Ps90 il richiamo dei sensi

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Beth Kery writing as Bethany Kane

Il richiamo dei sensi


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Addicted To You The Berkley Publishing Group/Penguin Group, Inc. © 2011 Bethany Kane Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion febbraio 2014 Questa edizione Harmony Passion settembre 2014 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 90 dell'11/09/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 71 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Nessuno sano di mente avrebbe mai avuto voglia di andare a trovarlo, perciò sentir bussare alla porta lo colse di sorpresa. Forse era Sherona Legion? Nel giro di diversi chilometri, la dolce e voluttuosa Sherona era l'unica possibile candidata, ma Rill l'aveva già avvisata che avrebbe fatto meglio a tenersi alla larga. Passare da lui, nel suo eremo in cima alla collina, era un rischio; Rill non aveva idea di cos'avrebbe potuto farle, nelle condizioni in cui era. Era riuscito a spaventarla abbastanza, evidentemente, perché Sherona non metteva il naso da quelle parti da parecchio, per cui non riusciva proprio a immaginare chi volesse disturbare la sua quiete solitaria mentre era, come al solito, in preda ai fumi dell'alcol. Quella visita inattesa lo prese così alla sprovvista che, in un attimo di lucidità, tornò quasi l'essere umano civile di un tempo e si precipitò ad aprire. Aveva un fisico imponente perciò, quando inciampò nell'inutile tappeto all'ingresso e finì lungo disteso a terra, l'impatto con cui urtò il pavimento fu lo stesso di una grossa quercia abbattuta. Rotolò su un fianco e si sollevò a sedere sacramentando come un carrettiere; il burbero e volgare Rill Pierce era tornato a prendere il sopravvento sulla versione educata di sé. «La caduta degli dei» sentenziò un'ironica quanto seducente voce femminile. 5


Stizzito, Rill stava per allontanare con un calcio il tappeto quando notò nel suo campo visivo due lunghe gambe affusolate. Sollevò lo sguardo e colse dei fianchi niente male. Eh no, decisamente non era Sherona Legion, si disse continuando a fare scorrere lo sguardo verso l'alto, mentre pensava che avrebbe trascorso volentieri tutta la notte tra quelle cosce... Sorrise con aria lasciva. C'erano dei motivi validi se aveva proibito a Sherona Legion di presentarsi a casa sua. Quando era ubriaco perdeva completamente il controllo dei suoi impulsi animaleschi; per questo da tempo aveva giurato di non eccedere nel bere quando era in compagnia femminile. Ma a Vulture's Canyon, un paesino sperduto dell'Illinois, non esistevano donne così avvenenti perciò Rill giunse alla conclusione, ovviamente provocata dall'ebbrezza che lo invadeva, che Dio avesse mandato un angelo sexy a salvarlo. Se mai fosse esistita una divinità che si preoccupava della sua sorte, e Rill ne dubitava perché era il peggiore dei peccatori più irriducibili, quell'essere onnisciente avrebbe saputo che un angelo adatto a lui sarebbe apparso nelle sembianze di una donna in jeans attillati che valorizzavano le sue curve e canottiera ancora più aderente da cui esplodeva un davanzale generoso. Rill staccò a fatica lo sguardo dall'inguine e sorrise come lo scemo del villaggio nel vedere una folta chioma lucente, castana con dei riflessi chiari, e un seno che avrebbe indotto in tentazione un santo. «Ma guarda guarda cos'abbiamo qui» farfugliò con la voce impastata dall'alcol. Stese una mano e si appoggiò alla gamba della donna, poi la fece scivolare verso l'alto. Il suo pene ebbe un sussulto appena le dita incontrarono la rotondità soda di una natica. Dio, non avrebbe mai pensato di poter essere tanto ubriaco da avere allucinazioni così realistiche! 6


«Rill, cosa diavolo stai fa...» La donna s'interruppe, allibita, quando le palpò entrambe le natiche tonde, con il viso vicinissimo al paradiso. Era strano che un miscredente come lui fosse diventato improvvisamente così mistico da definire paradiso delle parti anatomiche femminili, ma non poteva farci niente. Chiuse gli occhi e aspirò il profumo dei jeans puliti, una fragranza di fiori con un sentore sottilmente speziato e sensuale in sottofondo. No, non era solo colpa dell'alcol né del fatto che non toccava un bel fondoschiena femminile da un'eternità. Che fosse o no frutto di un'allucinazione alcolica, il suo dolce angelo era proprio irresistibile... Piazzò la bocca aperta contro il fondo della cerniera dei jeans mimando un bacio torrido, e lei trasalì. Rill continuò imperterrito, allargando le mani sui fianchi così tondi e femminili. Mmh, gli piaceva sentire quelle curve voluttuose sotto le dita. Con uno strattone l'attirò a sé e la ragazza gli cadde addosso, finendogli seduta in grembo. Rill affondò il viso in mezzo ai capelli morbidi e profumati, poi tuffò il naso tra i seni sodi e colmi. Aspirare la sua fragranza era come inalare un potente oppiaceo. Ah, avrebbe potuto perdersi in quel territorio inesplorato, abbandonarsi al richiamo dei sensi, allettante come il canto delle sirene e altrettanto letale... Ma sarebbe morto contento, pensò con un sorriso ebete. «Rill, insomma, si può sapere che ti prende?» esclamò l'angelo in tono indignato. Noncurante, lui continuò a strofinare il viso nel solco tra i seni. «Ah, mi godo l'allucinazione fino in fondo» mugugnò palpando le due sensuali colline, con il naso proprio al centro di quel nirvana. L'angelo fece schioccare le labbra in segno di disapprovazione. «Non hai un'allucinazione, sei ubriaco fradicio. C'è una bella differenza» puntualizzò. 7


Nonostante il tono sarcastico, Rill sentì che le tremava la voce quando le premette le labbra su un capezzolo. «Se bevi abbastanza no, non c'è differenza» obiettò. Sollevò leggermente il bacino e l'afferrò per i fianchi, facendole sfregare il sesso contro il pene turgido. Lei smise di respirare per un istante e s'irrigidì. Rill capì che aveva avvertito un fremito di desiderio, proprio come lui. Credeva che la bestia che aveva dentro di sé fosse stata addomesticata dal whisky e l'autoerotismo in quell'anno e mezzo, ma sbagliava di grosso. Si era risvegliata alla grande, invece; in pochi secondi la lussuria l'aveva reso uno stallone scatenato e incontenibile. Le sfiorò un capezzolo con il pollice ed emise un grugnito di approvazione nel sentirlo indurirsi. Non fu sorpreso di constatare che la ragazza portava un reggiseno di pizzo leggero. Dopotutto era la sua fantasia erotica, creata per accontentarlo. Che fosse frutto di un'allucinazione alcolica o no, Rill decise di lasciar uscire la belva dalla gabbia. Al resto avrebbe pensato poi. Spostò la testa e prese il capezzolo turgido tra le labbra poi lo succhiò e lo morse delicatamente. «Sei eccitata, eh?» mormorò compiaciuto, ma anche con un pizzico di frustrazione perché avrebbe voluto sentire sulle labbra la carne soda del seno e quel bottoncino duro senza la barriera degli indumenti. «Vuoi che smetta o posso continuare?» Il bisbiglio con cui lei gli rispose fu come una carezza ardente che gli fece fremere il pene. «No, non smettere...» Non gli serviva sentire altro per reagire con una rapidità fulminea. «Rill!» esclamò lei, esterrefatta, quando lui le sollevò di scatto la canottiera sopra la testa e gliela sfilò gettandola via. Abbassò il reggiseno di pizzo bianco da un lato 8


rivelando la carne soda, voluttuosamente abbondante, sormontata da un capezzolo rosso e succoso come una ciliegia candita. Si fermò un istante a contemplare quel ben di Dio; anche la sua mente annebbiata dall'alcol sapeva riconoscere la vera bellezza quando la vedeva. «Ah, piccola, sei uno splendore!» esclamò con voce roca sentendo l'erezione che pulsava quasi dolorosamente. Lei emise un mugolio estatico quando Rill catturò il capezzolo tra le labbra. La sua lingua si muoveva come le dita di un cieco che sta per svelare i misteri dell'universo scritti in Braille. Affascinato, Rill si dedicò a scoprire i segreti di ogni poro, ogni corrugamento dell'areola, poi lambì il sassolino duro al centro e lo succhiò, strappandole un grido che lo fece fremere di desiderio. Sentì il sangue affluire al pene e riprese a stimolarsi, strofinando l'inguine della ragazza sull'erezione, mentre spostava la mano dal fianco alla natica per palparla. Gli sembrava quasi di sentire il calore del suo sesso mentre muoveva il bacino e lei rispondeva ondeggiando sinuosa sopra di lui. L'eccitazione era come una belva che si preparava a balzare sulla preda per ghermirla. Era una sensazione tanto intensa che per un istante lo fece tornare sobrio e lucido. Da tempo si era addestrato a resistere alle lusinghe della carne femminile e dei sorrisi suadenti, invitanti. Dio solo sapeva quanto fosse stato oggetto di attenzioni muliebri fino ad allora, molto più di un uomo normale in tutta la sua vita. Ma Rill non era un uomo normale... Batté più volte le palpebre e mise a fuoco il capezzolo, un bocconcino roseo che riluceva ammiccante sulla sommità di una collina di carne. Il desiderio lo travolse di nuovo; non poteva resistere alla tentazione dell'altro seno. Perché trascurarlo? La ragazza gli affondò le dita tra i capelli quando lui si 9


scoprì l'altro capezzolo e prese a succhiarlo avidamente. «Ti stai facendo crescere i capelli?» commentò lei. Quella frase penetrò la nebbia ovattata che gli avvolgeva il cervello. Lo conosceva? Era per questo che sapeva che negli ultimi due anni aveva preso l'abitudine di rasarsi la testa? No, forse l'aveva visto in TV o in foto su qualche rivista. Essendo un regista, anzi, un ex regista, la sua immagine era apparsa spesso sui giornali o in televisione. E poi, se avesse conosciuto una ragazza così sexy se ne sarebbe ricordato, no? Con riluttanza, si staccò dal suo seno e mosse i fianchi, invaso dall'impulso di prenderla al più presto. Tuttavia per il contraccolpo lei cadde sul pavimento, con i lunghi capelli che le coprivano il volto. «Scusa» mormorò Rill, girandosi a quattro zampe. Si soffermò in quella posa per qualche istante, prima di fare lo sforzo di alzarsi, perché gli girava la testa. «Stai bene, Rill?» gli chiese lei, preoccupata. «Sì, sì» la rassicurò lui alzandosi lentamente, barcollando come un marinaio sulla tolda di una nave durante una burrasca. «Sono ubriaco fradicio, ma sono in perfetta forma.» Si afferrò il pene e lo sistemò all'interno dei jeans per cercare di alleviare l'eccitazione mentre continuava a contemplare le lunghe gambe della ragazza, fasciate dai jeans stretti, poi le porse una mano per aiutarla ad alzarsi, lei però si rimise in piedi da sola. Evidentemente non si era fidata di lui vedendolo vacillare. I capelli le ricaddero sulle spalle in una massa scomposta di morbidi riccioli e onde. Rill allungò una mano per toccare quella chioma di seta ma lei lo prese per il polso. «Andiamo, ti porto a letto.» «Oh, questa sì che è un'idea brillante!» approvò lui con entusiasmo. La seguì barcollando mentre si dirigeva verso la came10


ra, con gli occhi incollati alla curva seducente dei fianchi. Non vedeva l'ora di toglierle i jeans e scoprire la sua pelle morbida e dorata, vellutata come un'albicocca. Nello stato di ebbrezza in cui si trovava, la fantasia e la realtà si mescolarono. Un istante era in corridoio e le fissava il fondoschiena, l'attimo dopo era già in camera e l'attirava nel suo abbraccio ghermendola da dietro e mordicchiandole il collo, inebriato ancora di più dal suo profumo e dalla morbidezza dei capelli. Si chinò su di lei e premette l'erezione contro le natiche. Lei dimenò i fianchi cercando di divincolarsi. «Rill Pierce, ti prego, fai il bravo» lo rimproverò. Invece di staccarsi, le baciò il collo con maggiore insistenza sentendo contro le labbra le vibrazioni del gemito che le sgorgava dalla gola. «In realtà non vuoi che faccia il bravo» le sussurrò all'orecchio. Lei ebbe un fremito. «Ti batte forte il cuore» aggiunse Rill sentendo la vena che pulsava a un ritmo accelerato. «Perché sto cercando di scrollarmi di dosso un bestione d'irlandese ubriaco, alto un metro e novanta» replicò lei acida. Però si accorse che aveva la voce strozzata e che si dimenava con minore convinzione. Anzi, si era incollata a lui come se non potesse fare a meno di sentire il suo corpo forte. Rill allargò la mano sul ventre della ragazza, coprendole il pube con il medio e l'anulare. Non aveva l'impressione di essere inopportuno o troppo audace; ogni suo gesto gli sembrava la naturale espressione del desiderio reciproco. La strinse di più e la sentì irrigidirsi tra le sue braccia. «Sarò ubriaco, non lo nego, ma non sono cretino. Non dirmi che non lo senti anche tu» commentò, riferendosi al calore che sprigionava dalla vicinanza dei loro corpi frementi. Aveva la voce roca per l'eccitazione. Quella 11


sconosciuta aveva qualcosa che lo stava trasformando in un satiro lussurioso; forse era il suo profumo, oppure la pelle vellutata, o le curve sensuali, ma Rill non riusciva più a ragionare. Certo, aveva un corpo da urlo, ma lui era famoso in un mondo in cui le belle donne non mancavano. No, non era la sua bellezza a farlo impazzire di desiderio... o, almeno, non solo quella. «Non penso che...» cominciò lei. «Smettila di pensare, lasciati andare» la esortò lui bisbigliandole all'orecchio come se volesse ipnotizzarla. «È quello che sto facendo io, e ti assicuro che negli ultimi due anni ho cercato di resistere a qualsiasi stimolo. Abbi pietà di me, bellezza.» Era sicuro che sarebbe impazzito se non fosse riuscito ad affondare al più presto in quella carne morbida per farsi circondare dal suo calore. Era pur vero che in quel periodo aveva temuto di uscire di senno piuttosto spesso, ma la ragazza minava seriamente il suo equilibrio interiore. Le prese il mento fra due dita e le fece girare il volto di lato, verso di lui, poi la baciò con delicatezza. Anche se lei non ricambiò il bacio, non si scostò neppure. Rill chiuse gli occhi e fece scivolare le labbra sulle sue, come se stesse cercando di convincere un fiore ad aprire i petali per permettergli di suggerne il nettare. Adorava baciare, avrebbe passato ore a fare solo quello... almeno quando non era brillo e con un'erezione che minacciava di scoppiare nei pantaloni. Si sforzò di tenere a freno il desiderio e la baciò con sempre maggiore ardore. Per quanto avesse il cervello annebbiato dall'alcol, aveva registrato le sensazioni squisite che gli trasmettevano le labbra morbide della ragazza. Un serpente gli si srotolò dentro, risalendo il busto fino a serrargli la gola come una mano d'acciaio, e Rill capì che era in preda a un'eccitazione incontenibile che lo stava strangolando. 12


«Apri la bocca, piccola» sussurrò con le labbra sulle sue. «Era da tanto che aspettavo questo momento.» Lei dischiuse le labbra, arrendevole, e Rill vi si gettò famelico come un naufrago tratto in salvo a cui viene offerto il primo vero pasto da anni. Il sapore dolce e inebriante della ragazza cancellò i ricordi in maniera molto più efficace del whisky. Lei emise un mugolio roco che Rill non riuscì a decifrare quando cominciò a slacciarle i jeans con gesti goffi. Era un gemito eccitato o un'esclamazione di sorpresa soffocata, oppure un mugugno di protesta? Rinunciò a interpretare quel suono e continuò a baciarla con passione sfrenata, divorando la sua bocca morbida mentre le abbassava i jeans con decisione e le accarezzava i fianchi torniti e le natiche sode. Il desiderio gli ottenebrava completamente la mente; era passato così tanto tempo dall'ultima volta in cui aveva ceduto al desiderio! Si sentiva come un adolescente che aveva finalmente tra le braccia la ragazza dei suoi sogni, non un trentaseienne che aveva vissuto momenti di gloria ed era stato oggetto del desiderio di donne stupende nonché dell'amore di una moglie che aveva deluso; un uomo che aveva conosciuto il sapore acre dell'abbandono, della solitudine e dell'insicurezza. Ma era proprio quell'energia irrefrenabile a scuoterlo dal torpore dei sensi in cui era precipitato da tempo. Galvanizzato, le abbassò anche gli slip, incitato dalla reazione appassionata della ragazza che ricambiava il bacio con pari ardore, intrecciando la lingua alla sua. Interruppe il bacio per tirare ancora più giù i jeans e lei emise un gridolino di sorpresa; Rill, però, tornò subito a rassicurarla mordendole delicatamente un labbro per poi infilare la lingua in bocca, in cerca della sua. Avrebbe voluto continuare a baciarla per sempre, ma voleva anche possederla. 13


Le premette le natiche nude contro la sua erezione pronta a esplodere e lei rispose con un gemito carico d'eccitazione. Rill capì che non poteva più aspettare; se non l'avesse penetrata al più presto sarebbe impazzito. Senza smettere di baciarla si sbottonò i jeans e li strattonò verso il basso insieme ai boxer, poi impugnò il pene e si staccò dalle labbra di lei. «Non resisto più» sibilò. Scorse l'immagine fuggevole del suo profilo seminascosto dai riccioli morbidi e la vide socchiudere le labbra in un'espressione sorpresa. Le accarezzò un fianco con fare rassicurante e rimase per un attimo immobile, malgrado fosse in preda a un desiderio incontenibile, mentre fissava famelico il suo fondoschiena e palpava la natica soda e succulenta, con la pelle vellutata. «Non farmi aspettare» bisbigliò, incalzante, avvicinando le labbra all'orecchio per mordicchiarle il lobo. «Ti voglio così tanto che mi sembra di avere dentro una belva che mi dilania.» Avvertì la sua esitazione e per un attimo temette di ricevere un rifiuto; il dispiacere lo avvolse istantaneamente in un sudario. Poi però lei strofinò le natiche contro la sua erezione con fare provocante e si chinò. «Ah, sì!» esclamò lui soddisfatto. «Sei veramente un angelo! Piegati e metti le mani sul letto» la esortò piazzandosi meglio alle sue spalle. Chi era stato il pazzo che aveva dato il nome a quel paesino dell'Illinois? Come si poteva chiamare una cittadina Vulture's Canyon, il canyon dell'avvoltoio?, si chiese Katie Hughes mentre scrutava dal parabrezza gli edifici del centro di Vulture's Canyon. Le era capitato in California di vedere quelle vie deserte che sembravano dei set cinematografici di film western, ma il centro di Vulture's Canyon le dava l'idea di essere ancora più antico. Aveva l'impressione di essere precipitata in un varco 14


spaziotemporale e di essere arrivata direttamente nell'Ottocento. Il crepuscolo di quella umida giornata di settembre rendeva l'atmosfera ancora più irreale. Si sentiva così persa nel tempo da emettere un sommesso sospiro di sollievo quando vide aprirsi la porta della tavola calda Legion Diner e un adolescente uscirne in jeans Converse e una maglietta con l'effigie di un noto gruppo rock. Non aveva fatto un viaggio nel tempo, allora! Il ragazzino la fissò sbalordito mentre si avvicinava. Katie gli fece un cenno di saluto; capiva perfettamente lo stupore e l'ammirazione che provavano i giovani nei confronti delle auto sportive. Per quanto potesse essere imbarazzante ammetterlo, anche lei si era sentita un'adolescente che realizza un sogno quando aveva comprato quella bella Maserati nera e lucente. Sì, era bello essere al volante di un'auto potente e sentire il vento nei capelli, però si vergognava un po' per il suo acquisto impulsivo. Dopotutto era una donna seria di trent'anni, non una ragazzina. Avrebbe dovuto imparare a dominare gli impulsi. Ebbe una stretta allo stomaco nel ricordare lo sguardo incredulo e vagamente disgustato che le aveva rivolto il direttore quando si era presentata con la sua lucente Maserati alla mensa per i poveri per offrirsi come volontaria. Aveva capito subito che volersi dedicare ad attività benefiche poteva sembrare il vano tentativo di una ragazza ricca e viziata di attutire i sensi di colpa... Relegato quel pensiero deprimente in un angolo della mente, sorrise quando il ragazzino rispose al suo cenno. Frenò e attese che raggiungesse l'auto con la camminata goffa e dinoccolata tipica degli adolescenti, poi abbassò il finestrino dal lato passeggero e si piegò verso di lui. «Ciao, sono Katie» si presentò. «Salve» rispose lui, esitante, sbirciando all'interno della vettura con aria incuriosita ma anche vagamente allarmata, come se lei fosse un'aliena atterrata nel bel mezzo 15


di Vulture's Canyon a bordo di una Maserati invece che in astronave. «Come ti chiami?» gli chiese Katie. Lui inghiottì a vuoto. «Derek Legion.» «Piacere, Derek. Puoi dirmi dov'è Eagle Perch Road?» «Sì. Continui sempre dritto e attraversi il paese, superi Dyer Creek e prenda la prima a destra all'incrocio.» La scrutò con maggiore attenzione. «Per caso va a casa Mitchell?» «Sì. Conosci Rill Pierce?» Per un attimo il ragazzo assunse un'espressione bellicosa che lo fece sembrare più grande di quanto fosse in realtà. «So chi è. Viene in paese un paio di volte alla settimana per fare rifornimento» insinuò lanciando un'occhiata eloquente al bar Last Stop Tavern dall'altra parte della strada. Katie non fu sorpresa per quella velata critica, ma si sentì ugualmente a disagio. Rill era stato praticamente adottato dalla famiglia Hughes quando era arrivato in California dalla natia Irlanda per studiare all'università. Da allora erano passati quasi vent'anni. Rill era benvoluto da tutti, da vecchi e bambini, ma soprattutto dalle donne che seduceva senza alcuna fatica con il suo fascino virile. Katie non osava neanche pensare a cos'avesse combinato Rill in quel paesino per suscitare l'aperta ostilità di un adolescente... Ringraziò Derek e lo rassicurò dicendogli che Rill era un vecchio amico, quando lui le chiese in tono perplesso se era proprio sicura di voler andare a casa Mitchell da sola. Venti minuti dopo, mentre era china sul letto disfatto di Rill che la penetrava lentamente, Katie pensò confusamente che avrebbe dovuto dare ascolto all'avvertimento del ragazzino... 16


Il richiamo dei sensi di Beth Kery writing as Bethany Kane Cosa fa una sexy e griffatissima fiscalista di Hollywood in un paesino sperduto tra i boschi dell'Illinois? Quando Katie Hughes arriva a Vulture's Canyon a bordo della sua Maserati, crea scompiglio nella sonnolenta cittadina. Anche se l'accoglienza non è delle più calorose, lei non si abbatte perché ha attraversato il paese con uno scopo ben preciso: salvare Rill Pierce dall'autodistruzione. Il famoso regista, nonché carissimo amico, è infatti diventato un eremita. Katie nasconde, però, un segreto: il suo atteggiamento nei confronti di Rill non è disinteressato. Lo desidera da anni ed è difficile resistere al richiamo dei sensi ora che si trova sola con lui in mezzo a un paesaggio idilliaco. Anche Rill è tormentato dai demoni della passione e il suo istinto carnale si scatena alla presenza di Katie...

Lasciati guardare di Lynda Aicher Se c'è al mondo una donna che avrebbe bisogno di un'iniezione di autostima, questa è Cali Reynolds. Non è la solita divorziata quarantenne in cerca di piccanti avventure, ma una persona delusa che ha donato la propria vita alla famiglia e ora si ritrova a fare i conti con desideri inespressi che la inquietano. D'altronde, se nessuno l'ha mai fatta sentire sensuale e desiderabile non è colpa sua... non ha trovato l'uomo giusto! Jake McCallister è uno dei tre proprietari del Den, un esclusivo club di Minneapolis dove tutto è permesso e ogni fantasia può essere realizzata. Jake è un uomo complicato, un solitario abituato a mostrare di sé solo il lato più carismatico del dominatore. Ma nei giochi proibiti tra un uomo che fa del controllo erotico la sua professione, e una donna incapace di lasciarsi andare, forse...


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