Un nuovo appuntamento con la serie C’è un angolo di Toscana baciato dal sole dove è facile innamorarsi e dire: “Lo voglio!”
Perché tutti hanno questa smania di sposarsi? Il milionario Zach Sullivan non riesce proprio a spiegarselo. Per lui il matrimonio è davvero la tomba dell’amore… chissà se Lindsay Reeves, wedding planner sarà in grado di fargli cambiare idea.
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H H C Benvenuti nella clinica delle star dove giovani e talentuosi dottori devono dimostrare ogni giorno il loro talento... e la notte dare libero sfogo alle proprie fantasie.
Una nuova serie che vi terrà compagnia fino ad agosto.
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Lavinia Kent
Per il piacere della duchessa
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bound By Bliss Loveswept © 2015 Lavinia Kent Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion gennaio 2017 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 122 del 12/01/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 71 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Prologo
«Una signora desidera vedervi, madame» annunciò Simms, il maggiordomo, dopo un breve colpetto alla porta del salottino. «Una signora?» Ruby, nota come Madame Rouge, era intenta a esaminare una missiva sigillata. Sollevò la testa e fissò la porta con occhi vacui finché non si riscosse dai pensieri in cui era assorta. «Una signora?» ripeté. «Sì, madame, decisamente» confermò Simms, annuendo. «Una vera lady.» L'ultima volta in cui una nobildonna era andata a trovare Ruby, Lady Brookingston, la visita aveva condotto a un episodio scabroso, una vera e propria avventura che si era conclusa con le nozze... della suddetta nobildonna, non di Ruby, ovviamente! Non era sicura di voler ricevere un'altra gran dama del suo rango. Le signore perbene non si recavano in visita da Ruby di frequente, e a lei non dispiaceva affatto. Un bordello non era sicuramente il posto più adatto per delle nobildonne. Quando varcavano la soglia della sua casa di tolleranza, succedeva sempre qualcosa di spiacevole; il più delle volte si recavano da lei con richieste bizzarre e difficili da esaudire, e Ruby non aveva alcuna voglia di accontentarle. Era pur vero che poteva capitare che nobili con esigenze particolari utilizzassero le stanze private che Ruby metteva a loro disposizione, ma difficilmente venivano prima a fare due chiacchiere con lei. I loro rapporti si mantenevano su un piano squisitamente professionale. 5
«Per favore, dille che non ricevo visite» dichiarò. Simms impallidì ma si ritrasse senza fare commenti né insistere. Ruby tornò a dedicare la sua attenzione alla lettera che le era giunta da Manchester. Si disse che avrebbe dovuto aprirla; doveva pur esserci un valido motivo se lui le scriveva dopo tanti mesi. Anche senza avere mai visto la sua scrittura, sapeva già chi fosse il mittente. Prese la busta, seguì con l'indice il contorno del sigillo di ceralacca, poi la posò sul tavolo. Non era poi così difficile, si disse. Era solo una lettera... la lettera di un uomo che aveva conosciuto appena per un giorno, e non di più. Un altro colpetto discreto alla porta. Simms era riapparso sulla soglia. «La signora mi ha chiesto di dirvi che è Lady Perse e non accetta di essere mandata via senza essere ricevuta.» Stavolta fu Ruby a impallidire. Si accorse che le tremavano leggermente le mani; si concentrò sulla tazza di tè ancora piena, posata sulla scrivania. La prese e la portò alle labbra poi bevve una lunga sorsata della bevanda che si stava ormai raffreddando. Lady Perse..., pensò. Una donna nota in società per il suo pugno di ferro e la sua abilità nel combinare matrimoni. Lei e Ruby non si erano mai presentate ufficialmente, nonostante tra loro ci fosse un legame decisamente stretto. Perché una gran dama come Lady Perse era interessata a recarsi da lei? Madame Rouge bevve un altro sorso di tè. Le era già parso strano quando le aveva chiesto un colloquio Louisa Brookingston, vedova di un suo cliente e attuale Lady Swanston. Ma una visita di Lady Perse era un evento ancora più irreale di un sogno... anzi, di un incubo. Se quello che si diceva di lei fosse stato vero anche solo in minima parte, Ruby non si sarebbe liberata di lei a meno che non avesse acconsentito a vederla. Non le restava altro da fare che capitolare. «Dammi qualche istante, poi falla accomodare» disse a 6
Simms. «Fai portare del tè e un'altra tazza, con un vassoio di dolci.» Non aveva neanche terminato la frase che Lady Perse entrò nella stanza, facendo letteralmente irruzione con piglio bellicoso. O, almeno, Ruby diede per scontato che fosse lei; era difficile accertarne l'identità perché era paludata in pesanti veli che ne celavano il volto. Anche Lady Brookingston aveva il viso coperto da un velo per non farsi riconoscere quando era venuta da lei, ma non era neanche lontanamente paragonabile agli strati di crespo nero a profusione che ammantavano Lady Perse. La donna si fermò davanti a lei. «Sapete chi sono?» l'apostrofò senza degnarsi di presentarsi. «Lady Perse, presumo.» «Bene» annuì l'altra, asciutta. Senza ulteriori commenti, si tolse il copricapo che posò sul divanetto, rivelando una figuretta minuta sotto la chioma più stupefacente che Ruby avesse mai visto. Sembrava che qualcuno le avesse posato in testa un enorme nido di bambagia, come una nuvola. Come rispondere a quella parola secca?, si chiese Ruby. «Posso offrirvi qualcosa?» le domandò con garbo, indicandole una poltrona con un gesto aggraziato. Lady Perse la fissò arricciando leggermente il naso come se Ruby l'avesse invitata ad accomodarsi su un letto di chiodi, poi si appollaiò sul bordo, quasi temesse di rovinare l'abito se si fosse seduta più comodamente. «Del tè, grazie» rispose con sussiego. «Ma ne avete? Non mi rendo conto di quali siano le abitudini in un posto del genere.» Ruby raddrizzò la schiena, imitando la postura altezzosa di Lady Perse. «Sì, certo. Verrà servito subito.» Lady Perse tirò fuori un ventaglio dalla borsettina a reticella che le pendeva dal polso e si sventolò energicamente. «Il velo è soffocante» sbuffò. «Dovrò prendermi maggior cura del caro Lord Perse per assicurarmi che viva a lungo. Non sopporterei di essere coperta da tutto quell'ammasso di drappi neri ogni giorno.» Ruby annuì, senza fare commenti. La sua unica curiosità 7
era scoprire perché Lady Perse fosse venuta da lei. «Cosa posso fare per voi?» le domandò, andando dritta al sodo. «Immagino che la vostra visita abbia un motivo preciso.» Lady Perse si tolse i guanti. «Devo parlarvi di mio nipote.» «Nipote?» ripeté Ruby, perplessa. «Non pensavo che ne aveste.» Eppure era perfettamente a conoscenza della parentela di Lady Perse. «Da parte di mio marito» precisò la nobildonna. «È il figlio della sorella, Stephan Perth, Lord Duldon» precisò. Ah, Lord Duldon..., pensò Ruby, raffigurandosi l'uomo alto e rigido, con occhi penetranti, riccioli biondo scuro e un viso severo, che però subiva una trasformazione stupefacente quando sorrideva, cosa che purtroppo accadeva molto di rado. Ora si spiegava tutto. Poteva comprendere il fatto che Lord Duldon desse adito a qualche perplessità da parte della zia. Nell'arco degli anni aveva frequentato assiduamente lo stabile di Madame Rouge, e aveva dei gusti particolari. «Sempre ammesso che sia stato mio ospite, sappiate che sono restia a parlare dei miei clienti, come potete immaginare» disse con sussiego. «Cosa volete sapere esattamente?» Lady Perse serrò le labbra per un istante, con un'aria di chiara disapprovazione. Era evidente che non aveva alcuna voglia di affrontare l'argomento ma sapeva di dover intavolare il discorso. Chinò lo sguardo verso le mani giunte in grembo, poi sollevò la testa e fissò Ruby. «Ho sentito certe dicerie sul conto del ragazzo» esordì. «Gira voce che abbia delle predilezioni... insolite, e presumo che voi possiate saperne qualcosa, se è la verità.» Ragazzo?, ripeté mentalmente Ruby. Non l'avrebbe mai definito tale, considerato che arrivava a più di un metro e ottanta di statura e aveva il piglio autoritario di un uomo maturo. «Mi dispiace, ma non posso proprio parlare con voi di certe questioni.» 8
Era vero; Ruby manteneva il più stretto riserbo sulle propensioni e le attività erotiche dei suoi clienti. Inoltre non riusciva proprio a immaginare di parlare con Lady Perse delle propensioni di Lord Duldon. La donna assunse un'espressione contrariata. «Non mi serve altra risposta» osservò. «Quindi non negate di conoscerlo?» Ruby non aprì bocca. Ormai era troppo tardi per fingere di non avere mai sentito nominare Lord Duldon; comunque non sarebbe stata credibile. «Temevo che fosse così» sospirò Lady Perse. «Quindi le chiacchiere che mi sono giunte all'orecchio devono essere vere. Il ragazzo ha ormai superato la trentina e ha urgente bisogno di prendere moglie, ma queste incresciose circostanze rendono più difficoltoso il mio intervento. Purtroppo non ho grande competenza in tali questioni.» «Anche se Lord Duldon dovesse avere certi gusti, si tratta di aspetti privati che normalmente non si ripercuotono sul matrimonio. Che io sappia, per la maggior parte gli uomini, ancor più se sono di nobile lignaggio, sono avvezzi a separare il diletto dai doveri coniugali.» «Duldon non mi sembra il tipo» obiettò sua zia. «Però avrebbe dovuto preoccuparsi di avere un erede già da parecchio. È l'ultimo della discendenza e...» «Sono certa che...» intervenne Ruby, circospetta. «Io invece no» la interruppe Lady Perse seccamente. «Vi assicuro che mi sta a cuore la felicità del ragazzo. Vorrei che fosse soddisfatto, mi dispiacerebbe se dovesse ricorrere a sotterfugi e condurre una vita di bugie e finzioni, spaccato a metà tra piacere e dovere. Se gli piacciono certi... giochi, sicuramente sarebbe più appagato se potesse esprimersi liberamente con sua moglie. Disapprovo fortemente gli uomini che pascolano ancora sciolti, per così dire, anche dopo avere giurato eterna fedeltà alle loro mogli davanti a Dio.» Era un punto di vista singolare, pensò Ruby. «Vuoi dire uomini come mio padre, in pratica» osservò guardando Lady Perse dritto negli occhi. 9
La donna sostenne il suo sguardo senza battere ciglio. «In effetti è proprio così. Mio fratello sarebbe stato molto meglio se non si fosse sposato tenendo conto unicamente delle proprietà e del lignaggio» commentò, asciutta. «Duldon ha accennato al fatto che vorrebbe sposarsi per interesse con Bliss Danser, se le voci che mi sono giunte sono corrette. Non posso accettarlo e farò tutto ciò che è in mio potere per impedire l'unione. Anche se la ragazza fosse perfettamente accettabile e avesse in dote dei terreni che fanno gola a mio nipote, pretendo qualcosa di meglio per lui, una moglie che risvegli la sua passione, non una fanciulla innocente e inesperta.» Ruby cercò di concentrarsi sulle sue parole, ma era distratta dall'ammissione velata di Lady Perse che suo fratello fosse anche il padre di Ruby. Scosse la testa, agitando la pesante parrucca rossa, e si sforzò di riportare i pensieri sul discorso che stavano facendo. «E dunque cosa volete che faccia? Se Duldon desidera sposare Bliss Danser, significa che la trova gradevole, non vi pare?» Mentre parlava, cercava di ricordare quello che aveva sentito dire sul conto di Lady Bliss. Forse l'aveva anche vista una volta, perché aveva avuto a che fare con la storia tra Lady Brookingston e Swanston. Era la sorella di Swanston, però le sembrava di averla vista in compagnia della Contessa Ormande. Se questo corrispondeva al vero, allora c'erano ben altre implicazioni nella frequentazione delle due donne... La contessa era una donna particolare, con gusti alquanto discutibili. Ruby era stata costretta a proibirle l'accesso alla sua casa di piacere quando aveva cominciato a dedicarsi a giochi estremi senza che l'altra persona in causa fosse consenziente, ma questo era successo prima che Swanston l'avesse costretta a ritirarsi in esilio forzato in Scozia con il suo arcigno marito. Se Lady Bliss aveva frequentato la contessa, era probabile che non fosse ingenua come credeva Lady Perse. 10
Ruby si ripromise di indagare per accertare la verità sulla ragazza in questione. Lady Perse la guardò negli occhi. «Voglio che mi aiutiate a trovare una moglie per Duldon. Sarete voi a decidere quale fanciulla sia più adatta per i suoi gusti. Desidero che abbia una sposa che sia in grado di soddisfare le sue esigenze, qualunque esse siano.»
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Lady Bliss Danser, secondogenita del Duca di Mirth, guardava fisso la bionda sorridente dall'altra parte del salone. La ragazza saltellava sulla punta dei piedi, con i riccioli che ballonzolavano e le balze della gonna arancione che ondeggiavano con il suo movimento esuberante. La sua figuretta irradiava gioia e felicità da tutti i pori. Bliss si morse forte il labbro inferiore; gli incisivi si conficcarono nella carne delicata e tumida e il dolore l'aiutò a concentrarsi sul momento presente, come sempre. Si rendeva conto che era sbagliato che il giubilo di un'altra persona le causasse infelicità, ma era impossibile essere contenti quando si aveva un mucchio di grosse pietre sempre più pesanti sullo stomaco. Se Miss Amy Samson aveva ricevuto un invito, significava solo una cosa: ce n'era uno di meno da distribuire, una possibilità di salvezza in meno per lei. Oddio, non che un invito equivalesse alla salvezza, però le avrebbe permesso di salire a un girone dell'inferno in cui il supplizio sarebbe stato meno penoso. «E tu ce l'hai? L'hai già ricevuto?» le chiese concitata una voce sommessa da dietro le spalle. Riscuotendosi dalle sue riflessioni, Bliss inspirò a fondo, si costrinse a incurvare gli angoli della bocca e a rilassare la tensione che le faceva aggrottare la fronte, poi si voltò. «Ho ricevuto che cosa?» replicò guardando Angela, la sua migliore amica, con un'espressione tenera. Era fondamentale che neppure Angela comprendesse la complessità del suo tormento interiore. 12
«Oh, non fare la gnorri con me, Miss Danser. Sai benissimo a cosa mi riferisco» sbottò Angela. Finse di essere irritata, ma non riusciva a trattenere un sorriso contento. Le gote rosse rilucevano, incorniciate dai riccioli corvini, e gli occhi neri erano illuminati dalla contentezza. Bliss si sforzò di sorridere, sperando che non si notasse lo sforzo che le tendeva i muscoli delle guance. «Parli dell'invito al tè di Lady Perse? Ma perché mai dovrei desiderare di riceverlo? Sai che non ho alcun interesse a sposarmi» ribatté con finta noncuranza. Ah, se solo fosse stato vero! Se solo gli avvenimenti dell'ultimo mese non l'avessero costretta a mutare parere! «Non m'inganni, Bliss. Ti ho visto guardare Miss Samson. La tua espressione era inequivocabile, esprimeva tutto il tuo desiderio. Più tenti di sorridere e più traspare la tua delusione.» Accidenti... Angela la conosceva sin troppo bene. «Ero solo meravigliata dalla sua felicità» tentò di giustificarsi. «È vero che non sta mai ferma, ma non l'avevo mai vista tanto esaltata. Ha cominciato a saltare come una pazza e a urlare così forte che mi meraviglia che non si siano spaccati tutti i vetri nel raggio di tre metri.» «Ah, tu sei l'unica che io conosca che sia in grado di rompere i bicchieri quando si muove!» osservò Angela arricciando il naso. «È successo solo una volta, se ti riferisci a quando mi ero mascherata da odalisca. Non avrei mai immaginato che le monetine che avevo cucito sul costume finissero per volare in tutte le direzioni come proiettili alla prima giravolta. Non è colpa mia se non sono brava con ago e filo. Non potevo rimanere ferma come uno stoccafisso, no? Sai che mi piace ballare!» si difese Bliss. «Non cercare di distrarmi con i tuoi aneddoti» la rimproverò l'amica. «Ho visto come guardavi Miss Samson. Non avevi un'aria semplicemente curiosa, il tuo sguardo trasmetteva invidia.» «Forse le invidio solo il vestito, che è molto bello» insi13
stette Bliss, per nulla intenzionata ad ammettere la sua debolezza. «Mia cara, ti conosco troppo bene.» Angela scosse la testa. «E poi non è possibile che le invidi quell'obbrobrio color mandarino, pieno di balze e fiocchi. Neanche tu porteresti un abito di quella tinta, nonostante ti piacciano i colori accesi» commentò guardando il vestito rosa di Bliss. «Sì, va bene, mi ha turbata vedere che ha ricevuto un invito. Comunque non vedo cos'abbia di strano il suo abito. L'arancione è una tinta tanto allegra!» «Perché mai dovrebbe darti fastidio ammettere che vorresti essere invitata anche tu? Ogni fanciulla nubile sogna di partecipare a un tè danzante di Lady Perse. Tutte noi desideriamo trovare il marito giusto, e sai che nessuno riesce a formare coppie perfette quanto Lady Perse» dichiarò Angela. «E ti risparmierò ulteriori commenti sull'abito di Miss Samson.» Bliss emise un lungo sospiro. «Ma io non ho mai desiderato sposarmi, lo sai.» Aveva tanti desideri, alcuni dei quali non riusciva neanche a comprendere a fondo, ma non annoverava anche il matrimonio tra quelli. Sposarsi portava inevitabilmente a soffrire, ancora di più se ci si sposava per amore. Bliss conosceva già bene il dolore che si accompagnava ai sentimenti intensi. Stavolta fu il turno di Angela di sospirare. «So che l'hai sempre detto, ma allora eri una ragazza, ora sei diventata una donna.» «E che differenza fa?» sbuffò Bliss. «E non alzare gli occhi al cielo!» la redarguì, seccata. «Invece sì, mia cara Miss Danser. Il primo impegno di una donna è quello di trovare marito, lo sai bene quanto me. Inoltre vogliamo tutte l'amore, non puoi negarlo. È nella nostra natura desiderarlo.» Bliss detestava quel sentimento e si ribellava all'idea che sposarsi fosse il destino di ogni donna. Da un uomo nessuno pretendeva per forza che trovasse moglie, a meno che non fosse l'erede di un titolo nobiliare. In tal caso era diverso. Inoltre il matrimonio non cambiava nulla nella vita di un uo14
mo, che poteva continuare a fare ciò che voleva e a soddisfare i propri desideri come e quando voleva. Desideri... Tutti i problemi riportavano sempre a quell'unica parola. Bliss aveva dei desideri, sì, voleva cose che difficilmente sarebbe riuscita a ottenere. Avrebbe voluto viaggiare in tutto il mondo, andare al galoppo fino a Richmond, frequentare feste trasgressive, bere champagne e parlare di argomenti pruriginosi in compagnia di persone scandalose. Desiderava baciare e... Non aveva neanche il coraggio di formulare certi pensieri, perché erano così sconvenienti e inadatto a una fanciulla perbene! Era ingiusto essere nata donna e per giunta di nobili natali. Una vera lady non avrebbe dovuto avere desideri. Si morse nuovamente il labbro, accogliendo con gusto il dolore. L'aiutava a non pensare a tutte le cose che non le sarebbe mai stato concesso fare né desiderare, che non aveva neppure la forza di rivelare ad Angela, la sua migliore amica. «Non guardarmi così contrariata, Bliss» aggiunse Angela. «Non sono stata io a creare le regole che governano il nostro mondo e non è colpa mia se le accetto e, anzi, le apprezzo. Ho sempre desiderato sposarmi e avere dei figli. Sin da quando ero piccola mi sono vista mamma.» Era vero. Quando era bambina, Angela non si accontentava di una bambola o due, ne aveva una mezza dozzina e le accudiva tutte con amore. Trattava anche i gattini che erano in cortile come se fossero suoi figlioletti. «Lo so e non ti biasimo, però non ho mai avuto le stesse propensioni. Non mi piacciono neanche i bambini!» Oddio, non era esattamente vero. Le piaceva vezzeggiare un bimbo di pochi mesi e stringerlo e cullarlo, accarezzarne la pelle morbida... ma solo se era il figlio di qualcun altro. Lei stava molto meglio da sola, senza pesi. «Allora perché sei qui e hai l'aria tanto dispiaciuta alla prospettiva di non essere invitata?» insistette Angela, per nulla intenzionata a lasciar cadere il discorso. 15
Bliss abbassò lo sguardo, fissando pudicamente le scarpette verdi. Erano nuove e le piacevano moltissimo, per i delicati fiori di perline sulla punta, con le foglie ricamate con fili argentati. E i tacchi? Erano così leggiadri! Piccoli e a rocchetto, terminavano con una striscia d'argento che richiamava i ricami. Non aveva mai posseduto un paio di scarpe tanto belle. Era molto meglio concentrare la propria attenzione sulle scarpe che su qualsiasi altro aspetto della sua vita... «Ti piacciono le mie pantofole?» esclamò di punto in bianco, stendendo un piede. «Sto pensando di chiedere a mio padre di farmene avere un paio anche in azzurro.» Angela guardò le sue calzature nuove. «Sono stupende, e si abbinano alla perfezione alla seta rosa dell'abito perché ne valorizzano la sfumatura cangiante e...» Si bloccò, accigliandosi. «Non tentare di distrarmi, Bliss! Rispondimi. Perché vuoi essere invitata se non intendi sposarti?» Bliss chiuse gli occhi. Non voleva pensarci; qualsiasi altro argomento sarebbe stato preferibile. «Non voglio sposarmi, infatti, però devo farlo» confessò. «In che senso?» Angela abbassò la voce e si avvicinò all'amica con fare da cospiratore. «Mio fratello vuole farmi sposare Lord Duldon.» Bliss chiuse gli occhi appena ne pronunciò il nome, cercando di non pensare ai suoi penetranti occhi azzurri che la fissavano. «Ritiene che sarebbe un ottimo partito per me.» Riaprì gli occhi e guardò l'amica. Quella rivelazione le provocò una stretta al cuore. Le sembrava che le parole le tagliassero la lingua mentre le uscivano dalle labbra. Di nuovo le apparve davanti agli occhi l'immagine proibita di Duldon, così alto e torvo, severo, i capelli biondo scuro che si accendevano di riflessi dorati come spighe al sole, e i suoi occhi intensi che la seguivano sempre e osservavano ogni suo movimento. Raffigurarselo mentalmente le provocò un brivido. Nell'immagine che aveva di lui, Duldon la trapassava con lo sguardo e i suoi occhi scintillanti come gemme sembravano carpire tutti i suoi segreti e svelare i suoi pensieri più proibiti. 16
«Tuo fratello non lo farebbe mai» obiettò Angela. «Sa che non ti piace affatto Don don» aggiunse beffarda, imitando il suono di una campana a morto. «Non chiamarlo così» protestò Bliss, incapace di trattenersi. Perché non riusciva a cancellare dalla mente la figura di Duldon, alto e virile, con le ampie spalle muscolose e i fianchi stretti? Perché continuava a tormentare i suoi pensieri con il suo viso altero dagli zigomi alti, e con quegli occhi duri come zaffiri lucenti, che non smettevano di seguirla neanche per un istante? Si riscosse, sforzandosi di allontanare quel pensiero dalla mente senza tradire le proprie emozioni. Perché lo difendeva? Era vero che Duldon non le piaceva, almeno non più. La metteva sempre a disagio e le provocava continuamente un palpito in tutto il corpo, come se fosse sfiorata dalle ali di centinaia di farfalle impazzite. «Sei tu che lo prendevi in giro e l'avevi soprannominato così» replicò Angela, sulla difensiva. «Sì, ma anni fa, e non avrei dovuto dirtelo» disse Bliss, battendo nervosamente il piede. In realtà gli aveva affibbiato quel soprannome perché aveva cercato di convincersi che Duldon fosse veramente cupo e lugubre come una campana a morto. Solo così avrebbe potuto dimenticare quello che aveva visto, le immagini che tornavano ancora a tormentarla nel cuore della notte e la riempivano di dolore... ma anche di altre sensazioni più conturbanti che si sforzava di ignorare. Era molto, molto meglio fingere che Duldon fosse un tipo arcigno e che era per questo che non le piaceva. «Però eri fatta così» sorrise Angela, maliziosa. «Non ricordi? Davi nomignoli a tutti. Io ero Angioletta!» Bliss annuì e nel suo cuore raggelato dalla pena s'insinuò il calore di quel ricordo spensierato. «È vero, ma non dovresti chiamarlo così. E se ti sentisse qualcuno?» «Che t'importa? Non ti sei mai curata di dare scandalo. E poi gli si addice. È proprio un tipo tetro e pesante! Don... 17
don...» scherzò Angela, imitando i rintocchi con voce cupa. Bliss avrebbe voluto darle ragione. Duldon era un uomo prestante, ma in effetti appariva severo e noioso perché si curava solo delle sue proprietà. Purtroppo Bliss sapeva che non era così; aveva anche altri interessi segreti. Aveva visto sin troppo dei suoi passatempi, e avvertì una stretta allo stomaco al ricordo. Non doveva dimenticare che Duldon era un insensibile e che soprattutto non era interessato a lei, altrimenti non avrebbe mai... No, non voleva neanche pensarci! C'era stato un tempo in cui lo considerava l'uomo più emozionante e attraente che avesse mai visto, ma allora era solo una bambina. Ora lo conosceva meglio e aveva perso tutte le sue illusioni. Non avrebbe più costruito castelli in aria. Se si fosse impegnata, forse sarebbe riuscita a sentire veramente il suono cupo delle campane ogni volta che avesse pensato a Duldon, e l'avrebbe considerato un uomo noioso. Così si sarebbe protetta da sensazioni inopportune. Pensare a Duldon la metteva sempre profondamente a disagio e le provocava brividi di tensione. Avrebbe voluto attribuire il suo turbamento ai progetti matrimoniali di suo fratello, ma sapeva che non era quella l'unica causa. Da quando si era lasciata alle spalle l'innocenza dell'infanzia, ogni volta che s'imbatteva in Duldon s'irrigidiva per la tensione e la sua presenza le provocava dei fremiti che la mettevano a disagio, ancora prima di quello che era successo tra loro... Com'era possibile che suo fratello pensasse che Duldon fosse un marito adatto a lei? Stephan Andrew James Perth, Lord Duldon, si girò su un fianco, con il lenzuolo aggrovigliato intorno ai fianchi, quando sentì suonare l'orologio della chiesa di St. Michael. Contò i rintocchi mentre faceva scorrere la punta del dito su una delle striature rossastre che segnavano la schiena nuda e candida della donna. Erano le undici. 18
Emise lentamente il respiro tra i denti. Di norma una serata come quella l'avrebbe lasciato soddisfatto, ma quella sera si sentiva stranamente vuoto e scontento. La donna fece ondeggiare sensualmente i fianchi con fare invitante e lui le diede una forte sculacciata con scarso interesse, giusto per accontentarla. Lei protese il fondoschiena verso di lui ed emise un gemito di piacere. Stephan sapeva esattamente cosa fare, ma gli mancava il desiderio. Era così da sin troppi giorni... anzi, settimane o addirittura mesi, a essere sincero. La donna si girò verso di lui, con i seni pesanti che pendevano, i capezzoli ancora gonfi e rossi per gli stimoli ricevuti. Una maschera di seta le copriva metà del viso, ma il suo sorriso malizioso era inequivocabile. «Come può servirvi ancora la vostra umile schiava, padrone?» gli chiese con voce flautata, abbassando lo sguardo verso il lenzuolo che gli copriva i fianchi. Si umettò le labbra con la punta della lingua, ma Stephan pensava ai rintocchi della campana. Erano le undici... e lui era in ritardo. Aveva promesso a sua zia, Lady Perse, che avrebbe partecipato alla festa degli Evanston, e sua zia non gradiva che si deludessero le sue aspettative. Inoltre c'era sempre la possibilità di vedere Bliss. Cercò di allontanare quel pensiero dalla mente. Aveva pensato a lei troppo spesso negli ultimi mesi; Bliss era al centro delle sue fantasie e anche in quel momento, immaginandola, il suo pene ebbe un fremito di desiderio. Erano pensieri sconvenienti; Bliss doveva diventare sua moglie, non la sua amante, e il suo membro avrebbe dovuto ricordarlo invece di risvegliarsi come una bestia indomabile appena pensava a lei. Senza dire una parola, scese dal letto e prese i pantaloni. Se si fosse sbrigato sarebbe arrivato prima che si fossero messi a tavola; fortunatamente a Lady Evanston piaceva cenare molto tardi, dopo avere danzato tutta la sera. E Lady Perse avrebbe compreso; sarebbe stato da provinciali arrivare 19
presto a una festa perché un vero nobile si faceva attendere per fare un ingresso trionfale. «Ve ne andate di già?» gli chiese la donna, contrariata. «Mi dispiace ma devo, ho un impegno improrogabile» si giustificò lui chinandosi per darle un bacetto poco convinto su una spalla. Lei si alzò in ginocchio e fece ondeggiare i seni, cercando di essere provocante. «Non volete punirmi ancora? Sono stata molto cattiva. Non vi ho servito a dovere.» Si sporse verso il bordo del letto e stese la mano verso i pantaloni che Stephan aveva appena allacciato, ma lui le respinse il polso. Possibile che nessuna avesse mai un guizzo di originalità?, si chiese, annoiato. Sapeva che era solo un gioco, ma c'erano giorni in cui la finzione lo tediava e avrebbe preferito qualcosa di vero, di reale. Perché, tra tutte le sue compagne di letto, non ce n'era neanche una disposta ad ammettere ciò che voleva, senza maschere a celare l'identità né giochi di ruolo? Però si rendeva conto che era una domanda oziosa, e conosceva già la risposta. Dopotutto anche lui era restio ad ammettere i propri desideri. «Non potete andarvene e lasciarmi così in sospeso!» si lagnò la donna, facendo il broncio. «Mi dispiace» replicò Stephan, anche se non era affatto contrito, anzi, era decisamente sollevato. «Ho già pagato la stanza a Madame Rouge. Potete restare fino a domattina se lo desiderate, e magari trovare un altro compagno di giochi» aggiunse allacciando la camicia. Si mise al collo il cravattone senza annodarlo poi uscì, pensando alla serata che lo attendeva, mentre la donna che aveva piantato in asso era già dimenticata. Bliss si guardò intorno nel salone degli Evanston. Era quasi ora di cena, e se non avesse ricevuto al più presto un invito avrebbe dovuto mettersi l'animo in pace. «Non riesco ancora a capacitarmi di quello che hai detto» 20
insistette Angela, che non sembrava intenzionata a demordere. «Tuo fratello, Lord Swanston, ti conosce bene e devo dire che, da quando ha sposato Louisa, è diventato quasi umano. Non può pensare veramente di darti in moglie a Duldon. Ti serve un marito che sappia divertirsi. Ci saranno almeno altri dieci nobili più adatti a te!» Bliss spostò leggermente la testa per evitare lo sguardo penetrante dell'amica. Sì, era vero, desiderava una persona divertente e poco esigente, ma in verità non voleva affatto sposarsi. Ma perché non potevano lasciarla vivere come voleva? Sua nonna l'aveva provvista di un fondo fiduciario che le avrebbe permesso di essere indipendente e non gravare sulle finanze di nessuno. Se avesse avuto qualche anno in più avrebbe comprato una casetta tutta per sé, lontana da tutti, magari in campagna dove non sarebbe stata osservata e sorvegliata, soprattutto da un certo conte la cui proprietà confinava con la tenuta della sua famiglia e che Bliss non riusciva a scacciare dai suoi pensieri... Ma per il momento la vita di campagna le sembrava ancora troppo quieta e noiosa; prima di ritirarsi c'erano tante avventure da vivere, cose nuove da sperimentare. I pochi giorni che aveva trascorso con la sua amica, Lady Ormande, l'avevano lasciata desiderosa di fare esperienze, di provare piaceri che per una fanciulla di nobili natali erano proibite e trasgressive, che non osava neanche immaginare. Non aveva neanche avuto modo di constatare se le chiacchiere scandalose su Lady Ormande erano vere, prima che l'amica fosse partita improvvisamente per la Scozia senza neanche salutarla. «Tu non mi stai ascoltando!» si lamentò Angela. «Invece sì. È solo che se penso a quello che sta cercando di fare mio fratello vado in confusione. Credo che il nocciolo della questione sia la proprietà. Mio padre possiede una striscia di terra che un tempo faceva parte della tenuta di Duldon, che ora rivuole. Nessuno dei due s'interessa a me» brontolò. Di certo a Duldon non importava nulla di lei; gliel'aveva fatto capire chiaramente anni addietro. Da lei voleva solo quel terreno in dote. Però, se solo avesse smesso di guardarla 21
intensamente ogni volta che la vedeva, sarebbe stato tutto più facile... «Sai che non è vero. Lord Swanston ti vuole bene e tiene molto a te.» Bliss notò che Angela non aveva nominato anche Duldon, però. «A volte non ne sono poi così sicura» sospirò. «Non credo proprio che tuo fratello si darebbe tanta pena per sorvegliarti e assicurarsi che tu non finisca nei guai se non gl'importasse di te.» Bliss annuì; era vero, però forse a lui interessava solo proteggere il buon nome della famiglia. Quel pensiero la fece sorridere. Era difficile salvare la reputazione dei Danser... La sua era sempre stata una famiglia turbolenta. Anche se suo padre era il Duca di Mirth, non per questo era rispettabile. Il suo ultimo bizzarro progetto era quello di allevare dei lama. A quale nobiluomo poteva venire in mente di interessarsi di animali che sputavano? Altri gentiluomini allevavano bestiame e cavalli, ma si trattava di animali puliti e ben tenuti. Bliss dubitava che gli stallieri fossero tanto coraggiosi da avvicinarsi alle bestie lanose di suo padre per strigliarle. Quelle creature sembravano affezionate a suo padre, ma Bliss sospettava che fosse soprattutto perché aveva sempre le tasche piene di mele quando si recava nelle stalle. «Ti sei distratta di nuovo» la rimproverò Angela. «Fosse tuo fratello è convinto di poterti dare in moglie a Duldon senza che tu te ne accorga» aggiunse con un sorrisetto ironico. «Oh, me ne accorgerei, eccome, non dubitare!» ribatté Bliss. Al solo pensiero della prima notte di nozze con Duldon il suo cuore cominciava a palpitare. No, no, non voleva neanche contemplare un'eventualità del genere. Era un'idea assolutamente proibita. Poteva anche essere ansiosa di sapere qualcosa di più riguardo i rapporti tra uomini e donne, e sperare che Lady Ormande tornasse e la istruisse, ma la sua curiosità non aveva nulla a che fare con Duldon. Si rifiutava categoricamente di abbandonarsi a congetture sul suo conto. «Per rispondere alla tua affermazione di prima, mio fratel22
lo Geoffrey non mi presta più molta attenzione da quando ha sposato Louisa. Da quando è entrata nella sua vita non ha molto tempo per noi. Anzi, mi chiedo se abbia mai tenuto veramente alla famiglia.» «Non dire stupidaggini!» esclamò Angela, decisa. «Sì, hai ragione, sono troppo melodrammatica» sospirò Bliss. «Però mi è concesso abbandonarmi all'autocommiserazione. Mio fratello mi ha appena informata che vuole farmi sposare Don Don se non sarò fidanzata con qualcun altro per la fine dell'estate.» Aveva utilizzato di proposito il nomignolo dispregiativo che aveva affibbiato all'amico di Geoffrey nonostante avesse appena rimproverato Angela per averlo usato, perché riteneva che fosse meglio non dimenticare il destino che le sarebbe toccato subire se non si fosse impegnata a trovare marito. Aveva tempo fino alla fine dell'estate per individuare il candidato più adatto, e non poteva fallire. Partecipare ai tè organizzati da Lady Perse sarebbe stato il modo più semplice di trovare un fidanzato. «Non me l'avevi detto. Credevo che fosse solo una minaccia, non che avesse fatto dei progetti matrimoniali già ben definiti. Tuo fratello porta sempre a termine i suoi programmi, lo sanno tutti. Quando si prefigge un obiettivo non si lascia distrarre finché non l'ha raggiunto.» «Lo so» brontolò Bliss, sentendo un'altra pietra pesante che si aggiungeva al cumulo che le pesava già sullo stomaco. «Ehi!» sorrise Angela improvvisamente. «Forse potresti convincere Lord Swanston che Duldon debba sposare Dahlia o Felicity. Se quello che vuole è solo allargare la sua tenuta, cosa gli importa chi di voi sposa per avere quel terreno?» Nonostante l'idea le suscitasse un moto di fastidio, Bliss si soffermò a riflettere sulla proposta dell'amica, ma solo per una frazione di secondo. Perché non aveva pensato alle sue sorelle, in effetti? Dahlia era un tipo serio e studioso, e probabilmente avrebbe accettato di sposare chiunque, purché fosse intelligente. Oltretutto era noto che il conte avesse una stupenda biblioteca ben fornita. 23
Però, stranamente, all'idea di diventare cognata di Duldon Bliss sentì un'altra pietra che si aggiungeva al mucchio nello stomaco. «No, Felicity è ancora troppo giovane e, quanto a Dahlia, nostro padre le ha promesso di portarla a fare un lungo viaggio in Europa, sperando che si vivacizzi un po'. Avere una figlia che non combina guai lo sconcerta, ne sono sicura. Dubito che Duldon voglia aspettare che una delle due sia disponibile alle nozze. Inoltre, come hai detto giustamente tu, una volta che Geoffrey ha un'idea in testa diventa irremovibile. No, devo trovare un altro marito o sarò costretta a sposare Duldon.» «È per questo che vuoi essere invitata da Lady Perse?» «Esattamente.» Bliss riprese nuovamente a scrutare gli invitati. Il salone era sempre più affollato. Sicuramente ormai avrebbe ricevuto il tanto agognato cartoncino se Lady Perse fosse stata intenzionata a invitarla. Un grosso macigno dondolava sull'orlo del precipizio, pronto a piombarle nello stomaco. I denti ripresero a tormentare il labbro già leggermente tumefatto. Se non si fosse calmata avrebbe rischiato di farlo sanguinare mentre si guardava intorno, notando le fanciulle che saltellavano ed esultavano per la gioia dell'onore ricevuto. Persino Miss Strong era stata invitata, nonostante il suo pessimo gusto in fatto di abiti fosse noto a tutti. Anche Miss Swilp agitava la testa sorridendo giuliva. Quasi avesse avvertito lo sguardo ostile di Bliss puntato su di lei, si girò e arricciò il naso in una smorfia di sussiego e superiorità, serrando leggermente le palpebre mentre la fissava, nonostante non potesse sapere che Bliss non aveva ricevuto l'invito. «Anche Sarah Swilp andrà da Lady Perse» commentò con sdegno. «Mi sembra impossibile persino per Lady Perse trovare marito a Miss Swilp. Forse per Lady Perse è una sfida irresistibile proprio per questo...» sogghignò Angela, ironica. Bliss fu colta da un'illuminazione e si girò di scatto a guar24
dare l'amica. La sua allegria le sembrava di colpo sospetta. «Sei stata invitata anche tu, vero, Angioletta?» Silenzio. Dopo qualche secondo, Angela rispose a bassa voce: «Sì, e credo di essere stata la prima a ricevere l'invito. Non volevo dirti niente finché non l'avessi avuto anche tu. Ero sicurissima che Lady Perse avrebbe convocato anche te! Partecipi sempre a tutte le feste». Angela non poteva sapere che la frenetica vita mondana di Bliss era dovuta principalmente al fatto che non voleva perdere neanche un ballo e nessuno avrebbe rifiutato un invito alla figlia del Duca di Mirth. I membri dell'alta società ridevano alle spalle di suo padre, ma mantenevano sempre un atteggiamento rispettoso nei suoi confronti quando erano in sua presenza. Nessuno avrebbe osato fargli lo sgarbo di lasciare fuori dalla porta sua figlia quando si presentava ai balli e alle cene di gala. Bliss spostò lo sguardo verso il punto del salone in cui Lady Perse era intenta a conversare con le attempate nobildonne sue amiche. Mentre parlava, continuava a scrutare le fanciulle presenti. Quando puntò i penetranti occhi grigi su Angela, incurvò le labbra sottili in un sorrisetto soddisfatto e il cipiglio severo scomparve per un istante dalla sua fronte, sormontata da una matassa di vaporosi capelli candidi che sembrava un gatto persiano acciambellato sulla sommità della testa. Poi posò lo sguardo su Bliss e fece una smorfia di disapprovazione notando il suo abito di un rosa acceso, troppo vistoso per una giovanetta, e con una gonna a campana più gonfia e ingombrante degli abiti di tutte le altre dame presenti. Bliss si rendeva conto che era un modello dall'ampiezza esagerata, ma era perfetto per volteggiare perché a ogni piroetta la gonna si allargava a corolla, facendola sembrare un fiore che sbocciava, pur mantenendo sempre il massimo decoro perché l'orlo non si sollevava mai sopra le caviglie, per quanto roteasse vorticosamente nella danza. Mostrare le caviglie ballando era un'imprudenza che Bliss non aveva inten25
zione di fare mai più, dopo avere dato scandalo per i suoi balli scatenati. Chiaramente Lady Perse non comprendeva il motivo della foggia particolare della gonna. Fece scorrere lo sguardo lungo il suo corpo, dal basso verso l'alto, fino a incrociare lo sguardo di Bliss, poi fece un secco cenno di diniego serrando le palpebre. Il suo rifiuto era inequivocabile. Evidentemente c'era qualcuno nell'alta società che avesse l'ardire di negare un invito a Bliss Danser. Il masso rotolò e le piombò addosso con tale violenza da farla vacillare sulle gambe malferme. Però s'irrigidì, per resistere all'impatto. Non aveva mai permesso al giudizio altrui di fermarla o abbatterla, e non avrebbe permesso all'opinione di una donna anziana di avvilirla, anche se la donna in questione era Lady Perse. «Ho bisogno di ballare» dichiarò con fermezza, voltandosi verso Angela. «Voglio volteggiare sempre più rapidamente fino a farmi girare la testa.» «Bliss...» Ignorò la preoccupazione che traspariva chiaramente dal tono dell'amica e cominciò a cercare un possibile cavaliere tra la folla. Sarebbe andato bene chiunque, si disse; avrebbe riso, scherzato, civettato, ballato fino a non reggersi più in piedi, senza pensare al futuro... Bliss era in cerca di guai, come al solito. Dal momento in cui era arrivato al ballo e scoperto che c'era anche lei, Stephan non aveva prestato più attenzione a nessuno. Il suo sguardo era monopolizzato da Bliss e il suo interesse era concentrato sulle sue curve voluttuose, inguainate nello stretto corpetto dell'abito rosa, sui capelli morbidi come la seta e dorati come il grano, che rilucevano illuminati dalla profusione di candele del salone, e sul suo sorriso esuberante e spensierato che però non riusciva a scacciare le ombre dai suoi occhi blu. Fece un lungo respiro, notando il suo sguardo che passava in rassegna i presenti, cercando qualcuno. 26
Sospirò di nuovo. Non aveva neanche salutato sua zia, ma avrebbe dovuto farle omaggio prima di cercare di farsi notare dalla bella bionda. Sorrise vedendo che Bliss si alzava in punta di piedi scrutando la folla, ma si accigliò vedendo che aggrottava le sopracciglia e increspava le labbra. Conosceva sin troppo bene quell'espressione; l'aveva vista per la prima volta sul suo volto quando Bliss aveva solo sei anni e suo padre le aveva proibito di prendere un gattino perché voleva allevare conigli e temeva che venissero mangiati dal gatto. Bliss aveva acconsentito di buon grado, per poi tornare a casa con un cagnolino che, crescendo, aveva assunto la stazza di un vitello. Aveva guardato suo padre con aria di sfida, con quello stesso broncio spavaldo. Il duca aveva accolto il nuovo arrivato con una scrollata di spalle. Lord Swanston si sarebbe sbarazzato del cucciolo se fosse stato a casa, ma era a Londra. Stephan, che a quattordici anni si sentiva già uomo, si sarebbe assunto l'onere di portare via il cane, ma non era stato capace di resistere a quello sguardo ostinato e vulnerabile al tempo stesso, che sfidava il mondo intero ma chiedeva affetto e protezione. Non era stato in grado di resistere allora, e dubitava di riuscirvi ora. Però doveva farlo per forza. Intendeva sposarla e non si sarebbe lasciato dissuadere da nessuno, neanche da Bliss stessa. Anche se l'aveva sentita chiamarlo Don Don. Non era la prima volta che si riferiva a lui con quel soprannome, e lo faceva sempre sorridere. Chissà cosa avrebbe pensato Bliss se avesse saputo come aveva trascorso la prima parte della serata... Si era accorto in altre occasioni che lei l'osservava e dal suo sguardo aveva capito di piacerle. Bliss non l'avrebbe mai ammesso, neanche con se stessa, ma lui sapeva che non lo considerava affatto noioso e cupo come un suono di campane. Abbozzò un sorriso ironico. In società si sarebbe chiacchierato parecchio dei suoi gusti, se fossero state rese note le 27
sue trasgressive attività segrete, ma dubitava che sarebbe stato tacciato di essere tetro e spento. Seguì con lo sguardo Bliss che s'insinuava tra la folla. Il suo abito era orrendo, come sempre. Eppure Bliss aveva gusto, perché l'aveva sentita parlare di moda con le amiche e dare buoni consigli; allora perché sceglieva per sé dei modelli che mortificavano la sua femminilità? Il vestito di quella sera aveva la gonna tanto ampia che Bliss sembrava essere stata conficcata in una cupola di aspic, anche perché la seta cangiante aveva il colore traslucido della gelatina e lo stesso tremolio quando Bliss camminava, nascondendo le sue movenze aggraziate e la forma flessuosa del suo corpo. Irritato, la vide avvicinarsi a un giovanotto e fermarsi davanti a lui per guardarlo con un sorriso provocante e un'occhiata invitante. Lord Paul, o almeno a Stephan sembrava che si chiamasse così, arrossì e le porse il braccio per condurla verso il centro del salone, muovendosi come se fosse vittima di un incantesimo. Bliss si mise di fronte a Lord Paul, troppo vicina per i gusti di Stephan, e lo guardò civettuola da sotto le lunghe ciglia. Stephan sentì i palmi che cominciavano a formicolargli. Eh, già, Bliss Danser cercava guai, e se non fosse stata attenta li avrebbe trovati. Aveva già avvertito diversi giovanotti di tenersi alla larga da lei, e sembrava proprio che Lord Paul sarebbe stato il prossimo. Si guardò intorno, individuando i possibili pretendenti. Lord Dunston stava corteggiando una delle figlie di Blankmore. Il signor Middleham stazionava davanti al tavolo dei rinfreschi. Lord Temple invece fissava Bliss un po' troppo intensamente. Forse era ora di fare un'altra chiacchierata con il nobile. Si presentava alle stesse feste a cui partecipava Bliss troppo spesso per essere una semplice coincidenza. Bliss era sua. Forse non era pronta ad accettarlo, ma ben presto l'avrebbe ammesso anche lei. Era destinata a lui sin da quando gli aveva chiesto di spo28
sarla. Lui non l'aveva mai dimenticato anche se all'epoca Bliss aveva solo dodici anni ed era convinta che il matrimonio le avrebbe permesso di avere a sua disposizione il cavallo da corsa di Stephan, ma quel momento aveva segnato il suo fato. Sarebbe stata sua, e lui l'avrebbe amata e protetta. Quando Bliss aveva dodici anni e lui venti, i suoi sentimenti erano solo fraterni. Anche adesso voleva proteggerla, ma ciò che provava per lei era tutt'altro che fraterno. Prima di gettarsi nelle danze, Bliss sollevò una mano e sfiorò la guancia di Lord Paul, come per togliergli un peluzzo. Stephan strinse forte i pugni. Ben presto avrebbe dimostrato a Miss Danser quanto fosse in errore credendolo tetro e lugubre. Forse non le avrebbe mai rivelato le sue vere inclinazioni, ma questo non significava che non fosse intenzionato a punirla come meritava...
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Per il piacere della duchessa di Lavinia Kent Lady Bliss Danser, figlia dell'eccentrico duca di Mirth, è uno scandalo pronto a esplodere. Vive sul filo del rasoio, protetta solo dal prestigioso nome della propria famiglia. La sua apparente spensieratezza però è messa a dura prova dal fratello Swanston, che le impone un ultimatum: o troverà marito entro la fine dell'estate, o sarà promessa in moglie al migliore amico di lui, il Conte di Duldon. Lei però è uno spirito ribelle, non ha mai desiderato accasarsi e non intende rinunciare alla libertà per sposare proprio Stephan, che le ha spezzato il cuore già molte volte, in passato. Deciso a conquistarla con ogni mezzo, è disposto a fare qualsiasi cosa, persino aiutarla a trovare un altro marito. Tutto ha un prezzo però...
Sydney & Melanie di Allison Kent Per SYDNEY, responsabile di Girl-Gear, sarebbero dovuti essere sette giorni di sole e peccato garantiti, ma la vacanza rilassante con il vincitore della caccia ai segreti indetta dall'amica Macy si complica quando scopre che si tratta di Ray Coffey, il suo ex amante! Il ricordo della loro unica notte di passione la confonde ancora. Solo immaginare di condividere uno spazio ristretto con un tipo seducente come lui la trasporta... MELANIE, l'esperta di tecnologia per Girl-Gear, decide di dare una lezione su come si usa la telecamera allo schianto di cameraman super sexy che la riprende al matrimonio di un'amica. Decisa a mostrargli cosa si nasconde sotto il suo atteggiamento, registra per lui uno spogliarello altamente sensuale...
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Questo volume è stato stampato nel dicembre 2016 da CPI, Moravia