LORRAINE HEATH
Piaceri di mezzanotte
Immagine di copertina: Lee Avison / Trevillion Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Midnight Pleasures with a Scoundrel Avon Books © 2009 Jan Nowasky Traduzione di Graziella Reggio Published by arrangement with HarperCollins Publishers Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special gennaio 2017 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2016 da CPI, Moravia I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 232S dell'11/01/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Prologo Dal diario di James Swindler Una profonda oscurità dimora dentro di me. Si creò il giorno in cui vidi mio padre morire sul patibolo. Un'impiccagione pubblica, con un'atmosfera festosa per strada, come se soltanto io soffrissi per la perdita, come se il bene rubato valesse la distruzione della vita di mio padre e della mia. Ero nato soltanto otto anni prima, e il mio arrivo aveva segnato la dipartita di mia madre da questo mondo. E cosÏ, con la morte di mio padre, divenni un orfano senza un posto dove andare e nessuno disposto ad accogliermi. In mezzo alla folla giubilante di spettatori curiosi, due ragazzini si resero conto della mia situazione disperata; a rivelarla furono senz'altro le lacrime che mi inondavano il viso sudicio mentre gli altri sghignazzavano beffardi. Mio padre mi aveva raccomandato di essere forte. Mi aveva persino strizzato l'occhio prima che gli mettessero in testa il cappuccio nero. Come se si fosse trattato di uno scherzo, di un piccolo divertimento di cui avremmo riso in seguito. Invece non era affatto un gioco, e se adesso mio padre ride, lo ascolta soltanto il diavolo. 5
Quel giorno non diedi prova di forza, però da allora ho dimostrato di esserne capace. I due ragazzi mi confortarono come si usa tra maschi: con un pugno sul braccio e un tieni duro, amico. Mi invitarono ad andare via con loro. Jack, il più grande, camminava spavaldo e sicuro; Luke invece aveva gli occhi sbarrati per lo spavento, forse perché non aveva mai assistito prima a un'esecuzione capitale. Mentre si facevano strada nella calca pressante, le loro agili dita sgraffignavano borsellini e fazzoletti. Al calar del buio mi guidarono per il dedalo di viuzze dei bassifondi fino alla porta di un certo Feagan. Questi non mi prestò attenzione, almeno finché non ebbe finito di raccogliere i preziosi bottini dei suoi ladruncoli. Tutti bambini. Tra loro c'era una sola femmina, una fanciulla dai capelli rosso vivo e dai dolci occhi verdi. Si chiamava Frannie. Appena mi resi conto che Jack e Luke mi avevano condotto in un covo di malfattori, persi ogni entusiasmo per la prospettiva di restare. Non avevo alcuna voglia di prepararmi la strada per il patibolo. Tuttavia, era ancora più potente il desiderio di non perdere di vista la ragazzina, e quindi rimasi. Divenni piuttosto abile nel procurare informazioni per aiutare a organizzare truffe. Invece non dimostravo un gran talento come borseggiatore. Venni catturato parecchie volte, accogliendo la punizione che ne seguì come mi aveva insegnato mio padre: con stoicismo e una strizzatina d'occhio. Di conseguenza mi resi conto ben presto che il sistema giudiziario era iniquo, spesso a scapito degli innocenti. Cominciai a prestare attenzione a come veniva applicata la giustizia. Come mai un ragazzo era punito con dieci frustate per il furto di un fazzoletto di seta, mentre un 6
altro, per un reato simile, veniva deportato in una colonia penale in Nuova Zelanda? Come si ottenevano le prove? Come si determinava la colpevolezza? Ancora più importante, come si dimostrava l'innocenza? Dopo un certo tempo cominciai a collaborare in segreto con la Polizia Metropolitana. Non temevo il buio né i quartieri malfamati di Londra. Anche quando più tardi divenni ufficialmente un agente di Scotland Yard, mi spingevo dove altri preferivano non inoltrarsi. Mi confortava sapere che non arrestavo mai gli innocenti. Se il crimine non era grave, a volte mandavo via il responsabile con uno schiaffo sul polso e l'avvertimento che sarei rimasto sempre all'erta. Che importanza aveva un fronzolo di seta rubato di fronte a un possibile omicidio? Ero molto più preoccupato − e affascinato − dai crimini raccapriccianti. Facevano appello all'oscurità dentro di me, e per questo richiamavano la mia ardente attenzione... E, infine, mi condussero da lei.
7
1 Londra, 1852 La vendetta non era per i deboli di cuore. Il bruciante bisogno di ottenerla avrebbe turbato Eleanor Watkins, se si fosse concessa qualche momento per riflettere. Tuttavia da quando, leggendo il diario della sorella, aveva scoperto gli orrori che questa aveva subito durante il soggiorno a Londra per la Stagione precedente, non aveva avuto tempo per molto altro, tranne escogitare il sistema migliore per fare giustizia. Eleanor era ben determinata a colpire l'uomo che aveva strappato Elisabeth dalla dolce innocenza per gettarla nella lascivia piĂš brutale; doveva pagare caro per i suoi peccati, esattamente quanto la sorella aveva sofferto per la propria ingenuitĂ . La sete di rivalsa controllava ogni sua azione e ogni suo pensiero, da quando si destava al canto dell'allodola a quando posava il capo sul guanciale per affrontare l'ennesima notte di sonno tormentato e incubi orribili, alimentati da ogni tratto della penna di Elisabeth, che descriveva le umiliazioni sopportate per colpa del Marchese di Rockberry. L'ossessiva esigenza di imporre il castigo rappresentava il motivo per cui, al momento, si aggirava per i 8
Cremorne Gardens ben oltre l'ora in cui qualunque signora per bene circolava per strada. Anche gli uomini rispettabili si erano ormai ritirati per la serata, ma quello che lei stava pedinando non si poteva definire tale, benchĂŠ sapesse imitare piuttosto bene i modi da galantuomo. Eleanor aveva sentito dire che i fuochi d'artificio presentati ogni sera ai giardini erano spettacolari. Tuttavia, come ovvio, l'uomo non era venuto per godersi un piacere semplice come guardare lampi di colore tingere il cielo notturno. No, i suoi gusti erano molto piĂš perversi e oscuri. Infatti, prima di fare la sua comparsa, Lord Rockberry aveva atteso che la brava gente se ne fosse andata per lasciare il posto ai depravati, animati da intenzioni malvagie. La sua risata sinistra echeggiava per i giardini del piacere mentre sostava qua e lĂ per chiacchierare con un furfante o l'altro. Alto e snello, si inoltrava lesto tra la folla, con la cappa che gli svolazzava dalle spalle, a sottolineare l'impressione che, tra i viziosi, si considerava un re. Eppure, malgrado l'alta statura e il cappello a cilindro, Eleanor era costretta a saettare tra la gente per non perderlo di vista, stando anche bene attenta a non farsi notare da lui. Non si sarebbe lasciata ammaliare dal suo fascino, a differenza della sorella. Se tra loro ci doveva essere una vittima, sarebbe stato il marchese. Quella sera lei aveva pregustato la soddisfazione di trapassargli il cuore con il pugnale, cosĂŹ da mostrare al mondo intero quanto fosse nero e putrido, tuttavia si rendeva conto che non era il luogo nĂŠ il momento adatto. Doveva prestare molta cautela, eseguire il piano come era stato programmato, altrimenti si sarebbe ritrovata sulla forca. Per quanto amasse la sorella, non 9
era ancora pronta a raggiungerla, ma se il prezzo per la vendetta fosse stata la vita, era disposta a pagarlo. Sin dall'istante in cui aveva imboccato quella strada, era stata consapevole del rischio di finire nel carcere di Newgate. Non se ne sarebbe pentita, purché Rockberry fosse andato all'inferno. «Gradite compagnia?» Un giovanotto biondo le si parò di fronte con un sorriso seducente. Era abbigliato con eleganza. Se lei avesse avuto la possibilità di frequentare il bel mondo, forse si sarebbe ritrovata a ballare con lui una sera o l'altra. «No, grazie. Ho un appuntamento.» «Con un uomo fortunato. Se però non si presenta...» «Verrà» mentì aggirandolo. Passò di corsa accanto alla fontana, dispiaciuta di non avere il tempo per godersi la bellezza dei giardini. Dannazione! Dov'era finito Rockberry? Affrettò il passo e sospirò di sollievo quando, da lontano, lo vide intento a parlare con una donna prosperosa dalla scollatura indecente, che esibiva a tutti i passanti ciò che aveva da offrire. A quanto pareva, il marchese non era interessato, poiché proseguì senza guardarsi indietro. Sembrava infatti preferire le fanciulle innocenti. In realtà, Eleanor non capiva come mai fosse venuto laggiù, dove il comportamento immorale era tollerato, anzi previsto. Rockberry prediligeva l'inaccettabile e, nella sua depravazione, aveva imposto a Elisabeth atti abietti e dissoluti. Ormai da sei giorni lei ne annotava le abitudini e i rituali, tentando di delineare lo schema delle sue giornate e di stabilire come porre fine alla sua vita senza sacrificare la propria. Purtroppo, essendo cresciuta in un villaggio in riva al 10
mare, non aveva la formazione né l'esperienza necessarie per giocare a gatto e topo, e a volte temeva di essere la preda anziché il predatore in quella partita mortale. Soprattutto perché aveva sempre più l'impressione che, mentre seguiva Lord Rockberry, qualcuno pedinasse lei. Nell'aria profumata di lavanda, si sforzava di non guardarsi alle spalle per evitare di dare a vedere che avvertiva qualcuno dietro di sé. Aveva notato per la prima volta un omone sulle sue tracce due sere prima, dopo che il marchese si era recato a Scotland Yard. Avrebbe dovuto agire con maggiore discrezione. Magari aveva spaventato Lord Rockberry con la sua eccessiva audacia, mostrandosi nella speranza di indurlo a dubitare della propria salute mentale; tanto meglio se fosse impazzito e avesse deciso di suicidarsi: le avrebbe risparmiato il compito di ucciderlo. Ma forse, invece, si era limitato a denunciarla alla polizia. Quella notte non aveva ancora visto il suo inseguitore, però era sicura che c'era, poiché sentiva rizzarsi i capelli sulla nuca e brividi gelati percorrerle la schiena. Non aiutava, tanto vicino al Tamigi, la nebbia che si addensava in silenzio e cancellava via via forme e colori. La luce dei lampioni a gas si era ormai ridotta a un vago e inquietante bagliore che si sforzava di rischiarare quello che tanti preferivano nascondere. Da dietro gli olmi e i pioppi, da recessi oscuri, giungevano i bisbigli dei gentiluomini e le risate provocanti delle donne. Eleanor non era più tanto sicura di cosa sperasse di ottenere seguendo Rockberry in quel luogo equivoco, ma aveva bisogno di sapere cosa facesse e con chi si incontrasse, così da poter determinare il momento migliore per colpire. La cautela era fondamentale. 11
Il marchese si aggirava nella notte come una bestia famelica, tuttavia, come lei sapeva, non andava in cerca di cibo, ma di piaceri perversi. Il diario aveva rivelato nei dettagli più intimi e strazianti come avesse sedotto Elisabeth, non solo per la propria gratificazione, ma anche per il divertimento di altri. Come se la volontà di una fanciulla non avesse avuto alcun valore e i suoi sogni fossero stati destinati a essere infranti. Rockberry l'aveva annientata molto prima che lei stessa si lanciasse nel mare tempestoso dalla cima della scogliera. Respingendo le lacrime− non era il momento per soccombere al dolore− Eleanor rafforzò la de terminazione di punire con durezza quell'uomo per la responsabilità nella morte della sorella alla giovane età di diciannove anni. In quel momento, l'odioso individuo scomparve dietro una curva. Maledizione! Era troppo assorto per accorgersi di essere seguito, il che significava forse che era diretto a un appuntamento. Lei si chiese se avesse già identificato la prossima vittima. In questo caso preferiva porre fine al gioco quella stessa notte, poiché non poteva rimanere in disparte mentre un'altra ragazza soffriva come Elisabeth. Girò attorno agli alberi, poi si fermò di colpo, bloccata da tre uomini dal sorriso osceno. «Ehilà, dolcezza» l'abbordò quello al centro, che sembrava capeggiare il gruppetto. In quella parte dei giardini la luce era molto fioca e la foschia grigiastra diminuiva ulteriormente la visibilità. Eleanor poteva dire ben poco di lui, tranne che era biondo e che, non fosse stato per l'espressione lasciva, si sarebbe potuto giudicare quasi bello. Gli amici erano bruni, uno caratterizzato da un brutto naso bulboso e 12
l'altro dalla sgradevole mancanza del mento, che sembrava rientrato nel collo. Il modo in cui la esaminavano da capo a piedi le fece venire la pelle d'oca. Dovette fare uno sforzo per impedirsi di arretrare. Tutti e tre sfoggiavano indumenti di gran moda, oltre all'intenzione di spassarsela e di godersi la giovinezza, finché la possedevano. Per quanto la riguardava, dopo la morte di Elisabeth era diventata molto più vecchia dei suoi vent'anni. «Scusatemi, vi prego.» Fece per aggirarli, ma loro si spostarono in modo da sbarrarle il cammino. Eleanor sentì il cuore accelerare fino ad assumere un ritmo simile a quello del treno che l'aveva portata a Londra, sferragliando con fragore e minacciando di deragliare da un momento all'altro. Indietreggiò di un passo, ma Senza Mento le andò subito accanto per ostacolarle la fuga. D'improvviso si ritrovò circondata. I tre uomini avrebbero impiegato ben poco a trascinarla nell'ombra più fitta, dove non c'era alcuna speranza di conservare la dignità. Tentò di aprire la borsetta per afferrare il pugnale che vi teneva come forma di protezione, ma Senza Mento gliela strappò di mano, slogandole quasi la spalla. «No!» gridò lei. «Avanti, fate la brava ragazza» la esortò il biondo cingendola con un braccio e sollevandola sulle punte dei piedi. Terrorizzata, Eleanor lanciò un urlo assordante. In risposta, però, udì soltanto risate mentre i tre la spingevano verso l'abisso oscuro. Non intendeva arrendersi con facilità a quello che intendevano infliggerle. Avrebbe lottato, graffiato, morso... «Fermi dove siete! La signorina è con me.» 13
A quanto pareva, i malfattori rimasero sorpresi quanto lei dalla voce profonda e autorevole, che si rivolgeva evidentemente a loro. Si separarono un poco e le consentirono così di scorgere, attraverso uno stretto pertugio, la sagoma in ombra di un uomo robusto, dalla statura straordinaria. Questi si fece largo a spallate, la ghermì per la vita con un braccio e la liberò dagli aggressori, respingendoli con la mano libera. «Non vi farò del male» le mormorò in fretta, in tono basso e rassicurante. «Se desiderate sopravvivere a questa notte con la virtù intatta, vi consiglio di venire con me.» Il volto era nascosto dalle tenebre che accompagnavano la fitta nebbia; i capelli erano scuri, ma non se ne distingueva il colore. Eleanor avvertiva la forza della sua presa, energica e sicura. D'istinto comprese che non era il tipo da fare violenza alle donne: non ne aveva bisogno. Aveva un fare protettivo e, con ogni probabilità, era proprio l'uomo che la seguiva da due giorni, l'agente di Scotland Yard. Sembrava non temere neppure il diavolo, e questa considerazione fece emergere la folle idea che avrebbe forse potuto aiutarla a eliminare Rockberry. Subito, però, si rese conto di non potersi confidare con un estraneo più che con un amico. Non certo riguardo a quella faccenda, poiché tanto, se non tutto, era a rischio. Solo quando l'uomo distolse lo sguardo, Eleanor si rammentò che avevano un pubblico. I tre giovanotti, infatti, li stavano guardando in cagnesco. «Attento, vecchio mio» intimò il capo. «L'abbiamo presa prima noi.» «Come ho già affermato, è insieme a me.» 14
«Ci è stato detto che è disponibile.» «Un'informazione sbagliata.» Trattenendola con fermezza con il braccio, l'omone si incamminò. Eleanor era obbligata a muovere i piedi molto in fretta per stare al passo. Ma prima che raggiungessero il vialetto principale, vennero bloccati dai tre bellimbusti. Lui sospirò, spazientito. «Volete davvero battervi, pur sapendo di non poter vincere?» «Siamo in tre, mentre voi siete solo. Abbiamo un buon vantaggio.» «Il mio è migliore. Sono cresciuto per strada, lottando contro avversari di gran lunga più pericolosi di voi.» «Eppure vi esprimete come un gentiluomo.» «Però so picchiare come un demonio.» La minaccia riverberava nel tono della sua voce. A quanto pareva, i tre giovani non erano soltanto malvagi, ma anche stupidi. Naso Bulboso si lanciò all'attacco... Eleanor si ritrovò all'istante dietro il suo salvatore − così cominciava a definirlo − mentre lui parava con abilità il colpo e spediva a terra il malintenzionato. A quel punto venne assalito dagli altri due. Mentre con la spalla respingeva Senza Mento, facendolo barcollare all'indietro, sferrò un pugno allo stomaco del biondo che, senza fiato, si piegò in due e cadde sulle ginocchia. Poi si scagliò contro Naso Bulboso prima che questi riuscisse a rimettersi in piedi; il violento impatto delle nocche con il mento echeggiò nel buio, il furfante vacillò agitando le braccia e infine piombò di nuovo al suolo, dove rimase immobile. I compari tentarono di rialzarsi, ma l'omone non esitò a sferrare due rapidi pugni, che li abbatterono all'istante. «State fermi finché non saremo lontani» ordinò loro. 15
Poi porse la mano a Eleanor. «Andiamo, dunque?» Se fosse stato animato da cattivi propositi, pensò lei, non avrebbe avuto motivi di portarla via. Benché si trattasse di un ragionamento un po' debole, Eleanor annuì. Ne aveva abbastanza di quel posto e sapeva che, a quel punto, rintracciare Rockberry andava ben oltre le sue scarse capacità investigative. Si avvicinò di un passo all'uomo, poi ricordò... «La borsetta. L'ha presa uno di loro.» Con il piede, lui girò Naso Bulboso sulla schiena e la recuperò, poi si soffermò a guardare l'elsa del pugnale, che spuntava fuori. «Per difendermi» borbottò lei, prendendogli di mano la borsa e chiudendovi dentro l'arma. «Non vi ha aiutata granché. Venite ora. Restatemi accanto. Cerco una carrozza pubblica che vi conduca al sicuro, a casa.» Eleanor non aveva altra scelta che consentirgli di portarla via con sé, oltre che di sorreggerla, poiché si accorse di tremare come una foglia, ora che era fuori pericolo. Come aveva potuto essere tanto ingenua da credere di potersi difendere da sola in quel luogo equivoco limitandosi a respingere qualunque proposta ricevesse? «Avete un nome?» le domandò con calma l'uomo. «Eleanor Watkins» gli rispose senza pensarci, poi si chiese se non le sarebbe convenuto mentire. Aveva riflettuto tanto sul piano, eppure già cominciava a sfaldarsi. «Come mai andavate a spasso per i giardini a quest'ora di notte, Miss Watkins?» «Purtroppo mi ero smarrita.» Lo scrutò dal basso, incapace di stabilire se la credesse. «Mi parrebbe giusto 16
sapere come si chiama colui che mi ha salvata, sir.» «James Swindler.» In King's Road trovarono una vettura in attesa lungo il marciapiedi. Lui aprì la portiera e l'aiutò a salire a bordo. «Che indicazioni debbo fornire al conducente?» si informò. Con riluttanza, lei gli comunicò l'indirizzo del suo alloggio. Mr. Swindler lo ripeté al vetturino e gli porse qualche moneta. «In futuro prestate più attenzione, Miss Watkins. Londra può essere molto pericolosa per una donna sola.» Senza lasciarle il tempo di rispondere, la carrozza si avviò. Guardandosi indietro, Eleanor vide Mr. Swindler ancora fermo in strada. Infine, alto e imponente, scomparve nel buio della notte. Sembrava proprio l'uomo che la pedinava da un paio di giorni. Se ne era stato incaricato da Rockberry, perché l'aveva lasciata andare? E se non era così, come mai la seguiva? «Si chiama Eleanor Watkins.» «La sorella di Elisabeth. Avrei dovuto indovinarlo. Si assomigliano in maniera straordinaria.» James Swindler non prestò attenzione al commento mormorato nell'angolo in ombra, dopo che aveva pronunciato il nome della giovane donna soccorsa ai Cremorne Gardens, quella che spiava e seguiva da due giorni. Era in piedi davanti alla scrivania di Sir David Mitchum, il suo superiore. Poiché la fiammella della lampada era bassa e la luce non raggiungeva i recessi più lontani del locale, Swindler immaginò di essere tenuto 17
a ignorare la presenza di un testimone. Questo, però, non riusciva a scomparire sullo sfondo a causa dell'intenso profumo di sandalo, mescolato all'odore di tabacco pregiato e sudore nervoso che emanava. Per giunta aveva parlato, esprimendo sorpresa per l'informazione appena ricevuta, il che rendeva ancora più assurdo per lui e Sir David fingere di essere soli nel locale. A differenza dell'uomo nascosto nell'angolo buio, Swindler aveva l'arcana capacità di fondersi con l'ambiente circostante, se necessario. Comunque non diede a vedere di essersi accorto dello spettatore; era piuttosto bravo a simulare. Tuttavia gli pareva inconcepibile che il marchese credesse ancora segreta la propria identità, soprattutto perché le indagini sulla giovane donna avevano preso il via proprio davanti alla sua residenza. Nel complesso, lui sospettava che Lord Rockberry fosse un buffone pieno di sé. «Che altro siete riuscito a scoprire su di lei?» si informò Sir David. Dopo avere mandato a casa Miss Watkins, Swindler era salito su un'altra vettura pubblica, seguendola da una certa distanza e ordinando al cocchiere di farlo scendere in una strada vicina all'alloggio della ragazza. Camminando in fretta per il resto del percorso, l'aveva raggiunta proprio mentre entrava nel portone. Prima di avvicinarsi, aveva aspettato che si accendesse una luce fioca in una finestra d'angolo, per fortuna affacciata sulla via. Quindi aveva posato una moneta sul palmo paffuto della signora che gli aveva aperto e ne aveva tratto qualche informazione in più. «Alloggia in una delle mie camere d'affitto. Ha pagato soltanto per un mese e si trova a Londra da una settimana. È molto riservata e tranquilla, non dà mai disturbo, non va a trovare gli al18
tri pensionanti e non riceve visite. Spesso consuma i pasti nelle sue stanze.» Regnò il silenzio per qualche momento, finché Sir David chiese: «Nient'altro?». «Purtroppo non ho nulla da aggiungere. Mi era stato indicato di pedinarla senza rivolgerle la parola. Tuttavia, poiché alcuni giovani dissoluti intendevano nuocerle, mi è sembrato assennato ignorare questo aspetto delle istruzioni ricevute. Sostenevano che qualcuno l'aveva definita disponibile. Ignoriamo, immagino, chi sia questo qualcuno.» «Non siate ridicolo» esclamò la voce dall'angolo, confermando i sospetti che lo stesso Rockberry avesse suggerito ai bellimbusti di aggredirla. A quanto pareva, la pazienza non era uno dei sui pregi. «Una giovane donna che vaga a notte fonda per i Cremorne Gardens, da sola, è destinata a mettersi nei guai» affermò Sir David. «Ha avuto fortuna perché la sorvegliavate. Suppongo non sia al corrente del vostro compito.» Se coltivava le stesse perplessità di Swindler riguardo al marchese, non lo dava a vedere. «Non sa nulla dei miei veri propositi. E vi ho già riferito tutte le informazioni di cui disponeva l'affittacamere. Be', a parte che Miss Watkins è arrivata con un solo baule e che ha una predilezione per il rosa. A esser sincero, a giudicare dalle prime impressioni non mi pare che possa rappresentare una minaccia per nessuno.» «Sua Signoria dissente.» E proprio per questo Swindler aveva ricevuto l'incarico: per determinare cosa stesse combinando la ragazza. Per il momento, aveva seguito Rockberry al giardino zoologico e a Hyde Park. La sera precedente lo aveva tallonato fino al suo club abituale, la Dodger's Dra19
wing Room, una delle sale da gioco più esclusive di Londra, dove i gentiluomini dediti ai piaceri si abbandonavano ai loro vizi preferiti. E infine quella notte si era inoltrata nei Cremorne Gardens. Se pedinare era un reato, lui stesso sarebbe marcito da tempo nel penitenziario di Pentonville. «Con tutto il dovuto rispetto, sir, ritengo di potermi rendere più utile altrove. Ho sentito che poche ore fa è stato denunciato un omicidio a Whitechapel e...» «So che preferite risolvere i crimini dopo che sono stati commessi, Swindler, tuttavia il nostro primo e principale dovere è prevenirli.» Era il motto, il credo, di ogni poliziotto. La prevenzione. Proprio per questo tanti pattugliavano le strade. Swindler, però, era convinto che nulla potesse davvero fermare una persona intenzionata a trasgredire la legge. La sua idea fissa era piuttosto imporre la giustizia e assicurarsi che il vero colpevole venisse punito per il delitto. Preferiva non occuparsi di un nobile viziato, spaventato da una donnina esile che, con la testa, gli arrivava appena a metà del petto. Santo cielo, accanto a lei si era sentito come un goffo gigante. «Sarebbe utile, sir» azzardò, «sapere che genere di reato potrebbe commettere.» «Penso che intenda uccidermi» giunse dall'angolo buio in un basso borbottio. Sir David si limitò a inarcare un sopracciglio bruno guardando Swindler, che si sforzava in ogni modo di mascherare il fastidio per l'assurda situazione. Provava quasi l'impulso di strangolare il marchese con le sue stesse mani. «Sappiamo per quale motivo Sua Signoria tema che Miss Watkins voglia fargli del male?» Lo sguardo del superiore si puntò all'istante verso 20
l'angolo in ombra. Swindler udì un sospiro impaziente, seguito dalla dichiarazione: «Elisabeth Watkins aveva debuttato in società la Stagione scorsa. Abbiamo solo ballato insieme qualche volta. Niente di più». C'era sempre qualcosa di più. «Debbo intendere, dunque, che vadano chiamate Lady Elisabeth e Lady Eleanor?» si informò lui. «No. Il padre è appena un visconte. Miss Eleanor Watkins è sufficiente.» Appena? Dunque l'uomo nell'angolo, con il suo titolo nobiliare più elevato, aveva un'indole altezzosa e arrogante. Stufo di quella danza, Swindler ruotò su se stesso. Ai margini del cerchio di luce distinse una gamba allungata e uno stivale ben lustro; il resto della figura si perdeva nell'ombra. Lui comunque ne conosceva già l'aspetto, poiché il pedinamento era iniziato di fronte al palazzo del marchese. Era piuttosto giovane e senza dubbio di bell'aspetto, con i tipici lineamenti regolari che ispiravano i poeti a intingere la penna nell'inchiostro per scrivere versi forbiti riguardo alle meraviglie dell'amore. Era tentato di chiamarlo per nome, tuttavia si sentiva in dovere di attenersi all'insensata messinscena tollerata dal suo superiore. A quanto pareva, Rockberry aveva amici altolocati, oppure aveva visto Sir David commettere qualche azione disdicevole. «Se era stata Elisabeth a colpire la vostra fantasia la Stagione scorsa, perché la sorella vorrebbe farvi del male?» La domanda venne accolta dal silenzio. «Vostra Signoria, non vi posso aiutare se non siete franco ed esplicito. Non sono il tipo da pettegolezzi. Potete pure confessare di esservi goduto gli atti sessuali più dissoluti...» Persino da quella distanza, avvertì un 21
fremito di tensione provenire dall'angolo buio. «... possibili a un uomo, e non lo riferirei ad anima viva» concluse. Il silenzio divenne pesante e si protrasse a lungo. Era questo il problema, dunque? Qualche azione depravata che, a quel punto, tormentava la coscienza del nobiluomo? Infine Rockberry si schiarì la gola. «Miss Elisabeth Watkins è incorsa in una morte prematura. È possibile che la sorella me ne ritenga responsabile; un'idea insensata, poiché non mi trovavo neppure nelle vicinanze quando quella sciocca è deceduta. Miss Eleanor Watkins non mi ha mai rivolto la parola né affrontato direttamente. Si limita a osservarmi. Da sotto un lampione o accanto a un albero, al parco. Passeggio e ho l'impressione di essere spiato. Mi guardo indietro, ed eccola che mi guarda... Non smette di assillarmi con la sua presenza. Quando tento di avvicinarmi per determinarne le intenzioni, si allontana e si dilegua tra la folla, lasciandomi il dubbio di essermela soltanto immaginata. Poiché somiglia molto a Elisabeth, ho cominciato addirittura a sospettare che lei stessa fosse tornata per ossessionarmi. Ma poiché, come ho affermato, abbiamo solo ballato insieme, non capisco il perché di questo fastidioso gioco.» Swindler si domandò chi tentasse di convincere, lui oppure se stesso, ripetendo: abbiamo solo ballato insieme. «Quindi continuate a seguirla, Swindler. Scoprite cosa sta combinando» gli ordinò con fermezza Sir David, in un tono che non ammetteva repliche. Lui gli dedicò di nuovo l'attenzione. Stimava e ammirava il suo superiore, ma quella situazione era inac22
cettabile. «Poiché sono stato costretto ad avvicinarmi a Miss Watkins, immagino non abbiate obiezioni se le parlo ancora.» «Affrontate la questione come vi pare più opportuno.» Il tono di Sir David era frustrato e infastidito. A quanto pareva, non era più contento di lui della faccenda. Se Swindler avesse potuto agire a modo proprio, avrebbe risolto il problema entro l'indomani.
23
Piaceri di mezzanotte LORRAINE HEATH Londra, 1852 - A Londra per vendicare la morte della sorella, Eleanor Watkins viene pedinata da James Swindler, il miglior ispettore di Scotland Yard, incaricato di tenerla lontana dai guai. La giovane sa che non dovrebbe avere a che fare con lui, eppure nulla può impedirle di finire tra le braccia di quell'uomo peccaminosamente attraente. Perché James, forte, compassionevole e assolutamente irresistibile, è tutto ciò che lei desidera. Ma può fidarsi abbastanza da lasciarsi andare a tutti i piaceri che la mezzanotte porta con sé? James, da parte sua, è determinato a usare le proprie arti di seduzione per indurla a rivelargli i suoi piani. Alla fine però sarà lui a capitolare, allontanandosi da tutto ciò che ha di più caro per proteggerla, anche se ciò significherà ritrovarsi con il cuore spezzato.
Un valzer fatale TASHA ALEXANDER Inghilterra - Austria, 1891 - Dopo aver rimandato le nozze con l'amato Colin, Lady Emily partecipa a un raduno di caccia insieme ai personaggi politici più illustri d'Inghilterra in casa del suo acerrimo nemico Lord Fortescue. Questa occasione di svago, però, diviene inaspettatamente teatro di un terribile omicidio, preceduto dal furto di alcuni documenti di grande importanza. Per salvare dal patibolo il principale sospettato, suo caro amico, Lady Emily dà inizio a una serie di indagini che la porteranno a Vienna alla corte dell'Imperatrice Sissi, devastata dal dolore per la morte del figlio Rodolfo avvenuta, anche in questo caso, in circostanze misteriose. Aiutata come sempre dal fedele Colin, Emily si addentrerà nei meandri di intrighi diplomatici e passioni scandalose, che metteranno in grave pericolo la sua incolumità e quella del fidanzato...
L'arte del peccato SABRINA JEFFRIES Inghilterra, 1829 - L'artista americano Jeremy Keane, famigerato libertino, ha deciso di attraversare l'Europa in cerca della modella adatta al provocatorio capolavoro che intende dipingere. Quando a un matrimonio londinese incontra Lady Yvette Barlow, capisce che le proprie ricerche sono finite ed è più determinato che mai a catturare sulla tela lo spirito ribelle e la straordinaria sensualità della bellissima ereditiera. Yvette, che non è estranea agli scandali, accetta di posare per lui solo in cambio del suo aiuto: dovrà accompagnarla a visitare tutti i bordelli della capitale. Lo scopo della giovane è quello di rintracciare una donna scomparsa e risolvere così un intricato mistero di famiglia in cui si è trovata coinvolta, ma la collaborazione tra loro finisce per portarli a intense sessioni di arte erotica, ben lontane dall'obiettivo iniziale di entrambi.
Stagioni selvagge ANNE BARTON Inghilterra, 1818 - Come sorella del Duca di Huntford, Lady Rose Sherbourne deve sempre seguire le regole del ton. Deve essere sorvegliata di continuo. Non deve mai avere un comportamento sconveniente. E in genere lo fa di buon grado, se si esclude quell'unica estate trascorsa con l'uomo meno adatto a lei, il bellissimo capo stalliere. Rose si è sempre chiesta cosa sarebbe successo se lui non fosse scomparso senza dirle una parola, e ora, dopo tre anni, sta per scoprirlo. Appena rivede Charles, si accorge che il tempo non ha annacquato minimamente né i sentimenti né il desiderio che li legava, quindi, prima di accettare il marito che la famiglia le imporrà, Rose decide di fare all'uomo una proposta sconsiderata: introdurla ai piaceri della carne prima di sacrificare la vita al dovere.
Dall'8 marzo
Ti è piaciuto questo libro? Continua a vivere indimenticabili emozioni con
A B B ON ATI!
-50% sulla prima spedizione Spedisci questa pagina a: SERVIZIO LETTRICI HARMONY C/O CMP Brescia - Via Dalmazia 13 - 25126 Brescia BS
Sì!
Voglio abbonarmi a I Grandi Romanzi Storici Special. Speditemi bimestralmente 2 inediti romanzi al prezzo scontato del 50%: € 6.90 più € 1.80 per contributo spese di spedizione. Dalla seconda spedizione mensile sconto del 15%: € 11.70 più € 1.80 per contributo spese di spedizione. Potrò sospendere in ogni momento le successive spedizioni a pagamento mediante comunicazione scritta, come pure restituirvi i romanzi ricevuti a pagamento per posta entro 10gg. (diritto di recesso Art. 64 dlg. 206/2005).
7B0142
Cognome.............................................................Nome................................................................................ Via.....................................................................................................................N°...................................... Località.............................................................................Prov...................CAP............................................. Prefisso....................Telefono....................................e-mail.......................................................................... Firma............................................................................................Data........................................................ Offerta limitata a un solo componente per ciascun nucleo familiare non minorenne e non valida per coloro che già ricevono per corrispondenza I Grandi Romanzi Storici Special. Offerta valida solo in Italia fino al 31.12.2017. Tutte le richieste sono soggette ad approvazione della Casa. I Suoi dati saranno trattati, manualmente ed elettronicamente, da HarperCollins Italia S.p.A. - Viale Monte Nero, 84 – 20135 MILANO - e dalle società con essa in rapporto di controllo e collegamento ai sensi dell’art. 2359 cod. civ. - titolari del trattamento - per evadere la Sua richiesta di ricevere per posta cartacea informazioni commerciali e campioni di prodotto, nonché la Sua eventuale richiesta di acquisto di nostri prodotti editoriali, secondo l’offerta riportata sul presente coupon, e le attività a ciò strumentali, ivi comprese le operazioni di pagamento e quelle connesse con adempimenti amministrativi e fiscali, nonché le attività di customer care. Nome, cognome e indirizzo sono indispensabili per i suddetti fini. Il mancato conferimento dei restanti dati non pregiudica il Suo diritto ad ottenere quanto richiesto. Previo Suo consenso, i Suoi dati potranno essere trattati dalle titolari per finalità di marketing, attività promozionali, offerte commerciali, indagini di mercato - anche tramite email e telefono, qualora forniti I Suoi dati potranno, altresì, essere comunicati a soggetti operanti nei settori editoriale, largo consumo e distribuzione, vendita a distanza, per propri utilizzi aventi le suddette medesime fi nalità. L’elenco completo ed aggiornato delle società in rapporto di controllo e collegamento ai sensi dell’art. 2359 cod. civ. con HarperCollins Italia S.p.A., dei soggetti terzi cui i dati possono essere comunicati e dei responsabili è disponibile a richiesta all’indirizzo sopra indicato. I Suoi dati potranno essere trattati dagli incaricati preposti alle seguenti operazioni di trattamento: elaborazione dati e sistemi informativi, amministrazione, servizio clienti, gestione abbonamenti, confezionamento e spedizione riviste, confezionamento mailing, invio newsletter Ai sensi dell’art. 7, d. lgs 196/2003, potrà esercitare i relativi diritti, fra cui consultare, modifi care e cancellare i Suoi dati od opporsi al loro trattamento per fini di invio di materiale pubblicitario o per comunicazioni commerciali o sondaggi di opinione, rivolgendosi al Responsabile Dati presso HarperCollins Italia S.p.A. all’indirizzo indicato. Acconsente che le titolari utilizzino i Suoi dati per le proprie fi nalità di marketing, anche via e-mail e telefono, come illustrato nell’informativa? SI NO Acconsente che i Suoi dati siano comunicati ai suddetti soggetti terzi e da questi utilizzati per le finalità e secondo le modalità illustrate nell’informativa? SI NO