Quinn e ben

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Tori Carrington


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: A Stranger's Touch Flavor Of The Month Harlequin Blaze © 2002 Lori And Tony Karayianni © 2003 Lori & Tony Karayianni Traduzioni di Giorgia Lucchi e Claudia Cavallaro Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation febbraio 2003 Prima edizione Harmony Temptation agosto 2004 Questa edizione HOTLIT aprile 2016 Questo volume è stato stampato nel marzo 2016 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HOTLIT ISSN 2385 - 1899 Periodico mensile n. 16 del 21/04/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 369 del 19/11/2014 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Nel letto del testimone



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Forse è vero che le donne raggiungono la piena maturità sessuale intorno ai trent'anni, pensò Dulcy Ferris, mentre cercava di accendersi una sigaretta proibita nella toilette del Rage, il night club di Albuquerque, Nuovo Messico, dove l'avevano portata le sue amiche. L'accendino che aveva con sé sembrava rifiutasse di funzionare. Non che importasse molto. Negli ultimi tempi, il suo corpo faceva scintille. Finalmente una fiammella. Dulcy aspirò una boccata di fumo, appoggiando la testa alle piastrelle fresche. Era la prima ad ammettere di non credere alla storia dell'orologio biologico. Non era quella la ragione che l'avrebbe indotta a sposare Brad Wheeler la settimana seguente. Non era per quello che a trent'anni stava per sposarsi per la prima volta. Ma le sembrava strano che negli ultimi tempi i suoi ormoni fossero in fermento, colmandola di ogni sorta di desideri decadenti, ai quali non aveva mai pensato prima di allora. La sua pelle sembrava costantemente informicolita. I capezzoli erano ipersensibili. L'interno delle cosce sembrava produrre autonomamente un certo calore. E il mero atto di farsi una doccia diventava una tentazione provocante. Osservò l'estremità incandescente della sigaretta, lasciando scivolare languidamente lo sguardo sulle dita, poi sul braccio. Perfino in quel momento, nonostante l'aria condizionata dell'albergo che ospitava il club, un leggero velo di sudore le copriva la pelle. Avrebbe quasi potuto sospettare di stare sperimentando una menopausa anticipata. 7


Okay, ammise silenziosamente, forse la sua relazione sessuale con Brad, o per meglio dire la mancanza di una relazione sessuale, era parzialmente responsabile della sua condizione. Se soltanto avesse saputo come sarebbe stato... La porta della toilette si aprì, lasciando entrare un fiotto di musica. Dulcy si affrettò a gettare la sigaretta in un gabinetto e a sventagliare il fumo con le mani per disperderlo, sperando che non attivasse l'allarme antincendio. «Solo tu potevi rintanarti a fumare in bagno, mentre là fuori è pieno di uomini di prima qualità» commentò la sua amica Jena McCade, estraendo dalla borsetta una piccola fiala di profumo. Dulcy cercò di evitare il getto odoroso, raddrizzò le spalle e si sistemò la minigonna di pelle nera. L'aveva acquistata d'impulso mesi prima, ma non aveva avuto il coraggio di indossarla fino a quella sera. Il fatto che il locale brulicasse di uomini di prima qualità era un'ottima ragione per rifugiarsi nella toilette. La sigaretta era stata solo una scusa, l'aveva chiesta al barman, e l'accendino era nella sua borsetta da secoli, ricordo del periodo in cui usciva con un fumatore. La verità era che la presenza di tutti quegli uomini non faceva che peggiorare la situazione di Dulcy. Si avvicinò al lavandino e si sciacquò il viso con l'acqua fredda. Jena la guardò storcendo la bocca. «Che c'è?» le domandò Dulcy. «Ti sei appena rovinata il trucco.» Lei controllò il suo stato allo specchio. E allora? Non le importava, non si trovava là per sedurre qualcuno. Entro una settimana sarebbe stata ufficialmente fuori mercato, sposata e sistemata. Non vedeva l'ora, anzi, forse era proprio il pensiero del viaggio di nozze a eccitarla tanto. «Vieni qui!» esclamò Jena, estraendo dalla borsetta una trousse per il trucco. Dulcy scosse il capo. «Non voglio dare l'impressione di essere a caccia di conquiste.» Gli occhi violetti di Jena sfavillarono, mentre le applicava 8


una generosa dose di fard sulle guance. «Questa è la tua festa di addio al nubilato, mia cara. Ed è esattamente l'impressione che devi dare.» Dulcy si strofinò via un po' di fard. Non voleva sembrare in cerca di compagnia perché temeva che, se fosse stata avvicinata da un uomo particolarmente attraente, sarebbe stata tentata di rovesciarlo a terra e divertirsi con lui. Ma poi, che cosa avrebbe pensato di se stessa? Di certo non sarebbe più stata la stessa persona, quella che da trent'anni vedeva tutte le mattine nello specchio. Per la verità, però, quella persona le stava già dando qualche problema... Si ritoccò lentamente il rossetto, la sensazione di passarsi lo stick sulle labbra quasi insopportabilmente sensuale. Chiuse gli occhi, stava oltrepassando ogni limite. Era nei guai se trovava sensuale perfino l'atto di mettersi il rossetto. Brad avrebbe pensato di aver sposato una ninfomane! Brad... «Sei pronta?» le chiese Jena, incrociando le braccia sul petto mentre batteva la punta del piede a terra. Dulcy ripose il rossetto nella borsa. Si era nascosta già fin troppo. Aveva accettato di trascorrere la serata con Jena e Marie e avrebbe mantenuto fede alla parola data. Guardò l'orologio. Se soltanto non fossero state appena le nove... «Ai giocatori di hockey!» brindò Jena un'ora più tardi, poi soggiunse abbassando la voce: «E alle loro lunghe... mazze». Dulcy sbatté gli occhi, le sembrava di avere la testa piena di ovatta, si sentiva particolarmente languida e, se non se l'era immaginato, la sua amica aveva appena proferito un irripetibile doppio senso. Non che ciò la sorprendesse, Jena riusciva a introdurre il sesso in ogni conversazione. Dulcy si ripeté mentalmente quella parola. Sesso, sesso, sesso. Sorrise. Il liquore sembrava avere intorpidito il suo corpo oberato di ormoni. Se almeno quelle sensazioni inconsuete non fossero più tornate... Alzò con entusiasmo lo shot 9


di tequila, rovesciandosi qualche goccia di liquore sulle dita, mentre aspettava che Marie e Jena la imitassero. «Ai giocatori di... Ehi, aspettate un momento. Non abbiamo già brindato ai giocatori di hockey?» Jena rischiò il colpo di frusta per voltarsi a guardare tre uomini che passarono accanto al loro tavolo. Qualche volta Dulcy si domandava se i gusti della sua amica in fatto di uomini includessero tutti i maschi sotto i quaranta in grado di mantenersi finanziariamente. Quei tre non erano proprio il genere che piaceva a Dulcy, per lei erano troppo muscolosi, troppo palesemente pieni di sé. Lei preferiva un uomo il cui criterio per scegliere le donne con le quali uscire andasse oltre il basta che respiri. Jena alzò gli occhi al cielo, poi sospirò, ammirata. «Sì, abbiamo già brindato ai giocatori di hockey. Tre volte. Qui nel Nuovo Messico i giocatori di hockey sono una rarità, non potevamo lasciarci sfuggire un'occasione del genere.» Dulcy si guardò intorno nel locale, situato accanto alla lobby di uno dei migliori alberghi di Albuquerque. Dai sedili di vera pelle color borgogna, fino alla piccola pista da ballo posta di fronte al complesso rock che suonava dal vivo, ovunque era pieno di giocatori professionisti di hockey, appartenenti a una squadra di Los Angeles in trasferta per un'amichevole. Appena Jena aveva saputo che avrebbero alloggiato in quell'albergo, aveva deciso dove avrebbe avuto luogo l'addio al nubilato di Dulcy. Niente l'avrebbe indotta a cambiare idea. Aveva prenotato tre camere comunicanti al settimo piano dell'albergo e aveva trascinato le amiche nel club adiacente. Per divertirsi, aveva dichiarato. «Allora ai giocatori di hockey per l'ennesima volta» dichiarò Dulcy, toccando con il proprio bicchiere quello delle sue due compagne. Si leccò il sale dal dorso della mano, poi inghiottì il fortissimo liquido e afferrò una fettina di limone dal piatto posto al centro del tavolo. Rabbrividì, non era mai stata una grande bevitrice. Una 10


birra o un cocktail di tanto in tanto, ma niente di più. E, prima di quella sera, le sue labbra non avevano mai toccato uno shot, soprattutto non di tequila. Fino a quel momento aveva bevuto quel liquore solo nel Margarita, servito in un bicchiere da cocktail con il bordo brinato di sale. Ma quella era la sua ultima notte fuori con le amiche come single, e aveva accettato di trascorrerla come desideravano Marie e Jena. Se solo avesse scelto un liquore dal gusto migliore... «Chi ha detto che sarebbe stato meglio dopo il secondo shot?» chiese con una smorfia. «Forse dopo il terzo? Quanti ne abbiamo già bevuti? A ogni modo, credimi, prima o poi comincerà a piacerti» le assicurò Marie Bertelli, la più giovane delle tre, con quel suo sorriso che avrebbe incantato anche Tom Cruise. Dulcy le posò una mano sul braccio, avvicinando il viso ai riccioli rossi dell'amica. «Sei una pessima bugiarda. Forse è per questo che non ti sei ancora sposata.» Marie fece una smorfia che riuscì solo a rendere il suo viso ancora più grazioso di quanto già non fosse. «Probabilmente non saresti in procinto di sposarti nemmeno tu, se vivessi ancora con i tuoi genitori e dei fratelli come i miei.» Dulcy ammise che Marie non aveva torto. I signori Bertelli, e i tre fratelli maggiori della giovane, erano convinti che il sesso fosse riservato esclusivamente al matrimonio, almeno per quanto riguardava le donne della famiglia. I tre fratelli Bertelli conducevano vite sessuali estremamente attive, a quanto ricordava Dulcy. Marie, invece, non poteva nemmeno baciare un ragazzo al termine di un appuntamento senza che l'intera famiglia Bertelli lo circondasse, sottoponendolo a una sorta di terzo grado riguardante il reddito, gli investimenti e il credo religioso. «Ad ogni modo» riprese Marie, «non è vero che sono una pessima bugiarda. Proprio questa mattina sono riuscita a convincere un simpatico poliziotto a non darmi la multa, raccontandogli che ero in ritardo per un'udienza in tribunale. Mi è bastato sbattere le ciglia e... Magia!» esclamò, facendo 11


schioccare le dita. «Lui ha strappato la multa» Jena agitò una mano come per sconfessare le parole dell'amica. «Solo perché sei dannatamente carina, piccola. Non sapresti mentire nemmeno se ne andasse della tua vita.» Marie guardò Dulcy in cerca di supporto. «Spiacente, piccola» le disse lei, «Jena ha ragione, non sapresti mentire nemmeno se ne andasse della tua stessa vita.» Marie sorrise. «Forse hai ragione» ammise, frugando nella ciotola delle patatine e scegliendo la più piccola, perennemente attenta alle calorie. «Ma quando la smetterete voi due di chiamarmi piccola?» Dulcy prese dalla ciotola la patatina più grande. «Forse quando ti deciderai ad andartene a vivere per conto tuo?» ipotizzò. Jena allineò i tre shot vuoti di fronte a sé, poi cominciò a riempirli. Marie sospirò come una martire. «È solo colpa vostra se sono tornata a vivere con i miei genitori. Se sei mesi fa voi due non mi aveste telefonato proponendomi di venire a lavorare in uno studio legale con voi e il famigerato Bartholomew Lomax, sarei ancora a Los Angeles, nel mio piccolo e confortevole appartamento a Redondo Beach.» «E continueresti a guadagnare una miseria» soggiunse Jena, sistemando gli shot pieni di fronte alle due amiche. «Per la verità, sarò costretta a continuare a vivere con i miei finché lo studio non comincerà a guadagnare come si deve» ribatté Marie, alzando il proprio bicchiere. «Al successo.» Jena la imitò. «Ai giocatori di hockey... e alle loro chiappe sode.» Dulcy rise e alzò il proprio shot. «All'amore.» Lei e Marie inghiottirono il liquido rovente, poi fissarono Jena, immobile con lo shot ancora pieno. «Che c'è?» le chiese Dulcy. Jena scosse il capo, schifata. «Dovevi proprio brindare a quello?» sospirò. 12


«Che c'è di male?» domandò Marie. «Niente» rispose Dulcy. Jena arricciò le labbra. «Dal momento che questa è la tua serata, non voglio contraddirti» disse, sollevando il bicchiere. «Ai giocatori di hockey» ripeté. «E alle loro chiappe sode» terminò Marie per lei. La giovane donna scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con una mano, allibita dal proprio comportamento. Dulcy rise finché non le si appannò la vista. «Siete patetiche» commentò Jena con un sorriso affettuoso. «A ogni modo, Dee, non ci hai ancora detto come ci si sente a soli otto giorni dal matrimonio con uno splendido esemplare di maschio come Brad.» Dulcy sospettò di avere capito dove volesse andare a parare l'amica. «Non ho intenzione di condividere con voi nessun... dettaglio intimo dell'anatomia di Brad» dichiarò. Per la verità, non sarebbe stata in grado di fornire molti dettagli. Si morse l'interno della guancia per non lasciarsi sfuggire ciò che aveva nascosto alle proprie amiche negli ultimi mesi. Cioè che, di punto in bianco, al termine del loro primo appuntamento cinque mesi addietro, Brad le aveva proposto di non fare sesso. Inizialmente le aveva detto di non voler affrettare i tempi, poi, dopo il loro fidanzamento un paio di mesi addietro, aveva suggerito di aspettare fino alla prima notte di nozze. A Dulcy era sembrato originale. Per due minuti. Poi la sua immaginazione iperattiva aveva cominciato a chiedersi che cosa potesse esserci sotto. Forse un problema di... dimensioni? Oppure di... durata? O di... impotenza? Per scoprirlo gli aveva teso un agguato una notte a casa di sua madre. Così aveva appurato che il problema non erano le dimensioni, tuttavia la reazione scandalizzata di Brad l'aveva lasciata perplessa. 13


Dulcy aveva cercato di convincersi di dover essere lusingata dall'atteggiamento tradizionalista e rispettoso di Brad, eppure una parte di lei continuava a trovare quel comportamento... bislacco. Per non dire disperatamente frustrante. Ecco. Quella era la ragione dei suoi scompensi ormonali. Era naturale voler fare l'amore con l'uomo con cui avrebbe trascorso il resto della sua vita, no? Deglutì. Il problema era che ultimamente tutto, eccetto Brad, sembrava riuscire a eccitarla. Jena alzò gli occhi. «Tanto meglio, perché a me non interessa conoscerli. No, voglio sapere che effetto fa in generale. Dopotutto stai per diventare la moglie di Bradley Wheeler terzo.» Dulcy si raddrizzò. «Come futura sposa in generale mi sento molto bene.» Forse fin troppo. A un certo punto, durante l'anno precedente, aveva smesso di ignorare le esortazioni di sua madre a trovarsi un marito facoltoso e aveva cominciato ad ascoltarle. Poi aveva incontrato Brad a un cocktail e tutto sembrava essersi sistemato. Fin troppo, pensò contrariata. Sorrise, scuotendo un dito in direzione di Jena. «Ma so che non è questo che intendevi. A ogni modo, il fatto che il mio futuro marito sia Bradley Wheeler terzo non ha nulla a che vedere con il mio benessere. Sarei altrettanto felice se lui fosse un barman.» «Questo è molto dolce» commentò Marie. «E anche molto sciocco» soggiunse Jena. «Un barman non viene eletto per tre volte di seguito scapolo dell'anno.» «Nemmeno un giocatore di hockey» ribatté Dulcy. «Dipende dalle riviste che leggi» puntualizzò l'altra. Dulcy rise. «Spiacente, il mio abbonamento a Mondo hockey o roba del genere dev'essere scaduto.» Jena batté giocosamente la mano sul tavolo. «Allora devi subito rinnovarlo, Dee. Alcuni di questi ragazzi hanno ingaggi da capogiro» la informò. Dulcy si avvicinò la ciotola con le patatine. «Buon per loro, ma io ho già trovato un futuro marito. E il denaro non ha 14


niente a che vedere con le mie nozze. Io mi sposo per amore.» Jena fece una smorfia. «Che bello» commentò Marie con aria sognante. Dulcy e Jena la guardarono perplesse. Marie diventava romantica quando era ubriaca. Jena, invece, ancora più spudorata del solito. Dulcy, infine, era un'ubriaca sentimentale. Si sostenne il mento con la mano e guardò le proprie amiche. «Grazie, ragazze... Per questa serata, voglio dire. Mi sto davvero... divertendo.» «Sei ubriaca» disse Jena. «Anche. Però vi sono grata lo stesso.» «Ma noi abbiamo appena cominciato, Dulcy Ferris» dichiarò Jena, con l'espressione determinata che faceva di lei una formidabile penalista. «Quindi dimmi, Dee, dal momento che tra otto giorni giurerai eterna fedeltà a Brad davanti a Dio e ai vostri invitati, e pertanto non avrai più la possibilità di vederla realizzata, qual è la fantasia sessuale che ti mancherà di più?» «Sì» intervenne Marie, l'espressione sognante sostituita da un interesse quasi voyeuristico. «E se Brad soddisfacesse tutte le mie fantasie sessuali?» provocò Dulcy a sua volta, augurandosi disperatamente che durante il viaggio di nozze Brad si trasformasse in una sorta di Tarzan, tutto muscoli e sesso. «Ah, ah» ribatté Jena. «Dico sul serio.» Dulcy abbassò lo sguardo e si schiarì la voce, poi tentò di mentire spudoratamente. «E se vi dicessi che non ne ho una?» Jena sbuffò. «Tutti abbiamo qualche fantasia sessuale, perfino la nostra Marie. Non è vero, Marie?» «Oh, sì» rispose la giovane. «Ma non stiamo parlando di me, adesso. Io ho ancora tempo per realizzare la mia fantasia, è Dulcy che sta per sposarsi.» Dulcy fissò le due amiche. Non aveva mai discusso con lo15


ro argomenti di natura tanto personale, tuttavia l'espressione determinata dei volti delle due non le lasciò scelta. Si appoggiò allo schienale con un sospiro. «Mi sembra di capire che non riuscirò a eludere la vostra domanda.» «Ottima intuizione» confermò Jena. «Okay...» disse Dulcy, rassegnata, cercando nella propria mente una fantasia che potesse soddisfarle. «La mia fantasia segreta è una notte incandescente con un misterioso sconosciuto potenzialmente pericoloso.» Jena reagì con una smorfia. «Già fatto.» «Anch'io» soggiunse Marie. Dulcy sollevò le sopracciglia. «Voi due avete...» Jena la interruppe. «Non pensare a noi, stiamo parlando di te. Potresti fare di meglio, metà della popolazione femminile del paese ha questa fantasia.» Lei arricciò le labbra, lasciando vagare lo sguardo all'interno del locale, fino alle porte di vetro che conducevano all'ingresso dell'albergo. La sagoma di un uomo sembrò apparire all'improvviso. Dulcy deglutì, con l'aiuto della tequila la sua immaginazione poteva giocarle degli scherzi sconcertanti. La sagoma si fermò sull'ingresso del night club, il viso nascosto, il fisico da sogno: alto, le spalle ampie, le gambe lunghe, compatte. Ogni singolo desiderio che Dulcy sperava di avere annegato nell'alcol riaffiorò decuplicato. Soprattutto quando lei si accorse che quell'uomo non era un'apparizione, ma un maschio in carne e ossa che sembrava muoversi come un predatore, la pelle dorata frutto forse di un matrimonio misto, il carré della camicia sfiorato dai capelli neri. Ogni sorta di pensiero sconveniente prese forma nel suo cervello, facilitandole improvvisamente il compito. «Okay» disse, la gola misteriosamente stretta mentre distoglieva lo sguardo da quell'uomo per concentrarsi sull'immaginazione. «La mia fantasia segreta è una notte di sesso appassionato con un misterioso sconosciuto potenzialmente pericoloso... nella cabina di un ascensore.» 16


Jena socchiuse gli occhi, Marie annuì incoraggiandola a proseguire. Le pulsazioni di Dulcy parvero rallentare, assumendo un ritmo costante, mentre lei si abbandonava alla visione apparsa nella sua mente. «Io indosso questa minigonna cortissima... e niente biancheria intima. Lui, invece, un paio di pantaloni di pelle... nera.» L'uomo ancora fermo sulla soglia portava un paio di jeans slavati, che gli fasciavano le gambe e il... resto alla perfezione. «E dalle tasche dei pantaloni estrae delle stringhe di pelle, che usa per legarmi le mani sopra la testa.» Dulcy non riuscì a deglutire, la mente affollata di immagini vivide di baci roventi e gemiti sommessi, il profumo della pelle abbronzata premuta contro la propria, pallida. Jena si mosse sul sedile e Dulcy sbatté le palpebre, come uscendo da una trance. Era la prima volta che lasciava la sua amica senza parole. Temendo di avere rivelato troppo di se stessa, cercò di sgusciare fuori dall'angolo in cui si era messa. «E nel frattempo un altro sconosciuto ci guarda restando da parte nell'ascensore» aggiunse. A giudicare dall'espressione allibita delle altre due, era riuscita nel proprio intento. «Te lo sei inventato adesso» l'accusò Jena. Dulcy si massaggiò il collo, lieta di essere riuscita a portare Marie e Jena fuori strada, benché il fatto che il protagonista della sua fantasia fosse reale non avesse migliorato le sue condizioni. «Lo confesso» mentì, «ma dovete ammettere che per un momento mi avete creduta.» In realtà, l'idea di un incontro erotico con uno sconosciuto era da tempo un suo desiderio segreto. Ultimamente la divertiva molto osservare gli uomini nei locali pubblici, domandandosi silenziosamente come potessero essere a letto. Dulcy arricciò le labbra. Non vedeva l'ora di essere in viaggio di nozze. Jena incrociò gli avambracci sul tavolo. «D'accordo, dal momento che non hai intenzione di rivelarci la tua fantasia 17


segreta, dicci almeno perché poco fa hai dichiarato che bisogna saper mentire per potersi sposare.» Dulcy la guardò, perplessa. «Ma io non l'ho detto.» «E invece sì.» Sul serio? Ripensandoci, Dulcy ricordò di avere detto a Marie che forse non era ancora sposata perché era una pessima bugiarda. «Era una battuta!» improvvisò. «No, tu non fai battute del genere. Ha qualcosa a che vedere con Brad?» «Posso appellarmi al quinto emendamento?» le chiese Dulcy con una smorfia. «Preferisci che riformuli la domanda in modo che tu possa rispondere con un semplice sì o no?» propose Jena. Lei gonfiò le guance, poi rispose: «Sì». «Okay. Oggi hai per caso mentito al tuo futuro marito, lo splendido esemplare di maschio, come lo abbiamo definito poco fa?» «Sì.» «Una menzogna legata al sesso?» «No.» Jena corrugò la fronte. «Accidenti. D'accordo, ha per caso a che vedere con le tue amiche qui presenti, la signorina Jena McCade e la signorina Marie Bertelli?» Dulcy rimase immobile per un attimo. «Per la verità... è un po' più complicato di così.» «Un sì o un no può bastare, signorina Ferris» la incalzò Jena, guardando Marie. Anche Dulcy rivolse lo sguardo alla giovane, sperando nel suo supporto. «Risponda alla domanda, signorina Ferris» le intimò Marie. Dulcy la guardò, incredula: Marie non si schierava quasi mai dalla parte di Jena. «Va bene... sì. Sì, la bugia che ho detto a Brad ha a che vedere con voi due.» Non capì l'importanza di quella domanda e della propria risposta finché sul tavolo non calò il silenzio. Abbassò gli oc18


chi sul suo shot vuoto, evitando le occhiate perplesse delle due amiche. Il mese precedente, durante un cocktail tenutosi a casa Wheeler, Jena aveva avvertito Dulcy che Brad, dopo averla sposata, avrebbe cercato di interferire con la loro amicizia. Dulcy aveva riso, pensando che fosse un'idea ridicola... finché quel pomeriggio Brad non le aveva domandato perché alla sua festa di addio al nubilato avrebbero partecipato solo Jena e Marie. E perché sua madre Beatrix non fosse stata invitata come avrebbe voluto. Mentre si recava all'appuntamento con le sue amiche, Dulcy aveva cominciato a chiedersi se l'osservazione di Jena fosse fondata. Se Brad disapprovava le sue amicizie, che cosa sarebbe successo dopo il matrimonio? Avrebbe cominciato a suggerirle di escluderle dalla lista dei loro ospiti? Avrebbe voluto spiegare a Brad di non essere disposta a rinunciare all'amicizia di Marie e Jena, ma non c'erano parole sufficienti per esprimere il legame speciale che si era creato fra loro tre fin da quando erano bambine. Sarebbe stato assurdo cercare di giustificare la propria amicizia con Jena e Marie. Quello era un fatto che Brad avrebbe dovuto accettare. Riguardo alla futura suocera, Dulcy aveva spiegato a Brad che per tradizione le feste di addio al nubilato erano per le amiche e coetanee della sposa. Oltretutto, Beatrix le dava i brividi. Quanto alla menzogna che aveva raccontato, aveva detto a Brad che lei e le sue amiche sarebbero uscite a cena, poi sarebbero andate al cinema e avrebbero concluso la serata da Jena. «Balliamo!» esclamò Jena all'improvviso. Sorpresa, Dulcy notò che l'amica si era già alzata. «Senza...?» «Uomini? Assolutamente» rispose l'altra, afferrando la mano di Marie, che a sua volta tirò in piedi Dulcy. Senza avere il tempo di protestare, lei si ritrovò sulla pista 19


da ballo davanti al complesso rock. Il livello della musica era quasi assordante a distanza tanto ravvicinata. Jena seguì agevolmente il ritmo, muovendosi con la grazia sensuale che Dulcy aveva sempre ammirato. Marie cominciò a battere le mani, meno aggraziata ma altrettanto allegra. Lei si strinse nelle spalle. Perché no? Dopotutto era la sua ultima notte come single, si meritava di divertirsi un po' con le sue amiche. Così alzò le braccia e cominciò a muovere i fianchi, augurandosi di non sembrare troppo ridicola. Ottimo, usciva per la prima volta dopo tre mesi e si ritrovava in un bar gay. Quinn Landis si appoggiò al bancone lucido e osservò gli uomini presenti. Sembravano tutti modelli di una pubblicità. Rabbuiato, chiese una birra al barman. Quando l'uomo gli porse una bottiglia ghiacciata, lui si chinò sul bancone. «Cos'è successo, stasera?» gli domandò, indicando un nutrito gruppo di uomini. Il barman sorrise. «Una squadra di hockey alloggia qui in albergo.» «Capisco» ribatté Quinn, allungandogli una banconota e indicandogli di tenere il resto. Presa la birra, si diresse verso l'unico tavolino libero, accanto alla pista da ballo. Spostò una sedia con un piede e si sedette. Okay, non era finito in un locale gay, ma data la scarsa clientela femminile, presto avrebbe desiderato essere altrove. Là le sue probabilità di riuscire a trovare una bella donna dalle gambe lunghe, disposta a trascorrere qualche ora tra le lenzuola con lui, erano scarse. Grande. Dopo tre mesi ininterrotti trascorsi al ranch, con la sola compagnia dei suoi aiutanti, aveva bisogno di una donna. Prima possibile. Quella notte stessa. Era per quella ragione che si era fermato in albergo, invece di recarsi immediatamente a casa del suo amico Brad Wheeler. Aveva bisogno di scaricarsi, prima di sentire tutti i dettagli delle future 20


nozze. E poi, l'idea di rivedere la madre di Brad, Beatrix, lo innervosiva. La regina di Albuquerque, come sembrava considerarsi Beatrix Wheeler, avrebbe preteso che lui si tagliasse i capelli per l'occasione, invece di limitarsi a legarli con una stringa di cuoio? Assai probabile. Sposato. Quinn si appoggiò allo schienale. Non riusciva a credere che Brad stesse per sposarsi. Aveva sempre creduto che si sarebbe sistemato prima del suo inquieto amico. In un certo senso era vero, anche se la sua vita non includeva una donna. Era difficile trovare una donna disposta a vivere in un ranch isolato, dove ci voleva un'ora di macchina soltanto per andare a fare la spesa. Quinn aveva creduto di averla trovata, una volta, ma non avrebbe più commesso quell'errore. Ma Brad... Scosse il capo, inghiottendo un sorso di birra. Fin da quando era bambino, la madre di Brad aveva cercato di indurlo a seguire uno stile di vita adeguato alla loro posizione sociale. Ma benché Brad indossasse lo smoking come una seconda pelle, aveva continuato a uscire con Quinn, noncurante della disapprovazione di Beatrix nei confronti di quel ragazzo che veniva dalla parte meno agiata della città. E mentre Brad aveva accettato l'idea di dirigere l'impresa di famiglia, la Wheeler Industries, tre anni prima Quinn aveva acquistato da uno zio un appezzamento di terreno. Gli piaceva sporcarsi le mani, e fare lavorare i muscoli oltre al cervello. Osservò la sassofonista e la corista. Non male. Quinn si stava spostando per vederle meglio, quando tre donne gli passarono davanti, ostruendo... anzi, per meglio dire arricchendo, la visuale. Lui le osservò bevendo un lungo sorso di birra. Quella con i capelli neri si muoveva in modo tanto sensuale, che a letto sarebbe dovuta essere una bomba. Lo sguardo di Quinn passò sulla giovane con i capelli rossi. Niente male. Timida, a giudicare dal rossore delle guance, ma capace di o21


sare, visto il fuoco che le brillava negli occhi. Lui posò la bottiglia sul tavolo e raddrizzò la schiena, cercando di vedere il viso della bionda. Lei alzò le braccia, cercando di imitare i passi dell'amica dai capelli neri... e gli capitombolò in braccio. Quinn sorrise. Bingo.

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Questo mese Carly Phillips ha la capacitĂ di creare personaggi volitivi ed eccitanti grazie a storie sexy e frizzanti che parlano di desiderio allo stato puro. Tori Carrington riesce a tratteggiare personaggi sensuali e convincenti inserendoli in trame che si dipanano a un ritmo squisitamente eccitante.

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Grandi passioni, scandali, per chi non sa rinunciare al fascino di epoche lontane e amori travolgenti.

Sir Lachlan MacGrath riuscirà a conquistare il cuore di ghiaccio di Lady Drummagan oppure il loro passato è più forte di qualsiasi destino? Il secondo appuntamento con la serie THE HIGHLAND ADVENTURE SERIES vi aspetta.

Un Grand Tour alla scoperta delle meraviglie dell’Europa… un viaggio alla ricerca di cuori e fanciulle da conquistare. Siete pronte per lasciarvi travolgere dalla passione? Un nuovo appuntamento con la serie RAKES ON TOUR.

Dal 20 aprile in edicola e sul nostro store www.harpercollins.it – Seguici su


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