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Lui è puro desiderio, ossessione, piacere, sensualità dirompente. Mandy e Alexandra sapranno resistere? Voi sicuramente… no. “Uno sfondo intrigante e misterioso che accende la passione ad ogni pagina.” Goodreads Reviews
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Robyn Carr
Romantiche vacanze a Virgin River
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: My Kind Of Christmas Mira Books © 2012 Robyn Carr Traduzione di Maria Claudia Rey Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance dicembre 2015 Questo volume è stato stampato nel novembre 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 159 dell'11/12/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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«Credo che una breve vacanza a Virgin River sia proprio quel che ci vuole per Angie» annunciò Sam Sheridan guardando i membri della famiglia radunati attorno alla sua tavola per la cena del Ringraziamento. Angie gli scoccò un sorriso pieno di gratitudine, felice di avere finalmente qualcuno dalla sua parte. «Ha subito un'esperienza traumatica» continuò Sam, «e credo che la facoltà di medicina possa aspettare finché non avrà avuto il tempo di riflettere. Un po' di riposo e di relax, la possibilità di vedere il resto della famiglia... le faranno un mondo di bene.» «Be', se c'è qualcuno che sa ciò che è un bene per Angie, sono io» replicò seccamente Donna dando un'occhiataccia a suo padre. «Andare a trovare Jack, Mel e Brie va benissimo, ma io sono sua madre, la seguo dal giorno in cui è nata, e l'ultima cosa a cui dovrebbe pensare in questo momento è una vacanza. L'incidente...» Donna esitò, voltandosi a guardare la figlia. «Be', siamo sinceri, Angie, l'incidente ti ha cambiata. Non c'è niente su cui riflettere. Devi rimetterti in carreggiata con lo studio al più presto. È su questo che devi concentrarti, come facevi prima.» Prima. Come se ormai la sua vita dovesse essere divisa tra prima dell'incidente e dopo, pensò Angie. Non 5
ricordava molto dell'incidente vero e proprio, ma c'erano alcuni momenti che si erano impressi nella sua memoria. Ricordava bene di essere stata sul punto di morire in quella gelida e piovosa sera di marzo, mentre giaceva coperta di sangue su una barella del Pronto Soccorso, e ricordava che sua nonna, morta da tempo, aveva cercato di aiutarla a passare dall'altra parte. Ma lei non aveva rivelato quel dettaglio a nessun membro della famiglia. PerchÊ farlo? Molti la credevano già mezza matta. Il giorno dell'incidente Angie viaggiava in autostrada sulla macchina guidata da un'amica. Una vettura nella corsia opposta aveva perso il controllo, aveva superato la mezzeria e aveva colpito due auto che arrivavano in senso opposto – tra cui quella su cui viaggiava Angie. Forse lo scontro era stato causato da un guasto alle gomme, o dal tentativo del guidatore di evitare un'altra vettura, ma era stato involontario. Gli esami successivi non avevano rivelato tracce di alcool o stupefacenti. Si era trattato di un incidente e basta. Il guidatore dell'altra macchina era morto sul colpo e le altre persone coinvolte erano state ferite gravemente, ma Angie era la piÚ grave di tutti. Aveva riportato una serie di fratture e un polmone collassato ed era stata operata immediatamente: le avevano asportato la milza e avevano inserito una placca di titanio nel femore sinistro. Ma la ferita piÚ grave era quella alla testa, una lacerazione molto estesa alla base del cranio, che in assenza di una frattura esposta aveva causato un rigonfiamento del cervello. Il neurochirurgo aveva dovuto installare uno shunt per drenare l'edema. Angie era rimasta in coma per tre giorni, ed era infine tornata faticosamente al mondo riemergendo dai postumi dell'anestesia attraverso una fitta nebbia di analgesici. Parenti, 6
amici e medici curanti avevano temuto per settimane che quella giovane, brillante studentessa di medicina riportasse seri danni cerebrali. Per fortuna non era stato così. Tuttavia, come spesso accade, quell'esperienza traumatica aveva cambiato radicalmente Angie; ed erano stati quei cambiamenti a causare gli attriti fra lei e sua madre, una docente universitaria che voleva vedere tornare la figlia ai suoi studi di medicina il più presto possibile. Ormai Angie si era ripresa completamente e avrebbe potuto rientrare all'università già nel mese di settembre, ma aveva deciso di non farlo. «Forse una breve pausa dagli studi è una scelta ragionevole» disse cautamente il padre di Angie, Bob. Il resto della famiglia era passato al dessert, e loro tre stavano cominciando a lavare i piatti in cucina. Angie alzò gli occhi al cielo. Sapeva bene di dover rimanere neutrale per evitare l'ennesima discussione con sua madre, ma Donna non seppe trattenersi. «È del tutto inaccettabile, Angie» dichiarò seccamente. «Hai lavorato molto duramente per arrivare a questo punto, e noi abbiamo speso decisamente troppo perché tu butti tutto all'aria per un capriccio.» Dopo lo shock iniziale, Angie si arrabbiò sul serio. L'ansia per la sua salute era un conto, ma questo? Non ne poteva più di sopportare che i genitori, soprattutto sua madre, decidessero al posto suo. «Può darsi che invece non voglia continuare a studiare!» esclamò. «Magari mi metterò a fare copri vasi all'uncinetto per il resto della vita, o coltiverò erbe aromatiche, o girerò tutta l'Europa in autostop! Non so ancora che cosa voglio fare, ma quale che sia la decisione che prenderò, spetta solo a me!» «Non essere assurda» minimizzò Donna nel suo tipi7
co modo noncurante. «Al momento non sei in te, ed è chiaro che l'incidente ha influito sulla tua personalità più di quanto credi. Una volta che sarai tornata all'università, ricomincerai a essere te stessa.» Un cambiamento di personalità? pensò Angie. Ah no, lei non era d'accordo, anche se era diventata incredibilmente testarda. «A dire il vero credo di aver trovato finalmente la mia vera personalità. E sai che ti dico, mamma? È molto simile alla tua!» Se l'incidente aveva avuto qualche effetto su di lei era stato quello di sottolineare quanto la vita può essere fragile e imprevedibile. Un minuto prima viaggi sull'autostrada cantando le canzoni che trasmettono alla radio, e il minuto dopo osservi te stessa mentre i medici cercano disperatamente di salvarti la vita. E ti appare la tua defunta nonna circondata da un alone di luce. Dopo essere sopravvissuta per miracolo, per Angie ogni nuovo giorno era più radioso, l'aria nei suoi polmoni più preziosa, il battito del suo cuore più leggero, nonostante l'enorme rilevanza di ciò che le era successo. Colma di gratitudine, Angie era diventata contemplativa, e attribuiva un nuovo significato a ogni più piccolo evento della vita. Cose che prima aveva dato per scontate adesso rivestivano un'enorme importanza. Non trascurava più alcun dettaglio: si fermava a chiacchierare con gli inservienti del supermercato, con i venditori di fiori all'angolo della strada, con le bibliotecarie, i librai, i volontari che sorvegliavano gli incroci davanti alle scuole. In sostanza, la vita per Angie era diversa, e lei voleva goderne ogni minuto. Aveva anche riesaminato l'esistenza vissuta fino ad allora, e aveva parecchi rimpianti, in particolare per aver dedicato così tanto tempo allo studio escludendo quasi completamente le amicizie. Aveva molti compa8
gni di studio, questo sì, ma amici, pochissimi. Aveva rifiutato innumerevoli inviti a feste e balli per amore dello studio. Per questo, a ventitré anni aveva avuto solo due ragazzi! Entrambi alquanto inadeguati, tra l'altro. Possibile che la vita fosse fatta solo di libri? Che gli adulti non dovessero mai divertirsi? Mentre le sue poche amiche uscivano con i ragazzi, viaggiavano, esploravano il mondo, si fidanzavano, lei, Angie, che faceva? Spendeva ogni goccia di energia per inorgoglire sua madre! Be', adesso avrebbe fatto del suo meglio per rimediare. «Ti voglio bene, mamma, ma ho preso la mia decisione. L'università può aspettare. Parto per Virgin River.» Il giorno dopo il Ringraziamento, Angela LaCroix arrivò davanti al locale di Jack, parcheggiò accanto alla macchina di zia Brie e suonò due volte il clacson prima di scendere dall'auto e salire di corsa gli scalini che portavano al bar. Erano tutti lì ad aspettarla: Jack, Mel e Brie. Angie scoccò loro un sorriso così ampio che il suo viso rischiò di spaccarsi in due. «Ce l'hai fatta!» esclamò Jack girando attorno al bancone del bar per sollevarla da terra con il suo abbraccio potente. Poi la rimise in piedi. «Temevo che a Sacramento ti avessero legata e imbavagliata per tenerti prigioniera» osservò. «Non siamo arrivati alla violenza fisica» rise lei. «Comunque la mamma non vuol più rivolgere la parola a nessuno di voi.» «È un bel sollievo» replicò Jack. «Così non telefonerà cinque volte al giorno.» «Vieni qui, tesoro» disse Brie spingendo da parte Jack per abbracciare la nipote. Mel saltò giù dal suo 9
sgabello per unirsi all'abbraccio. «È magnifico averti qui» disse Brie. «Tua madre si calmerà, vedrai.» «Non ti illudere» fece Jack. «Non conosco nessuno che sappia tenere il muso più a lungo di Donna.» «Spero solo di non aver causato una grave frattura in famiglia» sospirò Angie. Jack tornò dietro il bancone. «Noi Sheridan» ringhiò, «sappiamo restare uniti nei momenti brutti, ma siamo noti per le nostre divergenze. A ogni modo qui sei la benvenuta, e a casa mia un posto per te c'è sempre.» «Anche a casa mia» aggiunse Brie. Angie si morse il labbro inferiore. «Ecco, il fatto è che... Apprezzo molto la vostra ospitalità, davvero, e ho intenzione di passare molto tempo con voi, ma speravo... zio Jack, mi domandavo se non ti dispiacesse lasciarmi usare quel tuo piccolo chalet nei boschi.» Trasse un gran sospiro. «Ho bisogno di spazio, a dirla tutta.» Nel locale si fece silenzio. «Ah, davvero?» replicò finalmente Jack. Angie si arrampicò su uno sgabello e le due zie automaticamente occuparono quelli ai suoi lati. «Sì, davvero. Spazio. E non mi dispiacerebbe una birra con qualcosa di pronto da portar via. È stato un viaggio lungo.» Jack spillò una birra, molto lentamente. «Nello chalet non c'è la TV» osservò. «Benissimo. Però c'è Internet, no?» «La connessione è molto lenta, Angie» spiegò Mel. «Non lenta come l'accesso via telefono, ma instabile. Nella nostra foresteria la linea è molto m...» «Mi sembra un'idea eccellente» interruppe Brie con un gran sorriso rivolto alla nipote. «Tu fai un tentativo. Se dovessi sentirti troppo isolata, c'è sempre la mia 10
camera degli ospiti e la foresteria di Mel.» «Grazie, Brie.» «Se scappi di casa devi almeno poter scegliere dove rifugiarti» aggiunse Brie. «Non è che stia scappando di casa... be', sì, forse è quel che sto facendo. Ma grazie, ragazzi. Davvero, grazie.» Mel ridacchiò. «Non credere che sia un'idea così originale. Brie e io siamo capitate entrambe qui perché scappavamo da qualcosa... Adesso vado ad avvertire Preacher e Paige, che erano ansiosi di vederti, e poi telefonerò ai tuoi per dire che sei arrivata sana e salva.» «Non hai avuto problemi durante il viaggio?» domandò Jack. «No. Guidare mi piace, ma papà ha insistito perché ci scambiassimo le macchine. Così adesso io ho il suo SUV e lui la mia Honda. Però non ero affatto nervosa, forse perché dell'incidente non ricordo nulla.» Angie non voleva soffermarsi troppo su quel che le era successo. Era venuta lì per riposarsi, per cambiare aria e riprendere una vita normale. Per passare a un altro argomento domandò: «Avete passato un bel giorno del Ringraziamento?». «Io credo che non mangerò mai più» dichiarò Brie. «E tu?» «Ci siamo riuniti a casa del nonno ed è andato tutto bene, a parte il dramma suscitato dal fatto che io avevo deciso di andarmene per un mese. Tra zii, zie e cugini pare ci siano parecchie opinioni contrastanti sul modo in cui io dovrei vivere la mia vita.» «Me lo immagino» rise Brie. «E Sam che ha detto?» «Il nonno ha detto che venire qui per un po' era un'ottima idea, e ha ricordato a tutti che era ciò che avevi fatto anche tu.» 11
«E sai che ti dico? All'epoca è stato molto comprensivo e incoraggiante, anche se era preoccupato per me almeno quanto lo sono i tuoi nei tuoi riguardi. Aveva capito che ero innamorata... perché tuo nonno è un uomo molto saggio, ma anche molto moderno.» «Già» disse Angie a bassa voce. Era affezionata a Sam, e negli ultimi mesi aveva spesso desiderato di potergli rivelare di aver visto la nonna, che aveva un magnifico aspetto. Ma non era sicura che non si fosse trattato di un'allucinazione, e poi la nonna era morta da tempo e lei non voleva risvegliare il dolore della perdita nell'animo di suo nonno. In quel momento dalla cucina arrivò Preacher, che si slacciò il grembiule e lo gettò sul bancone prima di avvolgere Angie in un forte abbraccio. «Ragazzina, ragazzina...» disse stringendola a sé. Poi si scostò e la guardò. «Sei bellissima!» E distolse lo sguardo per asciugarsi le lacrime. «Suvvia, Preach...» sorrise lei. «Sono così felice di vederti» disse Paige arrivando dietro Preacher e abbracciandola a sua volta. «Tuo marito, grande e grosso e feroce come sembra, sta piangendo.» «Lo so» sussurrò Paige. «È un tale tenerone. È l'ultima persona che vorresti incrociare in un vicolo buio, ma ha un cuore di burro. Piange anche durante i film di Walt Disney o le pubblicità dei biglietti natalizi.» «Ieri ho pianto guardando la partita» sbuffò lui. «Erano talmente scarsi! Ma sono maledettamente felice di vederti, Angie. Tuo zio era una frana quando tu eri in ospedale, da quant'era in ansia per te.» «Ma come vedi sto benissimo» sorrise lei. «Mel dice che vuoi qualcosa da portar via. Ti preparo quel che preferisci, basta chiedere.» 12
«Dammi quel che c'è sul menu e aggiungi una bottiglia di vino. Hai del sauvignon blanc?» «Sicura di poter bere alcol?» domandò Jack. Lei rise e sollevò il suo bicchiere. «Sicurissima, e infatti sto bevendo una birra! Prometto di non ubriacarmi, ma pensa che meraviglia: il buon cibo di Preacher, un bicchiere di vino, il fuoco nel caminetto, un libro, un po' di pace... C'è della legna nello chalet, vero, Jack?» «È tutto pronto» la rassicurò lui. «Ma sai come accendere il fuoco?» Angie alzò gli occhi al cielo e non rispose. «Preacher» disse, «posso fare una piccola razzia nella tua cucina e prendere un po' di scorte? Uova, latte, pane, qualcosa del genere, in caso mi svegliassi a metà della notte in preda alla fame?» «Ma certo!» Poi Angie udì qualcuno che si schiariva appena la voce. Seduto in fondo al bancone c'era un uomo dai capelli scuri, con indosso un giubbotto militare. Davanti a lui c'era un boccale di birra vuoto, e l'uomo teneva in mano alcune monete. Jack gli si avvicinò, prese il denaro e disse: «Grazie, amico. Ci vediamo». «Buona riunione di famiglia» replicò l'altro, alzandosi per andar via. Era molto alto, notò Angie per prima cosa. Alto come zio Jack. E i suoi capelli scuri avevano dei riflessi rossastri, quasi ramati. I riflessi ramati erano tipici dei capelli biondi o castano chiaro, ma Angie non aveva mai visto quel colore se non su una donna, e di solito era opera di un parrucchiere. Anche l'ombra di barba sulle guance dell'uomo aveva un che di rosso. Mentre lui si avviava verso la porta i loro occhi si in13
crociarono e Angie si sentì arrossire perché lui l'aveva sorpresa a fissarlo. Aveva gli occhi più verdi che lei avesse mai visto – dovevano essere delle lenti a contatto. L'uomo le fece un mezzo sorriso, poi si voltò e sparì. «Wow» sospirò lei. «Accidenti. Chi è quel fusto?» Brie scoppiò a ridere. «Direi che la ragazza è del tutto guarita.» Jack si lasciò sfuggire un lieve grugnito. «Non è tipo per te» dichiarò. Angie guardò le altre facce sorridenti, Brie, Paige, Preacher. «Ragazzi, ho forse domandato se era il tipo giusto per me?» Preacher ridacchiò – altra cosa che faceva raramente. «Si chiama Patrick Riordan» rispose. «È in Marina, ed è qui per una breve licenza. Credo che sia rimasto ferito in un incidente o qualcosa del genere.» «No, non è rimasto ferito» rettificò Jack. «Luke ha detto che c'è stato un grave incidente durante la sua ultima missione, e così lui ha deciso di prendersi una breve licenza. I Riordan sono brave persone, ma questo qui al momento ha dei seri problemi. Meglio che tu gli stia alla larga. Non conosco i dettagli, ma pare che soffra di disturbi da stress post-traumatico.» «Certo, non possiamo aver a che fare con qualcuno che soffre di disturbi da stress post-traumatico» scherzò Preacher. Jack gli gettò un'occhiataccia. Il cuoco mise una manona sulla spalla di Angie e aggiunse: «Quando viene qui è sempre silenzioso e imbronciato. E sai che ti dico, se lo frequentassi non credo che ti solleverebbe molto il morale». Questo la fece ridere. «Be', abbiamo qualcosa in comune, abbiamo subito entrambi un incidente. Allora, Preacher, che c'è per cena?» 14
«Sorpresa, tagliolini in brodo di tacchino. Ho fatto bollire lentamente le carcasse per tutto il giorno, e i tagliolini sono fatti a mano. E poi, anche se oggi non piove, ho preparato il pane.» Angie aveva già l'acquolina in bocca. «Magnifico.» In quella Mel ritornò dalla cucina. «Ho chiamato Donna» annunciò. «Promette di lasciarti un po' di spazio, ma vuole che tu le mandi una e-mail stasera, dopo che ti sarai sistemata nello chalet. E dice che intanto potresti dare un'occhiata ai tuoi appunti di medicina.» Angie alzò di nuovo gli occhi al cielo. «Il fatto che io abbia lasciato l'università è molto più duro per lei che per me» sbuffò. «Io non mi sono mai sentita così libera in vita mia!» Il sole stava calando, e dopo aver chiacchierato un altro po' e aver finito la birra, Angie raccolse il contenitore con la minestra, la bottiglia di vino e il pane e si accinse a partire. Tutti l'accompagnarono fin sulla veranda e Jack la baciò in fronte. «Domani fai quel che ti pare, tesoro, ma se decidi di passare tutta la giornata in pigiama tieni presente che ti perderai l'installazione dell'albero di Natale.» «Lo farete domani?» Lui annuì. «Ormai è una tradizione. Alcuni di noi stamane sono andati nei boschi e ne hanno scelto uno, che adesso si trova sul pianale di uno dei camion di Paul. Lui verrà in paese domani con tutte le attrezzature, e lo metteremo in piedi.» Mel le diede un colpetto sul braccio. «Adesso che se ne occupano dei professionisti non è più così divertente» disse. «L'albero non cade quasi mai e non distrugge più le case.» Brie abbracciò Angie. «Sono così felice che tu abbia deciso di fermarti qui per un po'.» 15
Commossa, Angie annuì. Brie aveva solo dodici anni più di lei, e fra tutte le zie era quella a cui si sentiva più vicina. «Anch'io lo sono. Verrò in paese quando solleveranno l'albero.» Poi si guardò intorno, osservando le luci accese nelle piccole case senza pretese, il fumo che usciva dai comignoli, la gente che passava davanti al locale e salutava Jack e gli altri che stavano rientrando. Si stava facendo buio, e pesanti nuvole grigie si erano radunate nel cielo. «Stanotte nevicherà?» domandò Angie. «È probabile» rispose Brie. «Ce lo aspettavamo da un po'. Chiamami, se hai bisogno di qualcosa.» Quando Patrick arrivò davanti allo chalet di suo fratello Aiden, sul crinale della montagna, trovò Colin, un altro dei suoi fratelli, seduto su una delle poltroncine del portico. «Che ci fai qui?» Colin sollevò un sacchetto. «Ti ho portato un po' di avanzi del pranzo del Ringraziamento.» Patrick sospirò. «Me li avete già offerti ieri a casa tua e io ho detto no, grazie.» «Jill ha pensato che forse avevi cambiato idea.» «Perché non li hai lasciati in cucina? La porta non è chiusa a chiave.» Colin scrollò la testa. «Senti, ragazzo mio, non pretendo di capire quel che ti sta succedendo, ma non ho intenzione di invadere il tuo territorio. Entrerò in casa quando tu mi inviterai a farlo.» Patrick lo oltrepassò, aprì la porta e si fece da parte. «Prego» disse. Quando Colin fu entrato continuò: «Quel che mi succede non è niente di complicato, sto solo pensando se voglio restare in Marina o no. Ma dopo quattro anni di accademia e parecchi altri passati su 16
un aereo, non è una decisione facile da prendere.» «Specialmente subito dopo che Leigh ti ha lasciato e Jake è morto» commentò Colin. «Li chiamano eventi che ti cambiano la vita» continuò Patrick, «ma la questione è ancora più complicata. Sono in attesa di ordini dai miei superiori, e so che vorrebbero affidarmi il comando di uno squadrone... ma non sono sicuro di volerlo. E mi hanno concesso un po' di tempo per pensarci, non necessariamente per via di Jake.» Ma questa era una bugia. Lo psicologo della Marina gli aveva ordinato di andare in licenza proprio per via di quel che era successo a Jake. «Però stai elaborando un lutto.» «No, sto riflettendo» rispose Patrick con enfasi. Poi distolse lo sguardo, perché ricordava tristemente il tempo in cui lui era il meno disastrato dei fratelli Riordan. E il meno complicato. «Forse parlarne ti aiuterebbe» suggerì Colin. Anche questo gli era stato suggerito altre volte, molte altre volte. Se i suoi fratelli avessero saputo quanto tempo aveva già passato con lo strizzacervelli, lo avrebbero lasciato al suo destino. O almeno non sarebbero stati così invadenti. «Senti, Colin, non molto tempo fa abbiamo cercato tutti di farti parlare apertamente dei tuoi problemi. E tu ti sei arrabbiato perché sentivi che la tua era una questione privata.» «Sentivo soprattutto che si trattava di un segreto» corresse l'altro. «Perché dopo essermi schiantato con il Black Hawk masticavo pasticche di ossicodone come se fossero mentine, e non volevo che lo scopriste.» «Però ti comportavi così anche prima» insisté Patrick. «Eri quello che compariva di rado alle riunioni familiari, e quando lo facevi non restavi mai troppo a 17
lungo. Perciò adesso dammi tregua... ho bisogno di essere io il fratello riservato, per un po' di tempo.» A dire il vero Patrick aveva scelto Virgin River perché ci vivevano Luke e Colin, mentre Sean e Aiden non erano troppo lontani. Voleva vedere i fratelli, ma non troppo spesso. E dato che per le vacanze natalizie avrebbe dovuto essere in mare e non a Virgin River, il clan Riordan aveva organizzato una riunione familiare a San Diego, al sole e al caldo. Avevano affittato due appartamenti sulla spiaggia, e la loro madre Maureen sarebbe arrivata con il compagno George nella loro casa mobile. Ma Patrick non aveva intenzione di andare a San Diego. Prima di Natale sarebbe tornato a Charleston, per accettare il nuovo incarico o per fare i bagagli e ritirarsi definitivamente. Nel frattempo il piccolo chalet di Aiden, isolato in cima alla montagna, era quel che gli ci voleva. Colin gli mise una mano sulla spalla. «Già. Anche prima di prendere tutte quelle pastiglie avevo trasformato la mia stronzaggine in una forma d'arte, me ne rendo conto. La mia vita ha dovuto essere stravolta del tutto perché diventassi il tesoro che sono adesso.» Sogghignò, ma lasciò la mano dov'era. «Tu però sei sempre stato il migliore di noi fratelli. Il più stabile, sensibile, calmo. È sempre stato difficile immaginarti nei panni di un ardito pilota di aerei militari. E adesso è difficile vederti soffrire.» «Non sto soffrendo» rispose Patrick. «Sto riflettendo profondamente. Se adesso accetto il comando di uno squadrone vuol dire che mi impegno a continuare la carriera militare, e ci devo pensare su. Ne riparleremo quando avrò esaminato tutti gli aspetti. Ma non sono del tutto asociale... sono venuto alla cena del Ringraziamento, no? E scendo in paese a farmi una birra qua18
si tutti i giorni.» Non teneva alcol in casa perché la tentazione di bere e restare ubriaco per settimane era troppo forte. «Mi occorre solo un po' di tempo, tutto qui. Non hai motivo di preoccuparti.» Colin lasciò cadere la mano. «Va bene, allora. E visto che non sei asociale, vieni in paese anche domani. Sollevano l'albero di Natale.» «Quello grande?» «Già. Partecipano tutti, prima o poi. Io ci andrò perché sono sicuro che avranno bisogno dei miei consigli. Luke si farà coinvolgere di sicuro. Jack e il generale lotteranno per avere il bastone del comando, ma il vero responsabile è Paul Haggerty che possiede le attrezzature necessarie a mettere in piedi l'albero e ancorarlo a terra. Per decorarlo ci vorranno almeno un paio di giorni, e l'intero paese parteciperà in un modo o nell'altro. E poi comincerà ad arrivare gente da fuori, per ammirare l'albero finito.» «Probabilmente ci farò un capatina anch'io nei prossimi giorni» disse Patrick. «Ottimo.» Colin gli porse il sacchetto. «Mettilo in frigo. Ci vediamo.» «Certo.» Dopo che Colin se ne fu andato, Patrick telefonò a Marie, la vedova di Jake, come faceva ogni giorno. «Ehi, ciao, sono io. Come va oggi?» «I giorni di vacanza sono difficili, ma questo lo sapevo» ammise lei. «Ieri sono stata con la mia famiglia, eravamo in tanti. E mio fratello ha detto che un suo amico vorrebbe portarmi al cinema, ma sospetto che lo abbia pagato.» «Ma no! Chi non vorrebbe passare una piacevole serata con te? Però tu te la senti? Di uscire con qualcuno, voglio dire.» 19
«Non ancora» rispose Marie sottovoce. «È passato troppo poco tempo.» Un paio di mesi, pensò Patrick. «E ho vissuto con Jake per tanti anni» aggiunse lei. Sei. Patrick sapeva esattamente quanti, perché Marie e Jake erano stati fidanzati due anni e poi, quattro anni prima, lui era stato testimone al loro matrimonio. Dopo due anni era nato Daniel, a cui Patrick aveva fatto da padrino. Alcune settimane prima si trovava in missione con Jake e sorvolavano un'area in Afghanistan quando l'aereo di Jake era stato abbattuto. Non erano i soli partecipanti a quella missione, ma Patrick era il capo e il responsabile, e adesso si sentiva in colpa per essere sopravvissuto. Perché non era toccato a lui, che era solo? Jake aveva una famiglia a cui provvedere... «Lo so» disse nel ricevitore, «ma secondo me lo potresti fare. Poche settimane o pochi mesi non fa alcuna differenza. Se te la senti esci e divertiti, va benissimo. A Jake non dispiacerebbe, credimi.» «Lo so... e quando sarò pronta lo farò Ma, vedi, Paddy, prima devo superare tutti questi giorni particolari senza di lui. Le vacanze, e i compleanni, e gli anniversari...» È questo che bisogna fare? pensò lui. «Te l'ha consigliato qualcuno?» «L'ho sentito dire qua e là. Ho seguito qualche riunione con il gruppo di sostegno della mia chiesa, e due o tre persone mi hanno assicurato che quando hai superato le date importanti le cose diventano un po' più facili. Se non altro, meno dolorose.» «Senti, Marie, io ho una quantità di tempo libero. Vuoi che venga lì da te per un po'?» «Mi fa sempre piacere vederti, Paddy, ma sono in 20
mezzo alla gente da quando sono tornata in Oklahoma... Credo sia meglio che tu pensi un po' a te. Jake ti manca quanto manca a me, lo so, e anche tu hai dei problemi da risolvere. Problemi personali.» Patrick tacque per un poco. «Ho pensato di lasciare il volo» disse alla fine. «Ma perché?» esclamò lei stupita. «Per via di Jake? Paddy, tu adori volare!» «No, non per via di Jake. Solo perché, a lungo andare...» «E per far cosa? Pilotare una scrivania?» «Potrei lasciare la Marina...» «Adesso sono sicura che tu sia impazzito» dichiarò lei. «Sei più ufficiale di Marina di chiunque altro io conosca. Tra breve avrai il comando di uno squadrone, e un giorno diventerai Capo di Stato Maggiore!» No, pensò lui. Non voleva un incarico politico come quello. Amava pilotare i caccia, e poteva benissimo continuare così. Ma dopo l'incidente di Jake sentiva che la sua vita era improvvisamente cambiata, e non sapeva che direzione prendere. «È solo un'eventualità a cui sto pensando» disse. «Può darsi che non smetta di volare, ma sono stufo delle portaerei.» «Questo lo posso capire» replicò lei. «Quelle brandine strette, i raid notturni...» Poi rise. «Ma quando tornavate a casa, che tu ci creda o no, Jake diceva che tutto questo gli mancava.» «Non è quel che diceva a me» ridacchiò Patrick. «Mi confessava che riguardo al dormire la sua situazione migliorava del cento per cento.» «Era così pieno di passione» sussurrò lei dolcemente. E poi, con la voce venata di pianto, aggiunse: «Non credo che potrò mai provare lo stesso sentimento per un altro uomo. Mai». 21
«È troppo presto per dirlo» protestò Patrick. E in segreto, perché non aveva intenzione di parlarne con nessuno, pensò che l'unico modo per sopportare altri dieci anni in Marina sarebbe stato di avere al suo fianco una donna come Marie. Era questo che aveva aiutato Jake, ed era quello che voleva anche lui. Una donna che si dedicasse a lui. Era troppo solo, e se ne rendeva conto. «Dobbiamo cercare di superare il primo anno...» «Paddy, ti senti solo?» domandò lei come se gli leggesse nel pensiero. «No, va tutto bene. E poi qui ho i miei fratelli.» Quei fratelli che cerco di non vedere troppo spesso, pensò. Non si era mai sentito solo: come pilota della Marina era sempre circondato da una quantità di gente, altri piloti, specialisti radar, meccanici e così via. Su una portaerei, l'unico posto in cui trovare un minimo di privacy era la prua, o un aereo. E un minimo era la parola chiave, perché c'era sempre qualcuno nell'ascensore accanto a te, o nel sedile posteriore del velivolo. Ma Jake e Patrick, come una vecchia coppia di coniugi, non si erano mai venuti reciprocamente a noia. Quando tornavano a Charleston, Jake passava ogni minuto con sua moglie e Patrick stava con Leigh – se lei era in città e i loro orari coincidevano. Jake e Leigh erano i suoi migliori amici. Ma dopo quattro anni Leigh lo aveva lasciato, e poco tempo dopo Jake era stato abbattuto. E Patrick si era ritrovato a terra, in compagnia dello psicanalista, a cercar di risolvere i suoi problemi. Senza grandi risultati, perché non aveva molto da dire al dottore, e della rottura con Leigh non aveva mai parlato. Lo psicanalista aveva consigliato al comandante di Patrick di dargli sei settimane di licenza. Ottenere una licenza così lunga era piuttosto raro, a meno di non a22
vere un'emergenza gravissima come un familiare stretto molto malato. Perciò Patrick era in attesa di un nuovo incarico. Poteva rifiutarlo e ritirarsi, ma sapeva che il suo capo lo rivoleva indietro perchÊ intendeva assegnargli uno squadrone. Solo che lui non riusciva a immaginare di accettare quell'incarico senza avere il sostegno della sua ragazza e del suo migliore amico. Non era certo di essere all'altezza del compito. Ancora non riusciva a credere che entrambi lo avessero lasciato.
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Romantiche vacanze a Virgin River di Robyn Carr La vita a Virgin River scorre come in un'altra dimensione, avvolta nell'abbraccio protettivo dei boschi che la circondano. Il luogo ideale per trovare rifugio e rigenerarsi. I fratelli Riordan hanno la reputazione di cattivi ragazzi, ma Patrick fa eccezione. Di indole gentile, in quest'ultimo periodo la sua vita è stata messa a dura prova a causa del lavoro super impegnativo come pilota della Marina. Se a questo poi si aggiunge l'incontro con Angie, l'affascinante nipote di Jack Sheridan, la situazione diventa davvero complicata e i suoi nervi rischiano davvero di saltare. Angie Le Croix è venuta a Virgin River per trascorrere un periodo di vacanza lontana da...
Il vero Natale di Julia Williams Catherine ama il Natale. Nel suo ruolo di "casalinga felice" questo periodo dell'anno è sempre stato per lei il perfetto happy ending familiare, ma la realtà dei fatti non potrebbe essere più diversa. Con un matrimonio che fa acqua da tutte le parti e la madre sempre più smemorata, il suo momento magico sembra del tutto offuscato. In più, suo marito Noel nasconde un segreto. La speranza di un Natale sereno riaccende anche il cuore di Marianne che sta cercando di rimettere insieme i pezzi della sua vita dopo che Luke l'ha lasciata. Quando conosce Gabriel, che si sta preparando ai soliti festeggiamenti nascondendo la tristezza per il bene di suo figlio, questo incontro sembra riaccendere una luce nuova sulla sua esistenza, ma...
Chiacchiere di mezzanotte di Dakota Cassidy Marybell Lyman è famosa per due cose: il suo sguardo e la sua acconciatura che sfida il buonsenso. A questo aggiunge numerosi piercing e un sorriso beffardo che comunica chiaramente di tenere le dovute distanze. Ma quando inizia a parlare è tutta un'altra storia. Il tono melenso e la tipica cadenza del sud, morbida e avvolgente, sono il segreto che rendono Marybell la punta di diamante all'interno della Call Girls, la fiorente società di hot line per cui lavora. Il tuttofare Taggart Hawthorn è letteralmente ipnotizzato da lei. Marybell è una contraddizione vivente: voce e modi dolci e amorevoli dentro, aspetto ruvido e spinoso fuori. Lui vuole andare a fondo, vuole conoscerla davvero e vuole che lei gli sussurri parole proibite con...
La casa dei ricordi di Linda Goodnight Il ricordo della maternità e del matrimonio sono ancora freschi nella memoria di Julia Presley, nonostante un evento tragico le abbia portato via entrambi molti anni prima. Trova conforto nella routine della gestione del Peach Orchard Inn, una splendida villa coloniale a Honey Ridge, in Tennesee, e lascia che quel luogo antico e misterioso riempia il vuoto che ha dentro di sé. Non più, infatti, il piacere del bacio gentile di un uomo. Non più la gioia nel sentire la voce di un bambino che la chiama mamma. La vita scorre calma e sempre uguale... fino a quando a Honey Ridge arriva un affascinante sconosciuto, Eli Donovan, accompagnato da un bimbo e da profondi e oscuri segreti.
Dal 12 febbraio
Frenetica, travolgente, adrenalinica. Questa sembra essere la vita all’Eastern Beaches Hospital… basta poco per far scoppiare una scintilla in corsia! Ruby, Tilly, Ellie e Jess sono quattro infermiere giovani, carine e libere, almeno per il momento! Questo è il diario della loro ultima estate da single.
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