M. McClone - M. MacKenzie - L. Fielding
PUÒ BACIARE LA SPOSA
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Wedding Lullaby Rodeo Bride A Wedding at Leopard Tree Lodge Silhouette Romance Harlequin Mills & Boon Romance © 2000 Melissa Martinez Mcclone © 2009 Myrna Topol © 2010 Liz Fielding Traduzioni di Anna Cristina Actis, Giovanna Picasso e Daniela Alidori Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly novembre 2001 - giugno 2010 - agosto 2010 Questa edizione Harmony Premium settembre 2015 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY PREMIUM ISSN 1724 - 5346 Periodico mensile n. 130 del 18/09/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 804 del 29/12/2003 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Matrimonio per gioco Pagina 167
Una sposa da conquistare Pagina 331
Il ricco proprietario del suo cuore
Matrimonio per gioco
Prologo «A proposito di lanci fortunati di dadi» disse Henry Davenport con espressione sorniona, «credo che questo, per me, sia proprio l'anno migliore!» «Puoi ben dirlo» rispose Brett Matthews sorridendo al suo testimone di nozze. Si trovavano a Reno, nel Nevada, in una cappella con un nome che era tutto un programma: Love Dove Wedding Nest, nido matrimoniale delle colombe innamorate. «E nessuno si sarebbe aspettato qualcosa di meno» aggiunse. Henry era il compendio del ragazzo ricco e viziato che non faceva altro che guardar crescere il suo già enorme patrimonio. Il primo aprile di ogni anno radunava un gruppo di amici e conoscenti per festeggiare il suo compleanno e ogni volta inventava per loro un'avventura diversa ma sempre bizzarra. Quell'anno aveva pensato di organizzare un matrimonio in pompa magna e gli sposi erano stati selezionati con un lancio di dadi. Brett aveva lanciato due sei e la sua controparte aveva fatto la stessa cosa. Adesso dovevano solo pronunciare il fatidico sì. 7
Aveva provveduto a tutto, dalla cappella alle fedi, a un avvocato molto importante che aveva redatto un accordo prematrimoniale per proteggere le enormi ricchezze delle persone coinvolte e anticipava le procedure per l'annullamento. La ricchezza di Brett, al contrario di quella di tutti gli altri, non proveniva dalla sua famiglia ma era composta da denaro nuovo. Per una volta, però, la cosa non sembrava disturbare nessuno. «Fai ancora in tempo a tirarti indietro» mormorò Henry rivolgendosi a Brett. «Perché rovinarti la festa?» Henry sorrise. «Ne hai fatta di strada, Matthews.» Ed effettivamente, Brett ne aveva fatta parecchia. Per tutta la vita aveva desiderato dimostrare ai ragazzi con denaro antico di essere qualcosa di più del figlio bastardo della governante dei Davenport e quell'anno, grazie all'invito di Henry alla sua festa, aveva l'occasione di farlo. Sapeva benissimo che avrebbe ormai dovuto superare il senso d'insicurezza che l'accompagnava sempre, ma nonostante tutto ciò che aveva raggiunto nella vita la cosa che desiderava maggiormente era essere accettato nella loro cerchia. Adesso stava per sposare Laurel Worthington, la principessa di quella società di ricchi, appellativo usato regolarmente per lei dal Town and Country di Chicago nella pagina degli avvenimenti sociali. Lui aveva conosciuto Laurel soltanto quel pomeriggio ma gli era parsa subito perfetta, esattamente il genere di donna che avrebbe voluto come 8
moglie: bella, raffinata e con amicizie altolocate. Forse avrebbe potuto convincerla a non fare annullare il matrimonio. L'officiante, vestito e truccato come Elvis Presley, lo toccò su una spalla. «Pronto?» «Sì» rispose Brett. L'uomo suonò Love Me Tender con la chitarra mentre Cinthia Sterling, damigella d'onore e amica della sposa, percorreva la navata dirigendosi verso l'altare. La gonna lunga di uno stucchevole color rosa confetto ondeggiava mentre la crinolina che la sosteneva scricchiolava a ogni passo. «Ultima possibilità di tirarti indietro» mormorò Henry. Brett l'ignorò, così come ignorò il battito del proprio cuore e il sudore che gl'inumidiva il colletto. Sta succedendo. Il momento è arrivato! Guardò avanzare la sposa e trattenne il fiato. Laurel Worthington sarebbe dovuta essere ridicola, con l'abito da sposa raccattato in una vendita di vestiti usati e un bouquet di garofani di seta che aveva conosciuto giorni migliori, ma non lo era affatto. Brett non aveva mai visto una sposa più bella: era il genere di donna che lui aveva sempre sognato di frequentare, amare, sposare. Con piccoli passi cadenzati Laurel avanzava verso di lui. Il suo vestito di merletto di nylon fasciava ogni curva del suo corpo mettendola in risalto. I capelli castano chiaro risplendevano sotto a un velo di tulle da pochi centesimi. Quando raggiunse l'altare allungò una mano verso di lui. I suoi occhi di uno splendente blu in9
contrarono quelli di Brett e lui desiderò che quella fosse una cerimonia vera. InghiottÏ il nodo che gli si era formato in gola e le prese la mano. Grazie a un lancio di dadi Brett Matthews ce l'aveva fatta. Finalmente apparteneva a una cerchia ben definita.
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1 Laurel sorrise, uno dei pochi sorrisi veri che le fossero spuntati sul viso in quasi quattro mesi. Se non fosse stato per il fatto che la testa le girava ancora per il lungo viaggio, lei avrebbe fatto una piroetta per la contentezza. Compiere quel viaggio lunghissimo verso ovest e arrivare tutta d'un pezzo era un grande risultato. Un successo di cui essere orgogliosa. Se solo non ci fossero stati così tanti fallimenti... Si asciugò subito gli occhi: non avrebbe permesso a nessuno di pensare che aveva pianto. I giorni del dolore erano passati e lei non voleva più piangersi addosso. Aveva troppe cose da fare e troppo poco tempo per indulgere a commiserarsi. Sollevò il mento e si avviò verso l'edificio che aveva di fronte. Da qualche parte, all'interno di quella fortezza di vetro e cemento c'era Brett Matthews. Brett. Il pensiero di lui le fece contrarre lo stomaco procurandole un senso di nausea e nervosismo. Grosse gocce di pioggia avevano incominciato a cadere. Ancora qualche minuto e lei si sarebbe ba11
gnata fino alle ossa! Doveva subito entrare nell'edificio. Non poteva permettersi nel modo più assoluto di prendere un raffreddore o qualcosa di peggio. Sistemò la bandoliera di una sacca sulla spalla e aggiustò la presa sulla maniglia dell'altra. Tutto ciò che possedeva, residuo di una vita che non esisteva più, era contenuto in quelle due sacche. Ma non doveva guardarsi indietro! Da quel momento in poi avrebbe tenuto lo sguardo fisso in avanti! Chiedeva soltanto l'occasione d'iniziare tutto da capo e qualcuno che gliene desse la possibilità. Varcò il portone e incominciò a leggere i nomi delle società scritte su una parete. Trovò quella di Brett, la Matthews Global Investments e si avviò risoluta. Una volta in ascensore Laurel si passò le dita tra i capelli umidi cercando di non pensare che aveva disperatamente bisogno di un buon taglio: erano mesi, ormai, che non andava più dal parrucchiere. Si tolse l'impermeabile e lisciò le pieghe della blusa ma non c'era molto da fare per i pantaloni macchiati e le scarpe sporche. In quel momento, lei aveva sicuramente l'aspetto di un mucchio di vestiti su cui era solito dormire il gatto di casa. L'unica cosa intatta erano le unghie. Sua madre sarebbe stata orgogliosa di vedere che non se le era rosicchiate. Durante le lunghe ore sull'autobus, tra un sonnellino e un sogno a occhi aperti, lei non aveva fatto altro che limarle. Il risultato non era esattamente uguale a quello che avrebbe ottenuto una manicure professionista ma ormai le sue visite 12
settimanali al salone di bellezza facevano parte del passato. Le porte dell'ascensore si aprirono al dodicesimo piano. Laurel uscì e si trovò in un enorme locale: Matthews Global Investments, vide scritto a grandi lettere sulla parete di fronte, accanto a una scrivania. «Benvenuta alla MGI» esordì la receptionist sorridendo. «Posso aiutarla?» Laurel non aveva avuto tempo di prepararsi né di calmare i battiti del cuore. E non aveva più tempo per girarsi e darsela a gambe. Esitò per una frazione di secondo. «Sono qui per vedere Brett» annunciò. «Cioè, il signor Matthews» si corresse immediatamente. «Il suo nome?» «Laurel Worthington.» La ragazza consultò un registro poi alzò gli occhi a guardarla. «Ha un appuntamento?» «No.» «Posso chiederle la ragione della sua richiesta?» «Ecco, io...» Laurel si sentì assalire dal panico. «Sono sua moglie» borbottò infine. La ragazza la fissò stupefatta. «Sua moglie?» ripeté. Oh, no! Possibile che avesse detto sul serio una cosa simile? Laurel arrossì violentemente. «Anzi, la sua ex moglie» si corresse. La receptionist premette un bottone dell'interfono. «Debbie, c'è qui l'ex moglie del signor Matthews» annunciò. «Va bene, te la mando» aggiunse dopo un momento. Adesso stai calma, raccomandò Laurel a se stessa. Attieniti al piano originale. 13
«Attraversi quelle doppie porte» stava dicendo la ragazza. «Debbie, l'assistente del signor Matthews, le mostrerà il suo ufficio. Può lasciare qui i suoi bagagli, se crede.» Laurel sorrise. «Grazie.» Mentre si avviava verso l'ufficio indicatole, cercò di riguadagnare la propria sicurezza. «Salve» la salutò sorridendo con simpatia una ragazza bionda vestita di blu quando lei ebbe aperto la porta. «Sono Debbie Taylor, l'assistente di Brett.» Laurel inspirò il profumo al gelsomino della ragazza e si domandò che rapporto ci fosse tra Brett e la sua affascinante assistente. «Sono Laurel Worthington» disse. «Piacere di conoscerla. Brett non mi ha mai detto di essere stato sposato.» Laurel non se ne sorprese. In genere gli uomini avevano la tendenza a dimenticarsi di lei come aveva fatto Charles Kingsley, il suo ex fidanzato. «Il nostro matrimonio in effetti è stato molto breve.» Debbie uscì dalla stanza precedendola e sorpassò parecchie porte di vari uffici e sale conferenze. Tutto l'arredamento della MGI era lucido, cromato e brillante; tutte le piante erano verdi e imponenti e i quadri sulle pareti perfettamente allineati nelle loro cornici. Dallo spesso tappeto verde su cui camminava alle lucide scrivanie di ciliegio traspariva un'atmosfera di eleganza che non lasciava dubbi sul successo della società che si occupava di clienti danarosi. Invidiò Brett e il modo in cui aveva costruito da solo qualcosa di così importante come la MGI. 14
Laurel inspirò profondamente vedendo il nome di Brett su una porta. «Entri e si metta pure comoda» le disse Debbie dopo averla aperta. «Brett è in riunione e tornerà non appena sarà finita. Posso procurarle qualcosa da bere? Una tazza di caffè, una bibita?» «No, grazie.» «Se le serve qualcosa non ha che da dirmelo.» La ragazza uscì e chiuse la porta dietro di sé. Ho bisogno di riavere la mia vita, avrebbe voluto rispondere Laurel. Ho bisogno di farmi esaminare il cervello. Ho bisogno di Brett. Si sedette su una poltrona in pelle e si guardò intorno. L'ufficio di Brett la sorprese o, quantomeno, l'ordine che vi regnava. Tutto sul suo tavolo era perfettamente allineato, dalle cartellette ai giornali, alle penne e alle matite. Neanche un foglio era fuori posto e neppure un elastico. In giro non c'erano foglietti con annotazioni. Non si era assolutamente aspettata che Brett fosse tanto ordinato. Non certo dopo avere visto la scia d'indumenti che lui aveva lasciato sul pavimento nella stanza dell'albergo in cui erano andati dopo il matrimonio. Non dopo che lui le aveva tolto il vestito da sposa con cautela e poi, senza più alcuna cautela, lo aveva lanciato attraverso la stanza. Non dopo l'uragano che sembrava essere passato in bagno quando loro due avevano usato la vasca dell'idromassaggio. Ma si era trattato di una sola notte. Una notte breve ma intensa. Se solo fosse stata reale... Quando si era svegliata si era subito resa conto 15
di avere scambiato il calore e la sicurezza dell'abbraccio di Brett per qualcosa di più che non un momento rubato. Data la situazione, era stato facile farlo, ma ciò non cambiava i fatti. Quell'uomo era per lei un completo estraneo. Cosa cambiava se era stato tenero, generoso e altruista, se l'aveva fatta sentire amata, coccolata e al sicuro? Cosa cambiava se continuava a vedere il suo sorriso quando la sera chiudeva gli occhi? Non poteva dimenticare che quelle cose non significavano niente per lui. Ciò che avevano condiviso non era stato altro che una fantasia. Non aveva alcuna importanza che lei continuasse a credere all'amore a prima vista: sapeva benissimo che l'amore non poteva esistere tra due persone che avevano in comune soltanto qualche ora passata a letto insieme. Anche se quelle ore erano state le più incredibili di tutta la sua vita. Ma ciò che doveva fare adesso non aveva niente a che vedere con l'amore immaginato o il sesso fantastico o la notte meravigliosa che aveva passato tra le braccia di Brett. Aveva a che vedere col suo futuro. Anche se Brett Matthews era un estraneo era l'unico che potesse aiutarla. La porta finalmente si aprì. «Laurel!» Il suono della voce di Brett le procurò un brivido di piacere lungo la colonna vertebrale. Anche se erano stati insieme solo per poche ore, lei si sentì travolgere da un'ondata di piacere: con lui aveva l'impressione di trovarsi al sicuro e protetta. Vedendo i suoi capelli scuri che formavano dei riccioli dove sfioravano il colletto dovette combat16
tere l'impulso di passarci dentro le dita ancora una volta. Brett indossava un paio di pantaloni blu scuro, una camicia bianca a maniche lunghe e una cravatta a righe. Lei, precedentemente, l'aveva visto in tight e nudo e faceva fatica a vederlo adesso come un consulente finanziario di successo. Era più attraente di quanto non ricordasse, forse non splendido come una stella del cinema ma bello e mascolino. Per una frazione di secondo considerò di gettargli le braccia al collo ma poi resistette all'impulso. «Ciao» riuscì a mormorare a stento. «Potevi fare a meno di dire che eri la mia ex moglie...» Né ciao né come va. E neanche la parvenza di un sorriso. «Mi è scappato. Temevo che non mi avrebbero permesso di vederti.» «Adesso dovrò trovare una giustificazione per spiegare una cosa del genere.» «Mi dispiace.» Brett la studiò. «Pensavo che fossi assieme a Henry e compagnia, in giro per i vigneti di Bordeaux.» La compagnia non era più la sua compagnia e lei, negli ultimi mesi, aveva perso le tracce di gran parte dei componenti e dei loro viaggi. L'amicizia arrivava solo fino a un certo punto. «Io... ho deciso di non partecipare.» «Allora lo farai l'anno venturo.» Laurel fece spallucce non sapendo nemmeno se 17
l'anno seguente avrebbe potuto permettersi una bottiglia di quel vino. «Chissà.» «Cosa ti porta a Portland?» chiese lui. Laurel aveva provato e riprovato quel momento un milione di volte. Inspirò profondamente e si concentrò su quegli occhi scuri. Occhi che accentuavano la forza della sua mascella e del suo naso. Naso che doveva essere stato rotto almeno una volta. Brett aveva l'aspetto di uno che si trovasse più a suo agio ad arrampicarsi su una montagna o a cavalcare un cavallo che a muovere milioni di dollari sul mercato finanziario e a consigliare gli altri su come fare la stessa cosa. «Io sono venuta per vedere te.» «Davvero? Dopo tutto questo tempo?» Laurel annuì. «Mi sorprende. Quanti mesi sono passati da Reno? Almeno quattro, credo. E non una parola, una telefonata, una lettera.» «Queste cose funzionano in ambedue i sensi. Inoltre non ci siamo mai detti di tenerci in contatto.» «Sì, è vero.» «Io avevo pensato di farlo ma quando sono tornata a Chicago...» La mia vita è andata in pezzi. Peggio di quanto avrei mai potuto immaginare. Laurel fissò il tappeto. Aveva pensato di dirgli la verità, che lei e la madre stavano affondando più in fretta del Titanic ma non riusciva a farlo. L'orgoglio non le permetteva di ammettere ciò che le era successo. «Urgenti affari di famiglia hanno richiesto tutta la mia attenzione.» Non era tutta la verità ma neanche una bugia. 18
Deglutì a fatica: lo sguardo di Brett sembrava toccarle l'anima. Dalla loro notte di nozze, quando in piedi davanti a lui gli aveva offerto se stessa, l'unica cosa che avesse da offrire, non si era più sentita tanto vulnerabile. «Mi dispiace di non essermi messa prima in contatto con te» ammise. Brett incrociò le braccia. «E allora?» chiese. L'accusa che lei percepì in quelle parole la fece irrigidire. Ma non aveva fatto tutto quel viaggio per niente. «Che mi racconterai per prima cosa?» continuò lui. «Che sei al verde o che sei incinta?» Brett si accorse che Laurel ci aveva messo almeno un minuto prima di riprendersi; i suoi grandi occhi blu gli rivelarono che la sua domanda l'aveva colta del tutto impreparata. Molto bene, erano giusto quelle le sue intenzioni dopo ciò che lei gli aveva fatto passare, d'altra parte lo shock genuino che lui le lesse sul viso gli tolse il piacere della scoperta. «Tu... tu dunque sapevi?» farfugliò lei. «E come?» Brett ebbe l'impressione che qualcosa gli stesse stringendo la gola. Si sentiva in quel modo da quando, un mese prima, aveva saputo di lei da un investigatore privato da cui l'aveva fatta seguire. «Ho sentito delle voci così ho fatto controllare.» «Non capisco.» Laurel si inumidì le labbra. «Sapevi che ero incinta e non hai cercato di contattarmi, di sapere...» «È mio?» l'interruppe lui brutalmente. 19
Vedendo il dolore nei suoi occhi Brett seppe che lo era, ma voleva che fosse lei a dirlo. «Perché non fai controllare?» Quelli della sua estrazione sociale non perdevano mai la lingua tagliente. Brett era contento di vedere che Laurel non aveva perso la sua forza interiore. Dopo ciò che aveva passato, poverina... Ma scacciò immediatamente quel pensiero. Non poteva abbassare la guardia e permettere alle emozioni di sopraffarlo, neanche per un istante. Perché con Laurel sarebbe bastato solo un istante, solo un momento di debolezza per mettere un uomo in ginocchio. Era così che lui era stato ridotto la notte delle loro nozze. Una lezione dura da imparare, ma che non avrebbe più scordato. «È mio?» ripeté. «Sì.» Laurel lo guardò dritto negli occhi, sfidandolo a contraddirla. Un bambino. Suo figlio! Apprendere della gravidanza di Laurel da un estraneo era stata una cosa; tutta un'altra faccenda che fosse lei a confermarglielo. Brett aveva l'impressione che la testa stesse per scoppiargli. Stava per diventare padre! Sarebbe finalmente riuscito a gettarsi alle spalle tutte le ingiustizie della sua infanzia e a dare a quel figlio tutto ciò che a lui era mancato. Una volta saputo della gravidanza di Laurel, aveva deciso di andarla a trovare non appena avesse risolto dei grossi problemi sul lavoro. I suoi avvocati l'avevano messo in guardia prospettandogli che Laurel avrebbe preteso non poco da lui, e così gli avevano consigliato di passarle un assegno 20
mensile per il mantenimento del figlio. Brett, però, non voleva essere soltanto un padre del fine settimana. La cosa non andava bene né per lui né per il bambino. «Com'è successo?» chiese. «Abbiamo usato delle precauzioni.» «Non c'è niente di assolutamente sicuro.» «Sei stata tu a volere che succedesse?» Laurel sembrò colta di sorpresa. «Io...» mormorò con lo sguardo fisso a terra. «No, ma il mio mondo stava cadendo a pezzi» disse infine alzando lo sguardo su di lui. «Forse inconsciamente stavo cercando qualcosa che ci facesse restare insieme.» Inconsciamente? Non avrebbe potuto programmare la sua salvezza in un modo migliore e lui non avrebbe potuto partecipare in modo più entusiasta. Ma a Reno Brett non sapeva che Laurel non era la donna dei suoi sogni. Non era più ricca e non apparteneva più al mondo dorato a cui lui rimpiangeva tanto di non appartenere. «Il bambino è tuo» insistette lei. «Tu sei l'unico uomo con cui io sia mai andata a letto.» Nonostante il suo precedente fidanzamento, la notte del loro matrimonio lei era vergine e l'investigatore privato non era riuscito a trovare nessun amante dopo il suo viaggio a Reno. «Ti credo.» Laurel sollevò il mento. «Immagino che dovrei ringraziarti per quest'affermazione...» borbottò. «Non disturbarti a farlo.» «Se è ciò che vuoi...» Ancora il denaro antico! Laurel poteva anche non avere più un centesimo ma il suo atteggiamento al21
tezzoso rimaneva. Che stupido! Eppure era stata una sposa così dolce! Era persino arrossita molte volte! Stare con lei gli aveva dato un senso di appartenenza e non avrebbe voluto più lasciarla andare via. Era stato troppo facile immaginare che il loro matrimonio potesse essere reale e per sempre. Quando erano arrivati nella stanza d'albergo lui avrebbe dovuto smettere di sognare, ma dal momento in cui l'aveva sollevata tra le braccia per farle oltrepassare la soglia della suite Luna di Miele, portarla a letto gli era sembrato la cosa più logica e naturale. Non aveva mai pensato che lei potesse essere vergine ma si era sbagliato. E adesso Laurel era incinta! E anche senza un soldo. Doveva, comunque, ammirarla. Anche se era arrivata all'inferno e ne era tornata il suo aspetto era sempre incantevole. Laurel non sembrava incinta, ma forse non si notava perché era seduta. Il seno sembrava più pieno sotto alla blusa spiegazzata; i pantaloni neri forse erano un po' stretti ma l'orlo della blusa le copriva il ventre. Lui avrebbe voluto toccarglielo per convincersi che suo figlio stava crescendo dentro di lei. Lei si era accorta del suo attento esame. «Vedi qualcosa d'interessante?» chiese con un tono di voce irato. Lui fece spallucce. «Hai localizzato papà Worthington o lui si nasconde bene da qualche parte nei Caraibi dissipando ciò che resta del vostro patrimonio?» «Le voci che hai raccolto sono giuste. Sembra 22
essere sparito.» Laurel posò le mani in grembo. «Ma perché mi fai questo? Cos'ho fatto per meritare...» «Perché ci hai messo così tanto a dirmi del bambino?» la interruppe lui. «Mia madre aveva bisogno di me. C'erano debiti da onorare, roba da vendere...» «Informarmi del bambino era importante quanto il resto.» «E tu, hai forse dimenticato come si forma un numero telefonico? Se sapevi che ero incinta perché non mi hai chiamata?» Brett non rispose. Quando era tornato da Reno aveva sollevato il telefono molte più volte di quante fosse pronto ad ammettere, ma non si era mai deciso a chiamarla. Lei sapeva come mettersi in contatto con lui se avesse voluto farlo. Brett aveva preso atto della situazione che si era venuta a creare tra loro mentre i mesi passavano lentamente senza una parola: Laurel aveva pensato di essere molto più in alto di lui per chiamarlo. Non era la prima volta che gli succedeva. Ma dopo avere sentito amici comuni scherzare e fare battute sulle sue finanze e sulla sua gravidanza aveva assunto un investigatore privato a Chicago. Da allora, aveva ricevuto rapporti giornalieri sulle attività di Laurel. Dopo avere appreso che la madre aveva perso tutti i possedimenti della famiglia era stato pronto a intervenire, ma proprio a quel punto aveva saputo che Laurel era salita su un autobus per Portland. L'investigatore aveva viaggiato per tutto il tem23
po assieme a lei per assicurarsi che arrivasse sana e salva alla sua porta. «Ho pensato che ti saresti messa tu in contatto con me se avessi avuto bisogno di qualcosa» borbottò. «Molto gentile da parte tua.» «A quanto pare abbiamo sbagliato entrambi.» Brett si passò una mano sul viso. «Ma il tuo tempismo nel metterti in contatto con me è interessante, considerato l'articolo sul sottoscritto nel numero di questo mese di Forbes e la recensione del mio libro sul New York Times.» «Come osi insinuare...» Lui rise per la sua espressione indignata. «Sei una Worthington sino alla fine, vero? Anche se quel nome è inutile grazie a tuo padre e al suo stile di vita e di amori.» «Fai sembrare tutto così sordido!» Laurel sospirò. «D'accordo, lo è. Ma a te cosa importa?» «Sei la madre di mio figlio.» «Oh! Grazie per avere ammesso che il bambino è tuo.» Quel suo atteggiamento di superiorità gli fece desiderare di buttarla fuori dall'ufficio. Ma non poteva farlo: portava in grembo suo figlio. «Sei stata mia moglie» disse stringendo i pugni. «Il nostro matrimonio è stato annullato, quindi non siamo mai stati realmente sposati.» «Allora diciamo sposa per una notte?» «E se non cercassimo di dare alcuna definizione?» «Va bene.» Laurel si massaggiò il collo. «Se solo avessi a24
vuto qualcun altro a cui rivolgermi, non sarei venuta a disturbarti...» Adesso lo voleva! Che ironia! Ora che non ave va due centesimi da mettere insieme si abbassava ad adattarsi a uno come lui. Brett strinse la mascella con forza. Non avrebbe mai immaginato di costruirsi una vita di successo dopo avere lavorato duramente e finire per sposare una persona in una posizione pressoché disperata. Non era contento di ciò che doveva fare ma era troppo tardi per i rimpianti. Grazie a un lancio di dadi, la sua vita aveva subito un brusco cambiamento. E non era colpa di un bambino innocente. Lui non avrebbe voltato le spalle a quel bambino, così come aveva fatto suo padre. Doveva fare la cosa giusta, l'unica cosa possibile. Doveva sposare Laurel. Il suo bambino aveva bisogno di un padre, aveva bisogno di una famiglia. Ma prima di parlarle di matrimonio voleva che fosse lei a farlo. Che glielo chiedesse, che lo implorasse. «Dimmi cosa vuoi» mormorò. «Voglio un lavoro.» «Hai attraversato tutto il paese per chiedermi un lavoro?» «E per dirti del bambino.» Laurel si morse le labbra. «Non mi sembrava giusto dirtelo al telefono.» Adesso si preoccupava dell'etichetta? «Che altro vuoi?» «Un'assicurazione che copra le spese mediche per la gravidanza.» 25
Brett aspettò che Laurel chiedesse dell'altro. «Non può essere tutto» borbottò vedendo che lei taceva. «Perché no? Che altro potrei volere?» Il mio denaro. Un anello d'oro al dito. Se solo avesse potuto abbandonarla! Ma il fatto era che lui non era suo padre e non aveva altra scelta. «È davvero tutto?» chiese. Laurel annuì. «Va bene. Ti darò un lavoro con tutti i benefici. Controllerai un piccolo gruppo, preparerai eventi filantropici per varie organizzazioni della città. Avrai una polizza assicurativa per coprire spese mediche e dentistiche. Aggiungo anche un extra per spese di vestiario e una macchina.» «Magnifico!» Gli occhi di Laurel brillavano. «Che titolo avrò?» «Quello di moglie. La mia.»
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UN PRINCIPE DA AMARE di A. West - A. McAllister - C. Crews
PUÒ BACIARE LA SPOSA di M. McClone - M. MacKenzie - L. Fielding
UN NATALE PER AMARSI di C. Mortimer - H. Brooks - S. Morgan Il freddo dell'inverno, la calda atmosfera delle feste, un uomo con cui condividere l'intimo tepore di una camera da letto.
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