PS53_LA FAVORITA DEL RE

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Alicia Del Mar

La favorita del re


© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Realizzazione editoriale Roberta Marasco/Grandi & Associati Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. Prima edizione Harmony Passion gennaio 2012 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 53 del 26/01/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 71 del 6/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo

1730, Parigi Nella piazza del mercato, le voci si rincorrevano allegre e concitate, tra i fumi dei bracieri e il profumo del pane appena sfornato. Le donne si attardavano nei pressi dei banchi, chiacchierando e scambiandosi informazioni. I bambini si rincorrevano fra le gambe delle signore, suscitando qualche grido indignato e rimproveri destinati a restare inascoltati. I venditori ambulanti lanciavano le proprie grida, che riecheggiavano da una bancarella all'altra, mescolandosi in una cacofonia di prezzi, inviti, lusinghe. In un angolo della piazza, un cavallo sonnecchiava legato al gancio fissato alla parete, in attesa che tutta quella confusione cessasse e fosse di nuovo il momento di caricare il carretto e tornare nella stalla, in campagna. All'improvviso, nella piazza le voci cessarono e furono sostituite da un brusio sommesso. Il cavallo aprĂŹ gli occhi, speranzoso. Ma no, il sole era ancora alto nel cielo e il mercato era in piena attivitĂ . Allora come mai quel silenzio? Da dove si trovava, il cavallo non poteva vederlo. Notava soltanto l'immobilitĂ improvvisa che era calata sui venditori e sugli acquirenti e tutti gli sguardi puntati in un'unica direzione. All'altro capo della piazza, una donna avanzava tra la 5


folla, con un incedere maestoso, quasi solenne. Aveva per mano una bambina, che doveva avere otto o nove anni. La bimba era di una bellezza radiosa, con i boccoli castano chiaro che le ricadevano intorno al viso, le labbra color petalo di rosa, le guance imporporate dall'emozione. Anche così, però, non poteva offuscare il fascino della madre, Luise Madeleine de La Motte, una delle donne più belle di Parigi. Madame Poisson, com'era conosciuta dopo avere sposato François de Poisson, avanzava imperterrita fra due ali di persone, del tutto indifferente alla reazione suscitata dal suo arrivo. A giudicare dal portamento regale, nessuno avrebbe sospettato le sue umili origini. «Che cosa ci fa qui una nobildonna? Adesso vengono anche loro a comprare al mercato?» chiese una giovane popolana, ferma davanti al banco delle spezie. La sua vicina, una signora di mezza età, corpulenta e dai modi spicci, la squadrò con insofferenza. «Ma quale nobildonna! Quella di nobile non ha neanche una goccia di sangue.» La giovane guardò incredula quella donna affascinante, che stava passando proprio di fianco a loro. La bambina si accorse di essere osservata e le sorrise, un sorriso davvero dolce, leggermente spaurito. La giovane le fece l'occhiolino. «E allora chi è?» «La figlia del fornitore di carne dell'Hôtel des Invalides, ecco chi è. Ecco quali sono i suoi nobili natali» rispose l'altra donna, sprezzante, mentre annusava un sacchetto di spezie. «Ma non sembra una di noi.» «Perché è convinta di non esserlo. Crede che, passando da un letto all'altro, ci si possa conquistare la nobiltà.» Il viso cicciottello della donna si contrasse in una smorfia, 6


non era chiaro se per l'odore delle spezie o per lo sdegno procuratole da una condotta simile. «È una donna di malaffare?» chiese la giovane, mentre la bambina si girava un'ultima volta a guardarla. «Quelle delle classi alte lo sono tutte, dai retta a me. E questa è una delle peggiori. Si dice che sia stata addirittura con un vescovo, il vescovo di Avranches. E con suo fratello.» La giovane si portò la mano alla bocca, scandalizzata. «E perfino con un inviato del re di Danimarca» chiosò la donna, mentre passava il sacchetto delle spezie al mercante, perché gliele pesasse. Quando si voltò di nuovo a guardarle, Madame Poisson e sua figlia, la piccola Reinette, Reginetta, erano già scomparse dietro la tenda rosso cremisi di una bottega, in un angolo della piazza. «Cerchiamo Madame Le Bon» annunciò la madre di Reinette, non appena fu entrata nella bottega. La piccola si guardò intorno spaventata. Non era da lei provare paura. Non era affatto da lei. Le situazioni nuove l'avevano sempre incuriosita, ed era intraprendente e curiosa per natura. Era difficile tenerla lontana dalle situazioni più rischiose e soprattutto, una volta che aveva deciso qualcosa, era impossibile farle cambiare idea. Lo sapeva bene sua madre, che si preoccupava per lei e per la salute cagionevole di quella bambina sempre così facile ad ammalarsi. Ma lo spirito di Reinette non voleva saperne di scendere a patti con un corpo debole e sofferente. Il suo spirito era indomito e avventuroso, in questo molto simile all'ambizione e all'audacia della madre, che si era guadagnata amicizie potenti e altolocate con un uso abile e accorto delle proprie doti. Reinette sapeva di essere destinata a gran7


di cose, sapeva che tutto ciò che la circondava non era che un punto di partenza, una vecchia bambola di cui presto si sarebbe stancata. E sapeva anche che non si sarebbe lasciata ostacolare facilmente, nel proprio percorso. Quella mattina, però, era diverso. Quella mattina, sua madre era insolitamente seria e silenziosa. Le aveva detto soltanto di vestirsi bene, perché dovevano andare a fare una cosa importante, una cosa che avrebbe stabilito una volta per sempre il suo futuro. La bottega era insolitamente buia e puzzava di polvere e di umidità. Seduta in un angolo c'era una donna magra, dagli occhi neri e dallo sguardo aguzzo, che guardava fuori dalla finestra. «Madame Poisson» disse la donna. «Finalmente siete arrivata.» La madre di Reinette si voltò verso di lei. «Siete voi? La chiromante?» La donna annuì, con un sorriso paziente stampato sul viso. «Vi aspettavo.» Reinette guardò la madre. Ora le sembrava che anche lei fosse leggermente intimorita. Quella megera scheletrica, con gli occhi piccoli e lo sguardo penetrante, avrebbe messo a disagio chiunque. «Lei è mia figlia.» «Ma certo» rispose la popolana, mentre si alzava lentamente dalla sedia vicino alla finestra. «La piccola JeanneAntoinette, la reginetta» aggiunse con una risata gracchiante, che diede i brividi alla bambina. «Venite. Seguitemi.» Scomparve dietro una tenda azzurra, logora e sbrindellata. Reinette e la madre la seguirono e si ritrovarono in una piccola stanza circolare, con un'unica finestra, così in alto sulla parete che la luce del sole illuminava appena 8


l'ambiente. La stanza, però, era rischiarata da due grosse candele, sistemate ai lati di un tavolino. La luce arancione delle fiamme guizzava fra le pareti, creando ombre sinuose e sempre diverse, in continuo movimento. Reinette osservava tutto con gli occhi sgranati, sotto lo sguardo attento della veggente. Poi la madre le prese con delicatezza la mano e la fece sedere con lei, davanti al tavolino, di fronte all'anziana signora. La chiromante si attardò in lunghi rituali complicati, che Reinette non riuscì a seguire. Era troppo affascinata da quella stanza, dalle ombre sulle pareti, dal profumo dolce e inebriante che si levava dalle candele. Il profumo le ricordò quello dei dolci appena sfornati della bottega sotto casa, prima che lei fosse mandata in convento per ricevere un'educazione adeguata. La bambina non avrebbe mai dimenticato i momenti in cui passava davanti alla bottega e il loro odore l'avvolgeva in un morbido abbraccio, accompagnandola per un tratto di strada. Quando era uscita dal convento, da cui la madre l'aveva ritirata per via delle continue malattie, la prima cosa che Reinette aveva fatto era stato correre alla bottega. Ma non c'era più. Al suo posto ora c'era un falegname, che l'aveva apostrofata in modo scontroso. A un tratto, la chiromante le prese bruscamente la mano. Reinette sentì le sue dita fredde e rugose scorrerle lungo il palmo. Seduta accanto a lei, la madre attendeva con ansia. Dopo un silenzio che parve interminabile, la veggente riprese a parlare, con la sua voce gracchiante. «Reginetta, reginetta» disse, nel silenzio della piccola stanza circolare. «A quanto pare, è un soprannome adeguato. Vedo grandi cose nel tuo futuro. Risultati inaspettati, successi straordinari. Vedo un enorme potere. Vedo 9


scandali e intrighi. Vedo pericoli e sfide impossibili. Vedo un uomo molto potente...» «Il re?» chiese la bambina, di getto. La madre stava per riprenderla, ma non fece in tempo, perché la chiromante la interruppe. «Sei sfrontata, vedo. E ambiziosa. Bene, spero che sarai anche coraggiosa. Ti servirà. Perché nel tuo futuro vedo che diventerai...» La bimba e la madre trattennero il fiato. Nella stanza faceva freddo, tutto d'un tratto. «... quasi regina» annunciò infine la vecchia chiromante. Madame Poisson si alzò di scatto, come se si fosse appena scottata. Lanciò sul tavolo alcune monete e obbligò la figlia a seguirla. Quindi uscirono entrambe dalla bottega buia e polverosa, senza salutare e senza nemmeno ringraziare la veggente, impegnata a contare le monete d'oro.

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UN'INSOLITA BATTUTA DI CACCIA 1744, Foresta di Sénart, nei pressi di Parigi Il vento fischiava sommesso fra i tronchi degli alberi svettanti. Sotto le cime maestose dei pini e le chiome frondose degli olmi non si udiva altro suono che quel fischiare lento e discreto, che sembrava voler accompagnare il pomeriggio verso la sua fine. L'autunno aveva tinto la foresta dei colori più svariati, dal giallo vivo all'arancione, al rosso, in un susseguirsi di tonalità degno del pittore più esperto. Eppure nell'aria si respirava ancora il profumo dolce e resinoso dell'estate, come una nota di sottofondo, tenace e inebriante. A un tratto, il silenzio della foresta fu interrotto da uno scalpitare lontano. Il fischio del vento si fece più acuto, mentre gli zoccoli dei cavalli del re e del suo seguito calpestavano il sottobosco, preceduti dal latrare dei cani. Luigi XV era impegnato in una battuta di caccia, uno dei suoi passatempi preferiti. Si era trasferito per qualche giorno nel castello di Choisy, la sua palazzina di caccia. Il sovrano aveva acquistato il castello nel 1739, proprio per la sua prossimità alla foresta di Sénart, ricca di selvaggina e luogo ideale per l'attività venatoria. Da allora, il piccolo 11


villaggio di Choisy era stato ribattezzato Choisy-le-Roi. Non erano molti i divertimenti che riuscivano a svagare quel sovrano malinconico ed eternamente annoiato. Le numerose amanti erano il suo diversivo principale, tollerato dalla paziente regina, Maria Leszczynska. Del resto, era da tempo ormai che la regina, più vecchia di lui di sette anni, non era in grado di soddisfare il marito sotto quell'aspetto. Sfinita dal susseguirsi delle gravidanze, poco incline a un temperamento passionale e a condividere gli ardori del marito, la regina aveva finito col trascurare sempre di più il proprio aspetto e i propri doveri di moglie. Quando Luigi XV quindi aveva deciso di cercare soddisfazione altrove, la regina aveva chiuso prima un occhio e poi anche l'altro, sollevata e grata per la ritrovata tranquillità. Maria Leszczynska sapeva bene che Luigi XV era un uomo focoso e inarrestabile, e che sarebbe stato impossibile tenerlo lontano dai piaceri della carne, che risvegliavano il suo lato più indomito e selvaggio. Come la caccia, infatti, per il re le amanti erano uno dei pochi modi per ravvivare la noia della vita di corte. Una via di fuga dai formalismi imposti dal suo predecessore, Luigi XIV, e che lui tollerava malvolentieri soltanto perché ne comprendeva la necessità. Le amanti dunque si succedevano nell'alcova del sovrano, che però si stufava presto di loro, come di ogni altra cosa. Non era facile mantenere desto l'interesse del re, accendere il suo desiderio un giorno dopo l'altro, continuare a far vibrare quella passione che tratteneva il sovrano fra le braccia della nobildonna di turno. Non appena una giovane veniva messa alla porta, a Versailles le dame entravano in agitazione e iniziavano a contendersi i suoi favori, ansiose di arrivare all'ambito titolo di amante del re. Il castello di Choisy, con la sua foresta selvaggia e i suoi alberi secolari, era uno dei posti in cui il re era più felice, 12


dove gli era più facile distrarsi. Spesso il sovrano portava lì le proprie amanti e si godeva quelle giornate interamente dedicate al piacere. Quel pomeriggio, però, il re era di cattivo umore. La battuta di caccia non procedeva come aveva sperato e il ritorno a Versailles, che si preannunciava imminente, non lo entusiasmava. La sua ultima amante, Madame de Châteauroux, da qualche tempo non godeva di ottima salute e questo aveva scatenato le voci e gli intrighi di corte, dove tutti si affannavano a procurargli una nuova amante. Luigi XV iniziava a essere infastidito dalle trappole che le nobildonne gli tendevano di continuo e dalle loro astuzie fin troppo prevedibili. Giunto in una radura, fermò il cavallo dalla bardatura elegante e immediatamente tutto il suo seguito si arrestò. Qualche cavallo nitrì per quella sosta improvvisa e i cani furono immediatamente richiamati. Tutti gli occhi erano puntati su Sua Maestà, in attesa di ordini e disposizioni. Nella piccola radura anche il vento si era affievolito e ora era poco più di una brezza leggera, che scompigliava appena le parrucche bianche dei cacciatori. «Torniamo a castello» disse improvvisamente Luigi XV. «Oggi non è giorno di caccia.» «Subito, Vostra Maestà.» Tutti si apprestarono a far girare i cavalli e si scostarono, per lasciare spazio a Luigi XV. D'un tratto, si udì uno scalpitio. Gli uomini del re si fermarono, in attesa. In lontananza, fra i tronchi degli olmi e dei pini, si intravedeva il polverone sollevato dagli zoccoli dei cavalli. Poi divenne evidente che si trattava di una carrozza, che attraversava la foresta. I cavalli del seguito di Sua Maestà si appartarono, per lasciarla passare. Non appena il cocchiere si accorse di aver interrotto una 13


battuta di caccia reale, fece rallentare il passo ai cavalli e condusse la carrozza più lentamente e silenziosamente possibile, per recare il minimo disturbo. Luigi XV attendeva impaziente che quel contrattempo finisse, per poter tornare al castello. Non avrebbe alzato gli occhi sulla carrozza, se questa non fosse stata di un insolito color celeste, che spiccava contro il verde della foresta come una pietra preziosa su un drappo di velluto. Quando poi il sovrano lanciò una rapida occhiata all'interno, restò quasi paralizzato dalla sorpresa. Sulla carrozza viaggiava infatti una giovane dalla bellezza eccezionale, con un viso angelico e dolce, ma con una luce negli occhi che lo stregò all'istante, un guizzo malizioso e impertinente, docile e audace al tempo stesso, che in un uomo passionale come il sovrano scatenò immediatamente fantasie sfrenate. La giovane indossava un abito rosa confetto, con una generosa scollatura, che metteva in mostra la pelle giovane e chiara e la morbida curva del seno. Aveva i capelli castano chiaro, raccolti a evidenziare l'ovale elegante del viso, labbra carnose e grandi occhi grigi, spalancati sul mondo. Luigi XV non riuscì a distogliere gli occhi da lei e seguì a lungo la carrozza con lo sguardo, mentre si allontanava. «Ora possiamo procedere, Vostra Maestà» disse uno degli uomini del suo seguito. Il sovrano, però, non si mosse. «Sapete a chi apparteneva quella carrozza?» «È la carrozza di Madame Le Normant d'Etiolles» rispose il servitore. «Il suo castello si trova nelle vicinanze, ai margini della foresta.» Il sovrano annuì, pensieroso. «Rientriamo» ordinò infine e il suo seguito ubbidì, fra lo scalpitare degli zoccoli e i nitriti degli animali impazienti. 14


Piccole voglie 3 di AA.VV Non c'è giorno senza sole, non c'è notte senza una piccola voglia da soddisfare. Un'antologia di racconti maliziosi e seducenti da tenere sul comodino, da leggere e rileggere da sole o in dolce compagnia, per trarre spunti per fantasie piccanti e sogni trasgressivi. Come vi piacerebbe risvegliare il desiderio? Potete immaginare di essere preda di un affascinante chef o la cameriera di un vizioso nobiluomo... Sfogliando queste pagine cariche di sensualità potrete assumere molteplici identità e viaggiare con la mente dalla morbosa Inghilterra Vittoriana alla peccaminosa Parigi di fine Settecento, da un set cinematografico molto hot a un ristorante di lusso, da una camera piena di specchi al boudoir di una maliziosa sartina, ma il denominatore comune è la ricerca del piacere!

La favorita del re di Alicia Del Mar Sfidando i pregiudizi, le maldicenze di corte, l'ostilità dei nobili e le loro manovre oscure, Jeanne-Antoniette Poisson, meglio conosciuta come Madame de Pompadour, è stata una delle donne più potenti di Francia, dalle cui mani sono passati incarichi prestigiosi e importanti trattative diplomatiche. Fra balli in maschera, ricevimenti aristocratici, intrighi, pettegolezzi e sofisticati rituali di corte, sullo sfondo della magnificenza del palazzo di Versailles, si snoda la storia di una delle donne più ammirate e più odiate di Francia. Una vicenda carica di passioni e di erotismo, di seduzione e di piaceri segreti, il racconto di ciò che accade quando il potere si lega inestricabilmente al vizio, quando le sorti di un regno si giocano nella penombra dell'alcova.


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GENA SHOWALTER. Un guerriero che non sopporta di perdere... Una donna che è una sfida continua... Quella tra Strider, custode del demone della Sconfitta, e Kaia, scatenata Arpia dai capelli di fiamma, sembra una storia senza futuro. Ma nemmeno le creature della notte possono sottrarsi alla propria anima gemella.

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