SYLVIA DAY
I PIACERI DELLA NOTTE traduzione di Giorgia Lucchi
ISBN 978-88-6905-018-3 Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Pleasures of the Night Published by arrangement with Avon Red, an imprint of HarperCollins Publishers. © 2007 Sylvia Day Traduzione di Giorgia Lucchi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion luglio 2013 Questa edizione HM maggio 2015
I piaceri della notte
Prologo
La donna sdraiata sotto Aidan Cross stava per avere un orgasmo sconvolgente. I suoi ansiti gutturali colmavano l'aria. Dopo secoli trascorsi proteggendo le donne in quel modo, Aidan ormai conosceva i segnali e adeguò le sue spinte a lei. I fianchi snelli si alzarono e abbassarono con un movimento instancabile, strofinando con abilità infallibile il membro nelle profondità scivolose. Lei boccheggiò, gli graffiò la pelle e curvò la schiena. «Sì, sì, sì...» Gli ansiti lo indussero a sorridere, l'energia dell'orgasmo impellente colmava la stanza di una luminescenza che solo lui poteva vedere. Ai margini del Crepuscolo, dove la luce della passione incontrava l'oscurità delle sue paure recondite, gli Incubi attendevano con eccitazione palpabile. Ma lui li trattenne. Presto si sarebbe occupato di loro. Premendole le mani sotto i glutei, Aidan le inclinò il bacino in modo che ogni spinta strofinasse la radice del membro contro il clitoride. La donna venne con un grido, la sua muscolatura interna si contrasse tutta nell'orgasmo sul pene duro di lui e il corpo si mosse con un abbandono incosciente e selvaggio che non palesava mai da sveglia. Aidan la tenne là, sospesa nell'estasi, assorbendo l'energia creata da quel sogno. La incrementò e la acuì,
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poi la rimandò indietro tramite lei, che cominciò a sprofondare nel sonno più profondo, il più riposante, lontano dal Crepuscolo dove era vulnerabile. «Brad...» sospirò prima di scivolare via. Aidan sapeva che quell'incontro era solo una connessione di menti. La loro pelle si era toccata soltanto nel subconscio di lei, ma alla donna il loro amplesso era parso del tutto reale. Quando fu certo che fosse al sicuro, Aidan si ritrasse dal suo corpo e rimosse la facciata della fantasia. Il suo vero corpo emerse dalle sembianze di Brad Pitt, divenne più alto, le spalle più larghe, i capelli diventarono cortissimi, neri come l'inchiostro e le iridi blu si scurirono assumendo il loro colore naturale, quello degli zaffiri traslucidi. Gli Incubi si contorcevano per l'impazienza, i loro corpi fluttuavano ai margini della consapevolezza della Sognatrice. Quella notte erano molti, lui invece era solo. Mentre evocava la sua spada, il sorriso di Aidan era genuino, gli piaceva quando gli avversari erano in notevole superiorità numerica, eoni di combattimenti lo avevano colmato di astio e assaporava ogni opportunità per sfogarsi contro gli Incubi. Con grazia consumata Aidan piegò il braccio che reggeva la spada con movimenti sinuosi, sfruttando il peso dell'arma per modificare la tensione dei muscoli, da quella sessuale all'agilità di un guerriero. Alcune qualità potevano essere amplificate nei sogni. Quando finalmente si sentì pronto domandò: «Vogliamo cominciare?». Poi, con un balzo poderoso, sferrò il primo fendente micidiale. «Ha dormito bene, Capitano Cross?»
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Aidan si strinse nelle spalle e continuò ad avanzare verso il Tempio degli Anziani, le vesti nere che gli svolazzavano intorno alle caviglie a ogni falcata. «Come sempre.» Salutato il Guardiano che si era rivolto a lui, Aidan passò sotto l'imponente Portale Torii accedendo al cortile centrale aperto. Camminava a piedi nudi sul pavimento di pietra fresca, mentre una brezza gentile gli scompigliava i capelli, solleticandogli i sensi con la sua fragranza. Pieno di energia com'era, sarebbe potuto restare sul campo per combattere più a lungo, ma gli Anziani lo proibivano. Ormai insistevano affinché ogni Guardiano facesse ritorno al Tempio a intervalli regolari. Dicevano che era per dare loro tempo per riposare, ma Aidan sapeva che non era l'unica ragione. I Guardiani avevano bisogno di ben poco riposo. L'arcata dietro di lui era il vero scopo dell'ordine di tornare, enorme, dipinta di un rosso intenso, era tanto imponente da indurre ogni Guardiano a fissarla e a leggere l'ammonimento che recava inciso nel linguaggio antico: Guardati dalla Chiave che apre la Serratura. In mancanza di prove, lui aveva cominciato a dubitare dell'esistenza della Chiave; forse la leggenda era solo uno strumento per inspirare paura e spronare i Guardiani a restare vigili e impedire che si rilassassero nei loro doveri. «Salve, Capitano.» Voltò il capo udendo quella voce delicata e incontrò gli occhi scuri di Morgan, una dei Guardiani Giocatori il cui lavoro consisteva nel fornire sogni di ore trascorse a fare surf vicino alla spiaggia e matrimoni, oltre ad altre innumerevoli attività gioiose. Rallentando, cambiò direzione per dirigersi verso la
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colonna di alabastro dietro cui lei si nascondeva. «Che cosa fai?» le domandò, le labbra distese in un sorriso indulgente. «Gli Anziani ci stanno cercando.» «Oh?» Lui sollevò le sopracciglia, essere convocati raramente era una cosa positiva. «Quindi ti sei nascosta? Ragazza sveglia.» «Andiamo a divertirci al ruscello» propose lei con un sussurro rauco, «così ti racconto quello che ho sentito.» Aidan non se lo fece ripetere e annuì senza esitazione. Quando un'adorabile Giocatrice aveva voglia di divertirsi, sarebbe stato assurdo rifiutare l'offerta. La condusse via di nascosto, scendendo dalla piattaforma di marmo rialzata fino all'erba sottostante. Mentre aiutava Morgan a camminare lungo il sentiero inclinato fino al ruscello, Aidan si concesse un momento per godere della bellezza immacolata del nuovo giorno e della vista spettacolare di colline verdi, ruscelli gorgoglianti e cascate spumeggianti. Oltre il pendio lo aspettava la sua casa; nella mente di Aidan apparve l'immagine di porte shoji scorrevoli e tatami stesi su pavimenti di legno lucido. Era arredata in modo essenziale, i colori neutri, tutto scelto pensando a pace e tranquillità. Piccola e intima, era il suo rifugio. Con un cenno della mano zittì l'acqua, affinché si udisse soltanto un sussurro leggero. Non voleva faticare per sentire né dover urlare per essere udito. Spogliatisi delle vesti che indicavano i rispettivi ranghi, le sue nere per indicare la posizione elevata, quelle di lei multicolori per onorare la sua frivolezza, si immersero nudi nell'acqua fumante. Appoggiatosi a una roccia, Aidan chiuse gli occhi e trasse a sé la sua compagna. «Oggi è più tranquillo del solito» mormorò.
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«Per via di Dillon.» Morgan gli si raggomitolò accanto, aveva seni piccoli che facevano una pressione deliziosa contro la pelle di lui. «Ha detto di aver trovato la Chiave.» La notizia non colpì Aidan. Ogni pochi secoli un Guardiano cadeva preda del desiderio di vivere la leggenda. Niente di nuovo, anche se lui prendeva sul serio ogni scoperta. «Quale indizio non ha notato?» domandò, sapendo che a lui non ne sarebbe sfuggito nessuno. Di quando in quando i Sognatori mostravano qualche segno, ma mai tutti insieme. Se così fosse stato, li avrebbe uccisi senza esitazione. «Dillon ha pensato che il suo Sognatore non riuscisse a vedere i tratti che aveva assunto. Invece si è scoperto che, nella fantasia del Sognatore, Dillon assomigliava molto a com'è nella realtà.» «Ah.» L'errore più comune, commesso sempre più di frequente. I Sognatori non avevano l'abilità di vedere nel Crepuscolo, pertanto non potevano scorgere i tratti reali dei Guardiani che stavano con loro. Solo la mitica Chiave avrebbe potuto vederli come erano. «E gli altri tratti c'erano? Lo aveva chiamato per nome?» «Sì.» «Il Sognatore controllava il sogno?» «Sì.» «Gli Incubi sembravano confusi e disorientati?» «Già...» Voltata la testa, lei gli leccò un capezzolo, poi si spostò per racchiudere i fianchi di lui tra le sue cosce divaricate. Lui la afferrò per la vita e se la premette addosso. Era distratto, le sue azioni erano più abituali che spinte dalla passione. Nutrire affetto profondo per qualcuno era un lusso che un Guerriero d'Élite non poteva per-
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mettersi, era una debolezza che li rendeva vulnerabili. «E questo cos'ha a che vedere con te e me?» Morgan gli passò le dita bagnate fra i capelli. «Gli Anziani sono colpiti dalla notizia. Il fatto che tanti mortali mostrino una proliferazione dei tratti li induce a ritenere che il momento sia arrivato.» «E?» «Hanno deciso di inviare Guerrieri d'Élite, come te, a penetrare nei sogni di quanti ci resistono. Il mio compito è lavorare con gli Educatori per curarli quando voi avrete ottenuto l'accesso.» Sospirando, Aidan lasciò cadere il capo all'indietro contro la pietra. Alcuni Sognatori chiudevano parti di se stessi in modo talmente impenetrabile, che nemmeno i Guardiani potevano entrare. O avevano subito qualche genere di abuso e ne avevano bloccato il ricordo, oppure si sentivano in colpa per azioni passate e rifiutavano di ricordarle. Proteggere dagli Incubi quel genere di Sognatori era il compito più difficile di tutti. Se non potevano capire la natura della loro sofferenza interiore, la capacità dei Guardiani di aiutarli era molto limitata. Gli orrori che Aidan aveva visto in quelle menti... I rimorsi emersero furiosi, guerre, malattie, torture indescrivibili e un brivido gli corse sulla pelle, nonostante l'acqua calda. Immagini che lo tormentavano da secoli. Combattimenti, azione... sapeva come gestirli. Il sesso, l'oblio benaccetto dell'orgasmo li cercava quasi con disperazione. Un uomo tattile con desideri insaziabili, scopava e combatteva bene e gli Anziani non esitavano a utilizzarlo a loro vantaggio. Conosceva i suoi punti di forza e le debolezze e si occupava dei Sognatori che potevano beneficiarne.
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