Per dovere o per amore

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TERRI BRISBIN

Per dovere o per amore


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Highlander's Inconvenient Bride Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2021 Theresa S. Brisbin Traduzione di Elisabetta Elefante Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2021 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici ottobre 2021 Questo volume è stato stampato nel settembre 2021 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1279 del 23/10/2021 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Prologo

Lairig Dubh, Scozia, casa del clan MacLerie Anno del Signore 1367 Sheena fissava l'arazzo appeso al muro fingendo di ammirare il certosino lavoro di rifinitura eseguito da sua sorella. Il feroce fruscio della cinghia che si abbatteva sulla schiena del malcapitato, però, la costringeva a chiudere gli occhi. Sussultava a ogni scudisciata, mentre suo padre puniva il giovane che l'aveva spinta nel fiume. Poco più che un ragazzo, in realtà, che subiva senza emettere neppure un fiato. Avrebbe voluto gridare a suo padre di fermarsi, ma era tutta colpa sua, e non osava proferire parola. No, non era stato Robbie Cameron a cominciare, spingendola in acqua. E no, non era la prima volta che Robbie cercava di allontanarla dal punto in cui si stava addestrando con la spada di legno, insieme a suo fratello. Di solito i due ragazzi se la svignavano dopo essersi inventati un'inesistente faccenda da sbrigare. Sulle prime, Sheena ci era cascata. 5


Poi però era diventata brava a inseguirli, e Robbie un giorno l'aveva rinchiusa in un ripostiglio. Sheena era rimasta lì per diverse ore, ma non si era affatto spaventata. Si era accovacciata per terra e si era addormentata, finché non erano venuti a liberarla. Suo padre non era stato messo al corrente. Sheena era corsa a lamentarsi con sua madre, dando tutta la colpa a Robbie, che la escludeva dai giochi. Stavolta invece aveva pensato bene di informare Connor MacLerie, e dal capo del potente clan tutti si aspettavano una punizione esemplare. Lacrime silenziose le scorrevano sul viso mentre il padre, indietreggiando di un passo, faceva un cenno ai due uomini che trattenevano Robbie per le braccia, ordinando loro di fermarsi. Il ragazzo si sistemò i vestiti, prima di girarsi e di abbassare il capo in cenno di rispetto. Era stato affidato a Connor MacLerie da suo padre e, tra i doveri di un capoclan, c'era anche quello di insegnare la disciplina ai subalterni. Tuttavia Sheena non ricordava di aver mai visto Connor punire nessuno in quel modo. «Mai usare la forza con una donna, Robbie. Nemmeno...» Connor fece una pausa, cercando lo sguardo di sua figlia, «... nemmeno quando ritieni che sia giusto. Mi hai capito bene?» «Sì, mio signore» sussurrò Robbie. «Non ti ho sentito, ragazzo. Alza la voce e guardami negli occhi.» Stavolta il giovanetto sollevò il viso e incrociò il suo sguardo. «Sì, mio signore. Ho capito.» «È una bambina pestifera, lo so bene, ma la forza di uomo si misura anche nella pazienza che dimostra nei confronti dei più deboli.» 6


Robbie fece saettare lo sguardo su di lei, prima di rispondere. E, in quel preciso istante, Sheena vi scorse un odio talmente profondo da sentirsi raggelare. «Sì, mio signore.» Attese che il laird lo autorizzasse ad allontanarsi, e si avviò. Barcollava appena sulle gambe tremanti, come c'era da aspettarsi, ma tenne la testa alta mentre usciva dalla stanza nella quale l'uomo che tutti conoscevano come la Bestia delle Highlands aveva radunato i familiari più stretti perché assistessero a quella severa lezione. Sheena sarebbe voluta correre da Robbie, supplicandolo di perdonarla, ma suo padre non aveva ancora finito, con lei. «Tu hai la tua parte di responsabilità in quanto è accaduto, Sheena MacLerie» riprese, glaciale. «Ti è stato detto più volte di non importunare i tuoi fratelli, quando si addestrano.» I sensi di colpa vennero sopraffatti da violenti tremiti di paura, misti a un senso di vergogna che le impediva quasi di respirare. Il tono di voce usato da suo padre non prometteva nulla di buono. Sheena si affrettò ad annuire, ma tenne gli occhi bassi per non incrociare quello sguardo severo e implacabile. «Occupatevene voi, Jocelyn.» Sua madre si alzò e procedette fino alla porta, dove attese che Sheena la raggiungesse. «Andiamo.» Se il tono di Connor l'aveva spaventata, quello di sua madre le spezzò il cuore. L'aveva delusa. Ed erano forse i momenti che Sheena odiava di più quelli in cui sentiva di aver deluso i suoi genitori. Lady Jocelyn salì adagio le scale che conducevano al piano superiore, dove si trovavano le came7


re da letto. Aprì la porta della stanza più piccola, che non veniva utilizzata, e le fece cenno di entrarci. «Resterai qui finché non verrò a chiamarti, Sheena. Avrai tutto il tempo per riflettere su ciò che hai fatto. Per pregare e chiedere perdono a Dio per la parte che hai avuto in quanto è appena accaduto a un ragazzo che per te, Aidan e Lilidh, è come un fratello. Un ragazzo che è appena stato umiliato davanti a tutti per un tuo sciocco capriccio.» Sopraffatta dalla vergogna e dai sensi di colpa, Sheena non sapeva cosa dire. «Madre, io...» «No, Sheena, non provare a giustificarti. Fa' quel che ti ho detto. Per stasera, dormirai qui, e andrai a letto senza cena, quindi non chiedere niente.» Inchiodata al pavimento, Sheena non si mosse. «Entra, ti ho detto. Non farmelo ripetere.» Sheena corse a gettarsi sul pagliericcio sistemato nell'angolo della stanza e nell'attimo stesso in cui la porta venne richiusa dall'esterno, con tanto di chiavistello, scoppiò in un pianto dirotto. Pianse a lungo, il corpo sconquassato da violenti singulti, lo stomaco serrato in una morsa dolorosa. Solo quando le lacrime si furono asciugate, si drizzò a sedere e tirò su con il naso. Ripensò alle parole della madre, ma più che altro si rivedeva davanti gli occhi di Robbie. Quello sguardo traboccante di odio con il quale sembrava comunicarle che non voleva aver più niente a che fare con lei. Che non le avrebbe mai più rivolto la parola, per nessun motivo al mondo. E non era affatto ciò che Sheena voleva, perché Robbie le piaceva. Era spiritoso e gentile, prendeva molto sul serio suo padre, ed era sempre cortese con sua madre, rispettoso e garbato con tutti. Inoltre, si faceva ogni giorno più alto, più muscoloso. 8


Sarebbe diventato il valoroso guerriero che tutto il clan si aspettava. Mentre lei avrebbe continuato a essere una mocciosa viziata e pestifera. L'ultima arrivata. La terza figlia del laird, che dava filo da torcere a tutti. Il sole che occhieggiava attraverso l'alta finestra della stanzetta sembrava quasi prenderla in giro. Aveva svolto tutte le faccende che le venivano affidate di solito, e a quell'ora sarebbe potuta uscire a giocare all'aperto. Salì con i piedi sul giaciglio e si arrampicò fino in cima al massiccio armadio, per sbirciare fuori. Nel cortile esterno, la vita scorreva anche senza di lei. Gli uomini di Connor si addestravano, i servitori entravano e uscivano, affaccendati. Tutti eseguivano gli ordini di suo padre senza discutere. Ed era stato di certo suo padre, con il consenso e l'approvazione della moglie, a stabilire quale punizione le sarebbe stata inflitta. Sconsolata, stava per scendere dall'armadio, quando vide Robbie. Si era appartato, nell'ombra, accanto alle stalle. Il capo chino, non rispondeva nemmeno a chi, passandogli davanti, gli rivolgeva un cenno di saluto. Si spostava da un piede all'altro, dolorante. A un tratto, provò ad appoggiarsi contro il muro di pietra alle sue spalle, ma subito si raddrizzò, irrigidendosi. Le scudisciate ricevute a causa sua dovevano fargli molto male, rifletté Sheena, sentendo riaffiorare i sensi di colpa. Doveva trovare un modo per farsi perdonare, correre a chiedergli scusa e supplicarlo di non volergliene. Tre giorni più tardi ebbe il permesso di uscire 9


dalla stanza. Quella sera Robbie, però, non sedette a tavola con i suoi fratelli, come faceva di solito. Testarda e orgogliosa come suo padre, Sheena decise di non andare a cercarlo. Avrebbe atteso che si presentasse l'occasione giusta per parlargli. Lo incrociò per caso due giorni più tardi, ma anche in quell'occasione lui rifiutò ostinatamente di incrociare il suo sguardo. Sheena era nelle stalle, alle prese con il suo cavallo preferito, quando la porta si aprì, Robbie entrò e tirò dritto, senza rivolgerle nemmeno un saluto. «Robbie» provò a chiamarlo. «Volevo dirvi una cosa...» Lui non si fermò. «Statemi a sentire.» «Ho da fare» ribatté Robbie, sbrigativo. «Lasciatemi in pace.» «Non credevo che mio padre vi avrebbe inflitto una punizione così severa, ve lo giuro.» Lui si arrestò. Non rispose subito ma, quando lo fece, la sua voce era affilata. «Vi avevo chiesto di lasciarmi in pace, ma non mi avete dato ascolto, come sempre. Adesso questa faccenda arriverà alle orecchie di mio padre e di mio zio, i quali mi richiameranno a casa. E verrò punito anche da loro.» Scosse il capo. «Sono una disgrazia. Una delusione per tutta la famiglia.» Parole che colpirono Sheena nel profondo. Sapeva bene anche lei cosa significava sentirsi indegna. Aver deluso i propri cari. Disonorato il nome della famiglia. «Ma è stata colpa mia, Robbie, non vostra.» «Non ha importanza, Sheena. Il laird ha pensato bene di punire me, perciò mio zio e mio padre mi riterranno colpevole.» Sheena lo guardò allontanarsi senza riuscire a 10


proferire parola. Cos'altro avrebbe potuto aggiungere, d'altronde? Negli anni che seguirono, Robbie rimase con i MacLerie, e Sheena si convinse che sarebbe stato più facile tenerlo a distanza, se non provare addirittura a detestarlo. Si ripeteva che in fondo il giovane Cameron non le andava poi così a genio, e se lo disse talmente tante volte che finì per crederci davvero. Con il passare del tempo, però, la distanza tra lei e Robbie aumentò, e giunse il momento in cui la stessa Sheena preferiva stargli alla larga. Sceglieva il posto più lontano dal suo, quando dovevano sedere alla stessa tavola, e faceva tutto il possibile per evitarlo, in occasione di feste o raduni. Quando, anni dopo, Robbie si recò a far visita ai suoi, Sheena non si accorse quasi della sua assenza. E non batté ciglio, al suo ritorno. Da parte sua, lui continuava a ignorarla come faceva sempre e, nelle rare volte in cui gli capitava di incrociare il suo sguardo, le rivolgeva sempre un'espressione carica di disprezzo. Quando giunse il momento di tornarsene a casa, ad Achnacarry, i sentimenti di Robbie non erano mutati, così come non lo erano quelli di Sheena. Entrambi avrebbero potuto tirare un sospiro di sollievo, perché potevano finalmente sbarazzarsi di quell'opprimente fardello di acredine. Nessuno dei due si aspettava, invece, l'annuncio a sorpresa di Connor MacLerie. Era forse il momento meno opportuno, ma proprio quel giorno i suoi genitori le annunciarono che avrebbe sposato Robbie. Sheena sapeva che non spettava a lei scegliere 11


l'uomo che sarebbe diventato suo marito. Era la figlia di un laird, perciò era scontato che il suo matrimonio sarebbe servito a rafforzare vecchie alleanze militari, o a suggellarne di nuove. Profondamente rattristata, vide in quella decisione dei suoi genitori la conferma della scarsa considerazione che avevano sempre avuto di lei. La sua unica consolazione era la consapevolezza che non avrebbe mai avuto un ruolo importante da svolgere, come quello di sua madre. Non era stata istruita, né aveva la capacità, di gestire una dimora sontuosa, o gli abitanti di un villaggio, e per fortuna nessuno si sarebbe aspettato che lo facesse, perché Robbie era solo il nipote del capoclan, non il suo erede. Nonostante quel vecchio attrito che non era mai stato sanato, tra loro, Sheena sapeva che non avrebbe potuto sottrarsi al proprio destino. Avrebbe fatto il proprio dovere e accettato l'idea di diventare la moglie di un uomo che non l'amava. Poi però da Achnacarry giunse la notizia che il padre di Robbie sarebbe succeduto al fratello, che non aveva figli; perciò, con il matrimonio, Sheena sarebbe diventata la moglie dell'erede del capoclan. Una prospettiva che la colmava di sgomento. Pregava giorno e notte affinché le venisse risparmiato quel supplizio. Soprattutto si sentiva sprofondare dalla vergogna al pensiero che i suoi segreti prima o poi potessero venire a galla. Pregava che il padre di Robbie cercasse una moglie più adatta di lei, per il figlio che un giorno avrebbe guidato il suo clan. Pregava incessantemente, sperando che ciò avvenisse. Tuttavia, il buon Dio evidentemente aveva preghiere più importanti da esaudire. E ignorò le sue, 12


perché dì lì a pochi mesi la sua promessa di matrimonio con Robbie venne ufficializzata. E due anni dopo il matrimonio di sua sorella Lilidh, Sheena venne invitata a recarsi a casa di Robbie per sovrintendere ai preparativi delle sue imminenti nozze...

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