Relazioni sbagliate

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Carly Phillips

Relazioni sbagliate


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Simply Scandalous Body Heat Harlequin Temptation Harlequin Blaze © 2000 Karen Drogin © 2001 Karen Drogin Traduzioni di Claudia Cavallaro e Giorgia Lucchi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation giugno 2001 Prima edizione Harmony Temptation ottobre 2001 Questa edizione HOTLIT aprile 2016 Questo volume è stato stampato nel marzo 2016 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HOTLIT ISSN 2385 - 1899 Periodico mensile n. 15 dello 07/04/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 369 del 19/11/2014 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Semplicemente scandalosa



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«Obiettivo donna!» Logan Montgomery ascoltò la nonna ottantenne e gemette. «Hai guardato di nuovo James Bond!» «Sì, ma soltanto Sean Connery. Quel Pierce Brosnan è troppo giovane per me. Non saprebbe soddisfare una vera donna nemmeno se le facesse...» «Nonna!» Sbalordito, Logan lanciò un'occhiata all'anziana signora. Il suo sguardo era malizioso, di chi ormai ha imparato a stupire gli altri a proprio vantaggio. «Adesso basta.» «Non ti ricordavo così pudico.» Lui soffocò una risata. «E tu non eri mai arrivata a tanto. È meglio che ti controlli.» La donna dai capelli bianchi sbuffò in modo molto poco signorile. «Se non stai attento, finirai come tuo padre, uno stupido borioso.» «Con la tua influenza? È assolutamente impossibile.» Logan bevve un goccio di champagne da cento dollari, assaporando bollicine e poco altro. Un inutile spreco di soldi. Avrebbe gradito di più una birra fredda, soprattutto in un pomeriggio di maggio così caldo e afoso. «Allora, spiegami perché mi hai convocato al Garden Gala annuale.» Aveva sperato di poter declinare l'invito, che gli era stato consegnato a mano, così come a decine di altre persone. Il Garden Gala era ormai una tradizione consolidata dei Montgomery, così come non poteva esserci primavera senza 7


rondini, ma lui non aveva alcuna voglia di vedere i genitori e i loro amici. Quanto a sua nonna, era tutta un'altra faccenda. L'adorava. «Ecco la ragione» spiegò Emma agitandogli un dito davanti agli occhi. «Vicino all'albero di sanguinella. Ha organizzato tutto da sola. Un vero talento.» Lui socchiuse gli occhi. Non riuscì a vedere molto, oltre al mare di vestiti a fiori delle ospiti e alle uniformi bianche e nere del personale assunto per l'occasione. «Vedo solo un mucchio di pinguini» borbottò. «Il termine corretto è cameriere o cameriera» gli fece notare la nonna. «Non potresti lasciarmene passare almeno una, per favore? Quei poveretti hanno l'aria di partecipare a un funerale, non a un cocktail.» Amava le feste, ma non tutta quella formalità, e se fosse stato per lui avrebbe scelto un modo diverso di passare il sabato pomeriggio. «Tuo padre ha i suoi standard» spiegò Emma con voce altezzosa imitando il figlio, il giudice Montgomery. «Crede che la servitù debba vestirsi così. Ridicolo» borbottò poi. «Quell'uomo dovrebbe decidersi a entrare nel ventunesimo secolo. Comunque abbiamo parlato abbastanza di Edgar. Guardati in giro. Che cos'altro vedi?» Logan avanzò di due passi sulla destra, in modo da notare una delle amiche della madre che si proteggeva la pelle da un sole inesistente con un assurdo parasole. «Allora?» Guardò ancora una volta e fu finalmente gratificato da ciò che vide al bar allestito vicino alla piscina, sul prato ben tenuto: una creatura in uniforme dall'aspetto delizioso. Il cielo era quasi tutto coperto di nuvole, ma quella donna irradiava una luce solare. Nemmeno la brutta uniforme da cameriera riusciva a nascondere le sue morbide curve. La ragazza iniziò a togliere i bicchieri vuoti dal banco e Logan poté così ammirarla da dietro. Una vista altrettanto 8


piacevole... Scarpe da ginnastica nere, ovviamente usate per stare comoda, e calze nere che mettevano in risalto le gambe ben modellate. Sporgendosi a pulire la superficie del banco con uno straccio umido, la minigonna le si sollevò ancora di più. Ormai interessato più che incuriosito, Logan ebbe l'impressione che la temperatura esterna si fosse alzata di qualche grado. Così come quella di alcune parti strategiche del suo corpo. S'infilò un dito nel colletto della camicia bianca per respirare meglio. Lei si raddrizzò. Non era molto alta, forse un metro e sessanta, e portava i capelli castani raccolti in cima alla testa. Avendo una sorella che gli aveva sempre riempito la casa di amiche di tutti i tipi, lui si riteneva un esperto in materia. E quella femmina era davvero intrigante. Indugiò con lo sguardo sulla camicia bianca aderente che sottolineava il seno generoso, poi sulla vita sottile e per finire sui calzini bianchi sopra le calze. Non era certo la tipica cameriera. Da qualunque angolazione la guardasse, quello che vide gli piacque. Accennò un sorriso. «Smettila di parlare a vanvera e dimmi che cosa vedi» insistette intanto la nonna. «Un pinguino maledettamente sexy.» «Chiamala come vuoi, ma è lei la soluzione ai tuoi problemi!» «Non sapevo nemmeno di averne.» Lui diede un'altra occhiata alla ragazza e sogghignò. Se avesse avuto un problema, non gli sarebbe certo dispiaciuto farselo risolvere da quella donna. «Vuoi mettere fine una volta per tutte alle aspettative dei Montgomery o vuoi che i tuoi genitori e i loro amici illustri continuino a tormentarti perché ti candidi a una carica pubblica? Addio pace e tranquillità. E addio al tuo posto di difensore d'ufficio. A partire da sabato prossimo, non avrai più il controllo della tua vita.» «Hai l'aria di trovarlo divertente» borbottò Logan. Ma 9


l'istinto gli suggerì che la nonna ora non stava soltanto cercando di scuoterlo. Emma viveva in quel mausoleo con il figlio e la nuora, per cui doveva essere al corrente di dettagli che lui ignorava. «Puoi continuare a rifiutarti» riprese lei sistemandosi lo chignon. «Ma tuo padre è da quando portava i pannolini che è testardo come un mulo e insiste per averla vinta.» Logan soffocò di nuovo l'impulso di ridere. La nonna non aveva certo bisogno di un pubblico. «Devi stare attenta a come parli.» «Sciocchezze. L'età mi dà il diritto di dire e fare quello che da giovane mi era proibito. Di solito, si dice giovane e stupido, non vecchio e stupido.» Logan sorrise. «Adesso capisco perché papà vuole metterti in una casa di riposo.» Guardò la donna che era stata per lui e la sorella la sola fonte di amore, la donna che aveva scalzato l'autorità del figlio e della nuora per impedire che i due giovani venissero trasformati in loro cloni perfetti. Con la sorella era riuscita nel suo tentativo. Ma con Logan, l'unico maschio, le cose erano state più difficili. Pur avendo seguito la propria strada, molte delle sue scelte, quali il college, la facoltà di legge e il periodo in cui era stato procuratore distrettuale, si erano rivelate le stesse compiute a suo tempo dal padre. Nessuno voleva credere alla grande determinazione di poter decidere del proprio futuro. Nemmeno i due anni dedicati alla difesa dei deboli e degli emarginati avevano smosso le convinzioni della famiglia. Per tutti i Montgomery, Logan rappresentava la generazione successiva ed era destinato a seguire la via già tracciata. Fatta eccezione per l'adorata nonna. Per lei, era il nipote che aveva cresciuto, un uomo con le proprie opinioni. Logan riportò l'attenzione a quello che Emma aveva detto alcuni minuti prima. «Forza, sputa il rospo. Che cosa succederà sabato?» «Temevo che non me lo avresti mai chiesto.» La nonna gli 10


diede una gomitata, esortandolo ad accompagnarla. Rassegnato, lui seguì il fruscio del suo vestito di taffetà finché giunsero a destinazione. Emma indicò il patio dove il giudice stava tenendo banco. «Fra una settimana, tuo padre e i suoi amici conservatori intendono annunciare la tua candidatura a sindaco della nostra bella città. Hampshire ha bisogno di sangue giovane e hanno scelto te. Il figlio ideale della stimata famiglia Montgomery, destinato al grande passo verso cariche ancora più alte.» «Non succederà mai.» «Esatto. E ti dirò io perché. Ti getteremo la vergogna addosso, t'impediremo di vivere al di fuori della realtà, ignorando le difficoltà quotidiane dei poveri comuni mortali, per fare parte di un mondo finto dove i sentimenti non hanno diritto di esistere.» Lui inspirò a fondo e s'impose di non roteare gli occhi a quel tono melodrammatico. «Non mi serve uno scandalo per liberarmi della mia famiglia. Possono anche parlare di politica fino al giorno del giudizio, ma senza un candidato consenziente non otterranno nulla.» «Hai fatto un lungo viaggio per venire fin qui, adesso stammi almeno a sentire.» Come sempre, la nonna aveva ragione. Inoltre, da quella postazione si godeva uno splendido panorama. Logan incrociò le braccia sul petto. «Hai detto di avere un piano. Allora, come potrà salvarmi quella ragazza?» chiese, indicando la bionda di fronte a loro. Emma annuì. «Chi meglio di una ragazza nata povera e con una storia familiare di prostituzione alle spalle potrebbe rovinarti la reputazione?» Lui rischiò di soffocare con le bollicine dello champagne. «Non starai esagerando?» La donna aveva lasciato il bar e ora camminava con passo leggero fra gli invitati, parlando tranquillamente con il collega che serviva gli antipasti. La sua aria autoritaria la distingueva dal resto della servitù, e il farfallino nero sotto il mento 11


accentuava il suo visino a cuore. Come mai gli era sfuggita prima che la nonna gliela facesse notare? «È la titolare della Pot Luck, una società che organizza banchetti e pranzi ufficiali. Di solito, non gestisce personalmente ogni fornitura, ma io ho insistito perché in questo caso lo facesse.» «Dovevo immaginarlo» borbottò Logan. «Mi piace molto. Ricordi il centro estetico che i poliziotti hanno fatto chiudere l'anno scorso?» «Vagamente. Ero fuori città.» Dopo essersi laureato alla prestigiosa Columbia Law School, si era trovato un posto presso la procura distrettuale di Manhattan, dove era rimasto fino all'anno prima, quando la nonna aveva avuto un attacco di cuore. A quel punto aveva preferito tornare a casa per starle vicino. A parte Grace, la sorella, con cui aveva diviso l'appartamento a New York, Emma era l'unica della famiglia a cui tenesse veramente. «Be', lei e sua sorella» continuò la donna, «hanno ereditato l'attività. Pare che il titolare precedente, lo zio, gestisse un traffico di ragazze squillo.» «Ma lei non era coinvolta.» «No, non mi pare, ma è comunque uno scandalo di famiglia. E, a migliorare le cose, lei lavorava già per loro quando era al college.» La nonna batté le mani per la crescente eccitazione. «Era una prostituta?» «Attento a come parli. Teneva lezioni di sesso. Tutto pulito. Però, pensa alla reazione dei tuoi genitori se portassi in casa una donna la cui famiglia è stata coinvolta in un caso di prostituzione. Una donna che ha insegnato agli uomini come darsi da fare...» Certo che la ragazza non avesse fatto niente di simile, Logan si rifiutò di commentare. «Io non porto donne in casa» obiettò invece. Perché mai avrebbe dovuto? I genitori lo avrebbero preso come un segno che il figliol prodigo era pronto a sistemarsi. 12


Logan non poteva negare di avere voglia di una relazione fissa, di trovare qualcuno ad aspettarlo dopo una giornata di lavoro. Ma ancora non aveva conosciuto una donna che lo interessasse al punto da fargli rinunciare a tutte le altre, per non parlare di una che riuscisse a immaginare seduta davanti a lui a tavola per ogni giorno della vita. «Se incontrassi quella giusta, lo faresti» osservò la nonna con una luce negli occhi che quasi lo preoccupò. L'anziana signora aveva qualcosa in mente. Lui rimpianse soltanto di non saperne di più. Il fatto che Emma ammettesse ad alta voce di avere un piano non significava tuttavia che intendesse rivelarglielo. La conosceva troppo bene, ma decise comunque di assecondarla. «La mia vita sociale è piuttosto intensa, nonna. Troppo intensa per dedicarmi a una donna sola.» Era vero, era molto occupato nel lavoro e non disdegnava certo la compagnia femminile. Ma una bugia non avrebbe fatto male a nessuno, soprattutto a Emma, che aveva bisogno di crederlo felice e in cerca della futura signora Montgomery. Pur uscendo spesso con donne diverse, come qualsiasi uomo, non vedeva nel suo futuro una relazione a lungo termine. Le donne che conosceva sul lavoro o quelle che si trovava come antagoniste in un'aula di tribunale erano più interessate ai benefici che avrebbero potuto ricavare da un Montgomery che non a lui come persona. Lo stesso valeva per quelle che facevano parte della sfera sociale dei genitori. Pensavano solo a sposarsi e a conservare il loro status. Una volta scoperto che lui si manteneva soltanto con il proprio stipendio e non divideva i beni familiari, restavano tutte deluse e perdevano ogni interesse nei suoi confronti. Non voleva un matrimonio per salvare le apparenze, come era stato quello dei suoi genitori. Nessuno traeva beneficio da un'unione senza amore... soprattutto non i figli, venuti al mondo solo per essere messi in mostra. Bambini cresciuti dalla servitù e ignorati dai genitori. «Apri gli occhi, figliolo. Non saprai mai quello che hai davanti. Ora, come stavo dicendo a proposito di tuo padre e 13


delle sue idee di farti candidare alla carica di sindaco, se dichiarare in privato ciò che pensi non dovesse bastare, potremmo sempre ricorrere ai titoli dei giornali. Il figlio del giudice Montgomery esce con un'ex prostituta. Non che sia favorevole a un simile metodo... Catherine non se lo merita.» Gli indicò la ragazza nell'angolo. Almeno adesso aveva un nome. Gli serviva per poterla conoscere meglio. «Sai come i giornali esagerano sempre in faccende di sesso» continuò Emma. «Ti costringerebbero a ritirare la candidatura.» Lui emise un gemito. A quel punto, assecondarla cominciava a essere più difficile. «Mi dispiace dovertelo dire, nonna, ma gli scandali sessuali non fanno più aumentare la tiratura.» Emma scrollò le spalle. «Forse no, però vedo che la cosa t'interessa. Perciò buttati su Cat e fatti cogliere in flagrante. Il mio intuito mi dice che l'imbarazzo sarà sufficiente. Tuo padre dovrà disdire la campagna.» Logan scosse il capo. «Hai davvero una fervida immaginazione. Non c'è ragione di arrivare a tanto. Una conferenza stampa senza il candidato distruggerà qualsiasi aspettativa.» «E quali ripercussioni pensi che avrà sul tuo lavoro? Si dà il caso che io sappia che fare il difensore d'ufficio è il primo passo verso l'apertura di uno studio legale in proprio.» «Sono affari miei, e per quanto apprezzi le tue premure, so gestire la mia vita senza bisogno di aiuto.» In quel momento Logan si sentì battere sulla spalla. «Che piacere vederti, figliolo. Sapevo che non ti saresti perso l'occasione d'incontrare i tuoi sostenitori.» In una mossa perfezionata negli anni, la nonna corrugò la fronte e annuì con il capo. Te l'avevo detto!, sembrava voler significare. Logan incontrò lo sguardo del padre. «No di certo. Ci sono persone molto importanti.» Si rivolse a Emma, la sola ragione per cui avesse accettato di partecipare. 14


Il padre gonfiò il petto, l'espressione raggiante, chiaramente fraintendendo il consenso di Logan che non si prese la briga di spiegare, tanto il giudice non gli avrebbe dato ascolto. «Sono contento che tu sia d'accordo con me. Ora devi imparare l'arte di sfruttare tutte le occasioni.» «Pensavo che questo fosse un party, non una raccolta di fondi per il partito.» «Apprezzo il tuo senso dell'umorismo, figliolo.» Alle spalle del giudice, Emma attirò l'attenzione di Logan con un gesto della mano. Roteò gli occhi ed entrambi soffocarono un sorriso. «Mi fa piacere vedere che ti diverti» borbottò Logan. «Sì, ma sai bene quanto me che c'è sempre uno scopo in tutto quello che si fa» dichiarò il padre. «Il fatto che tu sia venuto qui è già significativo di per sé.» Si sistemò i risvolti della giacca. Logan aspettò un attimo prima di andare ad abbracciare la nonna. «La mia presenza qui significa soltanto che non mi perderei mai le stravaganze di Emma. Oltre a ciò, non ho alcuno scopo o piano occulto.» Strinse con affetto la nonna e rimase stupito della sua fragilità. Ma quel corpo ormai vecchio celava una mente svelta e uno spirito generoso. «Gli ho promesso che si sarebbe divertito, cosa che tu non hai mai imparato a fare» s'intromise Emma con una luce irriverente negli occhi. Il giudice lanciò un'occhiata di avvertimento alla madre, poi fronteggiò di nuovo il figlio. «Noi due dobbiamo parlare.» Logan lo guardò con attenzione. Con l'impeccabile vestito scuro a doppiopetto e la sua aura di autorità, il padre era l'immagine stessa dell'uomo sempre all'altezza della situazione. «Non c'è niente da discutere.» L'uomo scosse la testa. «Io voglio solo il meglio per te, figliolo, e questo significa candidarsi per una carica pubblica.» 15


«Candidarmi per una carica pubblica è il meglio per te. Tu vuoi che porti avanti la tradizione politica della famiglia, io invece voglio vivere a modo mio.» «Sei giovane» replicò il padre con condiscendenza, dandogli una pacca sulla spalla. «Cambierai idea.» «Forse hai ragione. Dopotutto, ho comperato la casa dopo che tu avevi già pagato in contanti un attico a Boston. Ho accettato di fare l'avvocato difensore nonostante tu stessi manovrando dietro le quinte per farmi assumere da Fitch e Fitzwater, lo studio legale più importante della città.» Scrollò le spalle. «Immagino che se tratterrai il fiato abbastanza a lungo, alla fine potrei anche cambiare idea.» Edgar socchiuse gli occhi. «Questo è il risultato della tua influenza» sibilò rivolto alla madre. «In tal caso, sono orgogliosa di lui. E dovresti esserlo anche tu» ribatté questa. «Vergognati, Edgar. Io ti ho cresciuto perché fossi migliore di quello che sei.» «Logan, fa' in modo che tua nonna si riposi un po'. È irritabile. Parleremo più tardi.» Senza aspettare la risposta, il giudice si voltò e tornò ai suoi ospiti. «È molto determinato» commentò Emma. «Io lo sono di più.» Ma Logan era anche stanco di combattere. Una parte di lui avrebbe voluto non dover sempre lottare contro il padre per difendere ogni sua azione. «Pensi ancora di non avere bisogno del mio aiuto?» «Ti voglio bene e ti ringrazio per il tuo interesse, però posso cavarmela da solo.» «Ma il genere di aiuto che può darti lei sarebbe molto più divertente» insistette la nonna, spostando lo sguardo sulla donna ora in piedi su una sedia a regolare un altoparlante. Logan dovette concordare. Tuttavia, per quanto allettante fosse, non avrebbe usato un'innocente come pedina nella partita di famiglia. Ciò non significava che non potesse approfondirne la conoscenza. Come Emma aveva probabilmente previsto, quella ragazza lo affascinava e voleva capirne la ragione. Depose il 16


bicchiere di champagne sul vassoio di un cameriere che gli passava accanto e si avviò verso di lei. «Se hai bisogno di me, sono qui» disse Emma. Lui la baciò affettuosamente sulla guancia. «Sono sicuro di farcela da solo» replicò lanciando un'occhiata a Catherine, che nel frattempo era tornata al bancone. Maneggiava bottiglie e bicchieri con estrema disinvoltura. Una delle cameriere si fermò a sussurrarle qualcosa all'orecchio. Catherine lasciò il bancone e si diresse verso la casa. Senza la sua presenza, il bar parve di colpo vuoto e noioso, come era stata la festa pochi minuti prima. Logan sospirò vedendo la sua occasione svanire, almeno per il momento. «È andata a prendere le cose buone della vita» sussurrò Emma. «Tornerà presto.» «Credo che il termine politicamente corretto ora sia bibite e liquori.» Logan non poté trattenersi dal provocare la nonna. Seguì con lo sguardo la figura di Catherine che entrava in casa dondolando i fianchi in un modo molto seducente. Emma si schiarì la gola. «Dalla tua prospettiva, direi che anche lei fa parte delle cose buone della vita.» Lui ridacchiò. «Sono pienamente d'accordo.» Era da quindici minuti che un uomo molto sexy la stava guardando. Aveva capelli scuri, fisico da modello e uno sguardo penetrante che la faceva arrossire. Catherine non riusciva a capire in quale modo avesse potuto suscitare il suo interesse, visto che alla festa c'erano un sacco di altre donne, elegantissime nei loro abiti di seta e chiffon e con l'aria di essere appena uscite da un salone di bellezza. Le sue scarpe di tela, comode per una giornata di lavoro in piedi, ma orrende, scricchiolarono sul lucente pavimento di marmo. Si fece piccola e proseguì. Erano ormai molti anni che non si sentiva così... inadeguata, pensò trovando la parola giusta. Abbassò lo sguardo sulla sua uniforme, la stessa che portava a tutte le feste organizzate dalla sua società. Invece di 17


sentirsi a proprio agio, le parve di essere tornata indietro nel tempo, a quando lei e la sorella erano ancora le ragazze Luck che abitavano nei quartieri poveri della città. Scuotendo il capo, decise che era inutile negarlo. I ricchi erano diversi. Ma lei aveva lavorato sodo per raggiungere l'attuale posizione e non doveva lasciarsi riprendere dalle antiche insicurezze. Sarebbe sopravvissuta anche a quel ricevimento, a patto che il tempo tenesse ancora per un po'... e che il suo cuoco non impazzisse. Lei e la sua società, la Pot Luck, non potevano permettersi un insuccesso. Con Kayla, sua sorella nonché socia in affari, incinta e confinata a letto per ordine del dottore, Catherine doveva occuparsi di più cose del solito. I preparativi per l'evento, sostituire il barman, controllare tutto con la nuova direttrice, programmare gli impegni più urgenti... Era stanca e stressata. Appena la temperatura si alzava, la gente smaniava per organizzare feste all'aperto e la Pot Luck veniva sepolta dalle richieste. Non poteva certo lamentarsi di avere troppo lavoro, ma per il futuro avrebbe tanto voluto occuparsi solo di eventi di quel livello. Per il momento, tuttavia, la Pot Luck cercava di accontentare ogni tipo di clientela. Un giorno, con una reputazione consolidata e un conto in banca in attivo, sarebbero potuti essere più selettivi... e lei avrebbe potuto sfruttare meglio la sua abilità culinaria. Dopo il ricevimento dei Montgomery, forse quel giorno sarebbe arrivato prima di quanto avesse mai immaginato. La prestigiosa festa era stata un colpo grosso e Catherine non aveva avuto problemi a modificare la sua tabella di marcia per venire incontro alle esigenze di Emma Montgomery. Avere successo in quell'occasione sarebbe stata la migliore referenza da presentare alle famiglie più ricche e potenti di Hampshire. Non avrebbe permesso che qualcosa o qualcuno le rovinasse tutto, soprattutto non uno chef capriccioso, che si dava il caso fosse anche il suo più vecchio amico. Catherine entrò nella cucina modernissima e rilucente di 18


acciaio e cromo. «Nick, sei un fenomeno!» Andò a baciarlo sulla guancia ben rasata. «L'anatra non dev'essere servita fredda!» sbraitò lui, battendo con un coltello un grosso pezzo di carne. «Non l'ho mai detto. Gli ospiti vanno pazzi per i tuoi antipasti. Il tuo nome si diffonderà da qui al centro di Boston.» «Sono già famoso a Boston. E non voglio subire ingiurie solo perché i tuoi camerieri non riescono a entrare qui abbastanza in fretta da servire il cibo caldo.» La sua rabbia e la sua frustrazione celavano l'ansia e l'avvertimento. Qualcuno si era lamentato del cibo. Catherine si sarebbe occupata dopo del suo pigro personale, prima doveva tranquillizzare lo chef. Guardò il suo broncio esagerato. Era cresciuta insieme a Nick, sapeva quando era il caso di preoccuparsi e quando sarebbero bastate due paroline per calmare le acque. Mise la testa nel grande forno e inalò un profumino allettante. «Ha l'aria di essere squisito. Dubito che esista un altro cuoco bravo come te.» Tornò al suo fianco. «Il cibo è quasi bello come te.» Il coltello si abbatté di nuovo sull'asse di legno, poi lui la guardò a occhi socchiusi. «Non cercare di lisciarmi, perché non funzionerà.» Le toccò la guancia con una mano. «Sei rossa.» «Ho dimenticato di mettere la protezione solare.» Catherine scrollò le spalle. «Non possiamo abbronzarci tutti come te.» «Sei di pelle chiara, dovresti stare più attenta.» Lei roteò gli occhi. Nick badava a lei da sempre. Aveva il tipico aspetto mediterraneo e la maggior parte delle donne lo avrebbe agguantato volentieri alla minima occasione. Non lei. I fidanzati andavano e venivano, i migliori amici restavano per tutta la vita. «Se ti preoccupi tanto per me, smettila di urlare con il personale.» «Sono degli incompetenti.» «Ci penso io, lo prometto.» 19


«È già qualcosa. Come sta andando là fuori? Hai per caso individuato il tuo principe azzurro fra gli ospiti?» «Smettila, Nick. Solo perché tu sei fidanzato, non significa che tutti muoiano dalla voglia di mettersi la fede al dito.» Catherine non aveva alcuna intenzione di parlare di nuovo di quell'argomento. «Senti, il barman non si è fatto vivo. Sto già facendomi in quattro e non posso permettermi che le cameriere se ne vadano in lacrime. Lascerai in pace le ragazze?» Lui inarcò le sopracciglia. «Se prometti di sfruttare al meglio questo ricevimento. Là fuori ci sono tutti i tipi di uomini. Alti e magri, grassi e calvi, ricchi e ancora più ricchi. Non hai che da scegliere.» Le tornò alla mente lo sconosciuto sexy dai capelli neri e gli occhi irresistibili, ma fugò subito l'immagine. Prima di entrare in quella casa immensa e piena di donne eleganti, si era creduta al di sopra dei ricordi penosi associati alla sua bassa estrazione. Ma trovarsi circondata da tanta delicata perfezione le aveva rammentato di colpo i brutti tempi. L'attrazione sessuale non significava niente se lei e lo sconosciuto appartenevano a due mondi diversi. «Sai che questi invitati sono fuori dalla mia portata» disse all'amico. «Solo perché lo pensi tu, non perché sia vero. Stai troppo tempo da sola.» Catherine scrollò le spalle. «Almeno la mia ditta va bene.» Nick gemette. «È forse colpa mia se fra tutti gli uomini con cui sono uscita non c'è quello giusto?» Doveva ancora conoscere quello per cui valesse la pena di soffrire. E non lo avrebbe trovato lì. «Certo, li pianti prima che abbiano la possibilità di dimostrarti ciò che valgono. Prendi me, per esempio.» Lei roteò gli occhi. «Ti ho detto di no quando avevamo sedici anni e sei sopravvissuto.» Guardò l'orologio. «Prometto che nient'altro uscirà freddo da questa cucina.» «Cerca di guardarti intorno, là fuori.» «D'accordo, d'accordo» mentì Catherine. «Sei un amico!» 20


gridò al di sopra della spalla, correndo fuori dalla cucina. All'esterno trovò il cielo più cupo di come l'avesse lasciato pochi minuti addietro. Il temporale sarebbe scoppiato prima del previsto. Chiuse gli occhi e inspirò a fondo per ricomporsi. La posta in gioco era troppo alta e non avrebbero dovuto esserci altri contrattempi. La sua attenzione fu attirata da una profonda voce maschile. «Che cosa può avere fatto accigliare un visino così bello?» Non aveva mai sentito prima quella voce, ma il suo corpo reagì immediatamente. Catherine capì subito chi era, solo che non aveva la minima idea di come dovesse comportarsi con lui.

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Questo mese Carly Phillips ha la capacitĂ di creare personaggi volitivi ed eccitanti grazie a storie sexy e frizzanti che parlano di desiderio allo stato puro. Tori Carrington riesce a tratteggiare personaggi sensuali e convincenti inserendoli in trame che si dipanano a un ritmo squisitamente eccitante.

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