Rivelazione scottante

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I milionari di New Orleans Ricchi come Mida e sexy come il peccato.

New Orleans, la città del jazz, del mardi gras, del Quartiere francese, con le sue ville sontuose nascoste dietro folte magnolie e querce drappeggiate di muschio spagnolo, le fitte foreste del delta del Mississippi, i rituali occulti del vudù... In questo scenario carico di mistero e di storia affonda le sue radici la potente famiglia dei Reynaud. Discendenti degli antichi colonizzatori francesi, il loro favoloso impero, basato sui trasporti marittimi, si è consolidato nel corso di tre secoli. Tuttavia, i quattro rampolli più giovani – Gervais, Dempsey, Henri e Jean-Pierre – hanno scelto una loro strada verso il successo e si sono affermati nel mondo del football americano. Dopo tanti punti segnati e memorabili vittorie, rimane da giocare la partita decisiva: quella per il cuore della donna che amano.


Solo la passione potrà domare lo spirito libero di Bliss. Il secondo romanzo della serie Bound and determined vi aspetta. “Appassionante, coinvolgente. Un romanzo che accende la fantasia.” Goodreads Reviews

6 intraprendenti socie di un’attività tutta al femminile 6 amiche affiatate 6 donne indipendenti e di successo Esisteranno 6 uomini capaci di scaldare loro corpo e anima? “Se l’amore è un gioco, grazie ad Alyson Kent non è mai stato così divertente.” Amazon Reviews

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CATHERINE MANN

Rivelazione scottante


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: His Pregnant Princess Bride Harlequin Desire © 2016 Catherine Mann Traduzione di Rita Pierangeli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny gennaio 2017 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2016 da CPI, Barcelona HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2218 del 24/01/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Prologo ÂŤDevo confessarlo, il football non mi interessa neanche un po'.Âť La dichiarazione della Principessa Erika colse di sorpresa Gervais Reynaud, considerando che avevano trascorso le ultime quattro ore in una tribuna privata allo stadio di Wembley, dove, tra due mesi, la sua squadra avrebbe giocato una partita prestagione. In quanto proprietario dei New Orleans Hurricanes NFL, Gervais aveva cose piĂš importanti da fare che soddisfare i capricci di quella principessa nordica, accanto alla quale era stato seduto durante l'evento, un incontro di calcio, chiamato football in quella parte del globo. Una partita per la quale lei non mostrava nessun rispetto, a prescindere dal paese che la giocava. Da parte sua, era stato sessista pensare che la partita avrebbe potuto divertirla, dal momento che era un'altezza reale che prestava servizio nelle forze armate del suo paese? Si era aspettato che un membro dell'esercito avesse spirito atletico. Non era illogico, giusto? Lei appariva decisamente in forma sotto quell'uniforme grigia, decorata con galloni d'oro e onorificenze. Comunque, non c'erano dubbi che la partita la stesse annoiando. E, anche se Gervais non apprezzava il calcio tanto quanto il football americano, lo rispettava. Gli atleti 5


erano tra i migliori al mondo. Quel giorno, il suo incarico principale era ispezionare lo stadio in vista della partita che i New Orleans Hurricanes vi avrebbero disputato in agosto. Si giocava la reputazione di uomo d'affari sulla squadra di sua proprietĂ , una mossa alla quale i suoi consulenti finanziari si erano opposti in modo categorico. Certo, c'erano dei rischi, ma lui non si era mai tirato indietro davanti a una sfida. Era contrario al suo carattere. E adesso la sua carriera era legata al successo degli Hurricanes. L'attenzione dei media era stata sempre puntata su di lui a causa del nome della sua famiglia. Tuttavia dopo che aveva comprato un fuoriclasse, la stampa non gli aveva piĂš dato tregua. Ispezionare in anteprima le strutture del Wembley quantomeno gli offriva un gradito e tranquillo fine settimana, dal momento che i tifosi inglesi di football americano erano scarsi. LĂŹ, poteva godersi una partita senza che le telecamere lo inquadrassero o che i giornalisti lo assalissero al termine. Quel giorno desiderava soltanto guardare giocare. Aveva nominato uno dei fratelli allenatore della squadra. Un altro fratello ne faceva parte come attaccante. Negli Stati Uniti, i cronisti sportivi avevano insinuato che avesse commesso un errore madornale. Aveva privilegiato i parenti? Era chiaro che non conoscevano i Reynaud. Non avrebbe scelto tra i familiari a meno che non fossero i migliori per un determinato incarico. Non quando l'acquisto della squadra gli forniva l'occasione di forgiare la propria strada come qualcosa di piĂš che semplice parte dell'impero della famiglia Reynaud, titani dei trasporti marittimi e star del football. Tuttavia, per avere successo, doveva giocare la partita politica con la stessa strategia adottata per la partita che si stava disputando sul campo. In quanto pro6


prietario di una squadra, rappresentava il volto degli Hurricanes. E questo significava sopportare una principessa capricciosa che non aveva afferrato che la squadra di football di sua proprietà non era quella attualmente in campo. Anche se non aveva l'aria di interessarsene. Seduto sul divano di pelle bianca, Gervais passava da una mano all'altra un pallone da football, omaggio dell'addetto alle pubbliche relazioni che l'aveva accolto quel giorno e l'aveva accompagnato alla tribuna privata che, in quel momento, si stava svuotando dopo che il club londinese aveva battuto un'altra squadra inglese nella finale della Coppa d'Inghilterra. «Non le piace il pallone?» Lei agitò una mano elegante, lisciando i capelli biondi raccolti in uno chignon impeccabile. «No, non si tratta di questo. Forse il mio inglese non è buono come vorrei» dichiarò, con una traccia minima di accento. Aveva ricevuto un'ottima istruzione, parlava con un'intonazione indubbiamente sexy, anche se le sfuggiva che il pallone che lui teneva in mano era diverso da quello che avevano usato in campo. «Non mi interessa la partita. Il football.» «Be'... una scelta interessante quella del suo paese, di mandare lei in rappresentanza della casa reale a una finale.» Dannazione, era troppo bella in quell'uniforme attillata che riempiva in tutti i punti giusti. Era sufficiente guardarla per richiamare alla mente il suo lignaggio – antenate guerriere in battaglia fianco a fianco con rudi vichinghi – anche se era chiaro che quella principessa nordica aveva sofferto in silenzio regale per le ultime quattro ore. Dal modo in cui aveva liquidato il suo assistente, Gervais aveva dedotto che non doveva nemmeno preoccuparsi di comportarsi con diplomazia con la principessa di ghiaccio. «Dunque, Principessa Erika, l'hanno mandata qui 7


come punizione per essersi comportata male?» E se era così, perché non se ne andava adesso che la partita era terminata? Cosa la tratteneva lì, a sorseggiare champagne e a parlare con lui dopo che la tribuna si era svuotata? E ciò che era più importante, cosa tratteneva lì lui quando aveva in programma di prendere un aereo quella sera stessa? «Prima di tutto, non sono un'altezza regnante.» I suoi occhi azzurri erano freddi come la sua gelida patria mentre posava la coppa di champagne. «La nostra monarchia è defunta da più di quarantacinque anni. E anche se non lo fosse, sono la più giovane di cinque ragazze. Quanto al punto numero due, i commenti come il suo non fanno che confermare il mio problema a partecipare a un evento simile, dove lei suppone che io sia una specie di piantagrane se non mi diverto. Devo essere imperfetta. Niente di personale, tuttavia lei e io abbiamo semplicemente interessi diversi.» «Allora, perché è qui?» Gervais voleva saperne di più di quanto avrebbe dovuto. L'addetto alle pubbliche relazioni li aveva presentati in modo spiccio, e lui scopriva di volere conoscere meglio quella donna affascinante ma reticente. «Mia madre non era contenta che avessi scelto di entrare nell'esercito, anche se non ci sarebbero stati problemi se fossi stato un maschio. Si preoccupa che non socializzi abbastanza e che finirò zitella, dal momento che io valgo a condizione che abbia dei figli.» Alzando gli occhi al cielo, Erika incrociò le gambe. «Ridicolo. Non è così, considerando che sono in grado di mantenermi. Inoltre, per la maggior parte le mie sorelle sono sposate e procreano come procioni.» «Come conigli.» Lei alzò un sottile sopracciglio biondo. «Prego?» «La frase è procreare come conigli.» Gervais non riuscì a reprimere un sorriso mentre la 8


conversazione prendeva una piega interessante. «Oh, bene, è strano.» Lei aggrottò la fronte. «I conigli sono graziosi e morbidi. I procioni sono meno attraenti. Credo che siano più adatti» ribatté, come se, per modificare un detto, bastasse che fosse lei a stabilirlo. «Non le piacciono i bambini?» si trovò a chiederle Gervais, anche se avrebbe potuto alzarsi e offrirsi di accompagnarla fuori, facendola finita con i convenevoli mondani. A quando risaliva l'ultima volta che aveva scambiato più di qualche parola con una donna al di fuori del lavoro? Non c'era niente di male a passare un altro minuto a parlare con lei. «Non credo di dover avere una dozzina di eredi per stabilizzare una monarchia defunta.» Mmh, un punto a suo favore e una risposta imprevista. «Ne deduco che non è una minaccia e non molesterà i giocatori?» Sul campo, la squadra vincente era sottoposta all'assalto delle ammiratrici. «Giusta deduzione» esclamò, così in fretta e con tanta enfasi da strappargli una risata. Era riposante trovare una donna che, tanto per cambiare, non fosse una fan di atleti. Gervais si scoprì a provare piacere ad attardarsi a parlare con lei, anche se aveva un volo da prendere. «Cosa fa nell'esercito?» «Ho il diploma di infermiera, l'esercito, però, sfrutta le mie capacità di linguista. In sostanza, sono una traduttrice diplomatica.» «Lo può ripetere?» «È così scioccante? Non le sembro intelligente?» Aveva un'aria dannatamente sensuale, come una fiamma azzurra, la più ustionante di tutte. «Lei è incantevole e si esprime perfettamente. Parla 9


un inglese fluente come seconda lingua. È evidente che è intelligente.» «E lei è un adulatore» lo liquidò. «Lavoro come traduttrice, ma adesso che sono prossima a congedarmi dall'esercito, migliorerò il mio diploma diventando infermiera professionale, con una specialità in cure omeopatiche. Userò anche erbe naturali e perfino profumi, studiandone gli effetti sugli stati d'animo. Mitigatori di stress o di allergie. Stimolatori di energie. Un numero infinito di combinazioni per abbinare un profumo piacevole a uno stile di vita più sano.» «Dove si studia una materia simile?» «Mi hanno accettato a Londra. Avevo sperato di prestare servizio come infermiera nell'esercito, per fare esperienza; il governo, però, aveva altri piani per me.» Un'infermiera, che sarebbe diventata presto un'infermiera professionale? Diamine, Gervais ne era sorpreso. «Davvero notevole.» «Grazie.» Lei annuì con aria regale; quando un ricciolo sfuggì dallo chignon e le accarezzò la guancia, lo infilò dietro l'orecchio. «Adesso mi spieghi quello che devo sapere per raccontare in modo intelligente, al mio ritorno a casa, quello che ho visto in campo con tutti quei tipi muscolosi.» Alzandosi in piedi, lui le offrì un braccio. «Certamente, principessa, so qualcosa del football europeo, anche se la mia è una squadra di football americano.» Erika si alzò con l'eleganza di una donna che è stata addestrata a dare lustro a lussuose sale da ballo e non a partite di calcio. Ciononostante, aveva scelto di migliorare la propria istruzione e di servire il suo paese in uniforme. La Principessa Capitano Erika Mitras non era per niente quello che si era aspettato quando aveva individuato un dignitario straniero sull'elenco degli ospiti. 10


Si era immaginato o un VIP altezzoso o una fanatica del calcio, ansiosa di conoscere i calciatori ed eventualmente di farsi fotografare con loro. Non si imbatteva in molti che osassero dirgli che non amavano il football... europeo o americano che fosse. Anzi, nella sua vita non erano in molti a non avere simpatia per gli sport. I trasporti marittimi potevano essere la fonte della ricchezza dei Reynaud, ma il football era la passione di famiglia da molto tempo. Era una contraddizione che il suo disinteresse per gli sport la rendesse ancor più seducente. Sì, lei lo eccitava in un modo che non ricordava di aver provato con nessuna donna prima di allora. Ed era possibile che parte di quel fascino avesse a che vedere con il fatto che, per una volta, non era sotto il microscopio dei media americani. Forse, se fosse stato prudente, avrebbe potuto fare qualcosa di impulsivo senza preoccuparsi delle conseguenze che poteva avere sulla sua famiglia. Le andò vicino e, mentre le prendeva la mano e se la posava sul braccio, colse un soffio di profumo alla cannella. «E mentre lo faccio, cosa ne dice di goderci Londra? Cena, teatro, a sua scelta. Solo noi due.» I voli potevano essere riprogrammati. Lei si arrestò per scrutarlo, lasciando vagare gli occhi azzurri sul suo volto prima che l'ombra di un sorriso le sfiorasse le labbra. «Solo se, dopo un breve sommario sulle differenze tra i due tipi di sport, possiamo accordarci sul non parlare più di football.» «Niente più football» promise lui senza esitare. «Molto bene.» Chi l'avrebbe detto che il profumo della cannella fosse così eccitante?

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1 Due mesi e mezzo dopo New Orleans, Louisiana La Principessa Erika Birgitta Inger Freya Mitras di Holsgrof sapeva come fare un'apparizione regale e memorabile. Sua madre era stata un'ottima maestra. Ed Erika aveva bisogno di tutta la sua sicurezza mentre avanzava sul campo brulicante di uomini grandi e grossi che si allenavano. Ancor piĂš importante, aveva bisogno di tutta la sua sicurezza per affrontare un uomo in particolare: il capo di quel regno del testosterone, il proprietario della moderna struttura per la preparazione atletica. Sul campo, i giocatori in divise nere e oro e con le spalle imbottite, si scontravano tra urla, grugniti e imprecazioni. Uomini che dovevano essere allenatori e istruttori correvano lungo i bordi urlando istruzioni o soffiando in fischietti. Erika aveva terminato il suo servizio nell'esercito un mese prima, dal momento che l'interferenza dei genitori aveva infranto le sue speranze di servire il suo paese in combattimento. Quando l'avevano assegnata a un incarico sicuro si era resa conto che non sarebbe stata lei a portare avanti l'ereditĂ familiare dei guerrieri vichinghi. Il giorno in cui aveva assistito alla partita di football era cosĂŹ 12


disillusa e nervosa che si era comportata in modo avventato. Troppo avventato. Ed era stato quel fine settimana di appagamento a portarla lì. Adesso. A New Orleans. Da Gervais. I tacchi dei suoi sandali affondarono nel tappeto d'erba più morbido che avesse mai calpestato. Aveva presupposto che quel gioco americano si svolgesse su un fondo di erba sintetica. E le supposizioni erano qualcosa che doveva evitare in quella sua avventura negli Stati Uniti. Quando aveva lasciato il Regno Unito, non era stata sua intenzione rivedere Gervais Reynaud. Il fine settimana di appuntamenti – e di sesso eccezionale e travolgente – era stato una fuga dalle regole e dal protocollo che avevano condizionato così a lungo la sua vita. In passato aveva avuto delle relazioni, selezionate e approvate con cura. Quello era stato il primo incontro di sua libera scelta. Ed era risultato molto più memorabile di quanto avrebbe potuto immaginare. Avvertì l'intensità del suo sguardo attraverso la vasta distesa verde. O forse lui l'aveva notata a causa del silenzio calato all'improvviso. I giocatori si erano immobilizzati e delle loro grida restava sola una pallida eco. Tutto quello che la circondava era sbiadito mentre si concentrava su Gervais Reynaud, ai piedi della gradinata, non meno alto e muscoloso degli altri giocatori. Lei sapeva che aveva giocato in gioventù e al college, ma che poi aveva scelto di lavorare nell'impresa di spedizioni della famiglia, fino a quando aveva comprato la squadra di football dei New Orleans Hurricanes. La squadra di football americano. Adesso capiva la differenza. Sapeva anche che l'acquisto da parte di Gervais aveva attirato l'attenzione della stampa. 13


Lui non le aveva detto molto della propria vita, così, prima di intraprendere quel viaggio, si era fatta un dovere di saperne di più su di lui e sulla sua famiglia. Era sbalorditivo quante cose potesse rivelare la ricerca su Internet. La famiglia Reynaud aveva costruito la propria fortuna nel campo dei trasporti marittimi, un'attività che il nonno, il patriarca Leon Reynaud, aveva ampliato creando una società di navi da crociera. Leon aveva anche trasformato l'amore per gli sport in un'altra impresa di successo quando aveva acquistato quote di una squadra di football del Texas. Il suo primogenito, Christophe, aveva ereditato le quote, ma le aveva vendute subito per comprare una squadra di baseball, causando così una profonda frattura nella famiglia. Leon aveva trasmesso il suo amore per il football al figlio minore, Theo, la cui promettente carriera come attaccante ad Atlanta si era interrotta a causa di lesioni ed eccessi, dopo che il suo matrimonio con una famosa top model era andato a rotoli. Da quel matrimonio, Theo aveva avuto tre figli, Gervais, Henri e JeanPierre. Un altro figlio, Dempsey, l'aveva avuto da una precedente relazione. Tutti i figli avevano ereditato la passione per il football, che avevano praticato al college. Mentre i due figli maggiori avevano rotto i legami con il padre per sfruttare la loro competenza aziendale nel dirigere la squadra, i due figli più giovani avevano proseguito la carriera sul campo. I fratelli Reynaud erano famosi soprattutto in Louisiana, dove si discuteva delle loro imprese calcistiche, argomento di conversazione tanto quanto le donne nelle loro vite. Erika aveva captato riferimenti a entrambi nell'atrio dell'albergo a cinque stelle dove aveva passato la notte a New Orleans. Sarebbe diventata anche lei argomento di conversa14


zione dopo che fosse diventato di dominio pubblico il suo incontro con Gervais? Non ci sarebbe stato modo di nasconderlo ancora per molto al mondo del football. Il football. Un gioco che le interessava ancora molto poco, un fatto per cui lui l'aveva stuzzicata durante il loro fine settimana insieme, un fine settimana che avevano trascorso svestiti per la maggior parte del tempo. Il suo sguardo fu attratto di nuovo da quel corpo atletico con cui aveva fatto l'amore appassionatamente con lei. I suoi occhi scuri le risvegliarono ricordi focosi mentre le si avvicinava, divorando il terreno. Quando le si arrestò di fronte, le sue larghe spalle bloccarono il sole, lasciandone in ombra il volto. Lei, però, non aveva bisogno di vederlo per sapere che un velo di barba, che sembrava ricrescere subito dopo che si era rasato, gli ricopriva il mento. Le sue dita, il suo corpo, ne ricordavano bene la ruvidezza. Il respiro le rimase bloccato da qualche parte nel petto. Gervais incrociò le braccia sul torace, proprio sotto il logo degli Hurricanes cucito sul davanti del suo giubbotto. «Benvenuta negli Stati Uniti, Erika. Nessuno mi aveva accennato alla tua intenzione di farci visita. Credevo che gli sport non ti piacessero.» «Ciononostante, eccomi qui.» E bisognosa di riserbo, lontano dagli sguardi curiosi della squadra. Le occorrevano spazio e coraggio per dirgli il motivo di quel viaggio imprevisto attraverso l'Atlantico fino a quello stato afoso e assolato. «La mia non è una visita ufficiale.» «E non sei in uniforme» replicò lui, lasciando vagare lo sguardo sul vestito attillato. «Ho lasciato il servizio per proseguire gli studi.» E 15


per tornare a scuola e diventare un'infermiera professionale... la carriera che aveva sperato di fare nell'esercito, se non le avessero negato un incarico nel servizio attivo preferendo mandarla in giro in alta uniforme come traduttrice. «Sono venuta per un congresso su erbe e profumi omeopatici.» Una scusa inventata di sana pianta. «I profumi omeopatici con proprietà curative, giusto? Sei qui per sottoporre deodoranti profumati ai miei giocatori? Perché non guasterebbe» concluse Gervais con un sorriso. «Sei interessato a quella linea di prodotti?» Non avendo ancora smaltito il jet lag, Erika non era pronta a scambiare convenevoli, tanto meno con allusioni scherzose alla carriera che aveva scelto. «È per questo che sei qui? Per affari prima di riprendere gli studi?» Lei non era in vena di scherzare. Non poteva. «Per favore, possiamo andare da qualche parte dove parlare in privato?» Lui la scrutò negli occhi per un lungo momento prima di fare un cenno al di sopra della spalla. «Sono in piena riunione con alcuni sponsor. Cosa ne dici di cenare insieme?» «Non sono qui con intenzioni romantiche» dichiarò in tono brusco. «D'accordo. Credevo di averti chiesto di cenare insieme, non di fare sesso. Tuttavia adesso che parliamo di sesso...» «Non ne stiamo affatto parlando» lo interruppe. «Concludi la tua riunione, se proprio devi. Io ho bisogno di parlarti il più presto possibile. In privato. A meno che tu non voglia che tutta la tua squadra, che se ne sta con le orecchie tese, ascolti i tuoi affari e i miei.» Non era pronta a far sì che l'ascoltassero dire che 16


era incinta dell'erede della dinastia dei Reynaud. Era tornata. La Principessa Erika, la seduttrice sexy che aveva riempito i suoi sogni da quando si erano lasciati quasi tre mesi prima. E, anche se avrebbe dovuto prestare attenzione alla trattativa con gli sponsor, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Dalle sue curve e dai suoi fianchi. Dai lunghi capelli color biondo cenere che le davano un aspetto ultraterreno. Doveva concentrarsi ma, dannazione, lei aveva il potere di ipnotizzarlo. E, a quanto pareva, ne erano consapevoli anche tutti i membri della squadra. Gervais tornò al colloquio con il direttore del personale, Beau Durant, responsabile di scegliere e acquistare i giocatori giusti e di negoziare i contratti. Vecchio amico del college, Beau, come Gervais, aveva una posizione nella multinazionale della famiglia, però era il football, la sua ossessione. «Gervais, mi piacerebbe restare a chiacchierare, ma dobbiamo partecipare a un'altra riunione. Ci terremo in contatto» promise il suo ex compagno di stanza. «Perfetto, Beau. Grazie» rispose Gervais, stringendogli la mano. Gli occhi di Beau erano puntati sulla principessa, anche se si astenne dal fare domande. Beau non era tipo da impicciarsi degli affari degli altri. Aveva sempre sostenuto di non volere nemmeno che altri ficcassero il naso nella sua vita privata. In effetti, gli occhi di tutta la squadra non si staccavano da Erika, tanto che Gervais fremeva in preda a istinti protettivi. Urlò al fratellastro, l'allenatore capo: «Dempsey, i tuoi ragazzi non hanno niente di meglio da fare che starsene a sbavare per una donna come adolescenti foruncolosi?». Dempsey sogghignò. «D'accordo, amici. Si ripren17


de l'allenamento. Muoversi!» Henri Reynaud, l'attaccante degli Hurricanes e fratello di Gervais, gli lanciò un'occhiata divertita. Comunque, si rimise in testa il casco e riprese posto nella formazione. Bayou Bomber, un soprannome che Henri si era guadagnato quando studiava all'università della Louisiana, non intendeva rinunciare a soddisfare la propria curiosità. Dempsey cancellò alcuni numeri dal taccuino. Con aria noncurante, chiese: «Come mai questa visita?». «Abbiamo alcune... questioni irrisolte dal nostro incontro in Inghilterra.» «Il vostro incontro?» Dempsey schioccò la lingua. Tanto valeva ammettere la verità. «Abbiamo avuto una relazione... riservata.» «Molto riservata se non ne ho saputo niente.» Incrociando le braccia, Dempsey fece del suo meglio per apparire offeso. «Tu eri impegnato con la squadra.» «Così, tu hai una relazione transcontinentale con la più ambita delle principesse europee?» «Hai per caso ripreso a leggere la stampa scandalistica, Dempsey?» «In qualche modo devo tenermi al corrente delle stravaganze dei miei giocatori.» «Bene, non farti sentire da lei definirla la più ambita. È nell'esercito. Potrebbe essere capace di prenderti a calci nel didietro.» «Nell'esercito, eh? Sorprendente.» «Lei dice che i maschi di casa reale fanno il servizio militare. Perché non le femmine? Si è appena congedata.» E questo sembrava preoccuparla. Lui capiva bene cosa significava tentare di trovare il proprio posto in una famiglia in vista. «Per Carole Montemarte, la coordinatrice delle relazioni pubbliche degli Hurricanes, sarà dura preparare una versione da propinare alla stampa. Un'altezza 18


reale per ragazza? Ben fatto, amico. E ha attraversato l'oceano per darti la caccia.» Non aveva senso. Erika aveva ignorato le sue telefonate dopo che aveva lasciato il paese. Certo, quello che c'era stato tra loro l'aveva mandato in estasi, ma non aveva né il tempo né l'energia per una relazione transcontinentale. Perciò, le sue telefonate erano state più che altro dettate... dall'obbligo. L'aveva capito? Era per quel motivo che l'aveva ignorato? Perché, allora, presentarsi lì adesso? Intendeva scoprirlo, senza il minimo dubbio.

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2215 - Verità imperfette di Sarah M. Anderson L'unica persona di cui Marcus Warren si fida è la sua assistente personale: Liberty Reese, una donna leale, che mai gli mentirebbe. E in effetti Liberty non avrebbe voluto mentirgli, ma non ha mai trovato il coraggio di rivelargli la verità sulle sue origini. 2216 - Una pericolosa alleanza di Karen Booth Anna Langford è pronta a diventare CEO dell'azienda di famiglia, ma il fratello non è disposto a cederle il comando. Per dimostrare le sue capacità, Anna si rivolge allora al potente Jacob Lin. Quella che inizia come una collaborazione d'affari si trasforma in una relazione esplosiva. 2217 - Il segreto di una vita di Fiona Brand Quando Gabriel Messena, l'uomo che ha evitato per sei anni, la salva da una sgradevole situazione, Gemma si trova di fronte a un dilemma: ignorarlo o cedere alla potente attrazione che già un tempo l'ha fatta soffrire e ha cambiato la sua vita in modo irreversibile? PEARL HOUSE 2218 - Rivelazione scottante di Catherine Mann Gervais Reynaud ha lavorato duramente per rimettere in sesto la squadra di football della sua città. E ora, durante una trasferta in Europa, può permettersi qualche giorno di relax. Anche se la notte in compagnia di Erika Mitras non si può certo definire rilassante! I MILIONARI DI NEW ORLEANS


dal 28 febbraio 2219 - Un piacevole dovere di Janice Maynard Case Baxter ha bisogno di una governante affidabile che si occupi della sua casa. Quando Mellie Winslow si presenta per il posto, lui decide di darle una possibilità anche se... quella sua folta chioma rossa non promette nulla di buono. I SEGRETI DEL CATTLEMAN CLUB 2220 - Tocco di persuasione di Andrea Laurence Claire Douglas scopre che, a causa di un errore della clinica per la fertilità, cui si era rivolta per rimanere incinta, il padre della piccola Eva è Luca Moretti, un uomo d'affari che non intende rinunciare alla paternità. Ed è pronto a sfoderare tutto il suo fascino pur di conquistarla. 2221 - La perla più rara di Fiona Brand Nick Messena ha avuto molte donne negli ultimi anni, ma nessuna è riuscita a cancellare dalla sua mente la notte trascorsa con Elena Lyon. Quando si rivedono, Nick la rivuole nel suo letto per un'altra notte ancora. Riuscirà a convincerla di essere l'uomo giusto per lei? PEARL HOUSE 2222 - Fidanzata a sorpresa di Joanne Rock Adelaide è cresciuta con il suo capo, Dempsey Reynaud, e, stanca di essere considerata soltanto un'amica e una fedele assistente, decide di licenziarsi. Ma Dempsey non è della stessa idea e in cambio di un aiuto finanziario la convince a fingersi la sua fidanzata. I MILIONARI DI NEW ORLEANS


Un nuovo appuntamento con la serie C’è un angolo di Toscana baciato dal sole dove è facile innamorarsi e dire: “Lo voglio!”

Perché tutti hanno questa smania di sposarsi? Il milionario Zach Sullivan non riesce proprio a spiegarselo. Per lui il matrimonio è davvero la tomba dell’amore… chissà se Lindsay Reeves, wedding planner sarà in grado di fargli cambiare idea.

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