Quello che le donne vogliono

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Londra, 1815 - Un ballo in maschera, un piano disperato per farsi cogliere in flagrante con l’uomo dei suoi sogni… ma cosa succede quando Julia Whitney, figlia del Conte di Mountnessing, finisce tra le braccia dell’uomo sbagliato?

Inghilterra, 1816 - Insieme possono dare vita a uno scandalo degno di un palcoscenico… ma il loro amore resisterà fino all’atto finale?

IL

SECONDO ROMANZO DE PETTEGOLEZZI VI ASPETTA!

LA

RUBRICA DEI

Inghilterra, 1838 - Hayden Islington, exinvestigatore, ormai si dedica alle corse dei cavalli e… alle sue conquiste. Ma quando Miss Jenna Priess lo ingaggia per il suo fiuto, tutto acquista una luce diversa. Compresa la prospettiva di una relazione stabile…

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Sheila Roberts

Quello che le donne vogliono


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: What She Wants Mira Books © 2013 Sheila Roberts Traduzione di Leonora Sioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance dicembre 2016 Questo volume è stato stampato nel novembre 2016 da CPI, Moravia HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 175 del 14/12/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Lavorare a stretto contatto con una donna, con la possibilità di sfiorarle le ginocchia, le gambe e magari anche altre parti del corpo, è probabilmente il sogno di qualsiasi uomo. Peccato che Dot Morrison avesse delle ginocchia ossute e doloranti, e fosse abbastanza vecchia da poter essere la nonna di Jonathan Templar. Senza contare che sembrava la sosia di Miss Marple nei suoi momenti peggiori. Per oggi, dunque, non ci sarebbero stati incontri ravvicinati di nessun genere. «Ecco fatto, adesso funziona tutto perfettamente» le spiegò Jonathan, allontanandosi dal computer, mentre erano nell'ufficio del Pancake Palace, la rinomata pasticceria di Dot. «Ricordati però quello che ti ho detto. Se vuoi che il computer rimanga efficiente, devi deframmentare il tuo hard disk una volta ogni tanto.» «Ehi, attento a come parli. Non dovresti dire simili porcherie a una signora» borbottò Dot. Jonathan arrossì. Tanto per cominciare perché non aveva mai sentito una donna di quell'età parlare sempre per doppi sensi, come faceva Dot appunto. E poi perché non aveva mai detto porcherie in vita sua. Se non alla modella ritratta nel poster centrale di Playboy, ma quello non contava. Quando si trovava di fronte a una donna in carne e ossa, al contrario, faceva fatica a costruire una frase di senso compiuto, soprattutto se si trattava di una donna attraente. Ecco per quale motivo, si ripeteva spesso, alla veneranda età di trentatré anni era ancora single. Per questo, e anche perché non era esattamente 5


il tipico uomo ideale. Non aveva ancora incontrato, infatti, una donna che sognasse di avere accanto un tipo magrolino, occhialuto e con il colletto della camicia chiuso fino all'ultimo bottone. Infine, il fatto di essere segretamente innamorato da anni non aveva di certo giovato alla sua vita sentimentale. Quanto a Dot, non sapendo come rispondere alla sua battuta, si limitò a sorridere e, scuotendo la testa, mise i propri attrezzi in borsa. «Parlando seriamente» aggiunse allora Dot, «sono felice che non fosse niente di grave. Comunque, so che se anche fosse stato un problema più serio, tu lo avresti risolto. Non sognarti di lasciare mai Icicle Falls. Come potremmo sopravvivere senza di te noi povere vecchiette?» «Ve la cavereste tranquillamente» le assicurò Jonathan. «Ne dubito. I computer sono strumenti di tortura per chiunque abbia più di sessant'anni.» «In ogni caso, non ti preoccupare, non ho intenzione di andare via.» «Lo dici perché non hai ancora trovato la tua dolce metà. Quando ti innamorerai, scapperai di qui a gambe levate, ragazzo mio.» Lo sguardo furbo che gli rivolse fece capire a Jonathan che Dot aveva in mente qualcosa. «A meno che... non ti troviamo una ragazza del posto.» Proprio ciò di cui aveva bisogno: che Dot Morrison mettesse in giro la voce che Jonathan Templar, un informatico sfigato, era in cerca di una bella ragazza di Icicle Falls per metter su famiglia. Lui non voleva una ragazza del posto. Voleva solo... «Tilda è single.» Tilda Morrison, la superpoliziotta? Quella ragazza poteva metterlo al tappeto semplicemente sfiorandolo. «Io... ti ringrazio per il pensiero, ma credo che tua figlia abbia bisogno di avere accanto un uomo un po' più... forte di me.» «È questo il problema, che non esistono uomini abbastanza forti per Tilda. Dannazione, ho sbagliato tutto con lei. Se 6


continua così, non avrò mai dei nipotini.» Stringendosi tra le spalle, Dot prese una sigaretta. «Ma forse è meglio così, altrimenti dovrei passare tutto il mio tempo libero a cucinare dolci per dei piccoli roditori.» Non era sempre facile capire se Dot parlasse seriamente oppure no; in quel caso, però, Jonathan comprese che Dot non pensava veramente quello che aveva appena detto. Lei voleva dei nipotini. Lo si capiva da come si comportava con i bambini che entravano nella sua pasticceria. Era un miracolo che non fosse andata in rovina considerando quanto cioccolato aveva regalato ai suoi piccoli clienti. Fece un tiro di sigaretta. Quel minuscolo ufficio sembrava una ciminiera. La legge dello Stato di Washington proibiva di fumare nei luoghi pubblici, ma Dot sosteneva che il suo ufficio fosse, appunto, suo e che non rientrasse nella categoria dei luoghi pubblici. C'era solo da augurarsi che l'ispettore dell'ufficio d'igiene non le facesse un'improvvisata. «Bene, ora devo proprio andare» affermò Jonathan nel congedarsi per non restare intossicato da tutto quel fumo. «Mi manderai la fattura come al solito?» «Certamente.» «Non imbrogliarmi.» «Non lo farei mai. E tu usa gli occhiali per leggere bene quanto mi devi.» Lui le faceva sempre dei grossi sconti e lei lo pagava sempre più del dovuto, inventando che aveva letto la cifra sbagliata sulla fattura. Dot era senza dubbio uno dei suoi migliori clienti. A dire il vero aveva tanti ottimi clienti in città, si ritrovò a pensare poco dopo mentre si dirigeva verso la Sweet Dreams Chocolate Company, dove Elena, la segretaria, stava avendo un esaurimento nervoso a causa di un nuovo computer che, secondo lei, era posseduto. Appena entrò nell'ufficio di Elena, venne avvolto da un delizioso profumo di cioccolato, proveniente dalla cucina. 7


«Grazie al cielo sei qui» lo accolse la ragazza, come se avesse avuto di fronte san Giorgio che era arrivato per sconfiggere il drago. In effetti, le persone si sentivano subito sollevate quando Jonathan, proprietario e unico impiegato del Geek Gods Computer Services, arrivava in loro soccorso, perché erano certe che lui avrebbe risolto i loro guai. Gli piaceva avere questo effetto sulle persone. Gli piaceva sentirsi utile. Certo, non era una montagna di muscoli come Luke Goodman, il direttore di produzione della Sweet Dreams, e non era nemmeno un adone come Blake Preston, direttore della Cascade Mutual. Alcuni uomini erano nati per avere un ruolo da protagonisti nella vita, altri invece per lavorare nell'ombra. Jonathan faceva parte di questo secondo gruppo. E non c'era niente di male. Del resto chi lavorava dietro le quinte doveva assicurarsi che sul palco lo spettacolo filasse liscio. L'unico problema era che le attrici protagoniste non notavano mai il ragazzo che stava dietro il sipario. Jonathan sospirò. Gli sembrava di essere un moderno Cyrano de Bergerac. Solo senza il naso. «Questo affare mi sta facendo diventare loca» si lamentò Elena, fissando il computer. Nel frattempo era arrivata anche Samantha Sterling, proprietaria della Sweet Dreams, e da poco moglie di Blake Preston. «Più loca di quanto ti facciamo diventare noi?» «Più loca di quanto mi faccia diventare mia madre.» Samantha le diede una pacca sulla spalla. «Jonathan sistemerà tutto.» «Equipo del infierno.» «Aggeggio infernale?» tradusse Jonathan, attingendo al poco spagnolo che aveva imparato alle scuole superiori. Elena gli rivolse uno sguardo sconfortato. «Non ti preoccupare» la rassicurò Samantha, «Jonathan ti aiuterà a sconfiggere le forze del male della tecnologia. 8


Quando arriva Cecily, dille che tornerò all'una e mezza.» Si rivolse poi a Jonathan: «Per favore, fai in modo che la mia assistente preferita non si strappi i capelli per la disperazione». «Sarà fatto» le promise Jonathan, che poi si rivolse a Elena: «Vedrai che riuscirò a far funzionare questo aggeggio in poco tempo». Poco tempo si tradusse in un'ora. Ma, considerando che Elena aveva immaginato di perdere l'intera giornata, fu immensamente grata a Jonathan per avere risolto il problema prima del previsto. «Sei straordinario» si complimentò nel momento in cui entrava in ufficio la sorella minore di Samantha, Cecily. «Il nostro eroe ci ha salvate di nuovo?» domandò Cecily, sorridendo a Jonathan. Lui si sistemò gli occhiali sul naso, cercando di nascondere quanto lo avessero lusingato quelle parole. Peccato che un attimo dopo Cecily gli disse qualcosa che lo smontò all'istante. «Tina Swift mi ha detto che sta organizzando la rimpatriata con i vostri ex compagni di classe.» «Uh, già.» «Dev'essere così divertente rivedere vecchi amici, persone che si frequentavano in passato.» Questo era peggio del fumo della sigaretta di Dot. Si sentiva sempre un po' a disagio quando parlava con Cecily. E adesso, mentre parlava con Cecily della rimpatriata con i compagni di scuola, si sentiva molto a disagio, perché aveva il terrore che lei gli chiedesse qualcosa riguardo alle ragazze con cui era uscito in quel periodo. Rapidamente, dunque, radunò tutte le proprie cose. «Tu ci andrai?» gli domandò Cecily. «Forse» mentì Jonathan, sperando che lei cambiasse discorso. Cecily, però, proseguì imperterrita. «Sono tornata qui giusto in tempo per festeggiare i dieci anni dalla fine della scuo9


la e sono felice di avere rivisto persone che, altrimenti, non avrei mai avuto l'occasione di incontrare.» Già. In effetti anche lui non vedeva l'ora di incontrare una certa persona. Una certa persona con lunghi capelli biondi e... Chiuse la ventiquattrore e schizzò verso la porta. «Vi manderò la fattura.» «D'accordo» gli rispose Elena. La porta non si era ancora chiusa dietro di lui, quando Jonathan sentì Elena dire qualcosa a Cecily: «Quel ragazzo deve credere di più in se stesso». Era così imbarazzante sentire qualcuno parlare di sé, rifletté Jonathan. Elena, però, aveva ragione. Doveva avere più fiducia in se stesso. Il problema era che gli sembrava di non avere nessun motivo per essere orgoglioso di sé! Essendo l'ora di pranzo, si fermò in un locale, sedendosi a un tavolino all'esterno. Era la giornata ideale per stare all'aperto: il sole era caldo, ma una leggera brezza rinfrescava piacevolmente l'aria, mentre il cielo blu senza nubi faceva da sfondo alle montagne. Inoltre, a differenza di quanto accadeva durante il fine settimana quando c'era sempre un gran viavai di gente, in quel momento solo qualche tavolo era occupato. Ed York, proprietario del D'Vine Wines, e Pat Wilder, proprietaria della Mountain Escape Books, arrivarono poco dopo. Lo salutarono e presero posto a un altro tavolo, senza invitarlo a unirsi a loro, e lui non se ne sorprese. Ed e Pat, infatti, stavano cominciando a frequentarsi. Sua madre gli aveva raccontato che Ed aveva perso la testa per Pat appena era arrivato a Icicle Falls; lei però era rimasta vedova da poco, all'epoca, e non aveva mai ricambiato il suo interesse. A quanto pareva, comunque, adesso le cose tra loro stavano cambiando. Era bello vederli insieme, pensò Jonathan, sentendosi pervadere da una gradevole sensazione di ottimismo. Forse, se non si fosse arreso, anche lui come Ed alla fine avrebbe conquistato la donna dei propri sogni, no? 10


Oppure avrebbe semplicemente perso tempo, inseguendo un sogno irrealizzabile! Scoraggiato da quell'ultimo pensiero, si alzò da tavola. Era ora di tornare al lavoro. Il suo prossimo cliente era Gerhardt Geissel che, insieme alla moglie Ingrid, possedeva la Gerhardt's Gasthaus. Gerhardt era un uomo sui cinquant'anni non molto alto, con i capelli grigi e un viso paffuto. Amava le ricette tedesche di sua moglie, la birra e le tradizioni tirolesi, tanto che spesso accoglieva i suoi ospiti con addosso il costume tipico del Tirolo. «Jonathan, wie geht's?» lo salutò, sollevando il braccio ingessato, mentre Ingrid lo accompagnava in ufficio. «Spero che tu sia qui per risolvere tutti i miei guai.» «È un'impresa impossibile» intervenne Ingrid. Gerhardt fece una smorfia. «Vedi quanto mi ama?» Ingrid gli rispose con la stessa smorfia, quindi se ne andò, per tornare poco dopo con una fetta di torta a strati per Jonathan. «Questa è per te. Sei troppo magro. Devi mangiare di più.» «Devi trovarti una moglie che cucini per te» rimarcò Gerhardt. «La mia nipote più giovane, Mary, vive a Wanatchee, ed è molto carina» lo informò Ingrid. «Ed è anche molto stupida» intervenne Gerhardt. «Jonathan è intelligente e ha bisogno di una donna intelligente.» «Mary lo è» insistette Ingrid. «È solo che ha fatto qualche scelta sbagliata.» «Sì, grazie» rispose Jonathan, «apprezzo molto il vostro interessamento.» A volte si chiedeva perché tutte le persone sopra i cinquant'anni di Icicle Falls volessero trovargli l'anima gemella. A dire il vero, ci aveva provato anche sua sorella, presentandogli tutte le proprie amiche single. Peccato che non fosse mai scoccata la scintilla. 11


Il problema al computer di Gerhardt si rivelò abbastanza semplice da risolvere e a Jonathan bastò reinstallare il sistema operativo per far ripartire tutti i programmi. «Ti conviene andare via prima che mia moglie torni con il numero di Mary» lo avvisò Gerhardt, dopo avergli dato un assegno. Sì, ottima idea. Così Jonathan se la svignò dalla porta posteriore e andò poi da altri due clienti, prima di tornare a casa. Durante il mese di maggio il sole illuminava fino a tardi la sua graziosa casetta di legno, che sorgeva in fondo alla Mountain View Road. Originariamente Jonathan aveva pensato che sarebbero bastate due camere da letto, ma i suoi genitori lo avevano convinto che ne sarebbe stata necessaria una in più. «Avrai una moglie e dei figli» gli aveva fatto notare sua madre. Sua madre, in effetti, non aveva ancora abbandonato le speranze. I pini e gli abeti regalavano all'abitazione un aspetto rustico, mentre i vasi di viole e di begonie che sua madre e sua sorella avevano sistemato sui davanzali delle finestre, così come i fiori che spuntavano sul prato ben tagliato, rendevano l'ambiente accogliente. Qualcuno avrebbe potuto pensare addirittura che lì abitasse una donna. Invece, l'unico essere di sesso femminile che viveva con lui aveva quattro zampe. Jonathan comunque continuava a sperare che un giorno ci sarebbero stati per davvero una moglie e dei figli in quella casa. Una moglie possibilmente bionda. Riusciva a immaginarsi mentre, ormai vecchio, giocava a scacchi sotto il portico con uno dei suoi nipotini. Quella casa sarebbe poi passata un giorno a suo figlio, naturalmente. Era stato suo nonno a comprare quell'appezzamento di terra, quando non era altro che un prato di montagna. I suoi nonni avrebbero potuto guadagnare molto rivendendolo, in12


vece avevano preferito regalarlo a lui per il suo venticinquesimo compleanno. A ventisette anni Jonathan aveva cominciato a costruire quella casa, insieme a un suo cugino e a suo padre. Suo padre, però, non aveva vissuto abbastanza per vedere il lavoro finito. Aveva avuto un attacco di cuore e se ne era andato all'improvviso, lasciando a lui il compito di badare a sua sorella, a sua madre e a sua nonna, oltre che a se stesso. In realtà, non era stato di grande aiuto alla nonna, che aveva cercato di superare la perdita del figlio trasferendosi in Arizona. Non era stato di grande aiuto nemmeno a sua madre, se non per il fatto che le aveva insegnato a usare il computer per gestire la contabilità di casa. E probabilmente non era stato di grande aiuto nemmeno a Juliet, per quanto si fosse sforzato di restarle vicino. La verità era che non avrebbe dovuto permettere a suo padre di fare degli sforzi fisici così pesanti. «Non essere sciocco» gli ripeteva sempre sua madre, «tuo padre avrebbe potuto morire anche sul campo da golf. Stava facendo quello che desiderava fare, vale a dire aiutarti.» Già. Aiutarlo a essere più virile. La costruzione di quella casa probabilmente era la sola impresa di Jonathan che lo avesse reso orgoglioso. Suo padre, infatti, probabilmente avrebbe preferito avere un figlio che giocava a football piuttosto che un nerd che nel tempo libero suonava in una band! «Ti voglio bene figliolo» gli aveva detto suo padre mentre lo stavano caricando sull'ambulanza. Erano state le sue ultime parole. Jonathan gliene era grato, però gli sarebbe piaciuto sentirgli dire anche sono fiero di te. Appena parcheggiò la Volkswagen gialla, il suo cane, Chica, gli corse incontro per salutarlo gioiosamente. Mezza pastore, mezza Labrador, la cagnolina abitava con lui da cinque anni e aveva una vera e propria venerazione nei suoi confronti, cosa che Jonathan apprezzava molto: era bello che ci fosse almeno una femmina che impazziva per lui! 13


«Ciao, ragazza! Ora ceniamo e poi andiamo a sgranchirci un po' le gambe.» Si tolse la camicia e i pantaloni, per indossare un paio di jeans e una maglietta, preparò qualcosa per cena – spaghetti per lui e crocchette per Chica – quindi uscirono per fare una passeggiata. Tornarono presto però perché era venerdì, la serata del poker, e i ragazzi sarebbero arrivati alle sette. Il poker era un'attività tipicamente maschile: suo padre l'avrebbe sicuramente approvata. Il primo ad arrivare fu Kyle Long, suo grande amico dai tempi delle scuole superiori. Erano entrambi membri del club degli scacchi, del cinema di fantascienza e dei videogiochi. A dispetto del suo cognome, Kyle era basso. Aveva capelli castani e un viso ordinario. Insomma era il tipico ragazzo che nessuna donna si voltava una seconda volta a guardare. Un po' come Jonathan. A scuola, tutte le ragazze per cui Kyle perdeva la testa finivano immancabilmente per fidanzarsi con qualche gigante della squadra di football. E adesso, tutte le donne che interessavano a Kyle finivano per fidanzarsi con qualche importante dirigente. In poche parole, cambiavano le situazioni esterne, eppure il risultato era sempre lo stesso. «Che cosa diavolo hanno le donne?» borbottò quella sera, poggiando le birre sul bancone della cucina di Jonathan. Bella domanda. Ma se Jonathan avesse conosciuto la risposta, probabilmente a quell'ora sarebbe stato sposato. «D'accordo, Darrow somiglia a quel maledetto Ryan Reynolds di Ricatto d'amore.» Ted Darrow, l'incubo di Kyle. «E guida una Jaguar» gli fece notare Jonathan. Oltretutto, Darrow era il capo di Kyle, e il semplice fatto che avesse un qualche potere lo rendeva automaticamente sexy. «Ma è il più grande idiota che io conosca!» esclamò Kyle. 14


«Non capisco che cosa veda in lui Jillian.» Jonathan invece lo sapeva sin troppo bene: i belli cercavano i belli. Jonathan aveva incontrato Jillian quando era andato nell'azienda in cui lavorava il suo amico, la Safe Hands Insurance, per installare un nuovo sistema operativo. Jillian, la receptionist, era effettivamente una splendida ragazza, una specie di fotomodella, e Jonathan aveva imparato da tempo che le donne come lei erano attratte da uomini come Ted Darrow. O Rand Burwell. No. Jonathan si obbligò a togliersi dalla mente quel pensiero. «Forse dovresti semplicemente dimenticarla. Non hai nessuna speranza con lei.» Non fu facile dire una cosa del genere al suo migliore amico, d'altra parte che cos'altro avrebbe potuto fare? Lasciare che Kyle impazzisse per una donna che era al di fuori della sua portata? Kyle avrebbe fatto lo stesso con lui se solo avesse saputo che Jonathan era ancora perdutamente innamorato del suo primo e unico amore. «Già.» Kyle sospirò. «È solo che sono convinto che se si degnasse di guardarmi per più di due secondi si renderebbe conto che valgo dieci volte Ted Darrow!» In quella, arrivò il secondo ospite, Bernardo Ruiz, che si presentò con una specialità preparata da sua moglie. Felicemente sposato, Bernardo possedeva un frutteto appena fuori Icicle Falls, che era il suo orgoglio. Nemmeno lui era molto alto, ma aveva un portamento deciso, un po' da spaccone, che lo faceva sembrare un gigante. «Ehi, è morto qualcuno?» domandò guardando i visi sconfortati degli altri due. «Nessuno» rispose Kyle. «Sei ancora disperato per quella bambola del tuo ufficio?» «Non è una bambola!» ribatté Kyle infastidito. «Amico, sei pazzo a correre dietro a una donna che non ti vuole. Ti farà sentire sempre più piccolo.» 15


Solo a sentire quell'aggettivo, piccolo, Kyle perse le staffe e fu una fortuna che la loro conversazione venisse interrotta dall'arrivo di Adam Edwards, che portò altre birre e patatine. Rappresentante delle vendite di una casa farmaceutica, Adam guadagnava più di Jonathan e Kyle messi insieme, come dimostravano la sua bella casa sul fiume, la sua Corvette, e la casa sul mare, lungo la Washington Coast. Alto, affascinante come un divo di Hollywood, era la prova vivente del fatto che la teoria di Jonathan era valida: i belli stanno con i belli. E infatti Adam era sposato con una splendida donna. Alcuni avevano tutte le fortune! «Vance arriverà più tardi. Doveva terminare un lavoro e ha detto di cominciare senza di lui.» Cinquantenne, Vance Fish era l'ultimo entrato nel gruppo. Abitava vicino ad Adam, con cui condivideva anche la passione per la pesca. Possedeva una libreria a Seattle, l'Emerald City Books, anche se diceva di essere in pensione. Non era un uomo attraente, né elegante, ma possedeva un certo charme. «Questo significa che arriverà tra più di un'ora» ipotizzò Kyle. «Che cosa doveva fare?» si incuriosì Bernardo. «Sta costruendo qualcosa? Non ho visto attrezzi nel suo garage.» «Ha a che fare con la libreria» spiegò Adam, «ma non so di che cosa si tratti.» «Bene. Meglio per me!» si rallegrò Kyle. «Vi avrò spennati prima che arrivi Vance.» Si sfregò le mani. «Mi sento fortunato questa sera.» In effetti raccolse un bel bottino nel giro di poco. «Bernardo, ti conviene mettere sul tavolo tutto quello che hai quando arrivi qui» lo stuzzicò Adam. «Non ho mai visto nessuno così sfortunato al gioco.» «Questo perché sono fortunato in amore.» La sua battuta, però, non fece ridere Kyle. «Le donne!» «No, non puoi ricominciare con la solita lagna» si lamentò Adam. 16


«Che intendi?» protestò Kyle. «Se sento una sola parola riguardo a Jillian, ti tiro questa in testa!» lo minacciò Adam, indicando la bottiglia di birra che aveva in mano. «Oh, no» intervenne una voce profonda, «speravo che voi pagliacci aveste smesso di parlare di donne a quest'ora.» Jonathan si voltò per vedere Vance entrare nella stanza. Maglietta nera spiegazzata, jeans extralarge, sandali e barba incolta, Vance aveva dei lineamenti decisi che piacevano alle donne. Sprecati su di lui, considerando che non era minimamente interessato al genere femminile. «Ho fatto la mia parte, ora non ne voglio più sapere» ripeteva sempre. «Abbiamo finito di parlare di donne» lo rassicurò Adam. «Bene, perché l'ultima cosa al mondo che voglio fare dopo una dura giornata di lavoro è ascoltare i vostri piagnistei.» «Io non mi stavo lamentando» affermò Kyle. Vance si sedette al tavolo. «Si tratta di quella ragazza con cui lavori, vero? Ti sta tenendo ancora in pugno.» Vance ignorò l'espressione irritata di Kyle. «Le donne vedono la disperazione a un miglio di distanza, ed è quello che le fa scappare.» «Immagino che tu sia un esperto in fatto di donne» lo punzecchiò Adam. «Non esiste al mondo un uomo che possa dirsi un esperto di donne. Se ne incontrate uno che afferma di esserlo, sappiate che è un bugiardo. Ora cominciamo a giocare.» Guardò poi le fiche di fronte a Kyle. «Devi liberartene, amico.» «Non credo proprio» borbottò Kyle. Giocarono per un'ora, poi fecero una pausa mentre Vance andava al bagno e Adam prendeva altre patatine. «Hai ricevuto l'invito?» domandò Kyle a Jonathan. Oh, no. Di nuovo. «Quale invito?» intervenne Adam. «Per la rimpatriata con i compagni di scuola. Sono passati quindici anni dal diploma.» 17


Sì, Jonathan aveva ricevuto l'invito e la prima cosa a cui aveva pensato era che forse ci sarebbe stata anche Lissa. L'euforia, però, era subito svanita appena si era reso conto di un'inevitabile realtà: per lei tu sarai ancora l'uomo invisibile. «Sì» rispose a Kyle, «ma non ci andrò.» Di sicuro Rand ci sarebbe stato. Rand e Lissa di nuovo insieme. Quel pensiero gli rovinò la serata. Oltre ad avergli già rovinato la vita.

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Quello che le donne vogliono di Sheila Roberts Jonathan e i suoi compagni di poker non saranno mai in grado di capire davvero cosa vogliono le donne. Prendete lui. Si è innamorato di Lissa quando erano ancora dei bambini, ma Jon è più vizi che virtù e non è certo il Principe Azzurro che una ragazza cerca. E vogliamo parlare del suo amico Kyle, l'individuo più scoraggiato del mondo? Mindy, la receptionist che lavora nel suo ufficio e su cui ha messo gli occhi, gli preferisce sempre qualcun altro. E per finire, guardate Adam, il terzo del gruppo, quello con la situazione apparentemente più regolare sul fronte "vita a due": ha appena ricevuto il benservito dalla moglie. Ma forse una soluzione c'è quando Jonathan si trova tra le mani un romanzo rosa scritto da un'esperta del genere.

Un Natale speciale di Julia Williams Con quattro figli da crescere, un libro di ricette di Natale da scrivere e la madre che soffre di demenza senile, Cat ha già abbastanza problemi tra cui destreggiarsi. Quando a tutto questo si aggiungono anche i colpi di testa della sua figlia maggiore Mel, Cat capisce di avere davvero troppo sul piatto. Pippa adora la sua famiglia sebbene, molto spesso, questa non le lasci tempo per se stessa. Quando però suo marito Dan è coinvolto in un incidente, tutto il mondo della donna crolla. La vita di Marianne non è delle più semplici. Si barcamena tra il lavoro e la gestione dei due gemelli e del figliastro Stephen, finché un problema in cui è coinvolto il suo ex getta la sua vita ancora più nello scompiglio. Cat, Pippa e Marianne stanno vivendo...


Sorprendimi di Susan Mallery A Fool's Gold tutto può accadere, l'amore è dietro l'angolo anche per chi lo rifugge in ogni modo. Maya Farlow ha imparato a cavarsela da sola, a contare solo su se stessa e a non fidarsi di nessuno così, dopo aver incontrato Del Mitchell e aver sperimentato il suo irresistibile fascino "da cattivo ragazzo", l'unica cosa che le sembra giusto fare è scappare a gambe levate da Fool's Gold. Ora, dopo dieci anni, Maya è stata ingaggiata per un nuovo lavoro che la riporterà proprio nella sua città natale al fine di promuoverla come destinazione "doc" del romanticismo. Tutto bene, se non che il testimonial della campagna che dovrà organizzare sarà proprio Del, l'uomo da cui era fuggita, ma che non ha mai dimenticato.

L'usignolo della pioggia di Linda Goodnight Famoso ma senza un volto, lo scrittore di thriller Hayden Winters vive una vita costellata di menzogne a causa del suo passato e di una madre anaffettiva che l'ha cresciuto in condizioni di degrado fisico ed emotivo. Per questo non si sente di meritare nulla di quello che in realtà desidera: un rapporto sincero e una famiglia tutta sua da poter amare. E per questo è determinato a vivere un'esistenza più veloce dei suoi demoni personali, finché non arriva al Peach Orchard Inn, in Tennessee. Qui incontra Carrie Riley, una donna dal fascino leggero e dolce come il canto di un usignolo, che lo convince a fermarsi sui suoi passi. Hayden e Carrie sono due anime lontanissime, ma con profonde affinità emozionali. In più si ritrovano insieme ad aiutare...

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