Proposta a sei zeri

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Fuggire è solo l’inizio, la vera domanda è in quale direzione stai andando? “Deanna Raybourn unisce abilmente humor e introspezione, dando vita a personaggi assolutamente indimenticabili.” Publishers Weekly

Una fuga da una vita di catene dettata dalle convenzioni dell’aristocrazia inglese, la misteriosa scomparsa del curato Sebastian Cantrip. Una storia avvincente dalle tinte non convenzionali.

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AMORI, SEGRETI, TRADIMENTI. CHELSEA CAMERON È TORNATA ,

UN NUOVO TRAVOLGENTE APPUNTAMENTO CON LA SERIE BEHIND YOUR BACK VI ASPETTA. “Interrogativi, sospetti, amori, questo romanzo ha tutto… Chelsea Cameron non delude mai.” Goodreads Reviews Lui mi ha sottovalutato. La dolce ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi. Ma ammetto che anche io ho fatto lo stesso. Siamo entrambi molto bravi in ciò che facciamo e insieme siamo una bomba, nessuno è in grado di fermarci. Ma devo stare all’erta. L’ultima volta ho giocato e lui non è tipo da prendere il tradimento alla leggera. Dovrò guardarmi le spalle... ma anche preservare il mio cuore.

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Sophie Pembroke

Proposta a sei zeri


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Proposal Worth Millions Harlequin Mills & Boon Romance © 2015 Sophie Pembroke Traduzione di Carlotta Picasso Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly settembre 2016 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2667 del 13/09/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Sadie Sullivan si riparò gli occhi dal sole mentre guardava i suoi genitori allontanarsi dall'hotel Azure a bordo di un'automobile presa a noleggio. Finn, con il faccino schiacciato contro il vetro posteriore, la salutava agitando la manina. I capelli biondo cenere di sua madre accanto a Finn e suo padre alla guida. Suo figlio era in buone mani e lei doveva tenerlo a mente. I nonni si sarebbero presi cura del suo bambino, ma questa consapevolezza non era sufficiente a farla sentire meglio. Separarsi da Finn non era mai facile. La macchina svoltò l'angolo in fondo alla strada per immettersi sul viale costeggiato di ginepri e a quel punto Sadie la perse di vista. Immaginò il percorso successivo. Suo padre avrebbe preso la strada che fiancheggiava la costa per proseguire verso l'entroterra in direzione dell'aeroporto di Izmir. Inspirando profondamente, si asciugò in fretta le lacrime con il dorso della mano. Non voleva che la vedessero piangere. Professionalità prima di tutto, si disse. Quella era la chiave del successo. «Si tratta di una settimana soltanto» mormorò tra sé per consolarsi. «Passerà in fretta. Tra sette giorni raggiungerò Finn in Inghilterra e poi lo riporterò indietro 5


con me. Adesso devo godermi questo periodo di relativa pace.» E se Finn non fosse voluto tornare da lei? Suo padre sosteneva l'eccellenza delle scuole inglesi e spingeva affinché il nipote studiasse in Gran Bretagna, ma Finn era suo figlio e doveva stare con lei. Gli avrebbe trovato un'ottima scuola anche lì in Turchia e il bambino si sarebbe integrato senza tante difficoltà. Cominciava già a padroneggiare la lingua e si sarebbe ambientato prima di quanto suo nonno immaginasse. Sospirando, rientrò nella hall dell'albergo. Nonostante fosse fine settembre, la città di Kuşadasi godeva ancora del clima mite della Turchia. Entro un paio di settimane però la temperatura si sarebbe abbassata, costringendo la popolazione a indossare indumenti pesanti, mentre lei e i pochi turisti che sarebbero rimasti avrebbero continuato a frequentare la spiaggia e a godersi il tiepido sole. L'anno prossimo, in quello stesso periodo, Finn avrebbe cominciato la scuola. «Finn e i tuoi genitori sono già partiti?» domandò Esma, sollevando la testa dalla sua postazione alla reception, senza smettere di sfiorare la tastiera del computer con le dita. Sadie annuì. «Finn era molto emozionato all'idea di andare in vacanza con i nonni» aggiunse la sua assistente. «E la scelta di questo periodo non poteva essere migliore» sostenne. Sadie corrugò la fronte. «Lo pensi davvero?» Esma piegò la testa da un lato e, mentre la studiava attraverso le lenti degli occhiali dalla montatura di metallo, Sadie raddrizzò le spalle, cercando di assumere un atteggiamento più sicuro. Non voleva farsi vedere 6


tanto vulnerabile. In fin dei conti lei era il capo. Dopo la morte del marito, si era trovata a dirigere l'hotel Azure, il folle progetto imprenditoriale di Adem, cercando di risollevarne le sorti, ma in quel momento il pensiero di stare una settimana lontana da suo figlio l'angosciava. Notando la sua espressione accigliata, Esma scrollò le spalle e le mise sotto gli occhi l'agenda. «Sì, lo penso davvero» confermò. «Hai dimenticato l'incontro con il potenziale investitore che sta per arrivare. Senza Finn intorno, avrai più tempo da dedicare al lavoro e meno distrazioni.» «Hai ragione» rispose Sadie in modo automatico, mentre leggeva incontro con l'investitore scritto in penna rossa sull'agenda. Come poteva averlo dimenticato? Doveva assolutamente ottenere un finanziamento, se non voleva che l'hotel chiudesse i battenti. Rivolgersi a un azionista straniero era stata una scelta obbligata. Lei e Neal conoscevano a fondo i problemi di quella struttura ricettiva e non avendo trovato nessun investitore a livello locale, si erano dovuti rivolgere altrove. Esisteva però la possibilità che un vecchio e caro amico di Neal, un imprenditore intraprendente, intervenisse nel risollevare le sorti dell'Azure. Sadie aveva accettato d'incontrarlo, pur senza sapere niente di lui, ma si fidava di Neal. Era stato uno dei migliori amici del suo defunto marito oltre che il suo commercialista e sapeva che agiva nel suo interesse, proteggendola da eventuali approfittatori. Adesso che era vedova, si rendeva conto d'ispirare un senso di pietà nelle persone nelle quali si imbatteva, ma non tutte erano oneste. Adem aveva perso la vita in un incidente stradale e lei era rimasta sola con un bam7


bino da crescere e un albergo sull'orlo del fallimento da gestire. Esma, che era rimasta seduta dietro il banco, la guardava con preoccupazione. Sadie scrollò le spalle e s'impose di sorridere, bandendo ogni pensiero negativo. Adorava quell'albergo che era stato il sogno di suo marito, così come lo amava Finn. L'hotel Azure era la loro casa e in un modo o in un altro lei lo avrebbe salvato dal fallimento. Lo aveva promesso e avrebbe mantenuto la sua parola. Doveva solo cercare qualcuno che l'aiutasse in quell'arduo compito. «Per caso Neal ha chiamato per comunicare il nome della persona che stiamo aspettando?» domandò. «Siamo sicuri che ci sarà una macchina ad attenderlo all'uscita dell'aeroporto?» «Sì. Andrà a prenderlo Alim alle sedici in punto» confermò Esma. «Perfetto.» Alim era affidabile e parlava correntemente inglese, diversamente da lei che dopo tre anni non aveva ancora assimilato la lingua turca, mentre suo figlio aveva fatto dei notevoli progressi. Il pensiero di Finn tornò a occuparle la mente, cancellando i problemi di lavoro. Non si smette mai di fare la mamma. Controllò l'orologio e si accorse che erano da poco passate le cinque. «Alim ha per caso mandato un messaggio?» s'informò preoccupata. «Sì, circa un'ora fa. Dovrebbero arrivare a momenti» rispose Esma, morsicandosi le labbra. «Andrà tutto bene, Sadie» aggiunse, senza però riuscire a tranquillizzarla. «Sì. Ne sono sicura» mentì lei, sforzandosi di sorri8


dere. «Scusa, ma... sappiamo il nome di questa persona? Neal te lo ha comunicato?» Sarebbe stato imbarazzante andare incontro al nuovo venuto senza nemmeno sapere il suo nome. Esma arricciò il naso, cercando inutilmente tra i vari documenti un appunto riguardo al nominativo dell'investitore. Sadie si sentì travolgere da un'ondata di panico che le chiuse lo stomaco. Si sentiva in colpa per aver lasciato Finn ed era terrorizzata all'idea di non riuscire a mantenere la promessa fatta al marito e al figlio. «Esma, per favore, dimmi il suo nome» insistette in tono nervoso. La sua assistente sollevò la testa e si strinse nelle spalle. «In realtà Neal mi ha pregato di non...» «Di non?» la incalzò Sadie. «Non dirmi che si è rivolto a...» Il fruscio delle porte scorrevoli che si aprivano alle sue spalle, seguito dal rumore delle ruote di una valigia trascinata sul pavimento di marmo la costrinse a interrompersi. Il cuore le salì in gola e il respiro le si accorciò. Una strana sensazione si era improvvisamente impadronita di lei. Si voltò molto lentamente, come se stesse girando una scena al rallentatore e improvvisamente le sembrò di essere tornata indietro di tredici anni. All'epoca Adem era giovane, energico e irruento, ma soprattutto era vivo e l'aveva presentata ai suoi due migliori amici, Neal Stephens e Dylan Jacobs e quest'ultimo era l'ultima persona al mondo che si era aspettata di vedere. Sarebbe dovuto essere in Australia, invece aveva appena messo piede nel suo hotel. Sicuro di sé, spavaldo e bellissimo. Il suo fascino era rimasto intatto, così come se lo ricordava. 9


Non c'era da stupirsi se Neal le aveva tenuto nascosto il suo nome. Probabilmente aveva creduto che lei partisse con Finn per l'Inghilterra e aveva sottovalutato il fatto che non avesse più voluto rivedere Dylan dal giorno del funerale di Adem. Adesso però lui le era di fronte e Sadie doveva fare buon viso a cattivo gioco. Non aveva scelta. Aveva assoluto bisogno del suo aiuto e se lui glielo avesse concesso, lo avrebbe accettato di buon grado per onorare la promessa che aveva fatto a suo marito. A fatica si stampò un sorriso di circostanza sulle labbra e avanzò di qualche passo, porgendogli la mano. «Dylan. Sono così felice di rivederti» lo salutò, sperando che il suo tono di voce riuscisse a ingannarlo. Dopo ore di volo e il lungo tragitto in macchina per raggiungere l'hotel Azure, Dylan capì di non essersi preparato come avrebbe dovuto all'incontro con Sadie. In automobile era stato sul punto di dire al conducente di fare inversione e di tornare di nuovo verso l'aeroporto perché quel viaggio era stato uno sbaglio, ma aveva taciuto e si era lasciato portare all'appuntamento. Non era tipo da rinunciare a delle opportunità. Inoltre voleva rivedere Sadie. Si erano persi di vista dal giorno del funerale del suo amico e durante quei due lunghi anni non si erano mai scambiati una telefonata. Lei non aveva neanche risposto al biglietto in cui la pregava di chiamarlo se avesse avuto bisogno di qualcosa. Adesso si sarebbe trovato di fronte a Sadie perché era stato Neal a contattarlo mentre avrebbe preferito che fosse stata lei a cercarlo. Sta affrontando la situazione e fa tutto quello che può, gli aveva spiegato Neal. Ma senza Adem... Non è 10


più la stessa persona. È cambiata e ha bisogno del tuo aiuto. L'Azure è tutto ciò che le ha lasciato il marito e solo tu puoi aiutarla a sollevarne le sorti. Così, dopo un rapido scambio di e-mail con Neal, Dylan si era trovato a bordo di un aereo diretto a Izmir. Sollevando lo sguardo, lesse la scritta Azure. Quel nome non gli era mai piaciuto. Adem avrebbe potuto sceglierne mille altri, ma non lo aveva fatto e, pieno di entusiasmo, lo aveva chiamato per metterlo al corrente del suo progetto: rilevare l'albergo e gestirlo. Ricordava quanto il suo amico fosse stato emozionato all'idea di entrare in possesso di quel vecchio albergo che era appartenuto al nonno turco di sua madre. È soltanto un nome. Non significa nulla, si era detto Dylan. Purtroppo però quel nome era foriero di brutti ricordi: la perdita di suo padre, della spensieratezza, della speranza. Questo era un altro albergo, diverso e distante mille miglia dall'Azure dove vent'anni prima l'uomo che lo aveva cresciuto era uscito per sempre dalla sua vita e da quella della sua famiglia. Questo era l'hotel di Sadie. Dylan non aveva mai raccontato la storia di suo padre ad Adem e non gli aveva mai menzionato il nome dell'albergo. Se lo avesse fatto, probabilmente lui ne avrebbe scelto un altro. Adem era stato un grande amico, un uomo profondamente buono e sensibile, che aveva conquistato l'amore di una donna come Sadie. Dylan ricordò l'ultima volta che l'aveva vista, vestita di nero, sotto la pioggia, accanto alla bara di suo marito, in un cimitero inglese. Stringeva la mano di suo figlio che non sarebbe dovuto essere lì. 11


Lei gli era sembrata persa, disorientata come se senza Adem non avesse più saputo dove andare e che cosa fare. Quell'immagine gli aveva spezzato il cuore ma adesso, vedendola nell'atrio dell'albergo, si chiese con quale donna avrebbe avuto a che fare. Era arrivato il momento di scoprirlo. Con il cuore in tumulto, salì i pochi gradini che lo separavano dall'ingresso, oltrepassò la porta e socchiuse gli occhi per abituarli alla penombra che regnava all'interno. Un istante dopo la vide. Era di spalle, appoggiata al banco della reception, ma si voltò appena udì i suoi passi. Indossava un abito grigio chiaro e aveva i capelli più corti. Per quanto Dylan si fosse preparato a quell'incontro, la sorpresa fu maggiore di quanto si fosse aspettato. L'espressione di disgusto e di shock sul volto di Sadie appena i suoi occhi si soffermarono su di lui durò una frazione di secondo, sufficiente a raggelargli il sangue nelle vene, ma lei fu abile a mascherarla, stampandosi un caldo sorriso di benvenuto sulle labbra. Non sapeva che stavo arrivando, pensò Dylan furioso. Tutta colpa di Neal. Lo avrebbe ucciso senza ascoltare le sue inutili scuse. Sadie gli tese la mano come se fossero due persone che dovevano entrare in affari e non amici di vecchia data. «Dylan. Sono così felice di rivederti» lo salutò, continuando a sorridere nel tentativo d'ingannarlo. Dylan si pentì di non aver ordinato all'autista di riportarlo in aeroporto, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Fingendo di non essersi accorto dell'avversione di Sadie nei suoi confronti, strinse le sue dita fredde nella 12


mano e con l'altro braccio le cinse la vita, attirandola a sé. Gli bastò quel contatto per fargli battere il cuore con violenza. «Sono molto felice anch'io» replicò ed era sincero. Per anni aveva cercato di soffocare i propri sentimenti nei confronti della ragazza del suo migliore amico, ma il tempo non li aveva scalfiti. Era stato sufficiente vederla e toccarla per capire che niente era cambiato. Avrebbe strangolato Neal per avergli giocato quello scherzo. Sadie si ritrasse, senza smettere di sorridere, apparentemente ignara di aver sconvolto di nuovo il suo mondo, così come era successo tredici anni prima quando Adem gliela aveva presentata. «Dyl... lei è Sadie. È una ragazza davvero speciale...» Lei era diventata rossa e gli aveva sorriso in modo aperto, spontaneo. «Vieni. Ti prendo la chiave della camera.» La voce di lei lo richiamò al presente. In quel momento Dylan avrebbe voluto fuggire il più lontano possibile dall'Azure. Chissà... Forse suo padre non aveva avuto una cattiva idea andandosene tanti anni prima. Sadie salì le scale tremando. Prima di entrare nell'ufficio che un tempo era stato di Adem, si guardò alle spalle per essere sicura che Dylan non l'avesse seguita. Gli era stata assegnata la suite migliore dell'albergo, anche se doveva essere lontana dagli standard ai quali lui era abituato. Dopo essersi salutati, si erano lasciati dandosi appuntamento per cena, momento che lei avrebbe atteso 13


con trepidazione, nonostante il disagio che la sua compagnia le creava. Entrata nel piccolo ufficio, si lasciò cadere sulla sedia e prese in mano il telefono. Neal rispose al primo squillo. «Mi dispiace» si scusò immediatamente, conoscendo il motivo della telefonata di Sadie. «Che cosa diavolo ti è venuto in mente?» lo aggredì lei. «Perché non mi hai detto che l'investitore era Dylan? Non ti capisco.» «Se te lo avessi detto, ti saresti rifiutata d'incontrarlo» spiegò Neal. «Fidati di me. Dyl vuole aiutarti, altrimenti non sarebbe venuto e tu... hai bisogno di lui.» «Non mi serve la sua pietà» reagì lei con rabbia. «Non ho bisogno che Dylan Jacobs intervenga...» «Invece sì e lo sai» la interruppe Neal con voce ferma. Sadie sospirò. Era vero. Da sola non ce l'avrebbe mai fatta. «Ma perché proprio lui?» si lamentò. «Quale altra persona conosciamo, ricca, intraprendente, disposta a investire il proprio denaro nei settori più diversi, che sa cogliere le opportunità del mercato e che ha un debole per la tua famiglia?» «Hai ragione» capitolò lei, non sapendo come replicare. L'unica nota positiva in quella vicenda era che Dylan, una volta impostato e avviato il lavoro, passava sempre a un altro progetto. I programmi a lungo termine lo annoiavano. L'avrebbe aiutata in quel momento critico e poi avrebbe imboccato altre strade, cogliendo le altre opportunità offerte dal mercato. «Dylan è davvero un problema per te?» le domandò Neal. «So che sei orgogliosa, ma mi hai detto che volevi evitare a qualsiasi costo che l'Azure fallisse. Coraggio... che cosa ti indispettisce tanto nei suoi confron14


ti?» continuò lui, curioso di scoprire quale mistero legasse Sadie a Dylan. Sempre alla ricerca della soluzione, Neal andava al fondo di ogni problema, cercando di risolverlo e di rimediare agli errori. «Non può essere perché Dyl ti ricorda troppo Adem, altrimenti non avresti nemmeno più voluto vedere me dopo il funerale. Coraggio... qual è il problema?» Sadie sospirò. Non sapeva come spiegarglielo e se anche ci fosse riuscita, dubitava che lui potesse comprendere. «Non lo so. Noi... non siamo mai riusciti ad andare d'accordo.» Eccetto una notte, quando aveva capito quanto Dylan Jacobs rappresentasse una minaccia per la sua vita ordinata e stabile. «Dylan è un bravo ragazzo e farà di tutto perché tu abbia successo» insistette Neal. «Non devi avere paura di lui.» «Lo so» annuì lei. Dylan non era andato in Turchia per metterla in difficoltà, o sconvolgerle la vita. Era venuto con le migliori intenzioni, probabilmente motivato dal senso del dovere, o in nome dell'amicizia che lo aveva legato per anni ad Adem. «Ho bisogno di lui» ammise. «E avrei dovuto chiamarlo io, invece di delegare te.» Ripensò al biglietto che conservava nel cassetto del suo comodino in camera da letto. Era un cartoncino con un giglio stampato nella parte anteriore, scritto con un inchiostro nero. Mi dispiace tanto, Sadie. Puoi chiamarmi in qualsiasi momento, per qualunque cosa. Dx. Ma lei non lo aveva mai contattato dopo il funerale di Adem. 15


«Sei più tranquilla adesso che abbiamo parlato?» «Sì, Neal, grazie» rispose Sadie. «Ti chiamerò in settimana per aggiornarti.» «D'accordo» rispose lui. «A presto» concluse, riattaccando. Sadie appoggiò le spalle allo schienale della sedia, la testa rovesciata all'indietro e gli occhi rivolti al soffitto. Doveva trovare un modo per lavorare in armonia con Dylan per il breve periodo che lui le avrebbe concesso prima d'indirizzare il proprio interesse altrove. Era noto per annoiarsi in fretta. Non avrebbe avuto motivo di trattenersi in Turchia per seguire passo dopo passo la gestione dell'Azure. Una volta pianificato il lavoro e seguito le prime fasi, il suo compito si esauriva e lui partiva per lanciarsi in altre imprese. L'unica costante nella sua vita era stata la lunga amicizia con Adem e con Neal. Adesso si trovava lì perché non si sarebbe mai perdonato se non avesse aiutato la vedova del suo amico e il suo bambino nel momento del bisogno. Sadie non aveva alternative e non sarebbe mai ricorsa a Dylan se la situazione non fosse stata tanto grave. Aveva bisogno del suo denaro e della sua professionalità per riqualificare e rilanciare l'albergo nel quale suo marito aveva tanto creduto. Avrebbe dimostrato a Dylan che l'Azure meritava di non finire in bancarotta, certa che in poco tempo lui avrebbe recuperato l'investimento iniziale. Alla fine sarebbero stati soddisfatti entrambi e dopo ognuno sarebbe andato avanti per la propria strada.

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2666 - Matrimonio con il capo di J. Faye Quando Angelo Amatucci viene richiamato per un'emergenza familiare a Monte Calanetti, non può tirarsi indietro. Tuttavia assentarsi dalla sua agenzia pubblicitaria non è facile, visto che è sommerso dal lavoro. L'unica possibilità è quella di farsi accompagnare da Kayla Hill. I VIGNETI DI CALANETTI

2667 - Proposta a sei zeri di S. Pembroke Sadie Sullivan ha intenzione di trasformare l'hotel sulla costa della Turchia di cui è proprietaria in un successo. Certo, la situazione non è rosea, ma lei non vuole arrendersi. L'arrivo di Dylan Jacobs, tuttavia, cambia tutto. Imprenditore con il fiuto per gli affari, Dylan fa a Sadie una proposta molto allettante...

2668 - Un fidanzato da calendario di K. Hardy Dopo aver sconfitto una brutta malattia, il nuovo credo della fotografa Sammy Thompson è vivere il presente e preservare il proprio cuore per qualcuno di speciale. Qualcuno come Nick Kennedy? Forse. Sammy lo incontra a un servizio fotografico di beneficenza ed è subito attratta dall'aitante avvocato.

2669 - Baci sotto il sole greco di R. Winters Zoe Zachos ha un debito di riconoscenza verso la Fondazione Giannopoulos che l'ha aiutata in un momento difficile e vorrebbe sdebitarsi lavorando per essa. Il primo passo è sostenere un colloquio con Vasso Giannopoulos, il milionario greco a cui l'ente appartiene. I FRATELLI GIANNOPOULOS


Dall'11 ottobre

2670 - Un marito fuori programma di M. Douglas La vacanza che Marianna Amatucci si è da poco concessa sarà davvero indimenticabile. Oltre a ricordi romantici e sensuali, dei quali deve ringraziare Ryan White, la giovane proprietaria dei vigneti di Monte Calanetti ha portato a casa una nuova vita, che sta crescendo dentro di lei. I VIGNETI DI CALANETTI

2671 - Eredità a prova di bacio di J. Gilmore Ellie Scott ha tutto ciò che desidera, con la sua graziosa libreria in un villaggio della Cornovaglia. Di certo non ha bisogno di Max Loveday, tutto affari e profitti, così fuori luogo nella romantica quiete di Trengarth. Ma grazie a un bizzarro lascito testamentario, Ellie e Max scoprono di essere legati.

2672 - Fiori per il milionario di K. Shepherd Da quando il milionario Declan Grant è rimasto solo, vive una vita da recluso nella sua enorme villa di Sydney. Il magnifico giardino che la circonda è lasciato crescere in modo disordinato e selvaggio e avrebbe bisogno di cure. Almeno è quello che pensa Shelley Fairhill, abile e timida orticultrice.

2673 - Il conte trova moglie di M. Lennox I termini del testamento sono chiari: per mantenere le proprietà di famiglia, Alasdair McBride, conte di Duncairn, deve sposare la sua governante, Jeanie Lochlan. Così ha decretato sua nonna ed è quello che Alasdair farà, visto che non ha alternative. In fondo si tratta di un matrimonio a tempo...


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