosse così sexy. Joe è un concentrato di carisma e ormoni, ma se a letto fanno scintille, fuori sono l'uno l'opposto dell'altra. La loro storia è destinata a finire non appena scesi dalla nave, a meno che...
352 Una lista provocante di Susanna Carr Christine ha deciso che è giunta l'ora di spuntare qualche voce dalla sua lista di cose da fare prima di morire risalente a dieci anni prima. A quella lista però si è aggiunta una voce: andare a letto con Travis Cain. Ma quando la sua avventura di una notte si presenta alla sua porta, cominciano i guai.
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