ROM94_DESTINAZIONE VIRGIN RIVER

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Walt Booth si sentiva solo. Era vedovo da quando i suoi figli avevano rispettivamente ventisei e quattordici anni, adesso lui ne aveva sessantadue e i ragazzi erano adulti e indipendenti. Vanessa, trentun anni, era sposata con Paul e viveva poco lontano, oltre le stalle del ranch; Tom, diciannovenne, aveva quasi finito il primo anno a West Point. La nipote di Walt, Shelby, aveva abitato con lui fino a poche settimane prima, ma dopo le ultime gelate di febbraio era partita per una vacanza a Maui prima di trasferirsi a San Francisco, dove avrebbe ripreso gli studi. Tuttavia questa era solo una parte del problema. Walt aveva iniziato una relazione con la nuova vicina, una bella, vivace e scanzonata star del cinema di pochi anni piÚ giovane di lui, e il loro legame stava diventando interessante quando Muriel St. Claire era tornata a Hollywood per girare un film. Lui era rimasto a casa, a badare ai due cani Labrador e ai due cavalli di lei. E da quando Muriel era partita su un jet privato, Walt aveva ricevuto una sola telefonata – durante la quale aveva sentito in sottofondo il suono di una festa, con musica, risate e tintinnio di bicchieri. Walt si era innamorato, questa era la verità . Muriel lo aveva conquistato comportandosi in modo molto diverso da quello che lui riteneva proprio di una star del cinema: era arrivata a Virgin River circa un anno prima, si era trasferita in una vecchia casa e l'aveva restaurata quasi da sola. Walt non l'aveva mai vista indossare altro che jeans e stivali, spesso 5


una tuta da lavoro. Muriel era un'esperta cavallerizza, maneggiava con perizia il fucile e addestrava i suoi cani per la caccia alla selvaggina di penna. Era concreta, vera, ma aveva un tratto sofisticato e una bellezza indimenticabile. E in quel momento, mentre lui sedeva accanto alla finestra e accarezzava uno dei cani, stava girando un film con Jack Nicholson. Walt si domandava se sarebbe mai tornata da lui. Qualcuno suonò alla porta, e lui si alzò a fatica per andare ad aprire. Due settimane prima era vispo come un adolescente e pregustava le serate con Muriel: adesso si sentiva addosso tutti i suoi anni. Sulla soglia c'era Luke Riordan. Walt lo guardò con la fronte aggrottata e pensò che quella era l'ultima persona che avrebbe desiderato vedere. Tra Luke e Shelby c'era stata una relazione che non aveva funzionato, e probabilmente quella era la ragione per cui Shelby era andata via all'improvviso. «Buongiorno, generale» disse Luke. «Ha un minuto?» «Penso di sì» rispose Walt facendosi da parte. «Ti va un caffè?» «No, grazie, signore» fece l'altro entrando. «Il fatto è che... ecco, devo scusarmi con lei.» «Ah, davvero?» replicò Walt tornando in soggiorno. I due cani corsero immediatamente a salutare il nuovo venuto. Luce si sedette educatamente ai suoi piedi agitando però la coda con tanta forza da scuotere l'intero corpo, mentre Buff, ancora cucciolo, gli saltava addosso reclamando la sua attenzione. «Buff, stai giù!» esclamò Walt senza troppi risultati. Il cane adorava le visite e non riusciva a controllarsi. «Ehi, calma» rise Luke tentando di farlo sedere a terra. «Si è preso una bella compagnia, eh?» continuò rivolto al generale. «Sono i cani di Muriel. Lei è fuori città, così me ne occupo io.» «Fuori città?» domandò Luke raddrizzandosi. Walt richiamò i cani con uno schiocco delle dita, ma non 6


fornì altri particolari. Indicò a Luke la poltrona di fronte alla propria e disse: «Siediti, Riordan. Sono ansioso di sentire le tue scuse». Luke obbedì, un po' a disagio. «Generale Booth... signore... sono io la ragione per cui Shelby è partita quindici giorni fa. Pensava di non avere un futuro con me, e se n'è andata.» Walt si appoggiò allo schienale. Si era sempre preoccupato che la relazione di sua nipote con Riordan, pilota di Black Hawk, tipo duro e macho, tanto più vecchio di lei, finisse col farla soffrire. «Non mi sorprende» ribatté sgarbatamente. «Sono stato io a lasciarla andare, signore. Pensavo che sarebbe stata molto meglio per conto suo, e non volevo che investisse tutta la sua vita su uno come me.» Walt fece una smorfia ironica. «Avrei dovuto spararti» osservò. «Ci ho pensato seriamente.» Luke non poté reprimere una risatina. «Già, lo immaginavo... signore.» Luke si era congedato dall'esercito ma non riusciva a dimenticare la faccenda del rango. Un generale restava generale per tutta la vita – anche se lo minacciava di morte. «Dovresti scusarti con lei, non con me» disse Walt. «Già fatto, signore. È incredibile, ma mi ha perdonato.» «Le hai parlato?» «Sì, signore. È tornata. Era furibonda, ma io ho implorato la sua pietà e lei ha deciso di darmi un'altra possibilità. Questa volta mi comporterò molto meglio.» Walt aggrottò le folte sopracciglia. «È tornata?» «Sì, signore. Mi ha pregato di dirle che sarà qui a momenti. Doveva occuparsi di una faccenda, e io volevo parlare da solo con lei.» «Per scusarti» brontolò Walt. «Ma adesso, se non ti dispiace, vorrei vedere mia nipote da solo!» «Sì, certo, sarà qui tra poco. Ma c'è ancora una cosa... vorrei il suo permesso di chiedere a Shelby di sposarmi.» Walt digrignò i denti. «Stai sfidando la sorte» borbottò. 7


«Oh, non immagina quanto» rise lui. «Ho quasi trentanove anni, e mi sto imbarcando nel programma completo! Non è nemmeno una condizione posta da Shelby, è un'idea mia. Generale, Shelby è tutta la mia vita e io non posso vivere senza di lei. Ci ho provato, ma ormai è troppo tardi... sono innamorato di lei, e l'amerò per il resto dei miei giorni.» Walt si era già raddrizzato sulla poltrona, e adesso si spostò sull'orlo del sedile. «Che mi dici dei suoi studi? E di una famiglia? So che mia nipote vuole dei figli, e ti ho sentito dire più volte che non...» «Probabilmente mi ha sentito dire molte cose che credevo fossero vere e non lo erano, signore. Shelby avrà tutto quello che vuole, farà tutto quel che vuole e io la sosterrò in ogni modo. Non dovrà rinunciare a nulla. Se mi sposerà, io le darò tutto quello che ho e andrò dove lei vorrà. Non dovrà mai più uscire da casa mia pensando che io non tengo a lei. Quello poteva essere l'errore più clamoroso della mia vita, ma...» Walt sorrise suo malgrado. «Hai imparato la lezione, eh, ragazzo?» Non che a Luke dispiacesse essere chiamato ragazzo da un'icona come il generale, eppure la verità bruciava. «Oh, non sa quanto» ripeté scuotendo la testa. Walt si appoggiò all'indietro. «Non mi dispiace vedere che abbassi la cresta, Riordan. Quasi quasi ritiro il permesso che ti ho dato.» «Le chiederò di sposarmi ugualmente. Le dirò che lei disapprova, ma la pregherò di non tenerne conto. Tuttavia mi piacerebbe fare le cose per bene, signore... ho commesso errori a sufficienza, non voglio ripetermi.» «Non credevo che qualcosa potesse ancora sorprendermi» fu il commento di Walt. «Signore...?» «Non ti attribuivo tanta intelligenza.» Luke si limitò a scrollare la testa, pensando che aveva meritato la battuta feroce. Si era portato a letto la nipote di Walt, 8


dopo averle detto che non era tipo da sistemarsi per sempre. Ciononostante aveva cercato in tutti i modi di comportarsi bene, pur sapendo che il generale non l'avrebbe mandata giù facilmente – e sapendo che se Shelby fosse stata sua nipote lui non l'avrebbe tollerato. Ora Walt aveva chiaramente intenzione di tormentarlo per un po'. Be', c'era da aspettarselo. In quel momento si aprì la porta d'ingresso ed entrò Shelby. I due uomini balzarono in piedi all'unisono, ma fu Luke a raggiungerla per primo. La cinse alla vita e domandò: «Sistemato tutto?». Lei annuì con un sorriso. «Me la sono cavata senza difficoltà.» Shelby aveva lasciato Virgin River senza salutare l'aiutante di Luke, Art. Il fatto in sé non sarebbe stato grave, ma Art era un uomo di trent'anni con la sindrome di Down, e se qualcuno spariva senza preavviso lui poteva considerarlo un torto o un abbandono. «Non era in collera con me, solo preoccupato» spiegò Shelby. Poi si avvicinò allo zio. «Scusa se non ho telefonato per avvertirti del mio ritorno, zio Walt. Prima dovevo chiarire alcune cose con Luke.» Il generale guardò la bella faccia di sua nipote, i luminosi occhi nocciola, le guance rosee accese d'amore. Ma non era questo lo spettacolo davvero interessante: un'occhiata a Luke era molto più soddisfacente. La sua espressione da cattivo ragazzo, quell'aura di pericolo e di carattere focoso... tutto scomparso. Adesso Luke sembrava docile come un agnellino. Walt strinse Shelby in un abbraccio, poi la scostò da sé con un sorriso. «Ah, ragazza mia... direi che lo hai domato, eh? Non ha più niente di aggressivo.» «Grazie a Dio» replicò lei. «Non credo che lo avrei sopportato. Ma ha ancora bisogno di rifiniture, perciò andrò a stare da lui. E verrò ad aiutarti con i cavalli ogni mattina, come sempre.» «Sarà magnifico, visto che il loro numero è aumentato. 9


Muriel è fuori città e io bado ai suoi cavalli e ai cani.» Shelby si chinò ad accarezzare i due Labrador sulla testa. «Dov'è andata?» domandò. «È tornata a Hollywood per girare un film.» «Davvero?» sorrise lei. «Fantastico!» Chiaro che lo trovasse fantastico, pensò Walt. Quanto a lui, non era della stessa idea. Aveva assicurato a Muriel il suo sostegno morale per ogni evenienza, ma in effetti senza di lei si sentiva geloso, solo e fuori fase. Si riscosse e guardò Luke. «Riordan» disse. Poi gli fece un cenno affermativo col capo, e l'altro si illuminò come se qualcuno gli avesse acceso un faro sulla testa. All'una di notte il telefono sul comodino squillò. Walt pensò per prima cosa a Shelby e si augurò che non fosse sorto qualche problema con Luke; poi pensò a Vanessa, Paul, il piccolo Matt. Il pensiero del figlio Tom lo sfiorò rapidamente, ma si disse che una telefonata notturna da West Point era altamente improbabile. «Walt?» domandò Muriel prima che lui si riavesse abbastanza da dire Pronto. «Tesoro, mi dispiace... so che è molto tardi.» Tesoro? Lo chiamava tesoro? Ma già, la gente di Hollywood lo diceva a tutti... «Non importa» disse lui mezzo addormentato. «Stai bene?» «Oh, benissimo. Questa è la prima volta che riesco a chiamarti, ma spero che non sarà sempre così!» «Che succede?» «Oh, è successo di tutto. La produzione ha organizzato piccoli ricevimenti in giro per la città, a cui hanno partecipato alcuni degli attori in modo da creare una certa aspettativa per il film. Io ho ripassato la parte, ho parlato con la sceneggiatrice, ho imparato delle battute che subito dopo sono state riscritte, ho provato i costumi, ho preso visione dei progetti per il set, e poi sono andata a pranzo, a bere qualcosa, a cena, a 10


bere qualcosa, a chiacchierare, praticamente ogni giorno fino a mezzanotte. Dopo una giornata così di solito crollo e mi addormento come un sasso fino alle cinque, quando mi tocca alzarmi e saltare sul tapis roulant.» Lui scrollò la testa, confuso. «Che c'entra il tapis roulant?» «Devo mantenermi in forma» rise lei, «e non ho i cani o i cavalli che mi aiutino a farlo. Ho chiamato il mio trainer di un tempo per darmi una mano. Non ci crederai, ma fatico come una pazza.» «Be', smetti di andare in giro a bere e non avrai bisogno di tanto esercizio...» «In quelle riunioni bevo solo acqua minerale» replicò lei. «Non mi beccheranno mai con la guardia abbassata.» Walt sorrise tra sé, vergognandosi un poco per averle teso quella trappola. Muriel era una professionista, e lui avrebbe dovuto saperlo. «Brava la mia ragazza» disse. «Raccontami come vanno le cose lì» pregò lei. «Shelby è tornata.» «Davvero?» esclamò Muriel dopo una pausa. «Proprio così. E a quanto pare Luke si è prostrato quanto bastava, perché lei è andata a stare a casa sua. E stamattina è venuto da me per avere il permesso di chiederla in moglie.» «Ma non mi dire! E tu gliel'hai dato?» «No. Gli ho detto di andare al diavolo. Avrei dovuto sparargli fin dall'inizio, e gli ho detto anche quello.» «Vuoi farmi credere di essere un duro, eh?» «Be', sembra che quella sciocca ragazza lo ami... e dovresti vedere lui. Del tutto addomesticato, e in un batter d'occhio. Scommetto che a sollevargli la camicia si vedrebbero i segni delle frustate sulla schiena. È ridotto uno straccio.» «Scommetto che esageri» rise lei. «Ma buon per Shelby... quella manovra non ha mai funzionato per me. Quando me ne andavo sbattendo la porta loro mi dicevano Accomodati, bambola.» «E come va con Jack Comesichiama?» 11


«Arriverai mai a dire il suo nome?» sospirò lei. «No.» «È una brava persona. Puntuale, pieno di talento, un vero professionista – che si gode il fatto che la gente gli cade ai piedi. E non mi stupisce, perché ha un autentico dono. Mi piace, e credo che lavorare di nuovo con lui sarà un'ottima esperienza.» «Muriel» disse lui sottovoce, «quando torni a casa?» «Non lo so, Walt» rispose lei nello stesso tono. «E mi manchi tanto anche tu.» Il locale di Jack era un punto di ritrovo per gli abitanti di Virgin River. Non tutti ci andavano ogni sera, ma ci si poteva sempre trovare un volto amico. La comunità aveva un occhio di riguardo per i militari da quando Jack, un ex Marine congedato dopo vent'anni di servizio, aveva aperto il bar. Subito dopo era arrivato uno dei suoi migliori amici, John Middleton detto Preacher, che era socio di Jack e cuoco del locale. Poi li aveva raggiunti Mike Valenzuela, che aveva combattuto con Jack in Iraq due volte e adesso era ausiliario di polizia. Il genero di Walt, Paul, era un altro degli uomini di Jack e anche lui aveva combattuto ai suoi ordini due volte. Infine Luke Riordan, congedato dall'esercito, era stato accolto nel gruppo e nella comunità di Virgin River. Qui Walt si sentiva a casa. Dalla partenza di Muriel Walt se n'era rimasto un po' per conto suo, e la sera si preparava una frugale cena in casa. Ma dopo la conversazione al telefono il suo umore era migliorato. Non si sentiva più così insicuro, e pensò di poter affrontare una cena da Jack. Arrivò presto, prima che il locale si riempisse dei soliti habitué, e notò che la TV trasmetteva un notiziario. Jack serviva i pochi clienti tenendo il figlioletto nello zaino. «Lieto di vederla, generale» lo salutò. «È da un po' che non ci fa visita.» 12


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