Regali da milionario

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L. LAFOY - M. MCBRIDE

Regali da un milionario


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Money Man's Seduction The Magnate's Takeover Silhouette Desire © 2008 Leslie LaFoy © 2008 Mary McBride Traduzioni di Lucilla Negro Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Harmony Destiny ottobre 2009; novembre 2009 Questa edizione myDream febbraio 2018 MYDREAM ISSN 2532 - 599X Periodico mensile n. 7 del 13/02/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 170 del 26/05/2017 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Le regole del successo



Prologo

Be', miei cari lettori, è già qualche mese che siamo entrate nella stagione operativa del nostro misterioso milionario... e le indagini proseguono. Prendendo molto sul serio il mio ruolo di vostra detective di fiducia, vi assicuro che tengo le orecchie sempre ben tese, al fine di captare anche la voce o il pettegolezzo più sussurrato che ci porti a scoprire chi sarà, quest'anno, il fortunato destinatario della generosità del nostro benefattore. E sebbene le notizie in mio possesso siano, vi assicuro, molto ghiotte, non mi sento ancora pronta a lasciar uscire dal sacco del nostro Babbo Natale i nomi dei potenziali beneficiari della sua magnanimità. Ma per coloro che, prendendo spunto da me, si sono attivati nelle indagini... Be', miei cari, che cosa aspettate a telefonarmi? Andremo a pranzo insieme e confronteremo le nostre notizie. Uno scambio di questo genere non può che essere proficuo. Sam Balfour poggiò il ritaglio di giornale sulla scrivania. «L'hai visto questo? È l'ultimo della serie.» Non aspettò la risposta. «Te l'avevo detto che questa ficcanaso non avrebbe mollato l'osso facil7


mente. Però, non ha ancora in mano nulla di concreto, o almeno lo spero, altrimenti non avrebbe sollecitato i suoi lettori a fornirle degli indizi. Accidenti, avrei dovuto contattarla io stesso. Così forse ti saresti reso conto che è ora di fermare questo gioco assurdo.» S. Edward Balfour IV, per suo nipote zio Ned, sorrise mentre sostituiva il ritaglio di giornale con la cartellina di plastica che aveva estratto dal cassetto. «Occupati di questo, per favore, prima che commetta una sciocchezza e fissi con quella donna un appuntamento a pranzo.» Sam sbuffò, posando gli occhi sulla cartellina. Verde, per l'appunto. Quante cartelline come quella zio Ned teneva nel cassetto? «Io parlo, parlo, ma tu non ascolti. Sto cercando solo di proteggerti, se ancora non l'hai capito.» «E io ti ringrazio per questo» rispose Ned. «Ma ciò non significa che sia disposto ad abbandonare il progetto di Maureen. Per favore, fa' in modo che la solita somma venga consegnata entro la settimana.» Sam guardò la lettera al direttore che suo zio aveva cerchiato prima di verificare il nome del giornale. «Continui a gettare la rete sempre più al largo per reperire i tuoi candidati, eh? Non ho mai sentito parlare di questo posto. È, almeno, sulle carte geografiche?» «Manderò te al posto di Bruce, così lo scoprirai di persona.» «In modo da coinvolgermi in questo tuo progetto più di quanto non lo sia già? Grazie tante, ma ne faccio volentieri a meno» ribatté Sam, concludendo 8


il discorso. Zio Ned non si sarebbe lasciato convincere, non per il momento, per lo meno. Chiuse la cartellina e la bloccò sotto il braccio. «Avviserò Bruce di prendere l'aereo della compagnia.» «Bruce è un brav'uomo. Molto discreto.» «Evviva Bruce.» Sam stava per voltarsi e uscire dalla stanza, poi esitò. «Sai una cosa, zio Ned? Non so se sperare che questa Emily Raines sia una buona o una cattiva scelta. Non sono sicuro quale esito sarebbe più positivo per te.» «Tu pensi troppo, Sam. Sarebbe meglio che ti concentrassi di più su ciò che senti con il cuore. La vera gioia sta nel dare, indipendentemente da quel che si possa ricevere in cambio. Tutto ciò che succederà, al di là del gesto generoso, non ci riguarda.»

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Non c'erano ninfette semisvestite a spargere petali di fiori e la Porsche rossa non era esattamente la classica carrozza delle favole, ma l'uomo che emerse da essa era un dio greco a tutti gli effetti. Emily Raines poggiò gli avambracci sull'impugnatura della lucidatrice e restò a guardare incantata lo sconosciuto attraverso il vetro della finestra. Alto, spalle larghe, fianchi stretti e capelli scuri, appena mossi dalla brezzolina leggera. Santo cielo, che fluidità di movimenti mentre si protendeva verso il sedile posteriore per prendere la giacca del completo... Con un sorriso di apprezzamento, si chiese se si fosse fatto cucire i pantaloni su misura, talmente bene gli aderivano alla muscolatura scolpita mentre si chinava. «Emily!» Una parte del suo cervello registrò la voce dell'amica, materializzatasi nel vecchio edificio da chissà dove. L'altra continuava a fantasticare su luci soffuse, divani reclinabili, musica di sottofondo, champagne. «Se devo essere sincera» dichiarò Beth, «non 10


credo tu stia facendo un buon affare.» Intanto, il tizio stava camminando avanti e indietro lungo il marciapiede, con aria smarrita. «Sei la solita pessimista.» Forse, poteva comportarsi da persona gentile, andargli incontro e chiedergli se si fosse perso e avesse bisogno di indicazioni. «Sono solo realista» ribatté l'amica, sventolando le carte che stringeva in mano. «I preventivi parlano chiaro. Quindicimila o quindicimila e cinquecento dollari per rifare il tetto. A te la scelta.» «Quale dei due carpentieri ti sembra più interessato a svolgere il lavoro?» domandò, mentre Mister Adone spostava la sua attenzione verso l'edificio... e si fermava. Il cuore prese a batterle forte. «A dire il vero, preferirebbero entrambi prendere delle legnate, piuttosto.» Ecco, stava attraversando la strada. Aveva giusto il tempo per organizzarsi mentalmente. «A proposito di legnate» disse, ruotando rapidamente il capo verso Beth. «Faresti un salto dall'elettricista che è sul retro per chiedergli il preventivo? Io non posso muovermi.» Indicò con un cenno la strada. «Pare che abbiamo visite.» Beth guardò dalla finestra e sottolineò il suo apprezzamento con un fischio appena soffiato; poi bloccò una ciocca di capelli ramati dietro l'orecchio e sogghignò. «Urla se hai bisogno di aiuto» le raccomandò, ridendo e dirigendosi verso la porta sul retro. Bisogno di aiuto? Spiritosa. Emily guardò di nuovo in strada, calcolando i tempi, poi iniziò a svolgere con disinvoltura il filo della lucidatrice. 11


La campanella sopra la porta tintinnò. Indossò il sorriso più sereno, cordiale e anche un po' sorpreso che le riuscì e alzò lo sguardo. «Salve» salutò l'Adone. Calmati, cuore, calmati. Che voce... Calda, profonda, sensualmente roca. «Buongiorno» rispose come in trance mentre osservava lo sguardo vellutato di quel portento della natura scivolarle sulla maglietta annodata in vita, i pantaloncini di jeans con l'orlo sfrangiato, fino agli stivali di cuoio. Poi risalì, esprimendo inconfondibile apprezzamento, per incontrare infine i suoi occhi. Lo vide accennare un sorrisetto sghembo, la luce negli occhi una deliziosa combinazione di senso di colpa – non era elegante saccheggiare così una sconosciuta – e di piacere. Emily tenne a freno il proprio sorriso e riuscì a mitigare la nota di speranza nella voce mentre gli chiedeva: «Posso fare qualcosa per lei?». Il senso di colpa evaporò dal suo sorriso e gli occhi si accesero di riconoscenza. «Sono Cole Preston e mi chiedevo se avesse visto per caso mia nonna, stamattina. Mi aveva detto che sarebbe passata di qua. Ida Bentley, la conosce?» Bene. Non era un totale sconosciuto. Emily sorrise. «Certo che la conosco. Ida è una persona adorabile, davvero incredibile.» Un velo di mestizia rimpiazzò la cordialità del suo sorriso mentre annuiva. «Purtroppo, il cervello comincia a perdere colpi, ultimamente. Lo dimostra il suo libretto degli assegni.» «Oh, certo» assentì Emily, diplomatica, sentendo12


si raggelare. «Ho notato che è un po' svagata, ogni tanto.» «Più di ogni tanto» ribatté lui. «Diciamo pure spesso.» «Per essere una ultraottantenne, ritengo si mantenga molto bene» si levò Emily in difesa dell'anziana signora. «Per esempio, non solo Ida si veste in maniera impeccabile, ma anche appropriata al tempo e all'occasione. E poi è una così cara, gradevole compagnia. Viene qui tutti i giorni da quando abbiamo iniziato i lavori e ha un sacco di meravigliose idee sui corsi, una volta che saremo in grado di partire.» «Sta parlando dei corsi di danza interpretativa, suppongo.» Il suo tono era gelido, distante, decisamente critico. «Naturalmente» confermò Emily. «Sua nonna è una ex ballerina professionista. A giudicare dagli album che ci ha mostrato, deve essere stata una stella di gran fama.» «Tanti anni fa, sì. Ma ora è diverso. Il suo tempo è passato.» Il suo tempo è passato? Che modo di esprimersi era quello? «Prego?» chiese perplessa, mentre un'immagine di Ida con una pietra legata al collo che veniva gettata in mare le si delineava nella mente. «La gente deve smetterla di riempire la testa di mia nonna di fandonie, facendole credere che è ancora in grado di danzare.» E dire che aveva puntato tanto su quell'incontro. Che delusione. In apparenza, il bel nipote di Ida in13


carnava il sogno proibito di ogni fanciulla, ma dietro quel corpo statuario si celava un essere cinico e insensibile. Un uomo senza un briciolo di cuore. In quel momento, il primo pensiero che le sfiorò la mente fu di quanto fosse patetica. E dire che sarebbe stata pronta a fare follie con lui... Luci soffuse, musica di sottofondo, champagne. Scuotendo la testa e piangendo in silenzio il crollo delle illusioni, si piegò e infilò la spina della lucidatrice nella presa. «Non ci troviamo evidentemente d'accordo riguardo alle capacità di sua nonna» lo rimbeccò con un'alzata di spalle. «Mi pare fuori di dubbio, però, che sia una persona ben più amabile e meno polemica di suo nipote.» Non se l'aspettava. Lui batté gli occhi, sorpreso, e schiuse la bocca per ribattere, ma lei non gliene diede il tempo. «E comunque, non ho visto Ida stamattina, signor Preston. Può provare alla caffetteria o al negozio di articoli da regalo giù all'angolo.» «Be', forse è un bene che non sia qui» commentò lui, non accorgendosi che era stato appena liquidato o forse ignorandolo volutamente. Nessuna delle due ipotesi, tuttavia, deponeva a suo favore. «Così possiamo parlare di affari liberamente.» Di affari? Quali affari? Il suo era un centro per anziani senza scopo di lucro. O, almeno, lo sarebbe stato una volta terminati i lavori. Non che si sentisse in dovere di dirglielo. Impugnando la lucidatrice in una posa che lasciava chiaramente intendere: si levi di torno, ho da fa14


re, incontrò di nuovo il suo sguardo. O quanto meno ci provò. Lui le stava di nuovo fissando le gambe. Considerato che la sua attenzione era altrove, si prese anche lei il suo tempo per contemplarlo, concentrandosi sul petto ampio, i capelli scuri che gli sfioravano il colletto della camicia bianca dietro al collo. Inarcò un sopracciglio. Forse era stata troppo frettolosa nell'accantonare l'idea di un torrido interludio tra di loro. In fondo, non è che stesse cercando il principe azzurro, l'uomo da sposare. Cole Preston era un bell'uomo, affascinante, sensuale e, senza ombra di dubbio, interessato a una storia di sesso con lei. Sarebbe stato un peccato sprecare un'opportunità del genere. Le cose belle erano fatte per essere apprezzate, soprattutto quando ti venivano presentate così, su un piatto d'argento. Si schiarì la voce con un colpetto di tosse. «Di che genere di affari intende discutere, signor Preston?» «Sa se è qui una certa Emily Raines?» Una certa Emily Raines. Be', come avrebbe detto Ida, complimenti per le buone maniere. Quell'uomo sembrava non voler smettere di scavarsi la fossa con le sue stesse mani. «Emily Raines sono io» disse, asciutta. Lui non batté ciglio. Si limitò a ondeggiare all'indietro sui tacchi dei costosi mocassini di pelle di manifattura italiana. Emily non gli diede neppure il tempo di ripren15


dersi. «Ha detto che deve parlare con me di affari, signor Preston. Di che si tratta? Ho un elettricista che mi aspetta sul retro per dirmi quanto diamine mi verrà a costare ammodernare l'impianto e portarlo al ventesimo secolo.» «Nel caso non se ne fosse accorta» puntualizzò quel concentrato di arroganza, offrendole un sorriso a dir poco tirato, «siamo nel ventunesimo secolo.» Emily ribatté con timbro sarcasticamente mieloso: «In realtà, me n'ero accorta, signor Preston. Ma non posso permettermi di attrezzare questo posto di tutti quei fronzoli ultramoderni. Mi accontento di renderlo consono a una tecnologia di fine secolo». Lui alzò lo sguardo verso le macchie di ruggine sulle tegole di stagno. «E da dove pensa di prendere il denaro con cui pagare l'elettricista?» Lo sconcerto di Emily durò un secondo. Fu la rabbia ad avere il sopravvento. Poggiando il fianco contro la scrivania antica e incrociando le braccia sul petto replicò, gelida: «Si tengono delle lezioni di buone maniere all'università». Cole Preston la scrutò con aria interrogativa. «Prego?» «Ho detto che si tengono delle lezioni su come comportarsi, all'università. Sono corsi indirizzati alle ragazze, generalmente» proseguì, infarcendo di particolari la clamorosa bugia. «Ma sono sicura che, considerata l'inequivocabile necessità, faranno uno strappo alla regola e le consentiranno di iscriversi anche se è un uomo.» I suoi occhi scuri lanciavano bagliori incandescenti e la mascella si contrasse. 16


«Le lezioni dovrebbero essere iniziate da qualche minuto» aggiunse. «Se si affretta, non si perderà molto. Sono sicura che ci sarà una parte dedicata a quanto sia considerato grossolanamente sgarbato rivolgere a degli estranei domande sulle loro personali finanze.» «E una, magari, su quanto sia illegale abbindolare una povera anziana per spillarle quattrini» ribatté lui prontamente. L'accusa era grave, ma Emily non aveva intenzione di mettersi sulla difensiva. Avrebbe significato che aveva la coscienza sporca. E siccome non si sentiva in colpa per niente, non gli avrebbe dato quella soddisfazione. No, lo avrebbe costretto a parlare senza peli sulla lingua. «Chi crede stia raggirando chi, signor Preston? Parli chiaro.» «Ho il sospetto che lei stia truffando mia nonna.» Emily contò fino a cinque prima di rispondere: «E che cos'è, esattamente, che glielo fa pensare?». «Mia nonna crede che finanziando questo... questo...» Si guardò intorno, con l'aria sprezzante di chi è stato catapultato in una dimensione surreale. «L'edificio un tempo era un magazzino» spiegò Emily. «Lo stiamo trasformando in un centro di belle arti per i nostri concittadini della terza età. E lei dovrebbe sapere che non ho sottratto un solo centesimo a...» «Oh, e se posso dire la mia, mai succederà.» Le toccò contare fino a dieci, stavolta. «Ascolti» pronunciò stizzita, con il cuore che le batteva forte dal nervosismo. «Chiariamo una cosa, signor Pre17


ston. Sua nonna non ha detto una parola riguardo la sua intenzione di donarmi qualcosa, a parte il suo tempo e il suo notevole talento artistico, una volta che saremo in grado di partire con il nostro progetto. Ma se mi avesse offerto del denaro, stia pur tranquillo che lo avrei rifiutato. Questo...» Lui emise un suono a metà tra uno sbuffo e un brontolio. Se la lucidatrice non fosse stata così pesante da sollevare, gliel'avrebbe data in testa. «È sua abitudine andarsene in giro a offendere il prossimo, mettendo in dubbio la moralità delle persone?» «Solo di quelle che tentano di approfittarsi di mia nonna.» Era inutile discutere con quell'uomo, tanto non avrebbe cambiato opinione di una virgola. Sarebbe rimasto ancorato alle sue convinzioni, ignorando i fatti o qualunque cosa gli venisse detta per dimostrargli che si sbagliava. Tanto valeva non sprecare fiato inutilmente. «Lei ha proprio la testa du...» La campanella sopra la porta tintinnò ed Emily si tappò istantaneamente la bocca. Fece giusto in tempo a lanciargli un'occhiataccia prima che una voce familiare intonasse gaia: «Oh, speravo tanto che voi due vi conosceste, un giorno». «Lo abbiamo appena fatto, Ida» replicò Emily mentre Cole Preston sorrideva e posava un bacio sulla guancia della nonna, una signora dal fisico sottile, i capelli d'argento e il portamento elegante. Emily aggiunse: «Anche se proprio non capisco perché ci tenessi tanto». Ida soffocò una risata e batté una pacca sul brac18


cio del nipote. «Can che abbaia non morde, mia cara. Per esempio, se dico che non voglio andare in una di quelle case di riposo per anziani, non ci andrò. Può battere i piedi quanto vuole e digrignare i denti, non mi importa. Non la spunterà.» Casa di riposo per anziani? Nel giro di un secondo, la mente di Emily rimise insieme i pezzi. E si preparò al round numero tre con quel concentrato di arroganza. «Stiamo per caso parlando di un ospizio?» «Sì» rispose lui schietto. «Starebbe molto meglio in un posto del genere.» «Davvero?» ribatté Emily in tono sarcastico, accettando la sfida. «E chi lo dice? Lei?» Ida rise di nuovo sommessamente. «Mandalo al diavolo, Emily, da' retta a me. C'è Beth?» Batté una mano sulla borsetta di Gucci. «Le ho portato un po' di quell'olio di jojoba che ho comprato a Santa Fe l'anno scorso.» Com'era possibile che una donna così squisita fosse imparentata con un arrogante pallone gonfiato come quello... «È sul retro che parla con l'elettricista» la informò, incontrando a testa alta lo sguardo sicuro di Cole Preston. Ida annuì e si diresse verso il retrobottega, dicendo: «Cole, aiuta Emily, per favore. Quell'aggeggio è troppo pesante per lei». Il nipote non si mosse. E nonostante non sembrasse avere nessuna intenzione di farlo, lei volle esserne sicura. «Ci provi e sarà peggio per lei.» «Me ne guardo bene. Non alzerei un dito per aiutarla» la rimbeccò lui, sgarbato. «Non voglio dare il 19


benché minimo contributo a un progetto che si regge su una truffa.» «Certo è che se spreca le sue energie per offendermi, non ne avrà più per convincere sua nonna a farsi rinchiudere in uno di quei ricoveri per vegetali.» «Ricoveri per vegetali?» ripeté Cole Preston, mentre un angolo della bocca si curvava all'insù e la gelida distanza nei suoi occhi si trasformava in un lampo divertito. Imbarazzata, Emily guardò per terra, cercando di recuperare quel che poteva della rabbia che l'aveva animata fino a qualche istante prima. Santo cielo, non si ricordava più ciò che aveva innescato quel repentino quanto allarmante cambiamento in lui. E in lei. Diamine. Il primo round si era giocato sulla convinzione di quell'uomo che sua nonna non fosse in grado di compiere nulla di più faticoso che stare seduta su una sedia a dondolo tutto il giorno. Nel secondo lui l'aveva accusata di essere una bieca approfittatrice che spillava soldi a un'anziana. Il terzo era iniziato con una dichiarazione circa il chiudere la nonna in un ospizio. Ah, ecco dov'erano arrivati. «Lei è l'unico nipote, vero?» gli domandò diretta, senza giri di parole. La luce divertita nei suoi occhi si spense all'istante. «Sono l'unico parente in vita di Ida» le rispose con il tono gelido di prima, ora anche un po' risentito. «È mia responsabilità far sì che mia nonna possa essere accudita nel migliore dei modi e che non commetta nulla di pericoloso, sia sul piano fisico sia su quello finanziario.» 20


«Per qualcosa di pericoloso sul piano finanziario intende staccare assegni ad associazioni di beneficenza come...» Emily si fermò e si guardò intorno con movimento teatrale. «Diciamo, giusto per fare un esempio, come questo centro artistico ricreativo per anziani?» «Lei non sarebbe né la prima né l'ultima disonesta a voler carpire una donazione da mia nonna.» Mentre, lui, invece, non aveva nessuna mira sui suoi quattrini... «Be', capisco perfettamente il suo punto di vista» ribatté Emily. «Quello che sua nonna Ida donerebbe in beneficenza verrebbe sottratto all'eredità che le spetta.» «Non ho bisogno dei suoi soldi» contestò lui, con aria sinceramente offesa. «Si dà il caso che sia già ricco di mio.» «Questo è quello che dice lei» dubitò Emily con una scrollata di spalle, contenta di essere finalmente riuscita a pungerlo sul vivo. Quel che era giusto era giusto. In fondo, anche lui ci era andato pesante con lei. «La Porsche potrebbe essere presa a noleggio, come pure l'abito che indossa e i mocassini italiani. Si sa, le apparenze possono ingannare.» «Nel mio caso, le assicuro che non è così.» E chi se ne importava? «Rimarrebbe stupito se scoprisse che non è l'unica persona in questa stanza a passarsela bene economicamente?» Lui scoppiò a ridere, una risata più di sufficienza che divertita. «Bella mossa, signorina Raines. Si vede che è pratica nel bluffare. Ma, a parte che con me non attacca, ho fatto indagare sul suo conto e...» «Che cosa?» Che razza di infame! 21


«La prima volta che mia nonna mi ha parlato di questo...» Ruotò lo sguardo attorno. «Centro. Artistico. Ricreativo. Per anziani» gli venne in soccorso Emily, scandendo le parole con durezza. «Sono solo poche parole, signor Preston, cerchi di memorizzarle.» «Ho incaricato il mio assistente di compiere delle indagini su di lei.» «Oh.» Certo. Non si sarebbe mai scomodato di persona. «E che cosa ha scoperto di così interessante?» «Che è abbastanza conosciuta nella zona per i suoi lavori di restauro di vetrate colorate.» Emily decise di non correggere quell'abbastanza. Non ci teneva affatto a precisare che era considerata il numero uno nel settore. Non era abituata a darsi delle arie. «E mi pare logico che» commentò con un sorrisetto tirato, «essendo una professionista ben considerata, lei ne deduca che sia una truffatrice specializzata nel raggiro di povere vecchiette indifese. Mmh, non fa una piega.» Lui si strinse nelle spalle. «Vive troppo bene per essere un'artista.» «Un'artista, appunto. Considera un'artista anche sua nonna?» Per un istante, gli angoli della bocca di lui si tirarono. «Non è possibile che, restaurando vetrate colorate, abbia accumulato il denaro necessario per acquistare un edificio del genere. So anche che lo ha pagato in contanti. Mi dica, signorina Raines, dove ha preso tutti quei soldi?» 22


Emily era frastornata. Chi gli aveva fornito tutte quelle informazioni? Mentre rifletteva, lo osservò attentamente. Aveva dei lineamenti ben cesellati, il naso, la fronte, e una mascella decisamente virile. Occhi scuri con ciglia lunghe e folte. E quella bocca... Aveva labbra carnose, sensuali, in quei rari momenti in cui non le torceva in una smorfia. Era decisamente un bell'uomo. Un peccato che fosse così arrogante e scortese. Ma nulla di ciò aveva importanza. Doveva adottare una linea di comportamento ferma e mantenerla. «Mi perdoni la schiettezza, signor Preston, ma che lei sia il nipote di Ida o del Padreterno, che sia o no il padrone della terra, non me ne importa un fico secco. La consistenza delle mie finanze non è affar suo.» «Lo vedremo.» Non gli avrebbe mai detto del suo misterioso benefattore. Senza il suo lauto dono, il centro sarebbe rimasto solo un sogno. «E ora» concluse, mentre impugnava la maniglia della lucidatrice, «se non le dispiace, ho da fare.» Con un sorrisetto sarcastico aggiunse: «La prima regola di un bravo truffatore è non dare l'impressione di avere bisogno dei soldi di nessuno. Tenere lucido il pavimento dovrebbe bastare per convincere la signora Flores a consegnarmi la vincita settimanale al bingo. E se riesco ad agganciare altre due vecchiette con lo stesso stratagemma... Be', il gioco è fatto». «Spiritosa!» Emily pigiò il bottone sul braccio della lucidatri23


ce e il motore si avviò. Le successive parole di Cole Preston furono risucchiate dal rumore dei dischi rotanti che colpirono il pavimento con più forza di quanto lei non si aspettasse e l'attrezzo schizzò in avanti, sfuggendo al suo controllo. Mentre Emily rinsaldava la stretta e puntava i tacchi per terra nel disperato sforzo di dominare quel mostro, d'istinto Cole Preston si scansò. La macchina stava eseguendo una lenta curva a sinistra, con Emily che tentava inutilmente di domarla, quando lui le si affiancò e spense l'interruttore. Il motore si fermò all'istante. «Lei è un pericolo pubblico» dichiarò, mentre le spazzole si riducevano al silenzio. Le mani strette attorno all'impugnatura, le guance rosse per l'imbarazzo e la rabbia, Emily ribatté: «Molto meglio che essere un nipote ingrato e subdolo». Lui le lanciò un'occhiataccia, in silenzio. Emily gli restituì lo sguardo e non soffrendo, a differenza di lui, di nessun attacco di mutismo, aggiunse: «E ora la prego di levarsi dai piedi». La mascella contratta, gli occhi ridotti a fessure, Cole Preston girò sui tacchi e si avviò lentamente verso l'uscita, senza proferire altro. Emily lo osservò allontanarsi, infastidendosi con se stessa per aver notato che portava un dopobarba davvero gradevole. Una fragranza muschiata con una vaga essenza floreale di sottofondo. Sospirò e scosse la testa per scacciare la ridicola osservazione. Si consolò in parte, mentre andava a cercare Ida, 24


Beth e l'elettricista, di essere riuscita a dirgli il fatto suo, consegnandogli una frase finale a effetto. Ebbene sĂŹ, forse non era poi questo grande trionfo, ma aveva il sospetto che, in uno scontro con Cole Preston, anche la piĂš piccola vittoria contasse.

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Questo mese Regali da un milionario - Le vite di Emily Raines e Libby Jost stanno per cambiare grazie a un generoso milionario senza nome e a una sorpresa inaspettata. Cuori di ghiaccio - Dietro una maschera di ghiaccio, Dominic e Maksim nascondono un cuore appassionato, pronto a tutto per conquistare la donna che desiderano.

La prossima uscita il 12 aprile La proposta del milionario - Cat e Grace rischiano di perdere ciò a cui tengono di piÚ, una proposta generosa potrebbe salvarle. Ma in cambio Rafe ed Emilio vogliono il loro cuore. Un uomo di valore - Aaron e Rick sono uomini tutti d'un pezzo, che affrontano sempre le conseguenze delle loro azioni, anche quando si tratta dell'avventura di un notte.






Questo volume è stato stampato nel gennaio 2018 da CPI Moravia Books


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