Ps95 lasciati scoprire

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Lynda Aicher

Lasciati scoprire


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bonds of Need Carina Press © 2013 Lynda Aicher Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion aprile 2014 Questa edizione Harmony Passion gennaio 2015 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 95 del 29/01/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 71 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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La busta la provocava, allettante come la mela per Eva. Era nera e lucida, con il nome del negozio in eleganti caratteri a rilievo rosso sangue. Non aveva niente di particolare, in realtà. Era un normale sacchetto rettangolare di plastica con i manici di cordoncino, della foggia comunemente in uso presso i negozi di abbigliamento. Eppure Kendra Morgan non riusciva a smettere di fissarlo. Si spostò verso destra, avvicinandosi ai piedi del letto come se, cambiando l'angolazione, potesse avere un effetto diverso. Dalla nuova posizione la luce si rifletteva sulla patina lucida della busta, offuscando la scritta, ma non era un problema perché quel nome era già impresso nella mente di Kendra. Per dirla tutta, non era il sacchetto in sé a stuzzicarla, ma ciò che conteneva, perché la sfidava facendo leva sui suoi impulsi repressi. Si circondò la vita con le braccia e si strinse, come per tenere le mani occupate e impedirsi di stenderle verso l'oscuro oggetto del desiderio. Dentro di lei infuriava una battaglia tra la voglia irrefrenabile d'indossare quei capi e la repulsione che provava al solo pensiero. Però era innegabile che l'idea della serata che l'attendeva le suscitava una certa eccitazione, alla prospettiva di ritrovarsi in quell'ambiente, di assistere alla concretizzazione di desideri perversi e trasgressivi, di essere di nuovo circondata dai 5


suoni, dalle visioni e persino dall'odore di atti proibiti. Nonostante la ragione cercasse di convincerla a resistere adducendo obiezioni valide, il corpo reagiva suo malgrado. I capezzoli erano indolenziti, come se fossero ansiosi di sentire la stretta dei morsetti. Avvertiva un desiderio avido, intimo, che la faceva fremere per la voglia smaniosa di soddisfare i suoi impulsi più segreti. Fece un respiro profondo, serrando forte le palpebre per bloccare le scene erotiche che le balenavano in mente. Per allontanarsi dalla busta e dal suo contenuto seducente e peccaminoso, si diresse a passo deciso verso il bagno e aprì l'acqua nella doccia. In attesa che si scaldasse andò a frugare nei cassetti della cabina armadio in cerca degli accessori che aveva in mente. Quella sera era un'occasione perfetta di dimostrare a se stessa che non voleva quella vita, che non poteva desiderarla. Tornare in un club sadomaso era un ulteriore passo avanti nel suo programma di riabilitazione forzata, e sperava di aver preso la decisione giusta. Non voleva neanche pensare di convivere in eterno con i suoi desideri irrealizzati; era troppo scoraggiante sentirsi tanto insoddisfatta. Quando aveva lasciato Eric, otto mesi addietro, era fuggita con un borsone, la speranza di farcela e la convinzione che non sarebbe mai tornata indietro. Non aveva osato portare altro con sé e, in verità, era tutto ciò che voleva. Nell'attico di Eric non c'era nulla che valesse la pena prendere; già da parecchio tempo lui le aveva tolto tutto ciò che aveva una qualche importanza. Trovata la scatolina in fondo all'ultimo cassetto, Kendra la tirò fuori e la portò in bagno, posandola sul mobile del lavandino. Era un normalissimo astuccio di cartoncino bianco senza scritte né marchio, da bigiotteria da quattro soldi. Nulla lasciava trapelare l'importanza del contenuto. 6


Stringendo le mani tremanti, frustrata, Kendra si voltò e uscì. Poteva farcela, doveva per forza superare i nervi. Andò a fare un rapido giro di ricognizione nell'appartamento in affitto. Prima controllò la portafinestra, da cui si vedeva il cortile interno del condominio coperto di neve fresca, che risplendeva candida alla luce incerta del crepuscolo. Kendra strattonò la maniglia per accertarsi che fosse bloccata, lanciò un'occhiata al manico di scopa infilato nel binario della vetrata scorrevole, tanto per sicurezza, poi lasciò ricadere la tenda e andò a controllare la finestra del soggiorno. Passò in cucina e come ultima cosa verificò che la porta d'ingresso fosse ben chiusa. Tutto era come un'ora prima, quando aveva fatto il giro l'ultima volta. La conferma di essere al sicuro contro eventuali intrusi allentò leggermente la tensione che le annodava lo stomaco. L'abitudine di controllare porte e finestre era un rituale ossessivo che era diventato sempre meno frequente da quando si era trasferita in quel complesso residenziale, ma non aveva ancora la forza di rinunciarvi del tutto. Il freddo del parquet le penetrò nelle ossa, trasmettendosi attraverso i piedi nudi, e le provocò un brivido. Kendra si strinse addosso i lembi della vestaglia e si affrettò a rientrare in bagno, dove l'attendeva lo scroscio dell'acqua ormai calda. L'appartamento con una sola camera da letto era arredato in maniera spartana con i mobili lasciati dal precedente occupante. Le stanze erano così vuote che a volte sembrava di sentire l'eco della solitudine a ogni passo. Ad alcuni una casa così spoglia sarebbe parsa deprimente, ma per Kendra era un rifugio, un porto sicuro in un mare in tempesta. S'infilò nella cabina doccia e chiuse gli occhi, in attesa 7


che l'acqua calda allentasse la tensione che le irrigidiva i muscoli. Girò la testa per sentire il getto sul collo e sulla schiena, e sospirò, esausta. Era stanca di guardarsi sempre alle spalle, di essere costantemente preoccupata e ansiosa. Non riusciva mai a riposare né a rilassarsi. Riscuotendosi, prese lo shampoo e cominciò i preparativi. Il leggero aroma di lillà riempì il box invaso dal vapore e la schiuma portò via con sé la tensione. Kendra sentì che si stava calmando a poco a poco; prese il rasoio e la saponetta, poi si depilò completamente, un'abitudine che aveva trascurato da quando era arrivata a Minneapolis. Era stato un gesto di ribellione, anche se era l'unica a saperlo. Accarezzò pigramente la pelle vellutata, in cerca di punti che le fossero sfuggiti e che avrebbe dovuto ripassare. Insinuò le dita tra le gambe, toccando le pieghe della carne per assicurarsi che non ci fossero più peli. In passato aveva sempre fatto la ceretta presso un centro estetico, ma stavolta aveva preferito fare da sola. Per quanto non ne avesse voglia, sapeva che non sarebbe mai entrata in un locale di quel genere senza essere perfettamente liscia e pronta. Ormai era un riflesso condizionato per lei. Assicuratasi di essere completamente rasata dappertutto, indugiò con le dita in quella zona sensibile, sfiorandosi delicatamente e poi premendo il bordo affilato delle unghie. Il desiderio si risvegliò prepotente in lei, accendendosi e crepitando come una fiammella, ma per esperienza Kendra sapeva benissimo che lo stimolo non era sufficiente. Dalla gola le sgorgò un gemito carico di frustrazione. Interruppe il getto d'acqua e l'aria fresca le fece venire la pelle d'oca. Il brivido di freddo smorzò all'istante la sua eccitazione. Si frizionò con un asciugamano troppo piccolo e ruvido, ma non le importava. Anche se l'aveva acquistato in svendita, il fatto che l'avesse pagato di tasca propria era 8


motivo sufficiente d'orgoglio, e la induceva a chiudere un occhio sulle eventuali manchevolezze dell'oggetto in questione. Improvvisamente sentì la suoneria del cellulare e sussultò. Indietreggiò improvvisamente e inciampò sul tappetino del bagno, andando a sbattere contro la cabina doccia. Arriverà mai il giorno in cui il trillo del telefono non mi procurerà questa reazione inconsulta?, si chiese, indispettita con se stessa per la propria emotività. Si avvolse nell'asciugamano, anche se la copriva a malapena fino all'attaccatura delle cosce, e si precipitò in camera. Prese il cellulare dal comodino ed emise un sospiro di sollievo quando vide il nome sul display. «Ciao, Allie» rispose, sentendo delle goccioline d'acqua fredda che le scendevano dalle punte dei capelli bagnati e le scorrevano sulla schiena e sulle spalle. «Mi hai chiamato per dirmi che hai cambiato idea?» «Cavoli, no!» esclamò l'amica in tono deciso e convinto. «Anzi, volevo solo assicurarmi che tu fossi ancora dello stesso avviso. Stamattina, quando siamo andate a fare acquisti, mi sei parsa alquanto nervosa e agitata.» Kendra lanciò automaticamente un'occhiata alla busta nera che aveva posato sul letto, e che la provocava con il suo luccichio ammiccante. Fece una risatina, pur non provando affatto la sicurezza che cercava di trasmettere ad Allie. «Sto bene, non preoccuparti, e non ho cambiato idea. Certo che verrò» dichiarò, spavalda e con tutta la fermezza che riuscì a dimostrare. «Lo faccio per Cali» precisò. Cali e Allie abitavano in appartamenti dello stesso complesso residenziale, dalla parte opposta del cortile. Durante l'estate le tre donne avevano stretto amicizia, essendo tutte single all'epoca; frequentare le due vicine dava alla vita di 9


Kendra quel calore umano e quella parvenza di normalità di cui aveva un disperato bisogno. «Sì, per Cali...» ripeté Allie, ironica. «Non per curiosità, vero?» insinuò, maliziosa. «Però qualsiasi pretesto va bene, purché tu venga! Per quello che mi riguarda, non ho alcun problema ad ammettere che muoio dalla voglia di vivere quest'esperienza.» Fece una breve pausa, poi aggiunse: «In effetti per te non c'è la molla della novità. Hai detto che sei già stata in un club del genere, no?». Kendra si accasciò a sedere sul bordo del letto, come se improvvisamente le gambe non la reggessero più. Stringendo più forte il cellulare, rispose: «Sì, infatti». «Ah, mi sento tanto ingenua e inesperta rispetto a voi due!» rise Allie. «Be', ora ti saluto e corro a prepararmi. Passeremo a prenderti fra un'ora. Cali ha detto che vuole arrivare al circolo prima che ci sia troppa gente. Ciao!» L'amica chiuse la comunicazione prima che Kendra avesse modo di rispondere. Terminata la chiamata, buttò il cellulare sul letto e, assorta, lo guardò fare un piccolo rimbalzo atterrando sulla coperta. Sì, aveva già frequentato un club sadomaso, e anche spesso. Aveva rivelato quel segreto alle amiche solo per consolare Cali che, due mesi addietro, si tormentava a causa dei suoi desideri segreti. Cali temeva di essere giudicata male se si fosse scoperto che aveva una propensione per i giochi erotici di dominio e sottomissione. Kendra l'aveva tranquillizzata assicurandole che non c'era niente di male, purché lei fosse consenziente. I gusti sessuali di Cali non influenzavano il modo in cui la considerava come persona, e di certo non la giudicava una depravata. Il mondo del sadomaso si basava su un caposaldo: ogni atto era ammesso purché fosse sicuro, protetto e consensuale. Purtroppo quel principio fondamentale non era stato 10


rispettato nei suoi confronti, ma Kendra era decisa a far sì che nessuno potesse più approfittarsi di lei. Il potere era in mano sua, si ripeté per l'ennesima volta, nel tentativo di ficcarsi bene in testa quel concetto una volta per tutte. Afferrò d'impulso la busta che era sul letto e tornò in bagno, poi si asciugò in fretta i capelli che le arrivavano alle spalle. I raffinati colpi di sole avevano perso luminosità e ora la chioma di Kendra era tornata al suo castano chiaro tendente al biondo di cui aveva dimenticato l'esistenza negli ultimi anni. Era una tinta un po' anonima, e Kendra era sicura che sua madre avrebbe storto il naso se l'avesse vista. Però lei si preferiva così, al naturale. Con efficienza raccolse i capelli lisci in una crocchia stretta alla nuca, tirando bene in modo che aderissero al cranio e non sfuggisse neanche una ciocca. Soddisfatta del risultato, passò al trucco. Valorizzò gli occhi azzurri con mano pesante, una spessa riga di eyeliner, ombretto blu e due strati di mascara. L'effetto era alquanto drammatico, ma le conferiva un'aria altera e distaccata che non le dispiaceva affatto. Un velo di gloss rosato, e l'opera era compiuta. Posato l'asciugamano, si passò la crema idratante su tutto il corpo. Aveva l'abitudine ormai consolidata di usare solo prodotti privi di fragranza, con l'unica eccezione del suo shampoo preferito. Non portare alcun profumo era una tacita consuetudine apprezzata nei club sadomaso, anche se quella sera non aveva in previsione di partecipare a giochi erotici. Anzi, la sua intenzione era proprio quella di dimostrare di non aver più bisogno di certe attività. Nonostante ciò, preferiva l'anonimato anche dal punto di vista olfattivo. Per ultimo tirò fuori dalla busta incriminata i suoi acqui11


sti. Tolse le etichette dai capi di biancheria intima, poi infilò le calze, il reggiseno, il reggicalze e il perizoma. Con ogni gesto, si calava sempre di più nel ruolo di succube. L'atto di prepararsi accuratamente e vestirsi per compiacere un padrone agiva su di lei come il seducente canto delle sirene, che l'attirava a rientrare in una dimensione che non voleva più desiderare. Prima di terminare i preparativi si guardò allo specchio. La tensione degli ultimi otto mesi aveva causato delle ripercussioni sul suo fisico. Non era mai stata così magra; le costole sporgevano sotto il reggiseno e le anche erano ben visibili. Eric sarebbe stato contento di vederla così snella. Quel pensiero involontario le provocò un brivido d'orrore. Ripromettendosi di curare di più l'alimentazione e non saltare i pasti, prese la scatolina bianca per dare l'ultimo tocco. Sollevò il coperchio e rovesciò nel palmo il contenuto. I ciondoli tintinnarono urtandosi. Eric voleva che lei portasse solo i gioielli che lui le regalava, ma Kendra glieli aveva tenuti nascosti, in un gesto di ribellione e di sfida. Si era sforzata di tenergli testa, malgrado lui cercasse in ogni modo di schiacciare la sua personalità. Il reggiseno carioca che aveva indossato le sosteneva il seno ma lasciava maliziosamente scoperti i capezzoli, ornati da due piercing. Kendra infilò uno dei ciondoli a forma di sole nell'anellino d'oro e subito il capezzolo s'inturgidì, irradiando una sensazione d'eccitazione in tutto il corpo. Aveva fatto i piercing prima di conoscere Eric e li aveva tenuti con orgoglio, decisa a non lasciarsi portare via tutto da lui. Trattenendo il fiato, infilò anche l'altro ciondolo e contemplò il risultato allo specchio. I due piccoli soli d'oro e 12


d'argento pendevano maliziosamente dal bordo della scollatura del reggiseno di seta blu elettrico, attirando lo sguardo. I capezzoli erano duri e sporgenti; in tutto quel tempo avevano perso l'abitudine a essere tirati e sollecitati... Kendra non aveva intenzione di spogliarsi; sarebbe stata l'unica a vedere gli ornamenti, ma quel piccolo segreto era ancora più stuzzicante proprio perché non l'avrebbe condiviso con nessuno, oltre a ribadire il fatto che il suo corpo apparteneva finalmente solo a lei. Per ultimo infilò il vestito corto di maglina e pizzo, dello stesso blu elettrico della biancheria intima. Seducente e attillato, ma non volgare, aderiva alle curve e arrivava al bordo delle calze, lasciando intravedere i reggicalze quando si muoveva. Per finire, completò l'insieme con gli stivali di pelle nera. Quando sollevò la cerniera sul polpaccio le parve di sentire una musica sensuale e seducente. Per reazione istintiva, il cuore accelerò i battiti e il respiro si fece più ansante, mentre la ragione si tirava da parte. Al termine dei preparativi, Kendra si guardò allo specchio, sempre più eccitata. Non era un abbigliamento dichiaratamente sadomaso, ma da parecchio tempo non si vestiva in maniera così provocante. Lo stomaco ebbe un sussulto; sentiva ribollire l'acido dei succhi gastrici che galleggiavano nel vuoto perché aveva saltato la cena. Il trillo del campanello la fece sobbalzare. Respirò a fondo, riempiendosi i polmoni nel vano tentativo di calmarsi, poi prese dalla busta il tocco finale e si mise la maschera carnevalesca sul volto. Le copriva la parte superiore del viso dal naso all'attaccatura dei capelli e aderiva bene alle guance. Era della stessa sfumatura d'azzurro dell'abito ed era ornata di arabeschi oro e argento e un bordino di piumette bianche. 13


Gli occhi risaltavano attraverso i buchi, resi piĂš penetranti e seducenti dal trucco pesante abbinato alla tinta della maschera. Il risultato era sensuale e misterioso, come aveva sperato. Voleva farsi notare restando allo stesso tempo irriconoscibile. Era solo per quel motivo che aveva accettato di partecipare alla festa del MartedĂŹ Grasso al club. Sotto la maschera, poteva nascondersi... anche da se stessa.

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Il ritmo dei corpi di Lauren Dane Paddy Hurley, trasgressiva promessa del rock, incontra la spregiudicata e giovanissima Natalie in un bar malfamato e passa con lei due settimane di folle passione. Anni dopo, quando è ormai diventato una celebrità con la sua band, stenta a riconoscere la stessa ragazza nella bibliotecaria di Hood River, il paese dove abita quando non è in tour. Natalie ha deciso di voltare pagina e liberarsi da una famiglia tanto ricca quanto problematica per condurre una vita tranquilla e pensa di essere riuscita a riprendere in mano il controllo della sua esistenza... finché l'arrivo di Paddy non sconvolge le sue abitudini, come un uragano devastante, sensuale e appassionato. Anche se a letto fanno ancora scintille come tanti anni prima, per Natalie è difficile conciliare le sue esigenze con quelle di un musicista...

Lasciati scoprire di Lynda Aicher Quando si varca la soglia del Den, un noto club sadomaso di Minneapolis, si entra in una dimensione oscura e peccaminosa dove ogni fantasia può essere realizzata. Ma Kendra Morgan nasconde un segreto. I suoi gusti erotici l'hanno portata tra le braccia di un uomo brutale, da cui ora si nasconde, e reca sul corpo e nell'anima i segni del passato da cui è fuggita. Pensa di aver chiuso per sempre con certi desideri proibiti, eppure l'incontro con Deklan Winters si rivela una tentazione difficile da ignorare. Deklan, affascinante e affidabile, riesce a risvegliare la natura più intima di Kendra e a farle capire che il vero potere non è negare la propria sensualità, ma sottomettersi a chi sa esaltarla senza superare il limite. E quando il mondo di Kendra, faticosamente ricostruito, rischia di crollarle addosso...


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